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Full text of "L'Opere di Vergilio cioè la Bucolica, la Georgica, & l'Eneida, nuouamente da diuersi eccellentiss. auttori tradotte in uersi sciolti, et con ogni diligentia raccolte da m. Lodouico Domenichi, con gli argomenti et sommari del medesimo posti dinanzi a ciascun libro"

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VERG1LIO 

Cioè'  la  Bucolica , la  Gcorgica  , 

• de  r Eneida  , 

N VOVAMENTE DA 

DiuerfìEccelIentiis.auttori  tra* 
dotte  in  uerfì  fciolti, 

- Et  con  ogni diligentiar accolte i<t 

fri , L odouico  Dometticbi , 

* . . . ^ . • • 

•• 


CON  GLI  ARGO 
$ommri  del  mcdcjhno 
d cidfcun 


•f» 


Con  Priudegio  deirilluftrdT.  8C  Eccellen/ 
tóflC  S«  il  S*  Duca  di  Fiorenza  : che  niuno 
poffà  (lampare  quella  opera  per  x.  anni, 
nealtroue  (lampata  portarla  nel  fuo  feli> 
cisfìmo  Dominio , (otto  le  pene,  che  nel 
luo  Priudegio  fi  contengono . 


L 


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AL  GENTILISSIMO 

Et  molto  honorato  amico 
fuo , Giouanni  Ticci , 
Filippo  Giunti. 


OLENDO  io  fare,  comeho 
lungamente  de fidcrato , Genti* 
hfiimo  Gicuatmi  mio , alcun  te * 

J limonio  della  moka  affezione » 
ch'io  ui  porto , fi  per  rifatto 
deKamicitia  noflra , che  cofi  lo 
ricerca,  cerne  per  merito  delle 
ottime  crfingularifiimc  condì* 
tioni  uoftre  s fono  piu  udite  flato  in  dubbio  fra  me  jleffo , di 
quel  che  pa  tal  edgioné  io  douefii fare.  P ache  mifurando 
io  le  mie  fòrze , er  le  uirtu  uoftre , e i molti  oblighi , ch'io 
ui  tengo  : non  fapeua  trouar  co  fa , che  fodisfaceffe  al  me* 
rito  uoftro , e al  defiderio  mio.  De  beni  di  Fortuna,  effen* 
done  uoi  largamente , er  quanto  fi  comune  a hontfto  cit * 
tadino , a bajlanzd  dotato , non  accadeua  dami  -,  oltre  chi 
io  non  ne  fon  copiofo , fi  ch'io  pcfta  donare  altrui  * et  uoi 
come  pafena  ragioneuolc  ui  contentate  del  uoftro  ,fcnz& 
defìderar  quel  d'altri  : c T olirà  ciò  fletè  talmente  cortefe  , 

C r gentile , che  per  far  beneficio  a qual fi  uoglia  pafona  » , . ; 

ui  moftrateprontiftimoanon  riffarmiar  fatica.  Dette  uir* 
tu  dell' animo,  che  pcteua  io  offerirui , e [fendono  io  pouaQ 
C mendico  affatto , ej  uoi  ricco  t douùiofo  fuor  di  modo ; 

A fi 


perdocbe  febenuoi  nonflete  nt  [dentiate  ne  dotto  ne  g U 
fluii  delle  lettere > ilche  no  giudico  motto  ncceffario  a uiucr 
felicemente  in  queflo  mondo,  fletè  però  talmente  moderato 
CT  copoflo  in  uoijìeffo , che  per  ciò  uiuctc  ripofato  eyfc* 
lice:  cr  di  piu  flètè  dotato  di  buomfiimo  giudicio , crna* 
turai  difeorfo.  Conofcctidoui  io  dunque  tale , anzi  molto 
migliore  cr  maggiore  eh* io  non fo  efprimtrc,  mifondif* 
fidato  talhora  di  poterai  mo firare  gratitudine  alcuna  de * 
gna della codition uoflra , cr  dcW animo  mio.  Mahauendo 
io  nuovamente  col  mezzo  dhuomini  lucrati  cr  uirtuofi 
mici  mici  raccolto  infume  tutte  V opere  di  Vcrgilìo  tra* 
dotte  ne  nofbriuerfl  [delti  Tbofcani , cr  uolendole  publi* 
care,t ho  giudicate  couenirfì  alla  nobiltà  dell'animo  uoflroz 
fi  per  effer  V a gilio  da  fe  flcffo  quel  uero  unico  Poeta  La* 
tino,cht  fa  tutto  il  mondo , come  per  effere  egli  tanto  leg* 
giadramente  tradotto  in  quella  lingua  da  cefi  rari  cr  eccel 
kntifiimi  autori . L aqual  fatica  credo , che  non  folamcnte 
deur à molto  piacere  cr  effer  caro,  ma  di  grandifimo  utile 
anebora  a tutti  gli  huomini  digtudicio  : caperò  giudico 
che  a uoi  principalmente  farà  gratifiima.Et  cofi  con  queflo 
intentione  ut  la  dedico  cr  dono  3 ffcrando  cbccon  animo 
lieto  la  dobbiate  accettare , cr  gradire  3 confìierando  non 
tanto  il  ualor  del  libro , che  è infinito , quanto  la  mia  ucrfb 
diuoibuona  uolont  à , cr  {Ingoiar  affettionc:  laqualcfcnzo 
ékun  dubbio  è certa  d' effer  da  uoi  conofciuta,  et  cambiato, 
CT  fiero  non  defìdera  piu  oltra , godciido  cr  contentandoli 
& effere  in  gratia  uoflra  j cr  con  queflo  fine  mi  ui  profero, 
& raccomodo  dì  cuore.  A jo. di  Luglio  1 Fiorenza* 


^ AL  MOLTO  MAGNI#  | 

FICO  ET  NOBILISS.  S.  g 


e poco,  o molto  : chi  denari , ehi  fiati , cr  chi  rote  ; iquali 
tutti  fono  beni  di  Fortuna , ch'ella , come  le  piace , dona  CT 
difpcnfa.  Velia  feconda  forte , cioè  di  quei  che  pojfono 
fare  honorc  a gli  amici,  pochi  fempre  uè  ne  fono  fiati  al 
mondo, e boggidipermio  auifo , rarifiimi  fono  quei  che 
[appi  ano  farlo.  Perche febenei  Principiar  le  republiche 
hanno  autorità  et  pojfanza  di  difiribuire  ut  chi  lor  pare  le 
dignità,  i magifirati,ej gli honori,  non  però  pojfono  ho* 
norare  altrui  con  quefii  lor  f onori , fi  che  perciò  ne  dìuettm 
g ano  immortali  er  eterni,  llquale  priuilegio  CT  gratti  è 
(blamente  concejfo  a quei  pochi,  c'hanno  in  guardia  loro 
hauuto  o hiftorico  o poeta  tUufire.  Et  fi  come  fono  rari  gli 
fenttori  o hi  fiorici  o poeti,  degni  di  quefio  nóme , coppo* 
chi  fono  anebora  quei  che  meritano  d'cjfcr  celebrati  djfa 


1LS.  GIOVAN  PAOLO 
C V S ANO, 


LODOVICO  DOMENICHE 


I D VE  SORTI  fono  i bt* 
nifìci,che  gli  huomini  fi  fanno  lm 
l'altro , cioè  d'utile, cr  d'honore . 
Della  prima  maniera  molti,  e in 
infiniti  luoghi  fono  quegli , che 
pojfono  giouare  altrui : perche 
affai  fono  coloro  che  ufano  dona * 
re fecodo  le  f acuità  cr  fòrze  loro 


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penne  de  gli  huomini  fetenti ati  o dotti.  P ero  di  quàto  maga 
g ior  lode  fon  degni  i beni  dettammo,  che  quei  della  Por  tua 
na , tanto  maggiormente  giudico , che  debbano  effere  (li * 
mati,  e hauuti  cari  quei  che  pojfono  fare  eterni  glihuomini 
honorati  con  le  loro  fritture.  Ejfendo  dunque  fi  poco  il 
numero  de  gli  auttori  iUuftri,  che  meritamente  fi  pojfono 
chiamare  Comici  bianche,  non  è dubbio  alcuno , che  Vera 
gilio,  ilquale  apprcjfo  de  Latini  per  eccellenza  fi  chiama 
il  poeta  , farà  da  V.  S.  gradito  cr  hauuto  caro , ueggen a 
do  nuouamente  tutte  C opere  fue  tradotte  in  uerfifciolti 
■ Tofani , cr  ridotte  infieme  per  beneficio  e honor  <t  Italia* 

: Laquale  non  deurà  hauer  punto  per  male,  diuederlodi 
fcrittor  Romano  cr  Latino , ch'egli  era  prima,  fatto  hom 
ra  Tofcano,  anzi  commune  a tutta  la  prouincia,  e a buona 
parte  de  gli  firanierianchora,tqualihanno  in  pregio  la 
lingua  nofbra.  Ut  perche  forfè  potrebbe  parer  nuouo  4 
V.  S.  che  non  m'ha  piu  cono  fiuto  ne  uiflo , ne  forfè  udito 
ricordare,  che  io  m'habbia  prefo  ardimento  di  mudarle 
quefie  fatiche  tt  altri  e in  parte  mie,  non  fapendo  imagi * 
narfi  la  cagione , eh' a ciò  m'habbia  mojfo.  lo  fo  bene, che 
alci  non  farà  marauiglia  alcuna,  eh' io  habbia  udito  ra • 
g tonare  piu  uolte,  cr  molto  largamente  delle  fue  nobiltfii * 
me  condizioni.  Perche  occorredo  parlare  dcgentihhuo* 
mini  rari  cr  degni  tthonore  eh'  hoggidi  fono  in  M dono  , 
fo  certo  che  fi  farebbe  torto  eaV.S.  e algiudiciodichi 
ne  ragiona,  quando  non  fi  facejfe  honor ata  mentione  di 
V.  S.  laquale  per  le  fue  molte  uirtu  m'è  Hata  tanto  lodata 
CT  celebrata  dal  molto  Mag.  crmiohonoratijf  S.  Giana 
fiotto  Coftiglione,  alquale  debitamente  prcfto  piena  fide, 
che  fubito  le  diuenni  affettionatifiimo  cr  diuoto.  Et  tanta 
maggiormente  mi  rifolfl  di  uolcre  effere  interamente  fuo  , 


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intendendo  comeV.  $.  è nàto  £una  foretta  del  S.  Ag oflé 
£ Adda , che  fìa  in  gloria , alqucde  io  fono  infinitamente 
tenuto  per  le  infinite  cortcfie  bcnifici,  onori,  che  ut* 

vendo  lui  riceuei  dalla  liberalità  dell* animo  fuo.  Parerne 
domi  dunque  d’hauer  racquietato  netta  nobihflima  perfine 
diV.  S.  quanto  io  miconofceua  hauer  perduto  nella  per» 
dita  del  S.  A gojloy  giudicai  debito  mio  farle  a papere  que* 
fio  mio  penftero  ; fi  perche  ella  poteffe  ualcrjl  delle  cefi  dei 
S.fuo  Zio  9 che  per  tale  mi  chiamerò  io  fempre,  fi  ancho 
per  rallegrami  con  me  ftejfod'hauer  ricuperato  quanto 
la  morte  m'hauea  tolto . Et  per  non  uenir  a man  note  in 
queflo  principio  dinanzi  a V.  S.  ni  è par  fi  mandarle  4 
leggere  queftaccccUcntifima  opera  : lacfiale  non  prendo 
altrimenti  a lodare , per  non  ifcemarle  riputatane  & 
grandezza*  Queflo  filo  dirò  a lei , che  per  famoflfrimo 
che  fia  queflo  libroy  è pero  dalla  mia  uerfi  di  lei  affèttione 
CT  riuercntia  riputato  di  gran  lunga  itifrrior  demeriti 
di  V.  S.  hauendo  rifiato  non  filo  a ciò  ch'ella  è bora  nel 
fiore  de  glianni  puoi , eh" è tutta  uirtu , ualore9fenno , cf 
cortefla  > ma  a quel  ch'ella  fard  in  piu  matura  età , a Dio 
piacendo  darle,  fi  come  io  prego  cr  defldero , lunghi  firn* 
CT jèlicifiima  ulta.  Si  degnerà  dunque  V.  S.  £ accettar  uo* 
lenticri  il  mio  donò  con  quella  affezione  eh' io  glie  le  offe* 
ro , cr  pormi  in  gratia  fua7&  di  tutti  glidtri  puoi  nobi* 
tifimi , cr  uirtuoflfimi  fratelli , cr  /ferialmente  del  S* 
Gio.fi  xttifla  9 alquale  infime  con  lei  bacio  le  mani „ 

A di  primo  fAgofto,  AiDLVX,  Di  fiorenti* 


LA  VITA  DI  VERGILI O, 

perm.thomaso  porcacchia 

Al  molto  Mag.  S.tìippolito 
CercauiUe . 

SE  colorò , che  fenza  ragione , c rfinzd  qualche  fin 
dmcnto  ardifcono  tutto  l giorno  difcorrer  foprai 
fatti  deglihuomim  iUufbi,ct  <ccclliti,riuoltaffcro  con  htn 
gofludio  i libri  delle  memorie  antichr.no  è dubbio  nobihfi. 
Signor' Hippolito, che  co  molto  piu  hcnoreparlarcbbono 
di  Vergilio  , a'  tempi  dhoggi  infiniti  uolgari , che  efii  non 
fanno  : iquali  come  piu  s'ingegnano  dofeurarc  la  bontà  de 
la  uita  fua,  allhora  piu  la  redc/no  per  gt infiniti  fuoi  menti 
iUuflre , CT  riff  tendente  : laquale , come  che  da  molti  buoni 
fcrittor  Latini  Ila  fiata  con  ogni  fìudio  difèfa , et  dimoffra* 
tarara  da  me  tuttauia  à uoi,chc  in  ogni  uoftra  operatane 
gli  fiele  molto  ftmile , o forfè  eguale  , come  meglio  faperò 
in  quefla  noflra  lingua  talmente  aperta , che  uoi  3 ilqualt 
me  l'hauete  con  preghiere  impofìo  a comun  benefitio , CT 
difvnfìon  di  Vergilio,  in  parte  ut  ne  chiamerete  fodisfatto. 

N ACQ.VE  Publio  Ver  gì  Lo  Marorre  nebprmo 
Confolato  di  Gneo  Pompeio  Magno , CT  di  M.  Licinio 
Crajfo  ,a  xy.  d' Ottobre 3 m una uiUa appreffo  Montoni 
chiamata  hoggi  Pietola.  Fu  Maronefuo  padre , fecondo 
alcuni, Or  cioLioì  ma  i piu  dicono ,ch'ei  fu  da  principio  fcr 
ultore  d'un  certo  Mago  uiatore  (che  fccodo  noi  farebbe#* 
cauaUaro)  ilquale  uegedolo  igegnofo  fe  lo  prjfc  p genero. 
Onde  egli  hauedo  terreni  dal  fuocero  p lauorare,ct  greg* 
gi  per  guardar  e, comperò  bofihi , procurò  pecchie ,&  ac * 
crebbe  a qfìo  modo  quel  poco  di  robbiciuola  ch'egli  hauti* 
Mentre  Maia  fua  madre  era  di  lui  gr  arida,  fognò  <f  haucr 
partorito  una  uerga  d'orojlaqualejfubito  eh  toccdui  tem 


erefceua  in  guifa  (firn  albero , di  fiori , & di  frutti  copiofo* 
Perche  andando  col  marito  la  mattina  feguente  in  una  uiUa 
d loro  uicina , ufeita  di  /brada,  lo  partorì  quiui  in  unafvjfiu 
Dicono  che  il  bambino  alla  fua  nafcita  no  fu  fentito  guairc  » 
ma  fu  di  tanto  manfucto  afl)ctto,che  corniciò  allhora  a dare 
Jfreraza  d'ejfere  flato  con  felicità  generato . Si  utde  ancor  A 
un'altro  buon  fegnoipcrciocbc  doue  egli  nacque  ui  fit,fecon 
do  Vufanza  del  puffi , piantato  un'oppio , ilqualefl  toflo 
crebbe, che  agguagliò  i piu  uecchi  di  lui.  Onde  fu  chiamato 
l albero  di  Virgilio,  a cui  tutte  le  done  grauidefi  uotauào. 
Stette  fino  al  fettimo  anno  in  Cremona,ct  d'età  d'anni  xyif . 
prefe  la  toga  uirile  al  tempo  di  quei  medeflmi  Confoli,cht 
furono  alla  nafeita  fua,ct  quel  giorno  iftcjjo  mori  Lucretto 
poeta,  fecondo  Pietro  Crinito,  cantra  alcuni  cheuogliono 
ch'ei  monfle  quell'anno.  Andò  da  Cremona  a Milano , QT 
qui  di  poco  dopo  a Napoli s doue  atte  fé  a tutti  gliftudi,coji 
greci , come  latini , ma  al  fine  pofe  ogni  fuo  fludio  alla  me m 
d/cina,cr  alle  matcmatiche.Et  uenutone  piu  di  tutti  a per a 
flit  ione  giunto  a R orna,  s'addomcflicò  col  macftro  di  flafit I 
d'Auguko.  Et  hauedo  curato  di  uaric  infermità  molti  ca « 
Valli,  era  a guifa  de  famigli  rimunerato  di  pane.  Cofi  hauen 
do  predetto  i difètti  d'u  beUifiimo  puUcdro  donato  da  Cro* 
tornati  a Ccfare,  ej  la  uelocità,  cr  animofltà  di  alcuni  card 
mandati  di  Spagna  al  medefimo  -,  CT  trouato  uero  come  et 
diceva, fanpre  gli  fu  da  Auguflo  fatto  raddoppiar  il  pane ; 
A uucime, che  Auguflo  dubitaua,fei fòfft  o di  Ottauio,o  di 
altri  figliuolo, perche  imaginatofl,chcV ergilio  gli  potejjb 
chiarire  il  ucro,come  quegli  che  s'intendeua  de  genitori,  et 
delle  nature  de  gliammali ilo  chiamò  un  tratto  da  parte, & 
gli  di/fe.  Sai  tu  chi  iofla,cr  quel  ch'io  poffal  So,diffe  Ver • 
gdiOjQ  Cefare  Auguflo, che  uoi  fitte  quafi  eguale  4 Dio,# 


che  potete  f tre  qual  piu  ui  piace  beato.  Io  fono  di  tal  animo 
rifpofe Ce  farebbe  fe  tu  mi  dirai  il  ucro  di  quoto  io  ti  diman 
deròyti  farò  certamente  fihce,et  beato.  Piaccia  a Diofog* 
giunfc  Virgilio,  ch'io  ui  poffa  rifondere  iluero.  Perche 
Augujlo.Penfano  alcuni,diffe,ch'iofla  figliuoli  Ottauio* 
alcuni  altri  £ un' altro.  Sorridendo  Vcrgilio  diffe.  Se  prom 
mettete  perdonarmi,  facilmente  lo  uidirò.  Di,rifl>ofe  Ce* 
faret  ch'io  non  haurò  per  male  co  fa  ucruna-,  anzi  ti  giuro, 
che  non  ti  partirai fenza  qualche  prefente  da  me.  Perche 
affidando  gli  occhi  fuoi  Vergilioin  quei  d'Augufto  dijfe , 
meglio  fi  comprendono  per  uia  di  Matematica , et  di  Filo* 
fofia  neglialtri  animali  le  qualità  de' genitori,  che  ne  gli 
huominiituttauia  ho  di  uoi  una  molto  ueriflmil  cÒgkttura # 
perlaquale  intendo, che meflicrouofìro  Padre  faceffe. 
StauaAugufto  con  grande  attentione  ad  affettare , dout 
egli  uoleffe  riufeire . Perche  diffe  Vergilio . Per  quanto  io 
poffo  comprendere,  uoi  flètè  figliuolo  cCun  Fornaio . 
Cominciò  apenfare  Ce  far  e con  merauiglia,  come  qutflo 
tffer  poteffe  i ma  interr  empendo' o Vergilio,  Vdite,diffe, 
come  io  faccio  di  questo  cogiettura : Voi , che  flètè /ignori 
deU'umuerfo , piu  & piu  uolte,  ch'io  u'ho  predetto  cofe  di 
buomini  dottiflimi  degne  fempre  per  mio  merito  m'haueti 
. fatto  dare  il  pane,uffitio  ueramete  o di  Fornaio, o di  figliol 
fuo.Piacque  a Cefare  lafacetia,et  gli  diffe.  D acqui  innanzi 
non  hauraidoni  da  Fornaio , ma  da  Re  magnanimo  5 onde 
tenendolo  in  pregio , lo  raccomandò  a Polirne.  Fu  Verg. 
di  corpo , e r diflatura  grande,  di  colore  aquilino , di  ufo 
rozo,  CT  malfallo : perciocheffiejfe  fiate  glifopragiugne* 
vano  doglie  diflomaco,  di  gola,  er  di  tefla -,  e r ffieffe  uolte 
gettona  fangue.  Mangiauaejbeueua  pochiflimo.  Amò 
non  come  dicono  alcuni  di  lafciuo  ardore,  anzi  come  So * 


(rate  Alcibiade, et  Platone  i fuoi  fanciuUi,Cebete , et  Ale  fi 
*0  fctnàro  : ilquale  Ahff andrò  fi  da  lui  chiamato  Alcfii  nella 
r feconda  Egloga , e Tgli  fi*  donato  da  Politone-,  perche  am * 

maeflrato  da  Vergil . ueme  buon  Grammatico , cr  Cebetc 
Buon  Poeta.  Fuggi,  come  uuol  Pedi  ano, ogni  lafciuo  com* 
mertio  di  fintine, & di  mafehi ,cr  in  tutto  falla  il  uolgo,che 
dice  come  egli  fu  per  amore  /penzolato  da  una  finestra,  CT 
fice  per  incanto  la  uia  A ppia  -,  pcrciocbc  non  è da  credere 
quefio  di  colui3che  pubicamente  in  Napoli  fu  chiamato  CT 
riputato  uergine-, tanto  fu  di  uita,d  animo, ex  <f  afpetto  con 
ftumato,w  buono  Et  quelle  poche  uolte,chefi  lafciaua  ue» 
dere  in  Komafempre  figgiua  coloro,cf?  fuori  lo  uoleuano 
corteggiare.  Fu  molto  amatore  de ’ buoni  ingegni ,er  de  uir 
tuofì,  cr  fempre  gli  fauoriua  , ma  per  il  contrario  femprt 
odiò,cr  figgi  gt  ignorati, et  i cattiui-,  percioche  conofceua 
in  cojloro  piu  audacia , cr  sfacciataggine, che  maturezz* 
CT  giuditio.Fu  molto  cfperto  in  tutte  quafl  le  opinioni, &ì 
decreti  de * fìlofòfi,di  maniera  che  fi  riputato  m ogni  feien 
tia  peritìfiimo.  Et  ben  di  lui  dijfeEuangelo.  Neper  lode 
crefce,nep  biafmo  £ altrui  la  gloria  di  Vergil  diminuifce* 
Non  domandò  mai  gratia  aW  lmper odore,  che  egli  non  otn 
teueffe-,  c r gli  amici  tanto  gli  furono  cor  te  fi, che follmente 
delle  lor  cortefìe  hebbe  il  ualsete  di  qualche  xxy.mila  feudi 
cr  ogni  anno  mondana  a cafa  fio  tant'oro , che  pottua [om 
7 fientarti fuoi  genitori:  iqualimorirono,  ch'egli  erahoggj 
mai  granie,ii\jlemc  con  due  fratelli  Silone  fanciullo, et  F lac 
, co  giouinetto-,  la  cui  morte  egli  pianfe  fitto  nome  di  D affa 

Par  lana  pochifimo,  cr  quafi  pareua,  ch'ei  non  haueffe  ter 
mine  di  feientia.  Compofe  fino  dtTeùdi  xxy.  ami  molte  • 
belle  operette , come  furono  gli  Epigrammi,  il  Monto,  le 
; Virenti  CulicCfZr fecondo  alcuni  la  P napea,  benché  Qjfii 


tidno  Stoa  arguifca , ch'ella  fia  fOuidio.  Scriffc  dnchora.  ) 

per  quel  che  uucl  F attorno  appreffo  Getto , l’Etna  a imi * j 

tdtione  di  P induro  3 tnfaftidito  dalla  mdtcrid , er  dalla 

àfyrczzd  de  nomi , cf/eie  principi 0 atta  Bucohcd , per  ho* 
norarfopra  tutto  A fimo  P ottone,  Alfino  Varo,  er  Cor* 

Gtìflo:  iquahgli  haucuano  conferitati  fuoi  beni  di  U 
dal  Po,  mentre  per  ccmmandamcnto  del  Trmuirato , dim 
firibuiuanoghaltria  [oliati  ucter ani-,  er  in  tre  anni  a per 
fuafionc  di  P ottone  gli  diede  compimento.  Eteffendo  una 
uoltd  recitata  troppo  in  fretta  da'  cantori  in  ifccna , Ciccm 
ronc , che  ne  haucua  alcuni  uer(ì  intcfo , e r conofciuto  che 
non  erano  fiati  compofii  ne  con  arte, ne  con  uetìa  ordinaria 
anzi  confìngolar  ingegno -,  gli  fece  ridire  un'altra  uolta,et 
notato  accuratamente  fino  al  fine  il  tutto,  dtffc.  E eco  lafcm  ' 

corda  freme  alla  gran  Roma,  riputato  fefieffo  pcrlaprim 
ina.  Compofe  oltre  di queflo  la  Georgica  in  honore  di  Mem 
cenate -,  ilqu.de  non  conojcendo  VergiHoa  pena,  thoueua 
aiutato  contro  il  furor  <C  Amo;  er  infette  anni  la  /orni, a* 
emendò.  M a componUola,fcriue  Gctto,che  focena  in  guim 
fa  dell'Or  fa , laquale  partònfee  tfuoi  figli  fenza  forma  , 
er  leccando  gli  riduce  aU'cffer  lor  0 , co  fi  egli  di  molti  uer/l 
ch'iicqmponcud,  ne  focena  col  ripolirgli  pochi  & buoni* 

Imitò  in  quejia  tìcfiodo , come  nella  Bucolica  T heocrito* 
i criffc  dipoi  l'Encida , ma  in  profa  prima,  er  poi  in  ucrfit  A f 
diwfa  in  xij.  libri,  er  dicono  alcm,cbes'ei  uiueua,  ne  feri * 
ucua  xxiiij.  infino  al  tempo  d‘  A ugnilo  -,  in  lode  dclquale  fu 
tutta  l'E  ncide  principiata.  Et  mentre  ch'cila  componcua, 
per  non  ui  niefcolar  cofa  indegna , la  lafciaua  alcune  uoltc 
imperfètta.  Et  come  che  ui  jàceffe  qualche  ucrfo  troppo 
piu  dcbile,chc  l’opera  non  nchièdeuai  tuttauia  egli  diccua. 
che  quegli  erano  fatti  dafìherzo  perfojleatar  la  materia 


« V E R G I L ì O iV  7 

fnchcu’btmjjc  intcrpoflolc colonne  falde.  Prommtiaua 
con  g r mi, fimi  dolcezza , cr  con  marauiglioft  oc contili 
rottamente , che éct  Seneca . come  Giulio  Mentanoli uin 
tono , che  alcune  uoltc  per  fòrza  baurtbbc  in  qualche  coft 
Jupcrato  Voglio,  s'egUhaucffe  confi  betta,  et  dolce  ora* 
tiajaputo  profirin.  Imitò  in  doperà,  fecondo  Ma. 
crobio,  perfettamente  Homero.  MaDomitio  Afoap. 
prejfo  éìsmtiUano , domandato.  Chi  fecondo  il  parer  luti 
piu  di  tutti  i'accofiajfc  Pi  Homero  ? diffe,  Il  fecondo  è Ver . 
%UiOi  ma  piu  al  primo > che  al  terzo  uicino . HaucuafimiU 
Mente  cggtadro,  cr  copio fo  /hle  in  prò  fa , come  per  una 
fua  lettera  fi  uek  ferina  ad  Augnilo  ; il  quale  ghhaucua 
mandato  a chiedere  qualche  principio  della  fua  Eneide  per 
cregh  rifondendogli  dijfe.  S E io  hauefiicofa 
degna  di  uoi  a poter  leggere  del  mio  Enea , di  uoglia  ucla 

' °nr  P°lfccltdti^ # Secondo , il  Quarto , 

e l Se  fio  in  prefentia  £ Ottawa  : cr  ucnuto  a quel  ucrfo  del 
Sefio,  Tu  narccQuierit,  che  era  il  figliuolo  di  leijicefi, 
(b  ella  fiatine  meno , cr  per  ciafcun  ucrfo  gli  ficc  donar 
poi  C CL.  Scudi  Ejfcndo  pofaa  di  età  d'anni  L 1 1.  cr 
“olendo  Por  fine  alla  fua  Eneide  deliberò  andare  in  Grecia 
CT  in  A/14 , e r per  tre  anni  continui  attendere  a ripulir iu 

, ->  0pera  tota!mente  ^ Mofofia.  MO  an 

dando  utr fo  Atene  ; er  incontrato/! ir.  Auguflo , chetar. 

■ tutta  ii  tettante  a R oma.propofc  di  tornar  con  Ce  fare. 
BtitoUnioutdcr  Megaratcrrauicinaa  Atencs'ammali, 

■ CT  poi  per  mare  pm  fogli  rinforzò  la  malattìa  fi  fattami 
te,cbc  peggiorando  ogni  di  piu.arriuò  a Brindili  -,  ione  in 
poetimi  giormfirm  il  tutti  fio  ccrfo  a xxij.it  Scttcmb. 
etti  ConfoLtoit  Gneo  Piando,  er<&Q_.  Luctttio.  Il  cui 

. forpoju  per  commaniomcnto  d'A  ugu/io , w fecondo  il 


J 


VITA  U 1 

tefi  amento  fuo , portato  a Napoli , cr  fepolto  nella  ui<s  dt 
Fazzuolo  memo  a due  miglia , cruci  fuo  fepolcro  uiftt* 
rono  intagliati  alcuni  ucr fi, ch'egli  haueua  compofh,iqualÌ 
tradotti  nella  nojlra  lingua  fon  quefli . 

jAantoua  fèrnrni , cr  Calabria  mi  tenne  ; ' 

Hor  in  Napoli  fon.  Cantai  de  pafebi, 
belle  ViUe , er  di  ciò  eh'  a'  D uciauucnne. 
jAd  prima , ch'eglimoriffe,  chiefc,  cr  poi  laftiò  per  teflon 
mento , che  s’ abbruciale  C Eneide , come  co  fa  imperfètta, 
CT  non  emendata,  llchc  non  pur  fu  da  A ugufio  uietato  $ 
anzi  la  confegnò  a Tucca,  et  Varo  cacciò  la  correggeffero 
fenza  aggiungerui  co  fa  di  loro  alcuna  : cr  ut  lafciajfero  fc 
nulla  ui  era fimilmente  imperfètto.  Lafciò fitoi  beredi  V a * 
Uno  P rocolo  fuo  fratello  da  lato  di  Madre  della  metà  : de 
la  quarta  parte  Augufio  : della  duodecima  M ternate  : cr 
del  rimanente  Lucio  Varo , cr  P lotio  Tucca.  Tu  la  uirtt i 
CT  lauttorita  di  Verg.  grandifiimajCT  non  dimenoy  come 
per  ogni  tempo  s’c  ueduto , cr  hoggi  fommmente  fi  uede, 
non  gli  mancarono  alcuni  ùmidi , cr  maliuoli  : iquali  fcrif* 
fero  contro  le  cofe  fue.  Ma  tutti  cofioro  furono  dal  buono 
Af conio  Tediano  con  ottime  ragioni , zrdifènfioni  ribut* 
tati.  Racconta  il  medefìmo  Afconio , che  m lui  non  fi  uidt 
mai  macchia  dìinuidia:  anzi  s'egli  udìua  cofa  d'altri , eba* 
ueffe  del  dotto, ne  prendeua  contento , come  fethaueffe 
fatta  egli . Non  diceua  mal  di  ueruno , lodaua  i buoni  : cr 
tra  di  fi  buona  natura , che  ben  poteua  riputar  fi  ingrato, 
CT  peruerfo  colui  che  non  l'amauo.  Non  pareua  che  quel 
ch'egli  haueua  fiffe  fuo  : ne  meno  fiauaapta  la  fua  libreria 
a' dotti  , che  a lui.  Et  ffeffo  diceua  quel  detto  d' Euripide 
Ogni  cofa  è ccmmunc  a gliamici.  Perche  da  Varo , da  Tuo 
ca  > da  Ecratio , da  Godo , cr  da  Propcrùo  fuoi  coetanei. 


< 


fu  ftmpre  amato , come  che  eglino  fra  loro  fcfii  fi  portai 
fero  inuidia.  N on  fu  uanagloriofo , c rfiudiaua  Ennio  uo* 
lentieri.  Onde  domandato  un  giorno  quel  eh' et  faceffe,  ri '• 
fpofe  che  coglieua  le  gemme  del  fango.  Vercioche  Ennio  è 
molto  fentcntiofo  ima  poco  bel  dicitore.  Domandato  dà 
Augujìo,  in  che  modo  fi  poteffe  gouernar  felicemente  una 
Città! dijfe.  Se  i piu  faui  terranno  il  timone , er  i buoni  fa* 
ranno  da  piu  de * rei  -,  onde  coloro  acquiflino  ogni  h onore, 
CT  cofloro  fieno  fenza.  Et  Mecenate  gli  dijfe.  Di  che  cofa 
o Vergilio,non  fi  fatia  mai  thuomo!  D 'ogni  cofa , rifrcfc, 
uienco  per  fimilitudine , 0 per  copia , faflidio  àfhuomo, 
eccetto  che  delT intendere.  Et  di  nuouo  lo  domandò.  In  che 
modo  thuomo  fi  pojfa  conferuare  in  felice  flato  ,a  cui  diffe. 
Se  egli  fi  sforzerà  di  auanzareglialtri  di  giuftitti , e r di 
liberalità  5 quanto  egli  è 1 ?honore,c ' di  ricchezze  de  gli 
altri  maggiore.  Soleuadire , che  muna  uirtu  è piu  a prò* 
pofito  alfbuomo  che  la  patientia  -,  & niuna  fortuna  è tan* 
to  nimica,che  con  patietti  non  fi  uinca.  E t quefla  fentemti 
tome  infinite  altre,di  cui  fu  copio  fi  fimo,  nufe  poi  nella  fua 
Incide,  imparò  da  Silont  i precetti  deW Epicuro  tficme  con 
Varo, eoe  che  ne  fuoi  libri  fi  uegga, chi*  egli  habbia  feguitd 
to  infinite  opinioni  de  glialtri  ? ilo fofi-,tut  toma  egli  fu  aca* 
demicoyfeguitàdo  piu  di  tutti  il  parer  di  Platone.  Fw  in  font 
ma  tale,  che  s'egli  haueffe  hauuto  il  lume,&  la  cognitionc 
della  uera  fi  de -fi farebbe  ucr amente  potuto  filmare  colmo, 
CT  dotato  fogni  gratti,  er  fogni  bontà, che  da  iddio  ot* 
timo,  cr  grandi  fimo  1 buoni,ej  i giuftifogliono  ottenere . 


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VERGI  LIO* 

TRADOTTA  PER  ANDREA  LORI 

Al  Signor  Abate  Rucellai*  r 

Tìtiró,  Egloga  "Prima, 

argomento. 

ELIBEO  P dflorCypcr 

lo  qual  intendiamo  quieta ** 
fcun  pajlor  Mantouano  , 
/ cacciato  di  cafa  fua  da  un 
foldato  uctcranOjpiange  in 
qucfiaEglogala  fua  fuetu 
raizrcol  paragondellafè 
licita  di  Titirofuo  uicino3 

accrefce  le  fue  feiagure . 

D'altra  parte  Titiro , che  fofticn  la  perfona  di  Vergilio , 
ejfendo  ficuro  perhauerrihauuto  i fuoi  poderi , celebra 
con  molte  lodi  Augufto  auttore  dell'ociofuo  5 cruci  fin 
dell  Egloga,  faccndofi  già  fera,con  una  certa  amorcuolez 
Za  contadine fcafinuita  Mclibeo  ad  alloggiar  fico» 

Meh'beo,  Titiro*  * 

Tltiro  mio3chc  del  bel  faggio  aW ombra 
T ifiai  pafccndOyCT  con  burnii fimpogna 
Dejli  fonando  lafcluaggia  M tifa. 

No/  la  noftra  Città , gliamati  campi 

Bucolica  di  Vergilio  B * ^ 


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JÉf  *• V 


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Tit 


Mei 


Tit, 


JK  EGLOGA» 

Lafciamo}noi  la  patria  abandomamo. 

Tu  godendoti  il  rezzo,*  bofehi  infegni 
D'AmariUide  tu a ridire  il  nome . 

O Melibco,queftoripofo  Dio -, 

Come  ucdi,rìha  iato3onctio  per  quello 
Sempre  il  terrò  per  mio  nouetlo  Dio-, 

E t [opra,  r aitar  fuo  de  miglior  agni 
Del  nojìro  ouil  farò  filmare  il  pingue* 
Cofiui,come  tu  uedij  oue  m' aggrada 
Conceffo  m’bdtche  le  mie  uacche  pafea 
E t che  col  canto, ancor  che  rozo, CT  Uh 
Canti  quanto  mi  piacer  quel  ch'io  uogi* 
Di  queflo  io  non  ti  porto  inuidia  alcuna , 
M4  mi  dolgo  di  noi^hei  noftri  campi 
H abbiam  per  fòrza  ahi  lafir,abandonatL 
2Aira,mifero  me 3 come  la  greggia 
Conduco  a glialtrui  pafchi,& uedi  que/U 
Volente  capra,che  tra  fólti  pruni 
Vur  hor  belando  duo  capretti  ha  fatto , . 
Et  per  feguir  la  greggia  i figli  oblia  : 
Lafciando  quei  joura  la  nuda  pietra . 

JA  a il  cicl  col  fulminar  Varbor  di  Gioue, 
S’m  noi  torto  penfìer  non  fofse  fiato} 
Speffo  il  prediffe,cr  dalla  caua  quercia 
La Jìniftra  cornice  ne  dièfegno. 

Uìa  chi  fia  queflo  Dio  ritiro  dimmi. 

Io  mi  penfai,che  la  Citta,chc  Rom4 
C human  cofiorjma  come  fiotto  fui  j 
O lAclibeofiffc  a la  nofira  psri } , 
Douc  gliagni  portiam  dal  latte  tolti. 
Cofi  i ugninola  a can,cofi  1 capretti 

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«PR  IMA  io 

A ’ le  lor  mairi,*?  le  piccole  cofe  V \ 

A'  le  piu  grandi,comparar  folcua.  > 

Ma  uer amento  tanto  il  capo  efloUe 
infra  V altre  città,quanto  i ciprefii 
tanno  <f  altezza f opra  i bafii  roghi 
Vici  Et  che  cagion  ti  trajfe  a ueder  R ónta  i 
T it.  La  libertà, che  benché  tardi  alfine  . 

Mi  moftrò'l  uifo,e  ancor  che  pigro  i&fifii 
A'  prender  tei, non  pria  la  feorft,  ch'io'  v.  - 
Cominciaci  a to  farmi  al  mento  il  pelo  : 
Maàlafìnpurguardommi}*?mecouenne* 
teròchcpoi  che  d' Amar  itti  io  fili. 

Mi  la  filò,  Galatoa,  e il  uer  ti  dico} 

Che  mentre  Galatea  fico  mi  traffi  ‘ * 

Di  libertà  uiucua  al  tutto  pnuo , S 

Ne  cura  hauea  à la  greggia,*?  benché  molti 
Agnelli,*?  caci  à la  città  portafili 
Mai  da  lei  non  recai  nel  mio  tugurio 
La  deflra  dette  fue  moneto  greue; 

Mei  Io  marauiglia  hauca,che  mejìo  fimpre 
D'Amar  itti,  e?  de  Dei  chiamaui  il  nome , 

Et  che  fu  gl' alber  lor  fior  di  Cagione 
Lafiiaui  i pomi  ftar,macagion  n'era 
Da  queflo  luogo  flar  Titiro  lunge  . 

Titiro  i pini,*?  lefintane,e  dumi 
• Con  lunga  noce  Titiro  chiamaro » 

Tit.  Io  che  deueua  far,s'ufcir  uo!ea 
Difiruitute,*?  licortofi  Dei 
Ccnofierfior  del  mio  natio  paefd 
O Mehbco  in  queflo  loco  nidi 
Il  giouane,  per  cui  fintare  ogni  anno 


• 1 


D odici  giorni  i noftri  aitar  uedrau 
Qui  domandando!'  io,qut  mi  rifofe. 

Et  dijJe-,o  uoi  paflor,pafcete  lieti 
I uoflri  Armenti quando  il  tempo  uienc 
Sottomettete  al  giogo  i fòrti  tori . 

Mei  O felice  uecchion,pure  i tuoi  campi 
Si  rimarran  di  te, con  quejli  prati. 
Quantunque  cinti  fìcn  di  duro  [affo} 

Et  i lofeura  palude ,&  ucrdi  giunchi . 

A'  le  tue  capre  già  del  parto  grani  , , 
Honfaran  noia  i non  ufati  pafehi, 

Ne  il  mal  uicin  con  f infettata  greggia  • 

O felice  u ecchion,tu  quinci  al  rezo 
Ti  fiorai  lieto, & per  quefle  ombre  opache 
Trai  dolci  fiumi,  arie  tranquille  finti. 

Tu  qui  uicino  al  mar, tra  quefle fiepi, 

Doue  le  pecchie  da  piu  uari  fiori 
- Traggono  U mclc,o?  al  ronzar  di  quelle} 

Goderai  un  fonnelin  lieto,  cr  tranquillo . 

Tu  da  quel  colle  al  rozo  uillanello 
Vdrai  cantare  in  mal  compofle  note} 

Et  [opra  un'olmo  ancor, conrocofuono 
La  Tortora  lagnarfì,e  ai  cj]a  accanto 
he  colombelle jc'hai  cotanto  care.  . 

Tit.  Adunque  pria  che  mai  m'efca  del  core 
Vimmagin  di  colui-,  gli  annofi  ccrut 
Dell'aria  pafceranfì,e'l  mar  del f onde 
Sara  fogliato, & per  l'ignudo  lito 
Viuraimo  i pefci,w  di  lor  patria  ufeiti 
Gl  Alamanni  bcran  l'acqua  del  T igre$  , 

Et  fi  trarran  lajetc  i Parti  in  Sona, 


Il 


' IH  PRIMA,» 

MeL  Ma  noi  fior  del  natio  noflro  terreno 
N 'andrem  cacciati  dltaffetata  Libia , 

P arte  a la  Scitia,!?  parte  al  torlo  O offe* 
Et  parte  fino  alt  ultima  Brettagna 
Da  confini  di  noi  tanto  dilunge . 

Ah  farà  macche  dopo  lungo  tempo 

10  tomi  à riueder  le  patrie  piaggie * 

Et  la  capanna  mia  dì  giunchi  fatta, 

H or  li  miei  campirlo  tante  fatiche 
Ho  ffiefe, goderà  tempio foldato. 

Et  quelle  biade,ou'io  mia  fpeme  hauti* 
Eien  de  barbari  iniqui  giocose?  efea. 

Ah  difeordia  crudel,doue  conduci 
1 cittadin  de  lor  nimici  in  preda. 

Hor  ua  hor,  Melibeo,femina  i campi* 
Annefla  il  peroro  pon  le  aiti  in  fila . 
Vanne  infelice,!?  già  felice  greggia. 

Gite  caprette  mie  5 eh* io  da  qui  innanzi 
Standomi  à npofar  net  antro  herbofo 
' Non  uiuedrò  per  le  fiorite  ripe 

Star  penzoloni,!  piluccar  therbette  : 

Non  m'udirete  piu  cantarne  mai 
N onpafeerete  (0  mie  caprette)  mèco 

11  citifo  fiorito,  0 i falci  amari. 

T it.  Qui  Melibco,da  poi  che  uien  la  notte * 

Potrai  pofarti,cr  fopra  quejìe  fronde 

Meco  dormire-, io  ho  caflagne,  ler  pomi* 

Et  ho  del  latte,!?  ho  del  cacio  affai. 

Et  da  le  uitle,benche  fìen  lontane ; v 

Si  uedeufeire  il  fumo, mr  giu  difeende 

Da  gUaltifimi  monti  maggior  t ombra. 

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kjtL  lejjiy  egloga  seconda* 

ARGOMENTO*  ^ 

Ir  idoli  paflore  innamorato  del 
mciidlo  Alcfi,  dice  tutte  quelle 
cofe , che  poffono  piegar  lanimo 
fanciulle fco , e afarfi  tioler  bene 
da  lui.  Ma  poi  che  s'auede  di  non 
! far  nulla  ne  con  lamenti , ne  con 
lufìnghe,  ne  con  doni , tornando 
ì finalmente  infc  ficffo , crcono* 
fcendo  la  fua  fciocchezz o,  (ir ifolue  di  tornare  al  trala » 
filato  gouerno  delle  fue  cofefamigliari  $ per  difcacciare  co . 
tifata' 'fatica  la  noia  del  fuo  infelice  amore , ilquale  fuol 
quaft  fempre  nafcere  daWotio.  Ora  per  Coridone  s' inten- 
de Vergilio , er  per  Alefi  Aleffandro  fcruidor  di  P oWo* 
ne  > ilquale  egli  hebbe  poi  in  dono  da  lui * 


L paftor  Cortdon  $ amore  arda 
Del  beU' Alefi  del  padron  tcforo , 

Ond'ci  fior  di  fieranza  fe  ne  già 
Tra  fólti  bofchi,oue  doglio  fi  filo 

le  feluca  a montici  quefle  uoci 
argea  con  rozo  fuon  co  tal  parole . t 

non  curi  il  mio  dir,crudele  Ale  fi. 

Ne  ti  increfce  di  me 3 ma  con  tue  alf>rezz< » 
incontro  ogni  douer}mi  mali  à morte ♦ 
f fonie  pecorelle  aU' ombra  : 

H or  fitto  1 prun  ne  le  ripofc  fiepi 
Stante  uerdi  lucertole  nafcof a f 

efidi  porta  ò mietitori fuoi. 


1 


Per  la  fatica,  er  dal  gran  caldo  fianchi* 

Et  prezzemolo ,CT  agli  herbe  odorofe. 

Et  io  pur  feguo  al  piu  cocente  giorno 
Vorme  de  pafii  tuoi,e  a le  mie  note 
Edn  fol  bordon  le  noiofe  cicale . 

N on  era  mè  delirata  A marito 

Tot  ir  gli  [degni,  er fo  pportar  glioltraggi  i 

Non  era  mefoffrir  Mendica  in  pace , 

Be  neh' ci  fia  bruno,zrtufla  bianco ,CT  beUoi 
O bel  fanciul,non  credere  al  colore , 

Cade  il  bianco  rouifiico,eyl  uacino 
Nero  è raccolto,^  è tenuto  in  pregio. 

Tu  m'odij  Alcfli,zr  ch'imi  fìa  non  fai , 

N e come  ricco  fia  di  gregge^  come 
Vi  bianco  latte,  er  di  bel  cacio  abondì , 

Mille  agncUc  fon  mie, che  uan  pafeendo  * 

Ne  monti  Sicdian,ne  mai  mi  manca > 

0‘  di  fiate,ò  di  uerno  il  latte  jrefeo. 

Canto  poi  tal, qual  fva  nell  Ar acinto 
ìl  T ebano  Anfion,quando  legreggie 
Sue  nchiamaua  a ripofarfi  al ombra. 

Ne  bruttò  fon,syil  uer  mi  mofira  l'onda 
Del  mar  tranquiUo,ouyio  mi  fi>ecchiaidiatvd$ 
Ne  a Dafni  cedo,  e tu  giudice  fio, 

O fe  tifùffe  a grado  gl burnii  campi 
Et  le  roze  cappanne  habitar  meco. 

Et  fae tiare  i cerui,cr  gl  agnellini 
Mandare  d pafehi,  e r habitar  le  fckc% 

Dotte  cantando  imitcrem  Dio  Pane. 

Tuli  primo  Pan,  che  con  la  cera  uniffe 
Piu  come  wfime,Pan  la  greggia  cura9 


E d cani, e d paftor  turi  rocchio  fempre. 
Nt  haucredfchifò  ilfdticurlc  Ubbia 
In  cfcrcitio  tdl>cb'il  beW  Aminta 
Ogni  cofdfacea  per  fapcr  quefio. 

Vna  Sampognd  ho  io  di  fette  canne. 

Non  tutte  ugual,ma  in  fe  tutte  difi>arì* 
Eaqualnel  fuo  morir  Ddmetd  dietrnm  » 

Et  mi  dijfe  morendo 5 tu'l  fecondo 
Sdrai  padron  di  cofl  ricco  fuono  : 
Ond’Amintd  feoppiò  cCinuidia  quajl 
Oltrd  di  ciò , due  capriuoi  ti  ferbo 
Vrcfi  da  me  la  in  una  ombrofd  uaUe , 
Spdrfi  di  bianche  macchie  il  dorfo  tutti j 
Ch'ogniun  di  loro  ad  una  pecorella 
Due  uolte  il  giorno  ambe  le  poppe  uota ; 
Et  per  hauergli  ogrìhor  Tcflil  mifegue  : 
Et  gli  haurd  al  fin, poi  c'hai  miei  doni  dfch 
O bel  fdnciul, trienne  qui  meco,doue 
Tortan  le  ninfe  i pancrctti  pieni 
Di  gigli,  er  ro/c,er  la  bianca  naiade 
Le  pallide  uiole  coglie j er  feco 
Con  l'eccelfo  papauero  il  narcijfo. 

Et  Codorofo  Aneto  aggiungi  d quefie : 

E t con  la  cafsia  infìeme  herbe  foaui. 

Con  uiole  uermiglie, gialle,  er  perfe. 

Et  io  mede  fimo  ancora  andrò  cogliendo 
Mele  cotogne ,<&  noci,  che  già  tanto 
Amarillide  mia  teneuf m pregio . 

E d quefie  aggiungerò  maturi  pomi  : 

E tfia  gradito  anco  un  di  quefio  pomo . 

E tonò  da  lor  campi, e lauri ,cr  mirti > 


/•«.SECONDA  ^ ‘ IJ 

E mefcolerò  infime  perche  inficmc 
Mcfii  gettano  affai  foaui  odori . 

Condonati  fei  rozo,e'l  bello  Alcfii 
"Non pregiai  doni  tuoi.  Ne  lolacredot 
Se  a donar  ual,ti  cederà  dì un  dito.  • 

Ahimè  mifero  me,mifer,cbe  uoglio* 

Che  ho  dato  i fiori  al  uento  dìAufiro  i guardi d% 
E a firi  cignidii  chiari finti. 

P erchc  mi  fuggi  f già  gli  Dei  le  felue  ■ 

Habitar  pure»  CT  Paride  il  paftore* 

PaUadc  fiia  nelle  citta , cha  fatte. 

Che  a noi  la  felua  oltra  ogni  co  fa  aggrada 
Segue  il  leone  il  lupojl  lupoV agno. 

Et  l'agna  i fior  del  citifo  lì  aggrada. 

Et  cofi  Coridon  fegue  il  fuo  Alcfii : 

Che  ogniun  uà  dietro  a quel  che  piu  gli  piace . 
ìofeorgo  già  da  gharenofi  campi 
I gioucnchi  portarne  il  duro  aratro 
Sofficfo  al  g iogOyC'l  Sol  fendendo  in  baffo 
F a maggior  l'ombra.Et  pur  m'incende  Amore » 
Via  qual  fi  può  ad  Amor  termine  imporrei 
O'  CoridonCjò  Cor  idonea  quale 


p EoUe3e  folto  penfier  l'alma  ? ingombrai 
* Tu  pur  pocha  lafciafli  all'olmo  in  grmbo 
\ La  uite,ancor  non  di  potar  fornita. 


Deh  preparati  homai>chc  riè  ben  tempo , 
A far  con  falci  ò giunchi  alfin  quale!)  opra* 
v-  ; Di  che  piu  fenti  hauer  bifogw  in  cafa  ; 

Et  altro  cercale  t'ha  in  odio  Alcfii, 


Tàlvttotie , ègloga  lerxa ♦ 

Wb  ARGOMENTO* 

E ridica  WDmcti  pcftori  » 
contendono  prima  infieme  di* 
ccndofi  uiUania  lunlaltro : di* 
poi  interucncndoui  Paianone 
per  giudice , cantano  a pruoua * 
doue  ninno  di  loro  è uinto , ma 
per  fentenza  diPalemoneluno 
cpareggiato  all'altro  * 

Menalca,  Dameta,  Palemone* 

Dlmmi,Ddmeta>di  chi fon  le  gregge * 

F orfe  ch'elle  efftr  den  di  Melibcoì 
D anv  No  neramente,  anzi  fon  pur  $ Egone9 
Che  none  molto  a guardia  me  le  diede, 

Men,  O pecorcUe,homaifcmpre  infilici,  ’ , 

Che  mentre  il  lor  paflorcoua  Neerd, 

Temendo  che  per  me  quello  ahandom , 

Ad  un'altro  pajlor  le  ha  date  in  guardi &% 

Che  due  uolte  per  hor  le  mugne ,er  toUe 
il  fugo  a loro,®*  a ghagncUi  il  latte, 

Vam,  Habbi  àmemorÌJ>cbc  fi  fatte  cofc 

Nonfi  den  dire  a glihuomin  troppo JpefJo* 
lo  pur  ti  uidi  guardando  forfecchia 
D i che  fi  rifer  le feluaggie  Ninfe, 

Men.  Ah  e fu  aUhor,chc  con  dannofa falce 
Le  uiti,e  i nefli  al  buon  M icori  tagliai  ? 

Barn,  Se  nonfuatlbor,fu  ben  quando  ftezzdfti 


MI  TERZA  i 

A'Txxfnil'drcOyZr  la  Sampogna  infieme , . 
Ch'ai  bel  fanciul  uedendol  doto  in  dono. 

La  [otto  i foggio  peruerfo  Menale  a 
Se  non  gli  hauefii  in  qual  cofa  nociuto. 

Di  dolor  ti  farefti  morto  certo. 

Meri.  Che  faranno  i padron , pofeia  ch’i  ferui 
H an  tanto  ardir  i non  ti  uicCto  maligno 
Con  infidie  a Damon  rubare  un  caproi 
Quanto  abbaiò  Licifcaiio  col  gridare  j 
Et  fi  figge,  tifi  figge,adunamfieme, 

Titiro  caro, le  tue  pecorelle  : 

Ti  nafcondefti  ad  una  macchia  dietro  * 

D m.  F u nel  canto  da  me  quel  capro  uinto 

Contro  Damoncjzr  che  guadagno  fatto 
Sanz'cjfo  la  Sampogna,e  i uerfi  haurietiot 
Se  tu  noi  fai, già  fi  quel  capro  mio , 

E tlifieffo  Damon  non  lo  negano $ 

Ma  diceabciiyche  dar  non  mcl * potea. 

Men.  Tu  cantando  il  uincefii  f cr  quando  fiotto 
Sampogna  hauefli  mai  di  cera  cintai 
N on  folcui  tu  già  con  roca  canna 
R ozi  uerfi  cantar  lungo  le  uie  i 
D am.  F acciam proua  franoi,quel  che  piu  uagHd, 

Nel  cantar  quinci,hor  luno,hor  laltro  uerfi. 
Io  quefta  uacca,e  acciò  non  la  recufi. 

Sappi  che  due  boccini  allatta  il  giorno, 

E t due  uolte  di  latte  colma  i uafi. 

Metto  per  ttjhaurai  di  me  uittoria  : 

Ma  tu  qual  don  porrai,ch'al  mio  s'aguaglii 
Men.  Io  della  greggia  mia  non  torrei  capo 
/ Per  porlo  in  pregio,  che  l'auaro  padre. 


HiEGLOGA?# 

Et  la  cruda  matrigna  al  giorno  chiaro,  r' 

Et  la  fera  ed  tornar  contan  la  greggia  : 

Q uefh  conta  gli  agnei3quella  i capretti. 

Ma  quel  che  piu  dirai  che  uaglia  molto  ; 

Poi  ch'impazzar  ti  piace.  Io  porrò  in  pregia 
Di  dolce  faggio  due  uafceUa, fatte 
Per  man  d' Alchtmedonte,  er  cinte  intorno 
Nell'orlo  lord1  una  ritortauite 
D'hcdcra  auuolta,'er  frarfa  de  fuoi frutti 
Et  nel  mezo  di  lor  fon  due  figure 
Canon  è runa,???  altra  è quel  eh* il  mondo 
Al  popol  dimoftro  di  tempo  in  tempo ♦ 

Et  quale flagion  fia  di  arare  i campi , 

Qual  di  potar  le  ulti, o cor  le  biade. 

Ne  con  le  labbia  ancor  tho  tocche  mai , 
Maintattc,zrpure  afeofte  le  riferbo . 

V am*  EtamcanchoraAlchimcdontefèce 
Due  tazze , cinte  pur  di  molle  acanto 
Ambi  i manichi  lor,nel  mezo  fculte 
D'unafigura,z?rapprcfenta  Orfeo, 

- Chcfamuouercolfuonlcfclucycmontu 
Ne  le  labbia  Man  tocche, ma  fi  pure 
Conte  fùr  prima  fatte  afeofe  f haggio. 

Mafc  riguardi  a quella  bianca  uacca , 

Le  lodi  nulla  fien  di  quelle  tazze . 

Men.  H oggi  non  fuggirai.  Doue  tu  uuoi 
< V engo  a cantar, ma  ben  uorrei,ch' alcuno 

A fcoltaffc  il  dir  nofiro.  Oh  fia  chi  mene  ; 

Gl' è Palcmone  : I o farò  pe  l futuro , 

Che  non  fia  alcun  dal  tuo  gracchiare  #A 
Dam,  Non  piu  parole 3horfc  tu  fai  qual  cofa 


(K  T E R Z A i 

Quinci  il  dimofira,io  mai  non  figgo  alcuno. 
Valemon  c’è  ideinolo  P aitinone. 

La  cofd  non  è piccola,??  per  tdnto 
Apparecchiatamente  dnoflrt  carmi. 

PdL  Cantate,poi  che  noi  fediam  fi  Iherbd, 

Bt  gl  alberi,  c 7 la  terra  ban frutti ,?? fiori. 

Et  di  fiondi  le  felue fon  coperte } 

Et  Vanno  piu  che  mai  fi  mofira  uago. 

"Dia  principio  Cometa, ??  poi  Menale* 
Segua}??  cantate  hor  luno,hor  laltro  a proud 
Ch'il  cantare  auicenda  aman  le  Mufe. 

Eam  Piglia,o  mia  Mufa,il  cominciar  da  Gioue  : 

Ei  uede  il  tutto,  ??  ei  del  tutto  ha  cura , 

Et  tu  il  mio  canto,??  tu  1 miei  uerfi  guidi. 

MiCn.  Ama  me  F ebo,e  ogrìhor  mi  fono  apprcjjò 
Le  uaghe  piante  fue,ch'ei  cotanto  ama} 

Il  ucrmiglio  ghiacinto,e'l  uerde  alloro . 

Edm.  Ld  uaga  Galateo  mi  getta  un  pomo, 
Etpois'afconde,mapria  che  s'appiatti 
V uol  ch'io  la  ueggia, ?? fol  perch'io  la  fegua. 

3Men*  E il  dolce  Aminta, per  cui  femprc  auanipo 
Si  uoltntieri,?? fi fpejfo  mi fegue, 
Chcnonfifycjfo  i con  ueggon  la  Luna. 

Edm.  D ue  colombelle  al  ualicar  del  rio 

Fanno  il  lornido,io  l’ho  appo  fiate, ??uoglio, 
Chefien  di  Galatea,ch'il  cor  mi  tiene . 

I&en.  deci  me  le  cotogne  ho  pofie  inficme  ' 

Tolte  dal' alber  loro,??  l’ho  mandate 
Al  miofanciul,doman  n'haurd  altrettante. 

Edm.  O uenti  refirite  àgli  alti  Dei, 

S'egli  è n poter  di  uoi,che  dolci,??  quante 


«EGLOGA» 

Cofe  mi  dice  la  mia  Galatei . 1 

Men.  O bello  Aminta  dimmi,*  che  mi  gioui 
1/  tuo  gran  bcn,fc  mentre  il  cigttal  fegui, 

10  mi  rejlo  a guardar  le  reti  folo  i 
Vam.  loia  mandami  F illì,ch’hoggi  el  giorno , 

Ch’io  uenni  al  mondo quando  pofcia  uccifo 
Eia  il  mio  uitello,aUhor  tu  ne  uerrai . 

Ulcn.  Sopra  ogni  altra  amo  F illide,cT  rìè  caufa 

11  dirmi  al  mio  paì'tire,o  loia  d Dio, 

^ A'  Dio, piangendo  in  lunghi, er fiochi accentu 

Dam.  Nmccc  a le  /falle  il  Lupo, e a gliarbufccUi 
il fiato  d'Auflro,zr  le  pioggie  a le  biade  : 

Ma  d me  fol  (CAmariUide  lo  [degno. 

Men.  Giona  d le  biade  l’acqua, a gliagni  i falci) 

Al  capretto  /poppato  il  bel  uirgulto} 

Ma  à me  la  uifia  fol  et  A minta  e cara . L 

Dam.  Ancor  che  roza  jìa  mia  Mufa,amatct 
E*  pur da  PoUión,però  pafeete. 

Camene, al  lettor  uoftro  una  uitcUa ♦ 

Men.  Di  nuouimodiPollionfaucrfi. 

Pafeete  un  toro  adunque  a lui, che  cozzi* 

Et  che  co  piedi  al  del  mandi  l’arena, 

Vam.  Chi  t’ama,  Pollion,  qual  fei  diuenga. 

Et  per  lui  l’a/fro  rogo  faccia  aniomo)  •’ 

Et  corran  mele  in  ucce  d’acqua  i fiumi . 

Men.  Chi nottod(a  di  Bauio  i uer/ì,apprezzi  ’ 

ti..  * . ' • i # 


Vam.O  teneri f anciui,ch' in  quejii  prati 
Gite  cogliendo  fragole,  & uiole 
fuggitele  nell’htrba  è il ferpe  afeoflo. 


I tuoi, o M euio,e  accozzi  al  giogo  golpi, 
Et /penda  il  faticar  nel  munger  becchi . 


> 


I 


T E R Z A Ì 6 

fJittu  O pecorelle  mie,tomate  indietro: 

Non  fon  le  rjue  ancor Jìcurc  in  tutto} 
Vedetegli  rnonton  s'afciuga  il  nello, 

D dm.  Mena  dal fiume,!?  da  la  ualle  a cafa 

T itiro tomai  la  greggia,!?  quando  tempo 
Sargia  lauerò  ne  le  chiare  onde. 

X\cn.  Menate  o bei fanciui  lagreggia  al  ombra. 

Ch'il  caldo  non  f afciughi;perch' indarno 
Con  le  man  premerei  le  poppe  loro. 

Ddm,  Nel  mezzo  a pafchi,o  come  è fatto  magro 
Quefto  bel  toro,!?  le  mie  bianche  agnette. 

Come  anco  al  guardian  lor,n'c  caufa  amore • 
Nlen.  Non  riè  già  caufa  Amor  e, e appena  toffa. 

Et  lapéUejifcorge  àia  mia  greggia} 

Nf  tifo  dir  chi  gl’ ha  fatto  mal  d'occhio . 

Vm.  Dimmi,!? farai  da  me  tenuto  Apollo; 

In  qual  par t* è, che  non  piu  che  trematine. 

Et  non  di  manco  ni fì  feorge  il  cielo. 

Vieti,  Et tu  dimmi,  qual  fior  porti  dipinto 
Nel  propio  fen  de  gli  alti  regi  il  nome , 

Et  fiUide fia  tua,fe  tu  lo  fai. 

VdL  Nona  uoi  piu,ma  i me  cofl  gran  lite 
T occa  a comporre,!?  tu  fei  degno  certo 
Vetta  uitetta,!?  parimente  quefli. 

Et  ogni  altro, che  ancora  haura  timore 


Del  crudo  Amore,!?  gli  fia  dolce,o  amaro. 
Chiudete  i rufcettetti,o  bei  fanciulli, 

Perche  di  bere  homaifon  fatij  i prati. 


Politone,  ègloga  Quarta* 

argomento. 


Ottone  capitan  dcttcfercito  Geìr 
manico , quello  anno  apuo,  eh* e a 
gli  prefe  Salona  città  della  Dal* 
matia,  hcbbcun  figlimi  mafèhió: , 
che  per  lo  nome  della  città  prefa , 
chiamò  Satollino,  il  poeta  com*  • 
pofe  quefla  egloga  per  la  nafeh 

ta  di  quefìo  bambino , tirando  <t 

fuo  proposto  quelle  co  fesche  la  Sibilla  hauea  predette  deh 
la  felicità  auucnire  del  fecold'oro.Et  nondimeno  ui  mefeo 
la  ancho  per  tranfto  le  lodi  di  Potton  fuo  padre , CT 
d'Augufto. 


O Ninfe  Siciliane, alziamo  alquanto 
Il  nofìro  uf ito  jhfipcrch'ad  ogniuno 
Non  piaccion  già  le  tamerigi  h umili,  ~ 

E t bafii  roghii&fe  cantiam  le fette, 

' > Che  de  confoli  jlen  le  fette  degne . 

Già  uienVetà3che  la  Cumea  ne  ucrfi  • ♦ 

A’  noi  prediffc,c'l  mondo  fi  rinuoua ; 

Et  la  uergine  A flrea  ritorna 5 er  feco 
Ne  mena  il  tempo  del  uecchio  Saturno  : 

Ecco  dall'alto  ciel progenie  nuoua , 

Si  che  cafla  Lucina  à quel  che  nafee 
Prefta  il  tuo  aiuto  al'ufcir  fuor  del  uetitre  : 

D al  qual  fine  haucr  dee  letà  del  fèrro. 

Et  principio  hauerà  quella  dell'oro * 

Hcr  F ebo  tuo  fiatcl  tiene  il  fuo  regno. 

O PoUion, 


t 


~ 


O 'PóUiottjpur  prenderà  principio , 
Mentre  che  confolfafì.  uagaetate , 

E£  han  giu  cominciuto  i lunghi  mefh. 
Et fe  alcun  fegno  ancor  de  noflri fatti. 
Mentre  che  confol  fei  pur  ne  rimane , 
Eifaràfi,chefarà  Jpento  affatto. 

Etfe  <f  effer foggette  hanno  le  terre 
T cmenzaM  cojlui  fien  liberate . 

Ei la  uita  farà,qualfèan gli  Dei, 

Et  uedrà  fra  di  lor  gli  heroi  commifli , 
Et  da  quei farà  uiflo,  & col  ual ore 
Dette  uirtu  paterne  il  lieto  mondo 
Reggerà  con  tranquitta. >er  dolce  pace * 
Et  tufanciul,uedrai  ne  primi  doni 
Ed  terra  ff urger  fiior, per farti  honorem 
Con  tthedra  auuolti  i b accori,  er  attorti 
Ea  colocafia  infìeme , c'I  motte  acanto  : 
Ne  da  mano,ò  da  fèrro  alcun  fa  guafìo ; 
Et  torneran  le  capre  al  loro  albergo 
Graui  di  latte  le  pendenti  poppe. 

Et  P armento  pe  bofehi  i fier  leoni 
No«  temerà -,  er  la  tua  cuna  flcffa 
T if}> urgerà  dintorno, e frutti ,er  fiori  : 
Et  la  trifia  herba  feccherafii-,  e'I ferpe 
Col  uelen  proprio  ucciderà  fe fleffo. 
Etuerferanno  i pruni  (firio  amomo . 
Ma  poi  che  degli  Heroi  le  lodi,e' fatti 
De  parenti  di  te  legger  potrai. 

Et  uirtu  qual  eW è uedere  inficine , 

Apoco  apoco  il  campo  in  color  giallo 
Bar  fi  uedrà  perle  maturcffichci 
Bue.  di  Ver, 


C 


" «EGLOGA  y*r  ' 

Et  delle  acute /fine  me  mature 
Pender  uedrafii-,<cr  le  nodofe  querce 
Ben  fiuteranno  rugiadofio  mele: 

Ma  non  di  mcn  di  quella  antica  fraude 
Rimarrà,  alcun  ucftigio,ouc  bifiogna 
Con  legni  il  mar  tentare, & le  cajlcUa 
Cinger  di  murd,er  commandarci  appreffio, 
- Che  co  folchi  ftndiamla  dura  terra. 

: Altro  nouelloTifi  atthor  uedrafii. 

Et  uri  altra  Argo,che  gli  eletti  H eroi 
Porterà  in  fieno, &fien  nouelle  guerre) 

Et  nuouo  Achille  fia  mandato  à Troia. 

Ma  come  à noi  t'haurà  férma  età  mofiro , 

H uopo  non  fia, ch'il  mare  errando  uada 
Il  nauigantCyCT  che fine  merci  muto 
Ch'ogni  cofia  dar  acci,ogni  terreno. 

1 ,a  zappa  ingiuria  non  farà  à la  terra , 

Ne’/  pennato  à la  ni'tcjer  dal  lor  giogo 
Val  rozo  contadin  fleti  fciolti  ibuoi . 

% Non  mentirà  la  lana  il fiuo  colore  : 

Perch' il  monton  dafie  fiopra  de  prati 
Hor  rojjbyhor  giallo, hor  di  color  cilcjlrt 
Muterà  fdnza.  induflria  i bianchi  udii. 

Et  l'dgncUin  mentre  gl' andrà  pafcctido 
In  purpureo  color  cangerà'l  pelo. 

Tal  prega  ogniun  fienza  mutarfi  i F ati, 

. Che  la  parca  alfiuo  fùfio  affretti  il  filo, 

Pin  che  fi  giunga  à ficcol  cofi  bello. 

Piglia, ò fanciulyche  ben  uenuto  è'I  tempo, 

J fanti  honor,chefici  da  Dei  dificefio  : 

Grande  augumento,al  bel  regno  di  Giouc. 


« Q_V  A R TiA  ^ 1 9 

V.ifguarda  comefta  tremante  limonio 
Ver  lo  gran  pefo  che  fóftien  la  terra. 

Ciò  c l profondo  cicloni  uafio  mare * 

Ve  di  comi  ogni  co  fa  al  ucmr  tuo , 

Sperando  miglior  fccol  fi  rallegro. 

O piaccia  al  ciel,ch'io  mi  rimanga  in  uita. 

Ch'io  giunga  a tempo  a cantar  i tuoi  fatti , 

Che  i ucrfi  miei  nenfien  dal  Tracio  Orfio,  r * 

Me  da  Lin  tanti,  ancor  eh' a colui  dia 
ha  madre  aiuto, er  queftì  il  caro  padre ; 

Vcrche  Caliopca  d' Orfeo  fu  madre,  , ) x . 

Et  di  Lin  genitore  il  biondo  Apollo. 

Vt  Vane  ancora,^  giudichiti  gi Arcadi*  -, 

Sienne  gl'  Arcadi  giudici-,  s' in  proua  . . -, 

Viene  a cantar  conine  refleràuinto. 

Cominciai  faticiuUin,con  Itcto  tufo 
Aconofcertuamadrc,cheiiadieci 
Mefl,portòpcr  te  fi  lunga  noia. 

Comincia ,'o  fanciullinofa  quel  eh' a fuoi 
Vadn  mai  non  mofìrò  fegno  di  rifo,  * 

Me  Dìo  della  fua  menfa,<&  del  fuo  letto 

Mon  gli  uolfe  piacer  la  fonia  Dea.  • 


Dafni,  Egloga  Quinta ♦ 

• «'  . • - .V.’.'IZ. 

ARGOMENTO* 

MENALCA,  e t Mojfo Vafloripian* 

gon  la  morte  di  Dafni  loro  amico  -,  crluno  ~ 
canta  lepitafiojaltro  ladeificationc  dì  lui * 


«EGLOGA*# 

Menalca,  e Mollo  ♦ 

POfciach'  infime  citrouiamo,cr  ambi 
Efperti  fiamo,io  di  cantare  in  uerft. 
Tu  la  lira  fonar, fediamo  adunque 
in  queflo  locofdouc  gl'olmi,c ' carili 
fanno  co  rami  fi  piaceuole  ombra . 

Mos.  Mendica  egli  è douer,che  fendo  d'anni 
Di  me  maggiore  io  ti  ubidifca-,ond!io 
Dico, eh' a la  dolce  aura  a quefio  rezzo, 

O uer  nell  antro  ci  pogniamo.Eh  ucdi 
Quella  uite  faluatica,che  piena 
Di  bei  racemolin  quell' antro  adorna . 

Meo.  Ti  fi  oppon folfra  nofiri  colli  Aminta. 

Mos.  Ma  che  miraeoi  c,s'il  biondo  Apollo 
Crederebbe  cantando  uincere  anco . 

Men.  Mojfo  incomincia,??  s'hai  perforici  mente 
Verfonejfun  del  dolce  amor  difilli, 

O in  lode  dtAkone,o  uer  di  Codro 
Il  fuo  mal  dire.  Or  fu  comincia  homai , 

Che  de  tuoi  agnelli  hauri  Titiro  cura  : 

Mos.  Anzi  uolcua  dir  quei  uerfi,ch'io 

Voc'ha  compofi,e  in  una  uerde  feorzd 
D 'un  faggio  fcrifii -,c?  certo  il  modo  è bello 
Dequai  giuditio  dÀ,s'io  uinco  Aminta . 
Aen.  Quanto  al  pallido  v liuo,il  lento  Salcio, 

E ile  uermiglie  rofe,il  molle  giunco. 

Tanto, al  giuditio  mio  -, ti  cede  Aminta. 

Ma  cominciai  garzon.de  firn  nell'antro. 
Mo$.  Viangean  le  Ninfe, intorno  al  morto  Dafni , 
Chiamando  cruda,!?  divietata  morta 


#• 


^ CLVINT  a 
fujle  uoi  ttftimon  curili uoi 
ninfe  de fiumi,quando  in  braccio  eflinto 
Tene  a la  maire  il  figlio, e in  trifii  accenti 
Chiamaua  empie ,cr  crudel  le  /letteci  cielo, 
nel  morir  tuo , non  fit  pafior  con  greggia 
Mai  uifio  k chiaro  fonte, & inai  gufiaro 
Le  tenere  herbe  i tori  per  li  prati, 

V empio  tuo  fato  i leoni  Africani 
VianfcrOyò  Dafni, é’I fan  le  fclue,e'  monti* 
Le  qu/ti  con  trifle  uoci,in  quefii  accenti 
Differì  fol  Dafni  ha  pur  VHircane  tigri 
Legate  al  carro, & per  honor  di  Bacco 
Hai  carolar  trouatoì  ei  folle  fòglie 
Lente  <f  intorno  affhafte  ha  rnejfo  in  ufo . 
Come  iuue  a le  uiti,  er  quefte  off  olmo. 

Le  biade  k campi, er  a gliarmenti  il  toro 
Tal  fòfti,ò  Dafni  k tuoi  la  gloria  in  terra. 

% Ma  poi  ch'il  fato  k lor  t'inuolò,?ale, 

E7  fanto  Apollo  hanno  lafciato  i campi 
E t quante  uolte  in  efii,  e orzo, e grano 
• H auiam  gittati  in  cambio  c'hanno  refo 

Sterile  hauena,wfozzo  gioglio  inficine-, 

E in  uece  di  purpurei  N arcifii, 

Lt  bianche  rofe,k  noi  la  terra  rende 
Acute  ft>ine,er  uenenoji  tafii . 

Spargete  motti  fòglie fopra  il fuolo , 

Lt  d'ombra  ricoprite  i chiari  fónti  : 

Che  tanto  knoipafioriauuifaDafhii 
E*  fategli  uno  auettoya  cui  di  fopra 
ìfcriuerete  quefii  breui  carmi. 

Dafni  fon  io,conofciuto  fra  bofehi, 

C tu 


T-  /HEG.LOGA>|) 

E foggimeli  fino  k le  ftcHe  ncio, 

Guardian  di  bella  greggia,??  bello  anch'io  » 
Men.  Tal  cl  tuo  canto  k noi,diuin  poeta. 

Qual  dolce  fomelin  fu  uerdc  prato , 

Et  qual  di  (late  k caldi  giorni  eftiui 
Chiara ',??  jrefea  acqua  di  tranquillo  finte*. , 
JXcfolamcnte  il  tuo  macjlro  uguagli 
Ne/ fonar  fol,ma  nel  cantare  ancora  . 
"Fanciullo  auucnturato,  tu  farai 
Per  il  primo  tra  noi  nomato  certo * 

No;  non  di  incinquai  e' fi  fieno , k tuoi 
Ver  fi,  n'aggiungerem  qualcun  de  nofirìf 
Et  lo  tuo  Dafni  inalzeremo  al  cielo , 

Dafni  al  ciclo  alzerem,che fenza  dubbio 
"Pur  qualche  uolta  amò  noi  Dafni  ancora* 
Mos.  Et  qual  co  fa  maggior  puoi  tu  mai farmi 
Et  tanto  piu  che  quel  fanciul  fu  degno 
D'ogni  belcanto,??  pur  già  Stimico  •* 
Grandemente  lodò  quefio  tuo  canto . 

ULen.  Fiora  dal  ciel,fopra  le  bianche  foglie 
Si  pofa  Dafni,?? fiotto  i pie  fi  uede 
Vofcurc  nubi,??  le  lucenti  j Ielle . 

Adunque  foggi  di  gioia  colmi  il  fieno 
Si  ueggono  i paflorje  N infi,??  Pane 
Per  ogni  felua,  ??  cantano  il  fuo  nome* 

Ne  tejfc  il  Lupo  a le  pecore  inganni > 

Eie  fon  le  reti  tefe  contro  k cernii 
Ogni  duolo  è difcofto,che  tanto  ama 
Daftu  nel  cielo, e k noi  brama  ripofo * 

"Vanle  uoci  di  gioia  fino  al  cielo 
De  menti  acuti,??  de  le  ripe,??  degli 


<•£  QUINTA  20 

Arbufcei,c?à  me  cotti  rìfuona-, 

0 Mendica  Dio, Dio  fé  fatto  Dafni  • 
Però  buon  Ddfni  fia  pietofo  a tuoi 
Ecco  qui  quattro  altarini  te  buon  Dafni 
Nc/dcro  iwf,er  due  ne  rizzo  à F eòo, 

Ef  <f«e  tasse  4 queft'ufo  ogni  amo  colme 
Ti  fien  di  latte ,er  altrettante  folio. 

Ma  prima  ordinerò  ricco  cornuto 
Allegro  pel  lico'.',ch,Aruifio  honora 
Che  fia  noucUo  nettare  ) limato , 

Di  quel  tenendo  il  bicchier  pieno  4 tutti 
Verrà  D meta,  col  Cretenfc  Egone 
Meco  à cantare,*?  pofciaAlfijìbeo 
. farà [aitando  co  fatiti  à prona , 

Tanto  tifi  addurrà, quando  faremo 
Sacrifitio  à le  ninfèa  quando  appreffò 
Purgheremo  girando  i nofiri  campi. 

, Mentre  ameramp  i ficr  cignali  i monti , • 

1 pcfciTonde,cr  Capi  il  timo,c?  mentre 
Le  cicafc  amcrarmo  la  rugiada. 

Via  lo  tuo  nome, e?  le  tue  lodi  note. 

Et  come  à Bacco, e à Cerere fuolfarfl 
I f ieri  honor,cofl  faranno  ogni  anno 
Gliagricoltori  al  tuo  gran  nome  uoti. 

%lot.  Che  debbio  darti, ò qual  gnu  don  farebbe 
Suffiticnte,à  cofi  dotti  uerfi * 

Perche  non  tanto  il  dolce  foffiar  fAufhro , 
Ne7  percuoter  del  mar  per  gC offri f cogli 
Ne  V urtarfi  le  pietre  per  li  fiumi  > 

. M entre  qui  feendon  da  p endalti  colli. 

Quanto  il  tuo  canto w porgan  diletto . 

C mi 


Men.  Noi  pur  ti  doncrem  quefid  Sdmpognd, 
Con  ld  qual  gid  noi  pur  cdntdmmo  lieti 
Del  bello  Alefii  Coridone  drded. 

Nf  dopo  molto  dnco  infegnocci  quefid 
Ld  greggid  di  chi  è,di  M elibco* 

Mos.  Mendlcd  À te  ddrò  quejlo  bdfione 
Bello  pe  nodb&pcr  lo  rdme,ontTegli 
E’  cinto  intornoyil  qual  gid  molte  uolte 
Antigone  lo  chiefe,nc  mdi  f hebbe. 

Et  erd  degno  dUhor  d' e fiere  Amato, 

Sileno , Egloga.  Sejld. 

argomento. 


L P oetd  introduce  Sileno  in  quo « 
ftd  Eglogdyilqudlednchorcb’cb * 
bro , come  fi  conueniud  d colui , 
ch'alleuò  Bacco  fecondo  lopcnio * 
ne  de  gli  Epicurei  c<mtd  i princi * 
pij  delle  cofe . Md  perche  queflc 
conueniudno  troppo  all,  j 
i bajjczz*  del  uerfo  pdftorale,fu 

hito  nel  principiane  fd  feufa. 


LA  mufd  nofird  è pur  ld  printd  flatd. 

Che  i uerfi  del  pdfior  di  Siracufa 
H dbbid  degnati^  non  hd  hduuto  A fchiuo , 
Come  dieuri dltrdrfhdbitdr  lefelue. 

Vero  eh' dllbor  che  tri erd  dgrddo  dire 
De  regie  guerrc>A  me  riuolto  Apollo 


*1 


mi  S E S T A*>* 

T/rò  lorccchUyZT  diffe-,a  te  bifognd 
Adoperare  intorno  al  gregge  amico * 
O/frd,  cfcVo  sò  quanti faranno  quelli * 
O Varo, che  diran  le  lodi  tue , 

E/-  che  racconteran  Vafrre  battaglie; 
he  lafcio  a loro,& con  piu  bajfo  flile 
Ad  efercitio  humil  la  mufa  pongo. 

Ma  non  dimen,non  fon  per  raccontare 
Cofe,che  da  te  impofte  non  mi  fieno. 
Et fe  qualcun  farà,;' alcun  mai  fia 
Caldo  d' amor, che  quefii  uerfi  leggio 
T e noflro  Varo,li  piu  bafii  roghi 


Mafeguite  homai  Ninfe  ogmuofira  opra. 
CROMI,  CTN  apfilo  entro  ad  un  antro  ber  bop» 
V ider  ghiacer  Silen  dal  fonno  oppreffo , 

Che  a la  fua  ufanza  hauea  le  uene  enfiate 
Ver  molto  uin  da  lui  dianzi  beuuto . 

Lungi  poco  da  lui  dal  capo  tolta  ' 

La  ghirlanda  ghiaceua,cr  la  fua  tazZi 
Velfuo  logoro  manico  era  appefa . 

Quei  dentro  entrar o,& perche jfieffo il uecchio 
Gli  hauea  gabbati,promettendo  loro 
Fargli  contenti  del  fuo  dolce  canto; 

Lfii  il  legaro,cr  le  ghirlande  fue 
Furo  i fuoi  lacci-, ma  timidi fiondo 
Giunfeacafo  Egle , Egle  una  bella  Ninfa 
Dcff acquatice  fontine  aggiunta  ad  efii , 

Compio  già  difii,U  buon  uecchion  legar o. 


Et  te  le  felue  chiamante  piu  grata 
Cartafimofira  al  lumino fo  Apollo 
Che  doue  il  nome  tuo  fi  uegva  fcritt 


jAa  poi  che  fu  Sileti  dal  foimo  tolto 
E la  fronte,^  le  guancic  hauer  dipinte 
Da  Egle  bella  con  fanguigne  more , 

Fra  fendendo  dett inganno  fatto 
A Illuda  loro,À  quei  dice  Sciogliete, 
Deh  fcioglictcmi  homai, perche  m’haucte 
Co/i  legato  ? affai  uifiaT haucrmi 
Vi fio  comperò  che  ucrfi,ch'io , 

E utrffch'io  promefli  ho  di  cantare 
Ve  fra  mercè  faranno  , altro  À cojlci 
Darò  che  canto,perch' altro  l' aggrada} 
E t qui  die  fine, & cominciò'  l/uo  canto. 
Veduto  haurcfti  a la fua  uoce  ì fumi, 

E t le  fere  danzarci  le  lor  cime , 

Per  gioia,tremolar  le  dure  querele» 

He  del  cantar  di  Apollo  tanto  gode 
il  colle  di  Varnafo,ne  cotanto 
] i/maro  monte, & Rodope  d'Orfèo $ 
Quanto  del  canto  fuo  godcua  il  mondo. 
Imperò  eh' ci  cantaua,comc  injìcme 
Gl  Atomi  radunati ,er  pc'l  gran  uoto 
Fuffero  flati  il  feme, onderà  nato 
Varia,? acqua,la  terra, & fopr a quefli 
Il  trajf  urente, puro,etcreo  fuoco  : 

Et  che  da  queflipefeia  è nato  il  tutto. 

Et  come  qucjlo  limaccicfo  globo 
F offe  di  firma  f atto, & flabilito ; 
Etpoiccmelatcrraa  farfidura 
Ine  emine  iaf[c, & I acqua  Àfcpararfl 
Et  le  cofc  A pigliar  le  firme  loro . 
Etindiapprcffo  d alta  marnigli* 


BISESTA 
SUr fi  la  terra  fubito  che  fcorfc. 

Al  nuouo  giorno-, lampeggiare  il  Sole ♦ 

Et  come  d'alto  caggia  4 noi  la  pioggia 
Ne  le  nugole  fatta, eccome  prima 
Cominciaffcr  le  feluc  4 farjì  uerdi. 

C ome  andaffer  da  pria  le  fire  errando 
Per  grafiuri  monti,allbor  non  cono fciute . 
Oltradi  ciò  le  pietre  già  gittate 
E>4  P irra,conta-,  e'ircgno  di  Saturno, 
Uaugel  Caucafcocdi  Prometeo  il  fato, 
-Aggiunge  ancor, come  nel  fonte  refa 
H ila  affogato,??  come  i nauiganti 
F cron  quel  lito  rifonare  Hila , HiU* 

Et  dell' auenturata,fc  non  fòfjc 
Mai  fiato  armenti, ancor  cantò  Pafìfè, 
Laqual d’amor  t£ un  bianco  tor  fu  prefi  * 
Ah  fanciulla  infelice,  qual  pazzia 
Hor  t’ha  legata  ? Le  figlie  di  P reto 
Già  di  falfi  mugiti  empierò  i campi. 

Ma  non  però  già  fu  d' alcuna  prefo 
Sciocco  penfìer  de  li  cornuti  armenti ♦ 
Ancor  ch'ai  collo  temeffer  l'aratro , 

Et  ffieffe  uolte,con  le  man  la  chiara 
•Pronte  cercar, per  ntrouar  le  coma  * 

Ah  fanciulla  infelice, hor  tu  pc'  monti 
Necom  errando,??  ei  pofato  il  fianco 
Di  neue,fopra  alcun  molle  ghiacinto 
D 'un  elee  all'ombra, rumina  l'hcr bette, 

O altra  uacca  della  torma  fegue. 

Cretcnfì  Ninfe, eh  fi  chiudete,  eh  Ninfe 
De  le  feluc, chiudete  al  toro  ilpaffo. 


Deh  fe  per  forte  alcun  uejligio  innanzi 
Vi  uenijfe  del  tor, forfè  tirato 
Dal  pafcolar  le  tenerne  herbette , 

O feguendo  altra  uacca,oue  condotto 
Ejfer  potria  da  lor,con  mio  gran  duolo 
Quelle  feguite  a le  Gortine  falle . 

Ancor  cantò  duna  fanciulla  prefa 
Dallo  Iplendor  de  gli  Effendi  pomi 
Et  appreffo  le  fuore  di  Fetonte 
'tramutate  in  mufcofe,amare  forze» 

- Et  crefcer  fopra  terra  in  alti  ontani • 
ìndi  fcguiyji  come  errando  Gallo 
intorno  al  fiume  di  P ermeffo  eterno 
De  le  noue  fonde  una  il  condujfe 
Nc  monti  di  B octia,  doue.incontro 
Con  grande  honor  gli  andò  VAonio  coro : 
Come  Lino  il  paflor  gli  ornò  le  tempie 
De  gli  amari  fior  (Cappio,??  fi  gli  diffa 
Quejla Sampogna ti  donan le Uiufe. 
Vrendila  homaUcon  quejla  il  ueccho  Afcrcò 
Solea  cantando  far  da  gli  alti  monti 
Scendere  k baffo  le  robujle  quercie. 

Del  Grineo  bofeo  canterai  con  quejla 
Vorigin  uera,accio  che  non  fi  troui 
Selua,on<Cacquijli  maggior  gloria  Apollo . 
Che  dirò  io*  come  Scilla  di  N ifo. 

Et  V altra  appreffo, che  dal  mezzo  ingiufo 
Latra  qual  cancan  duro  fcoglio  fatta . 

La  qual  fi  dice, che  dcluago  Vlijfe 
Sommerfe  i legfli-,  ah  troppo  horrcndacofat 
Et fi  dilacerar  da  con  marini 


I fumiganti  nel  profondo  nutre. 

O pur  com'ci  cantaffe  le  mutate 
Membra  di  Tereo,er  guai  uiuande,CT  doni 
Gli  portajfe  a la  menfa  filomena  > 

Et  come  appreffoycon  prefiezza  molta 
Ve  luoghi  inh abitati  hauejfe  albergo  : 
Macon  che  penne  pria facejfe  duolo 
De  lafua  regia  cafafopra  il  tetto . 

Tutto  quel,chcCEurota  al  biondo  Apollo 
V di  cantar , ch'egli  a fuoi  lauri  diffe , 

Che  e ' deueffer  tener  per  fempre  a mente j 
Egli  cantaudjC?  le  percoffe  uatti 
Nc  mandarono  ilfuon  fino  ale  flette} 

Ver  infin  cti egli  a raunar  coftrinfc 
La  greggia,^  rimenarla  entro  le  flatte9 
r A lor  pdftorijZr  fendo  mezzo  giorno 

A mal  gfado  del  ciclo  apparue  fera. 


- cocche  ferafmarrito : ej  (rafia* 
to  chiamato  da  Dafni  giudice  del  controllo. 


Tbirjiy  Egloga.  Settima* 


ARGOMENTO. 


5J  A B ucoliafiidi  T hcocrito  òpre » 
fo  l'argomento  di  quefla  Eglog  . 
‘ Il  poeta  introduce  qui  Melibeo 
paftorcychc  racconta  il  contra/lo 
di  Coridonc,z?  di  Thirfi,ilquale 
i s' era  per  forte  abbattutojnentre 
j ch'egli  andana  cercando  tiunbec* 


4-V  V^UUUUIJC,  K.  X 1111  li» 

A La  bcti  ombra  firn  fronzuto  felce 
Scdcdfì  Dafni,douc  Condotte , 

Et  Tirfl  haucan  quel  di  la  greggi d inficine. 
Di  pecorelle  Tir  fi  era  guardiano. 

Et  Coridon  di  capre, che  pendenti 
Haucan  le  poppe  per  foucrchio  latte . 

Ambi giouin  datate, ambi  dì  Arcadia, 

A cantar  pari,  cr  d rifonder  prefli. 

Quiui mentrio riparo, acciò  ch'il freddo 
A la  tenera  mortine  non  noccia , 

Cere  aita  il  capro,che  dal  gregge  Sera, 

Nel  menarlo  d lo  albergo  ;attontanato  : x 

Veggo  il  bel  Dafiti,  cr  egli  d me  riuolto 
J Vii  di  fife, o Mclibeo,  uien  qua  da  noi -, 

Ch'il  capro  e faluo,or  fonfalui  gli  agnelli. 

Et  fc  tu  puoi  rcftar,uiennc  d quefi' ombra 
A ripof arti  no  fico  -,  doue  quinci 
Vedrai  gli  armenti  ogn'hor  uenire  d bere. 

Qui  con  tenere  canne  il  M indo  addmbrd 
Sue  uerdi  riuc,  ardale  f aere  querele  .J 
Sujfurrar  s'odon  le  pungenti  pecchie, 
lo, che  doucua  fard  alihor  non  era 
lAcco  Y Ulidc, o Alcippc,chc  gl' agnelli 
Dal  latte  tolti  rinchiudcffr  in  cafra  : 

Et  grande  era  il  contrafio  fra  cofioro. 

JV1  a filialmente  a ogni  mia  faccenda. 

Ancorché  grande, antepofi  i lor  giuochi. 
Commetar  contraftando  horluno,horlaltro 
A cantar  ucrjì , e ben  uolcati  le  Mufe, 

Ck'dmcntc  haucfsi  il  lor  dire  auiccnda  : 


Coridon  que/li  diffe,cr  Tir/ì  quejti 
Gli  rifpofe  per  ordine  in  riffofia. 

Cor.  O Ninfe, io  u'amo,almen  datemi  uerfi 
Qual  hai  mio  Codro,pcrchc  quanto  Febo 
Quafi  fa  ucrfiima  fe  hauer  non  pojfo 
Gratia  cotal,da  molto  dolor  uinto 
Qucfla  arguta  Sampogna  hoggi  rimane 
Vendente  in  fcgno  a queflo  facro  pino. 

Tir,  P afeori Arcadi, a me,ch'ognhor maggiore 
Vengo  poeta, ctedra  ornate ileapo: 

Tal  che  d'inuidia  ancor  ne  [coppi  Codro. 
Via  fc  mi  biafma  alcun, baccani fieno , 
Ch'ornin  mia  fronte -, acciò  che  pel  futuro 
Alcun  non  faccia  ingiuria  al  uoftro  uate . 

Cor.  D ’ un  fetofo  cignal  tir  futa  tefia. 

Et  d'un  gran  ceruo  le  ramofe  corna , 

Sacra  Diana,ilmio  Micon  t'appende: 

Ma  fc  farà  quanto  il  uolcr  mio  daffe. 

Ver  me  farai  di  bianco  marmo  fculta. 

Et  di  bei  borzacchin  le  gambe  ornata . 

Tir.  H tu  Pnapo  almo  cult  or  de  gli  horti, 

Vcrch' ogni  anno  ti  bafia  un  uafo  folo 
T>i  bianco  latte, er  farro,zrfal  con  effo . 
Già  fino  à qui  di  terfo  marmo  fatto 
I T‘hduiam,ma  da  qui  innanzi >fc  la  greggia 
Ci  farà  un'altra  greggia, farai  d'oro . 

Tot.  O Galatca,che  di  dolcezza  auanzi 
il  mele  ibleo,??  di  candore  i cigni. 

Et  di  bellezza  pafii  la  bianca  E ira  : 
Quando  uedi  tornar  uerfo  f albergo 
Va  pafehi  il  toro,  a me  mntene  fola ; 


Se  del  tuo  Coridonc  amor  ti [calda.  I 

Tir»  Anzi  io  poffa  parer  piu  amaro  affai. 

Che  therbe  di  Sardigna ,*?  piufeabrofo , 

Che  V offro  rogo,*?  uia  piu  uil  che  f alga. 

Se  quefto  giorno  a me  non  par  piu  lungo » 

Ch' un  amo  interagite  o pafciuti  tori , 

S'è  piu  uer gogna  in  uoi,gite  a le  falle  . 

Cor.  M ufiofi  finti,*?  herbe  grate  al  formo , 

Et  uoi  rari  arbufcei,che  con  le  fiondi 
Vate  [opra  il  terrai  piaceuol' ombra  : 

Deh  dal  foljlitio  le  mie  pecorelle 
Difendete,  hor  eh' e'  uien  la  calda  fiate  ? 

Già  fior  le  ulti  altrui  mofiran  le  gemme.' 

Tir . Quinci è'I ficone ,*? qui lefaceUine 

Stan  fempre  acce  fi,*?  fimpre  c arde  il  fioco3 
■ ' EtCafiidua  filigginc  ogni  cofa 
Va  uenir  nero  : *?  qui  tanto  di  B orca 
Temiamo  il  freddo, quanto  teme  il  Lupo 
Il  numcr  de  gli  agnci,de  gli  argin  fiume. 

Cor.  Qui  fon  ginepri,*?  ruuide  cafiagne. 

Et  da  ogni  arborpendon  pomice  i prati 
Son  pien  di fiori,*?  ogni  cofa  ride  : 

Mentre  fra  lor  dimora  il  bello  Alcfii 
Mafe  dalor fi fcofta,conlu:  figge 
Ogni  bontate,*?  fi  ficcano  i fiumi 
Tir . Per  difètto  dell  aria  i campi, e'  prati 
Si  fi  un  dolenti, da  gran  fite  opprefii , 

Et  la  ulte  hor  a indarno  adombra  i colli 
Ma  fi  VilUde  miafi  mofira  loro 
Si  rallegra  ogni  cofa,e'l  fommo  Gioue 
farà  dal  del  uemr  piaceuol  pioggia. 


^SETTIH  AHI 

Cor.  La  quercia  c grata  ad  Hercolc,%rla  uitc  r 
Ama  il  Òio  Bacco  iCfUùcrttc  mortella  1 

Venere  h'd  in  gr  ado  ìct E ebb  pregia  il  Uuro$  "ir 
Ut  filli  honcra  il  cordo  jCT  mentre  effo 
Sarà  daTiUì  amato  jl  tier de  alloro,  ■ " 

Ne/d  mortingiamai  uincerà  il  cordo,  ;* 

Tir • Sta  ne  le  fclue  ben  Pccccffufi-afiwc, 

il  pin  ne  gli  bottini  pioppo fopra  il  fiume,  £ 

E per  gUMpeftri  monti  il  dritto  abeto. 

2&a  fc  piujpejjo  k mctLicidd,uicni  i 

Il  fidfiin  ne  le  feluejl  pin  ne  gVborti ; > 

Sanza  alcun  dubbio i al  tuo  bel  cederanno.  [ 

Me/.  DitantomiricordotemuanpoiTirfl  t 

S'dffdticó contenderCicrfra noi  U 

Coridon  fù  tenuto  un  Condone,  a 


I Lo  Incantefimo,  Egloga  Ottaua, 

• ARGOMENTO. 


und  ccrtd  maliarda  con  incàuti  & malie  fi  sforza  di  ri* 
durre  un  gioitane,  che  la  Jbrezzdua,  a tornare  auclcrlt 
bene,  ...  . , 


ìaiicho  è tolta  quafi  la  maggior 
ì patte  della  prefcntc  opera , dota 


ji  Vefta  Egloga  ha  due  partì.  Nel 
\ la  prima  D amon  pafìoreinna* 
jj  morato  di  Nifa,laqualc  uolcua 
j meglio  a Mojjo , dirompe  in  di* 
1 ucrfi  lamenti.  La  feconda  e tolta 
j quafi  tutta  da  Tbcocritoycome 


D 


Uuc.diVer, 


Damone,  e Alfefibeo.1  7 

L'Agrefte  mufa  di  due  pafior  editto: 

tun  detto  Alfifibeo,lÀro  D motte,  { 

Che  fèti  per  marauiglia  a una  uitelLt  :> 

Scordarli  Herbe,  & arrejlare  i fiumi,  VA 
; Et  jlupefatte  fior  tirate  fiere , m2 

ta  mufu  di  D dmone,e  Alfifibeo  ( 

H or  noi  cantiamo:  il  tuo  fauor  ci  prefld 
O fe  del  gran  Timauo  pefti  ifafii,  v 

O del  mdr  Stiano  pur  cdUdlcbi  tonde. 

Eh  far  a mai  quel  di,ch'i  tuoi  gyanfatù 
JA  i fia  lecito  dirocco  c’  ne  uienc 
il  giomo,chc  mi  fia  conccjfo  dire 
JA  tutto  il  mondo  le  tue  cccclfe  lodi i IO  J 

te  qudl  cotante fon,chefol  de  ucrfl 
Del  Sofocleo  coturno  degne  fono,  , - ^ ^ 
'pur  non  di  manco  han  principio  i miei  carmi 
Ve  tuoi  gran  gefthcr finire  in  te  denoo*it 
Et  però  prendi  i uerfi,che  tujlcffo 
' Jmpofto  rihai, & fra  gli  alteri  Allori 
tdfeia  fer pendo  andar  qucft'Edra  intorno* 
Appena  il  uelo  hauea  la  fredda  notte 
Disgombrata  dal  mondo, aUbor  che  Ibcrbj, 
i E di  bianca  rugiada  intorno  molle  : 

Cofi  grata  a le  dolci  pecorelle. 

Quando  D amane  a pie  d’un  bianco  uliuo 
• incominciò  i fuoi  detti  in  quefle  uoci, -, 

Sorgi,luce  del  ciel  Diana  JicUa, 

. Che  uieni  innanzi  al  Sole,c'l  giorno  meni, 
Mentre  che  dell  indegno  maritaggio 


^orTAVA^  ** 

Y)eW empialo*  cruda  Nifd  imi  lamento  ; 

Con  gratti  Pei-, ben  ch'io  non  fcci  nulla  r 

In  addurli  d colei  per  teflimorùi  i 

Tur  ragiono  con  quelli  albore  eflreme.  I 
Comincia  Arcadi  uerjì , o mia  Sampogti4*  > 

In  Arcadia  gli  arguti  monti  tutti  > 

Cantati foucnte9cr  liloquaci  pini 
Lor giaccion fopra9da  cui  i pajlorctli  •:  « I 

Odonfouente  ragionar#  amore.  . ,-L 

Pan  quiui  il  primo  fu,che  le  Sampogne  > 

Non  comportò ,che  flefiin fempre  in  otto  : i 

Comincia  Arcadi  uerjl3o  mia  Sampognd.  : 

JAoffo  ha  per  moglie  Nifi:  hor  che fperanzd  .» 
Baieremo  amantiihor  giungeremo  infìeme 
1 x cauaUe,c  grifóni  pel  futuro  ? 

Ad  un  finte  uerranno  a bere  d coppia  2 

Gli  arditi  cdniyZr  le  paurofe  lepri.  j 

Accendi  Moffo  nuouc faccUmc*  > t 

Da  poi  che  meni  moglie ,er /porgi  nodi  -1 

V ofciach* in  tuo  piacer  fi  lafcid  dietro  ?» 

H ejpcro , ah  trifii  noi  ilo  monte  O età.  . { 

Comincia  Arcadi  uer{l,o  mia  Sampogna. 

O doma  maritata  ai  un  degno  huomo , 

Hor  tu  difpregi  ogniuno , cr  bora  in  odio  ? 

TV  la  Sampogna  midicr  hor  le  capre  l 
AbborrifcitCr  la  mia  pilofa  barba , < j. 

E t quefle  irfute  cigliai  manco  credi, , T 

Che  de  mortai  gli  Dei  fi  pigliti  cura . ; 

Comincia  Arcadi  uerjì,o  mia  Sampogfuu 
Bri  ndc  mieflepi  picco  lina, 

Bt  con  tua  madre  coglicui  de  pomi* 


mi  EGLOGA*^ 


Tur  tfer'io  guida-, ab  laffb  me,ch'atlhord 
Vedcua  appena  il  terzo  decimo  anno, 
ì Et  con  fatica  ancora  i primi  rami 
Eoteadaterraconlemantoccare : -r-  r 

i Quando  ti  uidi,aJnme  come  fri  prefoì  . 'c  > 

Come  del  uano  error  rimaji  preda! 

Comincia  Arcadi  ucrfro  mia  Sampogna , > 

Hor forche  cofac  Amore ,crdouc  ei  nacque  . 
Ne  gli  afpri  monti, in  ìfmaro Kodope> 

O coUfra  gli  ejlremi  Gar  amanti, 
tàenatoègiadinoftraftirpeilftro,  -s/L 

Ne  men  natolo  nutrito  a [angue  noftro • .» 

Comincia  Arcadi  uerjl,o  mia  fampogna * 
fc  tempio  Amor  la  man  nel  proprio [angue 
Tinger  di  roffo  a la  /pittata  madre, 

'Benfù  crude l quella  [cclefia  madre9 

Voflu  madre  piu  ferodo  fi  piu  trijlo  : . :\D 

Empio  [anciulMn  fr  reo  quel figliuolo , 

I&a  fr fti  piu  crudel  tu,cruda  madre . 

Comincia  Arcadi  ucrfl,o  mia  Sampogiau 
Hor  de  le  gregge, per  fra  propia  uoglia 
Sifrggail  lupo, o1  [opradure  quercie 
JXafcano  ipomi  d'oro,ei  fior  Narcifsi  , 

Vroducangtalni,zr  li  pungenti  roghi 
Suditi  perle  lorfeorze  igrdfii  elctri* 

& ulule  cantm  pur  co  cigni  a proua } ÌPi 

Venga  Titiro,Orfio,Orfio  tra  bofehi  >•/»  J . 
Si  jlia  mai  fcmpre,cr  Arionjra  pcfcL  r:-  V , 

Comincia  Arcadi uerfìiomia  Sampogna, 
Sommerga  il  mar  tutto  quel  ck’hoggiuiue » 

Re fiate  o [clu*,  ch'io  da  quefta  ripa 


i 


i 


Di  quejlo  alpeftro  monte  giu  nel  mare 
Mi  gitterò  : o N ift  quejlo  dono 
Ver  l'ultimo  babbi a da  cojluiycbe  muore. 
Fon  fine  a ucrji  Arcadi,  o miafxmpogna, 
Quejlo  dicca  Damon,quel  che  feguiffe 
Alftfibeo  mi  dite,o  fante  Mufa 
Ch'ogni  cofa  non  può  fapere  ogni  huomo, 
Torta  deli  acque,  er  cingi  il [acro  altare 
Di  molli  bcnde,er  dentro  al  fuoco  g ett4 
La  perfùfa  uabena,e’l  mafehio  incenfo . 
Accio  ch’io  proui  co  miei  f acri  uerft 
La  magica  arte >er  per  lei  faccia  amami 
Contro  ogni  fuo  placa  dal  mio  marito  : 
Qui fuor  de  uafi  À noi  non  manca'nulU. 
Verfi  al  mio  albergo  homai  menate  DafhL 
Co  uerft  trar  fi  può  dal  del  la  luna » 

Co  uaft  Circe  i compagni  di  Vliffc 
Mutò  di  fórma-, CT  puon  nel  mezzo  A prati 
Vinca  gli  incanti  il  uenenofo  ferpe.] 

Va  fi  al  mio  albago  homai  menate  Dafni* 
Di  tre  uari  color, tre  lacci  auuolgo 
AU’ immagine  primardi  con  quelle 
Anco  tre  uolte  il  fatto  aitar  circondo. 

Che  del  numer  difpar  godon  gli  Dei. 

Verfi  al  mio  albergo  homai  menate  Dafrif 
Stringi  in  tre  nodi,o  AmariUi  cara. 

Quei  tre  colori, o AmariUi  firingi. 

Et  di  -,  di  Vena  bella  il  nodofiringo » 

Va  fi  al  mio  albergo  homai  menate  Dafni* 
Come  s’indura  quefla  tcrra,er  come 
Sthquefa,  quefia  già  dura  caa. 


Mw.  Noi  pur  ti  doncrem  quefla  Sampogna, 
Con  la  qual  già  noi  pur  cantammo  lieti 
De/  bello  Alefli  Coridone  ardea. 

Ne  dopo  molto  anco  ìnfegnocci  quefla 
"La  greggia  di  chi  è, di  Melibeo ? 

JMLoj.  Mendica  a te  darò  queflo  baflone 
Bello  pe  nodijV  per  lo  rame,ondlegli 
E’  cinto  intorno  Jl  qual  già  molte  uoltc 
Antigone  lo  chiefc,ne  mai  Tbebbe ; 

Et  era  degno  aHhor  d' e fiere  amato . 

Sileno , Egloga  Sejlct, 

argomento. 


L Poeta  introduce  Sileno  in  que* 
fla  Eglogaflqualc  anchor  cliché 
bro , come  fi  conueniua  a colui , 
eh' allenò  B acco,fccondo  lopcnio * 
de  gli  Epicurei  canta  iprinci * 
pij  delle  cofe.  Md  perche  quefle 
conueniuano  troppo  all,  ' 
del  uerfo  pafloralCifu 

bito  nel  principiane  fa  feufa . 


LA  mufa  noflra  è pur  la  prima  (lata. 

Che  i ucrfi  del  paflor  di  Siracufa 
Habbia  degnati ,er  non  ha  hauuto  a [chino , 
Come  alcun' altra,  <f  h abitar  le  felue. 

Vero  eh' allhor  che  m' era  agrado  dire 
Le  regie  guerre,*  me  riuolto  Apollo 


li 


I^SEST 


A**M* 


T irò  lorecchUyCT  diffe>a  te  bifogni 
Adoperare  intorno  al  gregge  amico, 
Oltra , ch'io  sò  quanti  faranno  quelli * 
O V aro yche  diran  le  lodi  tue9 
Et  cheracconteran  l'aftre  battaglie} 
he  lafcio  a loroy&con  piu  baffo  fide 
Ad  efercitio  humil  la  mufa  pongo. 

Ma  non  dimen3nonfon  per  raccontare 
Cofe,che  da  te  impofle  non  mi  fieno, 
Etfe  qualcun  far à3s' alcun  mai  fia 
Caldo  d'amor3che  quefii  uerft  legga* 
T e nofiro  Varo3li  piu  bafsi  roghi 


Mafeguitehomai  Ninfe  ogmuoflra  opra. 
CROMI,  er  Ndpfilo  entro  ad  un  antro  hcrbofo 
V ider  ghiacer  Silen  dal fonno  oppreffo , 

Che  àia  fua  ufanza  hauea  le  uene  enfiate 
Ver  molto  uin  da  lui  dianzi  beuuto. 

Lungi  poco  da  lui  dal  capo  tolta  ' 

ha  ghirlanda  ghiaceua>cr  la  fua  tazZi 
Vel  fuo  logoro  manico  era  appefa. 

Quei  dentro  entrar  o3<&  perche  ft>cjfo  il  uecchio 
Gli  hauea  gabbati,promettendo  loro 
fargli  contenti  delfuo  dolce  canto ; 

Efii  il  legar  o3zr  le  ghirlande fue 
F uro  ifuoi  lacciima  timidi  fiondo 
Giunfe  à cafo  Egle , Egle  una  bella  Ninfa 
Ltetfacquatice  fonti  9e  aggiunta  ad  efii , 

Com'io  già  difilli  buon  uecchion  legaro. 


Et  te  lefclue  chiamante  piu  grata 
Cartafimofira  al  luminofo  Apollo 
Che  doue  il  nome  tuo  fi  ucgga  fcritt 


HiEGLOGA^I 

lAa  poi  che  fu  Sileti  dal  forno  tolto 
E là  fronte^  le  guancic  hauer  dipinte 
D d Egle  befia  con  fmguignc  more , 

Era  fendendo  dclC  inganno  fdtto 
A luiydd  loro,*  quei  dice  Sciogliete, 
Deh  fcioglictemi  komai, perche  m'hauetc 
C ofi  legato  ? dffdi  uifiaV  hducrmi 
Vi  fio  cojlypcr'o  che  uerfi,ch'io, 

E utrfìyctì io  promefii ho  di  cdntarc 
V ojh’d  mercè  far  anno  idltro  a coflci 
Darò  che  canto,perch' altro  l'aggradd} 
Et  qui  die  fine  ,er  cominciò' l fio  canto. 
Veduto  h dure fii  4 la  fud  uoce  i f duni. 

Et  le  fere  danzare, er  le  lor  cime, 

P er  gioidytrcmolar  le  dure  quercie . 

. Ne  del  cantar  di  Apollo  tanto  gode 
il  colle  di  Varnafo,ne  cotanto 
ljmaro  monte R odope  d'Orfio •, 
Quanto  del  canto  fuo  godcua  il  mondo. 
Imperò  etici  cdntdua,comc  inficine 
Gl' Atomi  radunati ,er  pc'l  gran  uoto 
Eujfero  fiati  il  femc,ond'era  nato 
Variaci' acquaja  terra, CT  fopra  quefli 
Il  traJparcnte,puro,cterco  fuoco  : 

Et  che  da  quefiipefeia  è nato  il  tutto. 

Et  come  queflo  limaccicfo  globo 
F offe  di  firma  fatto,v  fiabilito 5 
Et  poi  come  la  terra  a farfi  dura 
lncominciajjcycr  l'acqua  afepararfi. 

Et  le  cofc  a pigliar  le  firme  loro . 

Et  indi  appreffo  (Calta  marnigli 4 


Bisesta 

Sfar  fi  la  terra  fubito  che  feorfe , 

Al  ttuouo  giorno  ^lampeggiar  e il  Sole , 

Et  come  et  alto  caggia  d noi  la  pioggia 
Ne  le  nugole  fatta ,er  come  prima 
Cominaaffer  le  felue  d far  fi  uerdi. 

C omc  ajidaffer  da  pria  le  fere  errando 
Ver  gl' aff  ri  monti, allhor  non  cono fc iute, 
Oltradiciò  le  pietre  già  gittate 
Da  P irrdycontai  e'iregno  di  Saturno , 
Uaugel  CdUcafco,crdi  Prometeo  il  furto, 
Aggiunge  ancor, conte  nel  finte  rcfht 
Hila  affogato, ecr  come  i nmganti 
F cron  quel  lito  rifonare  Rila , RiU. 
Etdcll'auenturata,/cnon  fiffe 
Mai  fiato  armenti, ancor  cantò  Pafifi, 
'Laquald' amori  un  bianco  tor  fi  prefi , 
Ah  fanciulla  infelice, qual  pazzia 
H or  t'ha  legata  * Le  figlie  di  P reto 
Già  di  falfi  mugiti  empierò  i campii 
Ma  non  però  già  fi  d' alcuna  prefo 
Sciocco  penfìcr  de  li  cornuti  armenti , 
Ancor  ch'ai  collo  tcmcjfcr  baratro. 

Et  fpeffe  uolte,con  le  man  la  chiara 
fronte  cercar, per  ritrouar  le  coma , 

Ah  fanciulla  infilicc,hor  tu  pc ' monti 
Ne  corri  errando, crei  pofato  il  fianco 
Di  ncue,fopra  alcun  molle  ghiacinto 
D'un  elee  ÓJt ombra,rumina  l'herbette, 

O altra  uacca  della  torma  fegue. 

Cretcnfì  Ninfe, eh  fi  chiudeteci]  Ninfe 
De  le  felue, chiudete  al  toro  il  puffo. 


D eh  fi  per  forte  alcun  uefligio  innanzi 
Vi  uenijfe  del  torfirfe  tirato 
Dal  pafiolar  le  tenerinc  herbette, 

O feguendo  altra  uaccayoue  condotto 
Efjfer  potria  da  lorycon  mio  gran  duolo 
Quelle feguite  a le  Gortine  falle . 

Ancor  cantò  et  una  fanciulla  prefa 
Dallo  fplendor  de  gli  Emendi  pomi 
Et  appreffo  le  fuore  di  Fetonte 
'I  r amutate  in  mufiofiyamarefiorzc% 

- Et  crefcer  fopra  terra  in  alti  ontani . 
ìndi  feguifl  come  errando  Gallo 
intorno  al  fiume  di  Permejfo  eterno 
De  le  noue  fonile  una  il  condujfe 
Ne  monti  di  Boetiaydoue,incontro 
Con  grande  honor  gli  andò  l'Aonio  coroz 
Come  Lino  il  paftor  gli  ornò  le  tempie 
Degli  amari  fior  ti  appio  y&  fi  gli  diffii 
QuefiaSampognati  donanleMufe . 
Prendila  homai,con  quefla  il  uecchto  Afereo 
Sole  a cantando  far  da  gli  alti  monti 
Scendere  a baffo  le  robujle  quercie. 

Del  Grineo  bofeo  canterai  con  quefla 
Vorigin  ucrayaccio  che  non  fi  troui 
Seluayontiacquifh  maggior  gloria  Apollo* 
Che  dirò  iof  come  Scilla  di  N ifo. 

Et  V altra  appreffo }che  dal  mezzo  ingiufo 
Latra  qual  canc,in  duro  fcoglio  fatta» 

La  qual  fi  diceyche  del  uago  Vliffe 
Sommerfe i legpi$  ah  troppo  horrendacofai 
Et  fi  dilacerar  da  con  marini 


1 Mitiganti  nel  profondo  mare* 

O pur  cottici  cantdjfc  le  mutate 
Membra  di  Terco,er  quai  uiuande ,er  doni 
Gli  portdffe  a la  menfa  filomena  > 

Et  come  appreffo,con  prefiezza  molta 
Ve  luoghi  inh abitati  hauejje  albergo  : 

Ma  con  che  penne  pria  facejfe  il  uolo 
De  lafua  regia  cafafopra  il  tetto . 

T utto  quel,chc  f Eurota  al  biondo  Apollo 
V di  cantar , ch'egli  a fuoi  lauri  diffe , 

Che  e * deuejjer  tener  per  fempre  a menici 
Egli  cantaudyCr  le  percoffe  ualli 
Nf  mandarono  il  fuon  fino  a le  ftcUe } 

Ver  infin  ctiegli  a raunar  cofirinfe 
"La  greggia,*?  rimenarla  entro  le  fidile, 

A lor  paftoriiC  fendo  mezzo  giorno 
A mal  gfado  del  cielo  apporne  fera, 

Tbirjly  Egloga.  Settima. 

ARGOMENTO. 


A Bucoliafii di  Theocrito  òpre « 
l'argomento  di  quefta  E glog  . 
Il  poeta  introduce  qui  Mclibeo 
pafiore,che  racconta  il  contrafio 
di  Coridonc,& di  Thirfi,ilquale 
s' era  per  forte  abbattuto,mentre 
ch'egli  andana  cacando  ti  un  bcc* 
co, che  s5  a a fmarrito:  er  era  fia- 
to chiamato  da  Dafni  giudice  del  contrafio. 


JL-rXIUlUK-U,  V^UHUUIie,  C 1 11101» 

A LdbcW  ombra  futi  fronzuto  felce 
Scdcafl  Dafni,douc  Condotte , 

E t Tir  fi  Imeni}  quel  di  ti  greggia  inficine. 

Di  pecorelle  Tirfi  era  guardiano , 

E t Coridon  di  capre ,che  pendenti 
Haucan  le  poppe  per  foucrchio  latte.  ; a 
A mbi  giouin  d’etate,  ambi  d' A rcadti, 

A cantar  pari>c?  a rifonder  prefiL 
Quiuimcntr'io  ripar o, acciò  ch'il freddo 
A la  tenera  mortine  non  noceti,  ' , 

Cercaua  il  capro,che  dal  gregge  fera, 

N el  menarlo  a lo  albergo  ; allon  tanato  : 

Veggo  il  bel  Dafni,  e?  egli  a me  riuolto 
Mi  diffido  M clibco,  tua;  qua  da  noi 5 
Ch'il  capro  è fatuo, cr  fonfalui  gli  agnelli. 

Et  fi  tu  puoi  rcftar,iiieiinc  a qucfi'ombra 
A ripofarti  no  fio  5 doue  quinci 
Vedrai  gli  armenti  ogn'hor  uenire  a bere. 

Qui  con  tenere  canne  il  Mincio  adombra 
Sue  ucrdiriue,cr  da  le  fiacre  querele  / 

Sujfurrar  s'odon  le  pungenti  pecchie, 
losche  doueua  fard  alihor  non  era 
Meco  T Ulidc  ,o  Alcippc,chc  gl' agnelli 
Dal  latte  tolti rincbtudcjfe  in  cafa  : 

'Et  grande  era  il  contrafio fi' a co  fioro. 

Ma  finalmente  a ogni  mia  faccenda, 

A ncor  che  grande ,antepofi  i lor  giuochi. 

Cominciar  contraftando  horluno,horlaltro 
A cantar  ucrfi,  e ben  uolcan  le  M ufi, 

Ch'amcntc  haucfsi  il  lor  dire  auiccnda  : 

' 1 é 


Coridon  qucfli  diffe , er  Tirfi  quefii 
Gli  rifpofcper  ordine  in  rijpofla. 

Cor.  O Ninfe, io  u' amo, alinea  datemi  uerfi 

Qualhalmio  Codro, perche  quanto  Febo 
Quafi  fa  ucrfema  fe  hauer  non  pojfo 
Gratia  cotal,da  molto  dolor  uinto 
Quefia  arguta  Sampogna  hoggi  rimane 
Vendente  in  fegno  a qucfto  facro  pino. 

Tir,  Vafeori  Arcadi,  a me,ch'ogn'hor  maggiore 
Vengo  poeta,cCedra  ornate  il  capo  : 
f Tal  che  d'inuidia  ancor  ne [coppi  Codro . 

Ma  fc  mi  biafma  alcun,baccari fieno, 
Ctiornin  mia  fronte y acciò  che  pel  futuro 
Alcun  non  faccia  ingiuria  al  uofiro  iute. 

Cor.  V'un fetofo  cignal  f ir futa  tefta. 

Et  d'un  gran  ceruo  le  ramofe  corna , 

Sacra  Diana,ilmio  Micon  t'appende: 

Ma  fe farà  quanto  il  uolcr  mio  dijfe. 

Ver  me  farai  di  bianco  marmo  fculta. 

Et  di  bei  borzacchin  le  gambe  ornata . 

Tir.  E tu  P napo  almo  cult  or  de  gli  horti, 
Vcrch'ogni  anno  ti  bafia  un  uafo  folo 
Di  bianco  latte, er  farro,??  fai  con  ejfo. 
Già  fino  à qui  di  terfo  marmo  fatto 
ft  T’hauiam,ma  da  qui  innanzi,fe  la  greggia 
Ci  farà  un'altra  greggiafarai  d'oro. 

Zor.  O Galatea,chc  di  dolcezza  auanzi 
llmcle  ibleo,??  di  candore i cigni, 
EtdibeUczzapafiilabiancaEdra : 
Quando  uedi  tornar  uerfo  V albergo 
Va  pafehi  il  toro,  a me uientene  fola-. 


Se  del  tuo  Coridone  umor  tifcalda. 

Tir . Anzi  io  pofia  parer  piu  amaro  affai. 

Che  t herbe  di  Sardigna,cr  piu  [cabro fo. 

Che  laffro  rogo,cr  uia  piu  uil  che  f alga. 

Se  quefto  giorno  a me  non  par  piu  lungo , 
Ch'un  anno  interagite  o pafciuti  tori , 

S’c  piu  uer gogna  in  uoi,gite  a le  fi  alle  • 

Cor . Muffo  fi  finti ,er  herbe  grate  al  formo. 

Et  uoi  rari  arbuffcei,che  con  le  fiondi 
Eate  fi opra  il  terren  piaceuoV ombra  : 

Dcfc  dal  folfiitio  le  mie  pecorelle 
T)  fendete, hor  ch'e'  uien  la  calda  fiate  $ 

Già  fior  le  ulti  altrui  mofiran  le  gemme.1 
Tir . Quinci  è'I fòcone,&  qui  lefacelline 

Stan  ffmpre  acceffe,ej  ffempre  c'  arde  il  fioco, 
*.  ' Et  P afiidua  filiggine  ogni  coffa 
Eauenirneroicrqui  tanto  di  Borea 
Temiamo  il  freddo, quanto  teme  il  Lupo 
il  numcr  de  gli  agnei,de  gli  argin  fiume . 

Cor.  Qui  fon  ginepri, crruuidccaftagne. 

Et  da  ogni  arborpendon  pomici  prati 
Son  pien  di  fiori, cr  ogni  coffa  ride  : 

Mentre  fra  lor  dimora  il  bello  A lefiu 
Muffe  da lorfiffcofia,con  Infigge 
Ogni  bontate,zr  fi  ficcano  i fiumi. 

Tir.  Per  difitto  dell'aria  i campi, e'  prati 
Si  fian  dolenti, da  gran  fitte  opprefii. 

Et  la  ulte  bora  indarno  adombra  i colli, 
Mafie  ¥ lUide  mia  fi  mofira  loro 
Si  rallegra  ogni  cofani ffommo  Gioue 
farà  dal  citi  uernr  piaceuol  pioggia. 


’M  SE  TT'HIA^  2J 

Cor.  La  quercia  è grata  ad  H $rcolcjZ?}a  uitc.  - 
Ama  U Dio  BaccoiZflaucrttc  mortella 
Venere  ha  in  gradoicrfcbò  pregia  il  laurós  ir 
E t FilUhoncra  ilcorilo  mentre  effo 

Sarà  dattili  amatojluerde  alloro, 

Ne  la  niortin  giamai  uincerà  il'corilo . i ' 

Tir.  Sta  ne  le  felue  ben  Fccccffofi'afiino , 

il  pin  ne  gli  bottini  pioppo  [opra  il  fiume,  i 
E per  gU  alpeflri  monti  il  dritto  abeto . 
l&afc  piujpcjfo  k me,Licida,uicni  o 

llfrafiin  ne  le  felue,il  pin  ne  gl’horti;  . t 

Sanza  alcun  dubbio  }al  tuo  bèl  ceder  amo* 

Mei,  Di  tanto  mi  ricordo, e in  uanpoiTirfl  / 

S'affaticò  contenderete?  fra  noi  , , U 

C ondon  fu  tenuto  un  Coridone . t , 

Lo  Incanteftmo,  Egloga.  Ottaua ♦ 

- ARGOMENTO. 


j Vejla  Egloga  ha  due  parti . Nel 
la  prima  Damon  p afrore  inno* 
morato  di  N ifa , laqualc  uolcua 
meglio  aMoffo , dirompe  in  di* 
ucrfr  lamenti . L a feconda  c tolta 
qua  fi  tutta  da  T bcocrito,  come 
ancho  è tolta  quafi  la  maggior 
_ parte  della  prefcntc  opera , dona 
ma  certa  maliarda  con  incanti  & malie  fi  sfèrza  diri* 
ime  un  gioitane,  che  la  jfrczzaua,  a tornare auclerlt 
bene* 

Buc.diVCK  D 


Damonc,  c AlfefiBfeo# 


L'Agrtflt  mufa  di  due  pafior  canto: 

Luti  detto  AlfifibeoJaltroDmone,  { 

Che  fèti  per  marauiglia  a una  uitetU  . l 
Scordarli  tberbe , er  arre/iarc  i fiumi,  ->UL 

Et  fiupefatte fior  tirate  fiere.  ,ì2 

Lamufa  di  Damone,e  Alfifibeo  [ 

Hor  noi  cantiamo:  il  tuo  fauorciprefid  il 

O fe  del  gran  T imauo  pefti  ifafii,  .'V. 

C del  mar  Stiauo  pur  caualchi  f onde,  • - 

Eh  farà  mai  quel  diteti i tuoi  gran  fatti 
M i jla  lecito  dirocco  t' ne  uienc 
jl  giorno  ychc  mi  fia  conccjjo  dire 
A tutto  il  mondo  le  tue  cccclfe  lodi ; r » 


* 


i' 

$ 


Le  qual  cotante  foniche fol  de  ucrjl 
Del  Sofocleo  coturno  degne  fono.  . - ^ . 

pur  non  di  manco  han  principio  i miei  carmi 
Me  tuoi  gran  gefthcr  finire  in  te  demo ^ 

Et  però  preni  i ucrfi,chc  tuftefo 
Impofto  m'bdiyCr  fia  gli  alteri  Allori 
Lafcia  fer pendo  andar  qucft'Edra  intorno* 
Appena  il  uelohaueala  freddanotte 
Disgombrata  dal  mondo}aUbor  che  Ihcrba , 

E di  bianca  rugiada  intorno  molle: 

Cefi  grata  a le  dolci  pecorelle. 

Quando  Damonc  a pie  d’un  bianco  uliuo 
Incominciò  i fuoi  detti  in  quefle  uoci-, 

Sorgi,luce  del  ciel  Diana  JlcUa, 

Che  uieni  innanzi  al  Solevi  giorno  meni,  ± 
Mentre  che  deW indegno  maritaggio 


mito; 

k 


. 


orrAVAjD  ìt 

Dett empia,*?  cruda  Nifa  i mi  lamento 
• Con  gValti  Da-, ben  ch'io  non  feci  nulla  r 

Jn  addurli  k colei  per  tefiimoni}.  . i 

Tur  ragiono  con  queUiatthore  eftreme.  i 

Comincici  Arcadi  ucrfl , ò mia  Sampogtuu 
In  Arcadia  gli  arguti  montitutti  > 

Cantati fouente,*?liloquacipini  *, 

h or  giaccio n fopra, da  cui  i paftorcUi  \ ••  ; i 

Odonfouente  ragionare?  amore.  ,,l 

Pan  quiui  il  primo  fu, che  le  Sampogne  > 

Non  comportò, che fiefiin frnpre  motto : : 

Comincia  Arcadi  uerfi,o  mia  Sampogncu 
Jftojjò  ha  per  moglie  Nifa:  hor  che fpcranz4  > 
Hauremo  amantiihor  giungeremo  inficme 
he  cauatle,e  grifom,*?  pel  futuro  r 

Ad  un  fonte  uerranno  k bere  k coppia 
Gli  arditi  cani,  *?  le  paurofe  lepri . ? 

Accendi  Moffo  nuoue faccUinc,  >.  t 

Da  poi  che  meni  moglie,*?  flurgi  noeti  x 

Vofciach'in  tuo  piacer  fi  lafcia  dietro  * 

H ef}>cro , ah  trifti  noi-, lo  monte  O età.  . 

Comincia  Ar cadi  u(rfìto  mia  Sampogncu  : 

O donna  maritata  ad  un  degno  huomo, 

Hor  tu  diffregiogniuno,  erbora  in  odio  t 

Tc  la  Sampogna  mia}*?  hor  le  capre  Z 

Abborrifci,*?  la  mia  pilofa  barba , » I 

E t quefle  irfute  ciglia}*?  manco  credi»'  v* 
Che  de  mortai  gli  Dei  fi  piglili  cura . Z 

Comincia  Arcadi  uerfi,o  mia  SampogicU  > 

Bri  nele  mie fiepi  piccolina. 

Et  con  tua  madre  cogliertele  pomi»  Ji 


JWO*> 

' •) 

al 
r » 

rutT  - 


^ 

Vuru'cr'io  guida-,  ah  laffb  mc,ch'atlhord 
Vede  tu  appena  il  terzo  decimo  anno, 

E t con  fatica  ancora  i primi  rami 
Votea  da  terra  con  le  man  toccare  : 

Quando  ti  uidi,aJnme  come  fui  prefoì 
Come  del  uanoerror  rimafi  preda/  ' 

Comincia  Arcadi uerfo  mia  Sampomt,  i 

^orf°^ecofa  c Amerei  douc  ci  nacqui 
Kcgli^rimmtw  ìfmaro^  Kodope,  ; 
° coUfraglieftremiGaramanti.  y 

tic  nato  e già  dinoflra flirpe  il firo, 

*le  mai  natolo  nutrito  afanguc  nofbro.  0 : 

Comma*  Arcadi  uerfl.o  mia fampogna. 
re  Tempio  Amor  la  man  nel  proprio fanvut 
*Tingqr  di  rojfo  a la /pie tata  madre . 

Brnjfc  crudel  quella  [cele fi  a madre, 

To/tu  madre  piufèra,ofit  piu  tri/lo  ^ 

l^pwfanciulMfù  reo  quel  figliuolo, 

Kafù/it  piu  ornici  tu, cruda  mdrt. 

Cornimi  Arcadi  ucrfl,o  mia  Sampomo. 

Morde  le  gnggt,pcrfu4  propia  itogli* 

SiHga  il  lupo,cr  [opri  iure  querele 
Kafcano  ipomi  df oro ,ei fior  Narcifsi 

Tr oducan  gl alni^cr  li  pungenti  roghi  \ 

Suditi  per  le  lor forze  i grafi  elctri, 

L ulule  cantin  pur  co  cigni  à proua-, 

Vmga  Titiro,Orjio> Orjro trabocchi  . j 
Sijtu  mufempre,®-  Anon Ira  pefei. 

Comincia  Arcadi  uerfl.  o mia  Sampogna. 

il  mar  tutto  quel  ch'hoggi  uiue 
Reftatc  ofelue,  ch'io  da  quefta  ripa 


i 


Di  quefto  alpeftro  monti  giu  mi  mare 

Mi  g itterò  : o Nifi  quefto  dono 

Per  r ultimo  habbia  da  coftui,che  muore* 

Von fine  a uerfi  Arcadi,o  miafampogna* 

Quello  dicco.  Damon,quel  chefeguifjè 

Alftfibeo  mi  ditelo  fante  Mufe-, 

Ch'ogni  copi  non  può  fapere  ogni  huomof 

Porto  dell acque,®1  cingi  il [acro  altare 

Di  molli  bende,®'  dentro  al  fuoco  getto 

"La  pcrfùfa  uerbena,e'l  mafehio  incenfo* 

Accio  ch'io  proni  co  mici  [acri  uerjì 

ho  magica  arte,®  per  lei  faccio  amarmi 

Contro  ognifuo  piacer  dal  mio  marito  : 

Qui  fuor  de  uerfi  a noi  non  manca'mUa* 

' Verfi  dmioalbergohomaimenateDafhL 

Co  uerfi  trar  fi  può  dal  del  lo  luna. 

Co  uerfi  Circe  i compagni  di  Vliffe 

Mutò  di  fórma-,®  puon  nel  mezzo  a proti 

Vincer  gli  incanti  il  uenenofo  ferpe.] 

Verfi  al  mio  albergo  homai  menate  Dafni * 

Di  tre  uari  color ,tre  lacci  auuolgo. 

All'immagine  primardi  con  quelle 

Anco  tre  uolte  il  fanto  aitar  circondo* 

Che  del  numer  diffar  godon  gli  Dei . 

Verfi  al  mio  albergo  homai  menate  Dafni* 

Stringi  in  tre  nodi,o  AmariUli  cara , 

Quei  tre  colorii  Amarilli ftringi , 

Et  di  i di  Vener  bella  il  nodoftringo • 

V erfi  al  mio  albergo  homai  menate  Dafni* 

Come  s' indura  quefto  terra,®  come 

Si  liquefa,  quefia  già  dura  cera, 

_ • « « 


E t qixfta,cr  quell*  ad  un  mdefrno  fuoco: 
Tanto  per  nojbro  amore  auenga  a Dafni. 
Getta  nel  fuoco  farro,<crfale  apprcjfo , 

E il  crepitante  alloro, io  perche  Dafni 
ìl  cor  m'incende  que/lo  alloro  abbrucio . 

In  que/lo  fuoco  contro  a Dafni  il  crudo . 

Ver  fi  al  mio  albergo  homai  menate  Dafni. 
V amor  di  Dafni  uerfo  me  limigli 
Quel  de  la  uacca,quando  fegue  il  toro 
Pcrgl'afpri  bofchi,cr  per  Halpcftrefelu ef 
Che  dicercare  fianca foprai  giunchi 
Si  corca  laffa  in  ripa  à qualche  fiume , 
t\chfouuicn>ch’ il  dii’ appreffa  alfine}  ) 

Tanto  di  fe  medefma  ufcita  è fuori  P 

Cotanto  amor  lo  piglia"  non  mi  curi  . '/ 

Di  fargli  ribatter  la  fua  folate . 

Verfl  al  mio  albergo  homai  menate  Dafni. 
Già  qucfle  /foglie, che  di  Dafni  furo , 

Che  mi  lafciò  nel  fuo  partire  in  pegno. 

Ti  dono  o terra, fatto  quefla  foglia 
qm/Ic  babbi  in  pegno  fol  per  render  Dafni. 
Vcrfi  al  mio  albergo  homai  menate  Dafni. 
Quefl’hcrbe  Meri  già  mi  dicdr,cr  qucfH 
Vcnem  in  Ponto , pur  da  Meri  colti > 

Perche  molti  n’adduce  tal  paefe.  // 

Meri  con  qucfti  trasformofii  in  lupo,  \ 

E t s’imbofcò  piu  uolte,cr  molte  ancor 4 
Valmc  de  morti  truffe  de  fepolchri } 

E fio  ueduto  ho  le  mature  biade 
GiadJTun  campo  all’altro  traffortargli. 
Xcrjl  al  mio  albergo  homai  menate  Dafni. 


• * Viglici  Amarilli  con  due  man  la  cenere*  ;?n 

E tfopra  il  capo  la  getta  nel  fiume. 

Acciò  che  non  la  gUardi,&  io  con  quefld  : H 

Affiaterò  l'ingrato  Dafni , poi 
Ch'i  Dei  non  cura,cr  piu  dijf  rezza  i uerfh 
Ver  fi  al  mio  albergo  homai  menate  DafitL  • t 

Deh  uedi  un  po,che  mentre  io  tardo  à fiord 
La  cenere  gtttar,com'eUa  propia  ) 

Sul  altare  ftridendo  da fie  fleffia 
Leficintilanti fiamme  matida  fiore  : 
lo  non fo  gìa,s'c  buonora  triflo  augurio » 

Sentirti  il  con  f òpra  la  fòglia  abbaio* 

£erto  ch'egli  è buon  fiegno,à  quel  ch'io  creda 
O pur  dafetolfiegm  amante  crede. 

No  certonò,chcgt'èl'amatoDafhi.  xAA 

Verfinon  piu, eh' a noi  tornato  è Dafni. 

Meri,  Egloga.  Nona. 

ARGOMENTO. 


opo  La  uittòriaFHippenfè0 
hauendo  Vergilio  perduto  am 
ch'egli  i fiuoi  poderi  neUadflri* 
butione  de  campi,  iquali  per  ardi 
ne  de  Triumuirifi  diuideuano  di 
la  da  P Oypartitofi  da  Ro ma,par 
te  per  rifletto  della  fio  utrtu % 
cr  parte  per  fauor  di  Po Uiond 
gouernatore  di  quei  paefl , rihebbe  le  fiue  po/Jefiioni . M j 
ciò  hauendo  moto  per  male  Ario*,  a cui  perauuentura  &d 
toccoilpodcrdi  Vergilio,  poco  mancò, [ch'egli  non  fijfic 


• • • • 


, \ 


»«,  £ 


morto  da  quel  faldato  adiralo . Rjfcndo  egli  dunque  per 
tornare  a Roma,ordinò  al  fuo  fattore , che  con  minor  fuo 
danno , chepofiibil  (offe  fino  al  ritorno  fuo  fi  gratificajfe 
Ario.  C oftui  dunque  per  commefion  del  padrone  ua  A 
Mantoua,a  prefcntar  certi  capretti  ad  Ano.  Licida  pafto 
re  raggi unfc  Meri, er  gli  domanda  doue  e' ua.  quiui  Meri 
haucnàonc  occafione  piagc  la  mi  feria  di  quei  tempi.  Dipoi 
Andando  infiemc  aMantoua , pajfano  il  tempo  con  diuerfe 
canzoni,  : 

Licida,  & Meri*  a 

# '**•  *■  • * p. ''f  \ 9*  l ' IllC  v#  * t -m  , 

1 'A  Due  ti  guida  il  piede  Meritar  doue 
JLJ  Ti  conduce  la  uialne  la  cittadei . * 4 
M er,  O Licida,noi  fiam  una  condotti. 

Che  pur  delnofhro  campo  un fire/hero*  V 
Quel  che  giamoi  nonfi fariapenfatoi  « . • 

E uenuto  padrone  ,e  ardifee  dire ; 

Quefio  è pur  mio,atitichi  habitatori 
Cercate  homai  procacciarui  altro  luogo  : 
r!  Hor  uinti,gr  éfcacciati.Et  quefio  fola,  » -r— - 


t 


? Per  chela  forte  quaggiù  il  tutto  uolge. 
m '%jzt  à lui  quefii,che  mal  prò  gli  faccino ; 
sVto  v'-  Come  tu  uedi  ogribor  portiamo  a quegli » 
I *ic, Certo  ch'io  pure  haueua  udito  dire , 

•t  /'  4.:  Che  da  lafommiù  dclTalto  colle 
Per  lefùe  piagge  giufo  fino  al  fiume 
* Bt  da  lamacchia,  alo feofeefo faggio 

i Seruato  banca  Mcnalca  co  fuoiuerfi* 

Ktr.  Vudifiibcn,benneuolòlafama , 

Ma  uagUontanto?ejpwmoi  uerfi  nofiri 


v ort 


— 


I 


✓ 


^ N O N A ^ zf 

tra  Vanni  militar,  Licida  caro,  y 

Quanto  al  ticnir  dell  aquila  anco  ualt  , .-y  j 

La  timida  colomba  d'Albania.  y 

Et  s'ammonito  non  m'haueffc  allotta , 

C.h' io  tontraftar  piu  non  douefii il  mio  ; 

LalTdce  caua  fimjbra  cornice. 

Ne  qui  farebbe  Ai  eri  tuo, ne  ancor 4 '1 

Sarebbe  uiuo  il  tuo  caro  Monoica. 

He*  Ahme,cham  di  tu,  farebbe  alcuno  \ 

Che  faceff : atto  federato  tanto  l 
Ahimè, dunque  è per  co/i  poco /iato. 

Che  perduto  non  s'eteco  Monoica  ( 

Ogni  piacere,  ogni  folazzo  noflro . 

Chi  cantcria  le  N ufi,  echidi  fiori. 

Et  d' herbe /porgerla  la  terra, cr  quali 
Soprale  finti  inducerebbe  l'ombra  1 
O uer  chi  fona  i uerjì,ch'io  di  piatto  j , 

Ti  tolfi  quando  àfolazzar condoni* 
Moltovonècon AmariMno/bra. 

T itiro  caro  infin  eh' à te  ritorno. 


Latiia  cèbreue,le  pecore  pafei,  £ 

Et  poi  che  fon  pafeiute  a ber  le  mena 
Al  chiaro  rio,ma  guardati  dal  capro; 

Ne  grondar  contro, perch'ei  cozza ,er 
Wm  Anzi chique/li canterebbe,i  quali 

N on  ben  forniti  per  dar  lode  à Varo  f.l 

Cofifoucnte  a noi  paflor  contatta ; 

O V aro;  il  tuo  gran  nome  fino  al  cielo* 

Se  per  te  farà  Mantua  confcruata;  N 

Ah  Mantoua  infelice, zr  troppo  appre/Jo 
A tfog/fi  duolo. 


Cantando  porteranno  i bianchi  cigni 
Eie.  C oli  fùggan  mai  fempre  le  tue  pecchie 
Gli  amari  tafri,C  le  tue  uacche  a capi 
Portin  pel  latte  le  lor  poppe  gonfie  : i 

Comincia  fe  nuWbai,ch'anco  le  M ufi 
fecero  me  poeta,  anch'io  fi  ucrfl. 

Et  lor  nate  mi  chiamano  i pajlorì  : 
JAaiononneuoprefo&lclor  gridai 
pero  che  fino  a qui  non  mi  par  fare  i. 

Vcrfi  da  porgli  a par  con  Varo,o  Cimi» 
lAaroza  oca  gracchiar  fra  dolci  cignu 
JMfr.  I oframeftejfo  acciò  penfauaadeffo. 


Et  framcfrejfo  inmente  riuolgeua  » 

/ ScmaimiricorddfiiyZr  non  fon  certo  - i 

"Verfì  però  da  difrregiarli  molto. 

' Vicn  quinci 3o  Galatea,che fi  affo  trotti 
Nc  lefalfc  onde,quinci  pnmauera 
Orna  il  terreo  di  rofii fiori  intorno* 

Et  con  l'humore  i fiumi  le  lor  fronde 
X>ipingon  lieti  di  uariati  fiorii 
E7  bianco  pioppo  il fuo  bell  antro  adorni , 

Et  con  le  braccia  fue  la  uite  porge 
Nel  mezzo  giorno  altrui  piaceuol  ombra , 

(.  Eh  rnnne, ej  lafcia  al  lito,cr  per  gli  fogli 
A fuo  grado frrir  crucciofo  il  mare.  'r. 

I Àc.  Che  ucrfì  fironquei,cb' io  già  t'udif 

Vna  notte  cantar, che  ben  il  modo  / 

Saprei,$'haucfii  a mente  le  parol  rf  > 

Mer.  AchcpiuDafhit'affotichihomai 

Incero  ar  de  le  fteUc  il  corfo  ufato  A 

Ecco  chcfotto il  fegno  di  Ciprigni  .*  • 


K 


«CNOK'AW  50 

Cefitrc  è tuttofato  il  cui  pianeta 
* Vieti  le  biade pe  campi  ogn’hor  mature » 

Et  per  gli  aprici  colli  anco  le  ulti , 

Con  gioia  affai  coloreranno  Irne*  , > 

Anncfl a Dafni  il  pelacelo  che  poi  . t\ 

Ifigliychc  uerrati  colgano  i frutti. 

Ogni  cofa  mortai  ne  porta  il  tempo,  > ^ 

Et  l'animo  ancoiio  mi  ricordo  faffò , 

Scudo  piccolfanciul3cantando  femprt  \ 

• Durar  da  Coibenti  tramontar  del  Sole. 

s Nora  non  pur  mi  s’c feordato  i uerfi , 

--  Ma  con  quelli  anco  ho  perduto  la  uoce, 

*•'  Et  prima  il  lupo  uidc  Meri, eh' egli 

r::  • Eie  l’empio  lupo  ancor  fi  (òffe  accorto,. 

<-•  Ma  bajlinti  homai  qucjlijgl’ altri  poi 

A te  Menalca  gli  dirà  fouente » 
tic.  Con  quc/le  tue  cagionuai  ritirando 
Vurfemprein  lungo  ilde/idcrio  noffro 

Non  ueditu,ch’ilmarfipofa  in  calma,  . . • 

N e mormorar  per  Varia  il  uento  s'ode.  . . ; 

Appunto  quinci  è' l mezzo  del  cammino  : 
imperò  ch’io  di  qui  feorgo  il  fepolcro 

T)iBianoro3oue  gli  agricoltori  A ■ 

Colgon  leuerdifrondijin  quejlo  loco 
Cantiamo  oMeri,ehpofa  queffi  agneUi5\  ; 

Che  ad  otta  giungerem  ne  la  cittade. 

Mafe  pur  primach’ armiamo  à quelli 
Dubiti  che  la  pioggia  non  ti  tarpi , 

Cantiam  per /brada  perch’  il  noflro  canto 
Il  cammin  ci  farà  piu  corto.  Andiatrn  ' 

E 4 caufi  che  per  uia  popi  cantare. 


:<*•* 


0$,  EGLOGA 

Ti  uo  leuar  da  dojjo  queftofafcio 
JW  cr.  De  b non  dir  piufanciul/acciamo  hor  quanti 
Dura  nccefitx  ciprigne  a fare . 

, Perche  quando  a fa  Mendica  flejjo 
Atthorpotrem  cantar  più  dolci  ucrjh 

Gallo , Egloga.  Decima i 

ARGOMENTO. 

ORNELIO  Gallo  fi  grati 
poeta , cr  primo  gouernatore 
dctTEgittOydquale  ejfendo  fie* 
rumente  innamorato  di  Citheri * 
de  meretrice , liberta  di  Voluti* 
3 , nio, chiamata  qui  dal  Poeta  Li* 
corine  gli  udendo  ella  punto  di 
bene ^rna  ejfendo  ita  in  GaUia  co 
Antonio, credefi  ch'egli  ne  fcntijfegrandifiimo  dolore . I ! 
Poeta  dunque  lo  confola  con  quefta  Egloga , laquale  è toU 
ta  dal  Tbirjl  di  Theocrito, 

SJami,Arethufa,in  quefla  ultima  imprefi 
Cortefe  del  tuo  aiuto,oue  ho  da  dire 
A leum  pochi  uerfl  a Gallo  mio,  > 

Ver  fiche  leggerà  Licori  anpra.  ) 

E t chi  potria  negar  mai  ucrjia  Gatto* 

Cofl  lamara  Dori  unqua  non  mefehi  !fL 
Il  juo  col  tuo  liquor, mentre  tu  papi  ! 

Sotto' l mar  Siciliano,  homai  comincia: 

Cantiamo  il  mcflo  amor  di  Gatto, mentre 
Pafcon  le  capre  i teneri  uirgulti,  . ...,r4 


«.DECIMAR 

No/ non  cantiamo  a fordi  : anzi  le  fclut  ' < 

Ri/pondon  dolcemente  a noflri  accenti. 

Douccrauate  uoi  N aiadi,eyn  quali 

Lofchi,quando  d'amore  indegno  arda 

'Callo  t Voi  non  Parnaffo,uoi  non  Pindo,  >;* 

Ne  Aganippe  tenne  a far  foggiorno . ' * ' ¥ .A 

Vianferlo  i lauri,??  Menalpianfe  ancora* 

Vcggendolfol  dolcrfi in  terra  ficfo}  . 

Etpianfcrlo  anco  ifafii  di  Liceo . 

Eurglìlcgreggic  intorno,??  non  gl'increbbci 
Nc  te  incrcfca  dì  lor  diuin  poeta  : 
libello  Adone  anch'ei  guidò  la  greggia 
A bere  a fiumi,  uenncui  il  guardiano -, 

Venneui  il  pigro  ancor  bifólco , e'I  graffo  ! 

Menala  aàbor  dalle  mature  ghiande, 

Vcnncui  Apollo,  ??  ne  dimandan  tutti , 

P erebe  fluite  amor  t' ingombri' l petto. 

0 ue  è Galloni  ccruelt  dice  Licori 

“La  Ninfa  tua  : ??fiegue  uti altro  intanto 

Ver  neui,  er  monti,  & per  armate  fchicre . ? 

Venne  Situano, & ha  dirozo  bonore 
Il  capo  adorno,  cric  fiorite  ucrghe 
Scuotevi  gigli  grandi,*?  dell' Arcadia  * 
L>[oPanuiucnne,ochenoiuiftohabbiamo 

Di  coccole  fanguigne  tfEbul  tinto, 

loffio  ardi  minio,??  qual fia  modo  dicet 

Amor  quefio  non  cura,??  non  fi  pafee 

Di  pianto  il  crudo  Amor, ne  d'berba  il  ritto 

Ne  di  Cithifo  [‘Apatie  di  fiondi  j 

Le  capre  : Ma  uoi  pure, ci  dice  me  fio,  .r 

Arcadi  canterete  a uoftri monti 


i 


\«A|t  tfì 


freddi  noi  foto  al  cantare  auezzL 
O fc  mai  canta  Vamor  mio  la  uofiro 
Rampogna, come  allhor  mi  fiorò  in  pace. 

O s’io  fifii  de  uoflri  unOjO  de  greggi 
Voftri  guardiano,o  pur  delle  mature 
Vuc  uendemmiatóre , o pur  guardiano. 
Tojfe  o pur  meco  FiUiyofòffc  Aminta, 

O qual  fi  fio  furor  ( che  nuoce  ittoi 
Se  Aminta  è nero  ? hor  non  fon  nere  ancori 
"Le coccole  er  mole  i ) meco  all'ombra 
Storia  de  falci  fotto  dcbtl  i lite  : 

Mentre  cantajjc  Anunta.cr  mentre firn 
filli  coglieffcyche  ghirlande  inteffe. 

Qui  ficchi  fintiyCT  tenere  berbefono 
licori,  er  felue  ombrofe  : er  io  contento 
Xiuer  teco  in  eterno  ogn'hor  defio . 
il  fiero  amore  hor  mi  ritiene  armato 
Nel  mezzo  aU'armi,alle  nemiche  febiere  : 
Tu  dalla  patria  lungi  ( o s'io  mentifii) 
Senza  me  fola  Agghiacciato  Rbcno, 
UAlpi  di  nieuc  piene  hor  uedi,ab  crudo 
Ah  figgi  haimeychc  non  ti  offenda  il  fivddo , 
Ah  chcH  rigido  ghiaccio  il  tener  piede 
Mi  fera  te  non  tagliyab  figgi  hor  dunque.  r 
Canterò  dunque  il  Calci  dico  ucrfo. 

Et  quel  che  d me  del  Sicilian  pafiore 
XaMufa infegna : che cofi ho  difpojlo 
Mellc  felue  cantare ,er  nelle  grotte 
Fra  fafii  er  fiere  i mici  teneri  amori , 

Mctlc  tenere  forze  io  quefti  intaglio. 

Che  crefcon  qucfitjcrcfccrwno  & qucUL 


Tornio  anchor fra  Ninfe  andrò  cercando 
Qualche  fiata,  cr  cacciato  cignali. 

De  mhourà’l  freddo,  s'io  circondo 
Con  cani  i bo fichi  di  Partenio  tutti . 
Veggomi  andar  già  per  le  balze,  efebi 
SonanticT filettar  dardi  Cretefl 
Contorco  Soriano,er queflofia 
Del  furor  mio  rimedio,cr  quclDio  ferfe 
Eia  del  mal  no  fero  piu  benigno  autore * 

D' Arbori  a noi  Ninfe  non  pm,ne  uerfe 
Piacciono  a noi  non  piu,uoi  fi  lue  uoi 
Date  perdono  a noigratia  cr  fiauore. 

Chi  dura  in  uoi  fatico, quel  nonpuote 
Mutar, ne fe  nel  maggior  freddo  noi 
B cefiimo  E bro,cr  fe  da  piogge  cr  neui 
Pofiimo  in  Scitha  ricoperti : o quando ' 
Verde  Ufcorza,chefificca,Volmo , 
Quando  pafeiamo  dEthiopia  i greggi 
Sotto'lfegno  di  Cancro  al  caldo  ardente. 


AMOR  uince  ogni  cofa,Amor  noi  regger 
Mufeà  uoi  quefto  bafti,che  cantato 
Dobbiamo  a[faiìmcntré‘l  Poeta  uofero 
Siede, cr  di  uinchi  teneri  ha  tejfuto 
Picciolo  cefia,  uoi  Mufe farete 
Aluofbro  GaQo.chcfla  grande, a Gallo 
Per  cui  tanto  ardo  ogn*horapiu,quanto  alto 
Crefce  di  Pr inumerà  il  uerde  ontano . 
Sorgiamo  homai,che fuole  ejfer  nociua 
l,  ombr a 4 chi  canta,cr  del  ginepro  V ombrai 
Anchor  a nuoce  cr  ohe  biade  : cr  uoi 


Caprette  bomaisb'cfcrdtdndatc  a cafiu 


* 


ir,  f 


Nit 


t 4 kBgLOuA»  W ^ 

Qucfti  ucrfi  porteli  dal  T hebro  a l'Arno,  r/<  ^ , 

Signor,  guidone  inondai  campi  aprici  ’ > 

b'Elfa,dapoi  che  Umpia forte  il  mezzo  • i 
Di  me  medcfmoyt'l  meglio  c'I  piu  mi  tolfei  > 

Ccluiychc  come  al  mondo  era  uenuto  r / , 

Dopo  mcydouca  anchor  partirfen  dopo,  r.  X 

Ut  perche  fiati  da  poco  dottamano  *> 

Di  intono  habito  T hofeo  omati,dovc  * j- 

Erano  pria  ucfliti  a la  Romana 
Da  miglior  majlroiattoi  non  piacciati  meno ; 
Anzi  prendete  lor  come  nouclli  *. 

F ruttinoli  molto  amor  piantati  <y  colti.  » X 
fiate  certOyche  comunque  e' fono, 
yicnfeco  ancho  il  mio  cor  deuoto  fcmpr$ 
Quanto  per  lui  fi  puote,afam  honore . 


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Il  fine  della  Bucolica  ; o i 


di  Vergilio. 


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VERGI  LIO, 

TRADOTTA  PER  M.  BERNARD^!! 
DANIELLO, 

Al  Magnifico  M*  Lionardo 
Mozcnigo, 


Libro  Vrimo. 
argomento*  : 

C RISSE  He /lodo  Utf * 
opera  a Perfe  fuo  fratello, 
neUaquale  opera  Vcrgilio 
s'ha  prefo  a imitarlo  j di  mo  ' 
do  però , che  quel  ch'Hcfìo* 
do  breuemente  trattò, egli 
piudiffufamente  Ihafcritto 
in  quattro  libri . Pcrcbctì* 
ejjcndo  quattro  i capi  prin * 
cipali  dell'agricoltura,  cioè, 

, f arare  Arme ftar  e ,ouer  piantare ,il  pafeere,  cr  la  cura  del 
: l k pecchie,V  ergilio  per  ciafcun  di  quejìi  fa  un  libro.  P uefiì 

y^ancho  quejlo  primo  libro  difiinguere  in  cinque  parti}  la 
1 rimd  mette  ^mo^°  d*  dorare  il  terreno : la  feconda  rac 
tonta  la  prima  origine  dell'agricoltura  ; la  terza  annoue* 
r a buona  parte  dettami  de  contadini:  la  quarta  diflinguc 
iuari  tempi  de  lauori  della  uitta:  la  quinta  deferiue  i prorio 
Geor,diVcr>  E 


f!'?  y 


flichi  de  tempi  :cr  quindi  pigliando  occd/lone  entra  ne 
frodigli  quali  denunciarono  la  morte  di  ecfore. 


QV  E L Che  fertili)*  lieti  i campi  renda: 
E fotto  qual  cclcfle  fegno  ararli 
S ia  buono  : e maritar  le  uiti  agli  olmi  : 
Com'abondar  di  bello  e graffo  armento , 

E di  mandre  fi  può  : quanta  dintorno 
Algouerno  dc  l'Api  diligenti 
N on  meno  inconferuar,ch'  afiare  il  mele, 

H auer  conuienft  cjpcrtentia  e r arte, 

Jtt  (cenate  honorato,a  cantar  uengo. 

Chiari  dei  mondo  lumi, che  correndo 
Pel  detratto  con  uoitr abete  tanno: 

Cerere ,e  Bacco, che  le  ghiande  e t acqua, 
on  che  trarfi  folean  le  prime  gatti 
fiame,e fcte,m  grano, e in  uin  cangiafle : 

Venite  o Fauni, agre/li  Dei-,  ucnite 
fauni,e  fanciulle  Driade,  poi  ch'io  canto 
I uojbri  honon,a  dar  al  canto  aita, 

Hettuno  e tu, eh' a la  gran  madre  pitica  *>• 

Col  tuo  grauc  tridente  aprijl' il  fianco,  i t 

O nd  il  primo  canai  fremente  ufeio: . 

E tu  cultor  de  bcfchi,che  di  Cea 

Per  Iherbofe  campagne,  e graffe  macchie. 

Trecento  bianchi  e bei  giouenchi  pafci  : 

Di  pecore  c paflcr,cuflode  e Dio 
L ajciando  il  patrio  bofeo  er  di  Liceo 
Le  uaUi  e i coUi,ò  Vati  T cgco,fe  mai 
Ti  fu  Menalo  a cor,propitio  menati 
E l' umiline  e de  le  prime  ulutc 


\ 


*5  mi  PRIMO^I 

Venga  M intrude  quel fonditi  che  primo  ' 
Mcftrò  col  corno  aratro  aprir  la  terra  ; 
E da  radice  il  tcnerin  Cipreffo 
Suelto  portandoydnchor  uenga  Situano  : 
Voi  D ei,uoi  tutte  Dee,chauete  cura 
Li  confinari  campi, e inuoui  frutti 
Hudrite-j&uoi  eh' a i foninoti  poi 
Larga  pioggia  dal  cui  difender  fate * 

E finalmente  tu  Cefare  inuitto-. 

Ch'il  mondo  tutto  lafci  dubbio, in  quale 
Ordine  ò choro  de  fupemi  Lei, 

P tu  ti  preporti  cielfcggio  honorato: 

Se  le  città,  fi  cuftodir  le  torre 
Vorrai  piu  toflo  ,e  di  lor  fimi,e  parti 
P render  la  cura,e  porre  a i ncmb'il  fieno 9 
"De  la  fronde  materna  ornato  il  crine  : 

O s'ejfcr  brami  Dio  del  mare  immenfo. 

La  tua  deità  fola  i nauiganti 
Riucri frano  ognihor,  t'adori  e ftrua 
T buie  de  t altre  eftrem'ifolau  Theti 
Ter  genero  ti  compri,e  diati  in  dote 
Quant' ella  chiude  entro' l fuo  ricco  fino 
Lucide  perle,e  pretiofe  gemme  r 
O nuouo  fegno  aggiunto  effir  in  cielo 
A i tardi  e pigri  mcfinn  quella  parte 
V'  fra  la  bella  Verginea  lardentc 
Scorpion  ti  s'apre  ftrada,ecco  già  eh' egli 
Solo  per  darti  luogo  ampioje  braccia 
A fi  ritira, a te  del  del  lafiiando 
Quella  eh' ei  pofiic<fhor,piu  eh' ugual  parte* 
Ciò  ch'ejfir  dei  (perche  te  Re  l'inferno 


No»  fferi  batter, ne  di  regnar  defro 
Come  queflo  crudeli' alma  t' ingombre* 
Ammirin  pur  quanto  lor  piace,  t Greci 
Gli  Elifl  campile  lei  ebe  la  giu  regge 
Non  curi  di  frguir  qua  fu  la  madre  ) 

V attor  preftando  ale  mie  audaci  imprefe. 
Meco  de  rozi  agricoltor  t'incrcfca , 

Sia  tu  lor  ducere  per  camin  li  feorge, 
faci? e pian  -,  ben  fra  ebe  già  t'auuezzi 
AdefaudiriuotiepricgbibumanL 
Di  primauera  nel  principio, quando 
Liquefatto  dal  Sol,  l'bumor  gelato 
Giu  da  canuti  monti  al  pian  difende} 

E eh' a tepidi  Xepbiri jpiranti , 

Le  già  corrotte  zolle  fi  disfanno , 
Comincia  gemer  fotte»  Igraue  pefo 
De  F aratro' l robullo  toro,e'njìeme 
Sinó  al  uiuo  il  terreno  il  uomer  fenda. 

Si  ch'ei  dal  folco  confumato  frlenda* 

Al  dejir  de  l'auaro  agricoltore 
Rifonderan  que  campi,che  foffèrto 
Due  uolte  ilfol  hauran,due  uoltc  il  freddo } 
Romper  angli  i granar  le  molte  biade. 

Via  pria  ch'il  campo  anebor  non  cono  fiuto. 
S'apra  co'l  jcrro,antiuedcr  conuicnfi 
Et  i uenti,e  del  ciel  l'ufo  diuerfo, 
il  natio  flto,e  gli  habiti  de  luoghi  : 

Quel  ch'uno,  region  produca,e  quello 
Chela  ftcjfa  produr  ncufi  : que  fa 
Di  biade,e  quella  piu  ficonda  d'uua  : 

Di  frutti  un' altra, e qui  uerdeggian  Nerbo 


■<H  VKI 

N onda  comandarmi 
Mdperfefteffèjhoi 
La  fronte  ornatoci 
Vauorio  bianconi  m 
EiSabeimoUiVodo 
Hudi  i Cdlibfl  fèrr( 
VelenofdiCdfior , 
DcltCauaUe  Eludi 
Quefle  die  leggi*  quef 
Confermò  Urtature 
AUhor  che  prima  o 
Gettò  nel  nuouo  me 
OeUnoftracommi 
Onde  fon  nati  glihu 
Ogni  affanno  attito 
Tofto  adunque  fi  de 
Detannoycomincid 
A romper  de  Uteri 
Siche  la poluerofaj 
Co  piu  matterie  pii 
Afciughic  cuoca  le 
2\as'eUd  non fora  graj 
Sott’efjo  Arturo  è 1 
Con  leggier  folco  P 
Li,pero  ch'ale  bell 
JN  Onnuocan  therbi 


Lo fferile  terrenità 
\Soffri  le  nuoue,e  già  n 
V ri armo  al  meno ,c 
V ri  altro  rara:  e li 
O cangiata  ftagion 


. fH  LIBR»  f*' 

Spepi  e molti  legumi  haurai  r decólto, 

O tema  neccia  e de  lupini  amóri 
llfral  canneto yt  per  qualunque  in  lei 
Licuaura  fpiri, rifondate  felua. 

Seminai  granoni  Un  confuma  i campi, 
Confumdli  la  uena,e  di  L etheo 
Sonno  Iparfi  i papancri.  fìa  meglio 
bafciarle  ir  [ode  bor  quefìo,hor  queir  alti*  anno. 

Pur  che  fatiar  di  graffo  fimo  a fchiuo 

Non  habbi'i  tcrrcrì  arido  : e pei  campi 
Già  del  continuo  partorire  fianchi, 

Spcffo  largendo  andar  cenere  immondo. 

Cojì  mutati  c parti  lor,le  terre 
Vengono  a ripofarfl,e  tufe  bene 
Arate  non  Ih  durai  frutto  riattendi  * 

Spejfo  anchora  giouò  brufeiar  le  terre 
Sterilire  far  con  le  firidenti  fiamme 
Arder  le floppie fino  aler adici > 

O perche  prendon  quindi  occulte  fòrze» 
Uudrimcnto  piu  graffo  riccuenio  : 

O che  quel  fuoco  ogni  lor  uitio  cuoce, 

E fuorme  tragge  ogni  fouerchio  humore: 

O quel  calor  in  lor  piu  fWade  aprendo , 

Slarga  i ciechi  fpiracoli,ondc  poi 
Per  quelle l fuco  a le  nuoue  herbe  uenga. 

O piu  r indura/  nflcme  ftrtnge  e chuide  , 

V aperte  uene,a  ciò  che  litui  pioggie, 

O del  rapido  fol  la  fòrza,ól  freddo 
P enctrabil  di  B orca  non  l'abbrufci . 

Gira  gli  occhi  benigni  in  quella  parte  •' 

Cerercyoric  chi  le  non  util  zolle 


Con  Ttrpice  dentato,e  co  i graticci 
Di  vimine  conte  fri  frange ,e ) frana; 

Coji  moie  egli  a empiila  a lui  gioud. 

Che  quanto  uuoldaleifrauor  impetrai 
E chi  già  frIJo'l  campo  in  alto  letta 
in  quel  le  frolle  : e le  medefme  poi 
Volto  l'aratro  da  trauerfro  rompe, 

E che  fruente  efcrcita  le  terre  5 
lor  comandando  dar  che  piu  gli  aggradì. 
Alzati  glioccbi  al  del  con  giunte  mani, 
Chieggan, pregando  a Dio,gli  agricoltori 
Sempre  humidi  i Solftiti>afciutti  i uemt$ 
Nudre  bel  gran  nel  poluerofo  inuemo 
il  lieto  fuolo,c  non  fi  gloria  tanto. 

Quanto  di  tal  flagion  d'alcunfuo  colto 
lAejìa  : 0 i raccolti  fuoi  Gargaro  ammira : 
Che  diro  io  di  luiych' apena  frarfro 
il freme  tua  perfeguitando  i campi  5 
Spianando  i mucchi  del  terren  non  grajjoi 
Quinci  poCl  fiume  coi  feguenti  riui 
Conduce  ,c frarge  / opra  lorfemenze  ? 

E quando  a i maggior  di,nel  maggior  caldo 
Conthcrbe  infieme  il  teneri arde,  e muore 
Beco  dal  giogo  d'un  pendente  monte 
T ragge  fùorP acqua , effra  cadendo  al  piatto 
Vn  roco  mormorio  tra  i (afri  defla. 
Temprando  co'l  J ito  corfro  i campi  ardentii 
Che  di  coluiyche  la /òurabondanza 
p afre  del  girano  anchor  tenera  m berba  j 
A Uhor  che  prima'  l freme  agguagliai frolco  j 
A do  che' l gambo  cbefojhcn  lefrighe 

E iiii 


Grauide,  non  fi  [chianti,  e caggia  a terra ? 
Che  di  quel  poi , chc'l  trijlo  humor  palujìre 
Raccolto  ad  un,conbeuitrice  trend 
Afciugdi  eciofdcglidllhor  piu  quando 
Ne  mcjì  incerti  fuol  crefcendo'l  fiume 
Vfcir  del  proprio  letto  intorno  intorno 
Lafciar  di  fango  la  cdmpagnd  piend , 

O ndefudin  d' humor  tepido  i folchu 
H abbia  pur  di  tai  cofe  efferientia 
Qgant'kduerfl  può  l'huomfe  flejfo  e i buoi 
Affaticando  in  riuoltar  le  terre, 
Chefemprc  nuoce  al  gran  Vocale  le  grati 
E con  t amare  fue  radici  anchora 
Nuoce  la  Cicorea,nuocono  P ombre. 

Uffo  padre  del  cielo  effer  non  uolle 
Del  coltiuar  la  uia  facile  : ei  primo 
Per  arte  moffe  i campi,a  l'affra  cote 
De  le  cure  folicite  i mortali 
Cuori  aguzzando  > ne  fofferfe  i fuoi 
Regni  ma  trappaffare  e pigri  e tardi. 
Innanzi  Gioue  nullo  agricoltore 
Confbrigneua  le  terre  a dar  lor  frutti  : 

Ne  lecito  era  di  partire  i campi  : 

Viueuafi  in  commune -,  er  cjfa  terra 
Scnz' alcun  feme  produceafuot  parti: 

E fempre  pronta fenz' altrui  richiefla 
Vorgea  con  larga  mano  il  uitto  a tutti. 

Rgh'l  crudo  uelen  diede  a i fer penti} 

Ccmmife  a i Lupi  andar  predando  ,c  al  mari 
Gonfiar/^  er  agitato  effer  da  uentL 
Scoffe  giu  da  le  figlie' l mele/ 1 fuoco 


I 


I 


j 


+z  P R I M O >#T  'ff 

T olfe  a mortali  j e poi  di  mano  in  mano 
Ritenne  i fiumi,  che  correan  di  uino  . 

So/o  perche  penfimdo  Vufo  humano 
Varie  arti  partoriflc  : e del  fomento 
Vhcrba  cercando  per  li  folcbi  anda/fe  : 

Ve  le  felci  e traheffe  il  fioco  fiore, 

Atthor pentirò  i fiumi  i cattati  Alni  : 

Allbor  conobbe  il  numcr  de  le  flette 
Il  buonìtocchiero,e  die  lor  prima" l nona 
p leide  quefie  chiamando  j Hiadc  quettei 
Artho  e di  Ucaon  piu  chiara  prole. 

Atthor  per  prender  quefla  e quella  fir* 

Fur  prima  ntrouati  lacci  > e uifco 
Ver  ingannare  ifcmplicetti  Augelli: 

E le  gran  f elite  circondar  co  cani. 

Quegli  col  giacchio' l fiume  alto  percuote  : 
Quefli  tragge  per  mar  gli  humidi  lini  ; 
Atthor  fi  ritrouato  il  cturofirro'ì 
E la  linciente  lama  de  lafega. 

Che  pria  sfènder  folean  con  zeppe  il  legno. 
Vennero  arti  diuerfc.Vince’l  tutto 
V offra  faticai  la  necefiitade 
Che  fuol,ne  cafl  aduerfl  altrui  premendo, 
Spcffo  de/lar  gli  adomentati  ingegni. 

Fu  prona  Cerer  ch'mfcgnò  a mortali 
Com'arar  fi  deuean  le  terre , quando 
Vor  le  ghiande, e i corbezolt  mancaroì 
Pois'aggmfe  ai  firmanti  altra  fatica. 

Che  la  ruggine  loro  il  gambo  rode , 
Vhorrido  inutil  cardo  per  li  campi 
Rapendo  oaiddlgramfurge  ajfrafetui 


t 


• t V. 


Di  Lappole  e di  Trigone  fouente 
Tra  i piu  bei  colti  e ben  arati  folchi, 

Quaft  in fuo  proprio  albergo  fignoreggid, 
La ft crii  V ena,eC infelice  Loglio . 

Perche  fc  fpcfjo  non  andrai  de  campi 
C on  l'arpice  radendo  le  trifle  herbe: 

Ne  troncherà  la  falce  i rami  ombrofi  : 

E non  fpauentarai  colfuon  gli  augelli  : 
fi  e chiederai  con  pr leghi  a Dio  la  pioggia: 
A i che  uedrai  non  già  con  gliocchi  afciuttt 
V altrui  gran  morte,  e ti  trarrai  la  fame 
Scoffa  la  quercia  nel  bofco,di ghiande  * 
fAa  tempo  è ben  homai  che  a dir  fi  ucgia 
Quai  de  robufli  contadin  fien  tarme, 

V arme, cui  fenza  feminar  le  biade 
Ne  crefcer  ancho  feminate  ponno . 
li  uomer  primari  corno  aratro, e i carri 
A uolger  tardi,i  tribolile  treggie $ 

D 'ingiufio  pefo  gli  arpici,  e le  corbe 
Di  uimine  fottil  teffute,  e'I  uaglio 
Del  ricco  agricoltor  uilmajferitid. 
Taicofehauraituprouedute  aiunti , 

Se  di  ben  coltiuar  l'alma  e diuina 
Villa,  haucr  brami  degna  immortai  gloria 
Subito  dunque  dei  ne  gli  alti  bofehi 
Volmo  domar  piegando  in  guifa,ch'egli 
A forza  prenda  poi  baratro  firma} 

Cui,dt  radice  un  arbofccUo  fuetto 
Otto  pie  lungo,per  timon  s'addotti  ; 

A ddattmifl  anchor  du  or  cechi  ,CT  h abbia 
Doppio  dorfo  il  dentai  che'l  uomer  chiude . 


Taglili  aiunti  per  formarne  il  giouo 
La  figlia  lieue,  il  faggio  alto,e  la/hua 
Ond' atergo  fi  torca  e drizzi l carro • 

P roui  fecondo' l fumo  i fòrti  legni 
Porriati  de  gli  antichi  molti  effempi 
Addurre  anchor,quando  no'l  recufafli) 

0 cofi  baffe  cure  hauefli  a fehiuo  -, 

L'aia  pria  de  fi  ugual  co'l  gran  celindro 
Re ndere,e  con  le  man  uoltar  fouente  -, 

E r affocarla  con  tenace  crctai 
Perche  non  ui  nafc'herbaio  per  lapotua 
Non  s'aprayO  fia  da  uaric  pefli  offefai 
Che  fpejfo  il  picciol  topofè fot  terra  * 

Cafe  e granai  -,  cauar  le  cieche  talpe 

Lor  camerette  -,  e'n  uelenofe  cane 
Spcffo  trouofi  la  terrefhre  rana  : 

Molt' altri  e monjiri  c'hanno  in  lor  le  terrc% 
Souenteancho  di  grano  un  monte  grande 
Predando  a facco,cr  a ruma  mette 
La  picciolo  tignuoUiC  la  fòrmica 
De  la  ucccbiczza  povera  temendo.  , 

Ponga  mente  il  coltore,efe  di  fiori 
Spefiil  noce  ueflir  uede,e  i fuoi  rami, 

1 rami  fuoi  1} yar genti  acuto  odore. 

Sino  a terra  piegar  di  frutti  carchi  j 
D’hauer  quell'anno  buon  ricolto  (peri} 

fia  co'l  gran  caldo,un  gran  mieter  di  grano : 
Ma  s'egli  porgerà  grand ' ombra  e folta 
Per  troppa  morbidezza  de  le  fòglie. 

Senza  gran  batterà , fenza  fin  paglia  : 

Già  mi  rimembra  hauerueduto  molti 


«LIBRO** 

Medicar  le  femenze,efparger  quelle 
V ria  di  falmtro,er  nera  fèccia  cf  oglio; 
Perche  dentro  al  baccel  fallace, poi 
Toflcro  i grani  tua  piu  grandi  efpefii, 

E a picciol  fuoco  fi  cuoceffer  toflo. 
Vedut'bo  molte  anchor  femenze  elette » 

E già  prouate  con  fatica  eflrema , 
Tralignar  finalmente, fé  l'humand 
lnduftria,o  fòrza  con  la  mano  ogriamò 
Le  piu  grandi  e piu  belle  nonfcicglicjfei 
Cofì  portano  ifati  peggiorfarfì, 

E minando  andar  di  giorno  in  giorno 
Al  contrario  ueggiamle  cofe  tutte  : 

Non  altrimenti  che  cclui,ch' apena 
Incontro' l fiume' l picciol  legno /finge, 
S'acafo  auien  ch'egli  abbandonai  remo 
'Rimettendo  le  braccia,e  toflo  quello 
Rapitoci  letto  del  corrente  gorgo 
Vrecipiteuolmente  a dietro  porti . 

Oltre  a ciò  debbiam  noi  feruar  <f  Arturo, 

Del  lucido  fer pente ye  de  capretti 
llnafcer , e'I  morir  non  altrimenti 
Che  s'offcruin  color, che  fan  ritorno 
Ver  perigliofo  mare  al  patrio  albergo  : 
poz  che  del  giorno, e de  la  notte  uguali 
Rendute  t bore-, era  la  luce  f ombre 
H aura  la  Libra  pareggiatomi 
faticherete  contadini  i Tori  : 

E parimente  feminando  andrete 
Ve  campi  il  g ran,fin  che  la  prima  pioggia 
C aggiadal  ciel,de  tafprahomia  bruma. 


«r 


Tempo  anchor  è di  por  fotterra' l feme 
Del  lino,e'l  cercai  papauer .mentre 
Ch'ella  ancho  è ficiutta : e già  pendon  le  nube 
Seminanti  lefaue  a primauera  : 

E la  Medicaci  miglio  in  fc  riceue 
Corrotto  il  folco, atC  hor  che  n'apre  l'anno 
il  uago  Tauro  da  f aurate  coma  > 

E 'l  Con  cedendo  al  fegno  oppofo-, muore, 
M a s'a  fomenti  eferciti  la  terra  : 

] Pria  che'l  debito  a lei  fieme,e  lacerne 
De  l'anno, a lei  che  no'l  richiede  anchor  A 
Commetta , attendi , che  le  belle  figlie 
D'Atlante  fi  nafeondan  la  mattinai 
E l'ardente  corona  dì  Arianna, 

Molti  gii  cominciaro  anzi  f occafo 
Di  M aia,a  fcimnar,ma  f affrettati 
Biada  ingannoUi  poi  con  nane  uenc  • 

Se  ueccia  fcnunarfigiuoUyO  lente 
Piu  ti  piaceffie,ti  daracadendo 
il  celefte  bifolco  aperti  fiegni  : 

Tu  dunque  aUhor  comincia ,e  la  fcmtnU. 
infino  a mezzo  la  pruina  fendi, 

Pero  diuifa  in  certe  parti,errando 
Per  li  dodici  fiegm'l  chiaro  Sole , 

Regge  e gouerna  la  mondana ffrbcri. 
Cingcftl  citi  di  cinque  f afide,  l'una 
Sempre  accefia  dal  Sol,roffieggiafcmpre: 
intorno  a cui  da  man  defira  e fìnifra 
Si  ginn  du e freme,  ambe  dal  ghiaccio. 
Ambe  d'oficure  pioggie  oppreffie  ogni  bori. 
Tra  quella  che  nel  mezzo  ficde,e  quefc9 


t !BRO>*l 

Dw  altre  fon  per  gratta  de  gli  Dei 
Conceduta  mortai  mi  feri  cr  egri  : 

E tra  quefie  la  jlrada  ouc  fi  uolge  » 

V ordine  torto  de  cclefii  fegni . 

1/  mondo  come  a Scithta,  cr  a i Kifii 
M otiti  akifiimo  s'erge,  cefi  poi 
Piegato  in  Auflro,c  ne  la  Libia  cade. 
Quefto  a noi  Polo  è ognikor fitblime-, quello 
Hai  fempre  fotto  a nofirt  pie, di  ftige 
Mira  l'atra  palude,et  bafii  flirti. 

Qui  con  piegato  giro  un  ferpe  grande  : 

Di  fiume  in  guifa,perlo  mezzo, contorno 
Si  ua  uolgcndo  a V or  fé, a l'orfc  c'hanno 
Paura  et attuffarfi  in  l'oceano . 

Li,com'huom  dicco  cheta  notte  tace 
Sempre  >c  di  folte  tenebre  uefiita  : 

O partendo  da  noi  la  bella  aurora 
dimena  a queliti  defiato  giorno. 

Quando’l  Sol  noi  co  i nuoui  raggi  fiere 
Tratto  da  fuoi  corficri  anfmdo,per  lo 
Camin'erto  del  cieljorodi  Gioue 
La  bella  figlia  i foniti  lumi  accende . 

Quinci  del  aere  dubbio  antiuedere 
L e tempefte  pofiiamo , e quinci1 1 tempo 
De  le  biade  raccorrei  feminarlc  : 

E quani è buon  co  remi  infido' l mare  > 

Perire , e fcior  dal  lido  t legni  armati , 

Per  andar  affalir  nemiche  naui  : 

E7  tempo  atto  a tagliar  ne  bofehi  il  Pino. 

N e col  penfier  min  am  da  lungi  indarno 
ìlnafcer  e morir  ch'i fegm  fanno:  - 


E Panno  e guai  per  quattro  uarii  tempi. 
Quando  a cdfa ritien  la fredda  pioggia 
Il  contadi n /fon  molte  cofe  ch'egli 
Potrebbe  adagio  prepararle  dopo 
Al  del  firen  precipitar  conuicnh  : 
il  rintuzzato  dente  del  uomero 
battendo  l’aratore  annota  e pianai 
E de  gli  arbori  caua  e dogli  eyuajl: 

O'I  fegno  imprime  a le  pecore:  de  le 
biade’ l numero  nota  entro’l  grandio  : 
Quelli  agguzzano forche, pali  queflii 
Preparati  altri  a le  cadenti  ulti 
E foflegMyeritcgnijhoruantcffcndo 
Vi  u umne  fottìi  cancflri , e (forte.  \ _ 

Hord  feccate  uoftre  biade  al  fòco. 

Hor  le  frangete  fotto  grane  mola. 

E parimente  ne  concedon ’ ancho 
Ne  giorni  piu  folenni , alcune  cofe 
Oprar  thumane^e  le  diurne  leggi . 

Scolar  de  campi  fuor  a i riuite’n  quelli 
Le  bade  circondar  di  fciepe,alcund 
PLeligion  non  uieta  : er  a gli  augelli 
Tendere  inganni:  arder  le (fine  : t'n  mezzo 
il fiume falutifiro  at  tuffare 
Ve  i lanoft  anima  tutta  la  torma. 

Speffo  al  pigro  afine l le  cofie  aggraua 
Voglio jò  di  pomi  : e ritornando  da  la 
Città  la  pietra  onde  fi  frange ’l  grano 
battuta  : ò maffa  ti  atra  pece  porta. 

E (fa  L una  ancho,con  altr’ordin  diede 
Altri  giombdel opere filici. 


Tm  /àggi'/  quinto  ; in  cotal  giorno  nacqui  * 
ìlpalhd'Orco:  ddhor  create  furo 
"Le  divietate  E umeride : laterra 
AUboraCeo,aHhorlapeto,aUbor4 
Tartorifce  T ifèo  fuperbo  e fiero, 

E gli  altri  frati  congiurati  inflcmc , 
D'cffug/iarc  e rapir  per  fòrza' l ciclo  : 

Tre  urite  a tentar  furo  ofl  porr' Offa 
A Telio'ncima  : e d’ Offa  fopra'l  capo 
Torre  ancho  i piedi  del  fcluofo  Olimpo  j 
Tre  urite  G io  ue  col  fòlgore  ardente 
Cofi  l' un  four a l'altro  monte  alzato  \\ 

Scuotendo  fece  rouinarc  in  baffo • 

Dopo’/  decimo  e'I  fettimo  felice 
Da  piantar  riti , e da  domare  i buoi* 

Giugner  te  tele  a i licci  : il  nono  pofeii 
E commodo  a riaggi, a i forti  aduerfo * 

E la  gelida  notte  a molte  cofe 
b\olt'atta>oucr  quando  col  nuouo  Sole  > 
Sparge  U terra  di  rugiada  Eoo. 

Di  notte  meglio  le  leggieri  floppic  3 
Scgnafl  me  di  notte  aridi  1 prati -, 
Chelent'humor  di  notte  unqua  non  manca* 
Alcun  uegliando  a tardi  foocbCl  uemo 
Di  foighe  in  guifa,cott  acuto  fèrro 
fiaccole  intagliai  la  fua  donna  intanto 
C onfolandocol  canto  la  fatica 
Lunga  percorre  col  pettine  arguto 
Le  telci  e cuoce  la  ben  dolce  fxpa. 

Con  le  fòglie  fchiumando  al  uafo  f onde , . 
Tulgran  maturo  a me  zzo' l caldo  taglia  : 

E a mezzo  l 


4* 


E d mezzo  l caldo  fccco'l  bàtta  Idia  : 

Nudo  ara,  nudo  (mina.  iuiUam 
Rende  otiojl  il  pigro  inuerno  -,  ontiefii 
VcU’dcquiflato  ben  godonfi  allegri  l 
fanno  a uicenda  lor  conu  iti  infime, 

A ciò  far  la  flagione fredda  gl' imito, 
fiu  de  piaceri , e del  ripofo  affat , 

Che  del  difagio,e  de  trauagh  amico,  j 
I .or'  facenti  obliare  ogni  altra  curo . 

Si  corri allhor  che  già  toccaro'l  porto 
Sbattuti , e fianchi  i legni, foglton  lieti 
J nauiganti  coronar  le  naui . 

,M  a tempo  atikoroè  di  (fogliar  lo  quercia 
Vi  ghiande -,  e i lauri  de  lebacche  -,  e corre 
Vuhuc  ; di  frutto  de  fanguigni  mirti  : 

Ale  Gru  lacci  s e tender  reti  o cerui  : 

Andar  fegutndo  gti  orecchiuti  Lepri ; 

Ferir  le  Capre  fneUe,  intorno' l capo 
La  j rombo  B alearicotorcendo , 

A Uhor  che  w terrò  giace  alto  la  neue, 

E già  fon  tutti  di  enfiatilo  i fiumi  ► 

Che  dirò  io  del  tcmpeflofò  A utunno, 

E de  le fue  coflcUationi,quadno 
G ia  fon  piu  brcui  idi,  la  fiate  molle , 

Quell ouc  habbin  a fiat  gli  buomini  intenti  { ' 
O pur  aUhor  che  roumofamentt 

\Vhumida  primauera  o terra  cade  f 
Quando  già  per  li  campi  horrida  ZT 
fafii  la  (figo  -,  c quanti ancho  di  latte 
' Picn  fi  gonfirii  fomento  in  uerde  paglie 
Speffo  uitito, quando  ne  campi  entrato 
GeorM  Ver » F 


il  mietitori  con  luna  mno  bruendo  •* 
A pena  ftrette  al  gran  le  bionde  chiome , 

E coni  altra  a tagliarle  incominciato -, 

De  wentt  tette  le  battaglie  infime 
Affrontarli,  e combatter  con  tal  fòrza 
Che  le  grauidc  biade  daradice  * 

Suelregeturoinalto,econruma  y ^ 
Portarne' l nero  e tcmprftofo  turbo 
L e fottìi  gambe , e le  uolanti  paghe  : 

Spejfo  e pender  dal  del  gran  [quadre  tacque 
E le  nugole  ad  un  rifircttc , borrenti. 
Sparger  g randine,e  pioggic  opurecfiltCi 
Precipitcuolmcntc  a terra  cade 
4 Sublime  il  ciclo, e le  femenzf  liete 
E de  buoi  le  fatiche  inonda  e laua  ; f 

E mpionfi  ifòfii  -,  crcfcon  con  gran  rombo 
1 caui  fiumi  -,  bolle  irato' l mare . v 

Ejfo  padre  del  del , de  nmbi  in  mezzo  ■ j 
Vofcura  notte ,con  la  fòrte  defira 
Gli  apparecchiati  a cotal  ufo  [noi 
fulmini  ardenti  landa  -,  al  fuonde  quali  y 

T rema  la  tcrra,e'n  quefta  parte,e'n  quelU 
fuggon  le  fere  frauentate  e mefie  : 

E ihuimle  paura  i cuor  mortali  } 

Tra  le  genti  fer pendo  a tena  inchina. 

Et  coni ccccjfo  fbral fcuotendo  a baffo 
R hodopc,od  A tho,  ò C.craunio  alto  getta  : 

Si  raddoppiano  gli  Aufiri,  e crepe  intanto 
La  fpeffa  pioggia  : bor  dal  gran  mito  i bofebi 
S'odon  per  copi, hor  rifonar  i lidi. 

Ciò  temendo  le  pelle, e i mefi  ojprua 


Del  cielo,qual  di  lui  parte  ricetti 
il  piu  fetido  pianeta  e tardo  : e'n  quali 
Ciri  la  luce  di  Mercurio  giri . 

Vrima  bonorar  gli  Da'  condenti a la 
Gran  madre  Cerer  fu  peri  herbe  liete 
F<rr  facnfrci,a  lei  debiti  ogni  anno  ; • 
Sotto* l cader  del  ucnto  ejfremo , quando  > 
Già  la  tranquilla  primauera  riede  : 

Atlbor grufigli  Agnelli, e molli  mini,  . ■■ 
AUhorfoaut  i fonm,  atlbor  fon  grate 
Ne  gli  alti  monti  le frefcli  ombre  folte  : 
Tutta  la  giouentudc  agrcflc  adori 
Cerere ,c  in  bonor f io  diftemprc,c  mefei 
Con  puro  lattctc  con foaueumo  ■ ...... 

1 dolci  fauiju'l  mcl  ripongon  tapi  ; r 

Vcila  felice  mttima  ne  uada 

Tre  uolte  intorno  a le  noueìlc  biade  ; 

Quefta  ogni  choro,c  de  compagni  allegri 
li allegra  moltitudine  accompagno; 

E Cerer , Cercr  rifonar  le  uiUe 
S' odati  per  tutto  ; n alcun  fa  che  ponga 
"La  falce  mai  ne  le  mature  /pigbe , 

Che  non  dia  prima  a Cerere  di  torta 
Quercia  le  tempie  ornato;  i rozzi  e male 
Compojìi  mouimenti , er  ucrfì  canti , 

E perche  noi  con  manifjli  [ogni 
Tal  cofe  antiueder  pofiìamo , i chiari 
Tempi, le  pioggie,c  quei  cb'apportan  fcco 
k E Jp  argon  quinci, c quindi l freddo, uentt; 

Gioite  parue  che  la  menjlrua  Luna 
He.douejfc  ammonir, [otto  qual fegno 

F if 


Cadcjfer  gli  Aufiri  : e qual  ueggendo  cofi 
- A lefiaUe  propinqui  loro  armenti 

H auefiino  a tener  gli  agricoltori . 

Surgendo  i uentifubito  del  mare 
Agitate  a gonfiar  comincian  tonde ; 

E da  glialteri  monti  udir/l  il  fuono  : 

O di  lontano  i rifonanti  lidi 
Mefchiarfi -,  e l mormorio  crefcer  de  bofchL 
Già  non  conticnfefieffa,e  non  perdona 
Vonda  crefccndo,a  le  curuate  nani. 
Quando  di  mezzo' l mar  ueloci  i fmerghi 
Se  ne  uolan  gridando  in  uerfo  il  lido  -, 

E quando  in  [ecco  fcherzan  le  marine 
Eoliche-,  e lafcia  le  paludi  note,  f 

V olando  tAgiron  ne  tolte  nubi . 

Spcffo  fiondo  in  pendente  il  ucnto,anchórà 
Stelle  cader  precipiti  dal  cielo, 

E per  t ombra  rijfilender  della  notte 
Vedrai  dì  fiamme  lunghi  tratti*  tergo:  - 
Spejfo  le  litui  paglie,e  le  caduche 
F rondi  uolare,òfoura  tacque  a nuoto 
H or  fu  fcherzandoyhor  giu  le  piume  andare * 
Md  quando  fulminar  poi  da  la  parte 
Vedi  di  Borea  fiero,e  quando  d'Euro 
E di  Zephiro  ancor  la  cafa  tuona. 

Co  fòfii  pien  nuotati  le  mie  tutte  : 

Raccoglie  ogm  nocchier  thumide  ucle , 

Mai  non  nocque  la  pioggia  a glimprudenti: 
O lei  furgentc , da  t infime  uaUi 
Vacue  gru  fuggir  0,0  la  giouenca 
' Alzand  il  ceffo  al  ciel,nc  t ampie  nari 


«PRIMO»  4) 

picene  larici  : ò intorno  a i laghi  uoU 
1/ arguta  rondinella  j t le  querele 
A ntiche  rinouar  s’odon  cantando, 

E<  roche  rane  entro' l paluflre  limo  • 

E frequentando 7 calle  fìrettofreffi 
' Volte  fi  uidde  la  fòrmica  luoua 
Vuor  defuoi  chiufi  nidi  tr off  or  tare: 

B eue’l  grand'arco,  e>n  gran  fchiere  partendo 
Dal  pafiofa  fefircitio  de  corui 
Spcffo  Vali  sbattendo  horribil  fuono * 

Già  del  pelago  i uarii  augelli , e quelli 
Chef  Afta  intorno  la  palude , e i flagm 
v Di  Caifirouanf herbe  ruminando. 

Sparger  ucdrefli  l’un  de  l’altro  a gara 
Darg’humor  per  lo  petto, e per  le  frolle} 
Horctl  capo  attuffar  fott’ acqua  ; c T bora 
Correr  prefti  ne  fonde  : hor  tu  li  uedi 
Desiderar  indarno  di  lauarfi. 

Atthorcon  piena  uoce  la  Cornice 
Trifia,chiama  la  pioggia , e paleggiando 
Scn  ua  folinga  per  la  ficca  rena  : 

E filando  di  notte  le  fanciulle 
ha  lana,antiueder  la  pioggia, quando 
Viddero  dentro  la  lucerna  ardente 
Scintillar  foglio, e t putri,e  neri  funghi 
Tanto  auanzar, quanto  fiemar  la  luce. 

,>  E ne  le  pioggie  il  chiaro  Sol  non  meno , 

V Egli  aperti  fireni  antiuedere 

ofsiam  con  certi  e manififli figni 
ch’aUor  non  fi  uedratmo  andar  le  Stelle 
Co  raggi  rintuzziti  >ne  la  Luna  >_ 

F iii 


«LIBRO  >0 

Surgere , a quelli  del  [ràtei  tenuta 
Nc  per  lo  ciel  uolar  di  bianco.  Imo 
] lieui  udii , nc  al  tepido  Sole 
Difiicganq  nel  lido  le  lor  penne 
I tanto  amati  da  Tbetide  tialcioni « 

Ne  di  fiarger  col  grifo  i lordi  Porci 

I già  fciolticouon  fi  ricordaro  : 

Sccndon  (Colto  le  nebbie  a bafii  campi 
E fcruondo  Caiigel  c'ho  in  odio'l  Sole 

II  tramontar  di  lui , da  gii  alti  colmi  . 1 

1 me/ti  canti  efer citar  non  s’ode* 

N ifo  nc  l’aria  lucida  fublime 
Appare  ,cpcrlo  crin  purpureo  fuetto 
Riccuc  Scilla  le  domite  pene  : 

Ouunque  ella  figgendo,  con  le  penne 
Tende  Caere  leggiero , ecco  l'atroce 
nemico  Nifi  che  con  gran  ftridore  \ t 

Va  per  Caria  feguendola  : la  doue 
Si  leua  in  aria  Nifi , effa  figgendo 
Ratto  il  leue  acr  con  le  penne  fènde . 
Alihora  gorgheggiar  s'odono  i Corni 
Tre  uoltc  o quattro , e raddopiar  le  uoci 
Chiare , c finente  da  i lor  alti  alberghi 
( Me  fxprci  dir , per  qual  ttuoua  dolcezza) 
Oltre  l'ufato  lìctifra  fe  ftefii 
\ Entro  le  fiondi  Crepitando  uanno  : ' 
Gioua  lor  riueder  dopo  la  pioggia 
La  picciola  progenie^  i dolci  nidi  : 

Non  perch’io  creda  da  diurna  mente 
Spir ars' in  lor  toni' alto  ingegno  j ò de  le 
Cofc  prudcntia  ejfcr  maggior  che’ l fato  : 


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HJd  poi  che  la  tempera  e che  l'humort 
Del  non  jjtabile  ciel  cangiaron  km, 

E thunud'aer  per  cagion  de  gli  Aujhri, 

Quel, che  poc'anzi  rado  erafi  frcjfo-. 

Quel  ch'era  uie  piu freffo  diradando. 
Cangiati  le  Jpetic  de  gli  animi  -,  altri  hors 
Signoreggiano  in  loro  affètti  -,  & altri 
Quando  preme  a l’humide  nubi'lucnto • 
Quinci  uaghi  augeUetti  per  le  uaUi 
Dolcemente  garrir  s'odono-,  quinci 
Lieti  gli  armenti  fon, liete  le  gregge  $ 

E i corni  allegri  gorghegidndo  uomo* 

Ma  s'al  rapido  Sol , s'a  lefeguenti 
Per  or  din  lune  porrai  mente, mai 
Del  di  che  feguc  non  t'inganna  l'hord  : 

Nc  da  litijidie  parimente  anchora 
prefo  farai  de  la  fercna  notte  . 

Quando  la  Luna  racquijlar  comincia  « 

La  luce,  eh  e poc'anzi  Sol  le  tolfc , 

Con  non  lucide  anchor,ne  chiare  coma * 

Ma  torbe  cfòfche  il  nero  aere  abbraccia, 
in  terra,e  in  mar  gran  pioggia  s' apparecchio» 
Granitagli  agricoltore  grand'a  nocchieri. 


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S'haurà  le  guancie  del  color  dipinte 
Chefuol  nafccnd'baucr  la  uag' Aurora, 
Pia  di  futuro  uento  fcgno:fcmpre 
Vedrai  pel  uento  roffcggiar  la  Luna, 

Se  nel  quarto  apparir  (perche  quel  mal 
fon  falla)  andrà  pel  ciel  pura  e fercna, 
m con  le  corna  rintuzzate  e tronche y 
Qiicl  giorno  e quanti  tiafccran  da  quello, 

£ iiiì 


unii 
■ "r> 


o.  « 


Per  tutto’ l mefe  pano  afautti  e quieti* 
Potranno  ,i  fcogU  e tonde  pcngUoft 
fuggito  i nauiganti , e giuntijalui 
Solucr  nel  lido  a Glaucoma  Panopca, 

E colfuo  figlio  a Melicerta  i uoti  • 
baratti  mdmfèjhfegniancbora 

Nafcendo'l  chiaro  fole  j e quando  poi  v.  • 

Si  corcherà  nel  grembo  a l'Oceano: 

Sempre  fieguono'l fol  non  faljì  fegni , 

E quando  egli  n'apporta  il  giorno , e quando 
Si  dimoftrano  a noi  le  uaghc  fleUe. 

S'ei  nafeerà  di  uarie  macchie ffiarfo, 
Montandoci  dife  fol  una  parte, 

V altra  uelando  ofeura  e folta  nube , 

N on  bel  fetenza  nere  pioggie  attendi 
Perche  quelle  uerfando  feender  d'alto 
Uoto fiero  uedrai , noto finifhro 
A gli  arbori,  a le  biade, a gli  animali  ♦ 

O quando  fu  l'aprir  del  nouo  giorno 
Tra  le  piu  folte  nugole  >fc  flcfii 
Kompon  raggi  diuerfl,opur  aìlhord  ✓ 

Che  pallida , lafciando  l'aureo  letto 
Dr  l'antico  T iton , l aurora  furge; 

A i chc'l  tenero  pampino  mal  puote, 

AUhor  difènder  le  dolci  uue, tanta 
Grandine  horrenda , e tempeflofa  cade * 

E con  tcrribil fuon  pe  tetti fole. 

Kf  ci  farà  di  giouamento  poco 
ìl  rimembrarli  quelch’eine  dimoflrd. 
Quando  già  corfb  mifurato'l ciclo 
Afcondcrlo  uedrmo  a The  tini  few. 


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PtrAf  (beffo  utg/amo  entro'lfuouolta 
Errando  andar  uan  colon  munti*  ■ 

Piovimi  cernita  quel  dljòcouenti,  • - > - r 

Se  c^mci«n  le  macchie  a «'MW* . 

Co  chiari  jùocbt , allhor  le  cofe  tutte  - 

l.nmcntZdrédtuento, 

Empirli  ; ^cunrmn?fT^  - ! 

WteUltdofctorUli^epab 

A Ito  mar  eir  con  remi  uuele  errando. 

Mafc  qumtdo  Rapportili 
V appaiato  ci  toglic.cbiara  a t tufi» 

Occhi  fi  moflrcri  di  lui  la  fiera,  ■ 

SpaucLrancindarnocpmiecncnét, 

E Guardando  potrctn  difetti nrf‘‘ho 
Va  tranquillo  Aqutlon  crollar  le  feluta 
E finalmente  il  Sol  datata  tfegfi 

ìTT^LZutta  , 


Dir  cftc  tu  mcrna  V - 

Allumi  efcaldi  s efet  principio  er  »■> 
Di  ciò  che  nafte  in  luifl  nutre  & utu 
, # tumulti 


Di  dochctufu  in  iMjtmrtww 
Tu  te  congiure  cieche, tu  i tumulti 
Sommar  M» 

„ „ -L,c.r4  fi-ode,  e i ricoperti  inganni . 


Sourajtar  rpcjjo  n ^ 

lacbmfa  frode,  e i ricoperti  w&m  • 
Come  crcfccndo  i un  ! ort"ft'£  ' 

-ru.  mollò  ancho  a pietà  del  alma  K 


Come  creiamo  non . ^ 

« TU,  moffo  ancho  a pietà  de  l a Ima  Roma 
p«r  non  ueder  lo  flratio,c  grotte  damo 

occifo,rlcopri]ti 


p«r  non  ucacrivj» 

lDilei,Cefareoccifo,rtcopriltt 

Vofcura  nube  il  capo  lucid  ,ondC 


^ ^ l B R O 
Temerò  eterna  notte  ifccoli  empi. 

Bf«  che  iti  tal  tempo  anchor  la  terrari  mare, 

f 1 l°r*  cam  » c importuni  au?cHi 
Nc  dcfjcr  chiari  e piu  che  certi  fcgnL 
Quante  uolte ne  campi  de  Ciclopi 
Etna  ondante  bollir  uedemmo, rotte 
L e fuc  fornaci,  e monti  alti  di  fiamme 
Gettar  ruotando  liquefatta  faft* 

Il Juon  de  rami  in  tutto' l citi  la  M agita 
vdio  ; tremar  da  non  ufatefcofje 
Sbattute  Palpi } grande  horribiluoce 

rupe  taciti  bofehi  udita fjfcfjb  ; 

£ t/imulacri  impallidire  in  guife , 

•M  erauighofe  fur  ueduti  9fotto 
£ oJcutq  de  la  notte  ; e gli  animali 

rZZtTuoc‘humMC  0,onenio  tfoo 

rcmarji  tfimm,e  tute  aprir  le  terre  : 
d.U0ri0  me/i°l*grimar  ne  tempii : ' 

E diligo feiafudar  il  r arnesi  bronzo . 

Cnobc  l Po  R(  de ‘gli altri  fiumi  altero, 
bt  allagando  i bofehi , e le  campagne 
Su  elfele  punte  da  radice , e fcco 
Tutti  gli  armenti  con  leflaUe  traffè. 

^CfCr.  tutto  quel  tempo  ceffar  mai  V - 

° dc&1  interior  trijh  mojtrarfi  / A 

L c minacciami  fibre  ; o dcntr'ai  pozzi 
* fateci  acqua  Ufagucuu». 

EJpcJJo  de  la  tenebro  fa  notte 
Rette  Palco  fikntio , udir  le  grandi 
ittaà  urlando  andarne  ingordi  Lupi. 
ttc  (Poltro  tempo  mai  per  ad  freno 


**  vi 


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p i r m a * 

Piu  fulgori  cdder  ucduti  furo  : 

Ve  Unte  arfer  guantai  crude  Cornetta 
Di  nuouo  dunque  uidcro  i P bilippi 
Campi,  tra  fé  mede fme  con  uguali  * 

: Arme affalirfi  le  Romane [quadre. 

Ve  parue  indegna  co  fa  a i D dfupertti 
Ben  due  uolte  ingraffar  del  nejlro  f angue 
V beffagli  a, c d'Ettio  le  campagne  aperte «. 
Ma  tappo  ancho  uerrx  che  l'aratore 
1 Aouendo  in  quei  confin  col  coruo  aratro 
L«*  terra, trouerà  da  ruggiti' offra 
Già  confumati  de  le  lande  i fèrri  : 

0 ' le  celate  de  le  tefre  fame 
Percuoterà  col  duro  arptcegraue  i 
E pien  di  merauiglia  e di  flupore 
Mircrànefcpolcbri  le  grand'ojfu  i 

Voi  de  la  patria  fempitcrni  Da> 

E dilei  primo  fondatore  e padre 
Romolo, e tu  gran  madre  o I ocra  Ycfij, 
Chc'l  Thofco  Teoro  cujlodifci,e  ferui , 

1 Romani  palazzi  alti  cfupcrbi  ; 

Non  uoglidtc  negar , ui  pricgo,quefto 
Giouanc  alfeeoi  già  fianco  , e cadente 
Porger  la  mano  e fofìenerlo  in  piedi. 

Già  pria  pagato  con  il  fingile  proprio 
1 tradimenti  e gli  /pergiuri  hauemo 
Di  Trou  aittica,c  di  Laomcdonte* 

Già  la  regia  del  del  t’ invidia  a noi 
E elici  finto  ecfore ue'dcrti 
Di  qua  giu  triomphar  uago,/ì  duoli j 
O uc  piu  non  ? apprezza' l giuflo,e'l  buono 


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K LIBRO  » 

Mahcnu’hanluogoilor  contrari#  dotte 
Ilice  ito, in  non  ledo  è corner fi: 

Sojfipra’l  mondo  andar  fi  uede,e'n  lui 
M ilT apparenze  di  fceleratezze 
Scor gonfi  ogmhor  douunquhucm  gitoceli  gire 
Non  ban  gli  aratri  lor  dovuti  honori 
E de  lauorator  (fogliati  i campi 
Keflan  pallidi  e magri  : fin  le  falci 
D'adunche  e torte, in  dritta  forma  uoltt , 

E di  fiade  conuerfe  in  rigid! ufi, 

V Eufrate  quinci  -,  e la  Germania  quindi 
Ci  muouon  guerra  ; e le  città  utcttie  3 

Rotto  fè,lcggi#onucntioni#  patti. 

Corrono  à l’armi , e prcndon  quelle  contri 
Se  fieffi -,  e’n  mare  mcrudclifcc  e in  terra 
Vhorribil,empto#  ffauentofi  Marte . 

Come  quando  percorrerle  carrette 
Dafcian  le  moffe  ; e per  gli  aperti  piani 
Via  ne  uanno  i Cauai  ucloci,  tanto 
Che  chi  li  regge  s’affatica  indarno 
Di  ritener  li, anzi  poi  c’han  raccolto 
A loro  il fren , conuicne  a forza  ch’egli 
Doro  ubidifca#traff>ortarfllafci. 


Òlio? 
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DELLA  GEORGICA 
DI  VERGILIO, 

Libro  Secondo . j* 


ARGOMENTO* 

IN  IT  A Nel  libro  di  [oprata 
prima  parte  di  quefla  opera , la 
quale  è della  coltura  del  campo , 
che  fi  [emina  > tenendo  il  mede  fi* 
mo  ordine , ch'egli  propofe  nel 
principio  dcW  opera,  paffx  bora 
alla  feconda  par  te  deU’ agrieoi  tu 
ra,laquale  è del  piantare , onero 
trappaffa  la  cura  de  glialtri  alberi  <y 
piante, o folamente  ne  tocca  quanto  bafia  a proueder  le  uiti 
di  folìegm,o  di  legami } ma  bene  diligcntifiimamente  tratm 
taquaflin  tutto quefio libro  dellacuradeglialberi  frutti s 
frri , c r I fatalmente  de  gli  uliui  c T delle  uiti , i quali  due 
fenza  dubbio  tolgono  il  principato  fra  quei  che  fanno  frut 
to.  Conchiude  poi  il  fine  di  quefio  libro , comemhode 
glialtri  tre,con  una  digrefiioncctla  affai  ben  libera , ma  non 
però  punto  lontana  dal  fuggetto  : eyfi  come  nella  fine  del 
libro  di / òpra  efee  nella  morte  di  Ce  fare, & ne  prodigi, che 
furono  innanzi  la  morte  di  effo  > cofi  er  qui  anchora  affai 
largamente  fi  diffonde  nella  uagbezza  della  rn  ' 
lodi  della  ulta  contadine  fra. 


N fino  à qui  de  campi  la  coltura9 
E le  coftcllation  cantai  del  ciclo , 

Te  Bacco  ho r’  a cantar  m' accingo, e teco 


V L I B R O J 

ìfllueflriuirgulti , r g/i  arbofceUi , p 
Colfcmpré  ucr  dècere fccr  tardo,  Slitto. 
Qui  Lenpo  pad™,  (ttfen  le  cofc  tutte 
De  doni  tuoiyde  le  tue , grafie  colme -, 

Cue  ucdrai  nel  pampifrofo  Autunno , 

Gr arido  in  honor  tuo  fiorir' il  capo , 

Co  uafi  pieni  e {fumar  lauendemmia) 
Qui  L eneo,  padre  uieni , e meco  Cuuc 
Calcando  i pie  di  nouo  mvflo  bagna* 
f ria  fi  conuicnfaper  che  di  cacare 
Le  piante  uaria  è la  natura  -,  Alcune 
Dafe  nafccndofenz’humona  aita , 
Occupati  largamente  i campi  ci fiumi , 

Si  come  et  Silcr  melicele  Ginejlrc 
facili  da  piegar  fi:  e l’Oppic  ci  Sala  f'rj 
\cf:iti  di  canuta  e glauca  fòglia . 

Surgon  altre  dal /ente  ffarfo , come 
Ghalti  Caft  agni , e l'Efchio,che  de  bofehi 
A Giouc /acri, piu  ch’altro  ucrdeggia  : 

La  fòrte  antica  Quercia  già  da  Greti 
Tenuta  per  oraeoi  degli  Dei 
Spcfstfim’ altre  da  radice  felua 
Germogliandone  fon  Circgder  olmi  : 
Soft' anelo  a la  grandi  ombra  de  la  madre 
Da  P hebo  amato  il  picciol  Lauro  crcfct » 
Tai  modi  pria  trouò  l’alma  natura > 

Ondi  ogni  forte  d’arbori  ucrdeggia 
ferrigne  ti , per  bruoli , e per  li  bofehi * 
Son  altri  modi  anchor  che  per  fcjlcffa 
Ritrouò  con  ragion  l’cffcricntia . 

Quelli fchiant ondo  dal  tenero  corpo 


* : 


.*  4 


«SECONDO  W 
De  le  madri  : le  piante  in  folchi  puofe  f 
ducftì [otterrà  i ftcrpi,é'n  quattro  parti 
F efii  nafeofie  i tronchi  e i pali  acuti . 

R itroturfl  de  gli  altri  arbori  anchora 
Ch’i  prefi  attendo n da  propaghi  archi, 

E col  proprio  terrai  uim  i piantali . 

Di  radici  bifogno  altre  non  hanno, 

Ne  teme  il  potator [otterrà  porre 
Le  piu  eleuatc  cr  tua  piu  alte  cime. 

Che  piut  (co[a  a narrar  merauigliofà 
Tagliati  i tronchi  de  Ivliuo , anchora 
• Hcl [ecco  legno  lar  adice  nafcc. 

Speffo  ueggiamo  e [enza  danno  i rami 
T)' un  arbore  congiarfì  in  quei  d‘ un' altro} 
E produr  l'infilate  mele  il  pero . 

Speffe  fiate  ancho  i [afjofi  Carolatoli, 
furori  ucduti  roffcggiar  tra  pruni . 

Però  dunque  imparate  agricoltori  -,  / 

Qual  coltura  a qual  arbor 3fi comiengd : 
E coltrando  ben  g liaccrbi  e fieri 
frutti , rendete  manfueti  e dolci  : 

Ne  Inficiate  giacer  pigre  le  terre . 

Ciotta  1 fmaro  di  uiti , e’/  gran  T ahumo 
ja  ir  or  d’Vliui  riueflito  gioua. 

Tiifia  prefcnte,o  chiaro  alt' ornamento 
D elfccol  nojlro>e  de  la [anu  mia 
(Et  c ben  dritto)  grand: e maggior 
\ jm  ceciate  cortcfc  5 cr  meco  corri 

V incominciata  [aticofia  uia , 

uolando  le  uele  a l'ampio  mare: 

N on  abbracciar  de  fio  co  ucrfi  miei 


* 

r_  -P-  * 


I Ar 


HUTBRO>|l 

No  uolcnd*  ancho  p otre  fi  tutto i non  fi 
$tn  cento  lingue  hauefri  e cento  bocche  » 

* a Con  le  ucci  (Tacciar  fonduti  c fòrti-, 

Xten  nauigando  meco  al  lido  accofio  : 

He  le  man  noflre  habbiam  le  terre . Or  io 
Non  ti  terrò  con  fitti  uerft,c  meno 
Con  giri  di  parole,e  lunghi  e fiordi  : 

Quelle  che uengon per ficftcjje al  chiaro 
Lume  di uita,aucnga  eh1  infeconde 
Siano  purgano  almcn  robufle  e liete , 

Di  natura  il  uigor  fiottar  a è grande . 

JAafie  qucfle  ancho  alcun' mcfla,o  pone 
Entro  le  cane  (òffe  già  mutate , 

Spogliandoli  il  fiilueflre  animo  e duro , 

Si  ueftiran  di  delicato  e molle, 

E ficguiranti  ouunquc  con  frequente 
Coltole  chiamerai  ueloci  e pronte 
Queflofieffiofaran  le  ftcrili  ancho 
Cb'eficono  fuor  da  leradict  eflreme ; 1 _>> 

Sedifrofle  far anpeiuoti  campi 

• Che  ['alte  (rondi  cècia  madre  i rami  < 

Bora  ricuopron  <f  ombra  oficura  e folta} 

E la  creficentc  pianta  de  fiuoi  parti  * 
Spogliano, ardendo  lei, che  li  produce, 
Quell  or  bor  poficia  che  dal  freme  nafice. 


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fri 

jò 


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No  Wcn  crcfiando  a pafii  tardi  e lenti * 

Ver  tarda  fare  a i tardi  nepoti  ombra  ; 

E tralignano  i frutti  i primi  loro 
Sughi  obliati, c i grappoli  la  iute 
A gli  affamati  augelli  in  cibo  porgo* 

Poro  non  fra  Vagricoltor  mai  fianco 

Vidifboì 


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«SECONDO^*»  Ai 
Di  difpor  egualmente  per  gli  folchi 
Gli  arbori  tutti  ej  molto  ben  domarli . 

Wd  da  ì tronchi  rtfrondon  me  gli  vlìui  $ <* 
M t f urgono  le  uiti  ricolcate  3 
M cgho  ancho  tra/piantato  il  fòrte  M irto. 
Sacro  a la  D cacche  Papho  e Cipri  adora,  - 
N afeono  e da  le  piante  le  nocciuole  3 
E’/  frafiin  alto  i Combrofio  arbor'  onde 
Solcafl  coronar  d’Alcmena  il  figlio, 

E le  ghiande  del  gran  C nonio  padre} 

Hafee  leccelfa  palma , e nafee  l'alto 
Abete , a fofiener  atto  del  mare 
I duri,aducrfi  e pcngUojl  cafì. 

JAa  s'infcnfcc  thorrido  Corbezzolo 
Co  parti  de  la  noce  3 e 1 platani  ancho 
Sterili  partorir  fèrtili  pomi 
I Paggi  le-Cafiagne , l'orno  imbianco  v 
T ior  di  pero  dime  n canuto  }ei  Verri  » 

Vranfer  le  ghiande  fiotto  gli  olmi fpejjò . 

N e d'inneflare , 0 por  gfioahi  a li  piante  1 
E foto  un  modo,  una  maniera  fòla. 

Perche  l a uè  di  mezzo  la  corteccia  > 

Pingon  le  gemme  fie  mede  fine  in  fiori  V 

E le  uefli  fottìi  rompono  3 in  c/Jò 
Mede  fimo  nodo  un  breueficn  fi  face,  * 

O uc  il  rampollo  de  la  Jbana  pianta 
Chiuggono,e  infcgnan  come  creficcr  pofifii 
P litro  l'humido  libro  il  nuouo  ramo  : 

O fictiza  nodo  haucr  fiegnafi  i tronchi , 
prcndoui  con  zeppe  una  ampia  firada , 

V * poi  fi  pongon , le  feconde  piante  3 

Geor.di  Ver.  C 


V El 

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< V «LIBRO  W 

jf  Vclungo  tempo  dopo  allegro  ufeendo  'r 

y'  L'alt'drbor  co  filici  rami  al  cielo  < » 

V \ Spiega  le  nuouefrondi,c inoli fuoi frutti,  ~ 

E quelle  t quefli  flupe fatto  ammira.  • 

Oltre  a ciò  non  d'uno  mcdcfma  forte, 

JM  a di  diuerfe  gli  Olmi fòrti  fono } j. 

♦ * E i Salci,  c'lLoto,&iCuprefii  idei» 

He  <£ una  fórma folnafconlc  graffe  , 

Oliue  Orcadc,Radij,e  Paufle  da  le  ' i 

Coccole  amareno  d'unaguifa  ipomi:  , \ 3 

O le  felici  felue  d' Alcinoo. 

He  un  medefmo  rampollo  è quel  de  peri 
(Cb'cmpion  granila  man)  Croftumie  Siri X 
Honla  jlejfd  uendemiagiu  da  1 noflri 
> Arbori  pende,  che  de  Mctinei  . > 

Tralci  raccoglie  Lesbo  ; fono  Thafic  ! 

"Viti  fon  bianche  Mare ot idi  anello,  £ 

Quefle  a le  grani  e piu  morbide  tene  £ 
HabiU , quelle  a le  piu  licui  e magre  » v 

J E P fìthia  a far  la  dolce  fapa  e'I  puffo  5 \ 

Vtil  piu  eh' altra,  c la  fottìi  Lagco  x 

Ch'inflabil  rende' l pie, lega  la  lingua * . £ 

• Le  pur  pur  ce, le  Prede, c con  quai  tierfl 

J Potrò  lodarti  mai  R letica  tanto , j 

Che  molto  piu  di  te  non  lodi  ogrìhora  \ 
ìluinT  akrno,cui  ceder  conuicnti  i ) 

Son  uiti  A minec fèmufimi  unii , 

E quelle  fono,  in  grafia  de  le  quali 
, S'erge  al  del  Tmolo,c?  effo  Re  P banco. 

T'è  largite  minor  .cui  non  s'agguaglia 
, Alcuna  uitc,o  fuor  /fremer  ji  uanta 

Tj  < . t j 


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^ SEC  0 N » o **•> 

Cotanto  fugo,o  di  durar  tant'anni. 

Or  douc  te  lafiio  io  Rhodia,fì  grata 
A le  feconde  mcnfe,d  i Dei  cclcjli  i 
Ouf  o Bimiaftc  i tuoi  gonfiati  grappi  ? 

a cqmpraidere  in  fi  numero  alcuno. 

Hon  e che  poffa  tante , e fi  diuerfi 
E ffiefie , e nomi  de  le  uiti , e meno 
Ch' in  numero  comprefifiano  importa. 

•Xoqualchi  uuolfdper,uuolfdpcranebo 
Quante  -,  girante  Zefiro  iturbatc 
Sion  del  Libico  pelago  f arene : 

0 quando  con  piu  fòrza  E uro  percuote 

1 fianchi  legpi , intender  brama  quante 
De/  Ionio  mare  a riua  uenganonde . 
uaglieno  a predur  le  co  fi  tutte 
Tutte  le  terre , in  riua  i fiumi  i S alci 
Hafiono,e'n  grafsi  paludi  gli  Ontani: 

Glifi erih  Orni  ncfajfofi  monti  : 
fan  lieti  i lidi  i fempre  uerdi  Mirti  : 

Br antan  le  ulti  ornar  gli  aperti  colli  » 

Et  il  freddo  Aquilone  amano  i TafiL 
D d gli  e firmi  cultori  il  mondo  domo 
jAirdyC  Icmatutmelabitatiom 

De  gli  Arabie  i Cclon  di  color  mule 
fitte  le  carni , uederai  diuifi 
De  gli  arbori  le  patrie.  V Indiatola 
Torta  rbebeno  nero , hanno  i Sabei 
MoUiJc uerghe  de  l'incenfofoli  ♦ 

Che  dirò  io  del  odorato  legno , 

\bc'l  pretiofo  balfamo  dejlilla  ? 

Ch  ddAcantho  ognhorfiondofo  e uerdc  ? 

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' K l IB  R O MP  7 

Ìl  E de  le  felue  SEthiopia , bianche 

p Di  molle  lana  ? e come  nonno  i Seri 
. > . K , Giu  de  le  fòglie  pettinando  i ueUi  ? 

O quei  che  L’India , a tOcean  propinqua. 
Torte  efbrema  del  mondo  bofehi  porti  i 
Oue  faetta  mai  di  quelle  eccelfe 
Piante,giugner  nonpuote  alt  alto  cima , 
Quantunque  4 l’arco  cala  faretra  fìa 
T al, piu  d'ognialtra  gente , efperta  e pronta* 
Produce  Media  del  felice  pomo 
Gli  amari  fughi  ,e  fapor  tardo  e graue: 

Di  cui  non  è piu  toflo  piu  pojfente 
Rimedio  alcunché  da  le  membra  fcacci 
Vatro  uelenoydllhor  che  tempie  crude 
Temine  i uafi  attoscando,  e t herbe 
Con  parole  noccnti  mefcolando , 

Spogliar  di  uita  i mi  feri  figliuoli 
J$onddlorpartoriti,dcftinaro : 

Effa  gran  pianta  s'affomiglia  al  Lauro  : 

E $’ ampiamente  non  fpargeffe  odore 
Da  quel  diuerfo  ,fì  potria  dir  Lauro  : 
ne  per  molto  crollar  che  faccia  il  ucnto 
Caggion  a terra  le  fue  fronda  mai  > 

Saldo  c tenace  h<tl  fior  jcol  quale  i Medi 
Chi  piu  di  lord  ifficilmentc  fair  a 
Soglion  fonare, e’ l graue  odor  del fiato* 

Ma  ne  de  Medi  le  gran  felue , terra 
Ricca  e beata  > ne'l  famofo  Gange  $ 
ne  de  tharene  d’or  torbido, l’Hcrmo  $ 

Hon  quei  di  B attra,ne  que  d’  I ndia,o  tutta 


V/ 

•/ 


1? 

A 


1 nq 

Graffa  d’incenft  e fèrtile  Panebaia , 


Con  le  lodi  contendi k de  Vitali a . 

Non  qucfii  luoghi  braui  tori#  da  U 
N ari  foranti  fioco  unqua  folcaro  , 

Do  la  grand ? Idra  foninoti  i denti . 

No  partorì  l'hcrrido  campo  fchiere 
D'huomim  armati  è celate#  fhafie: 
Male  grauide  biade  empiono,  cr  empie 
Df  B accodi  dolce  humor  Hafitco  i campi , 
Gli  v liui  lieti, e i belli  e grafi  armenti  ; 

L' animo fo  cauallo  atto  a la  guerra , 
Quinci  nafeendo  andar  uedcfl  altero , 

• Quinci  o Gli  t unno  le  tue  bianche  gregge, 
Ef  al  gran  Gioucgranuittima'l  Tauro , 
Bagnati  dentro  le  tue  lucicV onde , 

T rajferfouente  al  Tempio  de  gli  Dei, 

1 Romani  triomphialti  e fuperbi . 

Qui  maifemprc  fiorita  è primauerdi 
E ne  piufirani  e freddi  mejl  fiate. 

Qui partorifeon  ben  due uolte  Vanno 
Te  pecore, le  capre#  legiouenche: 

L’arbor  due  uolte  anchor  produce  ifiuttim 
Qui  nonfifeorgon  mairabbiofe  Tigri, 

No  de  fieri  Leon  femenza  alcuna , 

No  V Aconito  chi  coglie  herbe  inganna 
Mi  fero , nefquamofo  ferpe  /patio 
T auto  di  terra  co  i gran  giri  occupa. 
Aggiugni  a quefie  lodi,anchora  aggiugnì 
Tante  egregie  città , tante  cafieUa 
J urna  pietra  fabricat e a mano, 

^jticcft  alti  edifici ,e  i fiumi 
Correnti  lungo  Volte  antiche  mura» 

G ili 


1 1 /•*.  LIBRO  2** 

i/jp  Che  del  fulcro  nury  chediròio  ~> 

De  iinfèrói  potrò  mai  tacer  tanti  •:  ìli 

Laghi , te  Lxrio  granici  e te  Benaco, 

Che  come  irato  mar  ti  gonfi,  e fremi  i T 

Tanti  poni  t c a Lucrin  Raggiunti  cbioftri. 
Con  gran  firida  e Nettim  doler  fi  irato 
Ldydouc  fiotta  l'onda  lulia  ,/parfc 
L acque  d intornoyè  la  doue  inquieto  ' i 

■ Rntr a'I  T birrai  ne  le  calda  onde  Auerne  * 

Quefia  d'argento  riui  c <f  or  gran  copia  1 

Nutre  in  le  uene , e metalli  altri  molti . ’ O 

Quefia  de  i ualorofl  huommi  prima  O 

Produflc  al  mondo  Vhonorata  prole  j tV.*££ 
I M arfìye  l’ offra  giouentu  Sabina:  ■ -:-n  I 

Et  a gli  affanniyUia  piu  ch’ai  ripofo  . -%  tT 

Il  Ligur  ufo}atti  a lofpiedo  i Volfci  : • jìI  I 

IDcci  qutfla,  t M ariiyi  gran  Camèlli  j » O 

E i non  mai  fianchi  Scipioni  in  guerra . > 3 

» L te  gran  Ce  far  j chor  ne  le  piu  eflrem  r\  ) 

Parti  de  l'Afia  guerreggiando tda  le  I 

Rocche Romane'  l uil  indo  difcacct . ’JL 
Sempre  fi  giri  a te  benigno  intorno  1 ì 

3 IcielOfC  l mondo  quanto  può  t'honort)  * *- 

O grande,  antica  e rcucienda  madre 
Bc  g//  huomini  ecceUentiyC  de  le  biade , i 

Saturnia terrafirtilc beata.  . c 

Lntrhora  dir3tn  honor  tuo, de  Parte  \ 

Che  t'acqujflò  già  tante  antiche  lode , 

E i uerfi  Afcrci  per  le  città  Romane, 

Ardito  aprir  i fanti  font  incanto. 

Hor tempo  cluogo  da dejcmerrefta,  / 

•iì  U M 


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J 


/•^SECONUU^r  y* 

Di  ciaficun  campo  la  natura  propri*  } . 
Q£jllafirtezz<t,c  qual  colore, e quali  • ^ 

Cofiefiano  a produrpoffienti  erutti.  ’ * 
p r il  le difficil  terreni  trifticoUi  1 . 

One  di  creta, ffini,e  di  minuti  } 

Saffi  è ripieno  il fiuolo,godon  de  ld 
Palladio  fielua  del  uiuace  V Uuo  : 

Segno  aperto  di  ciò  puo'l  molto  ogliafho 
Surgente  in  quello  fteffo  {patiate  i campi  1 

Copali  di  filucftri  bacche  darti . 

Jl fecondo  terrea  morbido  e graffio  * M / 

Di  dolce  humor  ripieno, e <f  herbe  uerdi» 

Qual fouente  ueda  fogliamo  tn  qualche  T 

Caua  tulle  di  monti  intorno  cinta , 
ha' uè  caggicndo  (Tolte  rupi  i fiumi  , 

Traggon  con  lor  filicele  frrtil  Umo  : 

E quei  che  fono  ad  Auftro  eff>ofìi,quaU 
Mutron  la  felce  a curui  aratri  odiofiu 
Varanti  qucfli  fòrti  uiti,e  piene 
Di  molte fèrtiTuue , e uino  in  copia , 

Simile  a quel  che  noi  facrificarc  ‘ ^ 

Nr  le  dorate  tazze  ufiomo  5 quando 
Il  Thofco  auantii  fiacri  graffi  altari  ‘ ; • 

Gonfio  Tauorio , e ne  concatii  uafl  ^ . 

Vanchor  fumanti  uifeere  offeriamo,  * 1 

Mafie  piu  toflo  hai  de  gli  armenti  cura*  * 

O di  uitcUiyO  tenerin  agnelli , 


e T infelice  Mantoua  perdeo , 

Vqfcenu  w ma  il  chiaro  herbofo  fimi  •' 


O de  le  capre  i lieti  colti  ardenti , 
D’Otranto  i pafichi fono  ot  timidi  capo 


6 III! 


fwZ 

l\  \Cl 


I bianchi  Cigni  : oue  a le  gregge  mai 

Non  mancali  fonti  o £ herbe, e quant'a  lunghi , 

? Giorni  prxndon  gli  armenti, tanto  rendi  t 

Voi  la  rugiada  ne  la  breue  notte . r 

La  quafii  nera  e graffi  terra,  sfotto  V.Q 

II  uomcr  fitto  e ehi  fragili  zolle , ■ , iU'i 

(Perche  quefio.  imitar  cerchiamo  arando)  y 

Ottima  è da  fomenti  5 e non  ucdrai 
D'altro  pian  wiquaritornando  a cafia, 

Viu  corra  trar  da  piu  tardi  giouenchl  : 

O doue  irato  Varator  la  felua 
E gli  inutili  bofehi già  molt' anni 
Tagliò  da  le  radici  ejìremejeco 
Infime  rollino famente  a terra 
Truffe  l' antiche  cafe  de  gli  augelli -, 

Efii  lafciati  i rudi  e 1 cari  parti 
Non  ben  anchor  pennuti, alto  uolaro ♦ 

Onde  la  rozza  e fìeril  terra, prima 
Giamai  non  ufia  a folìcner  f aratro , 

Da  quel  perjcofifa  e riuoltata fflende  * 

Però  che  del  pendente  campo  a pena 
C afta  mimflra  a l' Api  e rofmanno , 

. ha  mai  fempre  digiuna  e magra  ghiards  I \t 

E l' offro  tuffo, c da  le  nere  bifae 
Rofia  la  ere t ^negano  altri  campi 
Porger  fi  giufi  ameni  e dolce  cibo 
A ferpcnti,o  da  lor  piu  caui  alberghi „ 

QueUa,chil  licuc  fiimo,e  la  fiottile 
Esh ala  nebbia,  e Chumor  bcue,c  poi 
Quando  le  par  da  filo  /freme  fuori  $ 

E che  difiue  uérdi  herbe  ogn  hor  fi  uefi<$  . . v ri 


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(K  S'E  C l)"N  «VI 
Né  con  ruggine pdft  ,o  fc abbia  l ferro 
Confuma,qucUaatc\fcr  gli  Olirne  buoni 
Di  liete  Mti,e  da  produrre  Vhui  : 

E colmando  la  medcfma  archerò, 
troucrai  atta  a pafeer  gli  animali  j 
E paticnte  a fofìener  l’aratro . 
tale  era  Capuaricca,&  i uicini  . .'.q- 
Al  giogo  di  Vefuuio  luoghi ,c  doue 
Correndo  Clamo  homhUmente  innondi 
Accorrale  rutta  d’habitantiffogl io* 

Ho r è da  dir  com'huom  conofcer  pojjo  . , 

Ciafeuna  terra,  fe  cC intender  bramo  Ó 

S’eUa  s’è  rara,o  foura  modo  (fejfa. 

Perche  queflaafòrtticnti,a  B acco  quelli 
Meglio  ri/femde,a  Cerere  è laffejfa 
Piu  amicale  la  rarifiima  a Lieo . 


Eleggerai  con  gli  occhi ' l luogo  prima* 
Poi  fa  cauare  una  profonda  fijfa. 


Ni 


O ue  di  nuouo  quella  terra  tutto 
Ch' auanti  tratta  n’hauerai,rcponi  > 

E calcandola  rendi  a l’altra  uguale  : 
S’eUa  non  l'^empte^fia  rara  e fecóndi 
Da  pafeerut  animai, da,  porui  ulti  ; 

Se  nega  ritornar  ne  luoghi  fuoi , 

E pieno  il  fijfo  auanza  fùor  la  terra  * 
Speffo  è quel  campo,  tu  da  quell' affetti 
Gran  frutto  ,onde  potrai  fecuramentt 
fender  co  i fòrti  tori  il  graffo fuolo. 

La  falfa,e  quella  che  fi  dice  amari 
flnfclice  a le  biadc,eUa  non  mal 
L imene  arando  man[ucta,o[crbÀ 


tvt 


/ ìl  proprio  bonor ' e nome  al  uin  e di frutth 

Tal  duri  fcgno,tu  di  uincofpeffo 
Spicca  le  corbe, cr  ondil  uin fi /preme 
Co  torchi  iuafl  da  ifimofi  tetti, 

Quiiu  entro  pofeia  la  maluagia  terra 
Con  dolci  acque  di  finte  a pien  fi  calchi  j 
Per  le  uimini  fior  /colerà  l'acqua  3 
E potrà  dirne' l fapor  noto  inditio 
^ A chi  ? affiglia  C T uitol  di  ciò  far  proua , 
La  bocca  tutta  d'amarezza  empiendo. 
Qual,  de  le  terre  la  piu  graffa  fta 
Conofcerafiife  per  mano  fpeffo 
Rimenata,non  mai  fi  trita  0 sface, 

Ma  tienfi  al  dito  come  uifeo  0 pece  . 
JXudrifcc  entro' Ifuo fin  Cherbe  maggiori  , 
L'bumiddtCrc  uic  piu  del  dritto  lieta  3 
Ah  che  pur  troppo  nelle  prime /fighe 
Non  fi  moflrigagliarda  cfertil  temo  : 

La  grauc fi  conofce  dal fuo  pefo  : 
Cofilalieuciantiucdcrcongliocchi 
facilmente  fi  può  la  nera, e quale 
Color  s'habbia  ciafcuna  5 ma  potere 
T rouare  in  loro  il  trifio  e pigro  freddo 
E difficile  molto , il  Peccio  e ì Tafii 
N ociui , e le  nere  edere  i uefiigi 
Manififii  di  lei  ti [coprir anno.  * 

Cono/ciute  tai  cofe,ti  ricorda 

Cauarnc  monti  fijfe,onde'l  terreno 
A 1 freddi  ucnti,c  al  caldo  fol  fi  cuoca. 

E ciò  fi  faccia  molti  me  fi  auanti 
Che  le  feconde  uiti  entro  ui  pianti. 


■ 


54 


lii  SECON  D O 
Ottimi  i empi  putrefatti  fono  * 

Tali  co  uniti  le  gelate  brine , 

Ef  il  robuflo  zappator  li  rende  , 

Q*clli  mouendo  e rivoltando  fpeffo. 

JAa  molto  accorti  gli  kuommi  ejjcr  denti o 
in  far  il fimenzaio  in  luogo , a quello 
Simile, u ’ pofcia  i fuchi  piantonccUi 
S'baimo  a piantare, a ciò  che  lor  non  JU 
Subito  la  mutata  madre  ignota . 

Anzi  ne  la  corteccia  fegnitio  ancho 
Qual  riguar din  del  cicl  par  te, onde  poi 
Come  pria  fte(fe,e  da  qual  parte  ile  aldo 
Auflro  fojfri)]i,e  qual  le  /palle  uolte 
Tcncjfc  al  no/tro  polo, in  que  medefimi 
Sitile  torninpoi,che molto  importa 
'Ne  uia  piu  teneri  anni  a/fuefarfL 
Ricerca  pria  fc  por  le  uiti  e meglio 
In  colli,o  in  piarti -,  e fetu  eleggi  i campi 
F ertili  e grafi, iui  le  piantafpejfe  ; 

Non  pigro  è Bacco  injpeffo  e firtil  fuoto. 
Se  in  colli,  fa  ch'ottimamente  quadri 
Con  ) patio  ugualj'un  da  l*  altr'arbor  pofto 
Ver  tratte  righe  gi  ufi  amente  lungi . 

Come  talbor  par  far  giornata  infume 
Coni' altro, un  groffo  e fere  ito, fi  fendè 
Ver  aperta  campagna  e /patio fa. 

In  dritte ftldjCr  ordinate  filiere  : 

Stari  con  la  fronte  a gli  rumici  uolte, 

V ardite  genti, e dal  lucido  ferro 
utta  la  terra  d'ogn  intorno  fplende * 

Nr  s'appicca  la  wjfa  ancorami  in  mezza 


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A Tarm'  incerto  Marte  horribil  erra. 
Sicn  con  numero  par  tutte  le  uie 
Ordinate  e dijfojlc,non  che  filo 
V altrui  menti  otiofi,e  gli  occhi  uaghi 
Vafia  la  uifla  lor,ma  perche  mai 
N on  potrà  a tutti  altramente  la  terrà 
Concedere  uigor  e fòrze  uguali j 
N e in  uacuo  Jlender  fi  potranno  i rami. 
Ma  fi  forfè  faper  qual  ejfir  deggià 
De  le  (òffe  l'altezza  ricercafii , 
in  picciol folco  piantar  ai  le  ulti  ; 

Varbor  piu  fitto  la  profonda  terra  ; 
innanzi  a tutti  gli  altri,l'Efchio,ilquale 
Quantojcon  Valtc  cime  al  del  fi  leua , 
Tanto, con  le  radici  al  centro  inchina . 
Dunque  non  quello  horrido  uernOyO  fiati 
Ditempeftofi  uenti,o fólte  pioggie 
Suclgon,ma  loro  incontr’immobil  femprc 
Refìfie,e  non  fil  per  mollarmi  dura. 

Ma  ttincc  molti ficoliuolgendo: 

I fòrti  rami  ampiamente  e le  braccia 
Quinci  e quindi  fendendo, e jfio  nel  mezzo 
Standogliene  una  grand’ombra  folta. 
Non  por  le  uiti  oue'l  Sol  cade , e manco 
il  Nocciuolofrd  quelle  j da  le  cime 
Non  tagliar  ai  le  piante, che  fi  fieno 
Piu  baffi  tronche, me  $' appiglieranno ; 
Tal  c tamor  de  la  commune  madre „ 

V ' - 

Nc  offenderai  con  la  dentata  falce 
Le  tenere  fimenze  de  le  uiti . 

Ne  uolcr  infittir  fcluaggi  Vliuir 


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«SECONDO»# 

perche  foucntc  auien  che  da  le  numi 
Degli  incauti  pafior,caggendo'l fuoco , 

N affo  fio  pria  f otto  la  graffa  feorza , 

Si  mire  a poco  d poco, e uigor  prefo 
Vfeendo  fuor  le  frontini  tronco  affale 
Con  empito  ye  con  fuon  bombii {ìride ) 
Vofeia  occupate  le  piu  alte  cime , 

Vutcitor  veglia  per  li  ramile  tutto 
Empie  di  fiamme  il  bofco,al  del  mandando 
Di  caligine  folta,  ofeura  nube , 
blaf.immentefedal  nofiro  Polo 
Si  muoue  la  tempefia,  & uicne  il  uento 
Soffìdndoye'nflcme  i grandi  incendi  aduna* 
Quando  ciò  auienytion  uaglion  da  radici 
Kifarflyo  uerdeggiar  come  folletto 
Ne  l'ima  terra , u'I flerilc  uliuafiro 
R egna  in  lor  ueccy  con  le  fiondt  mare. 

Ne  alcun  quantunque  affai  prudente  e faggio 
Eia  che  ti  perfidia  a muouermai 
"Borea  forante' l rigido  terreno  : 

Chiude  l'inuerno  aUhor  col  gelo  i campi , 

Ne  permette ygettato  il  fcmeych'a  la 
Terra  tappigli  la  radice  fredda. 

Ottimo  a piantar  uiti  è'I  tempo,  quando 
Con  lauermighaprimaucrariedc- 
I / bianco  augel  nimico  a i lunghi fer pi: 

O fotto'l  primo  freddo  de  l'autunno , 

Tra  i coiifin  de  la  fiate  ,e  quei  del  uerno; 

Vr intanerà  a le  fiondi, utile  a i bofehi 
«'  primauera/ol  di  primauera 
Gonfiati  le  terre, e i genitali  funi 


SS 


fÉL  t 


*C  l i B R O W 

t CbieggonojaUhoro  il  fcmmo  padre  Giout  • 
Val  cìd  difende  con  feconde  ptoggie  -,  ■ 

Nel  dolce  grembo  de  la  moglie  lieta  ; . • * 

’EtefJo  grande, con  gran  corpo  mflo  % 
Nudnfcc  tutti  de  la  terra  i parti . + 

AUhor  di  uari  e di  canori  augelli  .. 
S’oKon  le  pine  rifonar  dintorno:  , • > « 

Allhora  tu  certi  di  cuopronfec?  uanno 
In  fiamme  c'n  fùria  e gli  armenti,  e le  gregge: 
Partorì feti  terreno,  e le  campagne 
Di  Zephiroa  le  dolci  e tepidi  aure  -,i 
A prono  allegre  il  fen,tutte  le  cofe  • $ 

Son  di  tenero  humcr  dolce  irrigate . .0> 

Se  commctcrficurcai  turni  fòli  . ^ 

Ardifcontherbe,c'l  pampino  non  teme 
] forgenti  Auflrijofcffiant'  Aquilone 
Val  del  foffiinta  a terra  bombii  pioggia: 
l\a  fùor  de  la  corteccia  le  fuc  gemme 
Tingendo, piega' l cicl  le  uer  difende . - 

N«  fia  giamo!  chi  a<rcdcr  mi  coflnngi 
• Che  ne  la  prima  origine  del  mondo 
A Uhor  eh' ci  nacque, e giouanctto  crebbe} 
Altri  che  quefn  rduccffer  giorni: 

Od  altre  baueffer  qualitadi  anchoro. 
Quella  era  certo  prhnauera,e*l grande 
Mondo  focena  prnnaucro,e  i ucnti 
‘ Non  rendeuon  rimiamo  horrido,quatido 
Prima  uider  la  luce  gli  animali  5 
E de  gli  buomini  anchor  la  ferrea  prole 
Il  capo  fiicri  alzò  del  duro  fuolo  : 

Pfùr  lepre  per  le [cluc /porte: 


«SECONDO 

I £ di  lucenti  flette  ornato  il  cielo 

Ne  tal  fatica  potrebbon  le  cofe 
Tenere  fofflcnrfc  tanta  quiete 
Trai  caldo  e'I  freddo  non  andaffe,  biciclo 
Honftmoftraffc  ala  terra  benigno. 

Quel  eh' a dir  refla,c  che  piantando  iòti, 

E teneri  arbofeetti  per  li  campi , 

1 1 fparga  pria  di  buon  le  tome, c flotto 
t Terra  quanto  pon  gir  gli  occolti  poi. 

( O picchi ftfii  c beuitrici  pietre 

V’  infondi, o feorze  difquattenti  conche. 

P crch'iui  dentro  caggion  ? acquc,cu' entri 
Ver  ftr ette  rime  il  tenue  fiato ,donde 
prendon  le  cofe  fcmiiute fòrza . 

Già  uidi  alcun, che,  con  imfaflfo  fopra, 

O con  dirotto  uaflo  un  pezzo  grauc , 

Ho  cbiufc,e  circondò  d'intorno  ; queflo 
. ' E‘  gran  riparo  contra  le  gran  pioggici 
E contro’ l caldo,atthor  che'l  cane  cfliuo 
Il  mondo  tutto  ardendo’ l terrai  fènde. 
piantatc,riman  poi  condur  la  terra 
Soucnte  a capi  de  le  piante,e  quiui 
Con  la  marra,ol  far chier  franger  le  zolle: 
O per  le  uignecoluomcruolgaido 
Ir  con  deflrezza  i repugnanti  tori . 

Poi  ti  conutentrouar  pulite  canne) 

E difrafiino  haucr  flenza  corteccia 
Pcrtiche,pali,c  di  due  cornafòrchc  : 

NCon  le  cui  forze  pofiin  poi  le  uiti 
Ajflucflarfl  a deprezzare  i uniti , 

E fu  gli  olmi  flalir  di  palco  in  palco  » 


wv 


.4  4 


#C  L 1 B R O W 

fi\d  ala  tenera  età  crcfcetUe.craU 
filone  He  ulti  f perdoni , e mentre 
per  l’aer  puro  con  le  briglie  fciolte 
lieti  fe  ficfiial  del  alzano  i tralci  t 
filon  le  tentar  col  taglio  della  falce  ; 
fila  leggiermente  con  le  manie  sfronda* 
poi  che  già  hauran  con  fòrti  rami  fretta* 
fncr.te  l’olmo  abbracciato,aUhor  le  chiome » 
fiUhor  le  braccia  poi  fieramente 
T roncar ,chc  pria  temano' l fèrro jaHhor4 
'Per  fòrza  ad  ubidirti  le  cofringi . 

Te  fetido  intorno  anchor  u'andrdi  le  feiepi , 
^cl)  animai  alcun  non  m s'appreffe , 

E uia  piu  allhor  c’han  piu  tenere  fronde , 
file  fan  che  cofa  alcun  difagio  fìa . 

4 le  quali  oltra  V offro  e freddo  ucrno, 

E i piu  cocenti  Soli , i buoi  felli  aggi 
pjuocon  continuamente , c le  feguaci 
Caprctpafconji  anchor  le  pecorelle 
pf  le  lor fòglie^  le  giouenche ingorde* 
file  tanto  inficine  con  gelati  e fretti 
pi  canuta  pruina  i feddi,o  tatuo 
ha  grane  fate  gli  alti  aridi fcogli 
P remente  ,nocqucr  lor>quanto'l  uclcno 
P el  duro  dente  de  le  gregge yil  quale 
fiafci  de  le  fue  piaghe  il  tronco  imprejfo* 
file  per  altra  cagione  ad  altra  colpa 
Jn  tutti  i facri  aitar  di  Baccojl  becco 
(Sacrificar  folca  l'antica  ctade  > 
jqc  pulpittefaceanfl  iuccchi  giuochi 
Quefli  peim  premio  i Cittadin  d'Athcne 

Vuofcr 


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« • 


«SECONDO  W 
Vuofer  fouente  per  le  utile , e perii 
frequenti  luoghi,  e di  buon  utno  allegri 
Sugli  unti  utri / aitar  pe  molli  prati 
Qucft’ojjcruan  cojlume  ancho  i Latini , 
Gente  cb’iui  h abitar  da  Troia  uenne , 

Con  ucrfl  incoltile  con  gran  rifa  e piene: 
Che  di  ruuida  feorza  [oprai  uolto 
Ponendo  borribil  uolti,a  cui  dinanzi 
I piccioh fanciulli  fpauentati, 

E gridando  e tremando  fùggon,come 
Soglion  dal  Lupo  i timidctti  agnelli , 

Tc  chiaman  Bacco  con  allegre  uoci  ? 

E in  honor  tuo  pcndon  da  gli  alti  pini 
I magini  diucrfe,e  majorette. 

Quinci  ogni uigna di mok'uud  abonda , 
S'cmpion  le  cane  uath,c  gli  alti  balzi , 

O uunque  e interno  il  uago  capo  gira , 
"Rendiamo  dunque  a Bacco  i propri honori 
Co  ucrfl.  patriyiiafl  e tutto  quello 
Ch' a fare  i facrifici  a lui  s'ado  pra. 
Portiamo  Ueti,e  a [acri  altari  auanti 
Tirato  per  le  coma  il  capro  ftid} 

E ne  fchidoni  pofcia  di  nocciuolo 
Si  uolgano  le  graffe  interiora  » 

E di  curar  le  uiti  anchor  un'altra 
(Ch'a  fin  non  fi  conduce  mai ) fatica. 

Che  ciafcun' anno  quattro, ouer  olmeti  tre 
Volte  sfènder  fi  dee  la  tcrra,c  con  le 
Marre  franger  le  glebe  ctcr miniente } 
sfi  ondar  ogni  uigna.  onda  uillant 
a paffata  fatica  in  giro  riede, 

Geor.di  Ver . H 


Volge  fi  c'n  fe  pe  fuoi  u efiigi  Canno» 

E già  quando  dcpofe  lefue  t carde 
Grondi  la  uigna , el  gelido  Aquilone 
Spogliò  te  fclue  de  lor  propri  bonori  * 
Non  ripofa  il  coltor  robufto  e faggio  » 
Cbede  Canno  auenir  teme  i difagi , 

Onde  le  uiti  che  pur  dianzi  hauea 
Vdfciatcin  abbandon  , uafcguitando 
Con  la  piegata  falce  di  Saturno » 

E troncando  e potandole  compone . 

Tu  primo' l terren  zappale  primo  obbrufcia 
I tralci  tronchi  de  le  uigne,c  primo 
Al  coperto  riponperticheepalL 
Vltimo  mieti. finn  ombra  èie  uoltt 
Ve  uitiyCT  altretante  quelle  ftejfe 
Kicuopron  V herbe  con  pungenti /pine  : 
Qucfla  è quella  fatica  acerba  e dura. 

Vi  molte  altrui  gran  pojfefiioni  lode, 

E la  piccola  tuacokiuafrcffo . 

Taglmfì  e per  le  felue  gli  ajpri  rufehi 
Atti  a legar  le  uiti,e'n  riua  i fiumi 
Va  tiene  Canna  e i Saliceti  incolti  » 

Cia  legate  lcuiti,giala  falce 
Ripone  il  potdtor,chc  giajìuedc 
Giunto  a gli  orèni  cftremi  de  le  piante j 
E al  fin  difue  faticbc,e  lieto  canta» 

E non  èmaio  pur  allbor  fi  dee 
Sollecitar  uic  piu  che  mai  la  terra  ; 
V\ouer  la  poluc?c  temer  che  non  nuoci, 
Varialo  U pioggia  a Cune  già  mature  « 
Non  han  gli  Wlmi  è coltura  alcuna 


mi  SECONDO  >*> 

Vopo  a lo’ncontro,ne  di  f dicevo  marra 
Poi  eh' una  volta  s' appigliarne  campi,. 
E s’auuezzaro  a fhffrtt  ^ acre  e i uenti  • 
porge  c/Ja  terra  a (efficienza  hmtorc 
m tipetti — J‘ 


98 


1 


A i [minatile  molti  frutti  rende 
Se  con  l'Arpice  s’apre, o col  V omero  : 

In  cotal  guifa  fi  nutried  e me 
Da  graffa  Vliua  e de  la  pace  amica. 

Gli  altri  frutti  ancho}poi  che  fatti  i tronchi 
Sentir  pofJcnti,C?  hebber  le  lor  fòrze, 
Piatto  fidiro  al  del  per  lor  mede  fimi. 
Senza  fioccorfo  d’arte  hunuma  alcuno, 
Ueper  ciò  meno  ogni  bofco,ogni  fielu a 
Grauida  partorificc,i  luoghi  incolti 
Ouc  lor  nidi  fioglion  far  gli  augelli, 
Roffcggian  tutti  di  fanguigne  bacche , 
jCitiflfivticton,danlefelue 
Alte  le  tede, ond'i  notturni  fuochi 
1$utronfi,e  fp  argon  chiari  ardenti  lumi, 

• E dubitiam  poi  feminar  le  piante  i 

Et  ogni  fiudio  e diligenti  porui  * 

Che  piu  i porgono  i falci  e le  guiefire 
’ a gli  animi  lefrondi,a  pafiori  ombra  \ 
Dafeiepe  al  grano  in  herba,d  cibo  a l Api * 
Diletta  molto  a riguardar  Citoro 
Vi  bofii  ondante, e di  Naritia  i bofichi 
Carchi  di  pecc,cr  ucdergioua  i campi 
Non  ad  aratri, od  arpicifoggetti, 

-w  Non  obligati  <f  alcun  huomo  a cura. 

> fjfcdclgran  Caucafio  in  l’alta  cima 
Stcrilifclue,chc  gli  animofi  Euri 


> 


Soglion  co  fiati  lor  piegar  crollando, 
Bfircndofchiantor  continuamente  , 
Altre  danno  altri  parti, qu*jlc  i Pini 
V VtilUgno  dnauigi,a  fomentare 

Le  e afe, quelle  alti  Cuprefii,c  Cedri 
Quinci  fi  fanno  cale  ruote  i raggi , 
Timpani  a i carrier  d le  naui  il  fendo,. 
Son  di  uimine  i Salicificondi, 

Di  frondi  gli  OlmijC  di  fòrti  hafle'l  Mirto, 
D d ufar  tn  guerra  è buono  il  Corno, fono 
Attirimi  a piegarfì  t Tafii  in  archi 
E le  pulite  T iglie  9 c'ifacil  Boffo 
E a riccuer,qual  huom  moljòmuìl  torno 
- Si  canon  tutte  con  acuto  fèrro . 

Anchora  il fi  agii  Alno  in  fiume  poflo 
Ber  le  precipiteuoU  onde  nuota, 

Anchora  e dentro  a le  corteccie  cane 
* De/  putrii  alce  fan  lor  cafe  tapi 

Qual  cofì  memorabile  o fi  degna 
Co/à  recar  le  uiti  ad  alcun  mai  * 

, Diede  Bacco  a la  colpd  le  cagioni, 

Bgh  col fuolicorconduffea  morte 
J gran  Centauri  <f  alto  furor  pieni , 

E Rbeto,c  Pholo  e con  gran  tazza  in  matto 
Minacciante  i LapuhCl  fiero  hiUeo, 
fortunati  e filici  agricoltori } 

E molto  piu filici  c fortunati , 

Se  dato  haucjfc  lor  naturaci  cielo 
Fotcr  conofccr  quanto  defuoi  beni 


Lor  fi  moflrò  cortefc  e quelli  ,c  quefio  • 
A cui, da  le  difeordi  arme  lontani. 


fu 

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0 


L4  gmfla  terrai  Ifacil  uitto  porge. 

Se  ben  tra  lor  le  cafe  alte  efuperbe  , 
Tronfi  uedon  gettar  fior  fi  grand' onda 
Di  quei , eh' a] f aiutare , e riuerire 
Da  mattina  ne  uomo  i lor  maggiori ♦ 
Ne  bramano  agognando  le  gran  porti 
Ricche  di  molti  uari , e bei  lauori  $ 

Ne  le  (foro  uergatc  e ftarfe  gonne  * 

0 di  Corintho  i precioft  uafi  3 
Ne  bianca  lana  in  Sirio  color  tinta  % 

Ne  con  laCaflafl  corrompe  loglio . 
Maficuro  ripofo , e forza  inganno 
Semplice  mta  iui  fi  uiue  3 ricca 

Di  urne  cofè,  iui  non  mancan  mai 
Gli  oci  flcuri , e le  fpclonche  grate  1 

1 uiuilaghi , i freddi  ombrofl  bofchL 
il  mugico  de  buoi,foaui  i formi 
Sott* arbori frondofì  a laura  efliua ♦ 

Non  felue  e grotte , non  ampie  campagne 
Atte  a le  cacete  di  diuerfe  fiere 

Euui  la  gioucntù  gagliarda , dimezza 
A uiucr  parcamente , a le  fatiche  3 
Religiosa  làuecchiezza  e font  a . 

Tra  lor  gli  efbrcmi  fuoi  ueftigi  tmpreffi 
Quinci  partendole  non  s’amd,o  cole 
Per  girne  al  del , la  uaga  e betta  Afirecu 
Me  prima,innanzi  a ciafcurì altra  cofat 
Riceuin  Ialine  e dolci  Mufciond>io 


iberna euiummiirmjeie  jteUe: 


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Vel  fole  i uari  mancamenti , e quali  ' r 

* Sion  le  fatiche  de  la  Luna  3 come 
Tremiti  le  terre  3 qual  fcgreta  forza 
Vi  natura  il  mar  gonfia  gonfiato  efca  » 

Va  i rotti  fchermiyfùor  del  proprio  letto  * 

P ofcia  dwuouo  in  femedtfmo  torni. 

Perche  tanto  s’affretti  in  l’Oceano 
Tuffar  il  Sole  ala flagion  piu  freddai 
Lucia  calda,  qual  lunga  dimora 
faccia  le  notti  a noi  uenir  fi  tardi,  ' 

Se  freddo  /àngue  intorno  al  cor  mi flede 
Si  ch’io  non  poffa  intender  di  natura 
Qucftifi  belli  e glorio fi  effetti  3 
Grate  mi  fian  le  uiUe , e’I  ueder  (Calti 
Monti  cadendo , andar  rigando  i fiumi 
Con  grato  mormorio  Chcrbofe  uaUi  $ 

Senza  gloria  amerò  le  felze  e i fiumi. 

Hor  chi  fia  mai  che  mi  conduca  doue 
Bagna  gli  ameni  campi  Sperduti  e al  monte 
Taigeto,maifempre  frequentato 
Va  le  bacchanti  uergmi /far tane  i 

0 fia  giamai  ch’io  mi  r ipofi  nc  le 
Gelide  ualli,c  piu  ripofie  d’tìemo 3 
E di  gran  rami fòlt' ombra  mi  cuopraf 
Felice  quegli , cui  Calte  cagioni 
Non  fon  nafeofte  de  le  cofe  3 e fotto 

1 pie  fi  puofe  le  temenze  tutte , 

Co  fi  calcando  il  non  fatto  anchor  mai , 

Per  le  preghiere  altrui, picgh  cuoi  fato  ; 
L’iftrcpit’ancbo  cC  Acheronte  auaro  . 

E quegli  aneborafirtunato , ilqualc 


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«SECONDO**  CO 

Tutti  gli  agrefti  D ri  conobbe,come 
Pan,t'l  uecchio  Situano , eie  fonile  1 
Vczzofe  nimpbe  leggfadirettc  e cafle, 

Cuinon  moffc  giamai  di  nano  honore  - 

Dcfirealcun,non  porpore  regali,  /- 

Non  la  difeordìa  iniqua , chefouentc 
Vun  frate  a l'altro  fuol  render  nemico . 

No»  Duco,o  Scitha  che  da  f lftro  altero 
A i noflri  danni  congiurato  feenda  : 

Non  le  cofe  Romane, non  di  regni 
Mutationi  o mine  -,  effo  non  mai 
Ode  la  poucrtà  trifia  fi  duole  , 

O porta  inuidia  a le  ricchezze  altrui • / 

E jfo  que  frutti  che  porgono  i rami  , 

E difua  uolonta  propria  la  terra , 

Cogliti  e di  quei  fi  pafee , ri  mai  non  Utde, 

Nc  conobbe  giamai  le  dure  leggi  $ 

; ha  pazza  corte,o  i publichi  cancelli  • 
Sohcitano  alcuni  i ciechi  mari 
Co  rcmi,& altri  da  furor  fofpinti  ■ 

Corro»  precipitofamente a l'arme» 

Penetran  quejli , le  regali  fole. 
p ongon  quelli  a ruina,a  facco,in  preda 
Qucfla,e  quella  citta  -,  queflo  e quel  regno* 

Sol  per  poter  ne  le  dorate  tazze 
Trarfì  la  fcte,e  per  dormire  in  ofbro . 

Sotterra  afeonde  altri' l thcforo,e  [opra 
Qtielyche  tolto  glifia  temendo , giace. 
v Stupifce  orando  quei  ne  rcftri  -,  queflo 
\pal  doppio  plaufo  ne  tbeatri  è prefo 
Ve  i grani  Senator2del  popol  lieue . ‘ . . - * z ■< 

H li  il 


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Gadon  del  [angue  de  fiateUifparfl  j 
E con  amaro  cjilio,  le  lor  dolci 
Proprie  cafe  cangiandogli  olir  a patria, 
Sott'ancho  un  altro  Sol  j cercando  uanno 
Muoue  l agrieoi  tor  col  curuo  aratro 
Laterra  ogiannofiua  dolce  fatica  j 
Qumcila  patria , e i pargoli  nepoti. 
Quinci fofhen gli  armenti ,e le fue gregge 
Ne  mai  s'arrejìa  o pofa,infln  che  l’anno 
fertile  non  li  renda  frutti  in  copia  j 
O de  le  pecorelle  i partt,o  ch'empia 
T)i  biade  ifolchi  prima , ci  granar  poi. 
Vienfcncl  uemo,fafi  loglio, e i porci 
BJedon  grafi  di  ghiande idan  le  felue 
Scluaggi  frutti , er  nari  parti  Autunno 
Ne  colli  aprici  fi  matura  iuua . 

Pendono  intanto  i cari  figli  intorno 
A dolci  bafei  de  parenti  loro  ; 

"La  cafia  cafa  pudicitia  ferua. 

Vien  di  latte  li  mamme  ban  k giouenche , 
Sino  a terra  pendenti  ; urtati  iun  l altro 
Ne  uerdi  prati  con  le  coma  ffieffo. 
Scherzando  infime  i teneri  capretti  . 

Pfii  lefèfie  fu  per  iherba ffiarfi 
Col  fioco  in  mezzoyincoronan  le  tazz 
Sacrificando  a Bacco  jc'n  cima  gli  olmi 
PotigonfcgtiOyU'  drizzar  poffan  glifirali9 
Nonfcnza  premio  pafiori,c  bifolchi. 

Pfer  citano  anchor  nudi  a la  lotta 
he  fòrti  membra, e lor  robufii  corpi. 

Tal, già  i Sabini  antichi  amaron,uit4i 


Romo/o,c  Remo  -,  e'n  quefia  gufi  crebbe 
La  pojfente  Thofeana  j t cofl  Roma 
De  le  cofc  piu  belle , la  piu  bella 
Fu  fattale  intorno  fe  di  murocinfe. 

Con  gli  honorati  fette  colli  aprici . 

CotJ  uita  ancho  a Saturno  aureo  piacque. 
Onde  l'età  de  f O ro  il  nome  prefe  ; 

Innanzi  che'l  figliuol  regriajfe  in  Creta  i 
E innanzi  ancborcheVinbmana  gente 
Del [angue  fi  pafcejfe,e  de  la  carne 
De  manfucti  buoifde  puri  agnelli. 

Anchor  udito  non  s'hauca  la  trombe 
Imitar  con  bombii  fuori  lefchicrc 
Armate  a la  battagliate  ftrider  pojlc 
Sul  duro  incude  col  mar  tei  le frode  ♦ 

M a tempo  è bene  bor  poi  che  corfo  b abbiane 
Si  fratiofo  piaiìyfciorre  a i caualli 
Già  fianchi  e di  fudor  fintanti  i colli . 


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DI  VERGILI O, 

Libro  Terzo  » 

* " • 

ARGOMENTO. 

O I Ch'egli  ha  trattato  ne  due 
Ubridifopra  il  modo  decorare, 
C r del  piantare  -,  bora  in  que fio 
libro  ragiona  della  cura  delpa* 
[cere  i bcfliami , laquale  era  Ut 
terza  nella  propofitione  genera * 
le  di  tutta  lopera . H oraquejlo 
argomento  ha  due  parti  : ù pri * 
ma  contiene  la  cura  de  giumenti , cr  faccialmente  de  co* 
tulli  c T de  buoi  -, cioè  quali  sgabbiano  da  eleggere  le  madri 
nell  uno  laltro  genere,  & [opra  tutto  come  debbano 

effer  fatti  gli folloni , e r per  quai fegni  fi  poffa  conofcere 
la  bontà  de  poliedri  s cr  come  -qucfli  ammali  sgabbiano  d 
goucrnare fecondo  Vetà  loro . ha  feconda  parte  contiene  il 
modo  di  pafeere  il  befiiame  minuto,  mafi imamente  delle  pe 
core  cr  delle  caprese?  mette  le  forti  delle  infirmità,lequa* 
ti  particolarmente  tr attagliano  le  greggie,  infiemecon  le 
cagiom,fegni,i ? rimedi  loro . Et  fra  laltre  qualità  di  mali 
mxouera  ancho  la  pefidenza  : cr  quindi  pigliata  occafio « 
tic,  imitando  Lucretìo , trappaffa  a certa  grauifiima  pefic 
dell  illirico, di  Venetu,er  de  paeft  uicinL 

TE  gran  Vale  ancho, e te  Vafior  cantiamo,  ^ 

D'alta  memoria  dcgno,almo  pafore,  ^ 

Ch’ in  ma  il  fiume  Amphrifo  i bianchi  amenti 


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•i  TERZO1^  4* 

Cuardafti^e  di  Lieto  uoifelue  e riuU 
Que  uerft  tutti  che  lamenti  altrui 
Ociofc  occupar  porriano , fornai 
In  ogni  parte  diuolgati  fono . 

A c«i  non  e già  Cofhnato  e duro 
E unfihco  notofo  i divietati  altari  „ 

Del  Re  d'Egitto  degnamente  indegno 
D' alcuna  lode,anzi  (t  infamiaeterna  \ 

Dignifiimo  piu  ch'altro f e cht  non  èffe  .. 

Del  leggiadro  fanciullo  Hila  ? o e hi  tacqui 
Il  doppio  parto  di  L atona  in  Deio  t 
Hippodamia  f e pc/  braccio  <f  auorio  , r 

Pc  i wp/oci  corficr  Pelope  chiaro  ? 

A me  conuicn  tentar  noueUa  firada , 

Ondi  io  mi  poffx  folleuar  da  terra  » 

E cofi  poi  uittoriofo  andarne 

Ter  le  bocche  de  gli  huomini  uolando.  « 

Io  primo  in  patria  5 fc  non  tronca  pria 
Di  mia , urta  /o  fiame,auara  Parca  > 

Da  Pafra  cima  di  Pamafo  meco 
Tornando, condurrò  f a/mc  foreUe  * 
loprimOfOMantoaanchoratclepalme  H 
Riporterò  de  la  graffa  ldumea  5 
E porrò  in  me  zzo  al  uerde  campo  un  tempio 
Di  bianco  marmo,apprejfo  t acqua, dout 
Con  tardi  giri  errando’ l Mincio  ueftt 
Di  tenere  cannuccic  ambe  le  riue. 

Ccfar  in  mezzo  a quejlo  tempio  fi 4 
A lui  dicalo,*?  ei  cuflodiraUo . 

Io  uincitofc  e di  Tir  io  oftro  adorno  » 

Di  quattro  canai  l'un,  cento  e piu  carri  % 


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Agiterò  correndo  in  riudl fintile . 

La  Grecia  tutta  in  bonor  mìo  loffi  ondo 
Co  facrtbofchi  di  Molorco,  Alpheo-, 

A far  uerràfia  noi  gli  antichi  giuochi  » 
Co  crudi  CcfH,e  col  uclocc  cor  fio. 

Io  ftcjfoycinto'l  crintPvliuoJ  doni 
Al  tempio  offerirò,  già  già  mi  pare0 
E giouami  condur  foletmi  pompe 
A fanti  altari^  ueder  morti  i tori  * 

O pur  come  la  feenafi  diffarta 
Riuoltate  le  fronti^  fi  dimoflri 
Poco  poi  dopOyeffa  me  de  fina  un'altrd} 

Se  fiefii  gli  inteffuti  I nglefi  alzando 
Di  par  infieme  co  i purpurei  razzi l 
. Di  pur’orOyC^auorio  intero  e [aldo, 

He  le  porte  intagliar  farò  la  pugna 
Degli  ultim:  lndiyc'han  da  Gange'lnome 3 
Con  Parme  uincitrici di  Quirino, 
lui  ondeggiar  di  guerra^  (Parme  pieno 
Si  fforgerà  fuperbo  andarne  il  N ilo , 

E di  rame  e di  bronzo , da  le  naui 
Spiccato, [urger  alte  e gran  colonne . 
Aggiugneròle  città  ctAfia  dome 
A qucfle  cofc,e'lpcrcoffò  N imphdtf) 

E7  Parthoyilqualcongli  archi  adietro  teff 
. Nel  fuggir factt andò  fi  confida. 

E duo  tropheiydi  men  di  duo  diuerfi 
Algrannome  Komannemici  fiuoli , 
"Rapiti  a fòrza,  e da  Pun  lido  cftremo 
Del  mare  a l’altro, le  due  uoltc  umici 
Etdtretante  auant'il  limatore 


* * 


» 


Carro, menate  nel  triompho  genti  ” 

Scolpita,  iui  arabo  fia  di  P ario  Marma  > „ 

D’ A ff avoco  la  prole, e de  la  gente 
Scefa  da  Giouc  i nomi  tutti  ,e'l  padre 
Troio,e  di  Troia  Cinthio  auttor  primUm 
Statue  quofi giranti  e uiui  corpi  * 

Temerà  t infelice  e trifla  inuidia 
Uorribil  fùrie  de  F eterno  pianto, 

E di  Cocito'l  fiume  offro  & borrendo * 

Con  la  gran  ruota,cui  legato  fretto 
Tengon  molti  Serpenti  Ixionfrro  > 

E di  Siflpho  il  non  mai  fermo fajfo. 

Te  iucrdipdfchi,& per  le felue  intanto  . 

N on  pert  adietro  anebor  tocche  giamai9  , C 

Le  belle  Driadefeguitando  andiamo,  . K 

Poi  che  coflm  imponi  o Mecenate-, 

Senza  te  lamia  mente  alcuna  cofa 

E degna  er  alta  incominciar  non  ofa  3 

Tu,tu  C innalzi  a f honorate  imprefa  > * 

Rompi  tu  dunque  le  dimore  pigre , 

Ecco  che  già  ci  chiama  Citbcrone, 

E i Taigeti  cani  ai  alte  grida > 

E demator  decauaUi  Epidauro,  * 

E con  la  uoce  raddoppiata  i bofehi 
S'odon  mugghiarci  rifuonar  da  lunge. 
p ofeiam' accingerò  rardenti  guerre 
Vi  ecfore  cantarci'lnomcfuo 
Con  la  fama  portar  pel  mondo, on£  ctk 
Tant'anni  uiua, quanti  è data  prima 
f * ^ Origin  di  Titon,C.efar  lontano. 

S’ alcun  confatine  d’ottener  correndo 


ìn  Olimpo  le  palme  e le  corone , *> 

H'chcpdfcd  caualli  > o fi  diletti 
D i giugner  a baratro  fòrti  tori  j 
1 corpi  prima  de  le  madri  elegga. 

CUt ma  c quella  uacca, ch'altrui  mira 
T orto  con  fiero  J guardoli  capo  e'I  collo 
Ha  gronde  e fratiofio,cui  dal  mento 
Sino  al  ginocchio  la  giogaia  pende  j 
Senza  mi  fura  alcuna' l fianco  lungo , 

E in  forma  grand  haue  ogni  cofa,& ancho 
il  piede , e fotto  le  piegate  e torte 
Corna  g liorccchi  fetoluti  porti . 

He  mi  dfriaCcrà  c'habhia'l  mantello 
Di  color  bianco, e di  piu  macchie  ffarfo-, 

E figga  e fcuota'l  grane  giogo  fiejfio  * 

E col  corno  firifea  alcuna  uolta  j 
Sia  alta  énfi accia  $' affinigli  al  toro , 

E con  la  coda  gli  ultimi  ucjligi 
Chc'l  pie, mentre  emina  imprime, frazzi* 
Le  giufte  nozze , i duri  e graui  parti 
incominci  a fiffinr  dopo  quattr'anni, 

Vinifica  auanti  i dicci,  l' altre  ctadi 
Uonfino  a generar  acconcie  od  atte. 

He  fòrti  a tollerarti  grane  aratro. 

Tu  mentre  la  tua  gregge  four'abondi 
Di  firefica  e bella  giouentude  allegra, 
i mafichi ficiogli  : e laficia  in  folto  andare 
Tutti  gli  armenti, accio  che  generando 
Sempre  s'auanzi  d'uiu,un  altra  prole . 
Cidfcuiì  ottimo  tempo  de  la  uita. 

Da  mifien  mortai  ratto  fin  figge  j 

- # 


«•* 


* 

E faticofa  5 e ne  rapifce  anchora 

Crudcl , acerba, ine for ab  il  morte. 

Sempre  ci  f ian  di  queUc,ondc  varrà 
Corpi  cangiare,tu  dunque  utatfrmpre 
Rifd  \d  ftirpc,c  accio  che  la  mcieftna 
Non  babbi  a ricercar  poi  cbefiaflxntd* 
Proueder  molto  bene  innanzi  dei 
S ormeggiando  gli  armenti  anno  per  anno. 
Tal  f celta  anchor  potrai  far  de  cavalli  > 

Og ni  cura  ponendo,ogni  fatica 
Ne  la  lor  prima  etade,a  quei  che  brami 
Por  per  fojlcgno  a la  cadente  prole . 

T ofto'l  puUcdro  eh' è di  nobil  razza, 
porta  per  la  campagna  alta  la  teff  a, 

E pon  le  gambe  molli  a tempo,c  leua  : 
Prima  ad  ogn' altro  andar  lo  uedi  avanti 
Per  la  /brada  animofoye  primo  i fiumi 
Minacciarti  tentare  ardifee»  c i porti 
fionda  lui  conofciuti  anebo  uar corei 
Ne  teme  uani  ftrepiti  o romori  i 
H a la  cervice  alterala  fottìi  capo , 

Pi/cciol  uentre,  corno fc  e gr  affèjfaHei 
T)i  polpe  abondal forte  ardito  pettoi 
\cffe  manici  di  quel  color, che  proprio 
Al  frutto  de  la  palma  faffbmiglia  5 
O glducoiil  bianco  c pcflimo  e l ceruatto.  ■ 
E s'ode  di  lontano  il  /non  de  l’arme 
Non  fajie  può  fior  frrwoidlzaer  abboffa 
Glior eccbi,e fcuote  conia  pelle  i membri  ♦ 

* fc  i •• 
am.  O • 

• A.* 


Seguono  in  ucce  fua  mille  diuerfe 
Schiere  di  mali,e  la  vecchiezza  afflitta » 


t 


^ i u vr  <rw  fir  ^ 

Bluffando  J otto  le  narici  farge  i . i Oi^O  i ■ v 
ì^a  fiamma in fe raccolta 3 ifòlticrìni  V *>/ 

Giaceteti  gettiti  fopra  thomer  deflro  | 

Doppia  ha  la  fpina  per  lo  doffo,caua  \ O 
Col  pie  la  terra#  s'ode  di  lontano 
V unghia  fonar  di  f aldo  e duro  corno  » J 

Tal  già  CiUaro  fu  domo  dal  freno 
Del' AmicleofoUuce-,  e taifùr  quelli  • 

Che  M arte  al  giogo  del  fuo  corto  giunfa 
E che  quello  trrar  del  grand'Achille  > 

Si  celebrati  da  le  Greche  penne. 

Tal  farfe  per  lo  collo  i crin,ueloce  , > 

fuggendo  dal  cofatto  de  la  moglie  • ' 
Sen  gio  Saturno  il  alto  P elio  monte 
D' 'un* acuto  annitrire  e faffo  empiendo . 

Queflo  ancor  poi  ch'o  da  gran  male  oppreffo 
O tardo  e pigro  per  molt'anni  manca 
Né  fcruigi  di  Venere, fi  a buono 
ChefoloechiufoinflaUapofarlafci 5 v : 

A la  nonjozz*  perdonando  etade. 

Eie  famorofa  guerra  il  freddo  uecchio  : 

inutilmente  s'affatico,  e pure 
S'entra  in  battaglia  alcuna  uolta,  come 
Talhor  gran  fiamma  in  poca  paglia  acce  fa * 

A cui  lefòrzje  e'I  nudr mento  manche, 

Mena  indarno  furor, ratto  s'ammorza* 

A dunque  noterai  gli  animi  prima  : 

E foura  ogn' altra  cofa  loro  etade  ; * 

Vofcia  l'altr'arti#  di  qual  razza  i padri  t 

Sic w, e le  madrine  qual  prema  dolore 
il  vanto#  come  fi  rallegri  e uanti 

■ Delacquifiati 

W:  * ' 


I 


mi  T E R Z,  U 
De  tdcquifldtd  glorio fdpalm , 

B ai  puoi  ueder  com'dÙhor  che  Idfcutro 
Le  mojje  i curri, con  ueloce  corfo 
Vun  d guru  de  Coltro, di  termin  peflo 
S'affrcttin  per  ucnire , allbor  che  i erge 
De  giouani  lo  freme  d fine  intenti, 

E i cor  tremoliti  temo  ingombro  e fiere  2 
E fii  chinoti  con  lo  tortd  sferzo 
bluiocciondo  e bottendo  i condì frejfo 
Lorgan  le  briglie, e do  gran  ferzo  trdttd 
fugge  uoUndo  lo  fernette  roto  : 

Hor  bofiiyhor  diti  por  chcfion  portoti 
Ter  Cario  uano  e fialgonfufo  ut  cielo 
Ne  dimoro  o ripofo, eccoti  in  dito 
Lcuorfi  unnetnbodi  minutdreno , 

Ciò  do  le  fchiumtygid  dd  fiato  fono 
De  feguenti  corfier  bagnati  efrorfl 
T unt'c'l dcfio (Chottor  tant'è  loci 
Ch'ingombro  lor  de  lo  uittoria'l  petto . 
Di  giugner  pria  quattro  condili  al  corro 
He  bb'Erithomo  ardire,  er  uincitore 
N el  corfo  ottenne  anchor  le  prime  palme. 
Primi  i Lapithi  P erithonifuro 
Che  li  domarOyC  puofer  loro  il  freno  i 
Poi  fopr'efii  fiditi,  fiotto  Carme 
Gli  ammoefiraro  a riuoltarfl  in  giro , 

E do  terra  leuar  J aitando  in  arto . 
par  è quefrdfatico,e  quello;  donde 
Sempre  cercar  che  giouin  jìa'l  cauaUo 
Demo  i faggi  moeflri,e  parimente 
D'animo  ardito  fiero,d  correr  fòrte  i 
Geor.diVer • I • 


m 


Anchora  eh' ti  ibauer  piu  uoltc  uinti, 

£ pojli  in  fuga  e rotti  gli  nimici } 

Cb' in  Epiro  effer  natoto  doue  prima 
Nafeendo  uidc'l  ciclo  il  grani  Atrida 
O da  laficffa  [chiatta  di  Nettuno, 

T rar  C origine  fua  fi  glorie, e uanti 
Antiucdute  queflc  cofc  tutte , 

Rcftda  ucdcrJ  come  jldcuc  al  tempo 
l/i  carne  porrei  ben  ingraffar  quello. 
Che  de  V armento  hauran  duce  e manto 
£letto,frefcbe  c fiorite  herbe  poi 
SeghinOyC  dianli  bere  i chiari fiumi 
Vonganli  auanti  aitchorper  cibo  il  grano 
Perche  durar  piu  lungamente  pojfa 
A li  dolci  d" amor  fatiche  grate  : 

E perch'ancbor  i teneri  figli  uoli 
Non  rapprefentin  poi  de  padri  loro 
La  debbolezza,e  fieno  aluifhmh . 

La'ue  alo'ncontro  uolontariamente 
fan  le  caualle  magre  diuenire  j 
E quando  primari  primi  coprimenti 
Sollecita' l piacer  già  noto,aUhor a 
Negano  lor  ucrdi  herbe  ,cfrcfcbc  frondai 
E le  difcaccian  uia  da  chiari fòntu 
SpeJJo  le  premon  con  il  corfo  fòrte 
E pelfol  Ìaffdticano,dlU}or  quando 
Grauemcnte  percoffa  l’aia  geme 
Ver  le  battute  biade,e  quando  in  alto 
Gettate  fono  a i zephin  j urgenti , 

Le  uotc  paglie  e di  lor  grano  ignude. 
Ciòfafii  a fin  che  troppa  morbidezza 


diTERZO^ 

Al  campo  gemtal  tufo  non  rendi 
Hebete , o chiudi  i non  utili  folcii  ) 

W d perche  piu  cupidamente  il feme 
In  fc  riccia, e lo  riponga  anchora 
Ne  le  piu  intane  e piu  rincbiufe  parti 
A cader  incomincia  poi  la  cura 
buonamente  de  padri,  cr  infua  ucce 
Quell' a fucccda  de  le  madri  utene. 

A llhorche  già  compiuti  imefiuanno 
GrauicCcrrando,alcun  non  [offra  quelle 
Giunte  al  giogo  tirar  le  graui  corra, 

E la  uia  fupaar  faltando  ifcfii  s 
N onpa  li  prati  efer citar  il  corfo, 

O nuotar  fiumane  lefclue  ombrofe 
Sipafcanfole,e  lungo  i colmi  ritu 
Ouc  di  mufeo  e d'hcrba  ucrdc,ognhortt 
Sia  uefiita  la  riua,t  fieno  da  le 
Spelonche  ricoperte, oue  fi  ftetide 
D’un  lungo  [affo  la  frefe' ombra  folta. 
Intorno  a bofehi  di  Silari,e  d'Elci 
Al  uerdcggiante  Alburno,in  copia  grande 
Son  piccioli  animai  uolanti,quaìi 
A fili  a R oma,t'n  Grecia  chiaman  E firi 
Quefli  da  tappo  e fiero  morfo,e  fuono 
A ccrbo  fpaucntatiyper  lefclue 
F uggon  tutti  gli  armenti, da  i muggiti 
De  quai  percolo  taria  infuriai  i bofehi  j 
E del  ficco  T onagro  ambe  le  nue . 

Con  quefio  moftro  già  thorribih  ire 
Ufircitò  Giunoni  penfato  hauendo 
Pria  con  qual  grane  pefie  ella  dcuejfi, 

l li 


. ® ' tjnacbia  poucnu  uendicar/L 

aass^a» 

f ”(/{M  trm°nt*r, quandi  le JlcHe 

t*&lP*rtoo&iiiUmtCKra 

ponga. 

Subitamente  con  rouenttfirro 

- Agnino, nomi  eie  larazza,  equalt 

S^tc"^re°nferuJuLok, 

/tr^r^icro  * 3 
t*  1Crti“n'no,'riuoltare 

biotte  UzoUe’l campo  bornio  oliate 

ZT'fMonlefrefch'hcrbetÌ? 

ufodieampagnamt  ' 
^‘«rtiZionanettfco,  ’ 

^‘^.^uirutfarfigltonùii  hanno 

T^7ftl;%uTmellri  <dcm*- 

dZIZ  ì ‘ Ur&hU  K0lh  Untori,  ' 

p‘™??k&ltr’P°nmoilcono. 

o Iti  zzati  comei:f«'i 

pf^^bpoter'iuejligii: 

^Pontandofotto'lgrluelefo 


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(K  TERZO  ^ 4j 


Vaffe  di  faggio  firepitando  uada , 

Tragga  l timon  ferrato  ambe  le  ruote. 

In  tanto  a la  non  doma  giouinezz A 
h'hcrba  non  folo9ne  de  fatici  anebo  - 

Udppctitofc  figlilo  paUuftr'ulua, 

Ma  con  le  proprie  man  porrai  donanti 
il  foninolo  granfa  che  non  empia 
(Com'anchor  non  faeton  gli  antichi  padri ) 
Vi  latte  i uaflrftu  le  uacche  mangi . 

Ma  in  nodrir  folo  i dolci  e carifigli% 
hafeia  che  tutte  confumin  le  mamme*  ' » 
S'hai  piu  topo  piacer  <C hauer  cauaUi 
Atti  a la  guerra ,e  te  feroci [quadre  j 
O lungo'l  fiume  Alpheo  di  Pifa,con  U 
Veloci  ruote  gir  correndolo  dentro 
Il facro  a Giouc  bofco}c facitore 
he  non  correnti ,ma  uolanti  caxr&% 

Sia  del  cauaUo  la  fatica  prima 
Ve  guerreggiami  i fòrti  animile  lame 
Ccnofccrj [offrir  di  trombe  il  fuono  : 

Portar  trabendo  la  gemente  ruota  i 
E ne  le  falle  udir  fonanti  freni  : 

Po  feto  goder  tua  piu  di  giorno  in  giorno  t * 
D 'effer  lodato  e carezzato  molto, 

V al  fùo  maefiroie del pcrcoffo  collo 
Con  lieue  e dolce  mano  il  fuono  amare  » 
tgli  già  da  la  prima  poppa  fuetto 
Ve  la  madre  odd,e  quefie  cofe  impari  j 
Ponga  la  bocca  i teneri  capefiri , 

T utto  timido  anebor, tutto  tremante  ‘ 1 


tHon  confapeuol  di  fu  una  anehora. 

r * « 


il 


( 


v:  K L I B R O M - 

M o già  p affate  le  tre  etadiyC  giunto  * 

Chcfia  a la  quarta,  [libito  cominci 
Andar  girando  intorno a fonart 
Già  con  compofti  pafiiyC  con  bel!  arte , 
Pieghi  le  gambe yC  con  defirezza  uolga  * 
Siafimil  propriamente  al  faticante. 

AUbora  inaiti  a correr [eco  i uenti , 

Bpcrgfi  aperti  pian  uolando , come 
Vale  redini fciolto,ponga  apena 
Le  fuc  ucfiigia  in  [omino  de  l bareno. 

Qual  quando  uri  Aquilon  folco  fi  muoue 
Da  Fuipcrborcc  partiyt  uien  [afflando 
Le  tempeftofe  aride  nubi  porta 
Di  ScithiAyC /farge  in  quefiae'ti  quella  parte: 
Le  biade  alttyCi  nuotanti  campi  allbora 
D a i lieui  [ojfiamenti  treman  tutti  $ 

Volte  cime  de  gli  arbori  pe  1 bofehi 
Rcndon  pcrcojfc  [uotiypremono  i lidi 
Le  lung' onde  agitate ,uola  quello  '» 

E uolando  col  corfo  le  campagne , 

E infieme  anebora  t mari  aperti /pazzo.  - : 

Suderà  quefto  al  termi n fiffo  giunto 
Del  largo  e Jpatiofo  campo  Eleo, 

Di fanguinofa [chiuma  humido  1 labri . 

O uer  col  collo  manfucto  c molle 
Meglio  trarrà  le  Belgiche  carrette . 

Tu  prima  a queiyche  già  domati  fono , 

Di fi irraggine  graffa  il  corpo  grande 
Crcfcer  pcrmetttypcrchc  imianzi  ch'altri 
Li  domi, fon  feroci  c brani  tanto  -, 

Che  coti  fatica  prefi  buoni  li  cojkinge  ^ 


- v 

I 

uà 


le 


«TERZO  MI  W 

A fofftrirc, & ubidire  inficmt  1 

Le  molli  battiture, i duri  morfl , > 

JAa  nulla  indujlru  piu  le  forze  firma» 

Cherimuouerdilor  del  cieco figlio  L 

Di  Venere, gli / limoli  pungenti  \ 1 

S' alcun  c cui  piu  grato  tufo  jìa 
O di  buoi  pigrl,o  di  canai  ueloci  i 

Però  lontandagli  altri  armenti  i tori 
Son  rilegati  a pafeer  l'herbe,dopo 
Vn  monte  oppoflo,od  oltr'i  larghi  fiumi  ; 

O ch'i  mede  fini  cntr'a  prefepi  pieni 
Con  diligenti  fi  ritengon  chiufi,  L 

perche  lor  forze  apoco  a poco  fura  f 

Lafimina,&  ueduta  li  confiwta  ; > 

Me  fofiicn  clìcfifi  rimmbrm  poi  : 

damai  de  bofcbi,o  de  le  tcncr'herbe.  T 

Con  dolci  atti  eUa,c  con  uezzofi  modi  » t 

Se  mede  fini  a firir  cojlringc ffieffo 
Conafrrc  cornai fuoifuperbi  amanti.  I 

Vafitpafcendo  per  lafeluagr onde  £ 

La  fbrmofa  giouencd,efii  fra  loro  3r 

Con  molto  ardire  e fini  furata  forzo  X 

Combattono ,e  auiccnda  a firir  tanfi i 
Dalc  cui  ffieffe  piaghe  ufcetido  fuori 
Ofcuro  f angue,  i corpi  e'I  terren  latta  : 

S’odon  mugghiar  le  fclue,eyl  del  et  intorno. 

Ne  coftunu  del  guerreggiante  itifieme  i 

Ne  le  falle  habitarcon  gli  altri , il  uinto 
Scrìuajdfciando'l  dolce  patrio  albergo * 

Lungi-, luoghi  cercando  a lui  non  noti-. 

Molto  gemendo  driceuuto  forno  9 s . 

I UH 

4 


E dal fuperbo  uincìtor  le  piaghe) 

Quei, che  perdeo  ( non  uendicato ) amori  j 
E mirando  le  flacone  albtrgaua , 

Da  i regni  de  fuoi  aui  fi  diparte . 

P ofeia  con  ogni  diligenza  e cura 
P[ercita  lcfvrzc,efenza  mai 
R iceuer  entro  a gli  occhiai  petto  il  forni?» 
Giace  tra  duri  [afii,w  terra  ignuda  : 
D'hirfute  fòglie, e d'herbe  offre  e pungenti 
Si  ciba, e tenta  fe  medefmo  impara 
Ne  le  coma  aiirarfì,ondc [oliente 
D'uny  arbore  ferir  s' affanna  il  tronco * 

E prouocandoalabattagliaiuenti 
Qua,e  la  [aitando  li  percuote  c affligge , 
Spargendoli  co  i pie  la  rena  intorno . 

Poi  quando  in [e  raccolto  il  uigor  haue , 

E ricourate  le [uè  prime  fòrze , 
Muouetin[egnc,e  con  ruina  incontro 
Portarfi  lafcia  al  nemico, obliato 
Di  quel, che  già  fatto  gli  haueua,oltraggia* 
Si  come  quando  a biancheggiar  comincia 
Uonda  da  lungi  in  mar  fi  rompe, e rotta 
T oflo  con  graue  fuon,e  horribil  per  li 
Saffo  fi  [cogli fi  riuolge  a terra. 

Quaji  un  monte  che  caggia,e  dal  finitimo 
V acqua  in  girofalendo  al  [omino,  bolle i 
Gettando  in  alto  ofiura  e nera  rena, 
ìtiefolamcnte  c gli  armenti,  c le  gregge ; 

Ma  d'buomim  ogni [ortc,c  de  le  fi re 
Quante  la  terra,eyl mar  rì albergai pa[ct% 
E di  nùUc  color  pitti  gli  augelli , 


• • r. 


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*<  T E R Z O W 

Prcapitcuolmcnte  in  furile  foco 
Corron  £ amor, eh' e quello  fieffio  in  tutti  : 
Non  £ altro  tempo  uia  piu  cruda  e fera 
(Dimenticati  hauendo  i propri  figli) 

Ciò  la  Lcona  errando  }0  gli  Or  fi  informi 
D'bumanc  membra  ftr  flratio  cotanto. 
Allhor  per  fai  te  felue  d ficr  cinghiale ; 
Allhor  piu  cruda  e pefinna  è la  Tigre} 
Ahi, eh' allhor  mal  flcuro  è'I  gir  errando 
Pe  folitari  de  la  Libia  campi. 

H or  non  ueggiam  tremar  tutti  i caualli j 
Si  come  fùjfier  da  grati  freddo  opprefii} 
Tofio  che  de  la  fimitia  l’odore 
A le  narici  lor  not' aura  porta  ? 

Ne  li  può  rattencr  ficno,o  pcrcojje  : 

Non  (cogl io  caue  rupi,o  fiumi  oppofit. 
Bffio  porco  Sabino  infuriato 
Aguzza  i dcnti,c  col  pie  caua  e ffiarge 
La  terra, e frega  a gli  arbori  le  colie} 

E quintile  quindi  per  refifter  poi 
A le  pcrcoffe,i fòrti  homeri  indura. 

Che  direm  noi  del  giouinetto,a  cui 
He  loffia  il  crudo  e divietato  amore , 

N uouc  cocenti  cgn'hor  fiamme  rinfrefea! 
E i ne  la  tenebrofia  e cicca  notte 
Huota'l  mar  proccUofio,odcft  fiotto 
Vende  irate  gridar  da  i ficogli  rotte} 

E di  fiopra  mugghiar  crucciato' l ciclo% 
Che  lo  minaccia  -,  e riuocar  noi  panno 
Gli  infilici  angoficiofi  fiuoi  parenti  j 
He  la  dolente  e infera  fanciulla  » 


E dalfiperbo  uincitor  le  piaghe} 

Quei,cbc  perdeo  (non  ucndicató)  moti  ? 

E mirando  leflaUe,oue  albergali a. 

Va  i regni  de  [noi  auifl  diparte . 

Pofiia  con  ogni  diligenza  e cura 
E fcrcita  le  fòrze, e finzamai 
Hiceuer  entro  a gli  occhiai  petto  ilfintlQ » 
Giace  tra  duri  fafii,m  terr a ignuda  : 
V'hirfute  fòglic,e  d berbe  offre  e pungenti 
Si  ciba, e tenta  fc  medefmo  e'mpara 
Nc  le  coma  adir  arfi,ondc  finente 
V'un  arbore  ferir  s'affanna  il  tronco j 
E prouocando  a la  battaglia  i ucnti 
Qua,e  lafaltando  li  percuote  e affligge , 
Spargendoli  co  i pie  la  rena  intorno. 
poi  quando  in  fi  raccolto  il  uigor  haue, 

E ricourate  le  fue  prime  fòrze  > 
jAuoue  l'infigne,c  con  ruina  incontro 

Portarfl  lafcta  al  nemico, obliato 

Vi  quel, che  già  fatto  gli  baueua, oltraggio» 
Si  come  quando  a biancheggiar  comincia 
V’onda  da  lungi  in  mar  fi  rompe  ,e  rotta 
T oflo  con  grauc  fuon,e  bombii  per  li 
Saffofi  fioglifl  riuolge  a terra. 

Quajl  un  monte  che  caggia,e  dal  fina  imo 
V'acqua  in  girofalendo  alfommo,boUci 
Gettando  in  alto  ofiura  e nera  rena. 

Né  fidamente  c gli  armenti, e le  gregge ; 
Ma  d'buomim  ogni  forte, e de  le  fere 
Quante  la  terra, e' l mar  rì albergai  pafie j 
E di  miHc  color  pitti  gli  augelli  » 


«TERZO»  6} 

Precipiteuolmcnte  in  furile  fòco 
Corron  f amor, eh*  è quello  fleffio  in  tutti  : 

Non  <£dtro  tempo  uia  piu  cruda  e fera 
(Dimenticati  hauendo  i propri  figli) 

Ciò  la  Lcona  errando  ,o  gli  Or  fi  infórmi 
D'bumanc  membra  fir  ftratio  cotanto . 

Alihor  per  Volte  felue  il  ficr  cinghiale ; 

Allhor  piu  cruda  e pefitma  è la  T igra 
Ahi, eh' allhor  mal  fìcuro  è'I gir  errando 
Te [olitari  de  la  Libia  campi. 

H or  non  ueggiam  tremar  tutti  i caualli} 

Si  come  fùfficr  da  gran  freddo  opprefii} 

Toflo  che  de  la  (emina  l'odore 
A le  narici  lor  no? aura  porta  ? 

Ne  li  può  r attener  fraio,o  percofjè  : 

Non j cogito  cane  rupi,o  fiumi  oppofll ♦ 

Jiffio  porco  Sabino  infuriato 
Aguzza  i denti, e col  pie  caua  e ffiargt 
La  terra, e frega  a gli  arbori  le  colie} 

E quinci,c  quindi  per  refifter  poi 
A le  pcrco[fic,i  fòrti  homeri  uidura. 

Che  direm  noi  del  giouinetto,a  cui 
Ne  loffia  il  crudo  e diffidato  amore , 

Nkowc  cocenti  cgnhor  fiamme  rinfrefea! 

E i ne  la  tenebrofia  e cicca  notte 
Huota*  l mar  proccUofo,odcfl  fiotto 
Vonde  irate  gridar  da  i f cogli  rot  te > 

E di ) opra  mugghiar  crucciato* l ciclo% 

Che  lo  minaccia  -,  e riuocar  noi  porno 
Gli  infilici  angpficiofì  fuoi  parenti  j 
Ne  la  dolente  e nufirafmtuHa , 


Che  uiucr  fcnza  lui  non  cura,  o bramo. 

Che  de  Ceruicr  di  Bacco  l corpo  fp  or  fi 
Vi  uaric  macchie  i che  de  fieri  Lupii 
E de  Cani  dirò  i che  de  le  guerre 
Che  fouente  han  fralor  timidi  i Cerui  ? 

XAa  uìe  piu  affai  di  tutti  gli  altriyè  grande 
Ve  le  cauaUc  il  furor  cicco,ilquale  • 

Vie  de  effa  Vcner  lordando  di  Glauco 
Co  forti  denti  lacerar  le  membra. 

Oltre  a Gargaroft>cffo,oltre  al  fonante 
Afcanio  le  conduce  e feorge  amore-. 

Salgono  i monti ,CT  uarcan  gli  alti  fiumi  > 
Subito  aUhor  che  la  cocente  fiamma > 

S'accende  dentro  a Vauide  medoUe-, 

Via  piu  ne  la  ftagion  di  pronauer a> 
Verch'allhora  il  calor  ne  loffia  nede. 

Effe  tutte  riuolte  con  la  faccia 
; La  ue  zefiro  fi>ira,in  f alte  rupi 
Stan  ricettando  laure  lieuiytff>cffo 
Senza  congiungimento  alcun, di  uento 
Grauide  fatte  (a  dir  mirabil  eofa  ) 
per  fafii  e balze ,e  giu  per  l'imc  ualli, 
Non,Euro,d  gli  orti  tuonile  a quei  del  Sole s 
F uggono  in  B orea,e  Corono  d onde  nafee 
jìcrifiim'AujlrOyC  con  le  fredde  pioggie 
Attnjla,e  imbruna' l cielfcreno,e  lieto  . 
Quinci  al  fin  poi  quel  lento  atro  ucleno » 
Cb'Hippomaneipajlor  chiamano JldU 
Va  f impudiche  genitali  parti  > 
Hippomaneychc  jpeffo  le  frittate 
Matrigne  colferi  poi5/  mefrbiano  inficiti*  _ ^ 


TERZO  ^ 
Con  le  non  innocenti  berbere  parole . 

Ma  figge  in  txito, figge  er  uold  il  tempo j 
il  tempo  ,cui  non  c chi  affrene,mcntre 
Dal  deflrfcortici  lafciam  portare 
A le  particolarcofc  dintorno . 

T rattato  degli  dnnenti  hdbbidmo  dffdi , 
Rtfiaci  hor  l’altra  parte , de  /a  c«r4 
Ch'hauer  fi  de  de  le  latiofi  gregge  * 

E de  l'hirfute  capre . qui  ponete 
il  uofiro  jhdiOyC  le  fatiche-, quinci 
Sperate  riportar  con  util  grande. 

Lode  cr  hanorjrobufii  agricoltori. 
Certo  fo  ben,  quanto  diffidi  fia 
Le  cofe  buffe  con  parole  alzare , 

Loro  aggiungendo  un  tale, e tanto  bonari 
M a me  per  gli  aki,e  folitari  gioghi 
Di  Parnafo  rapifee  e tira  a fòrza 
Dolce  d'honor  defìrc-,  andar  mi  gioita 
Per  Volte  cime, e per  camin  nouello , 

V’  <V altro  mai  fcrittor,nonimpreftorm& 
Pianta, per  girne  al  bel  Cafiaho  finte. 
Hor  uopo  è ben  d’honor ar  Palc,zT  bora 
Pale,  Pale  chiamar  con  alte  uoci . 
Incominciandolo  che  ne  le /latte 
Motti,  le  pecorelle  pafean  fieno  , 

Sin  che  ritorni  la  frondofa  fiate} 

E che  di  molto /Ironie, e félce  fitto 
Si {porga  e cuopra  ben  la  fredda  terra, 

A ciò  cheyl  duro  ghiaccio  non  offènda 
Le  gregge  tener  ine, doro  apporto 
Sozze  podagre^  uclcnofafi abbia. 


(•illBRO  >•> 

Quinci  partendo  poi,uochya  le  capre 
Senza  riftarmio  alcmfi  ponga  auanti 
Vi  piccioli  arbofccifrondofl  rami  3 
E fi  dian  loro  a bere  i frefehi  fiumi  * 

Va  uenti  fiian  le  lor  ftaHe  lontane , 

Al  Sol  brumale, c a mezzo  dìriuolte 
Qitando  cadendo  il  freddo  Aijuario,Jfiargt 
Vi  gelata  pruina  f anno  cfbrcmo. 

Quefie  ancho,noi  con  non  min  lieue  cista 
Nutrir  e gouernar  dobbiamo,effcndo 
Non  pocol'utilcheda  lorneuicne. 

Benché  fi  canginle  mie  fidane 
T rnte  in  Tino  color, con  maggior  prezzo i 
Quinci  fi  traggo  affai  piu  ffcffd  [chiatta-. 
Quinci  coppia  maggior  di  bianco  latte  : 
Quanto  uia  piu  Jpumera’  l uafo, munte 
Le  poppe, tanto  anchor  piu  lieti  fiumi 
Xerfcran  fuor  da  le  premute  mamme 

R adons'in  tanto  di  Ciniphi  capri 
Le  lunghe  barbe, e ben  canuti  mentii 
Co  i fctoluti  crini  3 onde  fi  [anno 
Ve  campi  m u[o,cr  de  gli  alloggiamenti 
Vajfire,contra  la  pioggia  € ljreddo,gonnei. 
Letto,e  coperte  a i nauiganti  afflitti. 

Vafion  le [clue,e  i gioghi  di  Liceo 3 
Gli  horridi  rubi -,e  gli  ajpri  dumi,amanti 
Ve  g lialti  monti ,le  piu  alte  cime ♦ 

E ffèdafi  medefime  la[cra 
Tornano  a le  lor  fianze,e  menanui  ancho 
I cari  parti,c  ne  l’entrar  a pena 
Vonfupcrar  il  limitar, fi  pregne  • ' 


; 


0 


«TERZO»  71 

Di  latteriportar foglion  le  poppe. 

P ero  [cacciar  con  diligenti  a è buono 
Va  loro  il  ghiàccio, e quei  eli  Apportai  Uditi 
Le  fredde  ncui, e che  leguardifemprc 
Vaia  mortai  ncccfiità,piu  tanto. 

Quanto  effe  meno  hai  di  ciò  cura,porgji 
Tu  loro  il  cibo  di  frondofe  uergbc. 

Hon  chiudendo' l fimi  cPinuerno  tnat. 

M a quando  allegra  a noi  la  frate  rude  , 

Va  ’Zephinfoaui  richiamata,  i 

E Vuna,e  P altra  mandra  a pajeer  fuori 
fa  che  tu  mandi  per  campagne,  c bofebi 
La  nel  primo  apparir  de  Palma  c chiara 
Stella, che  rapportar  ci  fuol  la  luce . 

Vadan  pafccndo  per  le  frefebe  piaggie 
Mentre  el  di  nnouo,e  mentre  P herbe fono 
Canute, e'n  quelle  tener  ine  grata 
A le  pafccnti  gregge  è la  rugiada. 

Quando  del  giorno  la  quart'hora  quelle 
V’ ardente fete  accende,  e le  cicale 
Canore  rompon  gli  arbofeei  co'l  canto  ; 

Le  mena  a i pozzi,od  a prefèndi fragni 
Ldalor  ber  P acqua  corrente  per  li 
Canali  eP  elee  a cotal  ufo  fattL 
Ma  poi  nel  mezzo  giorno  andrai  cercando 
V ombro fc  e cbiufe  ualli,ouc  di  Gioue 
Stenda  t gran  rami fòrte  antica  quercia. 

O pur  la  doue  con  facr' ombra  giaccia 
Vi  molti  e di fpefi elei  un  nero  bofeo. 
fofeia  di  nuouo  lieuementc  bere 
Potrai  dar  loroipafccrle  di  mouo 

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x , r 


afe 


^ L I B R ° 

Cadendo  il  Sole  .quando  Caria  tempri 
La  fredda  f Ma  che  la  fera  adduce  » 

E i pafcoli  recrea  C humida  Luna  j 
E quando  s'odcn  rifonar  i lidi 
Halcione.c?  Acanthida  le  macchie . 

C hcdiremtioi  de  Labici  pafiori ? 

E de  le  rare  lor  cappanne.e  cafe  i 
Spcffo'l  giorno  e la  notte. e l me  fé  tutto 
Per  ordine  fi  pafce.C?  ualbcftiame 

Per  h lunghi  deferti, fcnzaftalki 

Tanto  fon  grondile  campagne  quiuu 
Il  paftor  A frican  fen  porta  feco 
ìnfime  con  la  cafa  ognifua  co  fa; 

Varine,??  a Chuomo  il  Con  compagnofido  » 
Varco, e di  ftrali  la  faretra  piena 
Kon  altrimenti  che'l  robuflo  e fòrte 
Ro  manne  Carme  patrie  quando  fatto 
Iniquo  pefo  ileamin  pigliai  prima 
Cb'ci  ue  lo  affettici inimico  a fronte 
S'accampa,??  ueder  lafcia  in  ordinanza» 
jAanoti  cofi s'offcrua  tra  gli  Scitbi, 

Vicino  ale  M eoticConde,  doue 
Turbtdo  Cifro  correre  u piuftftendt 
tJboiopt.t  picgtfotto'lfrMo poto. 
Qyiuimaifcntpre entro  IcJlallcchiujt 
Si  fian  gli  armenti,  e fan  tutte  le  gregge. 

Nc  ui  fi  uede  d' alcun  tempo,  mai 
Verdeggiar  herbe  in  campo  >o  in  orbo)  foghe . 
Ma  ben  ut  giace  del  bel  uerde  in  ucce 
Visformc  tcrra.ogrihor  di  bianche  falde 
Vi  neuc  carcame  di  profondo  gelo. 


fet 


Digiti 


TERZO 

il  qualfour'ejfa  fette  bràccia  s'erge, 
ltu  è maifempre  inuemo , fempre  quiui 
Soffiano  i Cauri fredde  netti, e ghiacci . 
Quiui  non fcuo  te  mai  le  paUid' ombre, 
Ne  quando  fole  a mezzo' l ciclone  quando 
De  l'Qcean  ne  le  rofr acqueti  Sole 
Bagna  l'aurato  fuo  uclocc  carro, 

I piu  correnti  fiumi  in  un  momento 
S'agghiaccian  qiuui,c  l'onda  che  folta 
'Effir  ricetto  de  le  naui  prima , 

H or  è de  corride  con  le  forti /palle 
Sofliene  e regge  le  ferrate  ruote  j 
F rangc’lgràfrcddoc  (pezza  ogni  metallo 
E s'indurano  altrui  le  ueflemdojfo: 
Sfrndon  con  la  fccura  humtdi  i umi  : 

Per  le  lacune  e lor  condotti  l' acque 
Liquide, fanflfaldo  e duro  gelo . 
S'agghiaccianfoura  le  non  colte  barbe 
Vhorride  goccie  che'l freddane  filila.  . 
Ne  manco  in  tanto  cader  cejfa  in  terra 
Larghe  da  tutto' l del  falde  di  ticuc . 
JAuorfì  il  befliame,e  i gran  corpi  de  buoi 
Spa.rji  £ intorno  di  pruina  fanno  : 

E ragunati  in  belle /quadre  i ccrui 
Coperti  da  la  ncue  alta,ch'ogn'hora 
Viufrefcafccndc,agghiaccian  fi,ch'apcna 
De  le  corna  ueder  puot'huom  la  cima . 
Quefti  non  già  co  cani, e con  le  reti. 

Ne  con  la  tema  de  le  rojfe  penne  , 
Verfeguitando  e /pane  mando  uanno  j 
NU  indarno  con  U petto  i piotiti  oppofii 


Romper  tentanti,  affigliai  con  li  /piedi} 
l quai  occi/lfc  ne  portati  poi 

forte  gridando, a le  lorftanze  allegri, 

Efi  in  cane  ficionche  fitto  f alta 
Terra,  lor  uita  otiofiefiura 
Mena»  ponendo  fopraHfuoco  ardente 
Speffo  t* intere  querele,  egliolmi  grandi 
Quitti  paffin  le  notti  in  giuochi  cftfi’. 

Con  fermento  imitando  ef orbe  il  «ino. 

T ale  al  Settentrione  H iperboreo 
Soggetta, fera  e fenza  legge  gente 
Sferza,  e percuote  il  Kiphco  ucntofanprt. 
Velano  i corpi  lor  robufh  e furti, 

: Di'  uariefrrc,moUi  e rojfi  pelli. 

Se  tu  bramaci  hauer  perfètte  lane , 

Prima  fuggir  conuienti  tafirafelud 
Tu  lappole  c di  trigoli}  e lontani 
far  che  ti  fieno  i lieti  pafcoli  ancho. 

B molle  c bianca  effir  la  greggia  deue . 
Guarda  c'baggia  il  montai  col  itelo  infime 
Bianca  la  lingua,chc  fe  l’haurà  nera, 

* Di  fòfebe  macchie  e le  pecore  e gli  agni 
Che  tic  nafeeran  poi  firan  coperti . 

Co/i  con  molle  don  di  bianca  lana, 

(Se  creder  defi)  P an,d  Arcadia  Dio, 
Chiamando  lei, ne  folti  ombrofi  bofehi, 

' Alfin>con  frode  ciò  ch'ci  uolle,  ottenne 
Vaia  non  mai  che  bella, auara  luna. 
j a. 4 chiunque  hauer  cerca  in  copia  latte. 

Con  le  man  proprie  lordauanti  ponga 
Il  Cithifo,cr  il  Loto,c  Fbabc  filfe 

Quinci 


Quinci  c che  più  deflano  i fimi , C T hanno 
ftu  diftcfe  le  poppese  quinci  il  latte 
Vi fide  occolto  e grato  tmfapor  rende , 

Molti  a i capretti  lor  crefciuti,e  da  le 
Materne  mamme  già  difgiunti  efiuelti 
began  la  bocca  con  capefiri  duri . 

Quel  che  munto  haueran  nafiendo'l giorno^ 
E ne  thore  diurne spremon  poi 
ba  notte : quel  che  già  cadendoti  Sole  » 

E ne  le  oficure  tenebre -,  di  giorno  ; 

Il  portali  ne  canejlri  a la  cittade } 

0 che  linfalan  parcamente^  quello  \ 

Mcdcjìmo  riferban  per  lo'nucrno. 

He  la  cura  de  Cam  ultima  fla-,  • f* 

Ma  pafeerai  di  fero  grafib,inficmc 

1 ueloci  Jpartaniit'  l fier  Molo jfo. 

Tifi  fidi  cuftodi  baucndo,indarno 
A le  ftallc  il  notturno  ladro  se  meno 
D'ingordi  Lupi  temerai  gli  affalti . 

He  per  forarti  ognhor  le  gregge, dopo 
be  fratte  ti  uedrai  gli  1 beri»  gente 
Henuca  naturalmente  di  pace. 

Speffo  gli  Onagri  timidi  correndo  > • 
Agiterai  co  Cani  ,eco  Cam  ancho 
E le  Lepri  e le  Damme  andrai  cacciando , 
Spcfiò  co  i lor  latrati  turberai , 

T rahendo  fuor  de  le  filuefire  macchie 
I feroci  Cinghiali , e feguitando 
Ver  gli  alti  monti  i gran  Ceruifouentt 
Co  gridi  condurrai  dentro  le  reti . 

$c'l  Galbano,cr  il  Cedro  acuto  odore 
Geor.di  Ver,  £ 


Vuno  e l’altro  (girante , entro  le fidile  ?, 

Acctfo  tieni , fugherai  da  quelle  » > 

A le  lanofe  mandre  i Serpi  infèfli . 

Spejfo  fuggendo  fpauentata  il  cielo 
fiele  [alle  la  V ipcra  s'afcofe  $ 

Spcffoydcerba  de  buoi  pcjlc,dcolubro, 

Vfoa  ricouerarjì [otto  il  tetto , 

E [otto  l’ombrai  e /porgere  ancho  auuezzo 
Crudo  uelcno  a V innocenti  gregge 
Si  giace  in  terra . tu  preflo  aUhor  prendi. 

Prendi  paflor  in  mano,o  faffo.o  legno 
E a lui:  mentr’alza il  minaccieuol capo,  • 

Col  fifebiante  gonfiato  collo  [chioccia  -, 

AUhor  quantici  già  del  ejlrema  coda 
Scioglie  gl’ inuilup pati  nodi,  etrahe 
V ultimo  [etto  1 tardi  e pigri  giri  ; 

E eh' altamente  di  fuggire  in  ucce 
Sotterra  il  capo  timido  nafeonde . 

N*  pafcoli  ancho  di  Calabria , un  Serpe 
Eiuolgcndojl  intorno , alzafouente 
feroce’  l petto, e le  fquammofcJpaUc} 

Di  gran  macchie  dipinto  il  lungo  corpo  1 
Che  mentre  i fiumi  rompoti  da  le  fónti, 

E che  la  primauera  humida,irriga 

Con  gli  Auflri  pregni  ogn’hor  di  pioggie, campii 

frequenta  i ftagni,c  le  nue  babitando 

Yiue  di  pefcudi  loquaci  rane 

L a non  mai  fatta  ofeura  gola  s'empie  > 

Pofcia  ch'afciutta  e uota  è la  palude  , 

E dal  foucrchio  ardor  JìJfo’l  terreno , 

E [ce  tielfeuo  ,equac  latrando 


'ni  TERZO  >1/  74 

Gli  occhi  di  fiamma , uid  piu  crudo  & offro 
I )d  ld  fctc  arfo,  effauentdto  inficine 
Dal  gran  cdlor , ne  ud  pe  i cdtnpi  crrdndo  , 
Alcunnonfidche  mi  confòrti  allhora 
Dormir  a torio,  ne  giacer fupino 

D’ alcun  bofehetto  fopra  t herbd  uerde  ; 

Quandi  ei  giu  pofic  le  fuc  ucccbie  (foglie  , 

Piglia  le  nuoue , e giouane  c pulito 
Lafciati  a cafa  i ferpenteUi  e l uoud 
Si  uolge  altero  al  Sole , e muoue  CT  uibrd 
'La  tripartita  uclenofa  lingua . 
ìtifegnerotti  anchor  di  tutti  i mali 
Che  uengon  loro, le  cagionile  i fegni  • 

Le  pecorelle  aUhor  tentate  fono 
Da  fozza  fcabbia,  che  la  fredda  pioggia 
Penetra  lor  la  pelle  infino  di  uiuo  ; 

O col  canuto  gelo,  horrida  bruma  : 

O quando  un  fudor  fuccidos' attacca 
A le  tofate  mandre , 0 i corpi  loro  > ' 

Segar  gli  acuti  & t pungenti  (firn  : * 

Pero  ipafior  tutte  le  denno  Mora' 

Attuffar  ne  le  dolci  acque  correnti  : 1 

E con  gli  bumidi  utili  il  monton  uadd 
A feconda  del  fiume  in  quello  tmmtrfo.  » 

O'itofo  corpo  con  la  morchia  amara 
S' ungerne fchiato  con  di  argento  (piuma  1 
Solfire  uiuo,  pe  eie  di  lda,e  cera  ; 

Scilb,<y  Hclleborgraue,dtro  bitume . 

Ma  nuli  altro  rimedio  è piu  falubrc  t 

A cofi  eftrcmo  e pefttlente  male , 

Comi è tojlo  tagliar  col  fèrro  ma 

K li 


Vd[ommdboccadetacerbafiagaz  > 
Piu  Sedimento  e piu  di  uigor  prende 
Tal  uitio, quanta  piu  s'a/condc  e cela  , 
Mentre  negai  paftor  poncr  le  mani 
Per  medicar  C afflitta  greggia  in  oprai 
Ma  flandofi  otiofo  a Dio  dimanda 
Vuotamente  che  la  renda  fona» 

Anchor  quando  il  dolor  pajfato  dentri 
Ve  le  pecore  a l'offa  ultime  infuria. , 

E che  C arida  fèbbre  i membri  rode9 
Giouò  [cacciarla  col  ferir  del  piede 
V ultima  partCyù ' piu  di  [angue  pregna 
Muoucrjiftorge  e piu  gonfiar  la  ueno. 
Come  i Bi[alti[ar  fogliono,  e come 
Il  fiero  Scitha  aUhorch'eifi  nefùgge 
In  Rhodope,e  di  Gethi  ne  diferti; 

E che  col  [angue  de  le  uene  tratto 
Al  canai  che  lo  portaci  latte  bcuc* 

Quella  che  difcoflar  ucdrai  da  f altre 
j $pcffo,e  ritrarfl  a f ombre  gr  ate,c'l  cibo 

lentamente  pigliar, [eguir  l'eftrema’, 

O paficndo  giacerli  in  mezzo' l campo} 

E [ola  dipartir  la  notte  tardi , 

O ecidi  toflo,auatiti  che  [erpendo 

Va  contagio[a  cruda  p effe  uada 
Entro  la  turba,e  per  l’incauto  uolgo.  ~ v 

' Non  tanto  folto  con  rumafccnde  ; 

Turbo  portante  le  tcmpcjlc,ecorre 
Ve  i campi  aperthquanto  molte  pcjli 
Offendono  non  pure  hor  quella,hor  quefia 
Pecorina  le  ucdtinw  momento 


c 


ruffe  occupar  le  madre,*  perir  quelle 
Con  la  Speranza  de  lajlirpe  infìeme . 

Di  ciò  può  fender  tcjlimonio  uero 

S* alcun  mai  uidde  Palpi  aerie,e  n monti 
inorici  capelli , e del  Timauo 
Veneto  i campi, CT  ueda  horancho  dopo 
Cotanto  tempo , de  pallori  i regni 
Difcrti  e uoti  i pafcoli  e lefelue. 
quìuì  già  nacque  dataer  corrotto , 

H orribil  peflilenza  emiferanda  ; 

Dd  qual  per  tutto' l caldo  de  l Autunno 

Ardendo  ficramentc,a  morte  diede 
l feroci  animali ,e  i manfuctù 
V acque  tutte,*  i pafcoli  corruppe . 
jje  fot  per  una  uia  cornano  a morte  » 
Ala  poi  che  largamente  in  ogni  uena 
Era  P ardente  fete  penetrata. 

Tutte  contratte  rinfilici  membra  , 
Uouamente  ahondaua  il  triflo  humore, 
Einfc  trahea  le  cadenti  ojfa,tutte 
Val  fiero  morbo  liquefi itte  e frutte, 
SpclTo  in  honor  de  g Ufuperni  Dei, 
Mentre  di  lanea  fafciajl  circonda . 
jLa  pecorella  offèrta  a i fanti  altari  » 

E le  fi  poti  la  bianca  uetta  in  capo. 
Morta  da  fe  cadco  trai  dimoranti 
Minijlri,che  douean  purificarla» 

O fe  rihaueua  il  facerdote  alcuna 
Col  fèrro  alianti  occifd , quindi  md 
Mon  ardetun  le  fibre  pojtefopra 
ì fiacri  fuochi,*  render  dimandato  ^ 


Non  ftpca  le  rtfpofle  l'indo  nino . 

E a pena  fi  potcuano  i coltelli 
Tinger  di  pingue , cJjc  corrotto  e miflo 
Li  mxrcidynon  bdfldUd  d render  pure 
L d fuperficie  de  U rend  ofeurd . 

Quinci  di  qud  di  ld  pc  ucrdi  prdti 
Vherba  pipando , i teneri  uiteUi  . 

Le  dolci  dime  eshalar  ueduto  baurefli. 
Quinci  di  piaceuol  Con  ld  rabbia  uicne  % 

E i porci  infirmi  unanfia  toppe pcuote 3 
E preme  er  angc  lor  f enfiate  gole . 
il  già  felice  e uincitor  cauollo 
Cade  e jfrefptrco'l  piede  il  tcrrcn  fiere, 

P ofii  in  oblio Puoi  fiudiyi  finti , e f herbe  : 
Gli  orecchi  bafii  tienfudor  incerto 
L'occupa , e freddo  com’cjpcr  quel fiiole 
Che  uicini  a la  morte  i corpi  ingombra  • 
Arida  e dura  ld  pud  pelle  papi , 

A quei  che  la  maneggian  refifiendo  . 
Cotdliyduanti  la  lor  morte , datuio 
Veraci  ftgni,ne  primieri  giorni. 

S'in  procefp)  di  tempo  a incrudelire 
Comincia  il fiero  male , aHhor  li  uedi 
Con  gli  occhi  or  dentici  grane ffrirto  tratto 
. L'alto  gemito  fior  del  trifio  petto  : 

Lunghi  fingulti  da  gli  interiori 
V Itimi , trar  fi pcorgon  5 per  le  nari 
Opcuro  e nero  pingue  andar jpargendo  ; 
Prone  le  chiuje palici  l'ajfrra  lingua . 

Giouò  col  corno  ne  la  gola  mefio , 

Spargenti  dentro  ottimo  uino,  qucjl 4 


«•A 


Salute fola  a morienti  parue . 

Ma  quello  flcjjò  era  dipoi  cagione 
Di  maggior  doglia  j che  dal  uin  riprefè 
; Le  forze, ardcan  di  maggior  fùria  accejU 
. E/?i  flefii  le  lor  già  prefjo  al  fine  „ 
(Diano  gli  Dei  cofe  migliori  a pii 
E a crudi  nemici  un  tal  furore ,) 

Co  denti  ignudi  laccratun  membra. 
Ecco  fumante f itto'l  uomer  duro 
Cader  fi  uede  il  Tauro , e da  la  bocca 
F uorCl [angue  gettar  di  baua  mijlo  -, 

E trar  del  petto  gliultimi  fojpiri . 

Vanne  il  mefto  arator  -,  difciolto  l'altro 
Piangente  la  fraterna  morte  > acafa 
E nel  mezzo  de  l'opera  imperfètta 
fiffò  l'aratro  nel  campo , abbandono. 

N on  pojfon  f ombre  de  gran  bofebi  fólti 
Loro  animi  allettar  -,  non  molli  prati  -, 
Non  fiume  piu  ch'elettro  puro  e chiaro  » 
Cadente  giu  da  gli  alti  monti  al  piano . 
M a i fianchi  efìremi fi  rifoluon , preme 
Cliocchi  dal  mal  granati  alto  fiuport  • 
Cade  piegato  a terra  il  grane  capo . 

Che  gioua  il  ben  oprar  ? che  la  fatica  l 
Che  col  uomer  uoltar  le  terre  grani  i 
E pur  non  nuocon  lor  gli  ottimi  uinii 
O le  diuerfe  nobili  uiuande, 

Pafconfi  d'hcrba  fcmpUce,e  di  fiondi» 
Son  lor  tazze  da  ber  liquidi  fonti , 

E i fiumifempre  affaticati  in  corfo . 
Penficr  noiofo,o  cura  offra  e molefla 

K.  iiii 


w 


LIBRO  >w 


1 Non  turba  o rompe  lor  falubri  formi 
Non  m que  luoghi  d'altro  tempo  mai 
Nc  facrifìci  de  la  Dea  Giunone , 

'Dice fi  cffcr  cercate  le  giouenche , 

Ver  trar  i carri  a i luoghi  facri , doni 
I doni  fi  ripongon  de  gli  Dei  : 

0 al  giogo  giunti  buoi  fcluaggi  impari 
Dunque  difficilmente  con  le  marre 
Solcan  la  terrai  con  le  proprie  mani 
Viantanui  dentro  le  femenze  e i frutti: 

E po/lo  fotto'l  graue  giogo  il  collo  , 

Vanno  trahendo  le ) bidenti  corra . 

Non  /piando  a gli  ouili  injldie  tende , 

Vie  circondando  fe  ne  ua  la  notte 

Le  gregge  il  Lupo ,ch' altra  cura  acerba 
Lo  f prona  e doma  : e le  timide  Damme, 

E i fugaci  Cerui  errando  hor  nonno 
Tra  i Con  flcurier  a le  cafe  intorno . 

Già  de  timmenfo  marVhumida  prole 
N el  lido  eflremo  getta  l'onda, come 
Suol  fouente  gettar  naufraghi  corpi . 
Tuggon  ne  fiumi  infoiti  le  P hoce. 

Difefa  indarno  da  lefue  caueme 
La  Vipera  peri/ce  ; e /lupe fatti 
Con  le  lor  durefquammc  muoion  gf  H idri 
E ffo  aere  agli  augelli  è mi  quo,  quegli 
Lafciando'l  jpirto  fotto  Volte  nubi, 

Cadon  prccipiteuolmente  a terra  * 
Importa  mia , dopò  tanti  mali 

1 pafcóli  cangjar,nuocono  V arti 
Ver  giouar  ritrouate , { dotti  e faggi 


kterzo» 


77 


ÌKatftri>gia'l  P h&àride  Chirone 
Cedette  con  M ciompo  Amithaonio  % 

Al  fiero  molcyd  lo  rabbiofo  pcjlC  * * 

"La  Pallido  Tcflphonc  mandato 
Val  tenebrofo  ftige.in  luce  chiaro  * 
incrudclifcc , e [eco  infime  adduce 
t caccia  innanzi  fólte  bombii  febidri 
Vi  uarie  e crude  pefiiye  la  paura 
Sorgendo  di  di  in  di , lena  da  terra 
Alto  difirage  e morti  auidó'l  capo , 

Va  lo  fficjjò  mugghiar  d'armentiye  manditi 
S'odon  d'intorno  con  lefeluc  e i fiumi 
V aride  ripe , e rifonar  i colli . 

Cia  muoion  a catafie , in  effe  fi  atte 
Cafcano  i corpi  a monti  in  [angue  e morda  i 
Sin  che  di  [atterrarli  imparat'hanno* 
perche  del  cuoio  alcun  ufo  non  era 
toc  fi  poteali  purgar  le  nere  carni 
toc  Fonde  chiare  yo  fuperar  con  fiarttrM* 
pie  tofar  lor  le  tane  dal  corrotto 
Sangue  macchiate ye  fiero  morbo rofit 
O teffer  tele , anzi  s’ alcun  tentato 
Hauejfcfar  di  cotai  udii  panni , 

A pena  tocchi , di  carboni  ardenti 
tra  forprefo , cT  un  fudor  immondo 
Le  puzzolenti fue  membra  irrigaua  i 
Lequai , tutte  contratte , poco  dopo 
V el  male  ardea  Fine  fi  ingwb  tifico^ 


DI  VERGI  LIO, 

Libro  Quarto ♦ 

a 

ARGOMENTO. 

RATTA  Copiofifiinuancrtte 
il  Poeta  in  quefio  quarto  libro  la 
cura  delle  Pecchie , e’I  modo  di  fa 
re  il  mele  : laquale  era  lultima 
parte  nella  generale  propofittcm 
ne  di  tutta  lopera.  Et  perche  que 
fio  fuggetto  era  tato  debole , che 
fi  farebbe  potuto  finire  in  pochi 
uerfiyCgli  lo  amplia  con  uarie  digrcfiiotu , cr  con  ddetteuo 
li  trasldtioni  lo  accrcfce  e adorna.  Pcrciocì)  egli  attribuire 
ma  certa  R epublica  loro  alle  Pecchie , dando  loro  Rr,  aU 
loggiametiìpalazzi»cUtd,popoli)uffici,ftudiìo‘coftumi : 
CT  ciò  con  tanta  de firc  zza , che  fenza  mai  feordarfi  delle 
fue  trasldtioni , non  efee  di  propofito  in  alcun  luogo.  Puofii 
quefio  libro  anebo  diuidere  in  due  parti.  Nella  prima  infe* 
gna  il  modo  di  propagare,  cr  mantener  le  Pecchie  : nella 
feconda  mofir adorne  elle  fi  pojfano  rifar  di  nuouo, quando 
elle  fono  jficntc  affatto . Et  di  quefio  trouato  fa  auttore  un 
certo  Arifico  pafiore , il  quale  fi  tien  che  /òffe  il  primo  che 
con  lammazzare  alcuni  paia  di  buoi,  rifaccjfc  le  Pecchie, 
che  gli  erano  morte  •. 

Dirò  continuando  ancho  del  mele 

Dolce , che  Paria  filila , i don  celefiii 
Qaeft'anchor  parte  Mecenate,  attendi 


Dilcggicr  co  fa , dirti  tri  apparecchio 
Alti  -,  merauìgUofi  e grandi  effetti: 

I magnanimi  Duci  , e de  la  gente 
Tutta  ordinatamente  il  popol  grande  ; 

I coflumije  leggìi /ludi, e l'arme . 

In  fi  lieue  foggetto , e gran  fatica  : 

M a non  gloria  leggier fferar  ne  deggio, 
S'aucrfa  deità  non  la  mi  uicta , 

E ini efaudifce linuocato  Apollo. 

Vnma  U ue  fpirar  non  pojfa  il  uento , 

S' elegga' l luogo  ouc  h abitar  den  f A pi, 
Per  eh' a quelle  portarne  a cafa  i cibi 
Vietano  i ucnti , ne  le  pecorelle  , 

E 1 1 lafciui  c teneri  capretti 
Diano  l'ajfalto  agli  odorati  fiori . 

O per  li  campi  la  giouenca  errando 
Scuota  giu  da  le  foglie  la  rugiada , ‘ 

Calcando  le  f urgenti  c tener  herbe . 
Lontani  anchor  da  le  lor  flanze  fticno  , 
Pitti  le /palle  lucide  3i  Ramarri  j 
E con  rnolt' altri  augei  M cropc,c  Progne, 
Da  le [anguigne  man  fegnata  il  petto  * 
Perche  guafìando  uan  tutte  le  cofe , 

E col  becco  prendendo  effe  uolanti 
Le  fe  ne  portan  uia  per  l'aria  a nolo  , 

E fica  foauc , a i dijpictati  nidi . 

JAajìenui  appreffo  chiari fònti,o  /lagni 
Di  mufco'l fondo  uerdeggiantt , cr  uoda 
Con  grato  mormorio  tranquillo  e puro 
fuggendo  per  l'hcrbetta  in  picciol  rio, 

V Uirì ale  lor  cufe  malta  palma. 


\ ^ libro^ 

Od  unfcluaggio  grotte?  Vliuo  diombre. 

A ciò  che  quando  i Re  noueUi,  fiore 
Menan  le  prime  [quadre  ne  lo  nuoua 
E lor  propnafiag[one , e che  la  lieta  « 

GioucntùfolLtzzando  intorno  uafii  ; 

Inulti  U uicina [refe  or  ina 

Quello  il  caldo  figghr , nceua  e tenga 

Concernente  ne  fiondofl  alberghi , 

Varbor  pojlo  a incontro, e fe  nel  mezzo 
V clocc  un'acqua  corre,  o fiafii  pigra  ; 
t>  entro  a trauerfo [alici  e gran  fafii 
Gettoni , a ciò  che  foura  i focfii  ponti 
Vojfan fermar/l , e al  Sol  di fiate  l'alt 
Difpicgate  afeiugar , [e  forfè  maitre 
Che  quinci  e quindi  elle  dimorano , Euro 
D'acqua  lc/pargc,o  in  mezzo  ronde  attuffa 
Quiui  <f  intorno  uerdi  Cafìc  e Timo 
In  copia  grandc,e'l  Scrpitlo  odorato 
Tiorifca i e beino  le  uiolc  ffcffo 
V acque  del  fiefeo  e liquido  rufceUo  . 

"Efii  aiutandone  fanno  i meli, 

O di  concede  <f  arbori  firmati 
O fiondi  lento  uiminc  tcjfuti  9 
Habbian  fretta  l'entrata . perche'l  turno 
Col  freddo  il  mele  adun  rcfiringe,e  agghiaccia, 
E Lqticfallo  il  gran  calar  la  fiate . 

E t a lor  parimente  il freddo, e' l caldo 
N uoce  -,  pcrch'effe  non  indarno  nonno  1 

T urando  con  la  cera  entro , e £ intorno  * J 

Dclelorcafilefottilfijpire.  * 

A quefi' ufficio  e a tal  effetto filo  • t 


V A R T o 


Ztrban  la  cola  infiemc  accolta , affai 
Piu  del  iufro  tenace,  e de  la  pece! 

Spcftaiicbo  (teglie  uer  quel  c'kuom  ne  parla) 
Cauar [otterrà  le  lor  e afe  tapi,  * * 

O in caucmofe pomici,  oncgliantri 
Vegli  arbori  corroflfitrouaro . 

Tu  nondimeno  i lor  rimojl  alberghi 
v Vi  Ime  limo  intorno  empiendo  andrai  t \ 
Vifopra  ricoprendoli  di  fronde . 

Jfw* irMfapprej[olelorflanzc  n,  V 

Tyjo  ere fca , ne  ut  j 'ardino  anebo 

a TaI  0jSnMZht  '“fi WMÌ  }t  k' K 
Alti  palude  fa  faggi , e l'odore 

6r4w  del  fingo  ,o  dotici  coni fofit 

Rimbombino , t tuiugin  de  li  noce 

R^rnf/ode  ripercofja  adictro . 4 

Poi  C b auraT aureo  Solcoicbian  rai 

Sotterra  poflo  il  pigro  inuerno,e'l  cielo 

Concfhuo/plendor lucente  aperto } 

Jofto  (freon fuori:  e per  cefrugli  c hine 

Sen  uan  cogliendo  fioruermigU  e bianchii 

Leggiermente  gufi  ondo  al  fonano  i fiumi. 

^inci  Tionf  > per  qual  dolcezza , liete 

Xudrifion  la  lor  prole,  c i cari  nidi.  / 

Quinci  con  artcfabrican  le  cere 

Kuouc,  < compongo,,  anche  Lmcl  tenace. 

Dunque  come  ucdraicon  belle  [quadre 
L apf  ufrirfror  de  le  lor  cafre , e girne 

mia  tranquilla  fiate  in  ucrleJhlUi 
Notando  i eie  lo, c quajl  ofreura  nube 

Spana  dal  ucnto  m qucfla  e'n  quella  parte  s 


01  L I B R O >*> 

Pon  matte  ,fempre  le  dolci  acquea  fcmprt 
Cercando  ucumo  i piu  frondoft  alberghi. 
Quiui  di  trito  Apiafìro  il  fugo  /porgi  * 

O di  Cerintha  igncbil  herba  cr  uile  -, 
Intorno  intorno  rifi tonar  facendo 
Col  cauo  rame  ciembali , e bacini. 

Ciò  facendo  ucdrai  che  fi  porranno 
Tofto  a federile  gl'impiajlrati foggi  3 
'Eflcom'èdilorcoflume)tutti  - 

S'afconderan  ne  le  piu  chiufe  celle  . 

Velie  ufeiranno  a la  battaglia  in  campo  , 

Però  che  tra  i lor  Re  fouente  fuole 
Hafccrgardydifcordid  e gran  tumulti ) 
Incontinente  i fieri  animi  audaci 
Del  popolo jd  la  guerra  ardito  e pronto 
Si  pomo  antiueder , perche  del  roco 
Rame  ilfuon  quelle  a la  battaglia  inulta  3 
E con  agre  rampogne  le  tardanti 
Riprende . uocc  s'ode  le  fquarciate 
T rombo  imitante taUkor  le  uedi  preflc 
inficine  raguti  are,  e le  lucenti 
Penne  mouendo  agguzzan  con  la  bocci 
Doro  /puntoni , attan  le  furti  braccia. 

E tic  la  regai  tenda  al  Re  d'intorno 
R ifirette , e'nfiemc  me fcolate  fi  andò  » 

Con  alte  uoci  e minacciami  grida  l 

ìsfidan  gli  nimici a la  battaglia . 

Dunque  poi  che  ritorna  la  jtagione  1 

Serena  e lieta,c  di  fioretti  adorna  5 { 

"Efcon  fuor  de  le  porte  a la  compagna 
Con  belle  fquadre  in  ordinali  za}c  quiui  y 


Forno  infi cme  giornata , odcfìmaria 
T erribilfuono,e  gran  ftrcpito  d'arme . 
R accolte  c firate  in  un  ruotalo  grande 
Cadon  precipiteuolmentc  a terra  ♦ 
Uonfi/pcjfa  la  grandine  difcende  ; 

Nf  <f un  grantCElce fòrtemente fcofjo  , 
Viouon  a terra  in  tanto  numer  ghiande. 
Ffii  R c,in  mezzo  de  le  armate  fchiere 
Confplcndì<£  ali,hauer  ben  moflran  dentro 
■ A lor  piccioli  petti , animi  grandi  : 
Quanto  piu  può  etafeunfi  sforza,  a t altro 
Clamai  non  ceder , fin  che'l  piu  pojjentc 
V incitar  quelli  non  coflrigne,o  quefti 
Sconfitti  e rotti  rmoltar  le /palle . 

Tanti  gran  moti  d’animi  c cotali  . 
Tumulti  acqucteran/i,  col  gettare 
Cbe  tu  farai  di  poca  poluc  in  alto . 

I\a  quando  i duci  lor  fùor  di  fuafchierd 
Kitratto  baurai , quel  eh' a te  par  ebefia 
Peggior  de  l'altro, perche  piu  non  nuota 
Prodigamele  confumando' l mele  ; 
Condanna  a morte  s e lafcia  che'l  migliore 
Kc  la  già  uota , regia  fola fi  anzi 
L'un  fia  di  macchie  <f  or  lucenti  ardente . 

(Pe rchefondidue forti)  éilmiglior  qucflo 
Di  chiaro  affetto,  con  lucide fquamme. 
Horrido  taltro,e  neghittofo  fiafiL 
Come  lefacciefon  de  i Re  diuerfe, 

Cofifon  ancho  de  la  gente  t corpi  : 
Percb'altrc  borrcndcfono  c brutte,quaU 
Suol  chi  camma  perla  poker  alta. 


* * (K  i I B K O w 

$pUtando  con  le fccchc  labra  in  terni , 

Va  terrajlcjfa  ch'inghipttifccffcffò . 
^ifflendon  l' altre  doro,oni'hamo  i corpi 
Ornati  e con  ugual  macchie  dijhnH . 

Quefta  è la  miglior  flirpe  quinci  mccrtd 
Stagion, premer  il  mel  dolce  potrai . 

Jtfp  tanto  però  dolce , quanto  anchora 
l iquido  , c r atto  a tor  laffrczza  a quale 
Via  piu  fi  luffe  duro  uino  er  agro . 

quando  incerti  m quefia  parte , e'n  queUd 
Od  cicl  uolan  gli  (ci dmi,ey  uan  feberzando 
l(ir  celle  diffrcgiando>c  i freddi  tetti 
Abbandonando , uo  che  tu  nmitoua 
p al  gioco  nano  lor  infiabil  mente , 

JJpn  con  molta  fatica, a i Re  troncando 
Val1  » perche  fenz'efii  altra  non  fia  „ i 
Che  le  Jueficnda , e di  pigliar  ardtfrd 
V4to  uiaggio , o fuor  de  padiglioni 
Trar  le  bandiere  e difficgarle  al  uaìto  t 
Afille  muitin  gli  hortiyoior  foauc 
Pi  ^affrranffiranti  ,e  di  lui  degni 
che  gli  ha  incufiodia,e  li  conferua  e guardi 
Pa  le  rapaci  man,da  i fieri  artigli 
p 'ingordi  ladri , c d'importum  augelli: 
Quelli  continuo  ffauentando , e quejh  , 

Con  fiero  affetto , e con  fxligna  falce * 

Quel  c'ha  de  tA  pi, e di  lor  frutti  cura , 
igli'l  T ipiOyCgh  il  Pii;  da  gli  alti  monti  - 
r A (afa  porti  , c'ntomo  gli  alueari 
V pianti,cr  e i le  proprie  man  confumi 
bf  la  dura  fai  ica,cgli if otterrà 


Pong4  ‘ 


fHaVART  O 

Pongale  piante  fèrtili  e fèlla  j 
Quelle  irrigando  con  Comiche  pioggia • * 
K4  s’ìo  già  prcjjo'l fin  di  mie  fatiche 
Non  mi  uedefii  con  gonfiate  uele 
/ultimare,  es'io  non  m' affrettaci 
Di  riuoltar  homai  la  prora  a terra  3 
Canterei forfè  anchor  come  fi  daino 
Coltiuar  gli  horti , e render  grafi  & Udghi 
E narrerei  come  due  uolte  f anno 
Produca  P efli  le  uermiglie  rofe . 

Conte  de  dolci  riui, ch'ella  beue  , 

Si  goda  lieta  la  Cicorea  amara } * 

D'apio  le  uerdi  ripe  e crefca  il  torto 
Cocomero  per  l'htrba , e gonfi l ventre  » - 

Nf  tacerci  N arciffo  a metter  tardo 
te  chiomcj  o’I  gambo  del  piegato  Acantho  t 
Nc  le  paUidett'bedcreine  i Mirti 
M ai  fempre  uerdi,e fempre  1 lidi  amanti. 
Perche  già  mi  rimembra  hauer  ueduto 
D* Otranto  fiotto  Calte  torri , doue 
Bagna'l  nero  Galefo  i biondi  campi  3 • 

J tua  chi  arci  C oritio , che  di  terra 
Abbandonata  da  ciafcun  coltore , 

Picchia  parte  poffedeua  ; e quella 
Poca  , e ra  anchor  non  fèrtil  da  giovenchi  t 
Ne  a pafcoli  otta  : 0 accommodata  a uiti  : 
Quivi  egli  non  di  men  nobili  btrbaggi 
Piantando  per  le  macchie , e ricogltindo 
Intorno  1 bianchi  gigli, e le  gramigne , 

E i minuti  papaverifouente 
Con  magnanimo  corion  lieta  fi'onte  ». 

G eor.diVer.  L 


p+u 

Vi 


AgguogUouddei  Re  Volte  ricchezze.  r 
E ritornando  poi  lo  notte  tordi 
Al  poucrofroggiorno , le fue  menfc 
Di  uiuonde  ingombrouo  non  comprate. 

E * primo  a lafrogion  di  primouero , 

C oglieo  le  rofe,e  ne  V autunno  i frutti , 

E quando  co%l  gran  freddati  tnfro  ucrno 
pompata  ifafii,  e che  de  V acque  il  corfo 
Già  ueloce  fremita  il  duro  ghiaccio  j 
E gli  del  molle  e lento  Acantho  allbora 
T ondando  già  le  troppo  lunghe  chiome  : 

1 Z tphiriyC  la  frate  riprendendo , 

QucJhyC  quella  a tornar  fi  pigri>c  tardo . 
Dunque  ei  di  granii’ Api,c  molti fciami 
Sempr'abondaua  j egli  era'l  primo frempre 
A far  spremendo  i fauijil  mcl  /fumante, 

E i Tigli  e e Puu  hauea  frrtil  molto  i 
E tanti  frutti  ricoghea  maturi 
V AutunnOyquanti  a lafragionpiu  ucrde 
Vaghi  fiori  uefrian  fi  condì  rami . 

Et  con  bcllifiim' ordine  difpofre 
Ve  campi  gli  olmi  grandi  ; c'I  duro  pero  : 

E produccnfi  già  le  (pinci  pruni}  . 

E’ / Platon  mini/ir  ante  ombrofra  foggio 
A chi  cenar  fott'cjfro  ha  per  cofrume . 

JAa  rincbiufo  entro  a co/l  breiu/patii, 

, Pretermettendo  quefre  cafre  Jafrcio 
Contarle  a quei  che  dopò  me  ucrranno  . 

E freguirò  qual  die  naturo  a V Api 
Gioue,per  guiderdone  e per  mercede, 
Cbcfrcguitando  de  C ureti  i frani  ^ 


n 


« - CJ 


I 


I 


H{  Q_  V"  A'  R'  T’ tr  jw 
Canori , e i cani  ftrepitanti  rami 
Lo  nutrir  f òtto  la  Dritta  j 'pelone u 
Bile  fole  i figliuoli  hanno  communi  5 
E dentro  la  cittì  communi  alberghi  * 

Viuon  la  uria  fiotto  li  gran  leggi , 

Sole  conofoonla  lor  patria , e fole  > 1 

"Le  proprie  cafc  juan  tuttala fiate 
faticando  pe’l  ucrno , ilqual,non  mai  ' _ 

Che  le  rttroui  frrouedute,  torna . 

Ripongono  in  comun  tutti  i guadagni . 

Perche  procacciano  altre  il  uittoyt  fatto 
Patto  fra  lorjcfcrcitan  ne  campi  • 

Altre  intorno  a le  e afe , per  Icficicpi 
Di  Narciffo  le  lagrima  la  gomma 
Lenta , fhUante  fior  de  la  corteccia  . ‘ 

De  gU  arbori  cogliendo  j fanno  i primi 
fondamenti  a le  celle , quindi  poi 
Solendoti  le  tenaci  cere  5 quefte 
Hudrifeono  i lor  parti  giacrefcenti » 

De  la  fucccfiion fpcranz*  > quelle  l 

ìlpurifiimomcl  fiipano  infume  » / **• 

Ond'empion polle  canterelle  tutte.  V 

Sonitene  alcune  acuì  per  forte  tocca  v 

Di  cuflodcr  le  porte , cr  a uicenda 
Hor  unafhor  altra  diligentemente 
Vanno  ffiiando  quel  che'l  uentoface  5 
Se  torboso  chiaro  l del  j ft  uento,o  nubi 
Grauida  $ acqua , il  r offerendo  uda, 

V..  O di  quelle 3chc  tornan  grani  e carche,  : r 

Sotfentran  effe,  ad  alleggiar  i pefl  : 

O frette  inficine  in  un  drapeUo, fuori 

L U 


V VB  n o - ^ ' 

Scacciano  i Fuchi  da  preftpi  loro . 

Crcfcc  ogrìborf  oprale  piu  fruente fafiL 
Empiono  gli  odorati  e dolci  meli , 

Di  grato  e di  foauc  odor  di  Timo 
V'aure^che’lfa  argon  (Fogni  intorno  paL 
Come  (juando  s'affrettano  i Ciclopi 
Difabnear  tifare faettc  a Gioue , 

H iccuon  dentro  a mantici  taurini , 

E rcndon  altri  i uenti } ottuffan' altri 
N<  l'acqua  lo ) indente  e roffo  fèrroi 
Quefti  le  forti  braccia  alto  leuando 


A tempo  con  deftrezza , e gran  mifura 
Ve  lafcian  poi  cader  fu  faldi  incudi  : 

Kiuolgon  quegli  la  rouente  maffa. 

Che  la  tenace  fòrcipe  tien férma. 

Mentre  penano  i colpi  a fender  <T alta  9 

Dal  ribombo  de  quai  fort'Etna  geme » 

No/i  altrimenti , s'a  le  cofe  grandi 
Ve  picciQle  agguagliar  lice , <f  bauert 
Preme  le  pecchie  naturai  deflo  > 

Secondo 7 grado  che  ciafcuna  tiene > 

E queir ufpttOychc  lor  da  la  forte  * 

A quelle  poi  di  piu  matura  etade  9 
De  la  cittade  in  man  dafii'l gouemo  ; 

E di  fornir  le  celle  ,c  di  comporre 
V mgcniofe  caft  hanno  effe  cura. 

' Ve  più  gtouani  poi  la  fera  al  tardi 

Se  ne  tornano  acafa,  fatiche  ccarche  » 

Di  Timo , e uan  pafccndo  hor  quina,hor  quindi 
I Salicela  Caflayc'l  roffo  gruoco  : 

Va  graff  i T igliatc  i grati  al  Sol  Hiacintbi,  ✓ 

i i « 


Di  qui  color, c'ha  non  oprato'l  fèrro  • 

Tutte  han  de  le  lor  opre  parimente 
Vnfolnpofo , una  fatica  fola  . 
fuor  de  le  porte  iti  fui /puntar  de  f alba 
E feonfenza  dimorati  giorno  tutto 
Confumano  pe  i campi , infln  che  quelle 
. Valma  di  Gioue  figlia , t <f  Amor  madri 
Ammomfcc  tornar  a le  lor  cafe  j 
One  poi  giunte , a rifiorar  col  cibo  # \ " 

1 corpi  t tanagliati  e Ufi  danfl . • 

Suffurrar  sode  al  limitare  intorno  . 

P ofeia  che  chiufc  fon  ne  le  lor  celle 
Tace  cta/cuna,e  di  ciafcuha  occupa 
Pro/ondp  forno  t affannate  membra , 
j$e  la  pioggia  in  pendente  da  le /lonzi 
Giuntai  le uedi  allontanar , ne  fono 
Di  commetter  fefleffe  a f aria  ardite. 

Quando  comincia  propinquarffluento. 

Biada  quella  ficure , e da  le  nubi  , 

De  la  città  fotto  le  mura,e'ntorno  * 

■Vajmoatortacque,qua,e  lafcorrendo • 

E prendendo  taThor  minuti  fafii. 

Con  quei  s'alzan  librando  in  ario,a  uolo  j 
penetrando  le  note  nubi  ,[cnza 
Temer  eli  il  uento  le  tr  dfporti  altronde.  j 

Come  naui  nel  mar  cui  t onde, e i uetiti 
Quinci  e quindi  agitar  fogliano , affermi 
PjtabiUfcc la  zauorra grane, 
poco  dei  mer  aia  gl  lor  ti, ch’elle  \ <- 

Nonfome  foghonfar  gli  aLcn  animdli 
pjfolumoUmembra,eicorpiloro  < 

L iti 


» 


IH  t I B R O 5# 

Ne  diletti  di  Venere , ne  i figli  * 

Sforzate  fono\a  partorir  con  doglie . 

Ma  quelle  ftejje  con  la  propria  bocca 
F ormaiìo  i partile  que  mede  fitti  poi  ■'  * 

Nati  fra  fòglie  e fior foaui,& herbe  9 i 

Kaccólgon  caramente.  Effe  il  Re  loro 
Nutrifcon  diligentemente , infieme 
E i pargoletti  cittadini  fuoi  ) 

E C ampie  falene  i palagi  regali 
Yabricanloro  di  tenace  cera . 

Spcjfo  per  offri  e duri  fxfii  errando , 

Confumar  Ialine  ui  lafciar  le  penne  j 
E piu  taChor.cbe  fotto'l  graut  pefo 
Abbandonare  anchor  la  propria  uitd • 

Tanto  de  i fior  deflojant'è  la  gloria 
Cban  di  comporrei  mcl  foaue  e puro  • 

E ben  che  breue  termine  natura  • — 

Voneffeal  uiucr  loro  ( ilqual  piu  oltre 
De  la  fcttima  fiate  non  fi  fende  ) 

E'  la  generation  loro  immortale  : 

E per  molti  e moli' anni  m pie  mantiene 
fortuna  la  lorcafa  cflirpt , donde 
De  gliauijgliaut  antioucrar  fi  potino . 

Ne  con  tal  riucrentia , o tant'bonore 
L’Egitto,©  la  gran  Lidia, i P artbi,o  i Medi 
Ojfcruano  lor  Re, com' effe  fanno . 

Che  mentre  egli  dimora  in  uita , tutte 
tiaimo  un'animo  fol,concor  dee  fido-,  • 
Perduto  che  l'ban  poi  pompon  la  fède , 
Vengono  a i cruccia  le  difcordte,a  l’armej 
Erompendo  per  fòrza  cceHe,c futi 


Q.VARTOHI  84 


fabricato  mel  mettono  a facco . 

Bgli  e cufloic  ii  lor  opre,  e?  ejfo 
Ammiran  tutte , e con  fremito  grande 
Gli  fan  <C  intorno  ,e  lo  chiuggono  in  mezzo* 
B freffo  anchorfopra  le  proprie  frolle, 
Valzan  tal  bor<x,&  uia  nel  portan  prefte . 
Ver  lui  campar  da  gli  nemici  atroci , 

O ppongon'ejfe  i propri  corpi  in  guarii 
D iflderofc  di  cangiar  la  uita , 

Con  una  bella  e glorio  fa  morte . 

Da  queftl fregiti  e quefli  effempi  mofii 
Credetter  molti  dotti  ingegni , fApi 
Varticipor  de  la  diuitia  mente  3 
E di  cele/le  nutritiuo  frirto . 

Però  ck'efii  iiceano  andarne  Dio 
Vcrleterre,pc  1 mar,pel  del  profóndo^ 
Quinci  le  gregge  hauer, quinci  giumenti  9 
Gli  buomini,& ogni frra,augcUi,cr  pefei» 

E tutto  ciò  fra  noi  che  frifa,cr  urne 
Spirito ,cr  uita  : cr  ritomdrfi  poi 
La,onde  fi  partir ,tai  cofe  tutte  : 

JNf  ui  hauer  luogo  morte, ma  uoitre 
V iuc  nel  del  tra'l  numcr  de  le  felle  • 

Quando  ricor  il  mcl  dolce  uorrai , 

F a (f  babbi  d’acqua  pria  la  bocca  piena  1 
Quella frizzando  fouralc  lor  celle: 

E fugherai  col  frano  ofcurol'  Api,  • *• 

Colfùntojor  perfecutore  acerbo . 

Due  uolte  il  mel  compongon  l'anno, fona 
Di  mieter  quello, e di  raccor  due  tempù 
D'uno  è quando  le  figlie  fAt  alante 


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H L t B R O 

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Vfcendo  fuor  de  f Occdrto  allegre , 

G fcuoprono  il  bel  uifo  honcfto  e chiar il 
E 'laltra;quando  le  medefme  poi 
fuggendo’}  pefce,ch’aUo’ncontrofurgeé 
T rijìe  fetndon  dal  ciel  ne  l’onde  hibcrnt  • 
Elle  oltre  modo  d'irte  rabbia  ardendo 
Spiran,cffc feltro  uelen  co  morfl  j 
Ef  a affifii  i cicchi ftr ali , 

Vi  lafcian  quelli  con  la  uita  inficine. 

Se  tcm’U  duro  e freddo  uerno , e quelle 
Rifpamuar  brami , ondebifògno  haurai 
Ter  taucrinr , moffo  a pietà,  de  i loro 
Animi  afflitti ,e  de  grauofl dumi } 
Profumerai  col  Tono  entro  le  Jlanze  } 

E radendo  n \ andrai  le  uóte  cere . 

Perche  fouaitc  auien  che  ui  s’afconde 
Lap?  arantola  utle^’l  mel  diuora  , 

Con  Altri  uermi  a la  luce  nemici  5 
E 7 Fuco  che  fi fiede  a l'altrui  menfà 
Godendo’l cibo  de  Umifere  Api. 

O l' offro  Golauron.ch'm  mezzo  a queUt 
Si  pon , lor  difugual  di  poffa  c d’arme . 

O r impronte  Tigmuole,o  fu  le  porte 
Spiegando  tende  le  fue  larghe  retiy 
Vinuidiatada  Mincrua,  A ragne. 
Quanto  efle  piu faranno  eshaufìe  e priui 
De  propri  alberghi  de  e celle  loro , 
Tanto  piu  con  ardire  immenfoytuttc 
Si  sfòrz/tran  de  la  cadente  prole 
Riparar  laminaci graue  danno * 
Empieranno  le  cafe  or  1 granai  > 


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Q.V  ARTU  J* 

È tcffeanli  Sodorati  fiori  . . 

MafiC  pcr°  ^ Api  ai  ,ur* c<$  » 

Cmi  noi  foretti  fi  amo  sfa  anchofono  ) 

D<*  gnw*  infirmiti  faranno  oppreffit 
Il  che  conofier  puoi  con  chiari  figni» 
Subitajnciite  altro  color , quello 

Chaucr  prima  folcati  ,fifiorge  cr 
Df  t infime  nel  uolto  h orrido,  e brutto* 
Per  la  magrezza  eficmiato , aUhora 
fuor  di  cafa  portar  le  uedi  i corpi 
priui  di  ulta , e celebrar  l'ejfequie . 

O co  i piedi  attaccati  flar  pendenti 
Sopra  l'entrata  de  lcftanzc>o  dentro 
! Dimorar  chiufe , da  la  fozza  fatue 
PaHide,c  per  cagion  del  freddo  pigre  » 
AUhor  fi  finte  un  grane  fuono,atlbord 
tra  (picUcun  fujfurrar  continuo  s'ode  * 
Comt'l  freddi' Aufiro  mormorar  pc  bofiliU 
O come  frcmc'l  mar, turbate  i'onde . 
Coiriin  cbiufix  fornace  il  foco  firide . 

M or  qui  dei  tu  porgere  a quelle  aita 
il  Galbano  odorato  ardendo , e i nuli 
Colar  per  canxletti,che ,di  canne 
Pria  preparati  acotal  u ohaurai  j 
Quelle I lanche eshortando,e a i noti  Ioni 
E confuti  p afcoli  chiamando . 

Gioverà  molto  anchorm: fidar  infieriti 
L a pefta  Gallale  fecchc  refi , e fapa 
Ben  cotta  e dolce ,cr  ma  paffae  T imot 
V Attico  Timotcb'c  de  gli  altrfl  meglié * 

. EC  tnCaurea/pìfonte  grane  odortt 


y 

I 


^.LIBRO  ^ 

Ne  ( frati  anchor  è un  fior  AmeUo  detto a 
Ck'ageuolmente  fi  dtfcuoprc  a cui 
Loua  cercando , perche  la  fua  herbd 
Crcfce  <t  wi  piccio/  ccfpo  in  felua  grande 
Eglic  fintile  4 /oro  j ma  le  fòglie 
Chcffxjjc  intorno  a lui (porgendo  uanfl9 
• Lucono  alquanto  del  color  c'hauere 
V eggfam  le  nere  e purpuree  uiole  ► 

Di  cui fpeffe  ghirlande  de  gli  Dei 
Per  entro  ifacri  tempi, oman  gli  altari * 
E1  di  fapore  amaro  al  gufìo , quefto 
Ne  lefegatc  tutti , r per  le  riue 
' De  la  piegata  torta  Metta , nafcei 
E quiui  lo  ricolgon  que  paflori . 

Le  radici  di  quejlo  adunque  cuoci 
Ne/  odorato  e piu  perfètto  uino 
Chaucrft  poffa,  e poide  loro  auand 
Di  cibo  in  ucce  ne  cancjbi  colmi ♦ 

Mafc  mancajpr  con  la fiirpe  tutta , 

Ne  hauefi  onde  crear  la  nuoua  poi,' 
Voglio  [coprirti  del  paflor  d' Arcadie 
I bei  trouati  di  memoria  degni  : 

In  che  guifa  già  jpejfo  uecifi  i tori , 

P rodujjc  Ì Api  il  putrefatto  J angue* 

E cominciando  da  l'origin  prima  , 

T i narrerò  per  ordine  ogni  co  fa  * 

Però  che  la,dou'il  P elico  Canopo 
Habitaricca  e fortunata  gente , 

E portar  fa  fi  alefue  utile  intorno 
Con  le  pittc  barchette , giu  per  tacque 
Che' l gran  itilo (lagnando  intomo^argt 

I 


ARTO  » ’ 96 

E la,  douil  mcdtfimo  bagnando 
p reme  i confiti  de  faretrati  PerJÌ , 

E da  lafvfcd  rena , il  uerde  Egitto 
Kendejtcondo ,e  ita  confette  bocche 
A dar  fuo  dritto  al  mar, poi  ch'egli  ha  corjo 
Lunga* dmw  da  neri  Indi  partendo: 

Tutta  la  regione  in  cotal  atte 
Ogti fua  ) pane , ogni  falute  pone . 

Vn  ptcciol luogo  quitti  cleggor.  prima , 

E fretto quanto  a tal  ufo . conuienfi  % 

Tt'un  baffo  tetto  lo  rtcuopron  poi , 
Cingendolo  di  muro  intorno  intorno  ) 
Quattro  fine  [ire  in  quattro  faccie  aprendo^ 
V'fènza  uento , obliqua  entri  la  luce  > 

Cercano  pofeia  di  due  anni  un  toro  > 

Che  pur  hor  pieghi  la  cornuta  fronte  # 

A cui  la  bocca  con  le  nari  infieme 
T uraniche  jfirar  non  pojfa’l  fiato 
Quantunque  molto  fi  dibatta  e [cuoia* 
Percotcndol  con  ucrghe  infuio  a tanto 
Che  muoid)C  al  morto  per  l'intera  pelli 
Si  nfoluan  le  trite  carni , quiui 
Lo  lafc  iati  chiufo,a  le  fuc  coffe  f otto 
Ponendo  rami^ucrdi  Caflc,c  Timo * 

Ciò  fafi i aW)or  che  i zcfrifoaui 
Cominciano  agitar  foffi andò ,l' onde. 

Innanzi  che  di  nuoui  e bei  colori 
Si  ueggia  rojfcggtarc  il  prato  j e 
Che  la  loquace  Rondinella  il  nido 
Soffonda  ne  le  tratti  per  le  cafe . 

In  queflo  mezzo  il  tepefatto  bumoti 


LIBRO  'J#  * 

UgUc  per  loffia  al  tenero  giGuenco  , 

Onde  poi  pullular  certi  animali 
Senza  pie  primayt  poco  dopo  con  te 
Penne  Jlndenti , e l'uno  apprejfo  l'altro 
Vedi  Icuarfl  a uolojnfin  che  (fuetti 
Per  forza  fuori  con  impeto  grande  » 

Qual  folta  pioggia  da  leftiue  nubi 
Sparfa,cfcon  tutti  (pianti  inflemci  o comi 
D a corda  f coffe  le  fiaette  lieui 
De  fieri  P art  hi , nel  primiero  affatto . 
Qual  Dio, qual  ritrouò  tal  arte  o Mufiet 
Da  qual  huom  quefla  nuoua  effierientia  » 
Prrfe  i primi  principile  nata  crebbe  i 
I Ipaftor  Ariftco  gli  ameni  e lieti 
Luoghi  bagnati  da  P eneo  fuggendo. 
Perduto  (come  fucna'l  grido  )l  Api 
Per  cruda  peflilcntia , e grane  fame j 
F crmofiitrijlo  de  l'eflremo  fiume 
Al  fiero  capo  a la  madre  quitd 

JV*  olto  fi  lamentò  con  tai  parole  * 
lAadrc  CtrenCymadrCychCy  di  quefio 
Corrente  gorgo  i bafii  regni  tieni  ; 

A che  tu  me  de  la  preclara  flirpe 
Df  gli  Dei  (s'egli  c'I  uer  eh'  A pollo  fld 
Timbreo  mio  padre , come  tu  dir  fuoli > 
Da  fati  inuidiato  gencrafii  i - 
O dou' è quell' amor  fuggito , il  quale 
Dicci  portarmi  t a che  uolei  tu  ch'io 
Spera fi  il  ciclo  i ecco  ancho  quefio  fieffo 
Di  quefia  nofira  mortalità  honore  , 
Cbc  con  fatica  e diligente  cura 


1 


(•l  (iVARTOHI  8] 

Ch'io  folca  porre  m frutti,'  in  animali  t 
Ogmcofa  tentando , apena  banca 
VxrPddrictr'acquiftatOyoimc  lofi, bori 
Ejjcndomi  tu  madre , altri  mi  toglie . 

Deb  uicn  tu  ancho,e  con  le  proprie  mani 
he  fèrtili  e filici  felue fucili  : 

Torta  a le  /lolle  le  nemiche  fiamme  : 

Ve  biade  occidi  j e lor  femenzc  abbruciai 
Taglia  le  uiti  con  la  fòrte  fcura , 

S' hai  pur  co  tanto  le  melodi  a fcbiuo . 

Si  meflo  fuono  udì  la  madre  fotto  . 

ìlbaffo  letto  del  profondo  fiume  ; > 

A cui  dintorno  uaghe  e belle  nimphe 
Tilauan  lane  del  color  c'hàl  uetro  ; * 'i 

DrimOyLigca>c  PhiUodoctyC  'Kanto: 

Sparfe  pe  i bianchi  colli,i  capei  doro  ; 

T baliose  N eft,e  Cimodoce,e  Spio  : 

E Cidipee,e  L teoria  bionda  i Pana 
Vergine}  Poltra  pur  dianzi  prouato 
H auea  del  parto  le  fatiche  prime  : 

E Clio  con  Beroc  fua  for or, figliuole 
Ambe  due  d' Ampbitrite,ambe  due  doro,  4 
E di  pelli  dipinte  ambedue  cinte  : 

E pbire,cr  Opi,e  P Afla  Deiopea:  • j . 

V ultima  poi  di  tutte  era  Arethu/à, 

Veloce  al  corfo,a  le  faette  pronta  * v.  * 

Ve  quai  pofate  pur  allhora  hauea . 

Tra  quefie  mmphe  leggiadrette  e belle , 

Ve  uane  e baffecure,congP  Rigarmi  * 

Di  Vulcano,  e di  Marte  i dolci  furti 
Harr<m  una  di  lqr9Climcnc  detta . , i 


fH  l !B  RO)|) 

E cominciando  da  torigin  prima 
Del  mondo , gli  amorojl  c ffiefii  cafi 
Jiumeraua  bordi  qucfiofhcrdiaucl  Dio 
lìentr'attorccan  le  molli  lane  al fkfo9  • 

E prefe  dal  foaue  e dolce  canto , 

Tcncan  gli  orecchi  ad  ascoltarlo  intenti  9 
'Noucttamcntc  quelli  de  la  madre , 

Il  grane  pianto  d’ A rifìeo  pcrcojfe  * 

Ontf  elle  tutte  Rallentate , in  piede 
Da  le  feggic  del  uetro  fi  leuaro  : 

N a innanzi? altre fuefuore,  Aretbufa 
Guardando  attorno , fitor  de  l' acque  fontine 
il  biondo  capo  traffica  di  lontano 
Onon  da  tai  lamenti  ibigottita 
Sorella  mia  Cirene  j indarno , èffe . 

Ecco7  me  fio  A rifìeo  tuo  figlio , e tua 
Cura  maggior , che  lagnili  andò  fòrte 
Jn  riua  di  Penco  tuo  padre  fi  api , 

E te  cruiel  e diffidata  appella . 

A coflci  quella  di  timor  noucllo 
la  mente  oppreffa , a noi  lo  mena , a noi 
lo  mena  diffc } fu  lecito  a lui 
Entrar  le  fiere  porte  de  gli  Dei . 

C io  detto  i tofìo  a gli  alti  fiumi  impone 
C he  fi  tmn  da  canto  jC  dian  la  firada 
Al  uenientc  giouanc , d'intorno 
A cui  piegata  & un  gran  monte  in  guifk 
Si  firmo  t onia,c  dentro' l fuo  grati  fino 
lo  riccucttcte  fotto'l  fiume  mfe. 

Già  piai  di  mcrauiglia  c di  fiupore 
Tel  gran  moto  de  l acque ,m  guardando 


01  (*.  V ARTO 

Vhumiic  cafc  difua  madre  e i regni  : 

I laghi  dentro  lefficlonchechiufl: 

I rifonanti  facri  bofchi  -,  e quanti 
fiume  correndo  irrigati  la  gran  terrà 
V e de  doutmque  gli  occhi  a tomo  gira  : 

E P bafl,e  Liceo  ,e'l fonte  onde  prim'efce 
Volto  Empco,  onde' l gran  padre  Tcbrom 
Onde fpumo foli  Teuerone onde 
Nafccndo  horribilmmtc  Hip  pano  firn 4, 
Per  afpri  fafit,t  di  feofeefe  rupi 
Scendendo  d piano  i e 'l  Mifìo  Calco  ancho 
E con  uolto  Taurino  ambe  le  corna 
Dorate' l Po,dei  qual  nuW altro fiume? 

Con  maggior  uiolentiai  lieti  colti 
Bagnandoyè  cb'cntr'al  mal  purpureo  porti 
Cojì  ricco  tributo , e mefehi  inficine 
Con  amaro  licor,lefue  dolci  acque. 

Poi  che  fu  giunto  entr'i  pendenti  tetti 
Di  pomice,  e raccolto  caramente 
Nt  la  materna  camerale  poi c bòbe 
Da  lui  Cirene  la  cagion  intefa 
Del  uano  pianto  ,edclefue  querele  % 
Damo  ordinatamente  le  foreUe 
Uimpbe  a le  mani  i liquidi  criflaUi , 

E le  touaglic  onde  s'dfciugbino  : óltre 
ìngombratio  lemcnfe  di  uiuandx, 

E ui  ripongonfufo  1 uajì  pieni: 

Ardon  gli  altari  <f odorato  incenfo  « 

A lui  Cirene , Itor  prendi  figlio,  prendi 
Di  puro  uino,una  gran  tazza  m mano  3 
f eterifichiamo  aPQccdno,dijfe , . . 


* mi  l ì * a.  6 * 

Coffa  egli , c T ella  infime  priegi 
V Oceano  gran  padre  de  le  cofe  , * 

E le  fonile  N impheje  le  quali 
Cento  babitdnoibofckiyC  cento  ifiumil 
Col  prcciofo  uin  tre  uoltc  (forfè 
V ardente  fioco, e nfflcndeo  tre  uoltt 
Del  tetto  alfommo  già  la  fiamma  alzati , . 
Dal  qual  augurio  l'animo  fermando , * 

Sciok'cUa  lafua  lingua  in  tai  parole  ♦ 
Habitanel  Carpathio  pelago  uno 

Ceruleo  D menomato  Protheo,ilquale  * ; 
Giunti  al  fuo  carro  di  duo  pie  callotti 
Scorre  fouente' l mar  ondo  fi  e T alto  : 
Qucft’hor  <f  Ematina  uifltando  i porti  > 

$eu  uafe  Paierme  la  fio  patria  $ quefto  X 

WQimmphe  tutte  ueneriMo,&cjJo  » 

Qran  Padre  N erco,pcrch'ci  uede  c'ntcndt  * 
De  cofc  tutte, quelle  che  già  furo , : 

Quelle  c'bpr  fonoyc  quelle  cb'ejjfr  domo» 

Cofl  par  ut  a Nettuno , di  cui  pafee 
1 grandi  armenti  de  l'borribil  P hoce. 

C ojìut figliual  conuien  che  prenda,e  ftretto 
Do  leghi  fi  y eh'  a forza  ogni  cagione 
Di  tutto' l malyche  fé  fiucce ffiynarre. 
f ero  che  noti  per  alcun  pnego  mai  I 

Do  poprcfii  piegar , fi  cb’ci  ti  defjc 
filcun  precetto, ma  coflretto  a forza  ♦ v 

}offejfa  farò  tccOyt  attlwrche'l  Solr 
£ mezzo  giorno  alzato  e di  fruente } 
Quando  pui  l'herbe  fon  rafciutte  er  arfe 
E JW  grata  a gli  armenti  e gregge  è tomi 

Dimenò 


Wt 


Ti  mcrr'o  dentro  di  piu  ftgreti  luoghi 
Del  faggio  uecchioyou'ci fianco  da  l'ondc 
Si  fuol  ridur , perche  piu  facilmente 
"Lui  già  pofio  a giacer  da  g raue  forno 
Opprcjfo  ajfalga,epoi  che  Chaur ai  prefot 
Con  le  mani  e co  i lacci  il  tenga  fretto , 
AUhora  quei  con  apparenze  nane 
Cercherà  et  ingannarti ,ft  cangiando 
Di  fere  in  uaric , e non  piu  uifte  firme  • 
"Perche  tofio  farafii  horrido  porco  : 

Atra  Tigre  : fquammofo  Draco  ; e Lonza: 
O darà  fuori  di fir  epitome fiamma: 

O rijf liuto  in  acqua  fuggir  afii  5 
Co  fi  de  lacci , e di  tua  mano  ufccndo . 

Ma  quant'ei  piu  fc  cangia  in  ogni firma9  \ • 
Tanto  piu  figlio  1 fatti  nodifirtngi , 

F in  che  fia  tal  mutato  corpo , quale 
Vhaurai  ueduto  innanzi  ,allhor  che'l  forno 
Cominciaua  a uclarli  ambe  le  luci . 

Cofi  difi  ella . E poi  d’A  mbrofla  prtfe 
Il  cclefie  licore,  ond'al  figliuolo 
T utto'l  corpo  unfc , e laure  dolci  intanto 
Spirar  t odor  ne  ben  compofii  crini  -, 

' Venne  a le  membra  quel  uigor,  che, pria 
Non  erari  ufe  haucre . E un  (ficco  grande 
D’un  rotto  monte  in  fianco, ouc  dal  uento 
Spezzate  tonde, a far  co  frette  fono 
Di  lor  mcdefme  un  ffiatiofo  golfi  : 

A i for prefi  nocchicr, d'atra  procella 
fido  c Jìcuro  albergo  -,  doue  chiufo 
P rotheo  fi  fia  dal  gran fajfo  difi fo. 
dcor.diVer ^ M 


wm 


'Gl  LIBRO  ** 

Quiuiladonndil  gioudnc  colloca 
De  la  cieca  cauerna  in  quella  parte  , 

One  del  poco  lume , il  men  riceue  : 

E circondata  da  l'cfcure  nubi , 

In  difparte  a ueder  tacitaflafii . 

Cidi  Cane  cfliuo  rapido , e fornente 
Gli  affetat'lndi  fu  dal  ciclo  ardca  : 

E tenea'l  Sole  ilccrchto  di  meriggio  : 
Ardeuan  f berbere  fino  al  fondo  cfbremo 
C oceano  i cani fiumi  i raggi  ardenti  . 

AH hor  che  P rotheo  fuor  de  f acqua  ufeito, 
Tornaua  dentro  a lefpelonche  tifate  -, 
Intorno  a cui  ,fen  già  lieta  foli  ondo 
Del  grand' oniofo  mar  thumida  gente , 
Qud,e  la ff> ruzzando  la  rugiada  amara  • 
Sm  pel  Uto  a giacere  in  uari  luoghi 
Stendon  fe  ftcfiija  gran  fonno  opprefii 
I V itegli  marmi , eie  Balene . 

Ef[o,com'il  paflor  c'ha  di  fue  gregge 
Ne  monti  cura,allhor  che  già  s'inuia 
Ver  partirfi  da  noi  l'eterna  luce , 

E dipartendo  i uitcUi  ammomfee 
Tornar  da  la  pajlura>a  le  lor  (lonze  i , 

E che  belando  i teneri  agnelletti 
Piu flimolando  uan  gt ingordi  Lupi} 

Po/lo  a federe  in  mezzo  a taftrofcoglio. 
Con  diligentiane  mede  il  conto  » 
poich'Ariflco  fi  uede  auanti  pofta 
Voccafione  al  fuo  defìr  conforme , 

Apena  può  foffrir  il  faggio  uccchio 
Compor  l' affaticate  te  lajft  membra  > 


Q.V  A R T'O  & *0 

Che  con  grangrido , t con  furore  addoffo 
Gli  s'aucnta,e  lo  piglile fìrctto  lega . 

Egli , non  gid  dife  pofio  in  oblio } 

•penta  a lo'ncontro  ogn'artc , cndejtpoffi 
Da  luì  sbrigare , e fi  trasforma  e cangia 
jjc  m/c  piu  ffjaucntofì  borridi  rnofiri  • 

Jnfòcojnfira  atroce,  in  kqut  fonde.  > 

Ma  poich' alcuna  frodi,  dlcunauid 
Non ritroua al fuo [campo  -,  uintonede 
In  fc  medefmo  ; e finalmente fciolta 
D'bumana  uoce,in  quefla  guifa  parla  » ; y 

0 piu  £ ogn' altro  giouanctto  ardito. 

Dimmi,  chi  fu  colui  ebe  ti  commife  1 

Che  dcuefti  utnir  a le  mie  cafc  i * , 

Che  cofa  uuoi  da  me  ì che  chiedi  *.  e quegli 
Ben  lo  fai  P rotheo  tu,tu  ben  lo  fai. 

Cui  non  e mai  nafeofìa  alcuna  cofa  » 

Noi  mi  richieder  dunque.  Qui  de  i Dei 

1 precetti  feguendo,a  intender  uenni  * $ 

Come  r afflitte  e già  cadute  co/è, 

Vofiin  tornar  ncllor  primiero fiato  . 

Alfuon  di  tai  parole, il  faggio  ucgho  « 

la  fòrza  cofiretto,  i lumi  ardenti 
Torfe  uer  lui  con  guardo  ofeuro  e bieco  f 

Grauemcntefiemendo,e  cofì  diffe » ♦ 

D'offe  fa  deità  tifiimo  l'ira , 

Purgar  conuienti  i grandi  error  commefiu 
Qucftc,non  grani  pene,al  grane  fallo 
(Se  non  ui  s'opporranno  ifati)  uguali, 

Defia  in  te  fteffo  il  miferando  Qrpheo, 

E per  corion  de  la  rapita  moglie  , 

M ii  ^ 

* 


t 


L I B R O 

Cgn'hcr  piu  grauementc  incrudelifie. 
BUa,mentr'era  a.  te  fuggire  intenta  .r^  * 

Velocemente  lungo  i caui  fiumi. 

Calcò  co' l molle  e delicato  piede, 

V offro  e duroferpente , che  le  ripe 
Guardano  afcofo  trai fioretti  e l'hcrba. 

Otid’a  pietà  del  cafo  borrendo, mojfo 
ìlchorougualde  C altre  Dnade, empio 
Con  alto  grido, gli  alti  monti  intorno. 

Vianfero  i gioghi  R hodopei,  e pianfe 
Vangco  con  loro , e a M arte  il  terrenfacr • 

Di  Rhefo,i  GetiyC  C Hcbro,gr  Orithia . 

E/  con  la  caua  cetra  i mefli amori 
Confolaud  cantando , ne  giamai 
Kajccud'l  gior no, ofì  monna-,  ch'egli 
Ko/  uedejjc  nel  lido  afflitto  e fola , 

Tefòlamente,o  dolce  fua  conforte  ; 

Te  cantar  fola,e  te  chiamar  piagnendo, 

Anchora  ale  Tenarie  foci fcefo, 

E del  gran  Dite  a le  profonde  porte, 

B éff  aucnto  tenebrofo  il  folto 
toofeo  paffuto , apprefentofii  auanti 
A l anime  infirnali,eal  Dio  tremendo  j 
Bt  a i cori  empi, che  non  pomo  o fanno 
Verhumane  preghiere  e dolci , mot 
Divenir  punto  manfueti e molli. 

Nf  tanti  augelli  Mor  che'l  del  $' imbruna, 

O la  montana  pioggia  al freddo  tempo 
fuggendo, ad  albergar  pe  i bofehi  Hanno  : 
Quante,commoffe  dal foaue  canto 
Del  centro  ofeuro , da  i piu bafii figgi 


'I 


KQ.VARTO)# 

, Efandauarì  ombre  ad  afcoltarlo  liciti } 

Vàrie  apparenze  di  non  uiui  corpi  : 
Huomini  c donne , e magnanimi  heroi  » 
i Pargoletti  figliuoli , c non  anchora 
Maritate  fanciulle , e nel  cojpetto  > 

De  padri  pojli , e de  le  madri  loro 
I giouanettientro'l funereo  rogo, 

I quali  intorno  di  Cocito  il  nero 
E fùmofo  p antan,  di  brutte  canne 
Fieno , e la  non  natabil  mai  palude 

Per  l' onde  pigre  cinge jC  none  uolte  ''  ■ 

A medefìmi  intorno  fparfx  Stige 

II  mai  quindi  partir  poterfìy  meta. 

Anzi  effe  cafe  proprie , e da  la  morti 
Stupirò  i cicchi  e tcncbrofl  regni  : 

Eie  fùrie  intricate  icrindi  ferpi : 

Cerbero  intento  al  dolce  canto  ,chiufe 
! Le  tre  mai  di  latrar  non  fatie  gole  : 

E col  uento  ancho  d'  I xion  fèrmofi  #| 

La  ruota , che  mai  fempre  intorno  giri  • * > 
Già  fuperato  ciafcun  cafo  hauendo  j 
B Juolto  i pafi  con  ramata  e fidi 
Spofa  renduta  yfcn  ueniua  lieto 
Dal  cicco  inferno  a la  fupema  luce  . 

Eigiua  innanzi, eUa'l  feguiua  dopo. 

(Però  che  con  tal  legge  conceduti 
Gliel’haueua  Profcrpina)  allhor  quando 
Vn  fubito  furor  (incauto  amante 
A ffalfe  e pref  t , uer amente  degno 
Di  perdono  e pietà  , fe  quello  0 quefli 
fi  ritrouajji  nel  Tartareo  chioflro . 

M ili 


LIBRO 

Ritenne' l piede  e già  fott'cffa  luce  * - 

A lei  riuoltoyEuridice  fua  uide,  » 

Scordato  oimeyde  C offra  legge  iniqua* 
Quiui  perduta  ogni  fatica  ogn'opra 
Gettata  uide  •>  e del  tiranno  crudo 
1 patti  rottile  fu  tre  uolte  udito 
ìl  gran  romor  ch'ufcia  del  lago  Auemo  • 
EUayoime  ydiffe,qual  furor  yo  quale 
Acerba  forte  e divietata  Orphco} 

Me  mifera  ad  un  tempo , e te  perdeo  t 
Ecco  che  mmamente  i crudi fati 
Già  mi  chiamano  adietro , ecco  ch'eterno 
Sonno  mi  chiude  i uaciUanti  lumi . 

Rimanti  in  pAce>oimc>ch'io  non  piu  tua, 

Da  grande  ofeura  notte  circondata 
Rapir  mi fentoya  te fendendo  indarno 
AinbclcnonpoffcntipalmeyetoJ}o 
Ciò  detto , gli  (pari  da  gli  occhi , come 
Mifioco'lucntofuggeinaria'lfìmo 
Lieuc,  nelui eh' indarno  l'ombra  uana 
Giu  a abbracciando , e uolca  dir  piu  cofe 
V idc  dapoiytic  dal  nocchicr  di  Suge  : 

Fw  lafciato  pajfar  Potrà  palude . 

Che  deueafare  * ou'a  ndur  Ji  haticua  $ 

StatJi tolta  due  uolte  la  moglie  t 
Con  qual  pianto  poteuay e con  quai  noci 
Uuquert alme d' abiffo yoi  DeicelejUi  3 

Ella  già  fredda  ne  la  j ligia  barca , 

Solcando  andana  la  palude  cieca  » 

Sette  mefl  conimi  dicon  ch'egli 
Sott'MiarupCjche  parca  che'l  cielo  i 


M 


« 'iv  ARTO 
C onkcùnatoc^pr^atonde 
™. difetto  Strimon  la  pianfi  j (fitto 
1 £*««  Altri  quefte  co  fi  difie: 
Mulccndo  le  frittate  e crude  Tigri , 

E mando  coi  corno  t offre  quercit , 
Quolpbdomeru,cbe  tu  ut  rii  fiondi 
A f ombra  piagne  ifuoi  perduti  figli. 
Che  non  permuti  anchorman  dura  mano 
il  ruuido  arator  poc'anzi  trofie 
fuor  dtldolccnotio  Im  proprio  nido. 
EBa  d fedir  fu  uerdi  rumi  fiondo 
Geme  tutta  la  notte  e rinoucUa 
ifuoi  lamenti,  di  querele  rneftc 

lmP'^ointorno’lcUlo,lecmposne. 

vZZ^’^mlorZ 
figlio  iemnpotmnmai 

, rfddar,nepur  piegar  un  poco 
Iptnflcrficddi*  i'cfcjio  voglio 
oc  ai  ghiacci  Hipcrborci,&  a la  Toni 
Sempre  corco  di  neue,e  i Riphei compi  - ■ 

Non  di  pruina  uedouigiamai  ; * 

Err otto  intorno:  efidoleuoindorno 
*f  r*Pfta  Euridice , e de  doni 
Vinto  lui  fotti  do  linfèrnol  Pluto 
Perche  é Tbroao lefirezzote  dome. 
Trolfocrifiei  degli  Deifolemi.  * 

E cerimonie  del  notturno  Bacco 

ZZT'^ì^rfargendo 
**», 'tronco. 
tfra  ll  caP°  M marmoreo  collo 
trotto  in  mezzo  l'Hebro  ondofa 

li  Ji" 


«LIBRO  MI  ^ 

Efiffopra  portando  nel  comolto , * 

Euridice  la  uoce,e  la  già  fredda 
Lingua  chiamare,  ah  infera  Euridice , 

V alma  fuggendo , e refirir  del  fiume 
Euridice  s' udirò  ambe  le  riue . 

Poi  c'hcbbc  Protheo  quefie  cofe  dette , 
Saltando  fi  lanciò  nel  mar  profondo . 

E da  la  partCyOu'ei  lanciofii,torfi 
Vondeffumantiy  fopra  il  capo  afeofo . 

Ma  non  Cirene  -,  eh' in  tal  gufa  al  figlio  ; 

Tutto  foJf>efoycpicn  di  tema  di  fe.  { 

tìor  ti  lice  figliuolyfgombrar  del  petto 
Ogni  trifio  pcnficro  ; ogni  paura  i 
Vdito  hai  la  cagion  d'ogni  tuo  male,  . 1 

Quinc  le  nimphcycon  lequai folca 

Negli  altibofchi e fercitar  i cori,  7 

Diedero  a l'  Api  il  mferabil  fine . 

T u dunque  fa  che  fupphc ondo  porga  • * 

I doni  a queUcyClor  la  pace  chicgga  : * 

Honorando  le  facili  N apee , ■ ,/- 

P erch'cUc  tf indir  anno  i prieghi  tuoi,  ' * 

R mettendo  lor  ire  e loro  sdegni  : 

Mal  modo  de  l'orar  qual  effer  deggia 
Prim' ordinatamente  uo  narrarti . 

Quattro  bei  ton,di  gran  corpo  eleggi , ' 

Che  del  ucrde  Liceo  pafconle  cime  : 

Et  altrettante  anchor  giouenche,quali 
N on  habbin  mai  prouato  7 grane  aratro . 

A quefìi  pofcia  quattro  altari  innalza. 

Vicino  a l'alto  tempio  de  le  dee , 

Quiui  gli  occidue  ucrfal facro  fangue  j 


. . 


*C  Q^V  A R T O ^ 9? 

L afcixndo  i corpi  nel  jrondofo  fofeo  ♦ 

Poi  come  nata  fiJ  la  nona  aurora , 

Ad  0 rpheo  le  deuotc  ejfequic  mxjuU* 

Di  Ictheo  formo  t pxpxucrifrarfì  : 

E t una  nera  pecora  ancho  occidi  : 

Il  bofeo  a riueder  tornati  poi  -, 

H onorerai  Euridice  placata  > 

Prima  da  te, con  la  uitetla  occifa  » 

Toftd  ei  qual  farcir  a lui  la  madre  impone. 

Poi  ch'apparita  $ la  nona  aurora  , 

Al  tempio  uien,drizzà  i mojìrati  altari  » 
Quattro  bei  tori  di  gran  corpo  adduce > 

Et  altrettante  anchor  giouenchc, quali 
Non  hauean  mai  prouatn'l  graue  aratro l 
Ad  O rpheo  le  domite  effequieface  ; 

E7  bofeo  a riueder  tornafì  poi , 
lui  un  ntoflro  incredibile  a narrare  * . 

Veggon  fóltamente  per  le  carni 
Liquefatte  de  buoi,  per  entro  l ucntri 
Tutto  irridendo  l’Api,e  da  le  cofli 
R otte  bollendo  tifare  j e per  lo  cielo 
Andar trahendo  grandi  ofeure  nubi* 

Già  uolan f opra  gli  arboree  duranti 
Lenti  pender  le  ucdon, come  fuolc 
Pendente  Jlar  fopra  la  ulte  l’uua . 

Quelle  cofe,io  cantaua  fopra' l colt  0 

D e campi  e de  gli  armenti  : e de  le  gregge  : 

E fopf  ancho  a le  piante  : mentre  il  grandi 
Cefarc  appreffo  l’alto  Eufrate, in  guerra 
fulmina-, er  uindtor  ragioni  e leggi  t 
A quei  popoli  di  che  l'hanno  care  j 


K L I B K u 

Si  dprcndofl  lauiada  girne  al  cielo . ^ .. 
M c vergilio,<jt*el  tempo  jin  ch'io  fiorini 
Né  fiudi  d'otio  ignobile , la  dolce 
Partcnopenudnua  entro' Ifuo  fieno  $ 

Che  per  trafililo  i paftorali  uerfl 
ScrijiiiZ?  giouane  audace , te  de  Compio 
Gran  faggio  a 1 ombra,  Titiroi  cantai  • 

Il  fine  della  Geòrgie* 
di  Vergilio* 

t * - - - ' 


IL  PRIMO  LIBRO 

DELL’ENEIDE  DI 

VERG1LIO, 

T radocto  da  M.  AlclTàndra 

Sanf edotti, 

A h\.  A V R E L I A TOLOMEI» 

# 

iAckwi  . 

art  Uà 

ARGOMENTO*  . 

RESA  Che  pi  Troia, 

E ned  figliuolo  d'Anclufe  & 

Hi  venere , huomo  di  fingo « 
hr  pitti  er  tulore , mentre 
che  lamio  fettimo  del  fuo  cr* 
rore  nauigaua  per  lo  mar 
Tir  thè  no  di  Sicilia  in  Italia, 
cjjcndogli  madata  co  tra  urta 
grauifiima  burafeada  Eolo 
Re  de  uenti , a preghi  di  Giunone  tfii /finto  alla  /piaggia 
<C  Africa j e hauendo  poflo  in  terra , canazzo  con  le frcccie 
grandi/limi  ccrui  j cr  gli  diflribui  un  per  ciafcuna  nduep 
thè  fette  naui  apunto  hauea  raccolte  dell’armata  >clx  gli 
era  ita  a trauerfo  : er  poi  con  la  ffre  ronza  del  ripofo  auue * 
nire  fi  mi  fé  sconfortarci  copagni  fuoi  Squali  erano  gi4 
fracchi  da  lunghi  erronea  fopportarc  il  rimanete  della  fri 
tica  chcc'era.  ln  quefto  mezzo  Ventre  difende  apprcjfo 


'«CllBRO»  A l 

( ^ L A.  £ A V i 

45iott*  fi  cìk/ì  &/ fuo  Enf  i cr  de  Troiani , cf  attribuifce 
ta  cagione  di  tutte  quelle  calamità  <x  Giunone.  D'altra  par* 
fc  Gz  o Mf , aprendo  l ordine  de  fati,  con  laficranza  della  po 
ferita  felice ,&  rfffli  grandezza  de  Romani  confila  il  do * 
lor  della  figlino  ld.  DaMccui  parole  Venere  confolata , U4 
ad  incontrare  il  fuo  Enea , che  per  riconofccre  il  paefe  <mm 
daua  errando }c  gli  die  nuoua  delle  nani  difierfe , eh' erari 
faine  : er  oltra  ciò  gli  mojlrò  come  quiui  preffo  era  Cor * 
thaginc , laquale  Didone  cdificaua  atthorainquei  luoghi . 
Enfi  adunque  per  benificio  della  madre  circoiidato  da  una 
nuuola  injlcme  con  beliate  entra  in  Carthagine  : doue  tro* 
uò  i compagni  falui , er  amorcuolmente  fi  raccolto  da  Dim 
done.  Mi  V encre, perche  non  fi  fidaua  molto,delTbofiitio 
di  Giunone,nc  della  leggerezza  della  donna , battendo  adm 
dormcntato  Afcanio  ne  bofehi  tC  ldalia,mandò  Cupidine  in 
fuo  f ambio, ilquale  tra  ghabbracciamenti  e i bacifegretor 
. mente  uifiirò  l amor  i Enea  alla  rana . 

I t»1,  iri!  ' •.  ’ ZA  * I , \ I . > F - à 4 

w V Mfi  . v'**  ■ . -«  /> 

■ ’ d r>nr^  *’/  Uuntn  rintn  rive  A 4 Tv/m>  AtMMfp 


* uV.  Cagioti  de  cieli  er  del  altiera  Giuno, 
l,  Che  non  baite  in  oblio  cacciato  l'ira.  . t. 
: Er  bebbe  in  guerra  anebor  fouerchi  affanni » 

Ver  fin  cb' egli  findaffe  la  Cittadc, 

V Et  de  fuoi  Dei  il  fcggio  pofe  in  L atto. 

- . La  ’uc  il fmgueLatmo,crd'Alba  i padri 

» Prendono  il  nomc,zr  la  fuperba  Roma* 

t M ufi  fa  rimembrarmi  le  cagioni^ 


• In  qualfioffèfadc  le ftc  potenze 


7S 


«PRIMO  W 

O, perche  pien  di  duol  l'ditd  regina 
Pnea,che  fu  fi  di  pictade  itlnfbrc 
A riuoltamc  tonti  duri  cafi , 

E a tonte  empie  fatiche  clii  hahhio /finto* 
Tante  ire  fon  ne  gf  animi  celefli  { 
fu  già  Cartagine  antiquo  cittade. 

Che  alhor  tenesti  gl'habitator  da  Tiro 
Incontro  Italia  molto, er  al  entrata 
Del  Tebro,ricca  e al  fiero  Marte  intenta. 
Quefta  ( dicon ) che  piu  fogni  altra  terra 
G lunon  Camajfe , er  dopo  lei  fi*  Samo. 
Quiui  eran  Carme  fue,quiui  il  fuo  Carro  ; 
Quefio,mai  fcmpre  hebbe  fommo  dxfio 
La  Dea  & ogni  aita  alhor  ne  porfe 
S'in  alcun  modo  mai  uoleffc  il  fato, 
perche folfùjfe  fogni  gente'  l Regno. 
Certo  ella  udito  banca  del  T roian  fangut 
Scender  lo  ftirpe,che  V altiere  mura 
Di  Cartagiri  col  tempo  ruinoffe . 

I ndCl  popol  potente,^ n guerra  ardito 
D ouer  uenir'a  dijfiantarne  Libia  > 

Et  che  tra  tale  il  uolger  delle  parche. 

Di  ciò  gelofa,CT  perche  le  rimembra. 
Quel  che  pe  i cari  Greci  incontro  a Troia 
Piu  ch'altri  fece  in  le  paffate  guerre 
Ne  le  cagiori  de  Ciré  e i grati  dolori 
S' erari  tolti  dal  cuor  che  nel  pcnjìcro  6 
Profóndo  fiadi  P aride  il  giuditio. 

Et  la  poca  gradita  fuo  bcltade 
Glhuomin  ncmici,&  gCufurpati  honori 
Da  Gjmmcdcyondc  di  sdegno  acce  fa  * 


L 


«nino»  yr 

Diede  la  morte  a uojlri  pddri  innanzi  : 

O tra  Greci fòrtifiimo  Diomede , 

Perche  non  potcua  io  per  le  tue  mani 
Lafciar  quefla  alma  ne  Troiani  campi  f 
O ue  a l'arme  d’Achille  il  fòrte  H cttorrc  * 

Refi  a fepoltOyCf  Sarpedonte  il  grande  : 

0 ue  f otto  l'alte  onde  il  fiume  Simoe 
Et feudi  er  elmi  e i fòrti  corpi  aggira  • 

Mentre  mouca  quefie  parole  indarno. 

Ecco  ftridendo  la  tcrribil  pioggia 
Con  Aquilone , cr  da  contraria  parte 
, Gonfiala  uela,eConde inalza  alciclo 
Komponfi  i remi  alhor  la  prora  uolta 
Si  piega  a londc,e?  a guifa  di  monte 
Segue  sbalzando  f acque, cr  fi  r innalza • 

Quefli fiatino foffiefi in  l'alticr'onde  -, 

A quei  [copre  la  terra  in  mezzo  f acque 
Già  l'ofcura  tcmpefta,di  furore 
Si  ua  mefebiando  cr  con  V arene  firut . 

Tre  N aui  ha  in  preda  il  cruiel  Noto, e affanno 
Tra  occulti fafii,  che  fon  da  Latini 

1 fafii  detti  altari  e'n  fommo  al  mare 
Son [cogli  altieri ,&  quinci  da  f alte  acque 
Tre  ne  preme  E uro  tra  le  dure  flirti. 

Che  pochi  altrui  fan  di  mifena  colmi. 

L'offende  i trifli  uadi,cr  con  l'arena, 

Ch' lui  s'aduna  <£ ogni  intorno  cinge . 

Vna  che  i Liei  e'I  fido  Oronte  hauea 
ìnanzi  a E uro  un  piu  turbato  mare 
Con  per  or  <f  Aquilone  a largo  fire  -, 

Onde  il  N occhia  fi  fcuotc  & aggirato 

Elici, di  Ver.  N 


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^mbro^  . v 

^f7Z^Zquiwnre^n<U 

•r^rSKSr^  ; 

kI’JZ.  ^“CTC  ac,l!«>CT  anace?  !c2ni 
1‘f.  T™*Mormfortmton£*int 
^“potente  XmfiUonto 

V'ifirtt  Achatc.c ione  è portato  Aia 

Ej«cAo  AlctthulcrudtlLnosfir^ 
^f^‘‘ giunti  fianchi  ùfiemttutte 

r . " dentr°  U pioggia , 

Sente  dìo  mPKftlTure  uprotfi  matto . 
Sentcègrmrum°r  Nata, ma  intanto 

f-hurjìd  mar,  vUtmptfiafiarfa 

Et  ’d’ATJ*  ‘ha^‘Ud^‘,cquc, chete,  ' 

&di  difiegno  pieno  in  alto  mira 

' 5"f'u  dj  r°"d<  manfiuto  d capo . 

^P^uttodmar.roTugni 
c'ua,‘nii , Trotan  dal’onde  opprefii 

VZiu  U m'“*cr  hcn  conobbe 
ufratelà  Giurnn  glmgamu  a- Tire- 
Chiama  Euro  afe,Zeffiro  poi  rr  aJ, 

Confidatili! fi  ad  uofiro {angue 
O ucnti.e  ofattfenzil  mio  uolcrc 

#SS^r 

uggite, icaccorti, 
f^uluofiro  R e quefie  parole 
tronfi  conm;,,  dii  mar  lo  [cetra  a lui  ' 

Nc  ‘I gran  tridente  ; a me  lo  éeU  forte. 


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A. 

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Tiene  egli  gP  offri  fafii  uojlri  alberghi 
Vaiti  cn  la  reai  fida  fi  giaccia,  , 

Etchiufa  la  pngioit  uoftra  itti  regni  . * 

C oft  detto,??  non  pria  bòbe finito , 

Che  il  gonfiato  mar  placa , C7  lungi  cacai 
V accolte  nube  e'/  fot  ritorna  lieto  - 
Cymotbocea  c'ifaticofo  Tritono 
R itran  le  naui  da  P acuto  fcoglio  * 


I crudi  luoghi  agcuola  e’L  mar  tempri. 

Et  Icggicr  ne  le  ruote  Pondo  feorre . 

Et  come  ffeffo  auuicn  tra'l  popol  grande,  : 

Quando  taPhor  difcordiaej  zuffa  nafee 
JD’ignobil  uulgo  incrudelirli  il  petto , 

Tal  che  arde  il  fuoco  ,??  uan  uolando  i fafii 
Et  di  cieco  furore  dati  Parme  in  mano  ; 


Quindi  nafee  ftlentio,??  tutti  intenti 

Tongon  P orecchia,^  quefti  con  parole  {. 

Regge  gf  animi  crudi  er  gli  fa  molli. 

Cojica/cd  dal  mare  ogni  tempefia,  '< 

Tofcia  ch'il  padre  riguardando  P acque 
Venne  col  chiaro  ciclo, e i dcjlrier  volge 
D4  le  briglie,??  benigno  il  carro  uola  • 

CP  affannati  Troian  cercano  in  tanto 
Correre  a lidi,che  fon  piu  uicini  , 

Et  uoltan  ucrfo  la  citta  di  Libia . 

Nafee  in  diparte  un  luogo,??  quiui  forge 
trifola  poi,chc  da  due  oppofii  fianchi 
Ne  creali porto,ondc a guijadi fieno 


Alborfedi  pietade  e?  ruicrenza 
Et  di  meriti  degno  un  fol  n'appare 


l « 


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« mi  LIBRO  HI 

V acque  rotte  del  mar  ui  fan  foggiortto. 
Quinci  er  quindi  circondan  Calte  ripe  , 

Et  due  altifsim [cogli  al  del  uicini. 

Sotto  la  cui  altezza  <C ogni  intorno 
S'accheta'<  mare,??  Calte  creffie felue 
fan  luogo  ameno,??  da  gCombrojì  bofehi 
N<  uien  horrenda  ??fpauenteuoC  ombra  • 
fanno  a C incontro  gli  inchinati  [cogli 
P iaceuole  Antro, oue [on  C acque  dolci 
Vi  uiuo [affo  i foggi  che  di  Nimphe 
Sono  le  cafe  -,  quìfonza  legami 
Stanno  le  flanche  naui,  cr  non  s'affìgge 
Anchora  in  terra  con  rintorti  morfl: 

Quiui  entra  Enea  pofoia che  adunato 
Ha  del  nouero  [uo  fol  fotte  naui . 

E [cono  intanto  gli  Troiani  fuor  a 
Et  per  la  uolontA,che  han  de  la  terra 
Si  godono  hor  la  dijìata  arena  -, 

Et  ui  pofm  dal  mar  gC afflitti  membri . 

D4  le  ficofo  pietre  una [cintiHa 

Pria  fouote  Achate,??  ne  le  fòghe  prende 
il  fioco,??  dentro  a ficchi  legni  il  nutre  : 

Poi  a lefoa  auuenta  le  rapaci  fiamme  • 

Cauano  dUhora  le  corrotte  biade , 

Quali  a pena  han  libere  da  Condc  [alue. 

Vi  C erer'  prouan'  Carme,??  cercan  poi 
Seccarle  al  fioco ,??  romperle  col[affo , 
intanto  Calto  fooglio  poggia  Enea , 

Et  <Cogni  intorno  il  mar  col  guardo  cerca,  < 
Se  da  rio  uento  il  combattuto  Antheo 
yeggid  -,  o di  Troia  naui  oucro  Capi,  \ 


^PRIMO^  9f 

Con  Volte  poppe  tarme  di  Caico . 

Kaue  alcuna  non fcorge,ma  tre  ceruì 
Errar  uede  nel  lito  ,‘cr  fon  feguiti 
Dd  maggior  gregge, che  pafcon  le  ualli . 

Enea  quiui  torrefa , e Varco  prende  , 

Ch'il  fido  Achate  haucua  a1  le  faette  : 

Vince  quei  primi,che  con  fronte  altieri 

Appaion  duci,cr  con  ramofe  coma 

Voi  gt altri  aduna,cr  per  fiondofi  bofchi  s 

Col  fino  caccia  j cr  non  fi  firma  primi 

Che  fifa  uincitor  dì  fette  corpi  j 

Et  cofi  agguaglia  il  nouer  co  le  nauu 

ìndi  ua  al  porto, cr  ne  fa  parte  atutti: 

T>iuide  uino,ch'il  benigno  Accfte  , 

Quando  partir  da  liti  di  Sicilia 
Gli  diede  in  dono  cr  finne  i uafi  pieni • 

Fot  con  parole  i trifii  petti  placa  : 

Forti  compagni  (perche  ne  fouuienc 
A la  memoria  ancho  i paffuti  mali ) 

O ch’hauete  fofferto  i maggior  danni 
A quefio  anchor  darà  D io  tofio  fine  * 

O uoi,che  a U rabbiofa,&  cruda  Sedia 
Vemfte,eyn  tutto  a i refonanti  fcogli . 

Voi  che  de  fafii  de  Ciclopi  honendi 
Eefte  già  prona , richiamate  bomai 
Vufato  or  direni  rio  timor  cacciate : 

Di  quefio  un  giorno  anchor  forfè  haurem  gioia. 
Se  unqua  auerrà,che  a la  memoria  affine. 

Ver  uari  cafl,&  per  cofe  alte  e auerfe 
Andiamo  in  Latto, ouc  benigni  ifati 
Moftrmifcggictcmalmente  quieti. 


^ <<  LIBRO)# 

Quiui  è conceffo  a noi  de  t'aita  TroÌ4 
frizzare  i regni,*?  uoifaldifcouitc 
Ztferuattui  lieti  al  gioir  uo/bo . 

Co/i  dicea  da  grani  affanni  oppreffo  • 

Kngtfrcranzad  nitori  cuor  profóndo 

O cculta  in  tantoil  mifcrabil  duolo . 

5 Odattàrì  efi  al 'alte prede  intorno 
Ef  a futuri  cibila  Iccoftc 

Traggon  le  pelli, sfanno  i membri  mudi 
Aitri partonla carnea (juafiuiua  * 
ftccan  ne fèrri  acuti, altri fui  lito 

cTn&°T^rjm7a'f:mo  ^red fioco . 

Co] t col  cibo  richiamatile  fòrze, 

S poftifopra  Chcrbe  empionfi  in  tutto 

Djomuo  mocréfiUuggccirm. 

Potei  lm  'onkmanéuuctccutt 
Lafame,zrfùr  le  tauole  rimoffe 
Vmi  con  lunghi  difiorflriccrcldo 

timore 

S'M,dfZfr  ^tbMino  mi, 

O cbcfoffrm  di  loro  cflr ani  alt. 

Pm  filtri  Encuputofo  bora  iOrontc 

"IT’?.  horfAm>c°  Sgelato  , 

Et  bordi  LicoVcmpi fai  fico.  J 

CTi'l fin,q,w,io  dui  fonano  ciclo 
Ctoucg MrdmioilniuigMmirc, 

£ ibmil  terrai  Utìt  Lrgbi  popoli 
Si  finito  iiialto,c  nc  regni  di  Ubi* 

“ 2(f  occhtfilfi,  “ cui  mentre  ttolga 

^/]^riluPonflcr  per  entro  il  petto,  ' 
‘^^Smdo  tleggiidri  occh  ' 


- 


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*00 


«PRIMO» 

M afta  Venere  parla  in  cotal  guift . 

O tu,  che  fendo  Re  d'huomuu  er  Dei 
Eternamente  Tolti  Imperi  reggi , 

E t col  fùlmine  tuo  porgi  pouento , 

Che  potè  fi  mai  forti  incontro  Enea 
Il  mioyche  li  Troiani  ; onde  tal  flragc 
Hanfopportato:crpcr  negarli  Italia 
Ve  t Togni  intorno  auuerfo,crchiufo'l  mondo  £ 
Quinci  i Romani ,ej  quinci  i fòrti  Duci 
Richiamati  dal  [angue  di  Dardano 
Son,che  uolgcndo  gl'amu  mi  prometti 
Certo  deuer  tener  la  terra  el  mare 
Con  ogni  Imperio  ì%?  quale  altro  penfiero 
Ti  cangia  { ò g enitor  cr  Tempio  danno 
Di  Troia  & le  mine  confolauo 
Con  qucfla  freme, & giuo  compenfmdo  , 

Con  altri  fati  i lor  contrarii  fati. 

Pur  hor  gli  feguc  la  medefina  forte 
Affiliti  da  tanti  fieri  cafi , 

A Ito  Re  qual  fin'  ponghi  a lor  fatiche  f 
Potè  tolto  di  mezo  a fieri  Greci 
Entrare  Antawr'TlUiricifcni» 

Girne  f latro  a Regni  di  Libumo  , 

Et  fiupcrarc  il  fiume  di  Tirnauo  : 

One  con  gran  mmor  del  uicin  monte 
In  mar  fi  ua  frargendo  in  noue  bocche» 

Et  con  alto  fonar  i campi  inonda . 

Quindi  fondò  di  P adoua  le  mura. 

Diede  il  figgto  a Troian',  gli  diede'l  nome » 

Et  ui  pofe  di  Troia  T alte  infegne , 

Que  accordato  inpaceborfi-—'' 


» 


» 


IV 


- KLIBROM 

Ef  noi  tua  prole  a cui  confatiti  ciclo  ; : , 

Perfe  le  naui.  (Io  pur  tacer  dourci  ) 

Siamo  ingannati  del  ira  fot  (Cuna  •!'  * 

Ef  di  gran  lungi  cifcofliam  (titoliti  : 

Queflo  honor fe ne  uiene  a la pietade  ! 

Et  tale  c'I  Rcgno,in  che  tornar  ci  debbi! 

A cui  il  creator  ihuomini  er  Dei 
'•  Qui  fondendo,  er  con  un  uolto  tale  , 

Con  che  fcrena  il  cielo  er  le  tempefle. 

Baciò  la  figlia, indi  in  tal  modo  parla  ; / 

Hon  temer  Citerca,/ìanfaldicrfijh 

T)Ì  tuoi  ì fdti.  ld  ritti 


Qtiejti  il  dirò  pur  da  che  ti  cale , 

T al  cura  cr  lungamente  piu  parlando 
Eefati  t'aprirò  tolti  fecrtti , 

• Paragran  guerra  a Italia, cr  i feroci 

Popoli  uinccrà,quejli  cofiumi 
■ y.  a le  genti,cr fonderà  cittadi . 

fin ' che  la  terza  eflate  thabbia  uiflo 
Regnar'  in  Latio,crcbe  i Rutili  uinti 
Hard  paffuto, indi  altrettanti  ucrni . 

' Mal  gioumctto  Afcanio,  che  il  cognome 
***  Hor  tien  di  I ulo,cr  degnamente  era  ito 
Alhor  che  dy  ilio  fletter  gtaltircvw. 


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PRIMO^ 

Anni  trecento  ,fin  che  ìli  a Regina  » 

E tfacerdote  l'utero  fecondo 
Taccia  di  Marte,  & doppia  prole  mandi. 
Indi  una  fidua  lupa  haurà  nutrice 
RctmdoyCr  lieto  procacciando  gente 
Tara  le  mura  a la  città  di  Roma  s 
Bt  dalfuo  nome  gli  dirà  Romani, 

10  non  pongo  a cofior  termine  o tempo  $ 

E iemalmente  gli  promefii  il  regno . 

Che  pini  l’empia  Giunon,checon  timori 

11  mar, la  terr  a,e’l  cielo, bor  coji  ajjoima$ 
Sicangcrà,c  riuoltain  lorfauore 

G loucrà  meco  agli  fignor ’ Romani, 

Baia  gente  togata  j cofi  piace . 

Bt  uerrà  anchor  nel  r inoliar  de  luflri 
I*  etì,doue  i Romani  haitran  l Imperio 
De  la  città  di  Pbitia,cr  de  la  chiara 
Micene, & porrai i fieno  a uitij  Greci, 
Mafccrà  de  la  bella, & ncbil fiirpe 
Cefar  T roiano , che  al  Imperio  fuo 
Darà fin  l oceano, & la  fuafama 
Termiti  haurà  col  cicloni  nome  tulio  % 

Che  farà  fccfo  dal  antiquo  lulo . 

Qucfii  poi  lieta  riceurai  nel  ciclo 
Cobno  di fpoghe,crd’ orientai  trophei, 

Bt  chiamar  afii  a uoti.  Qtiejli  anchor  a 
1 fieri  tempi  giu  depofle  l’arme 
Tara  benigni ,& la  candida  fide 
l~adeaVcfta,z?Romulo,con  Remo 
Daranno  leggi, indi  col  duro  fino, 

Bt  congiunti  rifluiti 


I - • ••  r 

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Dlgitizad  by  C^oogk: 


A le  guerre  chiudratmO  e*l  rio  timore  ' 

Sedendo  foura  Farmi  federate 
In  cento  gui/e  dt  ferrigni  nodi 
Auuinto  il  tergo  fentirem  muggtarc 
Tutto  fanguignoycr  pien  £ horror  in  uolto 
Cofi  detto  il figliuoUche  hebbe  di  Maia 
Dal  cicl  giu  in  baffo  manda,onde  a Troiani 
Di  Cartagm  le  terre  & le  fortezze 
monelle  h abbino  a dar  largo  ricetto , 

Perche  del  fato  male  accorta  Dido 
Non  gli  /cacciaffe  da  confini fuoi  • 

E gli  uolando  ua  per  l'ampio  Celo 
Ha  d'ale  i remi,onde  ueloce  è giunto 
i jj  Di  Libia  a luoghi , er  già  i comandi  effione * 

Pongono  giu  Fammi  altieri  i Peni 
A le  uoglie  di  Gioite, & la  Regina 
Prima  ucrfo  i Troian  benigno  ha'l  cuore  ; 
Ma’l  buono  Enea  rauuolgendo  feco 
Alci  pcnfleri,  entro  a F ofeura  notte 
T ofìo  cìte  l'alma  luce  a lor'  fi  mofbra 
Propoti  d'ufcirc,zr  cercar  £ ogni  intorno 
1 nuotu  luoghi,  oue  Fha  fcortFl  uento . 

Et  chi  gli  ticn,perchc  gli  uede  inculti , 

O gl  ' buominiyO  le  fiere jindi  a compagni 
V uol  raccontar  quanto  di  nuouo  truoua  » 
Rtpon  le  natii  nel  concauo  feno 
Di  bofchi,fotto  una  canata  ripa 
D'urboli  chiufa,cr  fpaucntcuoli  ombre: 
Egli  ite  tid,fol  l'accompagna  Achate 
Di  due  brcui  a/le  il  largo  fèrro  uibra* 

A cui  la  madre  ut  mezzo  dclafdua 


«PRIMO»  IO  2 

Se  gli fi'ncontro , cr  nel  fcmbunte  agguaglia 
Vergine^  nel  uejhr,??  ftco  l'arme 
Hit  di  S par t dna  uergine  recate . 

O flMdfc  appartando  i defirieti  affami 
Harpahcc  di  Tracia,  cr  che  leggieri  i 

Et  ucloce  nel  cor fa' l H ebro  paffa . 

Tenea  ne  grufati  homeri fojfiefo 
Dcftro  la  cacciatrice  l'arco,??  date 
Le  u-jghc  chiome  futa  l'Auraffarfc.  ^ 

Nudo  il  ginocchio  e'I  colmo  fai  raccolto 
Stringea  tn  dolce  nodo,  onde  ella  prima, 
Gioucni  (di(fc)  che  non  mi  mojìratt 
S'hauctc  uijlo  de  le  mie  foretto 
Alcuna, a forte  in  quefti  luoghi  errare 
Con  foccitita  Vharetra,  e ? che  babbi  Idorfo 
Di'  dipinto  ceruiero,o  con  gran  noci 
Lo  fchiumofo  Cignal  nel  cor  fu  affanni  » 

Cófl  Venere,*? di  Vcner effigilo, 

Cofì  foggitmfe  incontro.  De  le  tue 

Sore  Ile, alcuna  io  non  ho  udito  o tiifld , 

O qual  Vcrgin  te  chiamo  i il  tuo  fenbianti 
Hon  è mortai, ne  cf  buoni  la  noce  fuona, 
t O Dea  certo  foretti,  ofiadi  Pbebo , 

O pur  una  del  f angue  de  le  Ntmphe 
S tatti felice,??  qualunque  tu  fìa 
F a men  graui fentir  nofi  re  fatiche . 

Setto  qual  cielo  al  fin  mof}ra,c'n  che  parte 
Siam  gettati  del  mondo  male  accorti 
E d'k uomini  ??  di  luoghi  andiaime  etrandOg 
Quinci  da  uenti  cr  da  trifle  onde  (finti  ♦ 

Aitanti  l'aitar  tuoi  ifacri  honori 


Vn:  1 an  ie  noJtre  dcjtre . 

A Ihcr  Vcncr.  Non  io  certo  mi  tengo 

Segna  di  tanto  honor\ma  l'è  cojhmc 
A le  ucrgin  di  T irò  la  pbarctra  ' 

Portar  ,cr  altamente  haucr'  auuinti 
l Pwjk>4i purpureo  coturno . 

Vedi  i punici  Regni  cr  la  cittade 

Tiri  :ma  iconfitu  pofa 

O«o  defilando  U atta  di  Tiro 
Eligendo  il  faci)  regge  t imperio . 
lunghi  ‘"poriae  lunghi,  dui,  fa 

fàìrnfi  c c.*PlPlu  ^portanti  cr  gratti. 

D/  coftajìt  Sicheo  marito,molto 

Ricco  d,  campi  tra  FemcLouelli 

W <[cro  troppo  caldamente  mollo, 

A cui  ucrgtnc  il  padre  dauco  data 

^P^cupirialgwgalnodoa/hcttj: 

Ma  l fa  fratti  terna  di  T irò  l regni, 
l'fpfo’uucpmiogriakrocrudo, 

Re  federato, onde  tra  loro  in  mezzo 
Venne, Ifaore*  tal  che  tempio^  cieco 
Aulic  i oro  a ifacri  altari  inanzi 
DI  nafeofto  t incauto fuo  Sicbeo 
Vince  colfèrro,crfcciir'  pol  ii  Denti 
Che  UJòrcUaJì  ree  affi  amica . ^ 
“faù.cel*mtcmpo,ej  molte  cole 
ingc  il  maluagio,ey  T infelice  amante 
Scherni  diuaiia/pcme,ma 

effigie  dclmmto 

Su°'<c*fepoltofadl/ùfatafiggÌ4 


/Hi  PRIMO  ^ 

* Alza  pallido' l uolto , e gtempi  altari. 

Et  dal  fino  paffuto  il  petto  mofira 
Ogni  fccleratezza  occulta  fcuopre 
Ne  la  fua  ftirpc,&  di  j uggirne  toflo. 

Et  di  Inficiar  la  patria  la  conforta  : 

Gl' apre  i ripojh  antiqui  fiuoi  te  fiori 
In  terra , er  la  non  piu  ueduta  mafifia 
V' argento,^  d'oro, onde  il  uiaggio  aiuti . 
Va  quefto  incjfia  Dido  il fiuo  fuggire 
Procacciale  i fiuo  compagni , cr ficco  inficine 
S' adun an  quei, cui  del  crudel  tiranno 
O Codio  o'I  timore  il  petto  ingombra . 

T olgon  le  naui  quelle  che  /fedite 
Trouar  ptrcafio,& le  fir  colme  d'oro. 

Son  portate  per  mar  Compie  ricchezze 
Del  auaro  P igmalione,cr  duce 
E la  donna  del  fiotto  g iunfier  poficia 
A luoghi,u ' di  Cartaginl' alte  mura 
Sorger  ucdrai,& le  noueUe  Rocche  : 
Ulercar  la  terra,  che  di  Birfia  rende 
Il  nome  da  gli  effetti,  cr  n'hebber  quanto 
Potè  girare  il  Taurino  tergo . 

JM  a uoi  chi fitte  al  fine  i er  da  qual  parte 
Vaiuti  ? er  doue  riuolgete  i pafii  * 

A queflo  domandar, eifiofpirando , 

Et  dal  profondo  cuor  tolta  la  uoce* 

O De  affé  da  principio  ho  da  fieguirti , 

Et  tu  in  ripofio  le  fatiche  udore 
Poi  di  molti  annida  noturnaficlla 
Cbiudaido  il  del  pria  negherà  la  luce*' 

N oi  dal  antiqua  Troia  fole  uojlre 


*4l 


«LIBRO  w 

Orecchi e venne  mai  di  Troia' l nome, 
ìn  uari feti  portiti,kor  la  tempefta 
A cafo  ci  ha  condotti  a qucjlc  parti, 

$o'l  pio  Ened,chc  da  nemici  in  mezzo 
T citi  i penatilo  ne  le  uaui  meco 
Cotiofcuho  per  fama  f opra  il  Cielo . 

Cerco  la  patria  Italia , cr  del  gran  Gioito 
"La  chiara  (hrpc,crgia  con  ucnti  navi 
Sccfl  nel  frigio  mare ,cr  la  Dea 
JMm  madre  ncmoflrò  dritto  il  fentiero  • • 
Ho  fregiato  i mici  fatico1  libra  a penai 
* Son  reftate  dal  onde  cr  da  no  vento 

Sette  deboli  in  tutto  ,crfconoftiuto 
1 . Vouer'9di  Libia  pc  deferti  errando 

Vado  cacciato  d'Afia  cr  d'Europa , 

Soffrir  già  non  potè  piu  i fruoi  lamenti 

Venere, c’n  mezzo  al  ditol  coftinterroppc : 
Chiunque  tu  fra  non  credo  già  nemico 
A l'alti  Dei, che  vitale  aura  prendi. 

Onde  hor  fre  giunto  a la  città  di  Tiro, 
Vapurcr  quindi  mofrrati  al  palazzo 
De  la  Regina  ■>  quivi  ituoi  compagni 
Addurrai  teco,  cric  trovate  nani 
V gitati i uentiyin  fccur  luogo  accolte * 
lo  tene  auifro , s’i  mentiti  auguri 
' in  uan  non  mi  moftraro  imiti  parenti. 

V (di  dodici  cigni  in  frcbiera  allegri, 
Cbcfcorrcndo  pel  ciclo  ? augello 
Di  Giouegia  turbando  (Cogiti intorno 
hor  con  ordine  lungo  fan  frembianzA 
O di  voler, o dhaucr  prefro  terra  • 


v < Come  hor  quieti fipofano fcherzando 
Quei  con  j tridenti  uanni  c’n  fiuolo  accolti : 
Cihfcro  il  del  uolando,cr  dcr  lor  canto  * 
Non  altrimenti  le  tue  naui,  e i tuoi 
Gioueni,o  giunti  fono  al  porto, o almeno 
Con  le  gonfiate  ucle  entrano  homai  : 

Va  pur  oue  il  fender  dritto  ti feorge . 

Cofi  tacque  cUa,cr  nel  uoltarfi  irraggia 
ìl  rofeo  coUo,zf  le  cele/h  chiome 
Odore  fuauifiimo  finraro . 

Mandò  giufo  la  ucjle  a i bafii  piedi, 

E t uera  Dea  nel  andar  moflroUi  * 

Co  me  la  madre  riconobbe  Enea , 

Lei  che feti  già  con  tai  parole  fegue . 
perche,  tu  anchor  crudel  fcherm  il  figliuolo 
Già  tante  uolte  confaljìfcmbiantii 
Deh  che  non  èconccffo  a la  tua  mano 
Giunger  la  mia,&  le  non  finte  noci  o . 

Vdir’  er  dar’, con  tai  l’accufaua  egli , 

E t uolgca  il  paffo  a la  cittade  intanto  , 

Ma  Citerei  fofcuratwbc cinge 
I pellegrini, cr  di  cieco  acrjpejfo 
La  Dea  gli  fa  la  uefie,wg\i  circonda, 

Cti alcun  ucdcrgli  ne  toccar  gli  pojfa, 

O chieder  la  cagion  del  uaur ’ loro . 

E Uà  fi  parte,e  a la  citta  di  Pafò 
Scrì  ua  lieta  notando, e alfeggio  riede, 

Oue  ha'l  tcmpio,c'n  honor  fuo  cento  altari. 
Che  di  inccnfo  Sabeo  muouono  il  caldo , 

! Et  difrefchc  ghirlande fempre  odore . 
Prendono  efii  l'andar, che  la  uia  mojlra  , , 


4ÌLIBR0  >V 

Etgìafalgono  il  colle,  eh' al  incontro 
A uanza  la  cittadc,e'n  cima  feorge 
V Altiere  rocche  Enea fìupido  refi* 

A gli  edifìci,  che  pouerecafc 
Vn  tempo furo, a le fuperbe  porte 9 
E a gran  rumori, aWhonoratc  uie : \ \* 

Stari  dcfìofl  ijiri  e?  di  lor  parte 
Trofìa  s'adopra  a far  ctcfcere  i muri 
Alzar  le  Rocche,!?  con  ìiflcffc  mani 
Volger  ifdf$i,cr  di  lor  parte  elegge 
I luoghi  a tetti,!?  con  le f offe  cinge . 

* Van  leggi,!?  fanno  i Magiftrati,e'lfanto 
Senato ,e?  quinci  il  porto  cauano  altri: 
Quinci  altri  gl' ampli fondamenti  fanno 
A i gran  The  atri,!?  da  le  cane  ripe 
Suellon  le  gran  colonne, perche  pofeia 
Debbino  effer  difccne  altieri  honori ♦ 

Qual  cura  affanna  (òtto  il  uago  Sole 
Jn  gramo  de  la  dolce  primaucra 
Ter  i fioriti  coUi,?A pi  quando 
GÌ adulti parti  di  lor  gcncr  nutrono:  \ 

O che  i liquidi  meli  fanno  fpefii , 

Et  con  dolce  liquor  portan  gì  alberghi , 

O di  chi  uien  prendono  i graui  pefì , 

Oche  in  ordine  uan  cacciando  il  fuco, 

Itiutil  animai  da  i tetti  loro . 

, V opera  fèruc,  e?  gli  odorati  meli 
M ondano  fuor  foauc  odor  di  Timo  • 

C aucnturofl,  di  cui  ì alte  mura, 

Homaifurgono  in  alto,dicea  Enea , ' 

AlcntreeghlacUtademcimaguarda 
■ • Ter  mezzo 


«■fi 


4pcr  mezzo  tor,o  miracolo  d dire  9 
Si  cdcciaud  et ofeura  nube  cinto 
Vi  s'accompagna, e edemi  non  è citi  tìeggla  • 
Dimezzo  Ucittddeerdundfelud 
Lieta  di  foaui  ombre  ,ouc  che  a i Peni 
Qui  da  principio  da  trifit  onde /pinti,  , 

Et  dal  rio-uemo  gli  mojhrò  la  Dea 
Giunon  douer  cauar'  c'nfcgni  al  luogo 
Ch’cJJer  iui  douea  trouaro  il  capo 
Di  feroce  caual,  che  daua  inditio 
D oucre  in  guerra  cfjcr  le  genti  eccelfe. 

Et  nel  uincer  altrui  faci!  gran  tempo . 
Qniuia  Giunone  un  alto  tempio  fonda 
Dido  Sidonia,cr  de  pregiati  dom  , 

Et  di  fuefacrc  imagmi  fan  ricco 
Di  metallo  i denoti  limitari 
Sorgcan  per  gradii  le  congiunte  traui 
Tur  di  metal Io,cr  tali  erany  l'ufci , 

Che  fèa  rumore  entro  a commefii  fèrri . 
Quinci  nuouo  frettatolo  fè  leue 
. Ogni  timore  a Enea,cr  quinci  primo 

O fa  fferar  falute , er  ne  gli  afflitti 
C afi  piu  confidarli , perche  in  tanto 
Che  la  regina  nel  gran  tempio  affetta 
Tijfo  guarda  per  tutto.cr  qual  ricchezXA 
Tufi  de  la  cittadc  rimirando, 

E i lauori  piai * d'arte  differenti 
Gli  porgon  marauiglia,ecco  chi  uedt 
Tutte  per  orditi  le  Troiane  zuffe  , 

Et  le  guerre  per  fama  diuulgate 
Triamo,c  Agamcnon,c  Menelao  i „ 
Enei,  di  Ver,  O 


■< 


dltlBR  O ^ i 

Tofcia  con  ambilo?  irato  Achille:  . ♦. 

fermali  En(d>&  lachrimando  dice,  ! 

Qua l luogo  è Achate#  qual  paefe  in  terra,  r 
Che  di  noftre  fatiche  nonfla  colmo* 

Vedi  Priamo. UÀ  ciafcun  quiui  l’konorc 
Ve  lafualodeyeitrifii  pianti fuoi 
De  le  mifere  cofe , e i mortai  danni 
Toccano  altrui  di  pietade  i cuori , 

Sciogli  da  te'l  timor ,che  quefla  fama 
forfè  ne  porgerà  qualche  faluezza  : 

Co/i  dijfe  eg/z,cr  di  uana  Pittura 
V animo  pafeie#  molte  cofe  piange , 

Spejfo  di  largo  fiume  il  uolto  bagna . 

Perche  feorgea  a Tolte  mure  intorno 
I guerreggianti.  er  qua  fuggirei  Greci 
Affannati  da  giouem  di  Troia  : 

Et  di  qua  i fuoi^ej  con  le  crefie  in  Telmo 
Ne/  carro  Achille contraporfi loro . 

Quindi  non  lungi  il  bianco  padiglione  ' . 

Vi  R hefo  ( lachrimando  ) riconobbe  j 
Velqual  poi  chcs'accorfe  Diomede 
Tinto  da  molta  ftragefaccheggiaua 
K el  primo  fonno  : e i fuperbi  dcflneri 
Voltò  a fuoi  campi  prima  che  di  Troia 
Guftajfcr  Tbcrbe,o  che  del  manto  il  fiume » 

^ Da  l'altra  parte  Troilo  fuggendo 
V infelice  garzon  perdute  ha  Tarme , 

Che  contrafìanio  con  il  fòrte  Achille 
Con  difcgual  ualore9hora  i caualli 
Al  noto  carro  il  portan  fuor  r merda, 

O ue  ei  s'accolta#  anchor  le  briglie  tiene. 


. * 


tot 


* JK  P *.  I M O ** 

* * Et  per  terra  le  chiome,c'l  petto  trahe 

Et  li  polue  (riuoltd  rafie)  inriga. 

Intanto  olimpio  de  Pingiuft a Patta 
G iuan  le  donne  dC I //o,cr  le  lor  chiome  » *; 
HaucUan  (par fiondi  humdmente  mefte 
Veld  Dea portauano l'effigie,  > 

Percotcndo  con  mano  ifimma  tiene  t 

La  Dea  umica  fifii  a terra  gl  occhi . 

Tre  notte  intorno  a muri  il  fòrte  Achille 
Trdbea  (THettorci  mmbri,e'l corpo  efangut 

; * Cangiò  con  oro,  A Ihor  di  cuor  profondo 

V crfa  gran  pianto  Enea  ,come  le  /foglie 
Et  come  il  carro , er  come  il fieffo  corpo 
Vede  del fòrte  amico,indi  di  Priamo 
Le  di  formate  man fuplici  alzar  fi . 

Se  fieffo  anchor  tra  i principi  di  Grecia 
Mefchiato  riconobbe,  er  <P  Oriente 
Le  fquddrc,c  Pormi  del  negro  Mennont 
Guida  l’armate  genti  d'Amazone 
Pentefileafunbonda , e i feudi 
Hanno  a guifa  di  lunc,cUa  di  mezo 
A ificrfoldati  di  ualors' accende  , 

Et  con  dorati  cintoli  tenea 
Sotto  la  fuclta,e  ignuda  Mamma  auuinto 
Magnanima  guerriera  prende  ardire , 
Vergine, al  pardìhuomini  armati  andarne  » 
Mentre  al  Dardanio  Enea  marauigltofe 
Appaion  queftc,cr  che  fiupido  rejla, 

E Vi  ognicofa  fiffo  il  guardo  accofia  ; 

Vido  l’alta  Regina  uiene  al  tempio 
Con  uago  affetto, e &gmam fretti  » . 

o .il 


«*■ 


il 


ììdUtd  gran  gente  fogni  intorno  cjfieffa» 
Come  quando  in  le  ripe  f E urote,  R 
O pur  pe  i colli  de  ? altiero  Cinto 
Efcrcita  Diana  i balli fuoi , 

La  qual  da  i monti  mite  uaghe  nimphe 
Qutnci  er  quindi  s'aggiran Seguitando, 

H Uà  porta  ne  ìhomer  la  Vh  or  etra , 

E ogni  altra  Dea  ne  l'andar  auanza  ; 

Di  che  tacitamente  entro  alfuo  petto 
• Infinito  gioir  Udirne  a Latona. 

Tale  era  Dido,e  tal  di  mezo  appare 
Lieta  infialai  opra,v  a futuri  regni. 

Et  de  la  Dea  a l’bonorate  porte . 

In  mezo  al  curuo  tempio  fogni  intorno 
Cinta  da  l'arme  in  l'alto  fcggio  poggia 
Quinci  da  leggi , er  tien  ragione  altrui 
Con  giufle  parti  Copre  faticofe 
Imponca  a tuttdo  le  trabea  a forte  : 
Quando  in  un  punto  Enea  uede  a gran  corfo 
AnteaiSergc/loìo‘ il  fòrte  Cloanto 
Arnuar  quiui,  e de  Troiani  il  reflo  , 

Che  C ofeura  tempcfla  banca  diffierfl 
ìn  marcyc'n  tutto  ad  altre  parti /pinti. 

Si  marauiglia  parimente  Enea , 

E’/  fido  A cbate,c  tra  gioia  c r timore 
Dcfìan  bramo/i  congiungcr  le  dcjlre  $ 

Ma'l  dubbio  cafo  Conimi  lor ' turba . 
fingono^  cinti  da  profonda  nube 
Intcntiyguardan  qu.ù  fortuna  fegua . 

A qual  Udo  lafciati  habbino  i legni . 

A cht  uengbui  ipcrcbc  gli  ut  de  dati 


KPRIMO  W I Of 

‘ Traloro,andarne a domandar  mercede  9 
Et  con  rumor * iio/gcrc  t pafli  di  tempio . 

Poi  che  efri  cntraro,  cr  che  d parlar  fu  ddtù 
Commodo  lor.ìlioneo  il  glande 
Con  fodue  parlar  cofl  incomìncid . 

Alta  'Regina,  a cui  concede  Giove 
Fondar  nuoua  cittadc,&  con  giuflitia 
Mettere  il  freno  a le  fuperbe  genti  • 

Noi  mifrri  Troiani  in  ogni  mare 
Dd  triftì  venti  /pinti.  H or  te  preghiamo 
Vhorribil  fuoco  da  le  navi  toUe  * 

Et  al  pietofo  genere  perdona . 
ìndi  piu  dpprejjo  i noflri  malifcorgt. 

Non  noi  col  fèrro  a depredar  untiamo 
1 Penati  di  Libia , o dafuoi  lidi 
Voltarne  lungi  lufurpate  prede: 

Non  han  tal  fòrza,o  tanto  orgoglio  i uintL 
Vn  luogo  è tal, che  è per  cognome  detto 
Tra  i Greci  E /feria,  antiqua  terra  c’n  arme 
Potente, & ricca  di  fecondi  campi , 

Qual  già  gVhuomini  Oenotri  cukiuaro, 
plora  è fama  i moderni  nominarla 
italiani  nome  dal  fuo  duce  prende 
_ Quivi  era  il  noflrocorfo : 

Quando  /èrgendo  Phumido  Orione 
Con  fubite  acque, & ojlinati  uenti 
' Nt  truffe  in  cicchi, cr  fronofeiuti  uadi  t 
ìndi  per  fatture  onde , cr  per  horrcndi 
Safii  dijpcrfc,d  tal  che  a quejle  parti 
E a uojlri  lidi  fiam  portati  pochi . 

Quali  buomin  quefto  i o qual  barbare  genti 

Q Hi 

4* f ■ 


41  LIBRO  ^ 

Confcntonfempia,® federata  ufanzAt 
A noi  non  lece  ne  la  areni  albergo , 

Ci  commuouono  a guerre  ,c  a primi  lidi 
Contendon  pur  che  altri  ui  fermi  il  piede • 
Seftrcgiator  d huomini  cr  d'armifete 
Mortali  a gf alti  Dei  almen  ffierate. 

Che  del  giufto  cr  ingiufto  ogrìhor  rimembri 
Enea  fu  nofbo  Requie  piu  (fogni  altro 
Et  di  giuftitia,®’  di  pietade  eccelfo . 

E'n  picrra,c'n  armi,ilqual  s'ancbor'ifati 
Riferii an  fi,  che  aura  uitale fpiri 
He  fin  qui, morto  a le  ofeure  ombre  giaccia 
Non  habbiam  da  temer , cr  non  ti  caglia 
Ejferc  fiata  al  benefitio  prima 
Sono  m Sicilia  a noi  cittadi  ejarmi » 

Et  delfangue  Troiai  nc'l  chiaro  Acefic* 
Siemi  lecito  homaift  nofiri  legni 
Da  i uenti  rotti, in  fecur  luogo  addurre 
Accommodar  le  tram  in  folte  felue. 

Stringere  i R emi,ondc  fé  mai  d'Italia 
K iccuuci  i compagni,  c’  / nofbo  R ege 
N’<?  conceffo  il  camino, accio  che  pofcU 
felici  inLatio,®’  iti  Italia  andiamo . 

Mafai  è tolta  ogiifaluezza,  e'I  mare 
Di  Libia  t'ha  fommerfo,  o giufto  padre , 

He  al  figlio  lulio  alcun  remedio  refta , 
Volturine  almeno  hor  di  Sicilia  a fonde , 

Ouc fon  firmi  ifeggi,®"  donde  quinci 
V enimmo,®  al  buon  Rege  Aceftc  aiidianne « 
Qucfiodiffe  Monco,® parimente 
Con  granr  umore  acconjentir  mofìraro 


I^PRIMO^  fot 

. Tutti  iTroiani.  a 

Alhor  tenendo  chino  d terrailuoltO 
Ld  bella  Vidojbreucmcnte  parla» 

Sciogliete  i uoftri  cuor  Sogni  timore , 

Troiani,*?  uu  cacciate  gl  empi  affanni • 

1/  fiero  cdfo»c  i nuoui  regni  fono 
Che  mi  sforzano  a td,chc  Sogni  intorno 
Con  buon  cuftodc,i  confin  noftri  guardi  » 

Chi  la  jìirpe  d'Enea  i cr  chi  di  Troia 
L a cittàje  wrtvt,gl'huomim,t  il fine 
Non  sa  di  tanta  guerra,  e f empie  flammei 
Noi  P eninon  hauiamfiduri  i petti , 

Ne  fi  lungi  di  Tiro  a la  cittade 
1/  chiaro  Sole  inraggia,<  i deflrier  muovei 
Voi  o Saggradi  Italia, cr  di  Lanino 
1 campi , o de  Erice  i confini  e al  R ege 
Alcefte  ritornar,  con  nofhra  aita 
Vi  mandaro  fiacri ,er  con  ricchezze • 

Volete forfè  in  quefh  noftri  regni 
Egualmente  reftar  : quefta  cittade • 

Ch'bor  m'apparecchio  e uoftra,homat  lettati 
Su  conducete . Io  quei  di  Troia , cr  quelli 
Di  Tiro,Reggcrò  con  par  fortuna  - 
Quel  Re  da  fìmil  noto  combattuto , 

O ' pur  uolcffe  Dio  che  ci  fùffe  egli 
Enea, ma  certamente  a ì noftri  lite 
Comandarò  che  uadin  gente  a quefto 
A ricercarne  in  ogni  cf tremo  luogo 
Di  Libia,  fc  cacciato  in  felue  alcune » 

O che  per  città  alcuna  errando  gifje  : 

A quelli  detti  battevi  granimi  intenti 

O iiii 


LIBRO 

il  fido  Achate,e'l  padre  Enea  a tale , 

Che  hebber  defio  piu  uolteil feuro  nembo 
Romperfl  intorno, crcoftoccupaa  E nei 

Achate  il  dire . O figlio  de  la  Dw, 
tìor  qual  penfier  nel  animo  tuo  forge  i 
Ogni  cofa  c ficura . I legni  uedi , 

E i rttrouati  amici,  un  fol  n ‘è  tolto  : 
Quefti  noifiefii  in  mezzo  Maltiere  onde 
Vederti  fommerfo,corri fronde  il  reflo 
A i detti  de  la  madre . ei  coji  a pena 
H ebbe  finito, quando  l'atra  nube 
In  un  puntofi  ruppe, attorno  frarfa, 

Et  nel  aperto  cielo  fi  rifolue * 

Reflofii  Enea,  CT  ne  la  chiara  luce 
Muoucfrlendor  ne  gthomeri , zrncl  uolto 
Egualfi  mofira  a Dio, perche  la  madre 
Del  figlio  ifieffa  al  bonorata  chioma , 

E al  chiaro  e giouenil  color  dì  rofe 
E leggiadri  occhi,etemo  honore  accolfe. 

Tal  di  vaghezza  dotta  mano  aggiunge 
Al  netto  auorio,o  quando  al  bianco  marmo$ 
O al  argento  s'auuolge  lucido  Oro . 

Egli  m tal  guifa  a la  Regina  parla 
Alh ora, e a tutti  ( alnonprouifio ) dicci 

Ecco  qual  uoi  cercatelo  fon  prefente 
Enea  Troiano ,& da  tonde  di  Libia 
Io  mi  fon  tolto , o tu  che  tempi  affanni 
Di  Troia  fola  hanno  a pietade  moffa , 

A tal  che  a noi  da  fieri  G re  ci  pochi 
Rimafi,mdi  per  terra,??  per  talte  onde 
Da  tutti  i cafi a pena  quefti nini, 


«PRIMO  10} 

Età  gran  uopo  fogni  cofa  efbema 
horne  comparti  il  rcgno,cl  tuo  palazzo  « 

A le  nofire  ricchezze  non  coruucnci 
Difc  toglier  (Dido)  le  debite  grafie 
Ue  lo  può  far  quel  che  tengon  di  Trota 
Le  genti  (fogni  intorno  al  mondo  fiarfi  « 

Vaiti  Dei  fol(fclc  potenza  alcuna , 

Ch'i  pictojl  riguardi  ,o  fe  ghè  punto 
in  alcun  tuogo  ji  giuJhtia,o  mente 
Che  refi  confapcuolc  del  giuflo , 

Ti  dieti  degna  mercede^  quai filici 
Secoli  t'han  prodotto  i o di  quai  merti 
furai  parcnti,onde  nafccftì  tale  ? 

J W cntre  daranno  al  mar ' lor  dritto  i fiumi , 
Mentre  in  gir'  caderan'  da  i monti  Ccmbrc$ 

M cntre  il  del  reggerà  le  enrue  filiere 
il  chiaro  bqporc,il  nome  & le  tue  lodi 
harò  maifempre  ( ouunque  io  fìa  ) nel  petto  • 
Coft  detto  t'amico  lime o 
Prende  a la  deftra,*?  Sergefto  da  f altro 
Poi  f altri,*?  Gias,*?  Chiodato  fòrti  ♦ 

Prima  attonita  refta  la  Regina 
Al  immortai  belt aie, indi  per  tanto 
Afiro  fuo  cafo.  V eofì  prende  a dire  ♦ 

O di  Dea  nato . Qual  maluagio  *?  no 
Deftino,hora  per  tanto  empi  perigli 
Ti  feguc  i er  qual  potenza  a i crudi  luoghi 
T ifeorge  {Non  fei  tu  f tflcffo  Enea , 

Che  del  Dardanio  A nchifc,Citerc4 
Generò  al  fiume  del  frigio  Simoc  t 
Pur  mi  fornai  dai  paterni  lidi 


L I B R O 

CdccUto  Teucro  a la  cittì  Sidonia 
. V cnm ^creando  nuouircgttiiCr porte 

Aita  a B cloyalbor  mio  padre  Belo 
Saccbeggiaua  di  Cipri  iriccbi cmbi> 

Ef  limatore  ogni  dominio  tenne . 

Dd  indi  in  qua  mi  furo  femprcnote 
D/  Troia  le  mine , cr  di  te*! nome, 

E / Re  Grecia  ,ea  uoi  benché  nemico 
Tcucroycon  honor  Tempre  imalzouui 
^ftcffodiceajeddacbiara 
Ttncbdjhrpe  de  Troiani  nacque,.  . , 

dunque  gioucnift  ne  inofbri  tetti . 

Entrate  b ornai  Egiul fortuna  un  tempo 
Me  affaticòypur  dopo  molti  affanni 
In  qucjla  terra  al  fin  uolfe  quietarmi « 
Efftrpictofd  a le  mie ffiefe  imparo . 

Cofl  ua  rimembrando te feco  Enea 
Guida  ne  regii  tettile  a (aeri  tempi 
£ j D eiyUuol  che  fi  dien  debiti  bonari • 

Ne  meno  intanto tccnto  tori  a liti 

Manda  a compagni, cr  eato porcihorrendi 

Co  le  lor  madri  cento  uavhi  avneUi 
E7  dottori gioir  di  Bacco . 

Mentre  il  ricco  palazzo  Sogni  intorno 
Con  reai  pompa  tutto  dentro  Torna 
E in  mezo  i tetti ,ai delicati  cibi 
S apparecchi  an  le  menfe  ricoucrte 
Vi  fin  lauoriycr  porpora fuperba. 

1 grandi  argentile  [colpiti  in  oro 
Son  de fuoi  padri  i ualorofifatti, 

E*  con  ordine  lungo  Tolte  prone 


sft 


4 


v,* 


<10 

Seguo»  di  tutti  i defcendenti  loro 
D4  prima  origin,de  l 'antique  genti  • 

Enea  (perche  il  paterno  amor  gli  uitta 
Qiictar  la  mente)  a ì legni  m,vida  Achatt 
Veloce  a riportarne  al  figlio  A fcanio 
Quanto  c fucccfJbyCT  defeco  il  conduca 
A la  città,  perche  del  caro  padre 
Ogni  penfiero  intorno  a Afcanioftafsi  ; 

Vofcia  comandatche  effo  porti  i doni 
Tolti  da  le  nane  de  Troiani 
tu  regia  uefle  (Cor fregiata , e'I uelo 
Clx  è teffuto  di  giallo  Adonto  intorno. 

Che  tìelciu  Greca  ornaro,& che  già  tolfi 
Ella  a Micene -.quando  a Troia  uenne , 

E alle  uictate  nozze  >t al  fili  dono 
jAirabiltcbc  hebbe  da  la  madre  Leda  * 

Indi  ilSciftro,  che  già  tenne  I lionc 
Tiglio  maggior  di  ?riamo,t'l  Monile , 

Che  al  collo  batta  di  perle  ornato , c rifora 
Riccamente  c r di  gemme  la  corona . 

Qucflc  cofe  affrettando  il  fido  Adi 
Tenta  uerfo  le  naia  il  fio  camino . 

Ma  la  Dea  Cytcrea  hcr  con  nuotie  arti 
liuoui  penfìeri  dentro  al  petto  uolge  * 

Che  cangiato  di  uolto  & difembianti 
Cupido , uegna  in  ucce  al  dolce  AfcaniO$ 

Et  con  tal  doni  di  furore  accenda 
L’alta  Rcgina,e  l amoro fo  fuoco 
Mandi  per  entro  dl'offa,perchecerM 
Ella  ha  timor  de  dubbi  loro  alberghi  4 
£f  defittaci  Tiri,  Arde  di  [degno 


4*1  L I B R O >*> 

V empia  Giunone.  Onde  la  notte  ricde 
ACytcrci,quefto  penfier  piu  uolte  ; 

Tal  che  cUa  parla  in  tal  guifa  a Cupido, 
Chetale  porta.  Viglio  mio  tu  foloy 
Oue  io  le  fòrze  prendo, cr  la  maggiore 
Potenza  mia.  Viglio  del  fommo  Gioue  : 

Tu  Parme JprezZbche  Ttphco  offefe  ; 

A te  ricorro,  cr  humil  chieggo  aita . . 

Come  da  l'odio  de  hmqua  Giuno 
Enea  il  fiate  tuo  (fogni  intorno 
Vufifie  nel  mare  a tutti  i lidi  ffiinto 
A te  non  è già  afcofo,chc  jouente 
Del  comune  dolor  meco  ti  dolfie . • v 

Hor  di  Phemcia  la  Regina  Dido 
Quefii  ritiene, cr  con  dolci  parole 
il  fa  indugiar  : ma  di  Giunon  l'alberghi 
Mi  radon  dubbi  a, a qual  fine  fian'  moki  Z 
In  tanta  commodezza  ella  giamai' 
Honquctcrxlamcntc,atalchcmcco  . 
Vado  penfando  d'amorofì  inganni 
Prender  pria  la  Regina, cr  con  le  fiamme 
Cingerla  a torno,onde  alcuna  potenza 
Hon  la  poffia  cangiar.  Ma  per  nofira  opra  . 
D’E  nea  la  tenga  il  grande  amore  opprcjfit  j 
llchc  come  trar'pofii  al  fin' mia  mente 
Hor  a ode . Per  chiamar  del  caro  padre 
Il  Regio  figlio, cr  mio  maggior  penfiero 
S'apparecchia  uenirt  a la  cittade 
Sidonia, ficco  porta  i ricchi  doni 
Al  mar  refiat  i e a le  Troiane  fiamme . 

Quefii  io  da  pigro  c 7 grauc jfionno  mmerfo 


iti 


*1  PRIMO** 

Saura  tolta  Cy  ter <t,o'tt  cima  al  furo 
I dolio  afcondcròycheitt  alcun  modo 
E gli  fteffo  non  fappia  qucfh  inganni  » 

Oche  mole  fio  pale  far  fi  poffa . 

Tul  fuo  fcmbiante  non  piu  d’una  notte 
Prende, con fronde  inganna ,er  del  fanciullo 
Tufanciul  ucfie  il  conofciuto  uolto  : 

Accio  che  quando  m gremmio  ti  raccoglie 
La  bella  Vido  tra  le  ricche  menfe. 

Et  di  Baccbo  al  liquor.  Quando  t' abbracci, 
È i dolci  baci  imprime,  alhora  infpira 
Tacito  il  fioco,  & di  uencn  l’ inganni . 
Confcntc  a i detti  de  la  cara  madre 
Cupido,cr  l'ale fpogUaftyCr  di  lidio 
Lieto  ne  ua  col  paffo.  H or  Citerea 
Intanto  aAfcanioper  i membri /farge 
Soaue  fonno , indi  raccolto  m grembio 
Vi  I dòlio  il  poggia  a Calte felue  indino : 
Ouc  di  uagbi  fior  forando  il  molle 
Amarico,e  di  dolci  ombre  il  ricuottre  , 

O bbcdifcc  Cupido  de  la  madre 
Al  detto, & già  fc'n  ua  lieto  portando 
I Regij  doni  a Tiri.  Achate  il  guida . 

Già  la  bella  Reginathonorata 
Sponda, prende  di  mezo,c  ne  fuperbi 
Ornati  (alhor  s' accoglie  ) ch’egli  arriueu 
Già  uiene  il  padre  Enea, e già  di  Troia 


La  giouentude  injìeme  a i dolci  cibi 
Prendere  ne  purpurei  tapeti  : 

V annoi  famigli  indi  ale  mani  tacque^ 
Portano  di  fottil  lino  i montili 


Vorgon,ucloci  da  eaneftri  il  pine. 
Cinquanta  ancelle  han  dentro  curj  (in  lungo 
Qrdin  ) comporre  il  uittOy&con  le  fiamme 
hononre  i Vcnatiyfon  cento  altre 
Vi  pari  etnie  altrettanti  minijlri , 

Che  di  uiuande  fan  le  menfe  grani , 

Ttui  pongon  le  tazze.  Anchora  i Tiri 
V ergono  inficine  a i lieti  gradi  tutti 
Chiamati  a cibi  ne  i dipinti  feggi . 

P ergono  marauigli ai  ricchi  dow.  * •; 

D’Ehw  *7  uago  Giulio  indCl  diurno , 

E t ffilendido fin  bidntc,  e le  non  nere 
Parole  fuc,pofcia  la  regia  uefie  > 

D / giallo  A eliantemi  figurato  uelo  } ) 

Ma  piu  (Fogni  altri  F infelice  nido 
Già  defiinata  a la  futura  pcfte, 

N on  può  fatiar  la  mente,  cr  nel  bel  guardo 
T utta  $' accende ,cr  già  tutta  è commojfa 
Parimente  da  doni  e dal  fanciullo . 

"Egli  poiché  abbracciandoli  Enea  al  collo 
fufii  foffefo > e T che  di  grane  amore 
Te  colmo  in  tutto  il  fimulato  padre 
A ld  Regina  uanne.qucfia  a gl' occhi 
Tt  quefia  al  petto  i ogni  intorno  il  firntge  * 
Mentre Vb a ingremio non? accorge  Dido 
Mifcrayquanti  inganni  amor  n'apporti . 

E gliyche  de  la  madre  gli  rimembra 
Comincia  a poco  Uuarle  Siebeo , ; 

Tt  con  uiuacc  ardor  cangiarle  tenta 
1 penfier  freddi  e'I  non  auuezzo  cuore  « 

Pofcia  che  terminal  o i pruni  cibi%  x 


mi  PRIMO 

tt  indi  fùrie  t duole  rimoffe; 

Vipongon  le  gran  tdZZCi&kfdn  colme 
Di  nino  : nanne  il  gran  fbepito  a tetti , 

Et  la  noce  raggira  i gran  cortili  : 

Splendon  laccefe  lampade  da  i palchi , ■ 5 

Et  le  dorate  traui,con  le  fiamme  -, 

Vincono  i Torchi  il  / euro  de  la  notte  * 

Qui  la  Regina  uuol  (ardi  ulti  f empie  > 
D’oro  CT  di  gemme  graue  una  gran  tazza 
Ch'usò  già  Belo,!?  poi  da  Belo  tutti . 

Indi  fatto  fllentio  ne  i fuoi  tetti . 
potente  Gioue  (tu  de  pellegrini 

Eicon  che  prendi  cura , er  di  chi  loro 
He  porge  albergo)  qucjlo  giorno  uoUi 
E jfer  colmo  di  Gioia , parimente 
E a Tiri  e a quei  che  fi  partir  da  Troia , 

A c ciò  che  rcjti  memorabil  fempre 
Tra  i defccndcnti  de  la  flirpe  noftra  ♦ 

Bacco  fia  qui  prefente  donatore 
D 'ogni  gioir , cr  la  celefte  Giutto . 

Et  uoi  di  Tirotquefte  accolte  genti 
Bauoreuoli  fempre  celebrate  i 
Cojì  dijfe  ctla,cr  ne  la  menfa  gufta 
Il  diurno  liquor :cr  pria  guftato 
p ofe  in  fommo  le  labbia.  Indi  affrettando 
il  porfe  aBirfa , e r egli  tojlo  baie 
Il  um  fchiumofoyC  nel  colmo  hor  s'mnotld  • 
Seguono  dopo  lui  gl' altri  Signori > 

Ir»  tanto  I opa  in  la  dorata  Cetra 

(Con  lunga  chioma)  fuona  : dimofirando 

Quanto  inficiato  cbauc  il  grande  Atlanti* 


K'ttBRO» 

Qyefli  ne  canta  il  corfo  de  la  Luni9 
Le  falche  del  Sole, onde  la  fiirpe 
Et  (Cìmmini  & dìarmcnti,onde  le  pioggie 
Vacccfì  lampi , Arturo, & le  piouofe 
H inde  e i duo  Trioni ,cr  perche  tanta 
S'affrcttt  il  Vago  Sol,nel  oceano 
T ufare  il  ucrno  : O pur  perche  ji  tardo 
Contenda  il  f curo  uelo  de  la  notte . 
fan  maggiori  i rumori  ui  tanto  i Tiri 
Seguon  pofcia  i T rotan,ma  l' infelice 
( Anco  cffayDido  con  uari  difcorjì 
faffa  la  notte, il  lungo  Amor  bcuendo. 
Molte  cojcfoucntc  bora  di  Priamo 
Et  molte  foura  il  fòrte  Hettor  domanda» 
Hcr  con  quali  armi  Mcnnonc  uemjfe, 

Ef  hor  di  che  ualorc  il  pero  Acclude . 

Ma  fu  piu  to}ìo,o  pcllcgrin  (difpella) 

Et  da  principio  narrane  l’ inganni . ) 

Greci,  il  dcfhn  di  Troiani  error  tuoi  j 
Perche  già  fé  condotto  al  fcttimo  anno 
Errando  d'ogm  intorno  c'n  terra  e'n  mare . 


3 


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7 


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(fi Jji  > 


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IL  SECONDO  LIBRO 


delueneide  di 

VERGILIO. 

PEL  S.  HIPPOLITO  DB  MEDICI 

Cardinale  , alla  Signora  Giulia 

Gonzaga.  n 


gcndo  di  fuggire,  fi  najcofero  circd  Tcncdo , hauendo  la » 
' [ciato  nella  campagna  di  Troia,  un  cauaUo  di  tanta  gran» 
dezza , che  non  poteua  entrar  dentro  alle  porte  della  cit » 
ti  Etnei  corpo  di  quel  cauaUo  haucuano  tutti  i piu  ualo» 
rofl  lor  guerrieri.  1 T roiani  parte  ingannati  da  Sinone, 
C r parte  frauentati  dal fupplicio  di  Laocoonte,  minando 
$ parte  del  muro,mifcro  il  cauaUo  nella  Rocc a.  Onde  i Gre 

, . ei  partendoli  nella  mezza  notte  da  T enedo , ajjalirono  la 
città  per  quella  mina  del  muro,  douc  era  flato  mejfo  den  » 


t 


ARGOMENTO. 


gr  NE  A Ver  compiacere  a Di* 
*2  ; dene , racconta  la  mina  di  Tra* 
^ ia,  laquale  fu  in  quefto  modo . 


ÌT\  Vanno  decimo  della  gucrr a Tro 
Se  iana,  i Greci  effondo  già  fianchi. 


reroa  gì  inganni , & la  notte  in» 
nanzi  all'  incendio  della  cittd,fin 


Eneudiver* 


K L I B R O MF  > • 

froUpduàDo.  E t linone  aprendo  il  uentre  detedUaUo  traf 
fi  fiora  gltbuomini  armati,  Douc  ogni  cofa  andò  a ferro, 
et  fioco.  In  quefio  mezzo  Enea  fi  auifato  m fognoÀa  Het 
tore,chc  deuejfe  fuggire^  et  trarre  gli  Dei  della  patria  dai 
fioco.  Nondimeno  amando  egli  piu  tofto  una  honcrota 
m òrte,che  una  uitUperóf t figa , corfe  indarno  a prender 
t armi.  A jjat  felicemente  fucceffc  il  primo  empito  a Troia 
ni, finche  feguendo  il  conjiglio  di  C horebo,  prefe  tarmi  de 
Greci,  furono  foprafatti  da  fuoi.  Intanto  Jì  combattè  li 
palazzo  di  Priamo  : er  ejjò  Priamo  fu  morto  da  Pirrho 
figlimi  £ A ccbiUe.  E ne  a dunque  hauendo  indarno  tenta * 
to  ogni  cofa,  ne  fapcnd  o piu  che  fi  orare,  raccomanda  gli 
Dei  al  padre  Anchtfae  hauendofibo  tolto fulle  /falle , & 
prefl  fico  il figliuol  o Afe  amo  >cr  la  moglie  Crcufafi  mi * 
fi  sfuggire  : c i Greci  gli  erano  alle  (falle.  I n quel  tumulto 
perde  la  moglie  Creufa , cr  mentre  ch'egli  t andana  ccr* 
cando  per  tutta  la  città , fi  gli  fi  incontra  l ombra  della  ma 
gliCyduifandolo  della  fu  a morte.  Et  ejfofe  ne  tornò  a fuoi 
compagni , douc  era  giaconcorfo  gran  numero  cthuomim 
*7  di  àmie , apparecchiato  a fcguirlo  per  tuttol  mondo, 

tri  Acquerò  tutti  ad  afcoltar  intenti: 

-*•  Indi  da  Paltò  feggio  il  Padre  Enea 
Incominciò.  Tu  uuoi  ch'io  rmouctli  • ^ 

Lo  ffictato  dolor , degna  Rema 
Come  off  r amen  te  habbin  diflrutti  i Greci 
Volta  pottntia,e'l  Regno  de  Troiani  » 

Di  lagrime, e foffir  mai  fimpre  degno : 

E quelle  cofe  di  miferia  pie%, 

• Ch'io  ificjfouiddi,e  fui  di  lor  gran  parte,  > 

Chimai  potriadelemmiche  febiere  t ■> 


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IK  SEC  ON  DOW 

T?  Achille, Pirrho,e  del  crude  l vlifli 
Ragionando  di  ciò  frenar  il  pianto! 

E già  cafca  dal  Ciel  Numida  notte 
E porgon  forni o le  cadenti  flette. 

Ma  fc  tanto  dcjìo  nel  cor  t'è  nato 
Saper  gli  affanni  noflri,ebreucmcnt€ 

Vdir  di  Troia  f ultime  rouine , 

Dirotto . benché  folo  in  ricordarle 
V animo  frimai  fi  ritrahe  di  duolo* 

I Capitan  di  Grecia  già  molt'annì 
Da  ifati  sbigottitile  lunga  guerre 
D' un  gran  cauatto  un' edifìtio  fanno, 
Ch'affcmbra  un'alto  monte,e  di  Minerud 
Con  diuin'arte  à tagliati  Abeti 
Gtintefson  £ ognintorno,  i larghi  fianchij 
Ter  lo  ritorno  lorfingan  jia  Moto. 

Vaga  fi  /farge  queflafama  intorno  j 
H uomini  fceltiafcofamcntequiui 
Chiudon  nel  cieco  albergo,  e le  caueme 
E’/  uentre  empiendo  di  foldati,e  d’arme* 
Giace  Tenedo  pofla  meontr'a  Troia 
Ter  fuma  1 fola  chiara,  CT  allhor  ricca » 

Che  Priamo  tenne  gli  honorati  Regni» 

Et  bora  è fot  un  g olfò,c  per  diffefa 
Di J lanche  N aui  mal  Jicuro  albergo:  t 

La  giunti  Greci  nel  diferto  lido 
S'afcondon  tutti,e  noi  penfamm'aUhord, 

Che  fi  fùfjcr  partiti,e  con  buon  uento  & 

Tornati  a riueder  le  cafe  antiche. 

Onde  tutt'i  Troian  rimafer  fciolti 
Da  lungo  affanno  -,  apronfi  allbor  le  porte ? 

P ii 


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**  W 

Coit  ciafcun  lr‘ per  Riempi  Grtei,  ' .-.'a 
leggendo  I luoghi  abbandonati, e i lidi 
Rtma/ltfbli,(jui  ft aitati  leganti  • . ; 

?'  Pirrbo,t  qui  attendato  Sta  campanti*  ' 
^railfuperboAthiUt.cquell-edluogo, 
Chkaucr  foleanle  Nat*  amate ,e  in  quello 
A fronte  combattcan  le  febure  inficine , 
Mkoueuna  parte  a merauiglta  il  dono 
Ver  nojho  efìremo  malfate  a Minano* 
w frdn  V*ho  edifitio  del  CauaUo 
Thimete, il  primo  loda  entro  le  mura 
Condurlo. >c  quitti  porlo  in  Calta  rocca 

inganno  fi/fcyo  perche  i fati 

Coji  uolean  del' infelice  Troia: 

c.aPl  t<ft*ich'h<man  menti  migliori, . 

V oghonpurebede  Greci  i fa  fi  inganni 
E ghfo/pctti  doni  in  mezo  a tonde 
Siano  at tuffatilo  con  accefe fiamme 
S'arda  il  CauaUo }oucr  il  noto  corpo 
S * apra  e fi  cerchio  le  cauerne  afeofe . 

V or  tir  fi  in  uoler  uaric  iluolgo  incerto . 

Qi«  primo  a tutti  con  gran  gente  feco 
Di  ciò  infiammato  il  buon  Laocoonte 
Scende  de  l'alta  Rocca, c da  lontano 
Grida, qual  gran  furor, o Cittadini , 

Miferi  Citt adita, bor  che  credete , 

Che  fiano  gitigli  nemici altrouc  t 
E che  i lor  doni  fiati  <C  inganni  fenzd  f 
Coji  per  tante  pruoue  è noto  Vhjfef 

0 che  s'afcondon  chiufi  in  quefio  legno 

1 GrccCoalmcnqucfi'cdiptioc  fatto 


Vf 


-4 


^SECONDO  U$ 

Ter  [coprirne  lecafe3eperuenirt 
Contro  le  mura,  e [opra  la  cittadr, 

.O  altro  inganno  chiufo  entro  s'afconder 
Non  crediate  Troiani  a quel  Cauallo , 

Sia  che  fi  uoglia,i  falfi  Greci  io  temo , 

A nchor  ch'io  ueggia  che  ri  apporti»  doni, 

Qyi  tacque,  e con  gran  forza  uni  gronfhafla 
banda  de  V animai  nel  curuo  fianco 
Commcjfo  infime , che  iut  reflò  fiffa» 
Tremando  fi,  che  del  ferito  corpo 
E [onoro, e muggir  l'alte  cauerne. 

E se'l  uoler  de  i Dei  contrario  a quefio 
Sifìnifiro  penfier  non  fùfie  fiato, 

6 li  hauria  con  tal  parlar  Àbor  [ jffiinti 
Co  i fèrri  difquarciar  gli  aguati  Gra4 
E t anchora  fiaria  la  bella  Troia, 

Di  Primo  dureria  l’altiera  Rocca. 

Beco  in  tanto  i Pafior  T roiam  inficme 
Conducano  al  Re  con  alte  grida, 

Vn  huom  ch’hauea  le  man  di  dritto  auuinte0 
Che  conofiiuto  pria  [olda[e  fi  e fio 
S‘era  lor  fatto  mancacelo  tal' opra 
BmpiafaceffcyC  Troia  a Greci  aprifie,  ; 

He  V ardir  proprio  confidato ,e  pronto 
Condur  gli  ingannilo  gir  fermo  a la  morte 
bagiouentu  Troiana  (Cogri  intorno 
Sparfa  corre  a ucderlo,e  fimo  a gara 
Chi  piu  faccia  al  prigion  uergogna  e [corno. 
Odi  hor  gli  inganni  Grecite  da  un  folo 
Gli  impara  tutti 

Ver  che  firmato  in  nnezo  ala  gran  turba 


» 


K L 1 B R O '** 

Sbigottito  nel  uolto3e  difarmato 
Girando  gP occhi  a le  Troiane  fchiere 
Hai  qual  Terra, diffc  egli3bomai  qual  Mare 
Mi  puote  ricettar  * o che  mi  rcflad 
S'apprejfo  i Greci  non  ho  luogo  alcuno , 

E / òpra  me  nemici  ancho  Troiani 
Va  me  col  [angue  mio  chiedon  la  penai 
A tal  grane  lamento  fi  mutar  o 
Gli  animi , cr  acquetofii  ogni  tumulto , 
ho  confòrtiam  ch’ei  parli, e di  qual  gente 
Sia  nato3e  quel  ch'ei  porti,  narri  inficine. 
Che  freranza  pregione  egli  habbia3on<PegU 
Scaccia  alfin  la  paura, e cofl  parla} 

Segua  quel  che  fi  uoglia,o [acro  R ege. 

Che  nonfia  mai  ch'io  ti  nafconda  il  uero. 
Non  negherò , ch'io  non  jla  nato  greco , 
Qttefl'c  certo  Signor, e fe  m'ha  fatto 
Mifero  la  fortunata  già  mai 
Ne  leggier,ne  bugiardo  potrà  fami* 

Se  a cafo  ragionando  ti  è uenuto 
Vi  Palamede  il  gran  nome  a Parecchie, 

E tolta  gloria  fua  per  fama  chiara, 
llqual, benché  innocente  a tradimento 
Perche  uictò  le  guerre , con  inditio 
C rudele3i  Greci  condannaro  a morte: 
Piangon  hor  lui  priuo  di  luce  indarno. 

A lui  compagno  ejfcndo , e del  fuo [angue 
W andomm  in  guerra  il  mio  pouero  padre 
Qua  da  i primi  armi  miei,mentre  ch'il  regno 
Godeua  in  pace,e  ch'ei  fioriua  ogn'hora 
P crcb'ei  futi  configli, Mora  e noi 


4 


0$,  SECONDO  Vii 

Gloria  ne  riportammo,  e honor  non  poco, 

Ma  poi  che  per  inuidta  il  falfo  Vlijfe , 
dome  chiaro  fi  fa,  lo  tolfe  al  M ondo. 

Tra  me  sdegnato  de  tingìufio  cafo 
'De  fornico  ne  pur  fiotto  lo  tacqui-. 

Che  fé  qualche  fortuna  anchcr  uoltjji , 

S'io  mai  tornafiì  uincitor'ad  Argo, 

Di  ciò  promijfe  far  degna  uendetta: 

Quinci  tacque  il  mio  male,e  vlifji  quinci 
T error  porgcami,c  di  falfe  cagioni 
Dubbie  noci fpargea  : quinci  trai  uotgo 
Arme  cercando  per  difegni  fuoi. 

Né  re  fio  mai  infìn  che  con  Calcante . 

Ma  perche  pur  a uoi  racconto  indarno 
Cofe  non  grate  i perche  ui  ritardo  i 
E quefio  bufi  a a uoi,  datemi  bor  tofio  «•  ( 

La  pena  che  uolete , e goda  Vliffe -,  y 

Paghinola  lieti  largamente  i Greci ► 

Onde  maggior  defio  nafee  aciafamo 
Di  cercar  le  cagioni  a parte  a parte  . 

Non  ben  fapendo  la  lor  frode  antico: 

Segue  ei  trcmandoye  con  parole  finte: 

Piu  uolte  i greci  diflar  lafciando 
Troia  Idfciar  da  lunga  guerra  fianchi 
O che  ttolcffe  I delio fcnfujjbr  giti -,  O 

Mai  fieri1, fegni  del  turbato  Mare 
Ciò  piu  uolte  Uietargli,e  fAufiro  irato 
Mei  muouerft  gli  diede  alto  fiauento, 

E maggior  poi  che  con  i legni  infieme 
D'acero  fu  tejfuto  il  gran  CauaHo, 


Tornar  per  l'alto  CUI  gli  ofeuri  nembi  : 

__  « • • 

P un 


M 

« LIBRO  $0 

Mandiamo  aHhor  Euri  pilo  dubbiofl 
A domandargli  oracoli  di  Phcbo: 

Ei  da  ifccrcti  luoghi  e fanti  altari 
Qucfle  parole  a noi  mcflo  rifronde. 

Col  [angue  amici  i ucnti  ui  facejlc, 

E con  ucrgin’occifa  a facrifici 
Quando  ucnifie , o Greciin  quefli  lidi: 
Col  [angue  a uoi  conuien  cercar  ritorno 
Sacrificando  una  de  Calme  ucftrc  : 
Comefifrarfc  la  tremenda  uoce 
Tra  C orecchie  del  uolgo,alta  paura 
Nacque  a ciafcun  ne  la  dubbio  fa  mente , 

E gelato  tremorfeorfe  entro  a gli  ofsi  : 
Ch'il  fato  uoglid,  e chi  dimandi  Apollo, 
AHor  con  gran  rumor  conduce  vlijfe 
In  mezo  ala  gran  turba  il  buon  Calcante , 
E de  li  I ddij  la  mente  iui  domanda: 

A Qbora,di  lajfoymi  prediffer  molti 
E ordinata  fra  opra  empia  e maluagidi 
Ei  tacque  dieci  giorni  afcofìo,e  mai 
Non  uolfe  alcun  fi coprire ,o  a morte  porre 
Daficre  grida  al  fin  d' Vlijfe  appena 
Spinto  parlò  cioche  accordaro  infìcrne* 

E me  condanna  a l'empio [acrificio. 
Confentir  tutine  quel  che  a fi e ciafcuno 
Tcmcd>mifèro  me  laffommi  adoffo , 

Volto  a ruma  mia  tutto' l [uo  male . 

Già  il  fier  e horribil  giorno  era  ucnuto , 
Che  ifacriHcij  mi  s' apparecchino , 

E Ifalc  IfarrOyCT  a le  tempie  intorno 
he  [acre  bendefio  non  ue'l  niego  in  quelle 


^SECONDO  W 117 

A la  morto  i mi  tolfl , e ruppi  i lacci, 

E ncU  notte  o feltra  afcofi'io  tacqui 
Tra  piu  fangofi  laghi,e  tra  paludi 
Mentre  feioglieanfi  tolte  ucle  a i turiti , 

Se  a cafo  pur  uolean  quindi  partirfi 
Già  non  hauendo  io  piu  speranza  alcuna 
Di  mai  piuriueder  la  patria  antica, 

I cari  figli , o il  defiato  Padre, 

A cui  pagar  faran  la  pena  forfè 
Del  mio  fuggirle  quefia  colpa  mia 
Con  la  morte  di  quei  purgar  uorratm 
Onde  ti  priego  per  gli  eterni  Iddij, 

Ver  la  uertu  che  è in  lor  certa  del  nero, 

E per  la  fc,chc  è tra  mortali  anchora. 

Se  doue  ella  fia  fatua  è luogo  alcuno. 

De  grani  affiniti  mici  pietà  ti  uenga: 

Venga  uera  pietà  di  quel  dolore , 

Che  fuor  et  ogni  ragion  m'aggraua  e preme ; 

A quel  pianto  gli  diam  ulta  e perdono. 

Vriamo  il  primo  uuol,che  i lacci ,e  ferri 
Da  le  man  gli  firn  toltile  cofi  poi 
Conximiche  parole  gli  ragiona 
Qualunque  tu  ti fiafèordati  hormai 
De  Greci, che  hai  perduti,perchenofiro 
Sdraiai  utro  in  quel  ch'io  chteggio  dimmi, 

A qual  effetto  hanno  ordinato  i Greci 
ìlfuperbo  edificio  del  Cduallof 
Chi  ne. è fiato  m/aefirof  o che  difegno 
E7  lor  i qual  fede  ? o qual  di  guerra  ordignoi 
T acque  ,e  d'inganni  ammaestrato  e forte 
Greca  ,lc [ciotte  mani  inalza  al  Cielo, 


IH  LIBRO»*' 

Voi  lumi  etemtytejhmomj  io  chiamo , ' \ 

Thfìcglì  t la  tremenda  forza  uofhra, 

V oifacri  altari, , cr  «0/  crw<M frode. 

Ch'io  gù faggi j, vuoi  bende, che  aShora 
Io  porta  condcnnato  a ifacrifici  : 

Siami  conceffo  i giuramenti  facri 
Horafcioghcr  de  i Grccijn  odio  hauergti, 

E tutti  i lor  penfter  fccreti  aprire ; 

Che  a leggi  lor  tenuto  hormai  non  fono , 

P«r  che  non  manchi  a quel  che  m'hai  prometto* 
E confermata  Troia  lafe  ferui, 

S io  dirò  duer ,s'iofcoprirò  gran  cofe, 

Tutta  la  lorfreranza,  t la  lor  fede 
E i quella  gr aue , ine  ominciata  guerra 
Nc  l aiuto  di  P allude  hebberfempre . 

Ma  poi  che  l'empio  Diomede , e vliffe 
E)  e gl  inganni  maefrro  al  fiero  tempio 
Quei  che  guardauan  l'alta  Rocca  uccifi 
Il  Palladio  fatai  tor  uia  fuor  pronti \ 

Et  inuolar  la  fiera  flatuo^c  tinti 
he  man  di  fangue  athonorata  dea 
Cominciò  allbor'afcorrer fempreadrieto . 

E c aduta  mancar  la  lor  freranza, 
he  forze  a indebolirle  a lor  contraria 
La  mente  farfi  diMincruaoffcfa : 

K e molto  poi  la  D tane  diede  irata 
Con  non  dubbiof  moflri  aperti  fgni: 

Ch  appena  poftafù  la  fatua  in  campo. 

Che  gli  occhi  alzando  figurare  accetti 
Efudorfalfo  per  le  membra  forfè: 

E marauigha  a dir  ch'ella  tie  uoltc  .^1 


I 


KSECON'DO^tt* 

Col  feudo  apparite , t con  Phada  tremante. 
Calcante  allbor  uuol,che  per  P onde  jalfc 
Si  cerchi  di  fuggir  nepiupoterji 
Rumar  Troia  mai  con  armi  Grece , 

Se  in  Argo  non  rinuouan  gli  auguri , 

E nmcnan  di  nuouo  in  Grecia  il  Nume, 

Che  in  M ar  portaron  ne  le  curile  Nani} 

Et  hor  che  fon  ne  le  lor  cafe  antiche 
Si  procacciali  gli  Dij  compagni  e P arme. 

E rifolcando  il  Mar  ejuicPimprouifo 
T ojlo  faran , cofl  Calcante  iftofe. 
in  luogo  del  Palladio  hon  fatto  (jucftà 
Effìgie, che  a purgar  V empia  loroprà 
Età  placar  gli  D ij  conucnne  farla , 

Ma  con  rouer  tejfcndo  V edificio 
Calcante  uuolfc  che  t'alzajfe  al  Ciclo, 

Si  che  entrar  non  poteffe  in  Palte  porte , 

O dentro  a le  gran  mura  effer  condotto j 
Accio  col  lorfauore,e  fède  antica 
Motttrouaffcdiffcfa  il  popoluojbo: 
Chefeguajlidauoifùffcridoni 
De  la  faggia  Mincrua,gran  ruina. 

Che  pria  foura  di  lor  uoltyila  i Dei , 

Hauria  di  Priamo  il  regnoyhaurehbe  Troi£  * 
Ma  fe  con  le  man  uoflre  il  gran  Cauallo 
Me  la  cittade  entraffcydllhora  infime 
Tutta  PAfla  ucrrebbe  a muouer  guerra 
Mei  pacfl  di  Grecia,e  tal  fortuna 
Si  mantcrrian  fina  i nipoti  nòflru 
Con  tali  aguotiyccon  tal  afte  mou4 
Pi  Sinon  falfofit  creduto  il  tutto. 


E con  inganni,  e con  lagrime  finte 

^f^tTeL»cbe,mpur  Dlomde 

No  Ificr  Achille  mainato  in  TcfTaglia, 
on  dieci  anni  domar ,non  mille  Natu. 
Qjit  maggior  cofa  ajjai  ne fopr amene, 

d-aocoomefieerdote  eletto 
A forte  Jé  mtumoiifm'tJtM 
tufoenficio  d'mfuperbo  Toro: 

“cfu'grin fermenti  ìngir'auuolti 

Ten<i°  venir  per  tonde  quete 
Tremo  m parlarne,  thè  falconai  Mare’ 
Vengonfidruto  a inoflriluUin/ìeme 
Tra  onde  alzando  ilor’fuperb i petti 
Standoallefopra il  Mar  t ardenti  creflt 
TintedhorribUfjngneJimgoil  tergo 

slZ'l"rT*’'COnZ™cer‘h‘‘‘K‘r« 

Sonafpmofo  ,1  Mar, e a terra  giunti 
Cong//  occbiaccefiepien  di  [angue  t fioco 
Con  le  vibranti  lor  veloci  lingue 
t ettari  ftridcndo  uenencfl  labbri; 

™‘f™rtiuiafuggimo,tfiianim-prontL 
per  dritto  fentier  a Laocoontt,^ 

£ pria  de,  miferfigUipuciolcorp, 

lZ£T??trar‘uu°li<ni°™'b. 

E "’ordcndolcmembralorjìpafce; 

ptaT^r’f1,  correa  con  Urne 
£ «-dar, a, , mferfigti  aiuto  efe ampo: 

vlt^T^d*,  egiadue  volte 
1 bmm^ZKo  amolto,  al  eolio  intorno 


^ E C O N D O >*>  Up 

neramente  due  uoltc  anchor  girando 
Scaglio fo  il  tergo  alzanfì  dritto  al  Cielo 
Con  ? alta  ere/} a,  e con  C aperta  bocca z 
Ei  con  le  man  fi  sfèrza  feiorre  i nodi 
Sparfo  cC intorno  l e [aerate  bende  ' , 

D/  brutto  [angue te  di  ueneno  ofeuro : 

E mentre  oleici  bombii  gridi  inalza 
Qual  tuona  il  mugghio  delfèroce  Toro , 
Quand  ei da  ifacn aitar fèrito  fitQ&e. 

E da  fi  sbatte  la  fallace  accetta: 

Indi  ambidue [ergendo  a l'alto  tempio 
fuggono  i [erpicala  Rocca  uanno 
E t Caldera  T ritonia>  e f otto  i piedi * r» 

E / tondo  feudo  de  la  dea  celar/} [ , 

Dinuouo  aUhor  perii  paurofi  petti 
Graut  e nuouo  timor  a ciafcun  wuouet 
E dicon  ch'egli  bauea  meritamente 
Vagato  d fallir fuo  Laocoonte: 

Ch'drouerfacro  batìea  col  fèrro  offèfo  À 

Vbajìa  auuentando  federata  al  tergo . 

Grida  ciafcunych' al  tempio  di  Mmcrua 
Si  meni  il  dono,e  che  la  Dea  de  i uoti 
facrianfl  amico. 

Rompi  atti  la  porta,apronfi  Calte  mura. 

Qui  ciafcun  s' apparecchia  aW opra intento* 

E a piei  di  quello  i giri  de  le  ruote 
Vonfottoyc  con  le  fimi  il  collo  lega 
llfataC edificio  il  muro  poggia 
Grauido  <f  anne,tui  i fanciulli  intorno 
E uergini  Donzelle  i / acri  ucrfi 
Cantando  godon  lieti  lagran  funi 

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f^x.  J'iJ  K U 


Con  le  tenere  man  toccare  ; er  egli 
Già  dentro  entrando  altier  joura  la  porti 
Uè  uicnfcorrcndo,c  a la  Città  minaccia, 
O Patrio  ilio  già  feggio  a li  Dei,'  > 

O mura  di  Troian  fama  fi  in  guerra. 
Quattro  uolte firmofii  al  limitare 
ìjlcjfo  de  la  portai  quattro  uolte 
V arme  entro  al  uentre  gli  fonar  tremanti* 
Hot  fiordi  [cimo  pur  sfirziame^e  ciechi 
Da  uonfiiror,  ne  la  [aerata  rocca 
Al  fin  pofìamo  il  ficr\e  horribdmofiro, 
Caffandra  dal  uoler  di  Dio  [offinta 
Aprelabocca  a le  future  cofe , 

Cofe  non  mai  già  da  Troian  credute, 

Mi  feri  noi  nel  nofiro  ultimo  giorno 
Confonde  foloufxteafante  fjìe 
Ter  la  Città  de  i Dei  uclammo  i tempi 
V oltafi  iti  tanto  il  ciclone  da  toccano 


\ 


Cadde  la  cieca  nottc,c  con  grani  ombri  * 
Empie  intornia  la  terra  ofeura  c'I  polo, 

A Ubar  fparjl  i Troian  per  le  lor  cofe 
Hon  intefer  de  Greci  i chiufì  inganni , 
le  fatiche  membra  lor  legando  ilfonno^ 

E già  tieni  a uer  noi  la  Greca  [quadra 
1 lor  nauigli  in  Teticdo  ordinato  al  * 
Grato  jìlcntio  de  la  queta  notte}  ' 

Turfe  drizzando  aieonofeiuti  lidi  i 

Quando  la  poppa  capitania  inalzi  : *'I 
ìfcgm  dati  dall’ acccfe  fiamme  ì 

E bardito  Sinon  da  i crudi  fati 
Difèfojaprc  il fcrr aglio  a i cbiuft  pini  ; 


CdUd  gUdfcofi  Greci  ddl  gran  ucntre , T 

B Coperto  Caual  gli  rende  fiore. 

Che  del  rouer  canato  fccndon  lieti  ; 

E Stenclo,cr  Tcjjandro  e'I  crudo  Vliflc 
Scefl  per  fune  giu  calati  al  baffo , 

A thamante,  Thoantc,  e [eco  il  figlio  > 

Di  Pel  co  N eottokmOyC  M dchaontc 
il  primo,c  Meiulao>c  de  gl  inganni  ». 

E peo  maeflro,c  ajfaltan  quetamntc 
Nc/  forno  tutta  la  Citta  fcpoltd. 
te  guardie  itccifc,apron  le  portele  dentro 
Kiccuon  tutti  ifuoi  compagni  infame*  * * 
Le  congiurate  lor  fchiere  ordinando*  i 

tra  già  l'hora  quando  il  primo  fonno  . 

A gli  infirmi  mortai  cominci  a,c  forre  * 
Dolce  e gradito  don  de  ifimmi  Dei  > 
Ecco  infogno  mi  parue  innanzi  a gliocchi9 
V cder'Hettore  mcjìo,e  piai  di  doglia  j 

Larghi  pianti farge ffe,da  duerote  ?4 

Come  già  flrafcinato}  e per  li  piedi 
G onfiati  battendo  trapaffati  i lacci  ? 

Di  poluer  fangumofo  ofeuro  e tinto. 

Ai  loffi  me , come  era  aUhordyquanto 
Da  quel  H ettor  mutatole  le  foglie  \ 
Tornò  ucjhto  del fuperbo  Achille, 

O pur  quando  auucntò  gli  acccfi  fiochi 
Troiani  ardendo  le  gran  poppe  Greche • 
Squallida  barba,e  inuolti  i ere  fi  crini  : 

Hel  f angue  hauea,e  le  ferite  tante, 
Ch'hcbbe fu  i patri j muri  m uarij  luoghi * 

P arcami  domandarli^  dir  piangendo  . . *, 
fauuJL* 


• • 


\ 


V 


01  LlìHt) 

T 4//  amiche  parole  in  tncflo  fupno * ^ 

0 efrùrd  foce  di  Dar  doni j , o ferma  i 

Ma  speranza  di  Troiani,  quale 
Cofat'ba  fi  tardato  leda  qual  parte f 
Hcttórc  defiato  bor  tomi  a noti  j 1 

Che  fianchi  ti  uggiamo,  e dopo  molti 
Morti  di  tuoi, e dopo  offre  fatiche 

Vi  ciafcurìhuomo,  e de  la  tua  Cut  ode? 
Qual  ria  cagione  ha'l  tuo  uolto  fcJjcno  * i 
Si  macchiato  : o perche  que(lc  JrMc 
V eggtQ  l egli  nuUa,e  me  che  cofe  uane  -t 

Cercaua  non  ritarda,  moda  mezo  > 

1 lpettomuoucaltifofpin,edice:  à 

Deh  fuggi  figlio  de  la  bella  Dea,  r 
T ogliti  homai  da  qucjle  fiamme  ardentii 
Gl' inimici  fendendocela  le  cime  i ’ 

Piu  alte  cade  tutta  a terra  Troiai 

Già  per  la  patria,e  Priamo  affai  s' è fatto. 
Se  fùfjc  in  man  altrui  pofio'l  guardar la^ 
Ancor  furia  da  qucjt'eUa  difefa. 

Troia  ti  raccomanda  i fuoi  Penati, 

Le  cofe  fiere ,e  qucjittcco  prendi 
Compagni  a la  fvrtuna,cT  a lor  cerca 
b\ura,lc  qual  pofiia  cbe'l  mare  errano*  ' 
haurat  folcati  ai  fin  fara-fuperbe. 

£ tacque;  e trahe  da  Le  j piu  chiufe  tombé  * - 
Le  bcnde,e  uefhxc  /èco  i fòchi  eterni, 
ìn.quefto  la  Citta  per  ogni  !,icgo 
Di  uarij  pianti  empiee  fifa  tifuono 
Ogni  kor  piu  chiarii  gran  romor  de  tarme 
MuoucJfaucniOiUncor  drfl  padre  Anchife 

L ontan’ 


» 

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«SECONDO»  HI 

lontarìhdueffc  il fio  palazzo  antico 
& arbori  ombrofi  £ ognintorno  chiufo . 

A me  fi  fcuote  il fionno,io  glialti  tetti 
foggiati  fiommi  con  ? orecchie  intente: 

Come  quan£ una  fiamma  entro  le  biade 
S'accende  Mor  che fioffia  irato  l'aufiro, 

O quando  cade  giu  rapido  fiume 
D*  i montile  i campi  guafta,e  le  fatiche 
Di  buoi,e  ancor  le  biade  allegre  feco 
Ruma  e trahe  le fiueltefielue  infime. 

Si  sbigotifee  il  perfido  pafiore 
D'alta  cima  £un [affo  il  fiono  udendo: 

AUhor  la  falfa  fide , e i fieri  inganni 
De  i Greci  aficofii  n'apparificon  ueru 
Già  di  V cleono  la  fuperba  forza 
A terra  ffarfio  hauea  di  Deiphebo 
il  gran  palazzo ,er  arde  a quel  uictno 
Vcalegone,e  infieme  i Mar  Sigei 
Splendon  del  fioco  largamente  accefio * 
D'huomin  s’odon  grida, odefi  il  tuono 
De  le  gran  trombe,on£io  fior  di  mefieffo 
Varme  allhor  prendo,epur  non  ho  che  farne 
Ma  co  i compagni  entrar  ne  t offra  guerra 
E a l'alta  rocca  girne, or  don  gli  ffirti* 
ira  è grane  firor  la  mente  abbaglia, 

E bel  morir  fouuiemmi  in  mezol' arme • 

Ecco  uenir  da  i greci  armato  P antho 
Scampato  figlio  £Otreo,c  facerdotc 
Del  chiaro  P hebo,e  de  la  rocca  fiacra, 
he  cofe fiacre  i uinti  Dei  con  ficco, 
E'ipicciolfiuo  nipote  guida  a mano* 

Enei-  di  Ver . Q. 


t 


mx  t o iv.  v 


f 


E fuor  di  fe  ne  ud  fcorrcndo  al  lido . 

A che flam  giunti  o P antho  ? horpur  qual  Rocca 
prenderem  noi  t dppend  tacqui, ch'egli 
Co/i  fùora  mandò  parole, e pianti. 

Già  è uctiuto  il  giorno  ultimo , e tempo 
Di  Troia  ineuitabil,  già  Troiani 
Fummo , fu  Ilio, e lafamofa  gloria  , 

Già  fu  di  Teucri  prima , e il  fiero  Gioue 
Kidotto  ha’l  tutto  in  A rgo,cnd' hora  i Greci 
Signoreggiati  fupcrbi  Troia  ardente. 

D'alto  CauaUoala  Cittadc  in  mezo 
Stando ffiarge  per  tutto  huomint > er  arme, 

E lieto  uincitor  hor  quinci  hor  quindi 
Sinonponnuoue  fiamme,  altri  di  loro 
Stando  a le  porte  apcrte,quanti  inficine 
fìonuenner  mai  di  Grecia  altri  d'incontro 
Le  frette  firade  ban  co  i lor  fèrri  chiufe , 
Truffe  han  le  fiere  e lampeggianti  ffiade 
A occidcr  pronte , c nc  le  porte  appena 
S'arrf eh  tonfar  le  prime  guardie  guerra » 

E opporfi incontro  a la  battaglia  ofeura 
Per  tal  parole  e per  uoler  de  i Dei 
Ili  auucnto  in  mez'a  i fuochi,  c in  mez' dV arme 
Voue  mi  chiama  la  mia  fèra  E rumi, 

Dou’d  romor  e i gridi  alzati  al  Cielo: 
Vengon  in  compagnia  meco  Ripbco , 

E infieme  in  guerra  il  ualorofo  Iphito * 

Qui  de  la  Luna  ritrouati  al  lume, 

Hipane,e  D ima  a noi  s'aggiutigon  anco , 

E infume  il  figlio  di  Midon  Corebo 
Giouene , in  quei  giorni  a Troia  giunto 


SECONDO  txx 

D a tamor  fiero  di  Caffandraacccfo . 

Egli  genero  a Priamo , cr  a Troiani 
Venne  in  aiuto  l' infelice,  pofcia 
Che  f ammonir  de  la  diurna  frofa 
Non  bene  intefe. 

Voi  ch'io  tuddi  coflor  infleme,e  pronti 
A porji  in  guerra,  tal  parole  difii. 

Gioueni  indarno  ualorofi,quando 
Porgete  aiuto  a la  Cittade  ardente  : 

Già  uedete  le  cofc  a qual  fortuna 
Siano  ridottc,poi  che  gli  alti  idiij. 

Che  queflo  Imperio  foftencuan  quinci 
Partiti  fonlafciando  Altari , e Tempi. 

Mafie  glie  in  uoi  fummo  férmo  e certo 
Seguirmi  ardito  ad  ogni  cofa  eflrema 
jAoiamo , e in  me  zo  fame , e in  mezoi  fuochi 
Corriamo,  poi  eh' è fol  rimedio  a i uinti 
Non  haucr  freme  di  rimedio  alcuno . 

Alto  furor  in  tal  gutfa  s'aggiunfe 
A l'ardir  di  co/loro,  a tal  che  poi 
Qual  lupi  ingordi,  allbor  che  nebbia  o feltra 
fuor frenti  ciechi  per  rabbiofafame 
E che  gli  afretton'i  tuffati  figli 
Con  le  bramofe  gole  : andiam  tra  fèrri 
Alla  non  dubbia  morte, e tra  i nimici 
Ver  mezo  la  Città  uolgendo  i pafib 
Vofcura  notte  <f  ognintorno  uola 
Coprendo  il  Ciel  con  f ombra  fua  profondi* 
Chi  mai  potria  narrar  di  quella  notte 
ha flrage  horrqida  i e le  morti  empie , f crude  1 
O col  pianto  agguagliare  il  grane  affanno*. 

Q.  li 


LIBRO 


Cadde  in  nana  la  Ctttadc  antica* 

Che  per  tanti  anni  già  regnato  kaueo. 
Cuopron  leftrade  i corpi  mortile  fratti 
Che  furo  inerti ,e  per  le  cafc,c  per  li 
Sacri  tempi  de  i Dei  -,  ne  i Troian  foli 
Muoionfenza  ucndetta,e  benché  uuiti 
Sian,r antico  ualor  gli  torna  al  cuore i 
E i greci  uinutori  a terra  cadcno . 

Odcjì  pianto  mqucjìa  parte  e in  quella 
Paurc,e  ofeure  magmi  di  morte. 

Androgeo  con  gran  gente  ( eco  infìemt 
Primo  de  i Greci  in  noi  s'incontra , e credi 
Male  accorto  truouar  compagni  fuoii 
E cofì  amicamente  ne  ragionai 
Valorofi  compagni ,a  che  fèrmarfl  1 
H or  chi  mlmente  ui  ritarda  il  paffoi 
Saccheggi  angli  ai  tri  la  Città,  eh’ è infuoco, 

E f eco  portan  ma  ao  che  gli  aggradai 
Et  uoi  da  Pai  te  nani  hor  pur  uenite . 

Qui  tacque , e toflo  che  non  furon firme 
Riffofte  datela  gli  nemici  in  mezo  > 

S ’accorfe  effer  caduto ,e  sbigottito 
Raffrenò  il  piede,e  le  parole  tnfieme , 

Come  chi  tra  le  frine  afrre  un' Serpente 
Preme  col  piede  camtnando  a cafo , 

Onde  paurofo  toflo  mdricto  fògge  ; 

Ch’ei  s'alza  in  ira,e'l  nigro  collo  gonfia, 

CoJÌ  uolto  feti  già  pien  di  paura 
V iftone  Androgeo, e noi  con  Parme  in  cerchio 
Corriamgh  adoffo,e  quei  del  luogo  incerti 
Pien  di  timor  co  i nofln fèrri  ignudi 


\ 


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KSBCONDO»  I*; 

In  brtuc  tempo  giù  mandiamo  a terra. 

Lieto  Qorebo  e aUhor  d’animo  colmo , 

O ucydifi  ei,ne  mojlra  la  fortuna. 

No/  compagni, la  firada  al  primo  fcampo 
Segutamla,e  doue  ella  fi  mojlra  amica 
Cangiamo  ifcudi,e  infcgnc,c  P armi  grechi 
Vefl  tornei, chi  fio  mai  che  nel  nemico  ■ 

Ricerchi, che fta  inganno, o pur  udore* 

Lfii  ne  daran  Parme  : e poi  che  tacque 
Si  ponPelmo  <f  A ndrogeo  ornato  e pieno 
Di  leggier  crefle,e  Pinfegna  del  feudo-, 

E lega  poi  la  Greca jpada  al  fianco-, 

Coftfice  Rtpheo,cofifi  Dima.  ' 

Indi  la  giouentu  lieta  con  quefii 
Sforma  ciafiun  de  le  noueUe Spoglie-, 
Andiammifii  tra  Greci  inficmeui frotta, 

N on  con  P aiuto  già  di  noflri  Dei . 

P iu  uolte  fummo  ne  la  cieca  notte. 

Affrontati  in  battagliai  combattemmo , 

E ne  mandammo  ne  Pabiffo  molti. 

Chi  (ùgge  ne  le  nani,  e chi  correndo 
Cerca  i fecuri  Udi^cr  altri furo 
Vilmente fpenti  da  paura  cieca. 

Che  ne  l'alto  cattai fialir  di  nuouo  -, 

E s' a fonder  nel  cono  fiuto  uentre. 

Ai  laffo,  mai  non  fi  dee  al  fìn'hauere 
Contro  al  uoler  de  i Dei  Speranza  alcuna . 

Ecco  Caffandra  uergine  ancor figlia 
Del  buon  Re  P riamo,co  i capelli  fparfi 
Strofinata  dd  tempio,  e luoghi fiacri 
Di  Mineru4,cb' alzando  gltocbi  indarno 


d i1'* 


p 


*r  LIBRO  ^ 

eli  occhi  infiammati  al  Cui,  che  i duri  Ucci 
Auuolte  banca  le  man  tenere, e pure 
Acccfo  cC  ira,e  di  pietà  Corebo 
Non  potè  fopportar  tal  uifia,e  in  mezo 
De  le  fchierc  auuentofii,e  fenza  cura 
Di  uita,o  morte.  aUbor  lo  feguiam  tutti 
Con  fèrri  ffiefii  U correndo  inficmc. 

Quiui  al  primo  piouean  de  li  alti  tetti 
Del  tempio ,four a noi  molt'drmi,e  a molti 
De  nofiri  d iercn  miferabil  morti. 

Ver  la  fembianza  fol  de  l'arme , e per  lo 
Error,che  nacque  da  timprefe  Greche* 
Alhor  nfirctti  a noi  gli  Greci  inftcmt 
Voltarji  mofii dat affanno ,er ira 
Deh  uergiue  tolta . il  fiero  Aiace, 

D'Atreo  i duo  figli, e feco  il  campo  tuttOì 
Qual  fpezzdti  tal  uolta  in  giro  i uenti 
Contrafi  ano  tra  lor  Zefiro,  e Nofo, 

E co  i de fir  ter  del  fol  puro  piu  lieto} 

Stridon  le  felue,e  muoue  il  mar  ffiumofo 
Nereo  dal  fondo  col  tridente  irato} 

E quei  ne  l'ombra  de  Tofcura  notte, 
Ch'haucuan  con  inganni  in  fuga  uolti i 
E fcacciati  per  tutta  la  Cittade , 
Vcngono'incontra,e  iprimii feudi  et  arme 
Cono feonf alfe  ^fegnan  le  parole 
Di fuon  diuerf i,ondc  refiiam  fornmerfi 
Da  innumcrabil  gente, tal  chc'l  primo 
Corebo  giace  da  P eneleo  morto . 

A gli  aitar  fiacri  de  tarmata  dea 
Cade  irfieme  Ripheo,cbc  fi  tra  noi  t 


I 


di  SECONDO  ^ 114 

4 Di  bontà  chiaro , e di  uertude  amico . 

P urcofì  paruc  a i Dei,  tìippane,e  Dima 
tur  da  i compagni  uccifi,  nc  te  Ponto 
tatua  pittane  la  [aerata  benda 
D'Apollo  da  la  morte  atthor  difefi. 

. Voi  cencr  fante  d'ilio , e fiamme  efirtme 
De  mteiyuoi  chiamo  in  tcfhmonio  al  uero , 

Ch'io  non  fchiuai  nel  uofiro  ultimo  fine , 

Ne  le  greche  armene  gli  affronti  grechi : 

E fe  ifati  uolean,  ch'io  fufii  uccifo 
Combattei  fi, eh' io' l meritai  aftkora;  > 

Quindi  partiti  Ephito,c  Velia  meco , 

Dequai  giagraueper  molt'armi  E phito, 

E Velia  indebolito ,e  fianco  per  la 
ferita  del  fallace, e crudo  V lijfe, 

' Indi  di  rtuouc  grida  al  gran  palazzo 

Del  Re  P riamo  chiamatami  ueggiamo 
} battaglia  horrenda,come  in  altro  luogo 
N onfùffe  guerra,o  morte, 0 [angue  altronc, 
Quitu  indomito  è Mar  te, e quiui  i Greci 
Corrono, e già  la  porta  era  affediata, 
Spintiuifotto  macchine  da  guerra-, 

A i muri  appoggian  fcale,c [u  le  porte 
Saglion  di  grado  in  grado, e a l'arme  incontra 
itele  finifirc  man  tengon  gli feudi ; 

Onde  coperti,  ffiingon  quelle  inoriti 
Con  le  defire  prendendo  l'alt  e cime . 

A l'incontro  i T roian  ruman  torri, 

E tetti  e ca[e,e  cercali  con  quefi'armc 
Ne  f ultima  lor  morte  far  dififa. 

• Gettano  a baffo  le  dorate  troni. 


o momento, e ftlendorgia  de  lor  padri. 

Altri  con  l'arme  m man  guardan  le  bajft 
Torte  e gli  fpefii  jlan  raccolti  in  fchicri. 
Riprendon  forza  glianimi  e fioccorfio. 

Danno  a quei  che  difindon  gli  alti  tetti ; 

E aggiunger  forza  aUhor  cerchiamo  ai  uintu 
Tra  un'altro  ufeio  in  parte  ofeura  e cieca 
D'ufo  communc,c  doue  gli  ampli  alberghi 
Già  del  Re  Priamo  riffrondeano  inficmc, 
Vficio  da  i fianchi  abbandonato  efoloi 
Ondefoleua  Andromache  infelice, 

Mentre  quel  Regno  anch'era  alto  e fiuperbo , 
Senz’ altra  compagnia  girfienefpeffio. 
Quando  al  Socero,o  a f Amo  il  piccol figlio 
Ajìianattc fin  lieto  menaua. 

Doppo  molte  fatiche  io  faglio  in  cima 
Del  tetto , onde  gli  miferi  Troiani 
Auucntauan  con  mano  tarme  indarno', 
lui  era  un'alta  Torre  che  col  tetto 
S' alzana  fin  fiotto  le  fieUe, donde 
Solca  ucdcrflTroiatutta,canchord 
Vufiate  nani  greche ,e  i grechi  campi . 

Noi  ci  uoltiamo  a quefta,e  doue  i traiti 
Tiu  debolmente  inficme  tran  congiunti 
Dal' alta  cimala  fuciliamo,  e quindi 
T oflo  gettiamo , a baffo  : ella  cadendo 
Strepito  mena,  e gran  ruma  ficco, 

E f opra  le  lor  fichiere  larga  cade} 

Ma  fiaglion  gli  altri , onde  ne  grani  fiafii , 

Ne  tSarmc  manca  alcuna  forte. 

Al  portico  dinanzi,  e ne  la  prima 


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«SECONDO  12$ 
Fort  a,  con  Farne  fiaua  lieto  Pirrho 
Tutto  lucente  dal  jfilendor  de  F arme . 

Come  di  uelenofe  herbe, pafeiuto 
Il  ferpe,  ch'era  ne  la  fredda  terra 
Gonfiato, e afcoflo  ne  Fofcuro  ucrno , 

Nhoko  hor  ne  uien  cangiate  (foglie  al  lume 
Ringioucnito,e  bel  col  petto  in  alto 
V fccndo [corre  raggirando  il  tergo } 

E con  la  bocca  al  sole  alzato  lieto 
Vibra  in  tre  parti  le  ucloci  lingue . 

Seco  è P eripho  il  grande, [eco  il  maftro. 

Che  fu  del  carro, e del  deflrier  cF  Achille 
Automcdontc,ch’hor  de  Fame  ha  cura, 
Secolagiouentk  tutta  di  Sciro, 

Entrati  [otto  il  palazzo,  e foura  il  tetto 
Auuentan  crudel  fiamme,egli  fra  i primi 
1 duri  marmi  de  la  porta  rompe. 

Prefa  unyacetta,e  Fufcio  in  quefla  e in  quella 
Parte, ch'è  di  metallo, e fmuoue  e fucile } 

E già.  tagliata  una  gran  traue,  al  muro 
Pece  cauando  una  fincftra  larga} 

A ppare  entro  la  cafa,  e i gran  cortili 
S'apron  di  Priamo,e  de  li  antichi  regi, 
Veggonfi  i luoghi  afcofli,e  ueggonfì  anco 
Gli  huomini  amati  ne  la  porta  prima: 

Ma  dentro  al  gran  palazzo  amaro  pianto 9 
Grane  r ornar  fi  mefchia,e  fi  raccoglie . 

Vrla  ogni  caua  fianza  per  le  donne. 

Che  fi  jlracciati  piangendo  il  fuono  afflitto* 

B atton  le  f brida  in  Ciel  le  fteUe  (Foro , 

E paurofe  F afflitte  antiche  madri 


v l I B R O ‘faf 

Aggirai  la  gran  cafia  hor  quinci  hor  quindi 
S 'abbracciati  fhrctte,  c dm  Idei  a le  porte . 
Spingcfi  manzi  Pirro , e con  ualore 
Vgualc  al  padre  fuo,  ne  quei  ripari 
N*  guardie  al  furor  fuo  rcfìjlcr  pomo. 

Col  fficjfio  batter  de  V Ariete  cade 
V altiera  porta,  e l'una  parte , e l’altra 
Tratta  di  cor  din  fuor  fi  giace  in  terra, 

Tafii  la  uia  per  forza  urtando  i greci 
Kompon  l cntr ata,e  i primi  uccidon  lofio , 

Ef  empion  di  fòldati  tutti  i luoghi, 

Kort  eficecofi fiero  un  fiume  Mora, 

Che  pien  di  / fuma  ha  gli  alti  argini  rotti, 

E uinto  con  la  piena  ogni  riparo , 

Crescendo  con  gran  funai  campi  corre} 
ìndi  per  le  campagne  porta/eco 
Con  bombii  mina  armenti  e fi  alle, 
Hcottolemo  uidi  io, di furor  pieno 
Por  quefloye  quel  a mortele  in  fu  la  porta 
D'Atreoi  duo  figli,  cancor’Hccuba  uidi, 

P ie  cento  fue  nuorc,c  Priamo  infieme, 
c "banca  delfanguefuo  macchiato  i fiochi, 
Ch'eJJÒ  bauea  conficcato  a fanti  altari: 

Quelle  fine  maritai  camere  a canto 
Cinquanta  infieme, e in  quella  gran  fperanzé 
Difuoi  nipoti, e quelle  porte  ornate 
Superbe  d'or  barbarico , e di  fregi 
Caddero  a tcrr di  e doue  il  fioco  monca 
Spingonfi  inanti fieramente  i Greci, 

Tcrfic  anchofiaper  uoi  qual (br mio  fato 
nebbe  il  RC  Priamo, poi  ch'ciuide  prefa 


1+1  SECONDO  W 126 

ìnferamente  ld  Cittade,e  uide 
Pofte  in  ruma  quefie  cafe,c  quelle 
E dentro  hauer  nc  le  piu  interne  parti 
1 fieri fuoi  nemici , afflitto  aUhora , 

Circonda  il ueccbio  glihomeri tremanti 
Per  lunga  etade  d' arme  indarno , e molto 
I nunzi  abbandonate , e poi  fi  cinge 
Vinutil ferro, & ua  tra  gli  nemici, 

Chy  tronfi  folti, a ritrouar  la  morte . 

Pro  al  Palazzo  inmczo  un' granii  altari 
Pofto  a l’aperto  Cielo, e appreffo  a queflo 
Vn'uecchifiimo  alloro  alto  poggiano 
. Vcrfo  Voltar  piegandofi,e  con  V ombra. 

Abbracciano,  e copriuo  i Dei  penati, 

' OH*  /&*m  H ccuba,e  qui  corron  ut  loci 

Le  figlie  indarno  al  f acro  aitar  intorno^ 
Rijbcttc  inficine,  come  le  colombe 
Prettolofe  fenuanno  al  tempo  0 filtro, 
Vimagim  abbracciando  de  li  I ddiji 
Come  cUo  Priamo  uide,cb'hauea  prefi 
Vanne  fue  giouenil,  ai  infelice. 

Infelice  marito  e qual  penfiero 
Si  ibran  ti j 'finge  a pigliar  tarme  inuano, 
Ailaffaamedoue  ne  corri  idouet 
Non  tale  aiuto,  non  difèfe  tali 
Queflo  tempo  richiede, non  pur  anco. 

Se  teco  fùffi  il  nofhro  figlio  Hcttorre. 

Deh  fermati  al  fin  qui,che  quell’altare 
Sahara  tutti,o  almen  morremo  injìeme. 

Qui  tdcquc,c  menò  fico  il  uecchio  antico a 
E fianco  ilfipofar  nel  fiero figgio. 


Deipare,  fidimi,!  **&Uocchi 

■ stasar» 

A^i2S"??t,ut‘i‘ 

' ^Zhflmdcricn  io£lT'l\ 

Macchiato  m'hjì  A,ir  uolto 

sg%2$Z£? 

ffiSSKS ^«T1"™ 

wX.ZZT'** 

SSSs&BZ* 


E dirai  quefle  cofe  al  grande  Achille 
Mio  padre. a lui  le  trifle  opere  mie 
Ricordati  contare ,e  come  indegno 
N eottolemo fatt' è £ effer gli figlio  ; 

Jìor  nanne  a morte } e mentre  coft  parla 
Tremante  il  truffe  da  quei  fanti  altari , 

Che  del  figliuol  nel  molto  fangue  cadde ; 

La  manpniflra  ne  i capei  gli  auuolfe , 

Alza  con  f altra  la  lucente  froda, 

E tutta  dentro  al  fianco  glie  fafccnde, 
Queflo  de' fati  fu  di  Priamo  il  fine, 

Queflo  gli  diede  la fua  fiera forte, 

Arfa  uedendo  T roia,e  le  fue  rocche 
Cadutele  quel  che  già  di  tante  genti 
Di  tante  terre  fiflgnor  fuperbo 
Regnator  £ Afta,  hor  giace  pofioal  lido 
V n tronco  grande, e da  le  frolle  fuelta 
La  tejìa  e'I  corpo  fenza  pregio,  o nome : 

O n£  aUhor  fiero  horror  m' auuolfe  e ftrinfe. 
Sbigottito  reflui , che'l  caro  padre 
Veder  certo  mi  parue,aUbor  ch'io  nidi 
Di  ferita  crudel  i l uecchio  re ge 
Spirar  la  uita  : e uiemme  feco  in  mente 
Creufa  abbandonata,  e'I  noflro  albergo 
Andar  afacco,e'lpicciol figlio  lulo. 

Che  meco  fla  mi  guardo  intorno  gente. 
Stanco  ciafcun  m'hauea  lafciato  fola 
E chi  da  i muri  hauea  fallato  a terra. 

Chi  t egro  corpo  hauea  già  dato  al  fioco, 
ìofolo  era  rimaflo, quando  io  ueggio 
Star  fi  di  V epa  nel fiorato  tempio  . 


«LIBRO»' 

In  un foggio focreto  queta  e afe  o fa 
Di  T indirò  la  figlili  i fuochi  acce  fi, 

P orge  imi  chiin  luce  j mentre  ch'io 
D'intorno  m' aggirimi  hor  quinci  hor  quindi 
Gli  occhi  uolgeui  i ciafcun  luogo  intento . 
Elidi  Troim  temendo  hauer  nemici 
Ver  U rumi  de  le  mtiche  muri, 

E di  i greci  uguilmentc  effor  puniti 
Ver  tiri  del  Ufoiito  fuo  marito : 

Vili  di  T roiiiC  di  fui  putrii  Erinni 
Afoofii  t'erii  er  i i nemici  attiri 
S edeafì  folijillhor  di  fiamme  ardenti 
V animo  mio  s' acce  fi  y e crebbe  Pira  ■ 

Di  far  uendetta  de  la  patria  frenta. 

Di  lei  prendendo  federati  pena. 

Dunque  faina  coftei  dee  ueder  Sparti * 

O M leena  uedrà  fui  patria  antica* 

E con  triompho  andrà  regina  altieri , 

E fico  d'ilio  una  gran  turba  hauendo 
Seruita  da  Troiati  uedr'a  fuperba 
Il  marito  la  cafa  i figli  c'I  padrei 
E farà  uccifo  da  nemico  ferro 
Si  crudelmente  Priamo*  & arfa  Troiai 
Et  tante  uolte  il  nofhro  lido,c  tante 
Sarà  fidato  ancor  di Jfarfo  fingile  i 
Non  cofì  nò  ym' ancor  che  fumalo  nome 
lAemorabil  non  s'habbia  in  punir  donnei 
No  mcrte  il  uincitor  laude  ne  pregio} 

Vur  l'haucr  fpento  almen'un  tanto  male 
E data  giufta  fcnayhauronne  lode , 

D'bauer  l'animo  mio  fatiamo  ut  parte » 


1 


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«SECONDO  iaS 

E di  miei  contentati  i cener  frarfl  * 

Con  la  fama  godrò  di  tal  ucndetta,  i 

Dicea  tra  me  cotai  parole  altiero, 

E tiandaua  correndo  in  fùria  accefo -, 

Quando  m‘ apporne  inondagli  occhi  chiari 
P tu  che  mai  fùffe  la  mia  font  a madre , 

E nfrlendendo  ne  l'ofcura  notte 
Di  pura  luce  dimofirofii  Dea, 

Qual  uaga  e bella fuol moftrarfl in  Cielo , 

E con  la  deftra  man  mi  tcnnc,efrarfe 
D a l a rofata  bocca  tal  parole . 

Figlio,  qual  grati  furor  ti  muoue,efringe 
Ire  fi  fiere  !oue  ne  corri  ardendo! 

Ouc’l  penfier  di  noi  fé  uia  fuggito  ! 

Non  haurai  dunque  pria  riguardo  doue 
I tafei  per  lunga  etade  il  padre  Anchife  ! 

Stanco  cr  afflitto  ! e fe  pur  uiue  ancora 
Creufa  moglie  tua  ! o Afcanio  il  figlio ! 

A quaiuand ognintorno  i greci  armati, 

E fe  non  fùffc,ch‘io  pur  gli  ho  dtfifì, 

Vhaurian  l'ardenti  fiamme  in  cener  uolti, 

E le  nemiche  frode  alfin  condotti. 

Non  ha  dì  Helena  qui  f odiata  faccia. 

Non  Paride  ha  la  colpa , ma  tafrrezzà 
E de  li  Dei , eh’ bora  ha  fommerfe  tutte 
Quefle  ricchezza  Troia  pofla  al  fondo 
Riguarda  ( V io  hor  qui  l'humida  notte 
Che  fé  dinanzi  a gli  occhi, e la  mortale 
Vifta  impcdifccyc  ti  fa  ofeuro  intorno , 
teucro)  tu  di  quel  che  ti  comanda 
ha  madre  tua  non  bauo * dubbio  alcuno. 


mi  LIBRO}* 

Né  d'ubidir  al  fuo  uolcr  contrafta  ) 
qm  douc  ucdi  le  disfatte  mura  : 

E da  fafti  partitii fafii,  e'I  fumo. 

Che  con  poluere  mi  fio  ondeggia  al  Cielo: 

N ettuno  irato  col  tridente  fcuote 
he  murargli  alti  fondamenti fmofii 
Sprofonda  tutta  da  le  antiche  fé  di 
ha  terra  infime  : e qui  le  porte  Scee 
I nanzi  a tutti  tien  fuperba,e  fiera 
Ciunon  crudele , e da  le  naui  chiama 
Vomiche  fchiere , e dognintorno  è cinti 
D 'arme  e di  fèrro. 

Ve  come  P alla  de  le  rocche  in  cima 
Con  le  Gorgone  fiera  il  nembo  fflendc. 

Ecco  che  infino  al  padre  eterno  porge  t 

Ardire  a Greci, e ualorofe  forze. 

Contro  Troia  egli  ifteffo  i Dei  mouendo . 
fuggiti  figlio-, & a fi  gran  fatiche 
nomai  poti  finCyio  farò  fempre  tcco, 

,Sicur  porrotte  in  le  paterne  cafe. 

Qui  finì  di  parlare  indi  s'afcofe 
nelle  ffieffe  ombre  de  la  notte  ofeura. 

M'app  ai  on  facci  e h orrende, e contro  a Troia 
Ve'Dei  l'alta  potentia. 

Atlhor  ueder  mi  parue  in  mezo  a fuochi 
Arder  tutt'\lio,e  uolgcrfi  in  ruma 
ha  città  di  Nettuno  infin  al  fondo . 

Qual  fuol  ne  gli  alti  monti  l'orno  antico , 
Che  giù  con  ferro  e piu fecuri  infime 
T entan  pur  i uillan  di  porlo  in  terra  : 

E tei  minaccia  in  quefta  parte, e in  quella 

Trema 


Mi  S ESONDO*  tl9 

Trema  fiuotendo  t alte  cime >emuoue 
£<  folte  chiome, tahhed fin  pur  tinto 
fa  V ultima fu*  pruouay  e fico  tira 
Suelcoda  cotti  gran  minati  baffo. 

Scendo  atthor  iot  e la  celefie fior t a 
Seguo, a le  fiamme,  cr  a nemici  in  mezo  • 

V arme  luogo  mi  dan,fiiggon  le  fiamme» 
f H giunto  al  fin' entro  a le  patrie  fidi 

E ne  le  antiche  cafi  il  uccchio  padre 
Ch  io  defiaua  folo,  e ch'io  cere  alia 
Di  porlo ftiuo  il  primo  tigli  alti  monti:  * ' 

Kiega  di  uolcr  uiuo  indi  partir/i 
A patir  grane  efiilio , poi  che  Troia 
E gù  pofta  ti  mina . Voi  ( difie  egli  ) 

Ch  mgioueiuletade  il fangue  intero 
Hauetc  anebor a,a  chi  le  fòrze  falde 
Tuo  col  proprio  utior  rcggcrfi,uoi 
Cercate  pur  figgimi. 

Che  s'hauejfcr  gli  dei  uoluto,  ch'io 
, Refiafit  in  uita,quefli figgi  antichi 

W - aurianferbatitoffai  n'è  flato  e troppo 
\ Ch  un*  *tina  habbiam  ueduto , atthor  a • 

ni  <"^c  PrefA  k Cito*  refiammo  uiuù 

Cofiil  mio  corpoycofl pofio  hemai  % * 

Dettoli  ualc9bor  ti  partite  quinci: 

io  troucrò  con  quefte  man  la  morte, 

£ i mici  nemici  hauran  di  me  pictade,  t 

• N “infoio,  e ptcciol  danno  . 

E de  lafipoltura  ; già  moli' anni 
intuii  uiuo,  e in  odio  a gfi  alti  Dei: 

Dapot  che  de  gli  Idij  l'eterno  padre, 

U £*ei.  di  ver.  r 


% ' t 


r^c.  ^ pr 

E <fr  gli  huomini  Re  col  fiero  unito 
Del  folgor  mi  per  coffe  ,e  con  le  fiamme*  « 

Cotai  parole  ei  raccontami  fermo  i 

Si  fialidi  noi  da  t altra  parte  intorno 
Di  lagrime  bagnatii  la  mia  moglie 
Crcufai  Afeanioi  tutta  anchor  la  cafd 
Lo  pregbiam,  che  non  uoglia  ficco  trarre , 

Ogni  cofia  in  ruinai  al  crudo  fiato 
Ceder  uilmenee , che  ne  caccia  e preme . 

Nega  eglii  [aldo (la  nel  parer  primo 
le  medefime  fedi  fermo  anch  ora. 

Tra  Parme  allhor  nuóuo  furor  mi  Ipinge 
Mificro  mei  pur  defilo  morire , 

Cheeonfìglio  haucu'iol  o qual  fortuna* 

Dunque fperafli  mai  padre ihcfùgre 
il  pie  muoucr  potefisii  te  lafiaarei 

0 dalla  bocca  tua  fi  grauc  errore 

Come  mai  ca<Uc  * hor  s'a  gli  Dei  pur  piace 
Che  naDa  al  fmk  fi  gran  terra  auanzU 
E ciò  nc  l'animo  hai,  e aggiunger  teco 

1 tuoi  ti  gioua  a Troia , ch'hor  ruina, 
dacia  porta  a quefia  morte  apata: 
dà  P irrho  tic  ucrrx  dal  molto f angue 
De  V infelice  Priamo, quel  che  amazZd 
Il  figlio  manzi  al  fuo  mificro  padre , 

E quel  cbSl  padre  a fiacri  altari  occide. 

Qucflo  era  adunque  [anta  madre*  queflof 
Perche  tratto  m'hai  fuor  tra  ferri  i flammei 
A cciccbe  in  mezo  a piu  fiecrcti  luoghi 
Veggia  il  fiero  nemico  ,e  Aficamo  il  figlio , 

B'I  uccchio  padre  mio >CT  ua  apprejjò  . 


i 

I 


«SECONDO*»  IJO 
Creufa,  e l'un  ne  t altrui [angue  uccifo , 

Arme  compagni}arme  portate  poi 
Che  già  f ultimo  giorno  i uinti  chiama: 

Hor  me  rendete  a Grcci,kor  fu  lafciate 
Ch'io  uada  a riueder  nuoue  battaglici 
Moggi  ncn  morrem  mai  fenza  uendetta,  ; 

Di  nuouo  qui  mi  cingo  il  fèrro,e'l  feudo 
P oncua  a la  fuuflra,  e r affettando 
Quel  me  rìufcia  fuor  de  le  cafe  antiche, 

'Ecco  la  mogie  mia  che  n fu  la  porta 
Stando, i pici  m'abbracciaua , e infime  I ulo 
fAoftraua  al  padre,  hor  t'a  morir  ne  udii 
T eco  ne  mena  ouunquc  il  paffo  muouù 
Vi  afe  tu  fùrfe  pratico  ne  l'or  me 
Mai  pur  di  quelle  ancor  ffieranza  alcuna j 
Quefto  palazzo  pria  difèndi,  doue 
ìl  tuo  piccioC  I ulo,e  doue  il  padre , 
Etiogiàmoglietuachiamatarcflo . 

EUa  cofi  g ridona, e d'un  gran  pianto 
Tutta  la  cafa  empicua,allhor  che  nacque 
Marauigttofo  a dirfubito  cafo , 

Ch'entro  a le  mani , entro  a le  facete  mcflt 
D el  padre, e de  la  madre, & ano  antico 
Si  uide  foura  de  la  tefta  a 1 ulo 
Sparger  picciolo  cima  una  gran  luce 
Leccar  le  chiome, era  le  tempie  intorno 
Cirfcn  pafeendo  in  quefta  parte  c in  quella: 

Ne  punto  col  toccar  nuocer  la  fiamma. 

Trema  ciafcun  per  la  paura,e'l  crine 
Timido  fcuote,c  i Canti  fuochi  acceji 
Cerca  ejlinguer  Con  l'acqua  ui  chiara  fónte, 

R ii 

• * 1 TW  * * ' ^ * * * 


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I 


c '*  n B R o » A 

Md  litio  il  padre  Anchfc  di' dite  fletti  •> 

Lf  luci  inalza,c  di  ehi  tiro  ciclo  inficine 
Ambe  le  palme  con  la  noce  fccndc . 

S<  mai  per  pricgbi  onnipotente  Giout 
• ^ alcun  ti  pieghi , noi  riguarda  homai^ 

Sol  quefto  bafia,  e fenoflra  boutade 
H<*  teco  meno  alcuno, indi  tu  padre 
Porgine  aiuto, c quefii  auguri  firma. 

Non  tacque  il  uccchio  pria,  ch'alto  rotnort 
Dd  Lfinijtra  man  fubito  intuona  : 

E caduta  dal  Cicl  pei * / ombre ofiure 
Corfe  una  (Iella,  e fico  indi  trohea 
Con  molta  luce  una  faceUa  acce  fa. 

Quella  pofcia  i ledemmo  a tolte  cune 
Scorrer  foura  il  patazzo,e  con  gran  lume 
Segnar  la  uia,e  ne  la felua  idea 
A fonder  ifuoi  raggiai  chiaro  folco 
Con  un  lungo  fenticr  luce  ne  porge: 
’Dclfdfùfuman  <f  ognintorno  i luoghi. 

\uito  qui  il  padre  mio  fi  inalza  al  cielo 
Co  Da  ragionaci  finto fegno  adora. 
Gugùnonpiu  tar diate, homaiuifcguo> 
Eccomi  ouunque  mi  menate  uengo. 

V oi  patri]  Iddifle  nofire  cafe  antiche 
Saluate,e  l picciol  mio  nipote  fico: 

Da  uoi  nafeon  gli  Augurifitj  uofira  è TroÙL 
A uoi  la  ldjcto,c  teco  figlio  homai 
No«  nego  in  compagnia  girmene  altroutc 
Et  tacque,  egli  per  l'alte  mura  il  fioco 
Si  fintia  uia  piu  chiaro, e piu  dapreffo 

V oluon  nuouo  color  taccefe  fiamme, 


& " 


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» 


•^SECONDO»  lì* 
Hot  dunque  chdro  padre  al  wfbo  collo 
Soura  ti  po/u, io  gli  homenhaurò  fitto, 

Uè  g rauar animi  la  fatica  o l pefi: 

Segua  che  uoglia,ad  ambidue  communi 
Vnfil  periglio, una  filutefia, 
lAeco  ne  uenga  il  picciol  figlio  luto. 

Segua  Creufa  attenta  torme  nofire. 

Afcoltate  uoifirui,e  ben  tenete 
Gli  animi  uofiri  a quel  ch’io  dico  intenta 
Come  de  la  Città  uoi  fitte  fiori 
E'  un  poggietto,cr  un  antico  tempio 

Di  Cerer  finta  abbandonato  e filo. 

Et  un  uecchio  cupreffi  lui  uicino, 

Da  nofiri  padri  già  molt  anni, e molti 
Saluato  per  bontade,hor  quiui  tutti 
Per  diuerfi  caminuerremo  inficine. 

Tu  padre  piglia  con  la  g iufta  mano 
Le  fiere  cofe,e  i nofiri  patrij  lddei. 

Che  a me  non  lice, che  di  tanta  guerra 

Vengo  pur  bora  mezo  al  [angue, e a morta 
Sin  che  non  uo  dinoto  al  fiume  uiuo. 


O ueiomilaui. 

Detto  cofi  gli  homeri  larghi  fiura 
il  fittopofio  mio  collo  la  uefie , 

Edel  filuo  Leon  la  pelle  ftendo. 

Et  entro  fitto  al  pefi  > e l picciol  figlio 
Alamanna  s’duuolgc,e’l  padre  fegue 
Con  pafii  non  uguali,  e [eco  apprepo 
Henien  mia  moglie  fior  per  i luoghi  ajcojt 
andiamo  irfieme,e  me  che  poco  manti 
€ia  non  mi  moffi  l’amntar  de  tarme. 


¥ 


I V 


ALIERÒ  HI. 

N e Greci  infchicra  armiti,  boreCogniuent 0 
D'ogni  picchi  romorfofpcfo  temo: 

Che  del  compagno}c  del  mio  pefò  ho  cura,  . 
Gii  io  eri  uicino  a f altre  porte , 

E mi  pareua  ejferufcito  tutto 
Tuor  del  camino. ,aUhor  che  dietro  a noi 
Ne  parue  di  fcntirnuouo  romorc 
Del  calpcfUr  de  piedini  uecchio  padre 
Guardando  da  lontan  per  t'ombra  ofettri 
ftgliuol, grida,  figjfiuoljfuggiti,  io  ueggio 
Gli  ardenti  feudi,  e’njplcndcnti  fèrri. 

Qjtiui  tremando  aUhor  non  fo  che  nume 
A me  ben  poco  amico  fuor  del  fermo 
Leucmmiypoi  che  i piu  deferti  luoghi 
Mentre  feguo  correndo, crefeo  fuori 
Del  camin  conofciuto,e  del  fenticro; 

Mifero  me,  che  non  fo  certo  bene , 

O/è  la  cara  mia  moglie  Creufa 
M'hauefjcr  tolto  ifati,o  se' l camino 
Etk  piu  toflo  haueffe  errato , o fiatici 
fuffe  rimafla-,che  da  indi  innanzi 
Non  la  uider  mai  piu  le  noflri  luci. 

Ne  pria  nt auidi  batter  coftei  perduta $ 

0 adietro  a riguardar  t animo  uol/k 

Ch  al  picciol  poggio,cr  alfacrato  e antico 
Seggio  di  Cerer,noi  giugnemmo,doue 
Tutti  ci  radunammo  alfine >cr  ella 
Sola  manconnc,c  fola  ingannò  infieme 

1 compagni, il  figliuolo, e' Ifuo  marito. 
Qval'buom,qual  Dio  fuor  dimeno  accufaiS  - 
O mia  ruma  di  fi  gran  Culaie 


f : 


« 


». 


/ 


*c  SECONDO  W I}* 

Cfce  uiddi  piu  crudeli  ? Afeanio  aHhora 
A nchife  padre, e li  Troian  penati 
Raccomando  a compagni ,e  ne  la  curua 
Va&c  gli  afcondo,e  in  la  Città  di  nuono 
TornOjC  di  lucide  ami  mi  nuefio. 
fermo  ho  tentare  ogni  fortuna  nuoud » 

E ritornar  per  tutta  T rcia,e  porre 
Huouamcnte  la  uita  a gran  perigli 
Torno  prima  a le  mura,e  de  la  porta 
A limitari  ofcuri,onde'l  pie  mofsi 
Seguo  di  notte  in  dietro  torme  prime 
Con  gli  occhi  guardo  intorno, e in  ogu  luogo 
il  nuouo  borrorc,CF  il  filentio  fiero 
V animo  mifpauenta,  er  indi  a cafa 
Mcn  uq, Cella  mi  a forte  i fianchi  piedi 
Tortati  a forte  hauejjiiquiui  i Greci 
frano  fcorfl,e  tutto  il  granpalazzo 
Tcnean,uorace  fuoco  lui  in  quel  punto 
A tolte  cime  col  rabbiofo  uento 
Si  uolue,e  Calzan  foura  ancor  le  fiamma 
Il  caldo  uampo  mena  furia  al  cielo . 

Subito  a riueder'iljèggio  antico 
Di  Priamo  nonne,  e la  fua  alta  rocca: 

E già  ne  le  gran  loggie  uote  e fole, 

E di  Giunon  nel  riguardato  tempio 
E ranpofle  le  guardie,  e de  la  preda 
Vbenicc  ha  cura,efeco  il  crudo  V lifjc , 

Quindi  di  Troia  le  ricchezze  inficino* 

Ve  tazze  d'oro  infime, e di  prigioni 
Ve  foglie,!  picciol  figli, e in  lungo  giro 
De  le  paurojè  madri  una  gran  turba 

R iiii 


*♦  a 


4<  LIBRO 

Stanno  iui  intorno. 

10  bebbi  pur' ardir  ne  lombra  ofcitré 
Alzar  le  uociyC  fii  di  grida  piene 

"Le  fhadCyC  afflitto  raddoppiando  U grifo 
Chiamai  Creufa  una,  e due  uolte  indarno: 

E mentre  ch'io  la  cerco , e per  le  caft 
V ien  di  furor  ne  la  Citta  m'aggiro } 

Va  fembianza  infilicele  di  Creufa 
V'ombra  ifleffa  m'apparue  innanzi  a gli  occhi 
Maggior' affai  che  la  fua  ufata  forma. 
Stupido  uenni , e ti  drizzar  le  chiome , 

E rima  fi  l a uoce  entro  la  gola,  « 

E Uà  aUhor  cofi  diffe , e leuò  tua 
Con  tai  parole  i miei  grani  penfìeri  : » 

A che  ti  gioua  al  fin  dar  tanto  luogo 9 
Dolce  marito  ,a  fi  fiotta  fatica  ? 

Queflo  non  uien  fenza  uoler  de  Dei  : 

Teco  Creufa  in  compagnia  non  lice 
Quindi  altroue  menar , che  ciò  non  loft* 

11  Ré  de  Colto  Ciclo  funghi  e figli 
H attrai,  e da  falcar  del  mar  Calte  onde 9 
Me  C Italia  ucrr  ai,  la  doueil  T tbro 
Vidio  con  leggier  corfo  C acque  mena 
Tra  i grafi  campi  de  le  ricche  genti: 
lui  allegrezza, il  Regno  iui  ti  fio, 

E reai  moglie  apparecchiata  inflenuf 
1 pianti  fcaccia  di  Creufa  cardi 
Ch'ai  meno  io  non  uedrò  fuperbi  feggji 
Di  Mirmidoni , e Dolopi, , io  Troiana 
Non  girò  in  feruitu  di  donne  grechi  • 

Io  di  Venere  nuora: 


2 


y. 


H* 


KJECoNDOMI  in  f 

Mi  mi  ritiene  in  qucfle  fiere  parti , 

La  gran  madre  de  D ei,hor  refa  in  pact9 
E'I  noftro  picciol  figlio  amar  ti  caglia, 
poi  ch'ella  diede  a tai  parole  fine, 

Mentre  io  piangeua,e  mentre  uarte  cofé  £ V 

Volea  pur  dirle  ancor ilajjommijòlo, 

E ne  l'acr  leggier  giffene  afeofa. 
lui  tre  uolte  allhorfci  uana  pruoud 
V'auuolgerlc  le  braccia  al  collo  intoma 
Quella  imagin  tre  uolte  indamo  prefa 
Vi  man  fuggimmi  ugual  al  leggier  ucnto, 

E qual  fonno  fimiUima  che  uoldi 
poi  che  cofi  paffuta  hebbi  la  notte, 

♦ A compagni  ritorno,  doue  io  ueggio 
Crefciuto  il  numer  lor  di  genti  nuouci 
Onde  re  fai  di  mar  auiglia  pieno 
Vedendo  tanti  inficine  huomini,e  donna 
La  g iouentù  raccolta  d nuouo  efiilio » 

E’i  mifer  uolgo  feco  d’ogni  parte 

Era  quiui  uenuto,  e ciafcun  pronto 

Con  l'animo  e ricchezze  in  ogni  luogpg 

Oue io  uolefsi gir  per  londefalfe , .M 

E gii  s' alzana  la  Diana  fella  * 

Da  Calte  cime  del  gran  monte  4' Ida  : 

E trahea feco  il  giorno,  cr  ale  porte 
Pur  d'intorno  tenean  le  guardie  i Gteci  ? 

• - Nc  mi  re  fondo  oue  trouar  feranza 
V'hauer  rimedio  alcun,quindi  partimttil 

. Meco  portando  il  padre  Ancbifc  d monti* 


IL  TERZO  LIBRO 

DELLE  NE  IDE  DI 

VERGILIO, 

TRADOTTO  DA  M.  BERNARDINO 
Borghefì^a  Madonna  Giulia  • 
t'  PETRVCCi* 

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ARGOMENTO.  * 

Vinata  che  fù  Troid,Ened  rdccol 
tc  le  reliquie  de  [noi,  eh' erano 
auanzate  al  fèrro?  e al  fuoco , cT 
hauendo  meffa  a ordine  una  arma 
ta  diuenti  naut  ad  Ant  andrò  ,fe 
riandò  prima  in  Thracia,douefa 
ccndo  i fondamenti  duna  città, fini 
ucntdtoper  liprodigij  di  Poùdo 
ro  morto  da  Polmncflore,pdfiò  a Deio : cr  quiui  battendo 
domandato  confìglio  dall  oracolo  d A polline,  cr  battendo 
tnt cfo, che  douetia  ir' a trottare  lantica  madre  della  fuan<t» 
tione , cioè  la  prima  terra  ddLxfua  origine, per fuafo  dalla 
[alfa  intcrpYetationc  di  fuo padre  Anchife,  andò  inCre ■ 
ta.  M a perche  quiui  anchora  hauendo  già  edificate  le  mm 
ra,era  trauaghato  da  grauifìima  pc/hlcnza,auifato  in  f<* 
gno  da  gli  Dei pcnati,lafciata  Creta  pafiò  in  ltaha.<XBlm 
lupétto  leuandojj  fortuna  di  marc,clfendoJì  prima /pinta 
adifolc  Strofadijù  affatilo  dalle  H arpie  : poi  tr  off  orlato 


(KTER  IJ4  f 

Ih  Àttio  celebrò  i giuochi  in  honore  <t  f rolline . P affini* 
poi  di  Corfù  arriuò  in  Epiro  ,doueerHaUbora  /ignori 
Helcno  figliuolo  di  Priamo  nlquale  dopo  la  morte  di  Pir» 
ro  haueua  prefa  Andromache  per  moglie . H 4cnp  allog- 
giò Ene  avergli  usò  ogni  maniera  di  cortcfia,zr pedo  ani 
fato  de  pencoli,  ch'egli  haueua  a correre  per  mare,  et  per 
terra.Ened  partitc/i  <t Epiro  &p affando  lungo  Tarano 
f o,er  la  /piaggia  d’ Italia,  arriuò  a quella  parte  di  Sicilia , 
eh' è preffo  al  monte  Etna . Et  quiui  raccolfe  Acbemcnide 
abandonato  da  Vlijfe  nella  jficlunca  del  Ciclope , ilqual  fi 
gli  raccomandaua  : auucrtito  da  lui  della  crudeltà  de  Ciò 
elopiji  partì  di  là.  Poi  ricordandoli  de  precetti  <L  H elno, 
fchi fondo  i pericoli  di  Charibdi,  cr  di  Scilla,  girando  col 
lungo  circuito  le  rìuia-e  di  Sicilia,  finalmente  fi  condujfe  a 
Trapani  : doue  Anchife  fianco  da  gliamn,ct  dal  trauag  j 
del  maggiorenne  a morte.  Quindi  effendo  per  poffare  in 
Italia , Eolo  gli  mandò  addoffo  unafubita  burajca,  che  lo 
traffortò  in  Africa , laqual  parte  egli  racconta  nel  primo 
libro * 

POi  che  tmìperio  <f  Ajta^r  che  ta genti  i 
Di  Priamo, parue  a li  fupcrni  Dei 
Sottofopra  uoltar  indegnamente, 

Chc'l  fupcrbollion  cadde  inruùht. 

Et  da  la  terra  di  Nettunio  Troia,  Z 

Dogni  intorno  effalar  fi  uede  il  fidilo. 

Siamo  allbor ) pinti  da  celcfli  auguri  » ' 

Diacciati  cercar  uaripaefi. 

Et  le  diferte  terre, onde  Carnata 
. Sotto  Antandro  ordiniamo  a i Monti  fida  , 

In  Pkrigia,zr  dubbi  oue  ne  guidi  il  Fato, 


« I*  1 B R O » 

0 ne  dìalficggioyìui  aduniam  le  genti, 
tra  apunto  al  principio  Primaucra 

E7  padre  Anchifc  unol  che  fieno  a fati 
Dare  te  ucle  alhor  ch'io  lacrimando 

1 patr  ij  lidi,e  i porti  lafcio,  t infime 
1 campi,  ouc  già  fu  Troia  : e r [cacciato 
Hatugo'l  mar  co  mei  compagni' l mio 
Vicciol  figliOyi  Penati,!?  gl  altri  Drt. 

S'hobita  lungi  una  Città  di  Matte, 

Oli c fi * d'ampie  campagne  arano  i Traci 
Signoreggiata  già  dal  fier  Licurgo. 

Antico  albergo , e?fùrgh  E>«  compagni 
A Troia , mentre  fletter  gl' alti  Regni. 

Qua  fon  portato,*?  con  maligninoti 
Comìncio  fabbricar  ne  curui  Lidi 
1 primi  muri,cr  dal  mio  ifiefifio  nome 

Gli  pongo  il  nome  Ja  città  d'Enea. 
EccooffcriuaalaDionamadrc 

l fiacri  doniyC?  a fiuperni  Dei 
Sacrificio  fiaccai  un  bianco  Toro 
Età  àfone  uicin  quiui  un'poggetto. 

Che  in  cima  banca  di  fottìi  uerghc  un*  Conio 
Et  di  folte  afliccUe  horrido  un  Mirto : 
AUhormiaccofio,  e?nelauerdcfblué 
SutUcr  mi  sfòrzo  da  la  terra  i rami 
Colmi  di  fòglie yonde  l* aitar  coprii, 

O mtr acolo  a dir , borrendo  tnofhro 
Alhor  ueggto  io, perder  quel  arbor  primo 
In  terra  fluito  da  radici  rotto i 

Quindi  goccie  di  negro  {angue  uficiro , 

E la  terra  macchiar  del  trifto  brnore. 


„ T E R z 0 tu  • . 

£,S °j!0norl'K^r$fott  . ” 
Z^olftngucpcrtcm  stèrna 

sùdoZofV‘el  tenero  •»*> 

DiZ^co,FieHcorZi‘  miM° 

o dnclj  or 4 il  t\uouo  /angue  fcomt 

H’Tporg'uatU/UutjlriMfc 
d padre  Marte,*  Tracii  cambi  four ^ 

figuri 

fissassi itf 

A chine  «7  * '^K/fno uicmmi 4 t orecchi*. 

ÌrZf W*f*'oa* 
c*rr  Plct^e  ^cmui  ti  chi  qui  giace , 

T rJf*t0ntm^*l<tPro&‘KUU4 

Trou  m genero, ni  quefiofimgut 

Polidoro  fono  10,  quinci  confitto 
K'I^r'rgUfficfltv-ficriitrii, 

iti  T!'^"  ***&  ^‘Poi-  ’ •■ 

G.f‘lZu«‘frmofiicntroUgoLL  ’ 

Hupofto  Polidor  Priimo  infitte 
Congrn  numero  d’oro  ofeofimnte 


y l 


ml 


+1  L I R O 

é Rf  * Tracia, quMdo  ». 

Si  disfido  de  le  Bardarne  fòrze 

Bt  cinta  la  cittì  uiic  <£ offe  dio  X 

Bgli  poi  che  mancar  tabe  potenze 
Troiani,^  che  fortuna  arnica 
Quindi  parti  d'Agameniton  le  imprefk 
Ut  le  wttoriofe  infcgne fegue. 

E ogm  douer  rompendo , Polidoro 
A neide,e  a fòrza  il  gran  theforflgode. 

° d oro  ineffe • crabilepigordigia , ; 

A c/’f  nonfìringi  i mortai  pettino/} ri*  - : 
Poi  eh  to/fi  abbandonò  il  ttmore> 

A piu  [celti  [gnor  del  popolnoflro, 
z padrc  p,rim  dc V'igr Auguri 

t™^dom“\do  ^lP^er fui  loro, 
Tuttijona  un  uoltr  quindi  partir/l 

i^uTr  tnri‘  * Chnl  Mtrg» 

Dcbbm  lafcrar,<zr  dare  i ucntt  a legni.  * 

A Polidoro  dunque  rinouiamo 

pompe  funerali,  indi  alfcpolcbra 

5 aduna  [opra  molta  terra  mjìcmc. 

Stanno  /’ Aitar  afcioltiffmimcfli 

Con  negre  bende, & [cpulchraf  c;  pretta- 

Bt  (fogni  intono  le  donne  Troiane , * 

QHf  e r il  coflume  hr,i  ermi [delti 

t uifrcfco  latte  una  fcbiumofa  taz  za 

lP;W™°Vdifar*tofague,lu4 

Et  ndfrpohhro  t Anima  afeondiamo, 

L ultimo  fuon  con  gran  noce  chiamando, 

Boi  come  pria  ne  [ce  fedeli  mare, 

E t concedono  i uenti  quete  tonde. 


«»• 


I 


[ 


<K  T'B’R  Z O 
th'Auflro  benigno  mormorando  chiama 
in  Mar,  guidano  già  le  nauti  mici 
Empiendo  il  lido,  & poi  del  porto  ufciami v 
Et  ji  dipartono  ampagne  crcittadi . 

Z'habita  in  mezzo  al  M ìfo letta 

Sacrata,  er  molto  de  le  Nimphe  Ncree 
A la  Madre, e a Nettunno  Egeo  grata, 

Quefìa  già  errando  i ogni  intorno  a lidi  * 

Coni  alta MtcOjCT  Giaro  taggiunfè 
Vietofo  A pollo , e a gl'habitanti  pofcta 
\mmobil  diede  e a deprezzarne  i uniti 
Qua  fon  portato,  er  ella  qucta  molto  1 

Alfccur  porto  fianchi  ne  riccue. 

Quindi  ufcendo  d'A pollo  la cittadc 
H ononam  tutti,in  tanto  Annio  il  RecgU 
D'huomini  R e,  di  Phcbo  Sacerdote 
Cinto  di  bende  cr  di  [aerato  lauro  • * 

Le  tempie  ornato  incontro  a noi  ncuicne9 
E Anchife  riconobbe  il  uecchio  amico . 

Giungiam  le  defbre,?? ficco  tutti  accoglie 9 
Dentro  ne  andiamo  a gPhonorati  tetti. 

"■  Indi  <f  Apollo  l'inalzato  tempio 
D' antiquo  marmo  in  cotal  fuono  honoro \ 

C oncedi  homai  a noi, che  firn  già  fianchi 9 - 
1 propri  alberghi.  Apollo,  douei  muri , 

Et  la  flirpe  er  mai  fempre  una  cittadc 
M anticn  <f  una  altra  Troia  i muri,  cr  feto 
Noi  da  Greci  campati,??  fiero  Achilie 
Cbffeguitar  debbiamo , o io  ue  incoi 
• * T eniam  la  uiajoue  formare  il  peggio 

Vacci  padreggi' Augurij,??  cadere  . 

> « 


à‘  0i  L ! B * O 

fa  nel  noftro  penfler  gCalti  precetti* 

. Hebbili  a pena  cofì  detto, quando 
, Ogni  cofd  tremar  ludi  in  un  punto 
1 fanti  limitar  di  Pbebo'l  Lauro, 

T ulto  croUarfl  <f  g ni  intomo'l  monte . 

La  cortina  mugghiar, e i piu  ripofti 
Luoghi  s'apriro,humil gemami  in  terrei 
E la  uoce  cofi  uicmmi  a f orecchie, 
torti  T roiani,quel  terreo  che  prima 
Gcnerouui  de  uofln  il  ceppo  uccchio, 
Lglijleffo  fecondo  cr  lieto  anchora 
V' accoglierà  qual  hor  mai  tornerete . 
h'antiqua  madre  dunque  ricercate 
Quinci  deue  ifEnea  Calta  famiglia 
Signoreggiar  ogni  contrada  intorno , 

Et  de  lor  figli,  i figli  cr  tutti  quelli. 

Che  nafceran  da  la  progenie  dluftre* 

T acque/i  P hcbo,ej  di  uario  rumore 
E eco  forger  tra  lor  alta  lentia . 

T ulti  domandan  qual  mura  fian  quefle, 
Doue  erranti  gli  chioma  Apollo  cr  doue 
' Vuol  che  debban  tornar.  Alhor  mio  padre 
Dice  uolgaido  le  memorie  antiche. 

Signori  udite,  cr  le ffier ante  uofhre 
Procacciate  imparar1.  Di  mezzo' l mare 
Creta  de  l'alto  Gioue  ì fola  giace, 

V d'ìda  eì  monte,  cr  de  le  genti  no&re 
il  tener  nido . Cento  ampie  àttadi 
S'habitan  quinci,cr  gli  fecondi  Regni, 

■ Donde  f antiquo  cr  chiaro  padre  Teucro^ 
Se  ben  di  quanto  udii  già  mi  fornitene. 


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1*1  TfiHo  >•>  IJ7 

Qui  primo  uemte  a le  contrade  Frigie 
Quinci  dcjjc  regnar.Non  ilio  anchord 
fiele  fuperbe  mura  eran  di  Troia , 

Che  fbabitauan  le  profinde  uatli. 

Qumdi  è la  madre  Cybcle,  ch'il  monte 
fìabita,c?  quindi,i  Conbxntifuoni 
Videa  felua}quindi  a t facnfici 
fidofilcntiOiCT  de  la  Dea  congiunti 
Sottopofti  i L concentrano  al  carro . 

dunque, & douc  de  gli  Dei  i precetti 
Hcguidan  feguitiamo}e  i uenti  intanto 
Facianci  amiche  andiam  di  Creta  a Regni, 

Cia  di  lungo  camin  non  fon  lontani 
( Purché  Giouc  rì  aiti  ) il  terzo  giorno 
V armata  firmari  di  Creta  a lidi. 

Co/?/?  tacque ,er  ne  gl' altari  occide 
iconucneuol  facrifid,un  toro  f 

A Hcttunno  un  toro  a te  biondo  Apollo* 

Et  negr  a pecorella  a le  tempefie , 

Vnacandida  a i Seffiri filici.  t ^ V 

Vola  lafamay\domeneo  il  Duce 
Ejfcr  partito  da  patemi  regni 
Diacciato  rejlarjì  Creta  fola. 

Che  del  nimico  fuo  mancar  gl' alberghi* 

Et  rimanerne  abbandonati  i figgi, 
bafàam  cCOrtigial  Porto  ut  mar  uolando, 

Di  Najfo  i coUt,oue  habitar  le  donne 
Deuote  a Baccho,cr  la  uerdc  Donyfd, 

Indi  Olcaron,cr  la  candida  Paro, 

Et  Icjfarfc  Ciclade  in  mezzo  f acque 
Scorriamo,  er  dalcfrcffc  ifolei  Mari 
Enei,  di  Ver.  $ 


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1} 

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Tortai . Intinto  <fe  N occhim  i grida  .-, 
Cop  «ano  affaticar  alto  riforge , 

Ci  cffortano  i compagni  andare  in  Creta*  „ 
V fono  maggior  paSri,e  i ucnti  in  tanto 
Sorgendo  a poppa  il  caminnoflrofigue* 
Et  pur  alfìn  a f antique  contrade 
Di  Crrtd  c'accoftiam'.  Dunque  intagliata 
D'uni  cittadc  i deflati  muri 
fabbrico, & Pcrgamea  indi  la  mio* 

Voi  dal  cognome  le  filici  genti 
Bjforto  a de  flore  i furi fuochi» 

$t  le  cafe  inalzar  co  proprij  tetti 
kt  già  quafl  fui  Udo  afeiutto  i legni 
Brano  citrati, che  la  giouentute 
Pe  i matrimoni ,ey  per  i nuoui  campi 
Tutta  t adopra  a i facri  offici  intorno 1 
Dìmì  io  le  leggici  loro  alberghi  inflette* 
A Ihor  che  fotto  la  corrotta  parte 
In  un  punto , del  del  putrida  pefle 
I membri  affa  \fe,&  di  miferia  coluti 
d'arbori, cr  lcfcmcnte,cr  mortai  anno 
Tal  che  molti  lafciarT anime  grate , 

E i corpi  a pena  fofleman  lofi 
Ardca  alhor  Sino,  ej  fi  a flerdi  i campi  , 
Seccarfl  thcrbc,cr  f affannata  terra 
. ìlcibonicga.Ondc  c'ejjorta  Anchife*  \ 
Che  di  nuouo  a V oracolo  di  Phcbo 
In  Pc lo  onduline  a domandar ■ mercedi* 
Vita  altra  uolta  rifolcando  il  mare. 

Qual  fine  imponga  a noi  da  fati  fianchi* 

O dfiue  uogUa  a noflre  empie  fatichi 


rr 

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«TERZO»  f*9 

Tfnter  r^3  oi*  uclgert  il  corfo. 
f r*  /i  notte  ,cr  gemmali  in  terra 
Occup/lformo,cr  io  defto  giacca 
Quando  con  manififla.CT  chiara  luce. 

Che  ampiamente  jfargcafi  d'intorno 
A T aperte  fine firc, entro  la  luna 
Veder  mi  parue  inanzt  a gnocchi  fiarfl 
Vimagin  / acre  de  celefti  dei , 

Et  di  Troia  i Penati, quei  che  meco 
Ve  U cittade  in  mezzo  a fuochi  tolfl. 

Che  alhora  incominciar  in  cotal  gufa, , 

Et  con  quefìo  parlar  tor  uia  graffo inni, 

Quel  chcpojcidch'tn  Latio  farai  giunto  , 

Ti  dira  Apollo, qui  chiarori  dimoflra , , 

Uriche  poi  eh' arfe  la  cittì  Dardonia 
Tejlcjfo  e le  tue  infegnic  hauiamfiguitf » 

Uri  eh' cl  gonfiato  mar  tutto  fole  attimo 
Sotto  il  goucrno  tuo  entro  a tuoi  legni, 

I medefini  ancho  la  futura  prole 
j tifino  al  cielo  inalziam'dc  tuoi, 

E tnedarem  ne  la  cittì  l'imperio» 

T«  in  tanto  a la  fuperba  tua  progenie 
Ordina  procacciar  fuperbe  mura , 

He  lafciar  del  camino  il  lungo  affanno,  & 

D ebbi  figgi  cangiar. non  quefii  lift 
Vi  Dclotifuafi il  biondo  Apollo, 

He  ti  comandò  gii  firmarti  in  Creta,  * 

Vn  luogo  c,che  da  Greci  è detta  Hcfperia  y 
Per  il  cognome,  & ualorvfa  iti  arme  v 
Hebtlc,cr  ricca  di  fecondi  cinipi. 

Quefia  lOenQtri  genti  colttuarpt 

S il 


-J  ...» 


• * : 


Plora  è di  difendenti  Italia  detta 
Per  fama  e'I  nome  dal fuo  Duce  prende, 

Q hcfte  d noi  fono  i propri Jeggi.  Qu  indi  > 
r> ardano  crigin  hebbe,e'l  padre  lofio,  j 
Ddl  cui  principe  ufeio  di  uoi  la  fìirpe . , 

S orgifu  dunque, e al  antiquo  tuo  padre . 
Queflo  uero  parlar  lieto  riporta. 

Cerca  il  Conto, & l'Aufomc  terre, 

D«  Creta  bomai  ti  mega  i campi  Gioite,  li 
D a cotaluifionc  sbigottito. 

Et  de  la  uoce  de  gli  \ddei  wfieme.  > 

Né  fono  era  già  quel, che  la  prefenzd  !■ 

Conofcer  mi  parrai  uolto  e le  chiome  • -> 

Cinte  di  bende, & Ciftejfofembiante. 

Albor  freddo  fudor  pe'l  corpo  fcorrc, 

T ofio  folto  del  lettOyZT  con  la  uocc  • * 

Parimente  le  mani  inalzo  al  cielo:  , ^ » 

E i puri  doni  a facri  fuochi  jfargo.  > 

Poi  finito  l'honórfò  certo  Anchfe,  \ 

Et  per  ordine  lieto  il  fatto  narro ; - 

Conobbe  allhor  la  dubbia  fua  progenie, 

E i duo  maggiori, cr  qual  da  grauc  errori 
Puf  se  ingannato  de  gf  antiqui  luoghi.  j 

Alhormi  dice . o da  Troiani  fati  ... 

Affaticato  figlio . fol  Caff andrà  ’ , rj 

Mifoltud  predir  quefie  auuenture -,  j 

\ H ormifouuien  che  le  fatai  promeffe  , " 

Son  definiate  a la  progenie  noflrai  / 

Et  piu  uolte  chiamar  con  gran  defio 
UefJ’cria,e  i Regni  (Citalo  piu  uolte.  ■ 

; a chi  creduto  haurebbc,che  d'Hefherie 


**£  T E HrZ  O 

A lidi  mi  ueniffcr  quei  di  Troiài 
O pur  che  giamai  detto  haurebbe  alhora 
L ammìfira  Caffandra  i obbediam  P btbo9 
E t accorti  feguiam  forte  migliore. 

Cefi  tacque  egk,&noi  poi  lieti  tutti 
Acconfcntiamo  a le  parole  fue. 

Abbandoniamo  anchor  quefto  altro  feggÌQ9 
Et  lafcidndonc  alcun  alziam’le  ucle  -, 
Co’curui  legni  il  mar  ampio  ponendo. 

P ofeia  eh' in  alto  mar  temer  le  naui , 

Et  che  già  piu  non  fi  moflrar  le  terre , 

Ma  d' ogni  intorno  il  del  , (fogni  intorno  acqua, 
T urbida  pioggia foprd’l  capo  fammi. 

Seco  portando  tempera  notte  i 

Et  fi  wdjfrifce  al  fiero  tempo  f onda:  : v 

Voltano  i uenti  aflifamente  il  mare,  , 

Et  fi  rinalzan  le  terribili  onde: 

Siam  diuifì  gettati  in  mezzo  f acque. 

Velar  i nembi  il  giorno, c bumida  notte 
To  Uc  la  luce. & raddoppiar  fi  i lampi 
A forzaufeendode  le  nubi  fuor  a 
T rementi  ufeiam  del  corfo , erfenza  lumi 
Andiam  tra  tonde,®*  Palinur'cifteffo 
Ronfia  conofcer,fc  glie  giorno, o notte  , ‘ 

Redelauiatratondelifouuicne . . 

Cofi  tre  dubbi  giorni  andiamo  errando 
Tra  la  cicca  caligine  entro’ l mare. 

Et  altrctante  fenzafleUc  notti. 

Ma  pur  al  finii  quarto  giorno  pormi. 

Che  la  terra  s’uialzbcr  lungi  fcuopra 
l monile’ titorno  raggirar  filammo: 

S ili 


CAiofi  ieuele,&fopra  a remi ftiamo 
Senza  indugiar.  I nauiganti  a forza 
Voltante fchiime,ej  uan  t acque  radendo 
Come  poi  fui  da  l’altier' ónde  fatuo 
Df  le  Strofade  i lidi  m'hcbber  primoj 
Str  ofadefon  dal  greco  nome  dette , 

L [Cole  in  mezo  al  grand1  Ionio  mare 
Qucfle infieme éon  tutte  V altre  Arpie 
H abita  tempia ,ef  la  crudcl  C eie  no. 

Por  che  fi i di  P hinco  chiufo  l'albergo^ 
BtUfciarptr  timor  le  prime  menfc,  i 
Mai  di  coflor  non  fu  moflro  piu  rio 
Veflc  piu  fiera, ne  da  tonde  J ligie 
Ira  di  Dei  maggior  unqua  non  forfè. 

Hanno  gtaugei  di  Vergini  il fembiantéa 
fàa  dishonefta  effufion  di  ucntre > 

Curue  le  mani)&  maifempre  di  fame 
Pallido  il  uolto. 


Vofcid  che  qua  guidati  entriam  nel  portde 
Beco  ueggiamo  et  ogni  intorno  a campi 
l,ictt  armenti  di  buoi, gregge  caprino 
Staffi  per  t berba  finza  alcun  guardiano y .* 
Alh or  col  duro  fèrro  empito  femmo 
Gli  dei  chiamando,  & de  la  preda  aparte 
Vifleffo  Gioue.  Poi  fui  curuo  lido 
Ordini  am  douc  far  debbono  i cibi f 
Bt  di  uiuande  a l fin  liete  pafctancu  > 

M a ut  loci fc  orrendo  horribilmentc  * 

Beco  da  monti  fon  V Arpie  preferiti^ 

Bt  coh  altofbridor  battono  lati,  * ; 

T*lzon»t(6t,crf«nfebifi  toecmà» 

* » 


I 


«TERZO  >*  140 

bruttamente  ogni  cofa.  Indi  la  uoce 
S'ode  crudele,  al  trijlo  odore  in  mezzo 
Di  nuouo  loto  una  canata  ripa 
Quindi  non  lungi  flum  dentro raccbiufi. 
D'arbori  in  contro, c?  ftaucnteuoh  ombri 
Drizziam  le  menfe  e a [acri  aitar3  di  nuouo  . 
Sacrificio  facciamo ,ecco  di  nuouo 
D'offii  intorno  dal  ciclo chiufi  aguati 
Suona  lo  jluoL>,cr  a la  preda  intorno 
Volando  fc  ne  gì ari  co  piedi  incurui 
Macchiati  con  bocca i cibi . A Ihor  commandos 
Che  prendinTarme  i miei,peroche  guerra 
far  ne  conuien  con  quejla  cruda  gente * 
Altramente  non  foniche  quanto  io  dico * 

Et  le  jpade  ordinar  tra  t herbe  afeofe , 

Coflgli  feudi  cuoproncima  poi  : , 

Che  f correndo  fonar  tra  curui  lidi% 
fa  Mifeno  dat'altafiortailfegpo 
Co  Le  ano  rame , e i miei  compagni  in  tanto 
Luffa  Irio  tentando  nuoua  zuffa* 

Et  occider  del  mare  itnfli  augelli 
Col  ferro.  Neper  qucflo  offe  fa  alcuna 
A le  penne  riccuono3o  nel  tergo  £ 

Tuggon  ueloci,ejudn  feorrendo  in  alto 
Mezza  lafcian  la  preda  c i brutti  fcgnL  > 

Sola  Ccleno  al' alta  ripa  in  cima 
Afiifa  poggia  l' infelice  M aga. 

Et  fuor  del  petto  quefta  uoce  rompe» 

Odi  L aomedonte ftirpe , guerra 
Conlamortcdc  Ruouzr  con  gì  occifi 
Gmencbi  i dunque  farmi  guerra  anchora 


. / 


'•‘a 


it'i 


V' apparecchiate,  cr  le  innocenti  Arpia  \ 
Lungi  cacciarne  dal  patrio  lor  Regno  t 
Ma  pur  udite fifa  U cuor  tenete 
Qtic/h  miei  detti , e r quel  che  a P hebo  padri 
Potente  Gioucy  a me'l  predi/Te  Apollo: 

Etto  furia  maggior  a uopi fu  chiaro. 

Voi  correndo  cercate  Italia ,<  i uentt 
Lieti  chiamate , cr  in  Italia  andrete » 

Che  lecito  ut  fia  entrare  a porti : 

M a non  pria  la  cittade  a uoi  conce  fa 
Cingerete  di  mucche  tempia  fame 

S.  Zt I ngiuria, cr  m noi  la  crudcl  firag/t 

yfptnga  a prender  le  rotondemenfe 
Co  «nft*.  Et  qui  fi  tacque . indi  ritorna 
Da  le  penne  portata  entro  tafeluo. 

• Intanto  a mici  compagniygiacciòilfmm 

Dafuhito  timor  tutto  fi  impetra  7 * 

Cafcan  gl' animi  lor , ne  piu  con  tarmi, 
A*V“og  honconuoti,crcon  preghiera 
Chieder  mercede}  ofien  eelejli  Dee, 

O ficn  crudeli,^  dishonefii  augelli. 

Mal  padre  Anchifc  ambe  lemame/ìende  • 

Di  mezzo  al  lido,e  i degni  honor  porgente 
In  quefofuon  l'alta  potenza  chiama. 

O dij  uietatc  le  minaccie  altiere. 

Scacciate  lungi  un  cotal  cafo,  o Dii, 

Et  benigni feruate  il  gcner  pio. 

Comanda  poi,  che  fieno  i lacci  tronchi 
Dal  lido . indi  lafciar  le  funi  efiefe. 

Gonfian  le  uele  i uentfer  noi  per  tondi 
Sdmmofc  andiam  ueloci  k'uc  al  corfi 


s 


*<  T E R Z OvW  141 

£7  nocchiero  ci  chiamaci  uento  inficine* 

Già  fi fcorge  dimezzo  almarZacynto 
Cinti  di  bofehi,  indi  Samo  & Dulichioà 
Poi  di  N evito  ti  fole  fajfofc 
T ofio  figgiamo  dì  I thaca  gli  fcogli , 

Zi  di  Laerte i Regni, PJma  terra 
Malediciamo  del  crudele  Vlijfe  * 

Ecco  di  Leucite  in  cintai  monte 
Veggiam  tra  nube  Afcholo,cT  chiaro  appare 
Da  nauiga  nti  il  pauentofo  A pollo 
Qua  fianchi  andianne,e  la  breue  cittade 
E ntriam,gittando  lì anchore  da  prora 
In  terra  : onde  fian  poi  le  poppe  al  lido , 

Godendo  alfin  la  non /perata  terra, 

Pofcia  in  honor  di  Gioue  ci  purghiamo » 

Et  co  uoti  accendiamo  i fanti  altari  ; v , 

Indi  di  Atio  le  riue  celebriamo 
Co  T roian  giuochi  e ignudi  i miei  compagni 
Cfil  sdrucciotoglio  ejfercitan  la  lotta. 

Gli  gioua  che  per  tante  città  greche  . > 

Sono  campati, & de  nemici  in  mezzo 
H auer  tenuto  il  lor  fentier  fuggendo. 

Siuolgc  in  tanto  al  maggior  anno  utiorno 
il  uago  folefindi  freddofo  il  uemo 
Con  Aquilon  fa  dura  CT  ajpra  tonda. 

Pongo  incontro  in  le  porte  il  curuo  feudo 
Dimetal,che  portò  già  l grand1  Aborti» 

Et  fi  con  queflo  uerfo  il  fato  noto, 

Quefie  armi  Enea  deuincitori greci 
poi  commando  lafciar  i porti,cf  foprd 
Sedere  a bmhi,e  i miei  compagni  agar 4 


% V 


*<  L 1 * R O 


Solcano'  l mar, cr  non  radendo  tonde 
Gja  di  Pbeaco  le  rocche  alzate  al  cielo 
Piu  non  ueggiam,pafiiam'd'E piro  i lidi. 
Dentro  n'andiamo  di  Caotua  al  porto 
Altafalcndoja  Citta  Butrota. 

Qui  di  cofe  incredibili  a t orecchie 
Vicmmi  Ufiama,c1>eèdi  Priamo' l figlio 
f H*!cno,regnator  di  città  Greche, 

Qi<J  Pirro  già  per  matrimonio  ottenne, 
Hor  dinuouo  concejjo  al  Troian  fpofio 
Andromacbe  baidarche  ei  lofeiettrogodi 
Kefiai  marauiglicfo,cr  dentro  al  petto 
Tutto  infiammato  dalfommo  difio 
Ditrouare  Bleno,crfiapereicafi 
Cofìfiupcndi,  w fior  del  porto  uficendo 
D'armata  lafcio  lungi  i lidi  infierite. 

Alhor  per  cafo  àia  cittade  manzi 
Tea  A ndromache  al  cener  fiacrificio. 
L'ombra  chiamando  d'Hettoralfiepolchro, 
Qual  s bauea  finto  fiotto  ucrdi  ceppi. 

Quinci  drizzando  duo  [aerati  altari 
Cagione  a lei  di  lacrimar  mai  fiempre. 

Come  ucmr  me  fcorge,cr  meco  intorno 
f ucrdi ficyuedc le  Troianefickiere 
Già  da  l'alto  miracolo  commojfia,  , 

Mentre  che  cojì  guarda  diuien  ghiaccio, 
Lafiia  loffia  il  calor,e  a terra  cadde ; 

, f a P*™  doppo  un  lungo  fi  or  pur  porla, 
dunque  uera  la  ficmbìanza  tua  * 

Ver'ilgiudicio  che  di  te  mi  mofhri 
O di  Dea  nato , Dunque  nino feit  . 


* ; 


I 


^ f BRZa^V  14» 

b fi  partita  s'c  pur  l'alma  luce, 

H ettor  doue  è ! cofl  t Acque  ella  in  queflo. 
Lacrime  molte  lecadcan  da  gl’ occhi, 

E i luoghi  intorno  <f  alte  grida  ingombrili 
fe  a lei, che  già  tutta  en furor  molta, 

Quejlo  breue parlar  foggiungo a pena,  r 
E da  noci  interrotto  tratto  dico. 
iCerto  io  fon  uiuo,e'n  ogni  edremo  cafò 
Guido  la  uitdykómai  puoi  far  jlcura. 

Che  il  ucro [corgi. 

Qual  cafò  aymc  di  un1  tanto  fpofo  priud 
Hora  f accoglie,  o quate  amica  affai 
fortuna  aconfolarti  dHchtir  ritornai 
Ogdd’ Hettor  Andromacbe  riferbi 
A nchor  di  Pirrho,il  matrimonio  integro i 
China  ella  il  uolto,e  ri  burnii  fuon  rifponde^ 

O piu  de  f altre  auenturofa  zufola 
Verginei  Priamo  figlia, la  cui  morti 
fu  comm  andata  fotto  l'alta  T roia  . » 

Soura  al  fepolchro  del  nemico  Achilli, 

He  le  forti  patio, ne  ferua  il  letto 
Toccò  giamat  del  fiero  uincitore. 

E t noi  poi  che  arfe  la  cittade  noflrd» 

E t per  diuerf ornar  guidate  fimno , 

Ì>’A  cbide fempre  t infoiente  flirpeg 
E t dclfuperbo  giouin  fottopoflc 
. A firza  hauiam  la feruitu  portata. 

Quelli  da  poi  che  Hermmion  feguirO 
Di  Leda  la  nipote,  er  le  fuc  nozze* 

Io  eh' alhor  ferua  l’era  al  fcruo  futi 
HtUno,miconcejfc,ond'eim'haucfiif  / 


! 


I 


-•>  4KLI6ROMM 


W d iifoucrchio  amor  tutto  infiammato 
De  la  rapita  fpofa,  c r da  le  fùrie 
Di  più  feeleratezze  ■ Orejle  fpìnto  v ..  l 
Prende  il  gioumc  incauto,®0  aitanti  ’ !- 


Afacrt  altari  di  fuo  padre  aticidr. 

Indi  pel fuo  morir ,del  regno  parte 
Quella  che  hor  tieneydd  H eleno  ricadde , 
Egli  poi  dtjje  per  cognome  i campi 
Caonite'l  luogo  dal  T rotati  Caone . 

E t [opra  a colli  le  Troiane  mura 
Aggtunfe i er  d’ilio  quefla  altiera  rocca, 
tu  quai  uentifqual fato  ne  diede 
il  corfo  i o pur  qual  fauoreuol  Dìo 
Pellegrino,  t'ha  fpìnto  a nofiri  luoghi t 
C he  fai  giouin  Afcanio  ? auanza  uita 
D'aure  godendo  : Q ucfli  albor  ti  nacque , 
Mentre  fu  Troia. 

Come  li  col  de  la  perduta  madrct 
Come  s’aguaglia  ed  antico  ualore 
Et  al  uirile  ardir  f muouclo  punto  a 

Enea  il  padre  fuo.  Hettore  il  Z tot  ; 

Cofi  iiceua,  lacrime  (porgendo,  u ì* 

E 1 lungo  pianto  prouocandotnuano. 
Quando  di  Priamo  il  ualorofo  figlio 

Helcnouermea  molta  gente  in  mezzo 

Fttor  de  le  mitra , er  riconofceifuoi. 

Indi  lieti  li  guida  al  fuo  palazzo, 

Lagrime  molte  tra'l  parlar  {porgendo. 

V o manzi  intanto,^  la  picciolo  Troia, 

E i man  fìnti  a lefiiperbe  mura 
Tutte  conofcotcl picciolo  rufccUo , , 


* • 


(•STERZO**  14) 
Che  par  cognome  uien  Xanto  nomato , 

* E / fcoglio  premo  de  la  porta  Scea. 

Non  men  jì  godon  la  cittade  amica 
Tutti  infieme  i Troian,ch'il  Re  benigno 
Entro  a gl’ ampli  fuoi  portici  gf  accoglie % 

Guftan  di  B acco  in  mezzo  de  la  fola,  > 

Le  tazze,CT fonui  i delicati  cibi 
Tofati  iti  oro3cr  hanno  in  mano  i uafi. 

Gii  pajfal  giorno, altro  giorno  apprejjò 
Chiaman  le  uclc  in  mar  feconde  l’aure , 

Et  dal  Aufiro  uentofo  ingombro  e'I  lino -, 

Tal  che  io  mi  uolgo  al  buon  Sacerdote  Hcltno* 
Et  conqucflo  parlar  cefi  lo  prego . 

O di  Troia  nato,  & de  celcfii  ìddei  » 

Interprete,  che  del  diurno  Apollo  \ i 
Valta>potcnza,i  tre  podi  f aerati  '■  : 

Di  Chiario  i Lauri,  CT  de  le  fiellcil corfo 
intendi, & d’Atigei  le  lingue  e'I  uolo, 

D urne  ti  prego, perche  lietamente 
I gran  precetti  m’ban  predetto  il  corfo. 

Et  che  conior  rcjponfi  gli  Dei  tutti 
Mi  confirtanchc  andar  debbia  inltaUdp 
Tentando  al  tutto  le  ripojle  terre , 

Solo  i nuoui  pronoftici  Celeno, 

Cofa  empia  a dirottar  pia  mi  canta,  e muntid 
Ire  crudeli,  ej  la  defirme  fame. 

Qual  perieoi  primier  debbe  fchifare , 

Come  pojfa  feguir  uincendo  i mali. 

Albor  qual  fi  conuiene,Uelcno  occide  ' 

Erma  i gioucnchi,ej  chiede  pace  a Dio , 
Scioglie  le  bende  dal  facrato  capo 


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A, 


* - 


i 


{ ..  «tTtRO» 

E tmtycht  tutto  intento  era  cr  fofrefa 
Da  moli  a riucrcnzd  per  man  guida, 

0 Febo  a facn  limitari  tuoi-. 

Indi  data  diuinaprouidcnza  V 

]l  profèta  di  Dio  quello  ne  canto.  l 

P di  D;a  nato, perche  chiaro  appara 
Per  auguri  maggior  l'alta  credenza 
Che  prender  dei  per  alto  mar  la  uuu 
V Co/t  de  gioiti  ìddei  il  Re  ne  diede  b 

A forte  il  fato, che  a uicenda  muta,  } 

, E t queflo  ordin  co  fi  fi  ua  uolgendo, 
t'  Qtjf 1 1 che  tra  molte  cofe  narrar  debbo, 

B reue  dirotti , onde  tu  poi  piu  lieto 

1 pellegrini  mar  pojja  cercare,  ) 

È t fermar  fopr a a l' A ufonio  Tebro, 

Viegan  le  parche  ad  Hcleno  fapert 

* * U rejìo , indi  Giunon  meta  parlarne* 
prima  fu  dei  faperyche  Italia  quella , [ 

Che  tu  già  penfi  haucr  cojì  da  fijfo 
pt'f apparecchi,  male  accorto .entrare 
A porti  fuoi, poi  che  fon  fl  mani, 

, y da  intricata , cr  lunga  tua  diuidc  \ 

Lungi  da  uoiyfon  fratto  fi  terra. 

Et  conuerratti  innanzi  > di  S icika 
jg  1 -li  Entro  al'ondc  fermare  tirano  cimare 
A ufonio  cercar  <o  legni  attorno, 
i C hctu  poffa  in  fecur  luogo  comporre  > 

VnacittadCiCr  ioti  darò ifcgm  > 

Tu  poi  ripofli,entro  la  mente  ferba» 
Quando  tutto  penfofo preffo l'onda  i 
L'afcgjo  fiume,  fatto  elcefondofo  z \ 


* 


(K  T E R Z O ** 

Nf  / lido, una  gran  troia  trotterete 
Che  partorito  haurà,giacendo  in  torri 
Trenta  de  capifuoco?  ch'a  le  poppe 
Candida  haurà  candidi  i parti  a torno} 
Quello  il  luogo  ti fia  duna  cittade , 

E t quel firmo  ripofo  a le  fatiche. 

Ne  te  de  le  future  menfc  i morfl  *. 

Vaucntin  punto, ti  fan  feortai fati}  ' 

E tfara  tcco  linuocato  Apollo. 

Ma  que/ìe  terre , er  ic/  Itaco  /(io, 

Quejìi  luoghiyche  a noi  cofì  uicini 
Son  dal  firuor  del  ttofbo  mar  bagnati, 
fuggii  che  tutte  fon  da  gl  empi  Greci 
H abitate  le  mura,  er  quinci  i Locri , 

Che  di  Nari  tu  ucnner,frr  cittadi3 
E t di  Salcntio  i campi  idomeneo 
T>i  Creta,ajfeiia  con  huomini  er  arme»  > 
Quinci anchor'c  del  duce  Melibco 
Filottete  la  picciola  P ditta. 

Quella  eh' a torno  breue  muro  cinge. 

Ma  poi  ch'olire  del  mar  pafiati  legni 
Si  fermerai, & che  drizzando  altari 
Già  i uoti  pagherai  nel  fkur  lido 
Alhor  coperto  da  purpurea  uefle 
B Scordati  uelar  le  chiome  atomo , 

* * 

Perche  tra  fanti  fuochi,  er  de  gli  Dei 
Hel facrificio, inimica  fembianza , 
flon  s'opponga  turbando  ogni  difegflo. 
Quefla  ufanza  de  farri  honori  i tuoi 
I)ebbon  tener c,cr  quefla  anchor  tu  tieni, 
in  quefla  fanta  pj Jcruationfi  infierite 


♦ Él.L  MO 


' mi'  L T B R O >*> 

Bimangan  eafli  i difendenti  tuoi 
Tot  che  quindi  partendo  t'bauril  ucnto 
Di  Sicilia  portato  a le  contrade , 

Et  cita  pena  uedra'il  chiufo  luogo 
Del  picciolo  Pelar.  Da  la [ìmjìra 
Albor  debbi  il  camin  per  ntsr  tenere 
Data  fimjlra  man  con  lungo  giro , 

Et  deflro  il  lido ,cr  dcflra  l'ondc  figgi. 
Gii  quefti  luoghi  da  fouerchia  forza» 

Et  da  grane  ruma  riuoltati 
( T olfirza  ha  di  mutar  le  cofc'l  tempo  ) 
Dicon  che  caddono  in  diuerfe  parti , 

D<xf  o chefijfcr  tutte  accolte  m uno f 
Venne  poi  in  mezzo  firio/a  l'acqua. 

Et  con  l'ondc  diuife  il  lido  Heffcrio  ‘ 

Da  la  Sicilia  e i campi, e le  cittadi , 

Che  fon  da  propri  lidi  dipartiti  1 

Bagna  dintorno  con  raccolto  feno , ' ' 

Alfedia  altrui  dal  deflro  lato  Scilla,  ' l’ 

E*  Cbariddi  implacabil  dalftni/lro 
Quelle  a tre  uolte  l'altier  onde , in  giro 
Botte, rapifee  entro  al  profondo  centro. 
Et  di  nuouo  tre  uolte  al  del  s'inalzai 
Et  le  flcUc  percuote  altiera  l'onda. 
SdUa/iflringcne  gli  aguati  ofeuri 
D'unaffeloncafe'nfuor  porge  la  bocca, 

B i legni  trahe  entro  dglafcoflfcogli. 

Ha  prima' l uolto  humano  cr  uago'l  petto 
Va  ucr gin', fino  al  mezzo  iòidi  le  parti - > 
Vltime,sondi  Mann  Piflr  o,  cr  grandi* 

H4  dì  Delfin  le  code  al  uentre  giunte 

Di  Lupo 


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r EH  ^ 145 

pi  Lupo  m guifa,onde  fia meglio  affai  -> 
Quindi)  ceffando  i termin  di  Pechino 
in  Sicilia  cercarne  d'ogni  intórno, 

E i lunghi  corfi  raggirarne  m tutto,  < 
Che  unafol  uolta  dentro  a f ampia  tomba 
H auer  ueduta  la  defórme  Scilla, 

E / fafii  rifonar  da  negri  cani»  n ' ••  1 

Et  oltre  a ciò,  s'antiueder  alcuno 
Elei  profèta  di  Dio  He  Uno  flap. 

Se  fède  alcuna ,cr  fé  dt  cofe  nere 
if  alma  mi  ingombra  Apollo, o di  dea  nato  [ 
Sol  quefip,queflo  fol  uie  piu  (fogni  altro 
T' annuario, e?  a ridirtelo  ritorno,  , 

Et  di  nuouo,cr  di  nuouo  tauucrtifco 
ìl  diuin  nume  de  lalriera  Giuno 
Humilmcnte  pregando  adora,e  k Giuno 
luolont  ari  facrificij  porgi}  J 

Et  con  cortefe  don  folta  potenza 
Cerca  auanzar,cofl  uincitorpofcid 
E afa  andò  la  Sicilia , andrai  in  Italia 
A confini  d’ intorno  il  mar  folcando. 

Poiché  qua  farai  giunto  andrai  di  <um4 
A la  cutade,indi  al  [aerato  lago 
Poi  ne  VA  ucrno  fra  fonanti  f (lue . 

Qui  uedrai  di  furor  pien  la  Sibilla, 

Che  afeofa  f otto  una  profonda  grotta 
il  futuro  dmojhra,  che  a le  fòglie 
Entro  ,i  fegni  confida ,e  i nomi  infìcme 
Tutti  i carmi,  che  ne  le  foglie  faine 
L a Vergine  per  crdin  li  difpone. 

Et  cbiujl  entro  la  tcmba,iui  U lafcid$ 

Enei,  di  Vir . 


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bue  fiat  faide  poi  aluoghi  tutte,  , ' ; » (I 

Mf  da  l'ordine  lorfi  parto»  punto}  A > 
Wi  poi  che  le  porte  apre  el  leggicr  uento  k{ 

1 carmi ffringe;CT  le  tenere  fondi  i a 

Mei  aprir  turba  gumai  piu  le  cale 
Vi  mezo  l’Antro  raccorle , che  uolano 
Me  j luoghi  ritornarle ,o  inficine  unirli • 

Td/  chcfenzd  rigonfi  partorì  tutti 
Ve  la  Sibilla  hauendo  in  odio  ilfeggio. 

Quiui  non  ti  fia  poi  fi  caro  il  tempo  /. 

Dt  metter  qualche  indugio . Ben  che  i tuoi 
Ti  affrettino, CT  che  a forza  in  alto  maro 
Chioman  le  uele  il  corfo,CT  lieti  ifcm 
P ofii  ingombrare  de  fecondi  ucnti. 

Che  non  uada  di  Dio  a la  miùfirdy 
E t con  preghier  l'oracolo  domandi 
Che  ella  ti  cantiche  amicbcuolmcnt c» 

Et  la  noce,  eia  lingua  ti  difcioglia* 
bUad  Italia  i popoli,??  le  guerre 
Che  han  da  uemr,  come  fuggir  le  dei»  h 
'Et  come  fopportar  l'empie  fatiche 
B rcue  dirotti ,CT  mofircratti  il  corfo 
Va  mini/1  ra  di  Dio  ueneranda. 

Qucfte  fon  quanto  con  la  uoceiflejfa 

C onccffo  m' è, perche  auuertir  ti  debbia*  > 
Va  dunque  con  lUuftri, CT  chiari  gcjh 

InalzaalcielolafupcrbdTroia.  . ; : 

Quefte dapoicheccn  benigni  accenti  i 

I Idiuinfaccrdotehebbefimto 

Vuol  che  portati  fieno  a legni  i doni 
Grauofi  foro & d'intagliato  auqrip*  , -s 


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* T I*  R 2T  O'  *ÌP  f'46 

ìndi fa/f  effe  de  la  natte  il  mezzo 
Il  molto  argento,??  i Dodonei  uafl  '■  f 

I»  tre  doppi  inteflute  le  dorate  ,t<I 

Maghe  d'un  giaceo,cr  la  curuàta  cima 
&uno  ornato  elmo.  Onde  a gufa  di  chiome  ' 

Stan  le  piume,??  giàfùr  di  Pirro  Carme* 

Pofcia  da  al  padre  mio  i propri  doni  ì 

Cattato  erfeorte. 

E abbondcuol  lo  fa  di  nauiganti , 

Ef  tutti  i mei  compagni  ordina  in  arme » > 

Comanda  in  tanto  Anch:fe,cbe  a Cannotti  * 

S'adattinole  uele,?? piu  dimora  V 

N 0/1  debbinfare  a portatori  uenti 
A cut  alhorC interprete  di  P hebo  r Z 

Con  molta  r inerenza  cojì  parla*  • / 

Anchife,che  al  celefle  matrimonio 
Degniate  fufli  de  la  Dea  Ciprigna,  - *. 

O d'alti  ìddei  penfiero:  0 g/4  di  Troid  t 
Dui  uolte  tolto  da  C empie  ruw.c)  ot 

Hor  ecco  uedi  C Aufonia  terra'  Z 

Prendila  tofto  con  le  uele  in  alto . * 

Ma  pur  fa  dimefiiero  oltra  paff indo  ' 1 

Scorrer  limar  d’Italia  quella  parte,  l 

E’  da  uoi  lungi,che  nc  mojlra  Apollo . > 

Va  dunque, o per  pietà  del  caro  figlio  l' 

felice, diffe,  a che  piu  mi  prolungo 

Et  parlando  ritardo  if or  genti  Auftrtè 

Non  manco  nel  cjìrema  dipartenza 

Mefia  Andromachc  porta  le  dorate 

Per  tutto  il  tergo, & le  dipinte  ucfti  * 

Ad  Afcanio  di  frigia  un  manto  dona 

T«  • 

II 


A V 


Ir  lrB'H.O  IV 

Ouc  fìtti  falde  poi  aluoghi  tutte , 

Ne  da  t ordine  lorfì  partati  punto y 
Ma  poi  chele  porte  apre  el  leggier  ucnto 
1 carmi Jf  ingei  er  le  tenere  fondi 
Nc/  aprir  turba  giamai  piu  le  cale 
Di  mezo  ly  Antro  raccorle , che  uolano 
Nc  a luoghi  ritornarle^  injìcme  unirle • 

T al  chcfenza  nffonfi  portoti  tutti 
De  la  SibiBahaucndo  in  odio  il  feggio . 
Quiui  non  tifa  poi  fi  caro  il  tempo 
Di  metter  qualche  indugio . Ben  che  i tuoi 
Ti  affettino ,er  che  a fòrza  in  alto  mare 
Cbiaman  le  uele  il  corpi,  er  lieti  i fini 
Vofii  ingombrare  de  fecondi  uentu 
Che  non  uada  di  Dio  a la  miniftra. 

Et  con  preghier  l’oracolo  domandi 
Che  ella  ti  c otiti, & che  amidi  cuolmente * 
Et  la  noce,  e la  lingua  ti  difcioglicu 
Ella  et  I talid  i popoli ,cr  le  guerre 
Che  han  da  ucnir , come  fuggir  le  dei , 

Et  come fopportar  l’empie  fatiche 
B rcue  dir atti,ermofir erotti  il  corfo 
La  miniftra  di  Dio  ueneranda. 


"4*1 


Quefle  fon  quanto  con  la uoceifteffd 
Conceffo  m' è, perche  auuertir  ti  debbia* 
V a dunque, ej  con  illu[tri,zr  chiari  gefli 
inalza  al  cielo  la  fuperba  Troia . 

Quefle  da  poi  che  con  benigni  accenti 
ìl  diuin  faccrdote  hebbe  finito 
V uol  che  portati  fieno  a legni  i doni 
Grauofi  <f  oro&  i’ intagliato  auoriox 


M r % r £ ó to'  (4* 

ìndi  fa  ff  effe  de  la  natte  il  mezzo 
Il  molto  argento,??  i Dódohei  uafl 
In  tre  doppi  inteffute  le  dorate  , ;<I 

Maghe  d'un  giaeco3cr  la  curvata  cima 
D'uno  ornato  elmo.  Onde  a guifa  di  chiome  ' 
Stante  piumc3&giàfùr  di  Pirro  tarme. 

Vofcia  da  al  padre  mio  i propri  doni  ‘ 

Cavalli  cr forte . 

E abbondeuol  lo  fa  di  naviganti, 

Ef  tutti  i mei compagni  ordina  in  arme • > 

Comanda  in  tanto  Anch:fe,che  a tarmata 

S'adattino  le  uele,c?  piu  dimora  7 

No/i  debbinfare  a portatori  uenti 
A cui  alhort interprete  di  Phebo  ’i'l 

Con  molta  riuerenza  cojì  parla . -•  / 

Anchife,che  al  celefle  matrimonio 
Degniate  fifii  de  la  Dea  Ciprigna, 

O d'alti  ìddei  penjìero,  o già  di  Troid  i 

D«d  udite  tolto  da  tempie  rutnef  > 7 
Hor  ecco  uedi  tAufonia  terra  >> 

Prendila  tojlo  con  le  uele  in  alto . '» 

M a pur  fa  dime  fiero  oltrapaff indo  ' £ 

Scorrer  il  mar  d'Italia  quella  parte,  l 

E’  da  uoi  lungi3chc  ne  mofra  Apollo . * / 

V a dunque^  per  pietà  del  caro  figlio 

T elice  3diffe3  a che  piu  mi  prolungo 

Et  parlando  ritardo  ifor genti  Au firii 

N on  manco  nel  efirema  dipartenza 

Me  fi a Andromachc  portate  dorate 

Per  tutto  il  tergo,zr  le  dipinte  uefli  '* 

Ad  Afcanio  di  frigia  un  manto  dona 

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clfi’lwUo  portai**, ond  io  pi  g. 
Contorni  ^rtircofim  dolgo.  . 

Viucte  uoi^C\fr*l*%°%Ttdtri 
Sbm2«»  * f"1^ 

St  piagPAurom^^^ 

indie  tro  II  rltr‘u1' C<^“rrf  j4  ufmhUnZA 
Voi  del  patito, CT  ai Tro,a^  • 

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lo  /e  mai  , AldtoroTfniemid 

rampi  entrero,che  a u 6 

Btchtfofìrtohmoi 

VZJsl*** 

' D'nnmedfiìmoMoltr.cri^^ 


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0%  T E E!  t'b  ^ »47 

’Rtflerafii  tmcho  a de  fondenti  nojln. 


Siamportati  per  mar  preflo  i uicitti 
Monti  Cerautìi,oue  è ì italici  corfo. 

Et  lauta  breuiftima  trai' onde. 

In  tanto  'cade  il  fol>e  i monti  opachi  3 

Son  toperti  da  t ombre,  athor  gettiamo 
ìn  grembo  della  dijìata  terra 
Da  tonde  i remi,  noi  a cui  a forte  > 

1/  gouerrìo  toccaua , er  d'ogni  intorno 


Uel  lido  afeiutto  haitiani' de  corpi  cura. 
Sparge  fi  il  forno  per  le  ftaliche  membra, 

Nc [otto  il  mezzo  del  era  ancho  giunta  • 

La  notte  dal  notar  de  Ihore /pinta. 

Senza  indugiar  del  letto  Palinuro 
Sorger  contempla  d'ogni  intorno  i uenti 
Ei  con  l' orecchie  uà  prendendo  Paria, 

JÀota  tuttii  pianeti  nel  filentió 
Scorrer  del  cielo  Arturo le  piouofc  2 
Èliade,e  i duo  Trióni,^  fùlgur are,  :l> 

Etne  f drwc,cr  nel  òr'fcoYge  Orione, 

P ofeia  che  il  tutto  ftar  fercno  il  cielo 
Vide,  fa  chiaro  da  la  póppa  fegno.  A 

Noi  tarmata  mouiam  la  uia  tentando 
L arghe  facciamo  de  le  uele  tali,  l 

Già  rojfeggiauat  Aurora,& lungi 
D'ogni  intorno  [cacciato  hauea  le  flette, 
Quarìdo  lontani  non  ben  chiari  monti  } 

VcggiamOyCT  apparir  burnii  Italia,  : 3 

Italiàgrida  manzi  a tutti  Achate, 

Italia  i miei  compagni  falcando  -I 

Chiamati  con  alto3c?  con  lieto  rumore  ì 


<-  fK  <t  * B R O MT 

Albor.il  padre  Ancbifeuna  grant<tz?C& 

Yd  in  tutto  colma, ardi  uin  puro  rempie,  ■; 

Indi  poggiando  a Tolta  poppa  in  cima 
Cofi  chiama  gli  Dei. 

O Di j,  che  in  mare,in  tcrra,inle  tcmpejle  ■ ■ i 
L'imperio  hauetc.  H or  facile' Ifentiero 
fate  col  ucnto,&  faaonte  lieti 

Ognihor  piu  crefconT  Aure  defìatt,  ; 

Et  gia.fi  moflra  piu  da  prejfo'l  porto9  •. 

Gii  di  Miturua  in  Tolta  Rocca  appare 
Il  tempio ,e  i miei  raccogliono  le  ntie,  •; 

E le  prore  uoltando  nonno  a lidi  . • 

Sta  curuo'l  porto  a guifa  cT arco  doue  j 

Xien  <f  Oriente  Tonda, e ifafii  oppo/li  ■ 
fanno  la  fchiuma  dal  ) frizzar  de  laeque* 

Egli  s'afcondc,cr  con  i doppi  muri,  - 

lAandan  le  braccia  in  fuor  gT  altieri  fcoglt+ 
Et /i  ritrabe  dal  Udo  in  dietro'l  tempio. 
Quinci  quattro  deftrier  pc  i primi  Auguri 
yidi  per  Tbcrbe  e come  ncuc  bianchi* 

Che  dogni  intorno  gian  pafccttdo  i campi* 

A Ihora  il  padre  Anchifc,ò  pellegrina 

Terra  diffèegh,ne  procacci  guerra, 

I dejlrier  fi  guarnirono  in  le  guerre. 

Di  guerre  ci  mnaccian  quefti  Armenti % 

Ula  pur  quefli  medefìmi  deftrieri 

Già  furo  auuezzi  fottoporfi  al  carro  ^ 

Et  di  par  fotto'l  giogo  portar  freni, 

E di  pace Jpcranza.  Albor  preghiamo 
lldiuinnumedelafantaDca  » 

EdUade^he  tdhor  ne  T armcfuonOp  ■. , o 


K 


Et  eRa  prima  ne  riceuuei  > ^ w u u gwj^1 
Po/  manzi  afacridtarseham  le  tempie  . 
Col  frigio  manto,®  quel  che  tra  precetti 
Suoi  motormente  a noi  tìeleno  diede , 
Qual  fi  conuiene  a la  greca  Giunone  . • 

I comandati  honor  facnfrchiamo 
Senza  indugiar.  Poi  che  per  ordin  tutti  i 
Fumo  i uoti  adcmpitiyalbor  le  corna  . > 
Ecle  uclate  antenne  riuoltiamo. 

Ut  de  Greci  gl’ alberghi  ® gli  foretti  < 

Campi  lafciam,qui  d'Hercole  Tarento 
Seghe  la  fama  uera,ifcn  ueggiamo , 

E t di  Lacinia  de  la  Dea? inalza 
Incontro  il  tempio ,er  di  Cauleon  le  rocche. 
Voi  di  Scilla  rhorribil  naufragio , 

Indi  lontan  del  mare  Etna  fi  feorge 
Hi  S icilia , ® de  fonde  il  rumor  grande 
E tlo  sbatter  de  [afri  udiant  da  lungi. 

Onde  f onde  le  uoci  a i lidi  offeje 

Si  r inalzano  f acque , Indi mefehiando  r 

Con  tcmpeflofo  ardor fi  uan  f arene, 

M ai  padre  Anchife.  Non  è marauigltd 
Qucfraé quella Chariddi. Que/ìi [cogli,  r 
Et  quefìi  borrenti [afiici  predijfe 
Melato , ® uoi fchifatilijù  compagni. 

Et  u’adopratc  parimente  a remi 
No«  manco  fan  che  quanto  egli  comandi,  • 
Et  primo  Palinur  dalaflmfìra , 

Riuolge  a f onde  la  fonante  nane 
T utta  farinata  a lafiniftra  mano> 

Ut  con  remi,®' col  unito  il  camiti  prefe: 

t Uh 


; I ir  Mt  t TB  R o & 

Siamo  dal  curuo  gruppo  alzati  di  ciclo * 

Indi  mancando  giù  Fonda  cadiamo 

Al  baffo  inferno ,er  tra  cauatifafii  > 

Tre  ùoltt  rifonar  gl' altieri  fogli* 

Ét  tre  uoltc  uedan  Foffcfafihiumd 

Salire  al  cieló,r?  le  bagniate  fteUe.  5 

Ih  tanto  il  Sol  fianchi  ci  laffa,e'l  uentò  > • - 
Nc  ben  fapcnlo  oue  fuffe  la  uia 
Vaccofliam  de  Ciclopi  a le  contrade 
Immobili fe  al  ucntr  del  uento  il  porto 
"Et  per  fe  grande, ma  uicino  a lui 
Con  horribil  ruina  Etna  rifiorii*  * £ 

E ttalhor  fino  ai  cielo  V atra  nube  ’ 

impeto  fan  tra  fimmo,e  ofeura  pece  1 

Et  tra  accefe  f auiUe.  De  le  fiamme 

S'alzano  i gruppi  le  / Ielle  leccando , ^ 
Talhor  gli  fogli , cr  dentro  a monti  ifajb 
Manda  fuor  futili,  àfufo  m alto  porta * 
ìndi  per  l'aria  le  disfatte  pietre 
"Va  con  gemito  grande  rauuolgendo * 

E 'famafottoqucfto  altiero  pefo 
Elìcr  opprelfó  ilcjuafiincenfo  corpo * *•••• 
E>\£  neelado  dal  fùlmine,  CT  chefopra 
Vi  fù  portato  d’Etna  Volto  monte. 

Egli  rotto  il  camin  le  fiamme  e fila. 

Et  quante  uolte  fianco  il  Idto  muouè 
Eremo  di  gran  rumor  tutta  Sicilia* 

Et  dt  fimo  s’ ingombra  l'aer  tutto  3 
Imi  integra  la  notte  ricouerti  ■■  _ 

J)  ale  f lue  foffriamo  i grani  mofin , 

Nc  ucggumk  cagion,che  ilfim  ne  renda» 


1 


(K  TERZ  O MI  149 

Terche  non  erari  de  Pianeti  i lumi, 
tilt diftcUefylendcaìucido'l  Polo. 
lAa  per  l'ofcuro  del flauan  le  nubi j , , j 

Tcnedla  notte  di  fuó  corfo  al  mezzo 
Col  nembo  dfeofo  de  la  luna  l corno. 
tSìd  nel  primo  Oriente  f altro  giorno 
Apparir fi  uedea^l’humidaombr 4 
Tnfcacciata  banca  gii  lungi  dai  Polo , ìj 

Quando  m un  punto  de  le fclùefuorc 
D’una  efìrcmà  magrezza  confumato,  \ . 

3E  d'huoni  non  conofciuto  /trama  fòrmi 
Mifcro  nel  uejlir ym' appari  innanzi, ; 
Ch'humilmente flendea  le  mani  dlUdò* 

No/  lo  guardammo  f empia  fua  bruttezza 
Spinto  ili  dentro  la  barba ,er  tutto  il  tergo* 
Kicouerio  di /fine ^ greco. al  rejlo 
A Tròia  in  campo  gii  da  fuoi  mandato  . i 
Égli  come  pria  Thabito  Dardanio  j 

Scorfe  da  lungi , er  le  Troiane  inferite  : 

dubita  alquanto^  fi fmarrifce  in  ui/là  - 
il  paffb  fimàiindi  piangendo  corre 
Al  Udb3zr  cofì prega,  per  le  JleUc  V 

Io  ti [congiuro,  er  per  gl’ eterni  Dei, 

Ut  per  que/lo  dal  ciel/firto  urtale* 
beudtimi  di  qui  Troiani  homdii  > 

Bt  mi  guidate  oueu' aggrada  ih  terrai  v 
Que/lo  affai  mi fard , conofco  bene * 

<ome  un  mi  /la  qui  de  la  grecd  armata*  - 

Nf  ui  negarò  giàcchio  non  uenifit 
À campo  a Troiai  fedcl fallir  nò/irò 
V ingiuria  è tanta,  hor  mijfargete  a l’ondi 


si 


0C  t,  1B  R o >* 

viimtrodampiomarmfommtrgitei 

^^ebepcrmmdhucmf^ 

Gioiti  nti  fìtt  i morir, cofi  tacque  '%“>■  ; 

Strmgeinofbiginocchi,^[opraapm  ^ 

$'auuolge,&  pur  s’accofia. *u>°rV“ 1 , 

Veffortim  che  egli  parli, & d‘  che  [mg 
VommhMia.mii  pale fe  faccia,  _ 

Qttdncmicafòrtuna  il  freme  affami, 
Ancbife'l  padrcmosiftcfjofenza 

MoltoiuHiarJadcflraalgioumporgf 

Et  con  tal  pegno  lanino  afiteum 
Et  al  fin  lafeia  il  tintori  cofi  parla.  - 

Ithaca  e lamia  patrologia  compagno 

Dei  infilici  w<f"°mez >-i  t;;: 

Achcmmde,  CT  P»""0  P<“" 

(ftifii  pur  flato  iuqueOa  pouertade,)  •'» 

JaJafloparmm.eaTroUumM-i* 

' Quinc,, mentre  che  timidi  Ufciaro 

ltmcicompagm,gl'cmpihimtari  y 
Vmefcordati.nelagranfl’ehnca  ' - 

Del  Ciclope  erudii  m Mandonar  , . 

Ouc  entro  ofettrae  la  gran  tomba,& colM 
Vi  brutto  faJi%tu,CF  fangumojl  cibi , ^ 

E?lt  inalzato  l' alte  fi  elle  fedite. 

O Di/  uolgcte  de  la  terra  lungi 
velie  cotaUnon  putceuolc  m uijtd , 

He  punto  affabile  in  alcun  fuo  detto » 

sìpaH^^Ti  T 

vil  miftr  huomo,cr  del  ofciero  [angue.  > - 
Jofleffo  uidìdd  numero  noftro  <■  t 
"Prender  con  U 9txan  ntan»duc  corpi»* 


^i'TE'R  ZO  |;q 

ìrt  Mezzo  t Antro  romperli  in  un  [affo 

lndidifanguefparfì  i limitari 

Vidi  inondar yt  alhor  che  ei fi pafeea  } 

1 membri  a cui  c afe  ciudi  brutto /àngue 
Q&afi  uiui  tremar  uidCl  tra  denti, . 

Già  queflo  non  patifenza  uendetta  .v  . r 
, itf}aC0  Vlifje,  nei  compagni fuoi  ' 

Pofe  in  oblio  nel  perigliofo  cafo . ' . \ 

Che  poi  che  fu  de  le  uiuande  pieno , 

Etfcpolto  nel  um^hina  la  tefla 
Voso^  fi  giacque  entro  al/patiofo  Antri 
Caccia  fuor  nel  dormir  liquidi  cibi 
"Et  mefehiati  col  uin  fanguigni  pezzi . 

Volta  potenza  alhor  tutti  pregando 
Vartia  tra  noi  a forte  le  fatiche 
Ci /porgi din  fogni  intorno  in  cerchio  uniti 
Poi  con  l'acuto  ferro  entro  pafiamo 
V ampia fua  luce.cheumca  afeondia 
Sotto  la  tortai  fpauenteuol fonte  .*  ; 

A guifa  che faria  un  greco  feudo 
Ola  luce  del  sol.cofl  al  fin  lieti 
Vendichiam  f ombre  de  compagni  nefiri^, 

Ma  uoi figgitelo  miferi  fuggite, 

E t toflo [opra  a queflo  Udo  i lacci 
Troncate. 

Che  quale  e quanto,c  Polifimo  che  entro 
A l cauofpcco  pecorelle  chiude 
Di  lunga  lanaye  le  lor  tette  munge. 

Cento fimili  a luihabitan  quinci  . v 

A cuna  lidi  fogni  intorno  fparfi 
Ciclopi  borrendippergValtieri  monti  - 


- i 0i  L I B R O"  W '* 

Errando  iian\già  fon  tre  uoltc  ingombri 
1 luminofl  corni  dcla  Luna * 

Ch'io  de  le  felue  entro  a diferti  luoghi , 

E£  de  le  fiere  a le  ripofic  cafe 

Meno  la  ulta, e entro  una  baffo  grotta  } 

Veggio  da  lungi  gtimmenfl  Ciclopi, 

Spefjo  a la  uoce  e al  fuon  tremo  de  piedi 
M i danno  iltniferabil  uittoi  rami 
Le  picciolbacchc , e rie  felue  chornie, 
Vafcommi  l'hcrbc  da  radici fùelte.  1 

ì&chc  il  tutto  attendcua}qucjl a armata 
Vidi  prima  uenirfu  nofiri  lidi, 

A cui  quale  ella  fùfii  mi  donai. 

Che  affami fia  tàne fonda  gente 
Lungi  fuggito  hauer,chc  uoi  piutoflo 
Quefta  anima  prendete  ad  ogni  morte. 

A pena  tacque,  quando  incinta  ài  monte 
Eoli  fimo  uèggiam,che  cot  gran  corpo 
Si  muouè  in  mezzo  del  bcfhamefuo, 

Et  communio  uapei  noti  lidi. 

Jtt  ofiro  borrendo  defórme,  & grande  a cui  1 
Z'I  tieder  tolto.  Indi  di  Pino  un  tronco 
La  man  li  regge,  e i pafii  impone ,è firma  - 
Li  fono  in  compagnia  le  pecorelle,  1 ‘ 

Quefio  fol  di  piacere di  confòrto 
Battè  nel  mi fcr abile  fuo  male, 

Che  dal  Collo  li  pende  unafompognid , 

Poi  che  ci  uertne  nel  mar  fonde  toccando « 
Quindi  del  fuetto  lume  itfangue  laua, 

Che  giu  li  cola  e i denti  ftringe,  er  mugghia» 
Et  già  prende  ilfenticr  per  mezzo  l'acqua. 


mi  r e r z o t$t 

Ne  l'immolla  ancho  gioiti  fianchi  Fonda*  "' 
Noi  toflo  quindi  lungi  Raffrettiamo 
P render  la  fuga , er  fupplice  Achemenidc  ' 
Riceuiam  dentro,^  ciò  fu  ben  douere 
Tronchiam  taciti  ilacciylondèpofria 
Inchinati  radiam  co  i remi  a gara  " 

Sent  e et 3 e al  fuon  de  la  uoce  i pafii  torce $ 

Ma  poi  che  non  tè  dato  alcun  ualcre 
V'andarne  deflro  a i luoghi ,zr  che  non  puote 
Seguendo  pareggiar  d'ionio  londe, 

Manda  in  alto  un  gridarci  che  5' udirò 
V'ogni  intorno  tremarne,  l'acqua  e'I  mare , 

Et  (fi  Italia  il  terren  fcuoterfl  in  tutto 
Vale curue cauerne Etna  mugghiare,  » 

Già  de  lefelue  fuor, e?  alti  monti  ' . 

Vi  Ciclopi  la flirpe  prouocata 
Empion  le  riuegiii  correndo  al  porto:  - 

Albor  d’Etna  ueggiam  tuti  i compagni  O 

Afiifì  indarno  con  la  torta  uifla,  ù 

E leuarfìno  al  ciel  aitala  tcfla,  } 

Co  fa  horrcnda  a ucderli  in  un  raccolti, 

Come  quando  da  latto  poggio  in  cima 
Le  querele  che  alzanfìn  le  flclle  i rami 
0,che  co  curui  I or  frutti  iciprefii 
Stanano  fòltiouciiGioue  in  alto 
P ofla  è la  felua,ej  di  Diana' l bofeo ; I 

Alhor  ci /finge  il  rio  timor  ueloci  7 

A qualunque  fcntierfcioglier  le  funi*  I 

E a lieti  uinti  dar  le  uele  in  alto.  ’ 

Contro  a quello  che  d'Heleno  1 precetti  ri 

Ci  autieri# conche  tra  Scilla  ejr  Chariddi  . f 


4 


*C  Z,  4 B & O 

Connonmoltodifiantia  de  la  morto  ‘ sSf* 
Non  debbino  tenere  il  corf  ) loro , oi  V.'  * 

Ef  penfìam di  uoltar  le  tuie  indietro» r.  • 

Muda l'angufio foggio  di  P doro  £ 

Ecco  in  nofìrofauor  Borea  mandato,  r;1 
E t fono  olir aportato  di  P antagia  . I 

A le  bocche  di  fohietto  faffo,e  a foni  ’> 

Vi  Magardyt di  Tuffo  a tlfolctta»  .la 

Co  tui  quc/le  riu  iere  mi  moflraua  ; >1 

in  dietro  rifolcandole  Achemcnide  -,  *. 

Compagno  già  del  infelice  wliffo,  ..  I 

Vfoifola  nelfonfìadi  Sicilia,  <J. 

Che  incontro  giace.  Oue  maggiore  è tondi  l 
O rtigia  il  nome  fuo  diffor  gt  antiqui, 
pApheo  tf  E lide  il  fiume# fama  quinci  > 

Tentando  fotta  limar  le  uiefocrete. 

Che  hora  (gli  dentro  a tonde  di  Sicilia  i - 

O Arekufa  al  fonte  tuo  fi  me fchia,  _ 

Noi  del  luogo  bonoriaxn  le  fiere  fiatile. 

Come  impofto  ci  fu  Pofoial  terreno  f 

P affo  <t  tìelor  piu  i altro  che  fecondo  > 

Che  i campi  (lagna . Quindi  gl'ahi  feogk  *> 
Ét  di  Pad  in  radium  e &efi  i fafii , ? .ì 

Poi  lungi  Canterina  appare#  cui  \ > 


Pfjcr  immobil  han  conceffo  i fati,  ; i 

E i Geloi  campi,  cr  Gela  il  cui  cognome  i 

V ien  cofi  detto  dal  ternhil  fiume.  \ 

Indi  in  alto  Agrigento  lungi  mofira 
V altiere  mura.Giàdifiercauatli  . . . 
Producitor . poi  con  conccfii  ucnti  > 

Te  falina  lafcio  io  di  palma  colma, 


i 


o : « T ? R Z O » , I st 

Voi  Lilibco  entro  gtafcofl  fafii 
Vo  falcando  per  mare,  ci  duri  golfi,  • 

Quinci  Trapani  l porto  mi riceue, 

jE'lpdeft  per  me  lieto  non  pupto.  ....  1 

Qwt  datante tcmbejle  del  piar  fainto  " ; 2 

Hd>we  infelice.  Il  padre  mio  j-  confòrto 

V'ogni angofaiofo  affanno  di  ogni cafo 

Ancbife  perdo.  Quinci  ottimo  padre 

Stanco  mi  abbandonai . H aymc  che  indarno 

fufli  già  tolto  da.  perigli  tanti. 

Non  il  Sacerdote  tìcleiiobcn'ch'cgli  \ 

T>i  cofe  h orrende  molte  mauuertifjc 

JM  i prèdCl  duoUnon  giaV  empia  Qeleno . • ^ 

' **  Qui  del  uùggio  C ultima  fatica  % * . 

E7  /«ngo  termin  fu . Quindi  io  partendo  ■ 

M'ha  Dio  condotto  a le  contrade  uoftre-  , }'■ 

*?  Cofifòlo  egli  Enea  il  padre  a tutti  |A 

r Harraua  intenti  la  diurnamente,  . ; .4$ 

E i corfi fuoi  moflraua  idi  fin  fi  tacque, 

Et  fi  posò  poi  che  cofl  fimo . 


IL  QV-ARTO  LIBRO 

DELLE  NE  IDE  DI  , 

t,l1vt_  * • - ' r;  - - 4 / 


. V ERG  ILIO, 

PI  LODOyiCO  DI  LORENZO 
Martelli* 


ARGOMENTO* 


I dotic  innamorata  di  Eneafiuo* 
prc  U pafiionc  deU'dtiimo  fio  al* 
IdforcUdtZr  feguttando  il  confi* 
glio  di  lei  fi  rifolfe  di  torlo  per 
marito.  Et  Giunone  per  tener 
piu  facilmente  Enea  fior  d'ita * 
lidytrdtt'o  con  Venere,  eh' Enei 
con  buona  gratta  di  lei  potejfe 
prederò  Didorie  per  mogliciet  perche  ciò  piu  comodameli 
te  fi  potè ffc fare, le  moftra  che  effa  glie  ne  haurebbe  prefen 
tata  loccafione . V altro  di  Enea , er  Didone  andarono  d 
taccia  : doue  effondo  già  ogniuno  intento  aUa  preda , Giu * 
pone fubito  mandò  un  fiero  temporale.  I compagni  figgi * 
pony  chi  <jud,c7  chi  là  : Enea  & Didone  fi  ncouerarono 
filma  ffeluncdi  Z?quiui  con  infelice  augurio  s'accompa* 
piarono  infime . I nquefio  mezzo  Gioue faticai?  da  prc* 
g hi  (Tiorba  di  GctufiUqualc  hauea  per  male  eh' un  fi* 

reftiero  gli  fiffe  meffo  innanzi , mandò  Mercurio  a Enea, 
CT  cornandogli  che  lafciata  T Africa  namaffe  in  Italia . il 


+1  0.  V A R T 0 tn 

quale  ubidendo  al  ccmmandamento  di  Giouefeghtamen* 
te  ficè  apparecchiare  a compagni  tutte  le  cofeneccjfaric 
aUanauigatione . Ma  Didone lofio ch’ella s’accorfe come 
V armata  fi  mcttcua  in  punto, frettando  quel  ch’era,  gra 
ueme  nte  fi  dolfe  fra  fe  mcdcfima-,  er  poi  con  preghi  er  con 
fagrimc, per  fe  fteffa,cr  per  mezzo  della  Jor  ella,  fi  sfir* 
ZÒ  di  fargli  mutar  penfier  o . -Enea  auifato  di  nuouo  in  fo* 
g«o  da  M ercurioja  mezza  notte  fi  uela.  V orche  bidone 
tion  potendo  fopportar  tanto  dolore, fingendo  diuolerfar 
facrifictoficc  un  cappuccio  nella  piu  alta  parte  del  fuo  pa 
hzzgi  CT  quiui  mandata  uia  Barce  balia  di  Sicheo , pera 
ch’ella  non  le  impedifselakiortc , che  ella  uolca'fare}  s’a* 
mazzo  da  fefieffa. 


rID  O , che  di  penfier  grauofo  er  empio 
H a già,  fijfa  ne’l  cor  cruda  firita, 

Nelle  uene  il  mal  nodre,  e’I  cieco  ardore 
Quella  confuma  ad  bora  ad  bora  e firugge 
T ornale  à mente  f alta,  er  gran  uirtute 
r e l pioto fo  Troiano, e i molti  honori 
Della  fùa  fiirpe  : e dentro  al  petto  ferba 
ìl  coftui  uolto,  e le  parole  impreffi: 

E pel  faldo  penfier  mai  non  s’ acqueta.  - 

I Kf catta  al  mondo  il  di  la  nuoua  Aurora 
Co  bei  raggi  d' Apollo, e Vhumid’ ombra  1 
H auea  già  tolta  uia  dalfommo  Cielo , 

Quando  con  la  fidelforella  amica 
' Coft  ragiona  trauagliata  e’ t firma. 
v AnnaforcUa,ohimè,che  penfier  uani 
* Fan  pauentofa  me  doglio  fa  e tnfla  • 

In  mezzo  ilfontio  ? e quale  è giunto  Ima 
Enei,  di  Ver ; y 


LIBRO 

Né  i nojlri  regni  percgrm  noucUo  ? 

Q mi  co  i fiembianti  alteri  a noi  s'è  moflroi 
Vi  quanta  poffare  di  ualore,e  darmi ? 

10  credo  certo, e non  crcdc/anco  in  nano, 
Cb'ei  jia  nato  di  flirpe  alta  e diurna  : 

Ben  moflra  il  pauentar  glianimi  uili 
Come  glie  flato,  ohimè, nemico  il  cielo : 
Quante  {tre  battaglie  hauer  dice  a 
Con  le  fue  fòrze  terminate  e uintc  i 
S'io  non  tenefli  dentro  a Ialina  fiffo 
Ber  mio  f aldo  uoler  di  fuggir  fempre 
Ver  nodo  maritai  di  darmi  altrui , 

Vofcia  che'l  primo  amor  per  morte  crudo 
Me  fchcrnita  ingannò , se' non  mi  fùffe 

11  maritarmi  homai  ucnuto  a tedio. 

Ver  coftui  fèrfe  fol  potrei  colparmc. 

Anna  ( certo  il  dirò  ) pofeia  che'l  mio 
Infelice  Sichco  fu  morto, e poi 

Che'l  noflro  albergo  fu  del  f angue  tinto 
Val  /ratei  micidial, solo  coflui  . 

1 mici  fenfi  ha  piegato, e fatto fprom 
All' inchinata  mente,ia  ricono] co 
I fegni  fleflt  dell'antica  fiamma. 

Ma  pria  s'apra  la  terra  a' miei  gran  diurni, 

0 con  offra  factta  il  fonr.no  Gicue 
Acerbamente  mi  difcacci  aW ombre. 

Valili  ombre  Ì abiffo, e notte  eterna. 

Ch'io  ti  manchi  già  mai  uergogna,ò  fiiogtùi 

1 tuoi  legami  e le  tue  fante  leggi: 

Quei  che  pria  mi  fi  aggiunfc,i  noftri  amori 
S en  portò  ficco,  er  eijeco  gli  tegna. 


I 


« Q.V  ARTO  M 


* • 


Sf  . 
r 


I 


E nt'lfepolcro ferbe  : Coft  detto  ^ ^ 

feodi  lagrime  pregni  gliocchi fuou  ‘ \ 

Alma  riffondefo  cara  min  foretti 
P/«  che  la  uita,pafferai  tu  fola 
Sempre  angofciofa  là  tua  fiefca  etateS 
Senza  fauer  giamai  di  quanta  gioia> 

Ne  fiori  cagione  i dolci  figli  corti 

E di  V etierc  beUo  i fanti  donti 

Cre di  tu  che  di  queflo  habbum  gran  cord  . 

Il  cener  morto,ò  uer  talmc  fepolte ì , 

Horfia  che  per  a dietro  alcun  giamai 
N on  babbi  al  fuo  uoler  pregando  uolta 
T e del  morto  Sicheo  dogliofa  ancora. 

Non  lo  prezzato  larba  in  Libiate  primi 
In  Tiro,  e glialtriduoi,chenenodnfce  f 

V Affrica  £ alti  c gran  triomphi  ricca*  - 

Horfarai  tu  giamai  fi  durale  fòrte  • * 

C tìa  graditoci  amor  fopponghi  anchoraì 
Non  hai  tu  amente  ouei  tuo  foggio  hai  pofio  f 
Quinci  i Getuli  gente  in  guerra  inuitta,  } 

E i Numidi  sfrenati e t offra  Sirte  ^ \ ; 1 

Ha3 intorno j e quinci  i luoghi  per  la  fetc 
Deferti  c T bermi,e'Barchei  che  per  ampio 
Spatio  fan  conto  il  lor  furor  foucrchio* 

A che  dir  delle  guerre,  che  di  Tiro 

Sorger  ti  puonno  ? e tolte  e gran  minaccio 

Dei  tuo  fratello  ì lopenfo  degli  Iddi)  j 

Ter  darne  aiuto,e  che  Giunone  amica 

H aggiano  oprato  Jì,cbe'n  quefli  luti 

Sion  le  Troiane  naui  corfe  a riua . 

Qual  uedrai  cimentar  quejìa  cittatei  ] 


V il 


1 


* f 


I 


+Z  LIBRO  w 

Oudi  regni forgcran  per  tal  manto  f ' ? 
L4  glorid  di  C art  ago  a che  alte  imprefe 
E 1 per  leuarfi , hauendo  inficine  aggiunte 
Vanni  Troiane  i hor  chiedi  a gli  alti  iddij 
Perdono, e quei  placati  a tempij  fanti 
Cortefc  i peregrini  riceui,c  moflra 
Alte  cagion  di  far  lungo  foggiomo:  * 

Mentre  che'l  uerno  incrudelire  ognhord  ' 
Ne  latto  mare,&  Orione  acquofo, 

E fon  rotte  le  naui,&  afrro  è il  Cielo * 

Con  quefto  ragionar  (Tatto  difio 
Fieramente  infiammò  gli  acce  fi  frirti , 

E diede  freme  alla  dubbiofa  malte } 

E de'l  fuo  petto  ogni  uer gogna  feoffe . 
p rima  fen  uanno  a ifagri  tempij, & iui  - 

Ver  far  gli  I ddij  fagrificando  amici 
A Cerer  madre  de  le  fante  leggi , 

Al  biondo  Apollo, ed  al  buon  padre  Bacco 
Offrano  occife  pecorelle  elette 
t>i  poca  etate  colle  leggi  fìejfe. 

Che  fi  tenicn  ne  i fagnficij  primi. 
"Primieramente  a Giuno,che  ticn  cura 
Tic  t nodi  maritai  la  bella  Bido 
Verfafia  i comi  (Cuna  bianca  uacca 
Vn  uafo,  ch'ella  hauea  nella  man  dcfirdf  - 
Poi  dauanti  a gli  dei  gli  colmi  altari 
Circonda^  co  i bei  don  rinuoua  il  giorno : 

E poi  che  in  mezzo  il  petto  aperte  fono  - 
Vuccifebefiie,mtenta  fi  configlia 
Mirando  l'efte  ancor  uiue  tremanti. 

Ahi  menti  [tolte,  ahi  folk facer  doti  J>. 


4 


Q.V  A R T O Ì$S 

I uotifi  tempi  incoili  Amor  che  puonno! 

Voice  fiamma  amorofa  le  confuma 
in  quefto  mezzo  e le  medolle  e l’ojfai  # 

E chiù  fornai  nel  cor  le  uiue  t regna , 

Arde  nido  infelice^  fi  raggira 

Ver  tutta  la  Citta  fùriofa, come 
Ceruad’aftra  faetta  a morte  punta, 

A cui’ I fianco  ha  ferito  di  l ontano  -■ 

Quando  dal  fuo  nemico  non  fi  guardi 
Entr’à  ibofchi  di  Creta  il  paflorfiro i 
Quella  feguendo  conagutiftrali , 

E lafciato  ha  in  lei  fijfo  il  foro  lieue 
Senza  fauer  lo, ond’ ella  >e  feluche  colli , 
fuggendo  paffa  : e lamortal faetta 
Val  tormcntofo  fianco  non  fi  fucile. 

H or  per  la  terra  il  T roian  mena,e  mojlri 
te  fue  molte  ricchezze, e’I  bel  difcgno 
Ve  la  Cittatc,à  ragionar  comincia > 

E nel  mezzo  del  dir  laffa,s’arrefia: 

H or  in  su’l  dipartir  del  chiaro  giorno 
A jncdefini  conulti  il  chiamai  l prega* 

V’udir  fòlle, di  nuouo  le  fatiche 
V i Troia  uditele  dalla  bocca  intenti 
j)’E nca  parlante  un’altra  uolta  pende, 
foi  che  partiti  funo,e  chc’l  bel  die 

Ofcura  notte  adhora  adhora  adombra, 

E le  ficUe  cadenti  a i dolci  fornii 
Piegano  altrui  5 tra  fc  fola  fi  duole 
Vel  uoto  albcrgofofoura  ifoli  letti 
tajfafi  ghiaccici  fuo  lontano  amante 

O de  lontanai  uede,etienfe  in  grembo 

V ili 


L I B R O Mf 

Jkfcanio,  finta  in  lui  lajbrfna  uàrd 
De’/  caropadreffe'ngannarpotefft 
L'imeffabile  amore  in  qucjla  guifa.^ 

Non  HctrtKO  ih  a/fo  /c  inndrdte  Torri, 

La  gioucntute  iti  drmi  non  s'adopra. 

Ne  s"  affatica  in  far  porti , ò diftfe , 

Cfre  guerra  P afiicuri  e guarde. 

Pendon  Popre  interrotte, e l'alte  mura , 

E’/  fuperbo  edifìcio  al  cielo  uguale. 

Laqual  -,  poi  che  la  figlia  di  Saturno , 

Cara  conforte  del  Tonante  Gioue 
Di  cofi  fatto  mal  conobbe  oppreffa , 

E che  uergogna  il  fuo  furor  non  tempra» 
Venere  troua,  e (Patto  fdegno  carca. 

In  tal  guifa  le  parla . ò che  gran  lode , 

O cfce  ampie  /foglie  wen  portate  injieme 
Tu,e'l  tuo  figlio, alta  potenza  e conta, 
S'utia  fémmina  fola  da  duo ■ I ddij 
Con  molto  inganno  è foucrchiata  e uinta • 
Gi'dfo  io  ben, che  pauentofa  e dubbia. 
Perche  la  terra  è nofira  battuto  haifempn 
A foffietto  le  cafc  di  Cartago. 
ma  come  il  puoi  pofar,che  pur  bifogna 
Cotanto  hor  gareggiar  f deh  che  piu  preflo 
Honfacciam  noi  con  giufta  pace  eterna 
Le  fante  honefie  nozze  i tu  pure  hai 
Contenta  di  tutto  la  bramo  fa  mente. 

Lido  è (P amore  accefa,efcco  tragge 
L'alto  furor  per  entro  P offa  chiufo : 
Reggiamo  adunque  quefla  gente  infieme 
Con  poteflate  uguale  ; a lei  conucnga 


(K  Q.V  ABRTO  ** 

Di  marito  Troian  dtuenir  fcrua , 

E netta  fide  tua  rimetter' anco 
Ver  dote  il  popol  tuttoché  di  Tiro 
S'é  qui  condotto . A Giuno  in  quefla  guifa 
Variò  v enere  betta?e  bene  intcfi 
Che  infimamente  ciò  parlato  hauea* 
Verdi1  ad  Italia  il  deflinato  regno 
Mutato  fuffe  in  Libia . Hor  chi fie  mai 
fuor  difcftcjfofljche  quefio  nieghii 
E di  ciò  teco  anzi  far  guerra  dgognef 
Tutto  che  quel  che  tu  mi  rechi  à mente 
buona  fortuna  al  fin  bramato  adduca : 

Md  io  nonfo,  fe  i fati , e l'alto  Gioue 
Voglion  che  quei  di  Tiro , e quei  di  Troia 
T engano  infume  una  Città  medefma , 

O s'à  lui  piace ,che  tal  popol  miflo% 

E con  patto  congiunto  infleme  uiua : 

T ufua  conforte  fei,  perche  à te  lice 
T entar,  pregar  i fuoi  penfteri  afcojl  : 
Opraceli  io  feguirò  l'ordite  imprefe . 
Viffiofe  in  quefla  guifa  atthor  la fpofa 
Tie'l  Re  de'l  Ciel . Quefla  fia  mia  fatica: 
Hor  ucgl'iobreuc  dirti  ( afcolta  ) come 
A fin  condurfl  puonno  i penflernoflrL 
Mettefì  in  punto  Enea  con  la  infitte: 

Hido  di  gir  cacciando  infoiti  bofehi, 

T oflo  che  il  sol  foura  gli  eccelfl  monti 
Hai  balcon  (T  oriente  uerra fiore 
E courirà  doman  di  raggi  il  mondo : 
Mentre  che  i cavalieri  accinti  e prefli 
Giranfire  cacciando  intorno  a i cotti 


X 


\ . ||^  LIBRO  Mf 

Io  pioueròdi  /òpra  a quefli  duoi 
Con  grandirìmifia  un  tcmpeftofo  nembo> 

E faro  l del  fonar  ({'bombii' tuono: 
fuggiranno  i compagnie  fian  coucrti 
D 'ojcure  nubi, il  Troian ducere  Dido 
Giunger  inno  indi  ad  un  mede  fino  fficcot 
lui  farò  prefantc,  c fa  tua,  uoglia 
A nchor  fia  falda,  con  tatace  nodo 
Di  fante  nozze  lei  farò  fuajfiofa, 

Qniui  farà  Hi  mene o . Chino  ld  tejla 
Venere  fcnzaopporfe  a fua  dimanda, 

*E  tra  fa  rifa  de  i trouati  inganni 

In  cjucflo  mezzo  laro  fata  Aurora 

Sorgendo  ufci  dell  onde  alterale  beua • 

V eletta  giouentute  al  primo  giorno 
Efcedclla  Citiate,^ un  momento 
Reti,  lacci , armile  i caualier  Ni  afilli, 

E gran  fahiera  di  cani,  a cui  fa  fida 
Scortai  odorar  folo,in  punto  fono: 

I primi  di  Cartdgo  in  fu  le  porte 
Del  bel  palagio,  la  regina  attendono , 
Che'n  camera  dimora,e  d'ofaro,e  d oro , 
Sta  per  lei  quiui  un  bel  cauaUo  adorno, 

E lo  faumofofren  feroce  mangia: 

Tur  fan  uien  jùor  con  molta  gente  intorno 


Veflita  di  Sidonia,e  ricca  gonna , 

Di  dipinto  fregiata, e uago  lembo,  < ^ 
Con  la  faretra  agli  homeri , e coi  crini 
inrete  d’oro  con  bei  nodi  accolti 
Vn  laccio  difinoorrifiringeelega 
snurd  dèi  fianco. la  por  porca  gonna.  .. 


**  Q_  V A R T O 157 

I Troiani  anco,e  Itilo  allegro  inficine 

Conici  fen  uomo, e feco  s'accompagna  - 

II  beUijsimo  Enea  dauanti  k tutti , 

Z'  fuoi  cari  compagni  a gli  altri  aggiunge • 
CÌnal  Febo  poi  che  la  temprata  Licia 
’Lafciatae  l fiume  Xantoma  ueder  torna 
Velo, delta  fua  madre  antico  albergo, 

E ibei  balli  rinnoua,e  mi/li  intorno 
A i fanti  aitar  fan  gran  romor  infìeme 
Quei  di  Creta, e i Driopi,e gli  Agatirji 
Ornati  e lieti  : ei foura  gli  alti  gioghi 
Di  Cinto  poggiai  1 unguentata  chioma  * 

Con  fila  tenera  fronde  aggraua  e'nfieme 
Compone  e con  bei  lacci  d'oro  annoia, 

Soura  gli  homeri fuoì  rifuonan  farmi:  * 

Non  ijten  uago  di  lui  fen  giua  Enea, 

Si  degnamente,e  foura  ogn' altra  adorna 
E‘  la  fua  uijla,e'fuoi  fembianti  egregi. 

Pofciache  foura  glialti  monti  furo 
E nelle  felue  cl  ogni  fender  caffè. 

Ecco  che  d'altofdi  fduagge  capre 
Cadde  da  i gioghi  una  ueloce  torni 
Dall  Atra  parte  trafcorrcndo  pajfa 
Ver  1 aperte  campagne  in  fuga  uolta  .> 
Folta fchicra  di  ccrui,e  Uffa  i monti 
Corca  di p.oluc  auuiluppata  e rotta . 

E il  giouinctto  Afcanio  in  quelle  uaUU  ; 

Code  del  fio  caual  feroce,  cr  iui 
Hor  quefli,hor  quelli  affai  correndo  auanzi}  ' 
E pur  difìa,che  tra  le  fere  inermi 
E/c^  m rabbiofo  por co, ò che  dal  monet 


«LIBRO» 

f . *11  V 

Vn  feroce  Leone  a i empi  fenda. 

Comincia  in  queflo  affai  mugghiando  il  Cielo 
Tutto  à turbarlo-  in  un  tempo  fegue 
Con  grandin  mifto  un  tempcflofo  nembo  : 

E i compagni  da  Tiro, e la  Troiana 
Giouenc  fchicra,e  di  Venere  bella 
il  nipotc,di  D ardano  difccfo 
fuggir  paurojì  in  qucfla  partenti  quella. 
Ter  diuerfl  ricetti,e  giu  da  i monti 
Cadono  i fiumi  firiofì  e pieni. 

La  innamorata  Dido, e* l Troian  duce 
Giungono  infìeme  ad  un  medefmo ficco. 

La  terra  prima, e Giuno,che  tien  cura 
De  i nodi  maritai  di  ciò  danfegno : 

Splenderò  i fiochi,eyl  Ciel,chefape  anch'egli 
Di  quefle  nozze, e dal  piu  eccelfo  monte 
Si  fehtirono  urlar  lefagre  ninfe. 

Quel  dì  fi  il  primo,chc  di  morte  fiUe 
Cagione, c7  primo, eh' ogni  mal  le  diede 
Ne  Dùfo  pel  fallir  punto  jlmuta 
Ch’ella  uede  prefentc . ò per  la  fama, 

E non  s'adopra  in  dishoneflo  amore , 

Ciò  chiama  nozze, €T  a'I fio  fallo  greuc 
Con  queflo  nome  finto  face  un  uelo. 

Subito  per  la  gran  Città  di  Libia 
Va  di/correndo  l'importuna  fama, 
fama  è un  mal,  di  cui  nuli’ altro  pria , 

Per  continouo  moto  fi  fi  grande  : 
piccola  in  prima, e pauentofi,  e pofeii 
Arditamente  fi  per  Vaer  poggia , 

E’n  terra  i pafii  muoue,e'l  capo  in  alta 


*1  CL  V A R T 0 t*  158 

Tu  lenugolc  eccelfe  afconde,e  pofà; 

Partorì  quefla  ad  Encelado.e  Ceo 
W inor  fòreUa  la  gran  madre  antica, 

Mojja  da  f 'degno  de'celefli  dei 
( Come  fi  dice)  di  pieipreflae  d'ale 
Veloci  molto, borrendo  moflro,e  grande*. 

Che  quante  al  corpo  ha  piume  .tante  ha  luci 
Maifempre  aperte,  ( a dir  per  merauiglix  ) 

E tante  lingue,  e r ha  bocche  altre  tante. 

Che  ragionati  mai  sempre,®*  altre  tante 
Orecchie  intente.  Nella  ofeur a notte 
Vola  per  mezzo  il  Cielftridendo,  e perla 
Ombra  terrena, e non  chiude  occhio  mai 
Da  dolce fònno  uinta,e flafje  il  giorno 
O delle  cafe  in  cima,  ò foura  l'alte 
Torrifpiando,®*  alle  gran  cittati  > 

Spauento  porge ; e cofì  il  fintoci  reo 
lAantien,  come  del  uernouellc  porta. 

Coflei  d' affai  parlar  le  genti  aUhora  t 

T rafie  fleffa  godendo  tmpieua,  e quello 
Egualmente  dicco  ch'era,  e non  era  1 ' ' 

Che  uenuto  era  Enea  della  Troiana 
Stirpe  difcefo,cui  la  bella  Dido 
Al  fino  confortio  aggiunger  non fìfidegrid, 

C hor  uan  paffando  in  gioia  il  uerno  quanto 
Pi  dura,  mefiti  regni  in  lungo  oblio , 

Da  sfrenato  defìr  comprefl,  e uintu 
Quefle  noucUe  per  le  bocche  altrui 

Sparge  ampiamente  lafpietatd  Iddea , 

E prefta  alRege  ìarba  il  corpo  drizza, 

A cui  confue  parole  il  core  incende. 


1 


E crefcca  monti  in  lui  gli [degnile  tire, 
Qutjli  nato  fuminone  e della  tolta 
Garamantide  Ninfa/a  Gioue  pofe 
Per  gli  ampi  regni  fuoi  cento  alti  tempi » 
E cento  aitarle  fempre  acce fo  foco 
Sagrato  hauctia  per  cujlodia  eterna 
De  fanti  diui,t  del  fangue  era  fempre, 
Ttfena  la  terracotte  befiie  uccife , 

Eie fagrate  fòglie  eran  dipinte 
Di  contefle  ghirlande >c  uarìfiori. 

E dicon,chc  coftui  dc’l  fenno  in  bando > 

E datt'ajpranouctta  acccfo  innanzi > 

A fanti  aitar  tra  tutti  gli  alti  iddi] 
Inginocchiato  con  le  mani  al  cielo 
V regando  chiefe  molte  cofc  a Gioue, 

Oh  fommo  Giouc,cui  la  gente  Mora 
Per  honorar  foura  i dipinti  letti 
Sacrificando  il  cibo  prendere  liba 
Tura  e dcuota  i dolci  hotior  di  Bacco, 
Vedi  tji  quefto  ? o pur  te  Padre  indarno 
Tcmemo  atthor}c1)  anoifactte  auuentif 
. ‘ E’/  balenar  incerto  entro  le  nubi 

Pauentofìne  face }e  fiotto  fopr  a 
Volge  le  menti  noflre  il  tonar  uanoì 
I )fitma,che.  nei  paefenofiro  errante 
picciola  terra  comperata  ha  pofta 
Cui  per  fondarla  il  lito  dato  hauemo » 

E le  leggi  del  luogoyè  fatta  fehiua 
Di  noflre  nozze,cd  ha  per  fuo /ignori 
E nea  nel  regno  caramente  accolto • 

E t ei fìmile  a Paris  con  la  uiU 


mi  aVARTO  ^ 159 

inerme  compagnia,col  mento  adorno 
Della  Mitra  di  Lidia , e co  capelli 
Inanellati, & unti  di  fua  preda 
\ Lieto  hor  gioifce,e  noi  oc  tempi  tuoi 
Sempre  rcchiam  gran  doni, e nodnamfemprt 
De  le  tue  opre  una  fallace  fama.  * 

Vd  i Gioue  co  fini, che’ n quefla  gitifa 
Humilmcntc  il  prcgaua,e  1 fanti  altari 
Con  le  fue  man  tencua,c  gliocchi  uolfc 
Alla  regai  Cittade,& agli  amanti, 

Chauean  mcfja  in  oblio  la  miglior  fama:  : 
Vofcia  a Mercurio  cefi  parla, e quefte 
Cofe  commanda  3 Hor fu,  uà,  chiama  i uenti 
O figlio, c Valifficga,c’n  terra  uola, , 

E t ua  parla  al  T roian  duce, che  bada 
N ctU  T iria  Cartago,e  non  ajfiira 
Alle  Cittadina  che  fuo fato  il  degna, 

E feendi  a uolo,e  quel  ch’io  dico  digli. 

Non  cel  promiffe  tal  fua  madre  bella, 

Nf  due  uolte  però  campato  l’haue 
Dalle  greche  armi, anzi  promiffe,  ch’egli 
Deuea  reggere  anchora  ltalia,madre 
Di  grandi  imperi  bcUicofa  e forte , 

Ed  eternar  la  ftirpe  dello  antico 
Sangue  di  Teucro, e tutto  il  mondo  porre  : 
Sotto  le  leggi  fante:  horfeniuna 
Gloria  di  fi  gran  cofe  il  cor  gli  accende , 

E pel  fuo  proprio  honor  non  $’ affatica,  ' 

Ha  egli  imidia, che’ l fuo  figlio  Afcanio 
T egna  il  R ornano  imperio  ? hor  che  fa  egli ? 
O con  che  fòlle  ffieme  indugio  prende 


Tra  le  mimiche  genti  t e non  afpird 
Alla  ftirpe  <f  Italia,!?  à fatali  > 

; Lanini  campi  ì hor  parta,e  f ondcfolchii 
Quella  è lafomma  : e tu  di  ciò  mejfaggio 
Hojlro  farai.  Già  tacca  Gioue  : & egli 
Ver  ubbidire  il  fommo  padre , tojlo 
Si  mcttea'n  punto  : e prima  a piè  s' annoda 
1 dorati talar, eh' alto  coniale 
il  portati  ratto  à prefii  ucnti  uguale , 

O foura  il  martyò  purfoura  la  terra: 

Vofcia  prende  la  uerga3 e con  quefi'una 
fuor  dcU'Abijfo  tragge  anime  efangui. 

Altre  ne  manda  alle  tartaree  porte: 

Con  quefta  ajfonna,  e fuegine  gliocchi  chiude 
ficcando  morte , e con  la  firma  fide 
C Vegli  ha  nelfuo  ualorefi  ucnti  guida, 

E le  torbide  nubi  pajja  à «o/o. 

E gii  uolando  la  piu  alta  parte , 

Eg  li  erti  fianchi /cerne  di  quel  duro 
Veglio  3che  l'alto  del  colcapo  regge 
Atlante,  Atlante  à cui  di  [cure  nebbie 
Sta  fimpre  cinta  la  pinofa  tefia , c 

E t è percojfa  da  ucntofa  pioggia: 

Copre  gli  homcn  fuoi  gelata  cene  , : 

E da  lantico  mento  cadon  fiumi 
Con  gran  rouina  e la  ffinofa  barba 
Sta  per  l'accolto  ghiaccio  horrida3e  dura*  ■ 
Qui  pria  firmofii  pareggiando  l'ali 
il  bel  Mercurio , e'n  mcn  che  non  balena 
Di  quinci  tutto  à t acque  s'abandona 
l*cggero3e  prefio  à quello  uccelfimik 


Q.VARTO  W 

Che'ntorno  à lidii  cr  à gli  aguti [cogli 
T)i  mutipcfci, antico  albergo, e pieno 
Vicino  all' acque  Immitemente  uola: 
No»  altrimenti  in  tra  la  terra  Siculo 
Volando  già  lafiirpe  di  CiUene 
Ver  l'arenofo  lido  della  Libia , 

E fènde  a f aure  dallo  antico  Atlante 
Auo  materno  fuo  acuendo  giufo . 

Toflo  chcfoura  la  Città  nouclla 
Tosò  l'alate  piante , e uidc  Enea, 

Cb  alte  torri  fòndaua,  e nttoui  alberghi 
Ethauea  cinta  Inonorata frada 
bitter  de  gemma  riccamente  adorna : 
Ethauea  in  dojfo  ma  porporca  uefte. 
Ch'era  à fuoco fembiantc,che  gli  hauea 
Data  la  ricca  Dido,e fittamente 
Le  tele  hauea  con  or  tutte  contefle » 
Subito  il fopr agiunge,  c dice . Enea 
Tu  fondi  bora  Cartago  f e'n  preda  uilc 
T)t  donna  muri  una  Città  fi  bella  i 
Meffo  il  tuo  regno  proprio ,e  le  tue ftefle 

Cofemifcramcnte in  lungo  oblio-, 

A te  mi  manda  giù  da'l  chiaro  Olimpo 
il  gran  re  de  gli  Dei,  che  cielo,  e terra 
lAuoue  àfua  uoglia,e  mi  commanda,  ch'io 
A te  uolando  efle  parole  apporti. 

Che  fai  ? ò con  che  freme  in  ozio  badi 
HcUc  terre  di  Libia  * tìorfe  niuna 
Gloria  di  fi  gran  cofe  il  cor  ti  tnoue 
E pel  tuo  proprio  honor  non  e affatichi, 
Von  mente  al  figlio  tuo,checre[ce,^dfU 


(*l  LIBRÒ 

Speme  di  I ulto  herede,  d cui  fi  deue  1 

Il  behegno  (C  Italia,*  Roma.  Dette 
Quefie  poche  parole,anzich'Enea 
Gli  rtfpctidcjfe  di  fe  ratto  fioffi 
Ogni  mortai  fcmbiante , e di  fua  uifia 
in  un  punto  fidano  fatto  per  uano. 
Rerchcfmarnto  E ne  a (Raffretto  tale 
Muto diuenne,  e s' arricciar  cn  tutte 
Rei  pauentar  le  fuc  chiome ,*  la  uoce 
Tra  uia  rimafe.  Di  fuggir  fi  agogna 
fuor  delle  terre  amiche  d marauiglia , 
Dubbio  per  le  gran  cofi,  d che  lo' muta 
Egli  commanda  il  Cielq  : e tra  fe  ficjfo 
1 affo  pur  pCìifa,  che  far  deggia,e  come 
E con  che  ragionar  giamais' ardi fia, 

E t onde  prima  tanta  imprefa  ordifca 
Di  lufingar  la  fùriofa  Dido: 

E la  mente  ueloci  d dramma  d dramma  * 
Diffide  in  una  er  bora  in  altra  parte , 

E tragge  quella  in  uari  luoghi , e uolue 
Ver  tutto  : e mentaci  fico  non  s' accorda, 
Quefto  tien  per  miglior  configlio  : e chiama 
Mnefleo,c  Serge  fio, & il  fine  Cloanto, 
Ch'  apparecchin  le  naui,c  cheti  al  lido 
1 Accolgano  i compagni , e l'armi  in  punto 
Mettan, celando  qual cagion  gli  muoua 
A rinouar  tal  opre, e ch'egli  in  tanto 
T utto  che  Dido  ciò  non  fappia,er  unqua 
T emer  non  poffa,ch'un'amor  fi  grande 
Si  diuida  giamai , gira  tentando 
Come  manzi  le  anim,e  quai  migliori 


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+1  CIV,  A K T O ÌV  tèi 

Tempi ftan  di  parlarle,e  qual  buon  modo 
Aciofitruoui.  Immantenente  tutti  W--. 

Quel  ch'ei  commanda  fan  di  gioia  colmi • 

W4  la  Regina  ( e chi  porria  giamai 
Ingannarono  amante  * ) pria  di  lui 
Conobbe  il [aUo,t  fu  capace  prima  { 

Di  queljch'ejfcr  deuca,tcmendo  pure 
Le  cofe  ben  ficure,e  la  medcfma 
F ama  crudele  a lei furio  fa  dijje , 

Ch'egli  armauan  le  nauiye  per folcare  , 

Le  marine  onde  fi  metteano  in  punto, 

Touera  di  confìglio  diuien  cruda , 

Cruda  diuien  <f  ogni  confìglio  caffo: 

Et  per  tutta  lafua  bella  cittade  > 

Acce  fa  (tira  fenza  freno  forre  : 

Q ual  T biade  fuegliota  dalle feoffe 
Imagin  fagre,poi  ch'udito  Bacco  \ 

Intentamente  il  fanto  facrificio 
Ogni  tre  anni  a furiar  la  {prono, 

E'I  notturno  Citer'la  chiama  fòrte: 

Vur  da  fi  moffa  in  quefìa  guifa  parla,  .. 

Senza  piu  fojfrirc  al  Troian  duce ♦ 

Sperafli  tu  poter  perfido  anchoro 

Celar  cofi  trifia  opra  t e partir  queto  * 

Velia  mia  nuoua  terra  i e non  ti  tiene 
il  noflro  amor , ne  la  già  data  fide* 

Nf  Dido,  eh' aframente  è per  morirfe  ? 

Et  oltre  à quefio  quando  ucrna  penfì 
Vi  far' armata^  di folcar  t'affretti 
il  mar  in  preda  à piu  rabbiofi  ucntiS 
Cbefareftù  crudel , fc  tu  non  gifii 

Enei,  di  Ver,  x 


i 


i 


L 1 B R O 

V altrui  terre  cercando ,c  l' altrui  cafe  c 

A te  non  conte  i e fc  l'antica  Troia 
ìn  piede  flelfe,fcorrcrefli  hormai 
Per  uederla  co  legni  il  mar  profondo ! 

M e jùggi,obimc*  per  quefìi  pianti  prego 
Per  la  tua  data  fède  ( che  nuli' altro  > 

M i fon ferbata  mifera)  pc  i noflri 
Maritai  nodi,  per  lordite nozze,  t 

S'unqua  di  te  meritai  bene, od  unqua  i 
Co fa  hauefli  di  me  dolce , ò foaue,  \\ 

Habbi pietà dimiaflirpe,  chepere : ;■>.! 

E fc  i miei  priegbi  boti  luogo,  ancor  ti  prego 
Squotiti  della  mente  urìpenfìcr  tale . , 

Tu  fei  cagioti  che  la  gente  di  Libia 
Mi  portan'odio,c  i Tiranni  Numidi,  ^ 

E t ho  nemici  i Tiri,  e per  te  ancora  > 

Spenta  c la  mia  ucrgogna,c  quella  prima. 
Con  ch'io  poggiaua  al  del  fama  immortale « 
Amico  (poi  che  di  manto  quefla 
Nome  foto  mi  refla)  a cui  me  lafii. 

Che  patir  dcggio  dolorofa  morte  f 
Che  bado  f attendi  io  pur, che' l mio  fratello 
La  mia  Città  diftrugga  ì ò il  jèro  Urba 
A mio  mal  grado  in  fcruitu  m'adduca  ? j 
S' almeno  innanzi  il  tuo  fuggire  hauefii 
Acquiflata  di  te  flirpe  noueUa:  L 

Se  pel  noflro  palagio  fòjfe  almeno 
Vezzofo  e lieto  un  piccioletto  Enea % 

C he  nteneffe  de'l  tuo  uifo  foto 
Certafcmbianza 5 ucr  amente  il  tutto 
No»  mi  terrei [chernitafo  da  te  crudo 


v a a.  *r"o  5#  i 

Abbandonata . Qui  fi  tacque.  Enea 
Vel  configlio  di  Gioue  tenea  faldt 
Gliocchi  lucenti,  e fatto  aduerfo  il  duolo 
Tenea  chiufo  nel  cuore, e pur  rifonde 
Poche  parole.  Etnonfia  mai- eh' io  nieghip 
Che  in  me  non  haggi  amicamente  oprate 
Le  molte  cofe,che  tu  puoi  contarne 
Peginaye  fempre  il  ricordarmi  a grado 
Mifia  della  mia  Dido}fempre  ch'io 
H auro  di  me  memoria,  infin  che  l'alma 
Viue  terrà  quefte  terrene  membra  : 
Alquanto  hor  parlar  uoglio  in  mia  dififa* 
lo  non  forai  giamai  colatamente 
T>a  te  fuggirne  ( no'l  penfar , ) ne  mai 
Mi penfai  tuo  marito,e  mai  non  uenni 
Al  patteggiar  cotai  parole  tcco: 

Se'l  miofiro  defiin  foffriffe , ch'io  1 

Come  intendo  uiuefsi , e che  i penfieri 
Terminaci  à mia  uogliaicerto  in  prima 
Habiterei  Cantica  patria  Troia 
E le  dolci  reliquie  de  miei  primi , 

E farebbero  in  piè  gli  alti  palagi 
Del  uccchio  Priamo, e di  mia  mano  4 uenti 
KinnoueUate  h aurei  Cantiche  torri: 

Ma  bora  Apollo, e le  fue  forti  Licie 
M'han  commandato,ehe'n  la  grande  Italia 
T efio  mcn  uadi,iui  è'I  mio  amore, e quella 
E la  mia  patria  : e fi  tu  lieta  uiui 
Entro  Cartdgo,c fiinata  in  Fenicia, 

E fi  t'aggrada  una  città  in  Libia , 

Che  pur  t'afflige  muidia>ctìi  Troiani 


X il 


♦I  LIBRO  Wvi 

Si  pofino  in  Italia  ? anco  à noi  lice 
Gir  come  uoi  cercando  eflranei  regni. 

Non  cuopre  mai  con  Thumid' ombre  il  mondo 
Vofcura  notte, e non  fi  uedono  unqua 
Fiammeggiar  tolte  /Ielle, che  trdlfonno 
Non  m'ammomfca,e  pauentofo  renda 
Del  padre  Anchife  la  turbata  imago, 

E7  mio  figliuolo  Afcanio, e l'empia  offe  fa. 
Ch'io  fò'afua  amica  tefla,à  cui  con  frode 
Tolgo  il  regno  d’  He/pcria,e  i fatai  campi: 
ìl gran  mc/faggio  ancor  de  gli  alti  Dei 
Da  Gioue  fleffo  hor  qui  mandato  ( fide 
Di  ciò  ne  facci  l'un'e  l'altra  tefla  ) 
Quefiomedcfmoomeuenendo  duolo  s 
Ha  comandato  : & io  lui  uidi [corto 
N un  chiaro  nembo,che  metteua  il  piede 
Dentro  alle  mura  della  tua  Cittate, 

E7  fuo  parlar  con  qutfle  orecchie  udì). 
Finifci  bomai  co  tuoi  trifli  lamenti 
Dite  infiammarci  me,che  mio  mal  grado 
Men  uo  in  Italia . Già  crucciata  Dido 
Mentre  ci  cofì  le  parla  fifo  il  mira , 

E le  fue  luci  erranti  in  ogni  loco 
Tacita  uolue,e  cofì  acce  fa  parla . 

Già  non  è Dea  tua  madre, e di  tua  flirpe 
Non  è D ardano  autor, perfido  e crudo : 
Caucafo  borrendo  tra'fuoi  duri  mafii 
Te  generò, c dalle  hircane  Tigri 
Il  fero  latte  hauefii  : ma  che  pure 
Vo  coprendo  il  mio  sdegno  i oda  che  offefe 
Hi  rtferbo  piu  g reui  à disfogarmi* 


+1  Q_  V ARTO 

H a ci  de  noflri  pianti  pianto  * ha  egli 
Piegati gliocchi  * ha  ei  da  dolor  uint'o 
"Lagrime [par fc  ! hai  giufla  pietà  mai 
Della  mifera  amante  il  cor  compunto  ? 
Che  dirò  prima  mifera  tehe  pofeta  t 
Già,già  l’alta  Giunon  con  dritte  luci 

Qucfto  non  guardarci celefle Padre 

Di  Saturno  figliuol . piu  non  fi  troua 
Nf5 n del  ne’n  terra  una  ficura fède . : 
Coftui  rotto  dal  marche fenzahdo 
Accolfl, e flotta  partij  feco  il  regno, 

E le  perdute  naui,e  i fuoi  compagni 
Ho  campati  da  morte,  hoimè  eh’ acce fx 
D’mfernai  fùrie  trauiar  mi fento . 

Hora  l'augur’ApollOyhora  le  forti 
Di  Licia,*?  hora  il  mejfo  degli  Dei 
Da  Giouefieffo  qui  mandato  à nolo 
Tai  cofe  horrcnde,& dure  gli  commanda. 
Veramente  gli  iddei  celefii  hanno  hora 
Quefl  a fatica,  er  quefla  cura  afflige 
L or  che  tranquilli  uiuon  fempre  in  gioia, 
lo  non  ti tegnoyc’l  tuo  dir  non  riprouo. 
Vaco  uenti  in  I talia,e  nauigando 
V a troua  i regni:  io  Cfei  piato  fi  Iddi) 

H an  mai  qualche  ualor  ) per  certo  fiero. 
Che  tu  fentira’ ancor  grauofe  pene 
Tra  duri  [cogli,  c chiamerai  per  nome 
Speffe  fiate  Dido  : er  io  lontana 
T ifeguirò  co  fiochi  atri  mortali : 

E come  prima  la  gelata  morte 
L anim  haur à dal  mortai  uè  lofi  cura 


Irt  ogni  p4rte}ombra  uerrotti  dubiti* 
Benhaurai  disleal  giufto  martire  ..  vi  ■ 
lo  rìuiirò  noueUc}  e queftdf ditti  . 4 ■ 

A trouarmi  uerr'a  tic  i bafii  regni * . ; • ?, 

Dette  quefte  parole  non  attende  i » 

etici  le  rifyonid3e  trijia  Paer  fùgge» 

E di  fui  uifia  fi  dilegua  e toglie 
Ldj]aniolui,che  per  gran  tema  molti 
/ Cofe taceua>e uoleamolte dirne, 

Ui  riccuqn  PanciUe^  in  un  punto 
Ne  la  camera  fua  di  marmo  adorna i 
Vortan  pictofct  c foura  i ricchi  letti 
"Po fan  le  morte  indehitite  membr a . 

M H piatofo  Troiano,auucnga,ctiegli 
lui  col  molto  confolar  defia 
Di  mitigar  la  dolorofa  Dido , •> 

E con  lefue  parole  i penfiertrifii 
Torlo  uia  della  mente , affai  piangendo 
Con  Palma  per  Pamor  fouerebio  fianca: 

Pur  fegue  quel,che  commandato  gli  hanno 
1 fanti  diui  : e quindi  a ueder  toma 
V armate  nani.  Allora  i Troian  tutti 
Badano  a Popra  intenti , e Palle  naui 
Tutte  tYdggon  dal  lido  al  mare  ondofo  2 
Nuota  Punto  nauile,  e por tan  remi 
Prondofi  c uerdi,e  non  acconce  rouere 
F uor  delle  felue  per  fuggir  piu  predi  * 
Veduto  haurefti  loriche  uia  feti  gieno, 

N E tutti  a monti  della  terra  ufeieno , 

Quali  fòrmiche  dUor  che  preda  fanno 

V’un  gran  monte  di  farro,  che  [otterrà 


*C  Q_  V A’R  TO  W 1^4 

Pofano  bruendo  il  crudo  uerno  a mente. 

Vanno  pe  campi  quelle  negre  a febiera,  , 

E per  fretto  jentier  tra  Imberbe  uerdi 
P ortan  lor  predayp  arte  con  le  /palle 
Gcttan  per  fòrza  le  gran  biade  a terra,  , 
Parte  accolgon  le  fchiere , e fan  dolenti 
Quelle  che  fon  piu  tardeye’l  fentier  tutto  r 
Va  per  la  lor  fatica  fottofopra . 

Deb  che  penfaaiyò  Dido , aUhor  che  quefte 
Ccfc  uedcui  t ò quai  uerfaui  pianti i 
AUhor  che  tu  uedei  da  l'alta  rocca 
T uttifozzopra  i lidi  innanzi  agliocchi  ) 

1/  mar  turbarfl  con  fi  alte  firida. 

O iniquitofo  Amor' fa  che  ne  forzi 
Lt  menti  de  mortai  1 di  nuouo  è /pinta 
A gir  piangendole  ritentar  di  nuouo  \ y 

Molto  pregandole  la  fud  alma  fianca  > * 

Humilcmente  fard’ amor foggetta,  f 

Perche  cofa  nonfùffe,  che  prouata 
'NonhaueffecUdyche  morir  deuea,  ^ 

Amaytu  uediy  come  degni  intorno 
Per  tutto-li  lido  ognun  prefio  s’odo  prò, 

E fogni  banda  infieme  fono  accolti 
, P U Zl  A uck 1 venti  chiama, 

E i muiganti  aUe  lor  nani  lieti  ». 

Cor onato  ban  la  poppa  : bor  dio  potei 
T emer  tanto  dolorypotrò  bene  anco 
Portarlo  in  pace  : nondimenoyò  Anna 
Pa  per  me  Uffa  ohimè  qucft’opra  fola  : 

Perche’ l perfido  Enea  te  fola  amaua , 

E pania  teco  ifuoi  penficri  afeofi: 

X iiii  ' 


Tu  conofceui  fola  il  tempo  e’I  loco > { ( 

Ch'ci  fi  potea  trouar  grato>c  cortefe. 

"Vanne forettà,&  humilmente  pari* 

Al  fuperbo  nemico.  Io  non  giurai 
Co' fòrti  Greci  in  Aulide  di  dare 
Martiri3e  morte  alle  Troiane  genti : . i 

E non  mandai  l'armata  alTaltc  torri > 

E non  ho  tratto  del  fepolcrofòre 
De/  padre  A nchife  il  cencrfreddoyO  rato* 
Deh  perche  non  uuole  ci  co  duri  orecchi 
I&ic  parole  afcoltar  f doue  ua  egli 
Con  tanta  fùria  i quefta  grafia 
Taccia  alla  trista  amante  : attenda [olo 
Et  un'deflro  fuggirle  i uenti  mici : 

Gii  noi  prego  io,che  giu/lo  mi  mantelli  ■ 
Vàntiche  nozze, eh' ei  con  frode  parte, 

O non  uada  in  I talia,e  lafci  il  regno . 

Io  cheggio  un  tempo  uati,chefla  ripojo 
E /patio  al  mio  fùror , fin  che  me  uinta 
A lamentare  il  duro  fato  dimezzi. 

Qucjla  per  gratta  eflrcma  ti  domando: 
Prendi  pietà  della  fonila  affi litta  : 

Efetula  mi  fai  cor  tefe-,  fola 
Potrà  far  morte  chegiamai  l'oblij* 

Coji  pregaua  : e la  trijìa  Anna  quefti  L- 

“ pianti  dice  al  Troiano ,e  pofcia  ad  effa 
Per  lui  njponde,  che  per  pianti  mai  „ 

Non  fi  tmoue  à pietate3e  non  afcolta 
Per  lafciar/i  piegar  uocefot una.  • '>  A 

Oprano  incontra  ifati3e  l'alto  Gioue 
\e  piaceuoli  orecchie  pur  gli  affonda* 


• t 


I 


«aVARTOHI 

E come  i venti  <talpc3che  tra.  loro 
V'ogni  intorno  foffiando  fanno  a gara 
V'atterrare  una  quercia  antica  e falda 
Con  ogni  forza  : c7  gran  romore  frano 
Per  l'dcr  poggiai  alto  fuolo  in  terra 
fanno  le  fondi  della  feoffa  pianta: 

E Ha  è da  fcogli  cinta , e quanto  innalza 
Sua  cima  fufo  al  ciel3cotanto  e fende  . ' v 

hefue  radici  giù  nel  fondo  abijfo. 

N on  altrimenti  è d'ogni  banda  afflitto 
Va  faldo  ragionar  il  Troian  duce , t 

E noiofi  penfìer  ne  l'alma  fente : 

E pur  voglia  non  cangiaci  lamentarli 
E7  piangerei  pregar  nulla  rilcua. 

"Perche  Dido  infi  lice  dal  defino 
fatta  olirà  modo  pauentofa  agogna 
Di  girne  a morte  fafiidita  homai 
Vi  piu  uedere  il  del  concauo,e  chiaro 
Perche  piu  oltre  ogni  fua  imprefa  fegua 
E fe  medefma  crudelmente  ancida 
AUhor  che  foura  gli  odorati  altari 
Poneva  i doni  ( ò cofa  a dire  horrenda  ) 
Vide  i fagri  licor  divenir  negri, 

E i uin  far  fi  cangiar fi  m brutto  fangue: 
Quef'afra  uifon  con  ogrìhuom  tacque * 
Nc  pur  la  diffe  alla  fonila  fleffa. 

Era  oltre  a queflo  entro  V ornato  albergo 
Vn  bel  tempio  di  marmo  de  t antico 
Suo  marito  Sicheo,ch'cUa  honoraua 
A maraviglia , terna  sempre  adorno 
Dt  bianche  lane,e  di  divine  fondi: 


i - 


Di  qui  le  perite  udir  uoci,e  parole 
De’/  marito  chiamarlayaUhor  chc'l  mondo 
Tene  a coucrto  ombro  fa  notte  ofcurat 
E ’/  gì  ifò  folo  in  lagrimofo  file 
fu  frejfo  udito  foura  gli  alti  tetti 
Vele  fue  cafe  lamentarle  lunghe 
Sparger  uoci  piangendo  >tragger  guai* 

"Et  oltre  a queflo  molte  cofe  dette 
D a primi  fdeerdoti  un  tempo  adietro 

Contcrribiltenorleportantema. 

Coflei  fùriefa  mai  dormir  non  Uffa 
Il  firo  Enea , c pur  le  pare  ogrìhora 
E jfer  fola  lafciata  > e pur  le  pare 
Gir  per -lungo  fentierfolmga  ogp'hord  » 

E per  la  terra  abandonata  gire , 

Cercando  quei  di  Tiro  : come  afchierd 
Eerfirnal  fùrie  uidefa  fe  mojlrarjì 
VcntcOyt  i duo  foli,e  le  doppiate  Tebe  : 
O’iftgliuol  d’Agamcmonfùriofò  \ 

I il  tante  feene  O refe  : che  fuggendo 
D’accefc  facile  di  fer penti  ofeuri 
Vcdè  armata  la  madre>énfu  le  porte 
Vede  Pultnci  fùrie  ftarfi  affé. 

Perche  poi  dhebbe  il  cor  di  fùror  colmo 
Vinta  d’angofeia:  e di  morir  difrofe. 

Tra  fe  fleffa  de  fina  il  modo  e'I  tempo  ; 

E mojfa  a ragionar  con  la  dolente 
Sorella  afflitta  il fuo  crudo  conftglìo 
Col  uolto  cuopre  : e tutta  r afferenti 
Tafua  uifla  di fòr  moftrando  freme* 

Codi  Sorella  d'ogni  mia  uentura,  . :~i 


Q_  V ARTO  ^ 166 

Ch'io  ho  di  rihauer  trouato  modo 
ÌJ  Amante,ò  da  fuoi  nodi  al  tutto  Jciormt* 
bd  nel  fipdet Occcano,oue  il  Sol  cade, 

E'  il  luogo  cjlrcmo  (tEthiopiaJoue 
Il  grande  A tlante  con  le Jpatle  regge 
Il  polo  immenfo  aH'alte  Stelle  ardente. 

Quinci  m'cmoftr adonta  Sacerdote 
Ulata  in  Mafilia,chc  guardaua  il  tempio 
Df  t Hc/pcridi  : e daua  al  gran  D r agone 
Il  cibo  : c'n  fulla  bella  arbor  ferbaua 
Co  ricchi  pomi  (Coro  i rami  fanti . * 

Cofiei (porgendo  humidi  meli ,er  anco 
Vapaucriycti  altrui  di  forno  ingombrano. 

Per  uirtùde  fuoi  incanti  ne  promette 
Difcior  qual  uoglia  innamorate  mente 
E dare  ad  altri  penfier  fòrti  e duri: 
fermar  tacque  ne  fiumi,  e tolte  felle 
Torcer  dal  proprio  corfo,zr  a fe  chiama 
Gp (piriti  notturni,  er  udirai 
Mugghiarla  terra  fiotto  ìpicdi,e  gli  orni  - 
Scender  da  monti  : io  giuro  per  gli  Dei, 

E perle  mia  Sor  ella, c per  la  tua 
Amica  tefìa,  che  sforzata  uegno  . 

A d oprare  arti  maghe  : tufegreti  ' \ 
melpiufegreto  luoco  di  mia  cafa 
Ergi  feouerta  al  cielo  un'alta  pira  : 

E ponuifopra  tarmiche  quel  crudo 
Mi  Idfciò  fijfie  in  camera  con  tutte 
be(poglie,c  il  letto  maritale  : ou'io 
Perdei  mefiejja  : EHa  commanda,  e moflr 4 
Che  b fogno  e,  ch'ogni  memoria  fregi*  ^ 


Oh 

l 


oìóqll 

n.Vnuj- 

"Ayx 

j'ìV'O 

WW>-. 


«UBRO  w 

Dfl  dislede  amante . Qwc/?o  detto 
T dee,  in  un  punto  il  uifo  le  dipinge 
Nuouo  co/or  di  morte ,ne  per  queflo 
Crede  Anni  : che  U fui  foreUi  cele 
Co  i figrificìj  nuoui  li  fui  morte : 

E di  tinto  furor  non  è apice  : 

E non  teme  di  lei  cofe  piu  greui. 

Che  nel  morir  uedejfc  di  Sicheo  : 

; Perche  tojlo  ubidifce , c tutto  face, 

244  li  Regina  fatto  Pitto  rogo 
Nel  piu  fegreto  luogo  di  fui  afa 
Sotto  P aperto  Ciel  fornito  e pieno 
Tfhimìde  tede , e di  fegati  leccio : 

E tutto  il  luogo  di  ghiriinde  adorna: 

E di  mortai  Ciprcffo  li  corona 
Et  pon  foura  le  /foglie, c quella  /fida. 

Che  le  lafciò  il  Troiano,  c la  fui  imago 
Nel  letto  pofe  con  li  mente  certa 
Di  ch'cffer  deggiaAtan  gli  altari  intorno : > 
E li  fagra  mimjìn  co  crin  ffarfi , 

Le  cento  deititi  id  alto  tuono  '■  • ; 

Chiami,??  YLcrèho,e  Chiosata  forte 
Triforme  tìccate,e  i tre  uifì  diuerfl 
De  la  afa  Diana  : e?  acque  infime  ■ 

Del  fonte  Aucrnohaueapel  luogo  jfar[c> 

E uì  cercando  affai  gioutni  herbette , 

Che  piene  ficn  di  umcnofó  latte . 


T 


>mon 


Mietute  al  lume  della  fredda  luna , 

Con  la  falce  di  rame, e quella  carne 
il  cui  ualore  è tal,che  s'eUa  è tolta 
Del  fronte  del  ornilo  <dlhor3cJjei  nafit 


\ \t\ 


II 


*£  Q:  v a r r,o  i 

VrU  chela  madre fe  tu : pafca3face 
Che  piu  non  amarmi  odia  il  parto  proprio* 
E«<*  confarro,e  falcye  con  pie  mani 
Vrejfo  a gli  aitar  da  tun  de'picdifcalza* 

E con  la  gonna  d'ogni  laccio  fcinta 
Vurdeucndo  morir  chiama  gli  dei: 

E gli  pianeti  al  fuo  defiin  confimi* 

E s' alcuna  deità  pcn  mente  a falli 
disleali  amanti, quella  prega 
Che  dife  drittamente  fi  rimembra 
* ra  nMa  ftagion,chei  corpi  fianchi 
Dolce  formo  prendean  per  tutto  il  mondo* 

E lefeluc  cran  quetc3e  gli  alti  mari. 

Quando  taccefefleUe  ad  occidente 
Senuan  da  mezzo  ilcorfo3allborchetacc 
Ogni  pacfcyt  le  fire3e  gli  augelli, 

E quache  flan  pe  laghi,e  quei  che  fiatino 
Nc  le  fpinofc  uiUe3  perlaqueta 
Hotte  dal fonno  uintificean  lene 
Ogm  pcnficro3e  pofiehauean  lor  menti 

Le  fatiche  del  giorno  in  lungo  oblio. 

Ma  V infelice  D ido3che  nel  core 
Sente  noiofe  angofce3unqua  non  dome:  ' * ’ 

E negliocchijò  ne  f alma  mai  non  prende 

Notturno  forno,  ogni  penfier  s'addoppia: 

E il  fero  Amor3chefi  rinjrefca  ogn'hora* 

Con  maggior  crudeltà  l'affhge3e  ella 
Vdgran  uampa  difdegm  accefa  bolle. 

Cofifia  alquantOyC  per  la  morte  fianca 
Seco  medefmaquefle  cofe  uolue. 

*C€0>CÌ*  deggiofar  iprou'io  di  turno  l 


« t,  ’i  b ow  ; 

Co nfcorno  i primi  amanti  t e cheggiomitm 
Rimaritarne  a T artan , che  tante 
Volte  ho  fchifati  già  per  mici  conforti  i • 

Rcbb'io  per  qucjì  ole  T roiane  naui  ^ 

Seguendo  fame  a tutti  i loro  imperi 
Sempre  foglietta  * Ahi  fòlle  3 chi  per  u ero 

Molto  mi  gioua  quel  che  per  adietro 

Ho  porto,  loro  aiuto  i e ben  m'hanmoftro 
Ririmembrarfl  del foccorfo antico  f 
Et  auucngacFio  uoglia,chifia  quello 
Che  me  lafcifar  quejlo  i e chi  fa  quello 
Che  me  colma  di  porno  in  le  fupérbe 

Mauiriceuai  Ahilajfa3hortunonfai, 

E non  conofci  gliffergiurianchora 

Retta  gente  maludgidy  eh' édifccfa 

Ri  L aomedonte  ! e pofcia  : Hor  deggiofoli 
Co  nauiganti  lieti  accompagnarmi  t 
O col  mio  popol  tutto,  e con  l accolta 
Mia  compagnia  feguirli  * & hor  di  nuono 
far  color  nauigar3ch'afi  gran  pena 
X>t  Sidon  trafi  i e commandar  mai , eh  ejst 
Apran  le  uele  a uenti  i Ahi  che  non  muori. 
Come  tu  merti  : e col  tagliente  fèrro 
Scacci  l'empio  dolor , che'l  cor  t'affhge  ? 

Tu  da'miei  pianti  uinta3tu  fonila 
A me  fùriofa  co  fi  greucfalmo,  . 

Di  quefti  mali  hai  po&i>Cf  baimi  offerti 
Al  mio  c radei  nemico  : hor  non  potcui 
Menar  mia  ulta  uedouetta3e  cafld  £ 

Si  come  luce  * c non  cader  giamai 
}n  cojì  rei  penfieri  ? hor  a è la  fèdi 


v *+  Jv 


**  Q_V  A R T O |^8 

Rotta,  ch’io  diedi  di  ctticr  di  Sitbeo.  ; j 
Edmcntauafl  Dido  in  quefia  guifa  % 

Entro fejlcjjd . E ned  nell  alta  ridite 
Sdldo  di  nauigdr  dormiud  : mcjje 
Tutte  in  punto  le  cofe  : a cui  trai fonno 
Si  fece  dudntilddiuindimdgo  ' 

Del  nipote  l Atlante, che  torndUd 
Velfembiante  medefimo , a Mercurio 
Simile  tuttd  in  uoce&tn  colore  ; 

E nel  dorato  crine,e  nelle  membra 
£>'et<i  fioritd  adornd  : e pdrue  ch'ella 
E ammonijjc  di  nuouo  in  quefia  guifa • 

Puoi  tu,  nato  di  D ed  dormir,  già  mai 

Sotto  cdfofl  greue  l e non  difcernt  ■ 

EoUefdqualihorpengliinpredafeii  : 

E l dure  dolci  amiche fòura  Fonde 
Spirar  non  odi  ? la  regina  homai  } 

Di  morir  falda  dentro  al  petto  uolue  ' . • 
inganni,  e crudeli  opre,  e da  maligna 
Vampa  di  uarij [degni  accefa  bolle 5 
Tu  non  faggi  di  qui  ratto,  hor  che  puoi 
R atto  bor  fuggirti  t hor  hor  ucdrai  tu’l  mare 
Tutto  turbarfi  per  V armate  naui: 

Hor  per  f accefe  fiamme  ucdra'i  lidi 
T utti  bollir,  sc'n  quefli  luoghi  attendi*  7 

Ch'd  perder  tempo  ti  ritroui  il  giorno. 

Su,  su,  non  tardar  piu  -,  fi mina  cfemprc 
C ofa  uaria,  e mutabil . q uè  fio  detto 
Sparut  da  glioccbifuoi  fatto  atra  notte * 

Atihor  paurofo  per  le fubit' ombre 
Enea  r atto  fi  faglia,  (farge, e chiama 


dUlBRO  HI 

I furi  compagni  a faticofa  imprcfu 
Buomini  eletti  fu,ucgliatc,e  prejli 
Sedete  infìeme  a remi,  e f ampie  uele 
T ojlo  fciogliete.  Ecco  eh' uri  altra  uolta 
Lo  Dio  mandato  a noi  dal  fommo  Cielo 
A /àggtV  tofto,c  le  ritorte  funi 
Tagliar  ne  (prona . O tu,qualchetufei 
De  fanti  iddei,  noi  ttfeguimo,ed  anco 

; lieti  ubidimo  il  tuo  diurno  impero  : 
Siane  propizio ,e  pio, porgine  aita , 

E portane  di  Ciel  laure  feconde . 

C ofl  dicendo  la  temprata fyada 
Trajfe  afe  fòre , e le  ritorte  fimi , 

Che  le  naui  tenien,co'l  nudo  fèrro 
ferifce,c  tutti  <f un  dcflre  accetifl 
Tolgon,  r orinati , di  fe  uoti  i lidi 
Cofi  lafciar . Sotto  l'armate  naui 
i Sta  il  mare  afeofo  : er  efii  a remi  intenti 
fanno  l'onda ffiumofa,e  uolgon  tutte 
V acque  di  uerde  e negro  color  mi/le, 
BgiÀl'hora  era , che  l'aurora  pria 
Spargea  di  nuoua  luce  ogni  contrada 
bafciando  l'aureo  lettori  T itone, 

T oflo  cheDido  dalle  cccelfe  torri 
Vide  il  giorno  apparire, e gir  le  naui 
Velo  ci,  e quete  foura  il  mar  tranquillo, 
E fenti  i lidi,  e t porti  uoti,  e foli 
Di  nauiganti,  tre  fiate  e quattro 

II  bel  petto  con  man  percojfo,e  fuetto 
Le  fue  chiome  dorate , difie . Ahi  Gioue 
G trofica  mai  cofiri  ? e peregrino 


aVARTO  ^ 

|I  aura fchcrmte  noi  ne'ncfiri  regni ? 

Non  mi  gioueran  tarmi  ì él  popol  tutto 
Non  mi  fcguitera  fuor  di  mia  terra  i 
E tona  loro  i legni  * altri  di  uoi 
Gite  oucjìan  le  naui;aceefe fiamme 
T ojlo  portate  : l' ampie  uele  al  uento 
' Date  co  remi  in  malfate  gran forza. 
Che  parlo  * ò doue fon  i qual  mai  furore 
Volue  la  mente  mia  i Mtfcra  L ido 
Hor  tocca  fei  da  deflin forte >er  empio  : 
Ciò  far  deueui  allhor , eh' alle  tue fòrze 
Gli  hauei  f oggetti . Ecco  la  mano  e fède, 

E quel  che  ei  dicon,che  gli  Iddij  di  Troiai 
Seco fen  portale  quel  che'l  padre  fianco 
Vinto  da  gli  amu  riceuette  burnite 
Sonagli  homeriftefii.  hornonpoteud 
Prender  fue  dure  membra , e in  molte  parti 
Sbranate  in  mar  gittarle  ? hor  non  poted 
I fuoi  compagni  tutti,  e'I  figlio  ficjfo 
^ Afcanio  ancidcr  col  tagliente  fino  $ 

E p oi  per  cibo  al  fiero  padre  darlo  t 
V ero  è,  thè  pien  di  dubbio  fora  il fine 
Di  cofi  fatta  guena  : ei  fò[fie,e  poi 
Di'  chi  tanca  diffiofta  d darmi  morte  J 
Portate  faci  entro  le  naui  h aurei, 

E quelle  tutte  di  gran  fiamme  piate  : 

Et  h aurei {pento  il  padre,il figlio, c'ifeme» 
Poi  foura  lor  gittata  haureime  fleffa . 

O fol,che  i raggi  tuoi  per  tutto J pieghi , . 

E tu  Gtunon,che  quefti  miei  martiri 
Xtdi,z?  al  mio  fallir  mezzana  fufti, 

' . Enei,  di  Ver » 


TC 


1*1  LIBRO 

E tu  che  fci  di  notte  iti  uoci  horrcndc  t. 

Per  la  Città  chiamata  E cate  ouunque 
Son  tre  uie  accolte,  E uoi  fùrie  affre,e  crude, 
E uoi  di  Dido  Dij , ch'd  morte  corre. 

Date  udienza  à quefìi  mici  lamenti , 

E non  recate  à me,  qual  mcrto  pena, 

'Et  udite  i miei  pricgbi  : s'egli  è pure 
Saldo  deftin,che'l  Troian  crudo  & empio  • 
In  porto  arriuc,e'n  terra  faluo  approde, 

E sc'l  uoler  di  Gioue  in  ciò  s'adopra, 

E’n  alcun  modo  mai  non  può  mutarfì. 

Da  gente  ardita  trauagliato  almeno, 

E da  armi  nemiche, affai  lontano 
D alle fue  terrc,crudelmente fuetto 
Dagli  abbracciar  del  caro  figlio  luta 
Aiuto  eh  uggia-,  e l’ offre  morti  indegne 
Veggio  defuai  compagni -,  & anco  pofeia 
Ch'egli  haurà  fatta  iniquitofa  pace , 

Non  goda  il  regno,  6 la  bramata  uita  : 

Anzi  muoia  per  tempo,e  non  fepolto 
Ghiaccia  tic'l  mezzo  delle  negre  arene . 
Qucfla  è la  mia  preghiera  : e quefia  eftrmi 
Voce  con  l'alma  dolorofaffandcu 
E uoi  popol  di  Tiro,haggiate  a fdegno 
In  eterno  fua  (lirpe^e  chi  mai  fio. 

Ditale  ftiatta,e  concedete  quejle 
Grazie  cortejì  al  freddo  cener  noflro* 

Non  fio  fra  loro, e uoi  pace  ne  tregua . 

Delle  nojlre  offa  alcun  forga,ch'un  giorno 
faccia  di  me  u cndetta,e  fcacci  ardito 
Di  fuoi  Udì  i Troian  con  fioco  er  armi  ; . 


- « aV  ARTO»  170 

P ur'bordspo^c  quando  mai potrasfl 
Prego  eh’ à lidi  aducrflfianoi  lidi, 

E V ondc,atC  onde3e  l’armt3aWarmi3e  i nofiri 
T egnan  guerra  con  lor  dopo  mille  anni* 

Tai  cofe  dijje , e’n  ogni  parte  giua 
Con  gli  acce  fi  pcnfier,penfando  pure 
Di  romper  tofio  la  penofa  uita  : 

Ut  breue  dice  a Barce  di  Sicheo 
V e echio.  nodrice,cbe  la  fua [otterrai 
Era  già  polue  ne  la  patria  antica , 

Vì  conduci  qui  Anna  miaforcUa»  , 

Cara  nodrice,e  dille  che  s’affretti 
Di  bagnar  fi  le  membra  in  acqua  purè 
Di  chiaro  fiume,e  qui  ne  adduca  fico 
Le  beftie,  e i [agri  purgamenti  pij3 
Ch’io  l’ho  mofirati3e  qui  cofi  seti  uegnd: 

E tu  ti  ticla  le  canute  tempie 
Con  una  [agra  benda . io  fon  diffofin 
r i finir  hoggi  i fagrificij , ch’io 
AU'  infèrno  Pluton  deuota  ordij 
Con  ogmfiudio3  ey  à martir  por  fine » 

Et  accendere  ilrogo,oue  è l’imago 
Delfir  Troian.  Cofi  le  diffijCT  ella 
1 fuoi  pafii  affrettaua  con  quel  fiudip9 
Che  piu  potea  canuta  uccchiarcUa. 

Ma-Dido  pauentofi,  e fatta  fira  ; 

Perl'imprefi  crudci,  uolgendo  attorno 
Lefanguinpfi  luci,  e le  tremanti 
Guance  dipinta  d’ affai  macchie  ofiurc, 

E pallida  di  già  per  l’em  pia  morte 9 
Ch’ella  deuea  patir,  ueloce  puffi 


(•UIBRO  I 

K*  pìw  fcgreti  luoghi  di  [ua  ca[a, 

E colmi  di  furor  [uhito  poggia 
Sm  l'alto  ro go,e  la  Troiana  fiada 
fìon  lafciatale  in  don  per  fi  trifi'oprd 
Della  guaina  tragge . Poi  che  quiui 
Si  uide  auanti  le  Troiane  uefti , 

B'iconofiiuto  letto, fiata  alquanto , 

! Vagrimando , e penfando,foura  il  letto 
S'inchinò  laffa,e  [oprando  moffe 
Qttcfto  dolente  ragionare  eftremo . 

O fpoglie, mentre  a'I  del  piacque, [oaut, 
Riceuete  qucjìalma^e  mefiiogliete 
Di  quefii  affiri  penfier  j uiuutafono , 

Et  ho  finito  il  corfo , che  fortuna 
Dato  m'hauea  : er  hor  gira  [otterrà 
Da  grande  I mago  mia  : quefta  preclara 
C ittade  ho  pofia,  e le  mie  mura  ho  uifio , 

Et  ho  [atto  patir  giu(lo  martire 
Al  nemico  fratti,  [atta  uendetta 

' DeU'occifi)  marito . Oh  me  beata. 

Oh  me  troppo  beata [olamente, 

Se  le  Troiane  N aui  i noftri  lidi 
Ho n hauejfer  mai  tocchi . Cofi  detto. 

Et  aggraudto [oura  il  letto  iluolto 
Dij[e>Morrem  noi  mai finza  uendetta  ? 
jAa  pur  moiam  : Cosi,  cosi  ne  gioua 
Di  girne  homai  ne'bafii  ombrofiregni. 
Rafia  il  crudo  Troian  gli  occhi  di  quefte 
Trift  e fiamme  del  mare,  e fico  porte  - 
D i nofira  morte  i divietati  fegni. 

Ciò  detto  hauua  : e'n  quefto  mezzo,  quella 


^ aVARTO  17 

Veggion  le  fue  compagne  four  ad  nudo 
Ferro  caiuta,e  la jfumofa  ffada 
Tinta  di  [angue,  eia  macchiata  mano , 

Vanne  À Volto  palaggio  il  erudii  grido  ; 

E corre,  e [alta  la  ucloce fama 
Per  la  Cittade  fotto/òpra  uolta  : 

Fan  dogliofo  romorle  cafe  piene 
Di  lamenti^  di  pianto,  e cValte  J Irida 
Difimine  piangenti , e crudelmente 
Rimbomba  il  C tei  per  gli  alti  pianti  horreitdt. 
Non  altrimenti  che  fe  tutta  allhor 4 
Rouimffe  Carthago  a fùria  piena 
Di  rabbiofl  nemici,ò  Tiro  antiqua, 

E le  furio  fe fiamme  andaffer  prefle 
Soura  le  cafe,  e i bei  fagrati  tempif. 

Vàio  ciòfua  Sorella  afflitta  e laffa, 

E dal  fubito  corfo  sbigottita 
Con  V unghie  al  uifo,e  con  le  mani  al  petti» 
Facendo  ingiuria , tra  le  afflitte  genti 
Furio  fa  paffa  : e lei,  ch’à  morte  giua 
Colma  d’ offro  dolor  per  nome  chianuu 
Qycfta  era  quel foreUa  t ohimè  con frode 
JAi domandami c ciò  deuea  incontrarmi 
R'cfio  rogo,de fùochi,er  degli  aitarli 
Di  che  lafciata  doler  pria  mi  deggio  i 
Horfchiuafiu  morendo  tua  foreUa 
Per  compagna  f'oh  chiamata  almen  m'hauejsi 
Alla  morte  medefma  : oh  ambe  al  meno 
Il  medefmo  dolor, Vhora  mede/ima 
Ft  il  fèrro  medefmo  ancife  haueffe. 

Hor fitto' l rogo  anchor  con  quefle  mani. 


(K  L I B R O ^ 

E chiamai  i patrij  dei  con  quefla  uoce. 

Perche  di  te, che  fenza  uita  giaci , 

Cofi  crudcl  giamai  laffatafiffi  i 
Te  Dido  hai  fl>cnta,c  me  col  popol  tutto, 

E i uecchi  di  Sidone , e la  tua  terra 
biffatemi  lauar  f afprc  ferite 
Con  le  frefeb' acque,e  prender  con  mia  bocci. 
Qualunque  è flirto  efiremo  errante  ancori* 
Cofl  dicendo  era  poggiata  in  alto , 

E t abbracciando  fofleneaco'l  fino 
Porte  piangendo  la  foretti, eh' era 
Tra  uiua,  e mortai  e con  la  gonna  fie fi 
Gli  fcun  fangui  le  afeiugaua . Dido 
Patta  fòrza  d'alzar  le  greui  luci 
Di  nuouo  mancai  la  mortai  feriti 
Pijfa  nel  petto  J Iride  : Tre  fiate 
Si  leu'o  fu  fe  flejfa  alzando , e anco 
Appoggiatali  al  gomito,  tre  uoltc 
Cadde  molta  foura  il  letto ,e  luce 
Cerca  nctt alto  Ciel  con  gli  occhi  erranti » 

E pofeia  pianfe  che  trouatd  V hebbe. 

A llhora  Sitino  onnipotente  mojja 
A pietà  del  martir  lungo,e  deflagra 
Diffidi  morte, mandò  giù  dal  Cielo 
ìri,  che  talma,che  nel  petto  guerra 
Le  fidifeioglieffe,  e rannodate  membra , 
Perche  non  morcnd'etta  per  natura 9 

0 meritata  morte , ma  infelice 

Anzi  tempo,  e da  fubito  furore  ^ 

Accefa,notrhduca  P roCerpina  anco 

1 dorati  capei, dal  capo  tolti:  , * 


I 


)*C  Q_  V A R T 0 & %1% 

y ÌXtfua  ttfla  damata  attorco  fligik 

Si  che  la  rugiadofa  Iridatola  < 

Ver  V alto  Qiel,coUe  dorate  piume 

Mille  uari  color  trabendo  (eco 

Caggion  del  sole  auuerfo  : foura  il  capo  , 

Vermatadijjeyccmmanddta,  queflo  **..  ' 

Vort'io  fdgrato  al  gran  Plutone  infèrno 

E te  di  quefle  membra  fciolta  rendo , 

M i dorati  capei}coHa  man  dcjlrd  , 

Rectde,cr  in  un  punto  ogni  calore 
Inficine  mancale  feltrando  Palma  . - 

. Lafctò  Ubero. cfciolto  il  mortai  uclo. 


IL  CLVINTO 

DELL’ ENEIDE  D. 

VERGILIO, 

Tradotto  per  M.  Thomafo  Pòrcacchl 
da  Caftig’ione  Aretino, 

%^4l  5,  Sigijmondo  da  Eftc+ 

* 

argomento, 

NE  A lafctitd  Cdrthdgineni 
uicado  in  Uditi,  dalla  fùria  del* 
la  tempefta  è {finto  in  Sicilia  i 
doue  ejjendo  amoreuolmeterac 
colto  da  Acefte,fèce  un  facrifì * 
ciò  annouale  aÌT anima  di  fuo  pi 
drc  Anchife , ilquale  tannò  in* 
nanzii  in  quel  mcdejlmo  giórno 
banca fèpelito  a Trapani}  erfce  giuochi  alla  fuafepoltit 
Yd , c ordinò  i lor  premi  a uincitori.  Nel  ctrtaitie  delle  no* 
uiuinfe  Cloantho,  & furialo  per  inganno  di  N ifofù  uin* 
citore  nel  corfo . Entello  uecchio  uinfe  Darete  a Cefli,  il* 
quale  gioucmlmcnte  (i  uantaua.  Euritone  rimale  trinato* 
re  nella  pruoua  del  [dettare-,  ina  però  hauuto  rifatto  alla 
tta,  e alla  dignità,  i primi  premi  furono  dati  ad  Accftc,  li 
cui faetta  ejfeniò  tirata  in  aria  [abito  s'era  arfa  ♦ Afe  mio 


KQ.TIHTO)H 
in  nonorei  Anchifefuo  tutolo  co  altri  nobilifiimi  fanciulli 
fict  un  giuoco  c una  rapprefcntatione  ix  battaglila  cauti 
lo.  In  que/lo  mz^o  le  donne  Troiane,  a perfuafione  diri 
dt,  cr per ejfcr boggimai uenuto loro  aL,akìZal2  • 

t altre  effendo  mandata  uhàfubita  pioggia  daGioue  flrÀ 
uarono.  La  notte  fegueme  Anclnfi  afparenZnfaZ 
Enea  fuo  figliolo,!  auisò  da  parte  di  GioUc  che  lalfiafe 

l'donneeiueccbiinSicilta,  hreffo  colfitZLtf* 

eMoffo  ; Enea  dunque  ubidito  al  configgo  ddpZZéfit 
corna  atta  m Sicilia  chiamata  AcejlaiCr  quiuilafciò  ima 

l'efmito  /è  t imili  “U1  guerra  : ejfo  con 

pTT/ZT  f ^ lnt^ettunnouLia 

UJZT+*  dmdreaZnta . Perche  addor* 
mentandojl  Palinuro  in  tanta  ficurezzau  fu  tratto  in  mar,  ' 

“I *mone->  cr.  Enea  entrò  p/r  abborZ  luogo 

GIÀ-  ilfiMecito  Enea,  eVamezoilcor/b 
Solcaua  con  le  naui  il  mar  ofiuro 
D'Aqidlon  moffo  inéttro,uide  il  fioca 
Peroni  nfilatdc  la  Città  di  Elifa 
Mifera  : & onde  tale  incendio  forra 
Pcnfarnonpuote  : zrpur  l'acerba  doglia „ 

Lrnor  perdutoci  gran furor  di  Opima, 

Dww”o'r/'tfr>“/prtw<iT^ 

Wlic cfuccejjò  arreca  inditìo.  } 

Zm fammi mirlc nmSlhto  > . 


« L I B R O 

piu  non  appar,  ma  dogn' intorno  è il  ciclo,  ■ 
Ef  i’ ognintorno  è l'acqua,ecco  di  pioggii 
Ofcura unncmbo , che  la  notte , c'I  uerno 
Rapporti  mfìcme,&  fopn'l  capo  è poftd 
Di  qnefii,  e r gonfii  il  tcmpeflofo  mire . 
Valinuro  ilnocchicr  di  poppi  gridi . 

Afa  pcrcfce  pioggia  tal  n'ingombra  il  cielo*  - 
Che  fai,  N ettunno  padre  i Et  cojì  detto, 
fale uclc r accorre,  cr  uolta il feno 
Incontro  al  uento,er  con  gran  fòrza  i remi 
Oprar  fa  toflo  -,  er  cofi  poi  ragiona ; 

Anchor  che  Gioite,  o ualorofo  Enea, 
ho  mi  promettalo  pur' entrar  non  credo 
M di  nel  1 taliafi  tal  uento  dura . 

Mutato  è quefio,  er  contro  al  corfo  noflro 
freme  turbato, a1  nubilofa  è l'aria . 

Eie  gioita  contraflar,ne  pofsiam  tanto 
farforza,pur  poiché  ne /pigne  il  uento, 
$cguiamo,ouei  ne  guidaci  noflro  corfoi 
Quinci  pormi  che  pi  non  lungi  il  fido 
lUo  fraterno  <f  E rice,CT  il  porto 
Siciliani  io  ben  mifuro  il  ciclo,  , 

Memore  anchor  de  lofferuate flette 
Ondc'lpictofoEnea.  Conofco  aperto. 

Che  cosi'l  uento  uuol  che  indarno  tenti 
Contrafto  farli, hor  piega  il  corfo  ch'io 
le  franche  naui  homai  non  poffo  altrouc 
Meglio  fermar, che  dotte  regna  il  nofiro 
Troiano  A cefie,<&  doue  in  grembo  frigni 
la  terra  l'offa  di  mio  padre  Anchifè. 

Ciò  detto , al  porto  Hanno, er  drizza  il  buono 


f*l  dVINTO  ^ 174 

%*fir  le  udcjZr  la  ueloce  Armati 
Sembra  uo  lare,  ex  lieti  homai  nel  lito 
Difcendon  tutti,cti altre  uolte  han  uifto*  . 

I $Aa  quel, che  lungi  d'alto  monte  hauea 
, Quejlo  ueduto, uicne incontro  Acefle 
A fuoicompagni,hvrrendo  in  uifla,amatO 
D'un  tergo  d'Orfa  Libica,^  di  dardi. 

Nàcque  ei  del  fiume  già  Crinifo , cr  era 
Troian  per  madre 5 ond'anchor  gli  dui  ha  in  menti, 
S5 àUegra,ch' efsi  a lui  tornino , e T lieto 
Conle  ricchezze  fue  roze  gli  accetta , 

"Et  efiorta  a [offrir  gli  fianchi  amici. 

Voi  che' Ifeguente chiaro  giornohouea 
Difcacciato  le  ficUe-,  adito  tutti 
Chiama  i compagni  Enea  : coji  gli  aduna. 

Et  da  l'alto  fepolcro  a tutti  parla. 

0 JSI  agnanimi  Troian  uoi  che  dal  fanguc  i ' 

Siete  de  glialti  Dei,finifce  hor  Unno > 

Che  le  ceneri  noi  [aerate, et  fante  ' j 

Dcldiuin  padre, eX  l'offa  in  terra  afeofh 
Voncmmoyd,  cui  f aerammo  altari  in  piantoi 
H oggi  è l'acerbo, ex  l'honorato  giorno  > ■> 

S'io  pur  non  fallo, che  gli  Dei  n'han  dato „ 

A quefio , anchor  ch'io  ne  le  Sirti  errafii 
De  la  Getulia , 0 nel  mar  greco,  0 dentro 
Da  città  di  M icene -,  h aurei  tutte  h ore 
Diflo  di  ritmar  pompa  folenne. 

Et  k annuali  effequie^  de fuoi  doni  ; i- 

Con  ogni  affetto  adornarci  gli  altari 
Hor  dunque  fìamQ,cue  è fepolto  il  padri, 

Ouefon  Ì offa  fue  inecrcd'iQfenz* . 


■K  i I B R O W 

Degli  Dei  tutti, er  tt olontade  & grati*, 
Siamo  de  noflri  amici  entrati  al  porto . 
facciamgh  hor  dunque  tutti  lieti  honore - 
Chiamando  i ucnti  i CT  quejliuoti  ogniannoi 
Quando  le  nuoue  mura  alzato  hauremo  ; 
pjnuouaranfì  a lui  ne  [acri  tempi/. 
jicefte  a uoi,cui  generato  ha  Troia, 

Porge  due  buoi  per  ogni  nane  : hor  uoi 
TXcuoftri  cibi  con  gli  Dei  paterni , 

Inuocate  gli  Dei,cb'Accfle  honora. 

Se  poi  la  nona  Aurora  il  chiaro  giorno 
fje  porgerà  nel  mondo, e l solfie  bello • 

Correr  farò  le  piu  uclocinaui 

Jl  Teucri,?? quegli  che  nel  corfo  il  primo 
Pofcia  è de  piedi, o di  gagliarde  forze, 

O meglio  lancia  il  dardo, o lefactte 
'Leggieri,  o cuore  ha  di  far  guerra  acerba 
Con  l' offro  Ccflo  a me  toflo  preferite  • 
Venga, che  a tutti  il  meritcuol  premio 
Laro  d’honorc-,  hor  fate  fcfta  adunque, 

Et  di  fondi  cingete  i uojlri  capi . 

Co/i  ditegli, & di  materna  mirto 
Le  tempie  ucla,ilf\milface  H elimo,  . 

I luecchio  Acejle,& il fanciullo  A fcanioi 
Ch'imitar  gli  altri  giouani  poi  tutti 
Quegli  con  molti faui  andaua,inmezo 
LimoltagentCyla’ue  ilfepolcr’era 
qui  il facrificio  face,  er# orge  in  terrà 
. Di  pur oBacco  due  tazzom,?? ferua 
lS ordine  antico,??  due  di  latte  nuouo . 
Lue  di  facrato [angue,??  getta  inflemt 


0Z  a v I » T O t7$ 

Purpurei  fiori,  e in  quefia  gufi  parli, 
lieto  fia  padre  fdnto, or  uoi  di  nuouo 
Ceneri  indarno  riceuute  fiate 
liete, alme  *?  uoi,e? uoi  ombre  paterne  : 

JSIoh  piacque  al  del,  eh  e' l mio  fatai  terreno , 
Del  Italia  i confinici  Tebro  Aufonio, 

Quale  et  fi  fia,meco  cercafii  in  ititi, 
fiaueua  detto  atlhor,  che  dagli  afeofi 
V Itimi  luoghifdrucciolando  uenne 
Vtt  ferpe,*?  fette  uolte,m  fette  giri  * » 

Diede  quieto  a quel  fepolcro  intorno 
E t intorno  aglialtari,haueua  il  tergo 
Di  ceruleo  color  macchiato,  *?  d’oro  / 
Onde  la  fagliar  ifi>lendeua,uguale 
tdcelefie  arco  di  color  diuerfo , 

Ch'incontro  al  fol  fiotto  le  nubi  è pofio. 

E ne  a lo  uidc,*?  ne  fiupì  ; ma  quello 
Con  lungo  tratto  infra  le  tazze  al fine , 
Cufiome  t cibi,*?  poi  fenz' altra  ingiuria. 

Del  fepolcro  tomofii  al  luogo  interno , 
bafciando  iui  glialtar'pafciuti,e  i uafi. 

Per  quefio  aUhor  gl' incominciati  honori 
Maggiormente  rinuoua,ei  dubbio , s'egti 
Del  luogo  il  gemo  fuffe,o  f ombralo  mejfo 
Del  padre,*?  come  è lor  cofiume,amazz4 
Cinque  pecore,*?  cinque  porci,*?  cinque 
/ Neri  gioucnchi ,*?  dalle  tazze  il  uino 

Xerfaua,*?  l'alma  chiama  al  grande  Anchife, 
Che  dì  Acheronte  a facrifitij  uenga . 

Cofi  i compagni fanno,*?  ciafcuno  offra. 
Secondo  il  poter  fuojùoi  doni  allegro. 


Vs  <K*  L IBRO^  \ 

E mpion  glialtari,  mazzano  i giouenchi , 
Ordinati  glialtri  i uafì3e’n  tcrraficfl 
Cacciati  le  brage  fitto , cr  fanno  arrofiu 
Era/ bramato  giorno  homai  uenuto , 
Enarro  haucuadi  fetonte  il  lume 
Arrecato  alla  nona  Aurorali  grido 
Del  chiaro  A cejle  hauea  già  pieno  intorno 
D’allegra  gente  il  lito3cb’erd  accolta 
Altri  a uedcrc  i Teucri,altri  era  pronto 
A far  contrafto  3& fin  propojli  i premi 
Hel  lor  cqjfcttOyin  mezo  un  cerchio  appofli 
Tripodi  [acri,  cr  fon  corone  uerdi , 

E t palnfc3prcgi  a uincitori,cr  armi, 
Purpuree  ucjti, argento,  cr  oro  imprecò * . 
Quiui  è la  tromba , che  da  il fegno  d’alto 
A già  commcfsi  giuocbi3a  tutti  in  mezo . 
Quattro  da  tutte. fiche  nani  uguali^ 

Co’ grani  remici  primo  giuoco  fanno. 

Guida  Mnefleo  con  piu  gagliardi  remi, 

\na  Priftiuelpce3m  Italia  bora 
Da  Mncfieo  i Memmi  han  deriuato  il  nome* 
D’una gran  Mafia  una  Chimera  immenfa * 
Opra  d’una  Citta , conduce  Già, 

Ch’ordine  ha  di  tre  remi , a cui  g liaudaci 
Giouan  Troiani  han  tripartito  ojptio 
Indi  è Sergcjcoycbe  de  Sergi  arreca  , 

il  nome  a la  [miglia  Sergia,  cr  regge 
Vngran  Centauro, ha  Cloanto  Scilla , 
Onde  bai  Clucntio  tu  R emano  il  Capo 
Dungi  c nel  mare  un  [affi,  al  lito  incontro, 
tymofo  pojlo,cbe  dal  mar  gonfiato 


IH  EVINTO  » 17 6 

Sempre  c coperto  : oue  Pipuemo  i Cori 
Le /ielle  ritener fogliono  afcofe : 

QuancPè  tranquillo  il  mare  altoflfcorgt 
Ampio -,doue  fiantiar  fogliono  i mergL 
Qui  pofe  Enea  il  terziglio  di  frondofo 
Lice  per  li  nocchieri-,onde finire 
ìmpar afferò  il  cor  fo,e  tornar  dietro ♦ 

Vigliati  per  forte  i luoghi, ??nelc  poppe 
Stanno  i nocchieri,??  d'oro  ornati , er  cPoftro^ 
Che fplendon  lungi,??  de  giottani Ureflo 
Coperto  è et  oppio,  ??  le  nudate  braccia 
Afiì'crfo  d'olio , ??  rilucenti  mofira, 
fermatili  a' banchi,  ??  con  le  braccia  (Premi 
Vronte,jjpcttano  attenti  U fegno,e'l  cuore 
Batte  nel  petto  di  allegrezza  à tutti , 

C h'han  di  gloria  defir,  di  lode  immenfo* 

Poi  che  la  chiara  tromba  ilfuonoal  cielo 
fece  falir,fenz' altro  indugio,ogniuno 
Salta  del  termin  fuo  : Paria  percuote 
De'marinar  il  grido,  er  P acqua  è tutta 
Spumofa,  ch'cfii  riuoìtar  fan  fòrza . 

» fanno  ugual  folco  al  mare,??  ei  percoffù 

Da' remi  s'apre,??  da  ) bidenti  punte . -t 

No»  cofi  to fio, per  lo  campo  a gara. 

Corrono  i carri  di  due  gioghi, allbora 
Che  con  impeto  fiero  hauuto  han  moffiu 
No»  cofi,poi  c'hanno  allentato  il  corfo% 

Scuoton  k briglie  i carattieri  arditi , 

E fian  chinati  a le  sferzateci  corfo. 

Mh ora  il  grido,? allegrezza,  il  befeo  , 

imm  tutto,??  di  chi  ftigne  hor  quefiax 

4 * 


; : : mi  L X B R o W 

Hor  quella  lieto  con  le  uoci,  e i colli 
lieti  dal  grido  fuor  mandano  ilfuono* 

"Piu  di  tutti  altri  per  lo  mare  impinzi» 

Tra  il  grido, & fra  la  turba  GÌatrafeorfi , 
Siegue  dopo  Cloanfo,  che  di  remi 
E * miglior  molto, ma  di  pefo  è pigro » 

A paro  apar  ne  uien  la  Pnfli,zr  tenta 
il  Centauro  auanzar,V  torgli  il  luogo . 
Et  èia Prifh hor prima , horpaffa innanzi 
A qucjla  uincitnce,il  gran  Centauro} 

Hor  fono  uguali, er  fi  per  cuotorì ambe, 

$ urtano, efjalfo  mar  fole  andò  uanno . 

Già  uicino  è lo  fcoglio,ey  già  fon  prejfo 
A l bersaglio, opde  il  uincitore,  il  primo 
Vi  tutti  GÌa,nel  mar  parla  a Mencte , 
Ch'era  il  rettor  de  la  fua  naue,cr  guida* 
Gue  tcn'uai  cosi  da  dejlra  ì hor  drizza 
Qua  toflo  il  corfo,CT  ama  il  lito,er  lafcia » 
Rader  gli  /cogli  da  fini/lra  il  remo : 
Tenghìno  ghaltri  il  mezo.  T)iffe,Cpurt 
Teme  Mettete  ilfaffo  afeofto,  er  uolta 
La  preda  itiuerfo  tonda , qr  sfugge  il  lito, 
Mettete  (dico  ) u'uai  ? ua  uerfo  il  fajjò , 
Gridatici  fòrte  Già  : quancCecco  uede 
Pietro  Cloanto  a fc,ch'ogrìhor  lo  preme 
Quegli  la  terra  da  fìni/ìra  rade. 

Tra  la  ttaue  di  Già,  er  fra  gli fcogli , 
Quanto  piu  dcflro  puote,CT  toflo  auanza 
V i corfo  il  primo, er  tiene  il  mar  ficuro * 

' T utto  nel  petto  di  furor  s'accefe 
Il  giouatic , inedie  col  pianger fegno: 


0Z  Q.VINTO  177 

Onde [cordato  di  Mettete  il  pigro. 

De  Vbonor fuo^h'è fuo  compagno 5 toflo 
Da  Folta  poppa  in  mar  lo  caccia  al  baffo. 
Eicon  furiai  timon  prende,  e r gouernd* 

Et  conforta  1 compagni ,er  uolta  ed  lito. 

Ma  poi  che  al fin  dal  fondo  a fommo  Henne * 
Grauc  d'anni,  di  ucfli,vr  d'acqua  carco * 
Mettete  apena  l'alto fcoglio  offende * 

Et  toflo  ftede  ne  la  rupe  affeiutta . 

Eiffr  del  fuo  cader, del  fuo  nuotare, 

I T roian  tutti,??  ridon,che  dal  petto 
Donde  falate  uomitar fi  uede . 

Quindi  gli  ultimi  due  Mncfleo,  e Sergeflo 
Eraman  lieti  auanzarc  il  pigro  Già. 

Sergeflo  paffa  alianti,??  s'auuicina 
Al  fegno  : pur  non  bene  anchora  è il  primo* 

Da  preda  auanza ffol  l'emula  PiftrL 
Ma  fuoi  compagni  allhor  Mncfleo  conforta* 
Mei  mezzo  de  la  naue . H or  bora  i remi 
Brani  compagni,  fu  prendete,  cui 
Ne  l'ultima  di  Troia  offra  ruina. 

Compagni  clefsij  bor  hor  moflrate  il  uofiro 
Animo  inuitto,  c'I  poter  uoftro 3 come 
Moflraflc,  arditi  a le  Gctulie  Sirti 
Mei  mare  Ionio,  e?  ne  Ufeguaci  onde 
Di  Male  a-, io  già  non  tento  e fiere  il  primo* 
Mepcnfoio  Mncfleo  baucr  uittoria  er  palmo: 
< Pur  Dio'l  uolcffe  ) ma fìen  quegli  i primi  ’ 
Cui  N cttunno  hai  concefio3babbia  uergogna 
D'ultimo  arttornar:  ma  uoi  uincete 
Dunque  miei  Cittadim,borfu  fuggite 
Enei,  di  Ver* 


Z 


IH  LIBRO 

Vergogna  tal . Con  grande  sfòrzo  quefH 
S'aiutan  tutti ,??  da  poffcnti  colpi 
Trema  la  poppaci  mar  fifa  azza  fitto. 

E fce  da  membri  lor  fudore,??ficffo 
'Siato  dal  anfìo  petto, c?  da  la  bocca» 

X.  a forte  arreco  lor  bramato  honore * 

Perche  Scrgcjlo  infuriato, mentre 
Spigne  la  proda  inuerfi  i fafii  adentro, 

Et  fa  proua  folcar  lo  /patio  affretto, 

JAifer  per  coffe  nc'uicitii  fogli 
Fece  flrtpito  il  faffo  acuto , in  cui 
Batterò  i remi ,??  reflò  parte  infranti , 
Qvfui  attaccata  la  pcrcoffa  proda. 

Sorgono  i marinari,??  con  gran  grido 
Tardano,??  prenion  pertiche  ferrate. 

Et  pali  acuti,??  gli ficzzatir enti, 

H or  Quinci fparjl,bor  quindi  accolgon  toflo. 
j mheto  Mncfieo,??  dal  fucceffi  ardito , 
Co' remi  impetuofi,  ??  col  buon  uento. 
Correr  s'affretta  per  V aperto  mare . 

Come  tallhor  di  ficco  ufeir  colombi 
Preci pitofa  fuolc,ou'eìla  il  nido, 

E 'l  grato  albergo  tenga  dentro  afeofo 
Al  cauernofo  pumice,??  ne  campi 
' v ola  uicini,??fiaucntata  batte 
Con  rumor  grande  Vali  : ??  poi  quieti 
• per  Varia  cali  liquida, ne  muoua 
Con  firor  piu  le  già  ueloci  penne . 

M nefleo  coficofi  V acque  diuide 
V ultima  Piflri,cofl  uola-,??  tale 
ha  porta  per  lo  mar  V impeto  ardente. 


K Q.VI  *T  T O <73 

Vaffa  Ser getto  pria,  che  faccia  pruoua 
Da  Paltò  fcoglio  ufcir,del  breue  gorgo 
' E’n  uan  domanda  aiuto,e  impara  aUJjord 
Correr  co’remijracaffati  il  mare. 

Voi  Già , poi  la  gran  macchina  raggiugne 
De  la  Chimera , cede  efla,ch'è  priua 
Del fuo  go  ucrno  : er  rcjia folo  in  fine 
Cloanto  anchor,che’l  fuo  uantaggio  ferba: 

A lui  s’apprcffa , er  con  gran  fòrza  il  preme. 
Raddoppia  il  grido,  erfauorifeon  tutti 
Quel  che  g Uè  dopo, e’ l del  da’ gridi  fuona. 
Quejli dal  proprio  honor, eh’ acquietato  hanno $ 
Si  sdegnan  tutti,s’hor  lo  per  don,  cui 
Da  ulta  per  l’honor  non  graua  efferre. 

Quejli  il fuccejfo  rende  arditile?  hanno 
Vorza,che  fòrza  fi  prefumon  tutti  : 

E t gli  haurian  forfè  al  corjo  il  premio  tolto: 

Se  non  ftendeua  ambe  le  palme  al  mare , 

Non  face  a preghi,^  non  chamaua  a’fuoi 
Voti  Cloanto  i piu  pojfenti  Dei. 

Dei, che  nel  mar, ch’io  corro,hauete  impero t 
Candido  toro  in  quefto  lito  a uoi 
Off  'cro  lieto  debitore  a’uoti -, 

Nel  mar  falato,  linteriora  loro 
'Etuinojfiargcrò  liquido  & chiaro. 

Dij[e,cr  nel  fondo  fu  da  tutti  udito  * 

Del  mar,  da  cori  de  le  Ninfe,  udiUo 
V orco, con  le  Nereide,cr  Panopea  v r 1 

Vergine  iCT  mentre  egli  corrcua, il  padre 
Por  tanno  con  le  man  la  naueffinfe. 

Via  del  acuto  veloce  ,o  difactta 


Z ii 


<•£  L I B R O 

Quelli  correua  di  litoiin  cui  firmofii: 
D'Anchife  il  figlio  atlhor,come  erd  ufanzd. 
Gli  chiama  tutti  & il  trombettd  di  alta 
Voce,Cloanto  uincitor  iichidrd : 

Di  uerde  dtlor  le  tempie  gli  coroni , 

Et  d le  nauifa  prcfcnti  5 CT  doni 

Tre  gioucnchi,  con  uino,  CT  molto  drgcnto 

fa,piu  che  d tutti, a conduttori  honore. 

Al  uincitor  und  indoratd  uefte , 

Di  M clibcd  porpora,*? di  doppie 
Pieghe  dmpia  molto  : ou’intcjfuto  è il  hello 
piegai  fanciullo, che  nel  bofeo  ideo 
Corre  ueloce  a piu  ueloci  cerui 
Dietro  codardi,*?  era  dnjio  limile 
Ad  un  chejfeffo  il  fiato  accolga &ft>ìri: 

" Quefto  taugelychc  tarme  porta  a Gioiti, 
Veloce  in  alto  carapaci  artigli 
D a lafelud  rapì  d’  I da  : cui  dietro 
Stendon  le  palme  itiuano  i guardian  uecchi 
Et  i feroci  con  latrano  al  Ciclo* 

IA4  quclchc  fu  per fua  uirtu  fecondo» 

H ebbe  un  fiacco  finifiimo,a  tre  doppi 
fatto  di  maglie  ìoro  : haueua  e i quefto 
Tratto  a D emoleo,  eh' ti  gii  uinfe  fotto 
Volto  llio,dl  fiume  Simocnta  appreffoi 
Ter  honor  gliene  da,perch'ei  fi  guardi 
Con  ejfo  in  guerra, cr  fi  difènda  armato • 
Due  ferui  quefto  Sigari,  CT  F egeo 
Graue  molto,  portar  poffono  a pena 
Soura  le  ffalle, cr  pur  dì  quefto  amato, 
Corfe  Dcmoleo  a Teucri  jfarfi  dietro . 


• • 


+1  Q_v  I N T o i79 

T>a  i terzi  doni ,er  fon  due  uafi  eguali 
Dirame,ej  tazze  da  di  argento,  er  belle 
Difegni,rjpinte  imagini [colpite . 

Voi  chan  tutti  i lor  doni,alteri  er  granii 
Seriuan,lc  tempie  di  purpuree  bende 
Cinti:  dal fiero  fcoglio  apena  quando. 

Con  molta  induftria,zr  co' perduti  remi , 
DcbiM  un  or  din folo,apparue  in  naue 
Sbeffato,zrrifòfcnza  honor  Sergeflo . 
Comeferpe  al  pajfar  de  la  ferrata 
Ruotai  calcato  de  la  firada  inmezo, 

O che, con  graue  colpo, habbial  d'un (affi) 
Vercojfo  il  uiandante,e'n  terra  il  lafci 
"Lacero ,er  morto  mezofin  giri  accolto * 

C amina  in  torto , mentre  figge  in  uano, 

J D'ardenti  occhi  feroce  inalza  il  collo 
Vifchiando,zr  dietro  apena  il  refio  trahe 
Vento  fin  uari  gruppi  er  nodi  auuolto . 

C ofi,priua  di  remi,  è pigra  al  corfo 
La  naue ,er  pur  fa  ucla,zr feende  al  porto 
Dona  a Sergeflo  Enea  promefii  doni 
C k'è  lieto  anchor,che  conferuò  la  naue^ 

Et  ha  ridotto  ifuoi  compagni  al  lito  ♦ 

Vna  ferua  gli  dona, eh' è di  lana  * 

Venta,  er  d'arti  di  Minerud ,er  detta  < 

Voice  Crctefe,zrducda  latte figli „ 

Ciò  fatto  Enea  pietofo  un  campo  elegge 
Derbo fo,  oue  d'intorno  er  colli  er  felue 

VaceantheatroyZX  dcUauaUe  inmezo 

Era  un  cer chioda  doue  il  baron  pofa 
Conmolta  gente  in  un  paratofeggio. 

Z»  « « 

ni 


«• 


Qui fefia  alcunché  col  udoce  corpo 
Contender  uoglia,Enea  ghanimi  inuitd 
Col  prezzo, cr  pone  i premi, & d'ogn'mtom» 
Sono  i Siciliani  accolti, e i T eucri, 
lnfieme  mijli  Eurialo  il  primo,  cf  Nife*  v 
furialo  c bello,  er  g iouanetto,  et  Nife 
Ama  pietofo  ilfanciuUetto  : cui 
Segue  dclfangue  del  Re  Priamo  altera 
Viore,cr  Salto  inficme  er  Patron  : l'uno 
V'Acarnia,  er  l’altro  era  <f  Arcadia  nato 
"De  la  gente  T egea, poi  di  Sicilia 
"Due  giouanetti,  P anope,  er  Helimo, 
Compagni  al  ueccbio  Accjle,al  bofeo  auuezZl* 
Molti  da  poi  di  nome  ofeuro,  a cui 
Nel  mezzo  E nea  cotal  parole  dijfe . 

\dite,o  uoi>& auucrtite  allegri : 

Vi  uoi  ncjfunfarà  da  me  partenza 
Senza  alcun  dono  : duefaette  c'hanno 
lucente  il faro,  er  fon  Cretefi,io  u' offro : 

Et  una  accetta  di  fcolpito  argento. 

A tutti  queflo  honorfarò  : ma  i primi 
Tre  premi  haurarmo,  et  s'ornar  anno  il  capo 
Vi  uerde  oliua  : er  quel  che  uince  in  prima 
Vn  bclcauallo  haurà  bardato  : er  l'altro . 

Va  Amazone  un  turcaffo,ct  pien  di  dardi 
Vi  Tracia , cui  d'intorno  un  cintol  largo 
V'oro  s' aggirai  ha  gemmata  fibbia. 

Varò  queflo  elmo  greco  al  terzo  in  dono. 

Ciò  detto, il  luogo  prendono,etfentito 
Il  fegno,corron  toflo,z?  fearfi  adietro , 
lafctan  le  rhoffe,el fegno  guardan  tutti,  , 


*<  Q_  V I N T O HI  *8o 

Simili  al  ucnto, a tutti  glialtri  innanzi 
lungi  rijplcnde  Nifi,  a cui  non  c fi 
Vènto  agguagliarle  meti faetta  alato. 

Cui  dopo3ma  di  lungo  ffatio,è  Salio. 

Do  lungi  atichora  Eurialo  il  terzo  fegue* 
aduno  c dopo  Eurialo 3er  dopo  a qucfio 
Volger  gli  calca  il  piè,col  pic3Diorc, 

Che  ne  le /palle  fi  ripiega  : er  s'era  j 

Viu  lungo  il  cor  fi,  hauria  paffuto  innanzi 
Et  correndo  Ihaurcbbc  in  dubbio  pojìo. 

Eran  già  quaji  al  fin  del  cor  fi  fianchi: 

Quando  ne  l'hcrbc  ucrdifinnanzi  afperfi 
Del [angue  forfè  de  giouenchi  uccifi. 

Sdrucciolò  il  piede  a rinfilice  Nifi . 

Qui  uincitorc  il  giouanc  non  puote , 

Allegro  h ornai  firmare  in  terra  il  piede  : 

JM  a quiui  cadde  ftefi,  er  di [aerato 
Sangtic  imbrattof$i3er  di  quel  fango  immondo* 
Nc  fi  [corda  però  d'Eunalo  amato . 

Sorge  per  Vhcrba  fdrucciolando  $ er  tofio 
S'oppone  à Saho.&  fa  cadérlo  interra 
Eurialo  innanzi  pa/Ja,e  i primi  doni 
H a de  l'amico  uincitorc,  er  gode 
Di  gioia  che  con  lui  s'aUegran  tutti 
Vicn  dopo  tìclimo3e'l  terzo  è poi  Diore ; 

Ma  Salto  di  romore  empie , er  di  grida 
Tutto' l thcatro,erfa[entirfi  a' padri: 
Vhonor3che  gli  hanno  con  inganni  tolto p 
Che  gli  fia  refi  chiede  ima  il  fauore 
Difende  Eurialo, e il  fuo  pictofo  pianto : 

Viu  grata  è la  uirtù  eh' è in  un  bclcorpo. 


Vaiata,?? fòrte  grida  anchor  Diore  : 
Chebbe  il  fecondo  honor, eh' indarno  ei  uicttC 
ha  per  gli  ultimi  don,fe  Salto  ha  i primi. 
Albora  il  padre  Enea.Fanciulli  ( diffe) 

V offri  fon  qucfli  premi , er  quefla  palma 
jXcffun  da  l’ordin  fuo  rimuouer  debbe . 

A me  prender  pietà  del  cafo  tocca 
Ve  l'innocente  amico  : Et  cofi  detto 
Vna  gran  pelle  d'unleon  Gctulio 
Pclofa,??  d'unghie  d'oro  a Salio  dona . 

Viffc  alhor  Nifi . Se  tal  premio  han  quegli 
C'hanno  perduto,??  fi  pietà  ui  prende 
Vi  chi  cadeo,quai  doni  hauer  debb'io 
Vegni,che'l  primo  honor  con  laude  merto 
Et  uinto  haurei,  fe  quello. ifleffo  cafo. 

Che  Salio  anchor  me  non  haueffe  oppreffii  - 
Con  tai  parole  il  uolto  mojfra,  e il  molle 
tango  c'hauea  per  l'imbrattate  membra , 
Ri/è  il  buon  padre,  e rfe  portargli  un  bello 
Scudo,lauor  di  Didimaone,tolto, 

Val  facro  tempio  di  Nettunno  a' Greci 
Quello  bel  dono  al  giouin  dona  egregio . 

Poi  che  finito  il  cor  fi,??  dati  i premi : : 

H or  $' alcuno  ha  uirtu,fe  ha  cuore  in  petto , 
tacciafl  auanti,e  il  braccio  mojfri  armato. 
Cofi  diffe,  er  d'honor  doppio  propone , 
"Premio  a la  pugna-, al  uincitoreuntoro 
"Velato  d’oro  ??  bende  -,  un  bello  elmetto } 
Vna  fiada  chi  perde  ha  per  conforto. 

Ne  piu  tarda  al  moffrar  le  forze  effreme 
Darete  in  mezzo,??  di  lui  parla  ogn'moi 


4-  «EVINTO»  l8f 

Q uefli  a Paride  fols'oppofe  incontro: 

Quefii  al  fcpolcro,oue  il  grand'tìettor  giace, 
JPcrcojJc  Bitte  il  uincitorpoffcntc , 

Che  de  la  gente  R Amico  uenuto 
E ra  de  la  Bitinta ,er  di  gran  corpo , 

E i come  morto  lo  difiefe  in  terra . 

H ora  inalza  Darete  a quefla  pugna 
ha  tefia,e?  mojlra  V ampie  fratte,!?  hord 
Vun braccio fiende altero,hor  V altro-, e in Udno 
Fa  molti  colpi  al  uento,t?  Varia  fiere . 

Cercaft  un'altro  pari  a lui, ne  alcuno 
■ Fra  tanta  gente  Raffrontarlo  ardifee: 

E t prender  ne  le  mani  amato  i cefti 
H or  dunque  altero,!?  come  quei  che  fiimi 
Ch'altri  di  pojfa  contraffar  non  gliofi 
Al  co  fretto  d’Enea,fenz’ altro  indugio 
Con  la  finifira  ne  Vun  corno  il  toro 
Prende , e?  audace  in  coiai  guifa  parla* 

Figlio  di  Dea , $' aleuti  non  ofa  incontro 

Stami,  quanto  frettar  dcbb’iofrer  quanto  j 

Tardar  mi  lice  { H or  fate  homai, ch'io  pojfi 
Condurre  il  premio . D 'un  uolcr  infieme 
Sono  i Troian,  ch'À  lui  la  palma  dia. 

Riprende  dtthora  il  uecchio  Aceflc  Entello, 

Ch' a lui  fede  a uicin  ne  l'hcrba  uerde. 

Entello  già  piu  deghheroi  poffente 
Soffrir  dunque  potrai, che  di  man  tolti 
Ti  fia  la  palma,ne  contefa  ei  faccia  ? r 

D ou'c  quel  nofiro  Dio, quel  mafiro  nofira 
Erice  indarno  ricordato  ? e?  doue 
E'I  nome,  c’hai  per  la  Sicilia  tutta  ! 


K L I B R O W 

Ouc  le {foglie  a le  tue  Cafi  appefet 
3?  Et  dopo.  Non  defio  di  gloria,et  mena 
Temenza  miritrahc,mal  freddo  [angue 
j^ha  tolto  al  corpo  il  mio  ualoraonttio 
Son  pigro,  cr  ucccbio,c?fe  qual  fui, fentifii 
1 1 oiouenil  calore , in  cui  fi  fida 
C ofi  quello  arrogante, ,10 farei  tofio 
Comparfo,non  per  premio  indotto, o per  la 
E cl  toro9pur  non  tardo . Et  tofio  in  mezo 
; banda  due  grani,  cr  ponderoji  cefii. 

Con  quefiiEricc  il  fiero  ufanzahaucd  t , 

E or  guerra ,cr  porre  il  duro  tergo  al  braccio  » 
Stupiron  tutti  di  tal  fòrza, & tanta . 

Sette  gran  dorfi  di  buoi  fo  no,  acconci 
Con  fèrro,  cr  piombo  rigido,  cr  pojfetitc . 
Quefti  teme  Darete,  cr  gli  ricufa, 
t . Il  magnammo  Enea  gli  prende, cr  uede 

Quanto  fiati  graui,cr  quefio,cr  quel  mifur<U 
Atthora  il  uecchio  in  coiai  guifa  porla» 

Che  f fe  di  quello  i cefii  uifto,  cr  lami 
D’H  ercole  haucfie,e  in  quefio  lito  quella 
Guerra  infelice  molto  ? il  tuo  germano 
Enee  haueua  già  quefi’ami  : hor  uedi 
Quìi f angue  anchora,  cr  le  ceruclla  /forfè. 
Venni  con  quefie  al  grand'  Alcide  incontro : 
lo  mentre  il  [angue  riboUiua,CT  mentre 
D’ambe  le  tempie  timida  uecchiezzd 
B ianca  non  hebbe  il  uanto,  ufai  queft'anttL 
JVS afe  Darete  pure,il  Troian  uofiro 
Qwjtarmi  biafma,cr  sc’l  pietofo  Enea > 
S'Acefic  autor  le  danna,andtam  del  pari  S 


* % 


*1  Q.  v I N T O lE 

A (fieftd  imprcfdych'io  ti  laficto  il  tergo 
TfEriccfcaccia  la  paura,e  i tuoi 
Ccjìi  T roian  da  parte  poni  uguale* 

Tkffe,zr  la  doppia  uejìe  da  le  fratte 
T ofiofifroghd,®  le  gran  membra  moltra^ 
Le  grand? offa, le  braccia  ignude,et  grande 
Si  ferma  in  fu  due  piedi  al  hto  in  mezo. 
TfAnclnfe  il  figlio  atthor  pari  arme  truoua. 
Ut  ri  arma  ad  ambo  mbc  le  mani , et  tofio 
Ciafcun  fi  drizza  in  fu  duo  piedi,  cr  alza 
Le  braccia  al  cielo  ariito,e  indietro  tira 
L 'alto  capo  ciafcun  per  gliafrri  colpi  z 
Mani  mefehian con  mani, et  guerra  fanno » 

Qucgliè  dipiepiufiabile,etfifida 

Ne  lafua  giouentù,quefii  è di  membra 
Voffente  cr  di  grandezza  : ma  tremanti 
Ha  le  ginocchia  fiotto,  el  poco  fiato  " 
fa  le  membra  tremare,anchor  che  grandi* 
Hannoft  inuano  molti  colpi , er  molti 
Speffio  raddoppiati  con  le  braccia,et  fanno 
V far  dal  petto  lorftrepito  immenfio * / 

La  man  che  frejfo  al  capo  intorno  mena 
Erra,ct  rifiuona  fiottol  colpo  il  uifio. 

Sta  il  graue  Entctto,co'l  medefimo  ardire 
Immobile,  et  con  gliocchi  hora,et  col  corpo 
Schiua  bora  i colpi ,er  quanto  può  gli  sfugge* 
Qucgliycom'un  eh' una  alta  terra  affalta 
Conmacchine,o  con  Varmi  afjedia  intorno 
Vncafiel  pofio  in  alto  monte,®1  tenta 
Hor  quefla,hor  quella  uia  rientrarci  luogo 
Ricerca  tutto ,et  con  grand’ira  il  preme • 


«LlBRO^ 

« AlzMi'fbd  m*ltoMdlo,&Ju'gU 
treuidc  il  colpo, che  fcenicM  tofto. 

Et  lofchiuò  da  parte  con  un  fatto. 

Gettò  fu c fòrze  cd  ucnto  Entello,  e interri 

E i graue,grauemente  & di  gran  pefo 
Cadco  : come  canato  pitto,  CT  f otto 

Valcradicifucltoaterracade,  , 

ta  inErmanto,o  in  ìdaiaUhora  iTeucrt 
Sorgon  gridando , c'I  grido  afccnde  al  cielo. 
De  Siciliani  giouani,  e?  il  primo 
• Ea  corre  Acefie,*? da  la  terra  rizzi 
V amico  fuo  di  tempo  cgual  ptetofo. 

Ma  non  per  quefio  è sbigottito  il  brano  : 

T orna  atimprefapiufiroce,*?  bagli 
Eo  [degno  aggiunto  forza,*?  la  uergogni 
Gli  accende  il  cuore,  c'I  notofuo  ualore ; 
Onde  fdegnofo, per  lo  lito  tutto , 

S caccia  Darete  il  defiro ,er  bora  addoppia 
Con  lafinifirajwr  con  la  dcflra  i colpi : 

Me  lafciaritardar,  ne  prender  poja . 

Come  la  fpeffa  grandine  percuote 
Su' tetti,  cofl  ffefii  colpi  il  fiero  . 

Mere,*?  ad  ambe  man  Darete  aggira» 
Mal  padre  Enea  piu  non  lafciò , che  (Ciri 
Et  di  [degno  infiammar  potcjfe  Entello . 
•AMa  diè  fine  a t affatto -,*?  tolfe  quindi 
Darete  fianco,  a cui  benigno  parla . 

Mifcr,  che  gran  pazzia  t'ingombra  il  petto ! 
Altre  fòrze  non  [enti,  e?  altro  numef 

ÉafciaaDio  far  .Difje,*?  partì  la  zuff<L 
Ma  i compagni  fedeli  ale  lor  naui, 

; 


♦ avilfto  kl  „ 

QJltfo.ch'tua  iogliofoatefli  $alfa, 

ÌST‘%  qUmÌlU 

C oniucn^0’  T c0^‘mtw  fa’ti  immifli 

S ; 

r uZlq  faH'rto.qtmto 

fm  gioudnc, duciti  Darete  i tuta, 

Biffi  MCit°  d‘‘morte’!)‘“«tc  tolto.  ' 

T&^P°^  * $ul&»*i*Oi incontro, 

b2“;  U ie/lr*  ‘"fa  >t  corna,  ' : 

flf*&liJÌ’czzò  calcami  tutto.  f , 

Cude  morto  tremando  in  torà  il  bue 

Q~eft  ‘fuma  miglior  Ericcipavo 
A te, per  l'alma  di  Darete, &Ufd0 

To^mt0reÌCefii’&earte"fa- 

lofio  *tirarconC„comuitaUnca, 

E^ZPCrfTU0g!‘‘‘‘e'lPrem‘0  pone: 

fa  fa fame éscrgcfto  milza  P ‘ 
mo  tu  gente  l'albero  : ouc  appende 

Infine, meohmiauii!; 

£ culli  tiri, qt  s 'indirizzi  il fèrro. 
Ur^UJ°n&ll,hUOmim’  & fi  tratta 

vZtlT  Cmt°  ‘ ^ “fa Pr™ 

Cut 

VintoTMmJÌe°  u‘en’c'hMt“  pur’hora 

Vmu^onmitia.hm/u 


•> 

A 


U Vt*h  ' <i 


i. 


(K  L I B R O 

jAnefteo  di  uerde  oliua  cinto  : e'I  terzo 
Euritione  : o Pandarofantofo 
fratello  a,  te, che  già  rompefii  il  patto, 
forzato  anchor,quando  Unciali  il  dardo , 
Primo  nelmezo  a Greci  : ufci  de  l'elmo 
Xltimo  al  fine  A ccfie,ch'egli  anch'ofa 
Con  man  tentar  le  gioucmli  imprefe. 
Ciafcuno  aìlhor  per  fe  con  forza  piega 
D'arco,inditrahede  la  faretra  i dardi . 
D’H irtaco  il  giouin  primo  fu,  eh' il  cielo. 
Da  lo  firidente  neruo  ofa  per  l'aria, 

Da  [detta  mandar, che  fiere  cr  paffa ; 

E t nelalbcr  fi  ficca  à loro  incontro. 
D'albero  tremai  quella  teme,  crfcuote 
Spauentatale  penne,  e' l grido  intuona 
Ver  tutto,cr  f allegrezza  : indi  t ardito 
lAnc&co  fi  firma, & l'arco  fuo  prepara: 
Drizza  la  mira  in  alto,  e'I  dardo  acconcia* 
lAa  f infelice  non  potè  col  fèrro 
Da  colomba  toccar, che  ruppe  il  nodo , 

Et  la  fitne,oue  hauea  legato  un  piede. 

Al  albero  alto : cr  quella  uola,cr  figge 
Da  N oto  fi>inta,à  te  piu  f cure  nubi. 
Eurètiòne  allhor, eh' à L'arco  hauea 
Varato  ildardo,il  fiatel  chiama  a'uoti: 

Già  Uba  uifta  uolar  per  l'acr  nano, 

Et  la  fiere  ne  l'ali,  [otto  il  negro 
Ciclo  : benché  uo  lafjè  in  fitta  lieta. 

Cade  ella  morta,^  fi  dal’ alte  ftcUc, 

Da  ulta  lafcia,  carnei  cadere  in  terra 
fifa  ne  l'aU  la faetta  porta. 


A 


T\ 


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& 


ar#  *• 


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«Q.VINTO>H 

JH.t(laua  Accftc fol,chauea  perduto 
L<<  palma,  er  pur  Unciò  ne  Paria  un  dardo, 
Mostrando  P arieti  buono  arco  fonante . f 

To#o  gliocchi  quefto  moftro  fparue. 

Che  dar  douea  gran  fegni , & ne  fu  il fine 
Grande, che  iuatijfauentati,grcLui 
Diedero  inditi j,&  lo  predifjer  tutti, 
perche,  uolando  per  le  chiare  nubi, 

Arfe  quella  hafta,&  fece  uia  col  fuoco : 

JMLd fljxrue  toflo,come fpejfo  in  ciclo 
Corron  le felle, ej  fan  uolando  un  folco» 

Stupirò  t Teucri, c i Siciliani  infume. 

Volti  al  pregargli  Dci,ne  il  grande  Enea 
lAoftro'lfegno  fchiuar  : ma  il  lieto  Acejlc 
Orna  di  doni  immenfi,®-  V accarezzai, 

V abbracciai  pofeia  in  cotal  guifa  parla» 

Prendi  padre  (che  U Re  del  grande  Olimpo 
T'ha  uoluto  adomar  di  quefto  honorc 
Con  quelli  fegni,fe  non  uolle  il  cafo  ) 

Dei  uecchio  Anchfe  quefti  doni  haurah 
Quefta  tazza  fcolpita,c'hcbbe  il  padre 
Anchifc  già  da  Cijfco  Tracio  in  dono: 

Ver  rimembranza  delfuoamore,&  pegno, 

Diffe ,CT  di  uerde  allor  gli  cinge  il  capo , 

Et  chiama  il  primo  uinatore  Acejlc. 

Ne  il  buono  Euntione  il  primo  honore 
GPinuidiò  già:  bench'ci  da  Paltò  cielo 
Solo  trakefie  la  colomba  in  terra , 

I terzi  doni  ha  quel  che  la  difciolfe. 

Gli  ultimi  quel  che  ficcò'  l dardo  al  legno. 

Mal  padre  Enea,che fine  ambor  non  pone. 


LIBRO 

dumo,  il  cuftodc , E pitide  compagno 
Algiouanctto  lulo,zrnc  l'orecchia 
fidagli  parla, & tai parole dice»  * 

Xa  uedi  topo,  s'ha  parato  Afcanio 
Seco  la fchierafanciuUefca , al  corfo 
De  canai  pronta,  e?  di,  che  qua  gli  guidi * 
jAojìrijì  armato,  e?  faccia  a l'auo  honore . 
Diffe,zr  dal  lungo  cerchio  ufcirfa  tofto 
Tutta  la  gente  (farfa,e?  fafar  largo . 

Giunti fono  i fanciulli,*?  tutti  infieme 
Al  coietto  de' padri  in  fu' caualli 
Splendon  frenati,  e?  di  Sicilia,  e?  Troia 
ha  giouentu  ftupifce ,e?  di  lor  dice . 

Tutti  hanno  ugual  la  chioma  ornata  er  topi 
D'una  corona  in  guifa,e? han  due  lance 
Di  corniolo  ferrate, er  <ì  una  parte 
Licue  faretra  da  le  /falle  pende : 

Dan  d'oro  al  collo  un  cerchio, che  nel  petto 
Dipende:??  fon  di  numero  tre  torme 
Di  caualicri,  et  han  tre  guide,  à cui 
Due  uoltc  fei  fanciulli  adietro  uanno: 

Stanno fchierati  alteri,??  hanno  auanti 
I lor  maeflri,per  cui  (flendon  tutti. 

Guida  una  fquadr a di  fanciulli  allegri  . 
Vriamo  ilfanciuUin,che'l  nome  a l'auo 
Serba,del  chiaro  feme  tuo  Polite, 

Ch' Italia  accrefceràiquefli  ha  di  macchie 
B tanche, un  Tracio  caual , chc'l  porta  in  due 
Color  diflinto,i  primi  piediha  bianchi , 
bianca  la  fi-onte  mcftra  altera  er  bella. 

A ti  è Valtro3onde  han  poi  detto  i Latini  > 

U 


V 


■ ; <•£  Q.  v I N T O W l 

Ingente  fAttiOiè  picciolo  A ti  er  molto 
Grato  fanciullo  alfanauttetto  I ulo 
, V ultimo  è il  bello  piu  di  tutti  lulo. 

Sopra  un  caual  Sidonio,àcui  la  betta 
Dido, in  memoria  del  fuo  amore  et  pegno. 


D a Troian  tuttodì  ueder  allegri 
Rinouar  gitani  lor  di  gloria,  er  nome, 
poi  che  lieti  aggiraro  il  campo  intorno , 
Sopra  i cauattijda  dafeun  guardati , 

Grida  E pitide  lungi,crfa  lor  cenno , 

Con  la  sferza,  cbclfuono  udir  fa  tofto . 
Quelli  corfero  uguali ,*  i tre  le  Quadre 
Diuifer,  er  di  nuouo  poi  chiamati 
Tornano  al  luogo, & prendon  Farmi  in  ntà 
Altre  gtofìre  poi  fanno, er  altre  appreffo 
Et  corrono  al  incontro,on£borfon  mofii 
Et  girano  i cauallt  intorno, et  fanno 
Segno  di  guerra,  er  di  menar  le  mani. 

Et  uoltano  hor  le  fratte , et  fingcn  fuga 
Hor  lafaccia,c  le  lancaet  hor  di  nuouo 
Tornanfi  incontro, et  fanno  pace  infìeme. 
Come  fi  dice  gù  nel  alta  Creta 
Del  Uberinto,  ofeur  a firada  muditi 
In  mille  uie,di  mille  inganni  et  dubbi -, 

Oue  F bucino  s'auuolgc  umano,  et  erra. 
Che  quindi  ritrouar  nonfaFufcito. 

Cofl  i figliuoli  de  Troiani  al  corfo 
> * b’tmpcdifcan  l’un  F altro, et  nel  fuggir*. 


Enei,  di  Ver . 


A 


/ 


I 


(•i  LIBRO  ^ 

S'auuiluppano  injieme,&  nel  giocare:  v 

Come  i Delfini, per  lo  mar  nuotando,  f 
Che  dal  Carpatbio  al  Libico  per  F acque  • - 
Scherzando  uanno  : er  poi  fimil  coftume 
Hel  corfo,&  ne  le  giojbre  Afcanio  primo 
Seruòj  facendo  ad  Alba  lunga  il  muro : 

Et  quindi  l'impararono  i Latmi 
Antichi  : queflo  ch'egli  bora,??  con  Itti 
fa  l'altra  giouentu  di  Troia,a  fuoi 
ìnfegnaro  gli  Albani  : CT  dopo  il  prefi 
Lagrandifsima  R orna  quindi , vfirba 
L'antico  honor,CT  Troia  il  gioco  ha  nome* 
Et  Troiani  fi  chiamano  i fmciuUL 
Eoi  c'hanno,  i giochi  celebrato  al  fanto 
Padre, U forte  dtlhor  mutò  fua  fide, 

Mentre  al  fipolcro  tamoual  con  turi 
Spettacoli  fi  fa,mandò  dal  ciclo 
Giunon  figlia  A Saturno , Inde, e' l uento 
La ffigne  oue  Formata  è de  Troiam. 

E Uà  ha  uari  penfier,  non  fatia  anchord 
Del  antico  dolor  : er  quefla  affretta 
La  uia  coni' arco  fuo  di  color  mille. 

Cola  ueloce,  c T non  echi  la  uegga. 

Vede  eUa  il  gran  concorfo,e  il  Leo  tutto. 

Le  naui,e'l  porto  abandonato  cr  so/o. 

*14  le  dome  Troianeylungi  in  parte 
Secreta , aUhor  piangeano  il  morto  Ancbifc 
Et  tutte  in  pianto  riguardando  il  mare. 
Mifere  ahi  tanto  mar  ne  refla  anchoraS 
Viceuan  tutte  ad  una  uoce,c  tutte 
Chieggono  una  città,ch' in  faftidiobatm 


*<  EVINTO»  |86 

Patir  nel  mar  tante  fatichinole. 

Dunque  nel  mezo  a.  quefle  ella  c’ha’l  modo 
’ Di  nuocer , fi  lanciò  : ma  pria  mutofii 
Il  diuin  uoltoycon  la  uefte,C“  fafii 
ha  uccchia  B eroe,à  D oriclo  di  Tracia 
Moglie  c'hauuto  hauria  figliuoli , & schiatta 
E t in  tal  guifa  fi  mefebiò  fra  l' altre 
M airi  Troiane , c r tai  p<iro/r  dijfe. 

Mifere, cui  non  han  fiotto  le  mura 

Di  Troia  i Greci  in  guerra  tratte  a morte  : 

O infelice  gente, a che  ruina 
Nf  (erba  la  fortuna  i il  fettimo  anno 
Già  corre, poi  che  fu  il  Troiano  eccidio : 

Che  noi  per  mare,cr  per  le  terre  tutte. 
Andiamo  errando,cr  per  feluaggi  fafii , 
Guardiamo  il  cielo  il  mar  mentre  ne  sbatte: 
Turfeguendo  fltalia,che  ne  fògge. 

Quefto  è (fErice  il  feggio  a noi  fraterno. 

Qui  regna  Acefie,che  n'alberga . H or  quale 
Vieta  di  noi  far  nuoua  patria  a Teucri  t 
O patria,  o tolti  inuan penati  à Gre  ci, 

H or  dunque  mai  non  farà,  Troia  ? hor  dunque 
Non  uedrò  in  luogo  alcun  Obiettore  i fiumi 
Con  Simoenta  ’Xanto  i ah  uci  piu  tojlo 
Ardete  hor  meco  cofi  infaufie  naui. 

Perche  ueduto  ho  io  dormendo  l'ombra 
Di  Caffondra  tndouina,hauere  ardenti 
E ac  elle  in  mano  : qui  cercate  hor  Troia, 

Qucfl* è la  cafa  uoflra  ; adeffo  è il  tempo , 

Non  uogliono  indugiar  tanti  prodigi : 

Ecco  à N ettunno  quattro  altari,  cr  egli 

AA  II 


«i 


mi  L I;B  R O 

Minifilra  il  fioco  a qucfia  imprcfa,eyl  cuore. 
Coji  dicendo, prima  prende  in  mano 

Con  gran  rapina  il  fioco, e?  quello  fiflcndt 
Mentre  ella  alza  la  dcjlra,  indi  lo  fi cagli a.  . 
Stupro  a le  Troiane, cr  f alme , e i [enfi. 

Fra  l' altre  allhora  la  piu  uecchia  P irgo, 
Modrice  a tanti  del  Re  Priamo  figli 
NonBeroc  Madri  a uoi  di  Troia  è quefli 
M oghe  a D o riclo,i fegni  cr  lo  fflcndore 
Tnuin  notate gliocchi  ardenti, cr  quale 
Spirito, affetto,  uvee  ella  habbia,CT  pafiiu 
lofleffa  hmrbor  lafciat'ho  B eroe  infirma » 
Sdegnata, perche  à tali  efcquiefola, 

"Ella  il  merito  honore,i  noti, e i doni 
Ad  Anclnfe  non  porge . Et cofii  diffe, 

Ma  le  madri  di  pria  dubbie, CT  col  guardo 
Maligno, t legni  guardano,  erbari  quiui  il 
Mifero  amor  de  la  prefente  terra , 

Quindi  il  regno, che  rìhan  promejfo  i fati : 
Quando  al  citi  s'inalzò  la  Dea  notando. 

Con  l'ale  uguali,  cr  col  fuggir  diuife,  >r 

Sotto  le  nubi  ,il  grande  arco  dipinto, 

M a qucjle  dal  firor  commojfc,cr  dall 
Segni,  fmarritc  gridano, CT  con  rabbia 
Prendon,  da  facri  penetrali, il  fioco. 

Parte  g lialtari  (foglia,  CT  fiondi,  CT  verghe, 
EtfaccUcui  lanciano  : onde  i banchi. 

Gli  abeti  dcUe  poppe,  i remi  in  firia , 

Ardon,  chc'l  fioco  libero  ui  ficorre. 

Al ficpolcro  aWncbife,  c T al  teatro 
annido  a-.ifa  lc~ abbruciate  nani  i 


mi  Q_  V I N T O W 187 

v EJ?i  ueggono  al  cielo  il  fumo  ofcuro, 

E il  primo  A fcanio,  come  lieto  il  gioco 
« Guidaua  de  cauti,  cofifdegnofo 
Voltò  il  cauallo  a le  turbate  naui , 

Che  tener  non  lo  puon  le  guardie  fmortc. 
On&è  quello  furor  ? dou’bor  : dou’ite  i 
Diffcyinfèiict  cittadine  f ahi  quefii 
No: 1 fono  i Greci, cr  gf  inimici  campi: 

La  /pcmc  uofha  ardete  : io  fono  iluoflro 
Afcamo . Innanzi  a'pie  l'elmo  gettoni: 

Con  cuifactua  armato  in  giojlra  fegno 
Di  guerreggiare  : ecco  in  un  tratto  Enea  » 
Ecco  le  fchiere  de  Troiani  infime. 

Ma  quelle, /finte  dal  timor , per  uari 
Liti fen  fùggon,  per  cauerne,  cr [ciuf. 

Odiati  Vimprefa,<y  la  lor  ulta, e i loro j 
S’accorgono  hora,cr  fon  umiche  a Giano, 
Ma  non  però  l’incendio  anchor  s’eflinfe. 

Sotto  rhumido  legno,  il  tardo  fìimo 
Ha  nella  /loppa  nodrimento,e  il  lento 
Vapore  arde  le  naui, e il  tutto  abbrucia» 

Nc  uale  effer  gagliardo, & /f  urgere  acqui. 
Stracciò  la  ue/lc  allhora  il  giuflo  Enea, 
Chiamando  aiuto  ì Dio  con  le  man  giunto, 

. Onnipotente  Gioue,fe  non  fei 

Nemico  al  tutto  a tuoi  Troiani,  cr  f’hai 
Pietade  anchor  a ale  fatiche  humanei 
Tach’cfca , Padre,  da  le  naui  il  fuoco. 

Et  da  t incendio  libera  le  poche 
R obbe  de  Teucri,  0 tu  quclchc  n’auanzd, 

S iól  merlo, al  tutto  di / detta  accendi, 

A A iti 


Et  con  la  dejbra  tua  qui  lo fommergu 
A pena  dijfe,  che  di  pioggia  o/cura 
Toflo  l’aria  s'empì,  che  treman  fotto 
I compier  tolte  terre  : cT  dal  del  tutta  " 
Ruma  pioggia  torbida,  cr  da  jftfii 
Auftri  ofeurata:  cos'empiono  lenoni. 

Si  bagnano  i mez'arfl  legni  : talché 
Si  ejlinfe  il  uapor  tutto  : etfe  non  quattro, 
Furon  del  fuoco  tutti  i legni  preda. 

Ma  il  padre  Enea  dal  cafo  acerbo  jfinto. 

Muta  hor  quejlo  penfier  nel  petto,hor  quello. 
Se  di  Sicilia  i campi  habitar  debbia, 

Contr'al  uoler  defatico  pur  le  terre 
Cercar  d'ltalia-}a  cui  Haute  il  piu  ucccbio » 

Cui  Pallide  infegnò,cui  fece  iUufbc 
Ver  la  molta  uirtu-,  cofl  portogli, 

Ofòjfe  quel  che  gli  adirati  Dei , 

O che  cofl  uoleffe  il  fato  : c V diffe 
Simil  parole,confolando  Enea, 

F igliuol  dì  Dea,feguiamo  oue  ne  guida , 

E t ne  conduce  il  fato  : co  che  che  fio, 

Vincerfl  debbe  col  patir  la  forte. 

Ecco  il  Troiano  Accjlctuo  dai  [angui 
Vi  Dio  difcefo-jil  fuo  coniglio  prendi , 

S'ei  uuolefa  Li  commetti  quei,  che  fono 

Infa/liditi  da  fi  grande  imprefa 

Vel  regio  tuo, co  quei  che  a le  perdute 

Maui  n'auanzan,co'piu  uecchi  padri 

Con  le /lanche  dal  mar  madrine?  con  quel  chi 

T eco  d’inutile  hai,che  di  perigli 

T ema,di  quefii  clcggi,cO  q^fii  Iqfcié  . L 


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IK  Q.V  ! N T O **  |M 

Qui  in  quefìo  regno  riyofarfi  fianchi. 

Che  qui  faccian  la  terra,#  che  dal  nome 
Fromejfo  loffia  nominata  Acefia. 

Datai  parole  del  piu  uecchio  amico 
S'infiammò  tutto  : indi  la  mente  in  turi 
p enfler  gli  f corre  : # già  la  notte  ofeur a» 

Da  duo  canai  tirataci  citi  coprino. 

Vide  dal  del  aHbor,del  padre  A nchift 
Vasetto  Enea  nemiche  cofi  diffe. 
figlio  piu  caro  gii,  mentre  era  in  uita » 

De  la  mia  uita,#  ne' Troiani  fati 

P rollato  molto u te  mi  manda  Gioue , 

Che  delle  nani  U fuoco  ha  fpcnto}e'n  del e 
Ha  di  te  compafiion  pref  > e pietade. 
fa  quel  che  ti  configlia  il  uecchio  Haute, 
Guida  in  Italia  teco  i piu  gagliardi 
Giouani  eletti:  haigente  dura,#  fiero 
A foggiogar  nel  Latio  : # pria  di  Dito 
fa  che  tufeenda  nel  infèrno  : cr  porlo 
profondo  A uerno,à  trouar  uiemm,o  figlio. 
Io  non  già  tempio  Tartaro,#  le  mefie 
H abito  infernali  ombre  : anzi  i giocondi 
Concilij  de  pietofi,e  i campi  E lift 
q ua,poi  che  negre  haurà  pecore  wxifo , 

Da  uergine  Sibilla  haurai  per  guida. 

AD hor  faprai  tua  prole,#  la  tua  terra, 

H orrefia  in  pace, che  già  mezo  il 
Vhumida  notte  ha  trapaffato,e  il  fiero 
Oriente , cofuoi  fianchi  couaUi, 

Mi  (bignè, o figlio  afar  date  partita, 

fraruc. 


* M i • • ! 

AA  imi 


K l ì B R O MT 

Enea  dtceua . Oue  ten'parti  toflo  f 
Chi  mi  ti  toglie  ? A che  mi  fuggi  ? Hor  quali 
Vieta, eh' al  collo  io  non  ti  getti  il  braccio  i 
Cofì  dicendo,  moltamente  i fuochi 

Già  /penti  accende,®  il  perpetuo  honorj, 
Pcrgamco  fuoco  de  l'antica  V eftd, 

He' penetrali,  con  pietofo f arre, 

Et  empie  i facri  aitar  di  [acro  incenfo. 

T oflo  i compagni  truoua,  ® prima  Aceflet 
Et  di  Gioue  il  parer,  del  caro  padre 
Harra  i precetti,  ® quel  ch'eifar  difegnd* 
Cede  a' configli  A cefle,  ® al  impero. 
Segnan  le  madri  ne  la  terra, & quei  che 
Voglion fèrmarfì, & che  non  curati  molto 
Di  lode,  hanno  il  penfier  qui  poflo  al  tutto » 
Efii  i legni  rinuouano,®  le  traui 
Kipongon  ne  le  nani  arfe,®  le  fimi, 
Co'remiuanno  accommo  (Lindo:  ® fono 
Di  numer  pochi,  ® di  ualore  affai 
In  tanto  Enea  difegna  coni'  aratro 
Da  terrai  qui  fa  chiamar  Troia,®*  quitti 
Ilio, le  cofe  con  la  forte  elegge  : 

Gode  del  regno  fuo  il  Troiano  Aceflet 
Difegna  il  fòro,®  radunati  i padri 
Da  di  tener  ragione  ampia  potcfla* 

Erge  nel  fommod  Enee  uicino, 
p ofcia  a le  (Ielle  a la  fua  madre  ilfeggio 
Venere  \dalia,ilfacerdote  elegge. 

Al  fepolcro  d'Ànchife  il  bofeo  faerd. 

Già  il  nono  giorno  era  paffuto ,®  fatto 
Vhonorfacro  agUaltari  : c'I  ueiito  quieto 


( 


€<*  Q.  V I N T O Mf  <9^ 

Speffofòjfìando  tacque  fp  iana,®  chianti 
Aujìrofoaue  in  alto  marci  legni, 

Nafee  gran  pianto  per  lo  cauo  lito. 

Giorno ,®  notte  abbracciati  fi  anno  inferni  . 
Viftcjfc  mairii queg'i 'acuì  gii  parue,  ^ 

Feroce  il  mare,  eintolerabil  nume  f 
Voglion  partirli,  ® Sopportare  in  pace 
Ogni  fatica  col  fùggirfUa  cui 
Dolci  parole  il  buono  Enea  ragiona , 

Et  gli  confola,  cr  lagrimanio,  alfuo 
Parente  Ace/le  gli  accom  nix  molto,  - r 

Ad  E vice  tre  buoi,  a le  tempcfle 
Viiagnctla  amazzar  face,  ® fecondo 
V or  din  fa  feior  le  funi  :cr  egli  hai  capò 
Cinto  di  foglie  di  leggiadra  oliua, 

Ei  lungi  fla  ne  l'alta  proda,e  in  man  a 
Tiene  una  tazza , cr  getta  a'falfi  flutti 
_ U interior a,e  il  puro  uino  aderge. 

Sorge  da  poppa  il  uento,®i  compagni 
Panno  k gara  a chi'l  mar  percuote,  cr  fpazzd* 
Venere  in  tanto , da  piu  cure  (pinta. 

Parla k Vetturino,® tai lamenti fp ari- 
li grauc  sdegno  di  Giunone,  e il  petto 
Non/àtio  anchor,  mi  fan  Nctturtno 
Ch'io  discenda  a pregarti  : poi  che  d i 
Né  pietà  mitigar  la  può,  ne  Gioue, 

Né  uuol  uinta  da  fati  anchor  pofarfì. 

Lo  ) pittato  odio  anchor  non  refi  a ; poi  i 
T olto  ha  la  terra  a la  metà  de'  Teucri -, 

Dar  pena  al  reflo  de' Troiani,®’  Coffa* 

Le ceneri,ancbc  a l' abbruciata [caccia  ; 

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diaVINTO^  f?Ò 

bramai  le  mura , ch'io  con  quefle  manti 
feci,  /pianar/l  a la  /pergiura  Troia,  ~ \ 

H or  fono  anchor  di  quella  mente  : [caccia 
Lo  tuo  timor ych'ei,  come  bramirai  porta 
Sicuro  andar  potrà  del  lago  Auerno. 

Solo  un  nel  mare  ei  cercherà  perduto; 

Sarà  per  molti  foto  un  capo  dato , 

Voi  che  contai  parole  il  lieto  petto 
Video  a la  Dea  : il  genitor  congiunge 
Al  fuo  carro  i canaUi,®  lefpmanti 
Briglie  lor  pone,  & con  le  man  le  allenta: 

Vola  per  l'alto  mar  col  carro  azurro. 
Qmetan/Ì  f onde  : er  fotto'l  carro  il  mari 
fafii  tranquiHo,c  il  del  le  nubi  j caccia. 

Tengono  aUbor  fua  compagnia  diuerfl. 

Volti  de  fuoi  compagni,  il  uecchio  Glauco 
Con  la  fua fcbiera,CT  le  Balene  immenfi » 

P atemone  <tlnoo,Triton  ueloce , 

E t di  F orco  è con  lor  la  gente  tutti* 
Tbctide,Panopea  uergine  fanno 
Da  man  flniflra  Melile, & Ne/èa, 

Spio,®  Thalia,cT  Cimodocc  in/lcme. 

Q_wr  il  padre  E nea,c'hauea  fofpctto,litt6 
Hìauigd,crfdchcglialbcri,crlcuelc 
Alzinfi  a forza,®"  ft  difciolgan  toflo. 
S'accordan  tutti  in/leme,®  hor  da  defri, 

Hor  da  flniflra  uolt  ano,  &<£  accordo 
"Le  corna  de  le  antenne  borda  quel  canto, 

Hor  da  quefto  girar  bor  alto,bor  baffo 
Veggonfcc'l  uento  le  lor  naui  porta. 

Di  quefta  amati  P alinuro  è il  pruno 9 


M? 


'^'KllBRO  H* 

Glidltri  dietro  coflui  drizzano  il  corfò , 


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& 


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Vhumidx  notte  hauex  già  mezzo  il  cielo 
Tocco,  cr  le  membra  da  benigno  forno 
Brano  oppreffe  : cr  folto  i remi  ffixrfi 
Per  g liafpri  feggii  mitiganti  fanno  : 

Du  Valtc  felle,  allbor  lo  Dìo  del  fonno 
"Licite  difcefe,cr l'aria  tenebrofa, 

E 1 1' ombre  difcacciò  ucnendo  incontro 
O Palinuro  a te, a te  innocente 
T rifli  fogni  portando  cr  poi  fèrmofih 
Ne  l'alta poppa,à  Forbanléjìmile  : 
ìndi  la  lingua  a tai  parole  fciolfe  * 

Palinuro  d'iajìo,  limar  feti  porta 

Le  naui,il  uento  è buontempo  è di  pofa , 
China  la  tefia,cr gliocchi  fianchi  chiudi  : 

F arò  un  poco  perle  lujfitio  tuo. 

Cui  Palinuro  alzando  gliocchi  a pena. 

Tu  pcnfiydiffe, ch’io  non  fappìa  quali 
Sion  l'onde,e’l  uolto  del  tranquillo  marcì 
Tu  uud,  ch’io  di  tal  mofiro  anchor  mi  fidisi 
Perche  fidar  dcbb'io  a' fallaci  ucnti 
E ne  a tante  fiate  già  dal  ciclo 
Sercn  tradito, cr  da  fue  frodi, e’ngarmiì 
t Cofi  parlaua,CT  artimone  accofio, 

A quel  s' attacca, cr  non  lo  lafcia  punto  : 
r.  -A''  Bt  gli  occhi  a contemplar  le  flette  tiene. 

* Jf  ' , . Beco  lo  Dio, eh' un  ramo  bagna  in  Lete, 

; Di  fòrza  Stigia’l  copre,  cr  glie  lo  fcuote 
Sopra  le  tempie,  cr  mentre  ci  tarda, gliocchi 
Brr anti  anchor  del  uicin  fonno  chiude. 

A pena  hauean  la  non  penfata  pofa. 


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a v I N T O 

Ir  • Le  prime  membra  prefo,ch'ei  di  [opra 
• D [(lacca  parte  de  la  poppa,  er  /«/ 

Co’/  timon  getta  a le  chiare  onde  in  preda. 

Et  cade  al  baffo, e in  uan  domanda  aiuto. 

. Et  con  l'ali  uolando  al  cicl  s'inalzo. 

Non  retta  dal  folcar  Jìcura  il  mare 
Vero  la  nane  : anzi  è portata  ardita : 

Voi  che  promejfo  tha  N ettunno  il  Padre . 

Cia  tra/portata  negli  [cogli  entra  ua 
De  le  Sirene, aff>ri  già  molto, er  bianchi 
D'offa  di  molti  ; er  doue  femprt  batte , 

N e'rochi  fafii  il  mar,  lungi  che  [tona: 

Quando  s'accorfe  il  padre,  che  perduto 
Lofio  maefbro, errando  andaua,oncf egli 

V rende  toflo  il  timon  per  fonde  o/cure. 

V iange,crgran  doglia  ha  per  l'amico  al  cuore. 
Ahi  che  troppo  del  ciel,del  marfcreno9 

Già  ti  fidafli  Palinuro  : er  bora 
Giacerai  nudo  in  [cono fiuto  Udo. 


a 


4 


0 •' 


IL  SESTO  LIBRO 

DELL'ENEIDE  DI 


'Tradotto  da  M.  AlcflàndroPiccoIomm^' 
àia  nobilissima  Madonna  Frafia 


NTO. 


ltmto  che fi  Étte<t  a Cumi,and& 
atti  fielunci  dettiStbitta,  er  fot 
>ficrificio,domandòf  oracolo 
F ebo.  Et  quiui  ititcfe  i pcrico 
liycbc  gli fopnfl  duino  ,c’l fùccef 
fodclld  gucrrd  luucnirc . Arfc 


j poi  il  corpo  morto  di  Mifeno  ri 


trcudto  fuUd  riudygr  fcpcli  le  re 
liquie fitto  il  monte  titano,  che  dà  lui  prefe  il  nome  di  Mia 
fino.  Quindi  con  U guidi  delle  colombe  giunfc  il  rimo 
d’oro,  er  poi  che  thebbe  colto, et  fitto  ficrificio  i gli  Dei 
infornili,  guidato,  dalla  Sibilìi  per  le  fóci  (CAuertio , indo 
alìinjìrno.  Doue egli trou'o Valinuro,tlquilc,perche non 
haueua  hauuto  fipolturi,indiui  emndo  intorno  olii  Sti 
già  palude  : er  uolcndo  egli  p affare  wflcmc  con  ejs i all' al* 
tra  nua,li  Sibilla  non  uotte,  coiifolandolo  con  la  /feriti* 
Zi  deli' cjfequie , er  delfipolcro  nano*  Dopo  qucfto  ha* 


m 


TI 


a 


*» 


«SESTO»  i9* 

I tendo  E ned  udrc<tto  Stige , cambiando  ptr  doue  fiduano  * 


• * 


bambim,et  coloro  eh" crono  jloti  fatti  morire  a torto, giutt 


fe  aUa  ftdnzadi  coloro,  che  per  conto  £ canore  Aerano 
gmazzati do  loro  jlefii . Quiui  uedendo  Bidone,  cr  uo* 
tendo feufarfi  feco,eUo  fdcgpofafe  gli  tolfe  dinanzi . Paffit* 
io  poi  piu  oltre  uide  Deifibofia  color o, eh" erano  già  Hate . 
buoniini  lUuftri  di  guerra , pieno  di  molte  fèritefilquale  gli 
raccontò  rhorribil  maniera  della  fua  morte.  Lafciato  poi 
g man  manca  Tartaro , cr  bauendogli  la  Sibilla  contato 
te  pene  degli  federati,  s'auuiò  alle  mura  di  Dite,  c r pian* 
tò  il  ramo  foro  fuUa foglia  della  reggia  di  lui.  Dopoque* 
fio  giunfe  a campi  Elifl,&  da  Mufco  fu  menato  dou  era 
fuo  padre.  Quiui  Anchife  raccontò  al  figliuolo  Enea  ileo 
tatogo  de  Re  A Ibani , CT  Romani  CT  tr afeorrendo  ino* 
pii  d alcuni  nobili  Romani , uenne  alle  lodi  di  Giulio  Cefo « 
r«,CT  d'Augufto,  cr  mirabilmente  lodò  Marcello  figlino 
lo  £ Ottawa.  Tornando  poi  nel  mondo  per  la  porta  £ duo 
rio , rìuide  i compagni , cr  partito  da  Cumafc  riandò  4 
Gaeta, 


► Ut* 

• r? 
«fe 

ili 

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c 


O fi  piangerli  duole, e a legni  ii 
L affale  briglie, & pur  f armata 
Del  E uboica  C urna, a lidi  accofia 
Volgon  le  prore,  c T con  tenaci  denti 
Termon  Vanchore  i /fgw>cr 
Poppe,tcngon  coperto  il  margo 
gwuentù  già  fu  Vticfftrio  lido 
editar  lieta  fi  uede,cr  quinci  & quindi 
Scorrer  audente, cr  parte  in  tanto  ifcmi 
Ari  fLaca  dfcofì  entro  a le  uene 


*■'  <•£  L I B R O ^ M 

Cfrc  eraticafe  ale fiere  ,&  altri  lieti 
P alcfe  fan  fe  truouon  fantino  fiumi , 
ffial  buono  Etica  fi  inaia  uerfo  rocchd  _ 

Oucha  F cbo  alto  il  tempio ,<t  cui  d'apprejfo 
■ Sta  l'altro  pien  £ horror, fecreto  albergo 
De  la  cafia  fi  bcUa,a  mfapcre 
porgere  la  mente  in/pira  il  gran  profeti 
Pi  Dc/OjCT  del  futuro  il  uero  mfegna  • 
pi  Triuia  già  ne  la  denota  felua 
Entrorno,cr  indi  al  indorato  tempio. 


spedai  (come  fama  é)  di  Cretti  regno 
Fuggendo  già  con  le  infilici  penne  » , 
Ch'osò  fidarfi  al  (Ul,  per  non  ufato 
Camiti,  uerfo  Aquilon  diftcfc'l  uofa  . 

Et  leggermente  al  fin  difceficfopra 
la  Caldàica  Cuma, perche  quiui 
N fria  fa  refo  4 la  terra,  a te  gran  Febo  : 
Confiderò  l'ale, CT  pofi  il  tempio  in  mcxfi 
P’ A ndrogeo  ne  le  porti  hauca  dipinto 
Da  morte, & a mandar' punita  Athenc 
Sette  a morir  liberi  corpi  ogni  anno 


C ofa  di  pietà  degna, iuifià  l’urna , 

Et  tratte  indi  le  fior  Rincontro  pare 
Che  clcuata  nel  mar  Creta  remin. 

Qui  è’I  fozo  amor  del  T oro,&  di  ndj  cofio 
S ottopofia  è Pafifi,c'n  doppia  firma 
■ Due  nature  mcfchiauhaucndo  inficine 
il  minotauro  iu'c  memoria  inf  ime 
d' una. empia  pudicitia,iui  el  utluppo 
Del  Labcrinto,c?  l'intricato  dlbcrgo, 

#la  Pcdal  moffo  da  l'ardente  amore 

V Adriani 

' «-  Tht-  •-<?  ' r 


(•UBSTO  i9 

D'Adriana,a  pietà  uinje  l inganno 
Sciolfe  il  nodo  a terror, guidando  accorto 
Per  Vauuolto  camin  col filo  i pafli . 

Tu  parte  in  opra  tal  (pur  che  fbauefii 
Acconfentito  il  duol  ) Icaro  harefii 
Dm  uoltefl  sferzò  del  figlio  il  cafo 
porre  in  oro,er  la  man  due  uolte  cadde : 
Guardato  il  tutto  h auricole  non  che  infieme 
Venne  col  fido  Acathe,acio  mandato . 
ha  miniftra  di  P hebo,  è di  Diana 
Deifibo  di  Glauco , è diffe , o Enea 
Tempo  queflo  none  da  darlo  intorno 
A le  ua  ne  pitture, affai  fia  meglio 
Sette  giouenchi  alfacriflcio  porre , 

Cui  non  prema  ancho  il  giogo,  or  altrettanti 
Qual  fi  conuengon  pecorelle  elette . 

Cofi  dice,  er  fùr  tofto  i c ommandatì 
Sacrifici  efequiti,  ella  i Troiani 
Chiama  dentro  nel  tempio, iui  era'l  monti 
Di  Quma  incifo  in  una  parte  in  guifa 
D'uri  antro  ouc  mancar  cento  ampie  entrati 
He  ponno,cr  cento  portc,crdouc  cento 
Quafi  precipitando  horrende  uoci 
Efconje  la  Sibilla  alti  refponfi 
Venuti  al  limitar ,eran  già  quando 
ha  uergin  diffe . Ornai  tempo  è le  forti 
Domandar , Ecco  Iddio,  giàpreffo  è iddio, 
Queflo  dice  già  fu  la  porta,  e'n  tutto 
Cangiò' l uolto  e'I  color,  ne  piu  compofit 
Stetter  le  chiome ,er  affannato  il  petto 
feff de,ej  pien  di  furor  tanto!  cuore 

EoeùdiVer.  BB 


^LIBRoH> 

V fitti  fir[ì  maggior , ne  d'huom  mortile 
Suoni  U noce  piu , percioche  D io 
Si  fentc  pcnetrar’piu  dentro  ogti  bora. 
Troppo  indugi, Troiano  Enei,  dijfe  etti. 
Troppo  indugi  far  preghi ,ey  uoti  effiorre. 
Ver  che  non  pria  giamai  del  antro  borrendo 
; Le  gran  porte  aprir anfì,  er  cojì  detto 
T acque,  <y  fubito  cor  fé  un  freddo  horror  e 
per  l offi  de ’ Troiani, e'I  fignor  loro 
Quejh  preghi  mandò  di  mezzo  al  cuore, 
fhebo  ( ebe  afra  pietà  de  duri  affanni 

Vi  Troia  hauefti fcmpre,ey  contro  Achilli 
VefaettCyCr  le  man  drizafriaTaris) 

Condotto  m'hai  per  tanti  mari  a tanti 
Copuli  intorno, c a le  ripofre  in  tutto 
liofile  genti  in  fin  ne'campi  a f offre 
Sirti  uiciìihor  ne  la  \t alitai fine. 

Che  parca  mi  fùggifii>ho  pcjlo  il  piede 
H abbia  qui  fine  hormai  l' offra  fortuna 
Vi  Troia, ey  dij  Cclefli,cr  uoi  dee  tutte 
A chi nocque  I ho, eia  Dardania gloria 
Viff  tacque , bora  è diflrutta  e a Teucri  ornai 
Perdonar  puofri,  er  tu  di  Dio  minijlra 
Santa  Sibilla, che  il  futuro  uedi 
Senza  alcun  uel  ( s io  non  domando  i Regni, 
Che  già  non  fien  douuti  a fati  mici  ) 

Aprii  utero, ey  s'anchor  i Teucri  in  Latti 
Veuon  feggio  ottener,  ey  ficco  inficine 
Gli  Dei  differji,ey  da  l’efiiho feofii 
lpenatidiTrota,eallboraIcbo, 

E etti  fioretlaym  bianco  marmo fchictt* 


^ SESTO  ^ I5>4 

Tempio facrar  prometto ,e  i giornee  i giuochi 
Nel  nome  ordinari)  del  grande  Apollo , 
Tuanchor  parte  barai  nei  regni  nojhrì 
Ch'iui  honorarfarò  ne  i piu  ripofii 
luoghi  i tuoi [acri  libri,e  i gran  fecreti 
. Predetti  a la  mia  gente, e a guardia  eletti 
Vatritij  ordinerò , pur  che  a le  foglie 
Alma  SibiUd,i  carmi  tuoi  non  fidi 
Acciò  uolando  non  Jian  giuoco  a uenti * 

Ma  con  lingua  gl'cfpnma  in  gratia  chicggio* 
Cefi  dice,c ? fi  fine,*?  ella  in  tanto 
Mal  fopportando  il  diuihnume  adojfo 
¥uriofadiuenneJé'l petto  sbatte, 

Et  per  fcuoteme  Iddio  tenta  ogni  prou<u 
Quanto  piu  fi  commuovagli  l' affale 
Con  afpro  fienosi fuo feroce  cuore 
Li  domale  la  riduce  al  fine  inpoffa . 

Già  le  cento  gran  porti  erano  aperte 
Per  loro  flcffe , er  de  la  uergin  quindi 
"Refi  per  l'aria  fùr  gl' alti  rcjponjU 
O pur  al  fin  Enea  libero  in  tutto 
D a perigli  del  mar,ma  uic  piu  graui 
T i fi  dcuono  in  terra  : i Teucri  al  regno 
Di  L duino  ucrran,  già  puoi  di  quefto 
Sicuro  flar3ma  di  ciò  poi  pentiti 
Saran  : già  ueggio  guerre ,horrcnde guerra 
E t roffo  già  (puntar  di fanguc'l  T ebro: 

Non  Simoemancaratti,o  'X.anto,o  Greche 
Squadre, far auui  in  Latio  un'altro  Achille 
' Nuto,  er  elio  di  Dea , non  fia  giaihai 
Ch'indi  parti  Giurton  nofira  nemica, 

BB  il 


L I B R 


o 


Albor  che  ff unto  da  fortuna  e frema. 
Qual  fra  popul  d' Italiano  uer  cittade 
Che  a fupplicar  tu  non  ti  inchini  humilez 
Certa  di  tanto  mal  cagion  di  nuouo 
Conforteforeflierda'Teucri fra: 

Eflreme  nozze  un  altra  uolta. 

Tu  non  ti  dar  per  uinto  ale  fatiche} 

Via  ualli  audace  incontro,®*  con  t ardiri 
Vincilatua  fortunali fentier  primo 
De  la  falute  tua,  doue  men  (peri 
Ti  farà,  poi  da  greca  gente  aperto . 

Coji  dal  luogo  a dir  rijponji  eletto 
ha  Sibilla  Cumea  dubbiofa  manda 
Lì  jpauentofì  carni, e ? antro  infìeme 
fa  muggiar,e  col  uer  l’ofcuro  auuolge ; 

Che  coji  furibonda  il  grande  Apollo 
Come  et  uuol  frenaci  cor  le  punge  Apollo, 
Come  ella  pur  fi  fegno  a poco  a poco 
t)yejfcr  tolta  al  furor, e al  uolto  cadde 
Larabbia,in cotal  guifa'l forte  Enea 
Incominciò.  Non  di  fatiche  alcuna 
Spetie  crudel  nuoua  mi  forge  incontro , 
Vergin  Sibiliamo  non penfata  innanzi : 

Il  tutto  hò’ntcfo,e'l  tutto  meco  in  prima 
Ne  la  mente  ho  ripojio } una  fol  gratia 
Chieggio,perche  fi  dice  a regni  bafsi. 

Che  è qui  laflrada,e'l  negro  lago,acui 
Manda  l’ acque  Acheronte , ire  al  cojpetto 
Del  caro  padre,®*  al  fuo  uolto  inanti 
Siemiconcejfo,®*  tu' l fentier  mi  infesta, 

E mi  moftra  oue  fleti  l' borrendo  porte» 


* 


Ef  de  man  de  nemici  il  truffi  fatuo. 

Egli  in  tutti  i maggi,  e’n  ogni  mare 
Hi  futi  apprefifio,  e le  minuccie  cr  l'tre 
Et  de  tonde ,cr  del  del  deboi  fioflenne , 
Contro  quel  che  s'affetta  a l’ultimi  anni. 
Egli  (le fio  mi  impofie,  & preghi  aggiun fi 
Ch'io  a te  uenifii,cr  queft a gratta  humilt 
Ti  domandaci.  Adunque  alma  Sibilla 
H abbi  infleme  pietà  del  figlio , CT  prego 
DW  caro  padre,  il  tutto  puoi  eh’ indarno 
Non  ti  po/è  gii  credo  Hecchate  sopra 
A fiacri  bofichi  del  ombrofio  A uemo. 
Orfio  de  la  conforte  hebbe  poffanza 
Richiamar  f ombra  confidato  in  tutto 
Kelafua  lira,e  net  argute  corde: 


Che  diro  anchor  di  Te  fico  f a che  del  grandi 
Hercol  fiorò  mention,  grame  anchor  a 
Vien  la  fiirpe  del  del  dalfiommo  Gioue. 

x .1 'A  - _ f • X « 


Stan  del  negro  P luton  le  porte  aperte. 
Mariuolgere  il  paffo,zrfufo  a l'aure 
Tornare, in  quejlo  il  opra  tutta, in  queflo 
Sta  la  fatiche  adempir  ciò  ho  potuto 


w M 


Hdti  pochino  quei  che  Gioue  almo  e benigno 
Vi  giurilo  lor  uirtu  t inalzi  d cielo , 

^ O firn  nati  di  D eiitengon  le  felue 

Chiufo  tutto  il  maggio, e laeque  negre 
Del  Cocito  inférmi  chiuggon  intorno * 
&Adfe  tanta  pietà  ti  fta  nel  cuore „ 

Se  cofl  caldamente  bora  bai  deflo 
DiStigicnxuigar  due  uolte’l  lago , 

Et  due  uolte  ueder  lofeuro  abiffo , 

Et  ti  gioita  uoler  fi  gran  fatica , 

Odi  quel  cheefequirmdUcr  fainanzi  • 
Stajli  nafcoflo  entro  lefpeffe  j rondi 

D’un  arbor  grande  un  ramo,  a cui  di  or  puro 
Son  le  foglie , e lo  flelo  a l infernale 
Giunon  fagrato ,e  lo  ricopre  a torno 
Tutta  la  facra  felua,zr  d'ogni  parte 
Lo  cingon  con  cbiufe  ombre,o feure  uaUL 
H or  non  dafi  ad  alcun  entro  a la  terra 
Scender,  fe  pria  non  facile  l'Aureo  ramo , 
Qncflo  portarfì  in  dotto  a lei  la  bella 
r Vroferpma  ordino, ne  fuetto  luna 

Mancba  fubito  V altro, cr  ricche  fronde 
( Tutte  al  primo  fìmil  ) ueflonlo  in  oro + 
Dunque  con  ogni Jludio  gl occhi  intenti 
Tieni  in  cercarlo, er  poi  con  deflra  mano 
Vrendilichc  uolenticr  quafi  egli  flejfo 
Tifeguirà,s'ifati  a quefla  imprefa 
Spingonti,cr  altrimenti  indarno  tutte 
* Sarien  le forze,  c'I  duro  fèrro  ifleffo 
Dal  arbor  tor  non  lo  potria  giamaL 
C Giace  il  corpo  oltre  a ciò  ( mifer  non fu) 


p 


HiSESTO 
C’ttrt  caro  amico  tuo  priuo  de  f aure 
Vitalbe  la  fua  morte  offende  er  macchia 
Tf armata  tua,  mentre  che  a Dio  domandi 
Conftglio,^r  prendi  al  noflro  tempio  intorno: 
Queflo  rendi  al  fuo  feggio,&  con  fepolcro 
Coperto  in  prima , il  ftcrifìcio  honori 
Con  negre  pecorelle,  defeco  fieno 
Il  primo  purgamento cofi  poi 
Vedrai  il  regno  di  Stigie,a  quei  negato. 

Che  anchorgodon  la  uita-,cT  cofi  detto 
Tacque  hauendole  Iddio  chiufa  la  bocca* 
Xinea  co7  uolto  meflo,tn  terra  i lumi 
Tifi  tenendoci  tempio  Uffa , c rfeco 
Hiuolge  coti  penfìero  i cofi  auerfl 
Tanto  dubbiofìjC'l  fuo  fedele  Achate 
Guida  dtapprcffo,er  con  ugual  pettfiero 
I pafii  maone , et  intejfendo  inficine 
Van  diuerfi  penflcr,cr  dubbi  fiatino 
Chi  morto  degli  amici , cr  di  chìl  corpo 
DouerfifcpeUir  h abbia  ella  detto • 

Come  giunfero  a lidi,iui  Mifcno 
Vide  priuo  di  uita  indegnamente , 

Mifcn  St  Eolo  figlio, a cui  neffuno 
fu  co  la  tromba  eguale  in  dare  ardire, 

EVi  accender  coti  fuon  i cuori  a tarme , 
Quello  era  flato  già  fido  compagno 

Del  grande  Hettorre,cr  a He t torre  intorno 
Chiaramente  ? oprati*  inficme  iUuflre 
Co  la  tromba, & con  taflc,&‘  poi  che  uoto 
Di  uita  H ettor fv'l  uincitorc  Achille, 

Ac coflofii  di  Enea  non  peggi  or  punto 


B G liti 


*c  L 1 B R o & 

Sorte  cangiando,zrpurhor  mentre  d caffi 

Poco  prudente  col  cattato  rame 
Tea  tutto  rifonar  il  mare  intorno . 

Talché  par  che  col  fuon  chiami  in  duello 
Di  Dei  del  mar,Triton  <f  imidia  accefo 
( Se  creder  lo  douiam ')  con  frode  il  prefi » 

E ne  V acque  il  fommerfe  in  mezzo  a'fafii. 
Dunque  con  alte  uoci  al  corpo  intorno 
Si  dolenti  tutti,&  piu  de  f altri  Enea 
Senza  tardar , dando  ad  effetto  quanto 
Da  Sibilla  hauea  impoflo^l  pianto  mentre 
Chiudea  da  gl' occhile  una  gran  pira  in  alto 
D'arbori  fabbricar  al  cielo  alzarla 
P enfaua  gara  in  una  felua  antiqua. 

Che  fa  cafa  a le  fier  in  fchiera  uanno : 
Ulandon  i cedri  a terree  con  lefcurc 

Tcrcuotonelci,0,frafini)elcfeluc 

Tel  raddoppiato  fuon  lungirimbombano. 
Fendon  con  zappe  i roucri,e  da  monti , 
Traean  per  fòrza  riuolgendo  giorni» 
lineai  primo  s' affannale' nfìamma  gl  altrid 
E con  arme  flmil  fi  mette  in  opra  : 

E t mentre  che  in  tai  cofe  afflitto  mette 
Tutto  il  penficr , e a l'alta  felua  mira 
Trega  cofi  quafi  penfando  indarno. 

O fe  quel  ramo  d'oro  a gV occhi  miei 

Si  moflrafie  bora  a quefto  bofeo  in  mezzo* 
Toi  che  di  te  (Mi ferì)  l'alma  Sibilla 
Troppo  rìha  detto  il  uer.  A pena  hauea 
, Detto  cofi , che  due  colombe  infiemt 
\icine  al  uoltofuouemer  volando* 


«SESTO»  1 99 

Et  ftil  utrie  terrai' poftro’l  itolo-, 

A Ubord  il  fòrte  Enea  l'augur  materni 
Ben  riconobbe,*?  lieto  indi  li  prega» 

Siatemi  Duci, e fcl  fentierfl  truoua 
Drizate  prego'  l uol  per  P aure,  e facrt 
Bofchi,ouc  il  ricco  ramo  adombra  a torno 
Il  fecondo  terren;  *?  tu  celefle 
Madre,non  mi  mancar  in  fi  dubbiofb 
Cafoycofl  dijfe  egli ,*?  firmò!  piede : 

V augurio  ojferua ,*?  tien  la  uifla  intento 
Doue  prendon  la  uia,queUc  pajfando, 

T oflo  s' allontanar  di  folto  in  futa. 

Quanto  con  gf  occhi  alcun  potriafeguirU # 
Comefùr  poiuenute  a l'ampia  bocca 
Del  puzzolento  Auemo  alzonfl  a uolo 
Veloci,*?  trappaffate  a taer  puro 
Et  indi  al  feggio  amato.  Al  arbor  ch'alto 
Doppiamente  germoglia,af[iferfopra 
Onde  il  doppio  colorfiche  tra  ramt 
Subbito  fùlgurar  uidefl  P oro  * 
Comeflfuolucderinfenoaluemo 

Verdeggiar  di  lontan'tra  i bofchi  il  uifchio 
Col  ucrdcyche  non  uien  da  la  fua  pianta 
Et  con  rofii  uirgulti  auuolge'l  tronco 
De  felce,*?  tal  mouea  la  uerga'l  uento , 

Subito  Enea  lo  toUe ,*?  parli  anchora , 

Che  /Ioduro  affuocar,*' ingordo  nera} 

Et  feco'l  porta  a la  Sibilla  al  tempio . 

K on  men  pero  Mifeno  i Teucri  in  tanto 
• Eiangon  fui  lido,c'nfìemc  al  morto  corpOg 
Che  punto  m Indiai efequie fanno.  ì* 


* 


v 


IH  L I B ìl  O Mr  A 

Prinid  con  onte  tede  er  con  inoculi 
Roucr , um  gran  pira  alzano, & d'atre 
F rondi  tcjjono  i lati ,er  pongon  poi 
Mortiferi  ciprtfii  alti  da  fronte: 

E t de  Varme  fue  proprie  iUufìri  e chiare 
V ornar  o [opra j altri  in  quel  mezo  al  fuoco 
Panno  i uafe  bollire,  crfcaldar  f acque. 
Lanino  il  freddo  corpo , c T Vungon  doppò . 
Piange fi,  cr  pofeia,  già  le  piante  membra 
Metton fula  gran  pira,CT  pongon  [opra 
Le  pur  pure  feue  ueflc  a lui  già  care . 

Altri  accollati  a la  gran  bara  ( officio 
Certo  picn  di  mefeitia  ) al  rogo  j otto 
La  face  hauendo  in  man  pongon  l'inuece 
- Dé  primi  giunti  in [angue cr  dictro'l  uolto 
Volgendo  ardono  alhor  il  corpo  infieme > 
Gtincmfi,  cr  gl  altri  doni  iui  da  molti 
Lati  i liquidi  humorco  i uafe  anchora. 

Voi  che  la  cener  cadde ,cr  che  le  fiamme 
Spente  eran  già  co'l  uin,quel  che  ne  refe a 
Lauoro,e  lefauiUe  ultime  in  uaf  o 
Li  Bronzo  chorineo  rauuolfc ,cr  l'offa, 
tigli  col  ramo  di  felice  ohua 
Tre  uoltc  leggermente  t acqua  pura 
Sparfec  a compagni ,cr  li  purgò [girando. 

E7  pio  Enea  <£un  granfecpolcroinalto 
Vhonora,  e l'arme  fina,  la  tromba  e'I  laccio 
Eauui  intagliar fiotto  V atrio  monte: 

Che  cofì  fi  nomaua,zr  poi  da  queflo 
Mìfen  chiamofei , e'I  nom' eterno  [erba, 

Dopo  qucfto  s'accoglic,a  quanto  haued 


s E S T O MT  <P 8 

"Ld  Sibilla  già  detto ->cra  in  quel  tempo 
V nafpeloncajchc  le  Urghe  fauci 
Trojòndifsime  aprici  faffafa  er  cinta 
D’uu  negro  lago,zr  da  lofcurdiftfa 
De  t alte  felue,  a cui  non  potean  f òpra 
Vale  ( a buon  grado  lor  ) /piegar  gVaugeUL 
Co/i  damo  fa  a laure  Copra  il  fiato 
Vfita  de  le  gran  bocche, onde  da' Greci 
F«  quel  luogo  di  poi  chiamato  duerno . 

Q ywi quattro  giouenchi  in  prima  Enea 
N egri  procaccia , e la  Sibilla  il  uino 
"Li  uerfa  in  fronte  er  tra  le  corna  fuellc 
’Lefetole  maggiori,  er  ponle  fapra 
Ter  primo  purgamento  al / 'acro  fioco: 

Ef  confuon  de  la  uoce,  H ecate  chiama , 

Che  nel  ciclo  ha  pojjonza,e  nel  abiffa. 

Altro  fatto  i coltei  pongono , €1  / angue 
Coglian  co  ua/l,  egli  una  negra  agnelli 
A la  gran  notte  e ala  farcita , Enea 
Co  l farro  uccide,e  aie  del  baffo  inferno  , 

Vere  una  ficril  uacca,a  la  regina. 

Quindi  notturno  aitar fiera  a P fotone, 

Et  de  uitetti  uccijì  integra  al  fioco 
Tonte  uifcer\w  fapraifi-ontifparge 
De  l ohua il  liquor amembri ardenti  > 

Ecco  al  primo  apparir  del  nuouo  Sole 
Par  che  mugli  la  tcrra,c  Calte  cime 
Muouon  le  fclue,cy  firie  urlin  pertombre 
Giiuicino  èia  Dea . P artinfi ornai 
Da  Sibilla  cfclamò,partin/i  quelli. 

Che alfacerdotio  cuicbor  orditi  non  hanno , 


Ite  l I B R O Ut  • 

E t ddàfacra  felua  efchin  in  tutto . 

Et  tu  prendi1 1 fentier,&  trahi  laffadd 
E a fianco  ignuda . Hor  ti  bi fogna  Enee 
fare  V animo  grande  e'I  petto  ardito * 
Qucjiofol  diffe,&  dt  furor  dmino 
p iena,  dentro  li  mojlra  al  antro  aperto * 

Et  ei  con  fòrte  cuor  la  fegue  a canto . 

Dij,  che  reggete  Valine  e V ombre  quiete 
Caos,& ?lcgetontc,e  luoghi  ofeuri 
fje  la  gran  notte, & nel  filentio  inuolti * 

Siami  lecito  dir' co' l fauor  uoflro 
Quanto  ho  già  udito,cr  quelle  cofe  aprire 
Che  in  tenebre  fon  chiufc  entro  la  terra* 
Ciuano  foli  a V alta  notte  in  mezzo 
Per  le  cafe  di  Dite  e i regni  uoti. 

Di  corpi . Come  a la  nouclla  luna 
Con  fòfea  luce  andar  fifuol  pe'bofchi , 

Mentre  la  terra  il  giorno  cuopre,CT  mentri 
Che  a le  cofe  il  color  tolle  la  notte , 

Dinanzi  al  gran  cortile  al  primoentrare 
Del  palazzo  eternagli  pianto  hauea 
folio' l fuo seggio  quei penjier  ch'icuori 

r odoncol  dente  lor'de'propri  errori* 

Sonui  V infirmiti  pallide  è ' nfìcme. 

Da  feuera  uecchiezza,euuV  l timore* 

Da  fama  feorta  ad  ogni  mafia  fozZA 
fouertade,la  morte,  cr  la  fatica 
Terribile  a ueder  congiunte  infangue 
Con  la  morte, euuC l ‘ fonno ciò  che  allega 4 
GV animi  rei,  nel  V imitar  la  guerra . 

Starno  con  tutti  V offre  cure  appreso  * 


® ^ SESTO  >|l 

Ef  co  i di  fiordi  matrimoni panno , 

Ve  è la  difeordia  pazzia  cui  la  benda 
Eifangue  intrifapl  crin  di  ferpi  annoda . 
Quinci  nel  mezzo  un  olmo  aperte  ejlendc 
V antique  braccia,  oue  raccolte  in  fchiera 
Eicon  che  fólto  nido  i fogni  uani 
Hanno  tnteffuto,e'n  quelle  figlie  inuolti, 
Sonui  oltre  a ciò  di  uari  mofiri  horrendi 
forme  diuerfe,e'nfu  le  porti fanno 
I centauri  er  le  Sedie  in  doppia  fórma. 

Et  Briareo  con  cento  mani,  e PHidra 
Coh  borrendo  jlriior  di  fiamme  armata 
ha  Chimera ,cr  Medufa,crle foreUe, 
Gerion  con  tre  corpi,  e Poltre  Arpie . 
Stringe  il  fèrro, e la  punta  a P ombre  porge % 
Et  fi  del  tutto  la  Sibilla  injìrutta 
Hon  V ammonio,  chefenza  corpo  uitt 
Volando  gian’con  uoto  corpo,bauria 
Impeto  fatto,e'n  uan  percojfe  P ombre, 
ìndi  ua  pelfentier,che  a P ombre  mena 
D’ Acheronte  le  cui  terribili  acque 
Tuttefangofeingranriuoltedopo 
Checonfèruor  uan  ribollendo,  alfine 
Metton  poi  per  la  Stigie,entro  al  Codio. 
Sta  Caronte  il  nocchierguardian  de  P acque , 
Squallido  e^negro,  a cui  canuta  pende 
E al  mento  giu  la  mal  compofla  barba, 
fiamme  P ufcian  da  gPocchi,e  ftretto'l  nodo 
Ea  le  (palle  pendea  macchiatoci  manto * 

Egli  unafeafa  rughino  fa  er  negra 
Goti  pertica  vuidandQtC?  contattai 


LIBRO  ^ 

Vortd  quei  uoti  corpi  a V altra  rìpd . 

Già  di  molti  anni  pien,ma  la  uccchiczzi 
(i.  Va  chi  non  de  morir , è uerdc  er  fòrte . 

Q hi  fi  uedea  di  continuo  immcnfa  herbi  tufi 
Con  impeto  ucnirfopra  la  ritta. 

Et  donne  cr  caualieri,??  fòrti  Eroi 
Et  giouenctti,??  Verginelle, enfigli 
Già  in  anzi  à padri  loro  alrogo  impoflu 
Quante  fogliai  ne  bofehi  al  primo  freddo 
De  l'Autunno,  d'humorpmc  le  fòglie 
Cader  da' rami,  ouer  quanti  gl'  augelli 
Vongonfl  in  ftuolo,allbor  che  il freddo  uerno 
Gli  caccia  oltrd  del  mar  ne' campi  aprichi, 
Tdnti  pregando  flou  d'cjfer  i primi 
Vòfli  dentro  a la  cimba,oltra  le  mani 
P or  gotto  pel  defìo  de  l'altra  ripa ► 

M a Caronte  affro  imita  hor  quefli  hor  quelli 
Seco  ne  piglia,??  gl' altri  indietro  /finge ♦ 

Enea  marauigliofo ,er  dal  tumulto 
No jfo  di  quefia  turba.  A che  il  concorfo 
Dimmi  uergin  li  dijfc,al  fiume  è tanto. 

Che  chicggon  quelli  ffirti  ? er  che  gl'importi 
Cangiar  le  riuc , à quefli  Fonde  negre 
Tener  co  i remi,c  a quei  firmarfi  indietro  i 
À quefto  breueàllhor  rispo/ìa  diede 
L a miniftra  di  Dio  da  gl' anni gr due: 

Chiara fhrpe  del  ciel,  nato  d'A  nchife. 

Qui uedi del Cocito ilcupo ftdgno,  ■ 

Qui  la  Stigia  palude, il  cui  gran  Nume , 
Spergiurando  ingannar  t anon  gli  Dei 
Quefli  eh  ucdi  quijfogliati tutti 


1, 

7, 


^ SESTO  ^ »8o 

Di  fepoltura  fon , Quello  è Caronte: 

E fepoltifon  quei  che  porta,  fcco : 

N e pajfar  concede  egli' l fiume  borrendo » ' 

Pria  che  a la  fede  lor  pojìr.o  l'offa. 

Cento  anni  errando  a quefli  lidi  intorno 
Volano,  er  dopo  al  fin  ueder  tè  dato 
he  fi  da  lor  bramatCi  onde  di  Lete . 

Stupì  d'Anchife'l figho,c  i pafii  rompe, 

Piucofc  nelpenficr  uolgendo  spcjfo 
Da  gran  pietà  di  cofi  acerba  forte. 

V e de  iui  afflitti >er  del fcpolchro  priui 
bcucafpe,&'feco  Oronte,al  cuigouerno 
De  Liei  era  landue,cr  quel  da  Troia 

Portato  in  offro  mar  fommerfe  tAu&ro  

Rauuolgcndo  in  un  gruppo  i corpi  e’i  legnai  J j 

Ecco  che  Palinur  li  fi  fa  innanzi  ^ ^ 1 

Rettor  già  del  fuo  legnosi  qual  pur  lord 
JXel  ritorno  di  Libia  alto  leftcUe, 

Pijfo  ojfcruando  in  mezzo  a tacque  cadde v 

P ofeia  cb’Enea  lo  riconobbe  a pena 

Tutto  in  macchie  riuolto,in  coiai  guifu 

& occupiti  parlar \ Qual  Palinuro 

Gran  potenza  del  cicl  di  te  priuommi  f ; . 

Suffogandotiin  mar  ? di  grada  dimmi» 

Perche  fin  hor  non  hò  giamai  trouato, 

Saluo  chyin  quefto  fol fallace  Apollo : 

Che  uerrefii  in  ltalia,i  carni fuoi» 

Ne  promctton'dal  mar  ficuro fatuo* 

E’  quefia  dunque  la  promcjfa  fède  i 
Et  egli  a lui.  Ne  te  Dardanio  Duce 
L’oracoldifebobapunto  inumato* 


apparecchi  paffar  té  fiumiacafo ) 
forgimi  aita,??  tcco  oltre  de  tacque 
Mi  tolti,accio  che  almen  dopo  la  morte 
Pofii  ripofo  hauer-,  queflo  dijfe  egli , 

Btla  Vergiti  foggiutife.  Onde  tiuiene, 
Palmuro,il  defir fi fòlle  cr  rio ? 

T u di  Stigie  dunque  hor  fendo  infe  putto 
P afferai  l' acque,  cr  de  le  furti  il  fiume 
V edrai  dunque  fe  pria  non  t'è  conceffo ? 

Solo  tu  paffar  penfì  a V altra  ripa , f 

Luffa  il  uanoJpcrar,ch'unquali  Dei 
Il  firmo  lor  uoler  cangin  per  preghi, 

Ma  quel  che  io  ti  dirò  prendi,  er  con  queflo 
V amar  de  cafl  tuoi  fa  dolce  alquanto  ♦ 

Q uei  popoli  uicini  a i porti,doue 
Giace" l tuo  corpo  dal  uoler  diurno , 
faticate  ampiamente, è lungi  intorno 
Placar an  l’offe  tue  per  le  cittadi  - 
Sepolcro  ti  porran  facendo  a quello 
Cerimonie  folenni , e' l nome  ti  luogo 
f,iferber'a  di  Palinuro  eterno . 

Et  per  quefle  parole  alquanto  il  duolo 
Sente  minor, c?  lieto  afcolta,  che  egli 
Debbi  laffare  a quella  terrai  nome. 

Dunque  al  prefo  fentier  feguendo  al  negro 
fiume  fifa  uicino,ondt  il  N ochiero 
Subito  che  uemr  quefii  pel  bofeo 
Li  uide,e  a le  fue  riue  appreffo  farfl y 
Cofl  gridando  alttir  fenza  che  effefò 
Sia  punto,occupa'l  dir  : chiunque  tu  fla. 

Che  armato  il  camin  drizi  a l' acque  noflre 9 
Enei,  di  Ver ♦ c C 


Grida,a  che  utini, & cofli  firma'l  puffo . 
De  Vomire  fol  del  fonno,&  de  la  notte 
Qucjio  luogo  è : ne  lice  i corpi  uiui 
Coti  la,  cimbd  di  Stigid  oltre  portdte . 

Nc  mcn  accadete  t ben  che  di  grande  Alcide 
E à T efeoed  P critoo  il  puffo  diedi. 

Ben  che  liuti  di  Dio  per  fòrze  inuitti  . 
Buffer, quel  de  V infèrno  il  gran  guardiano 
Con  catene  legò  quafì  fu  gVocchi 
D el  signor  noJlro',cr  fu  tremajite  il  truffe: 
Qiiejh  intorno  di  P luton  la  card  ffofa 
Val  letto  maritai, impeto  fòro, 

B rcue  rifpofla  diede  a quello  aUhora 
La  mimjlrd  <V  Apollo . In  noi  nafeofi 
T ali  inganni  non  fon  ne  fòrza  alcuna 
Tortati  quejle  ami,lieua  ogni  fofretto. 
Gotto  d fud  uoglia  pur  Cerbcr  guardiano 
Del  palazzo  it fintai.  Porga  latrando 
Duro  jpauento  etcmalmente  a V ombre: 

Et  P roferpina  anchor  pudica  fempre 
Sticfl  co'l  fuo  P luton  marito  er  Zio. 
q uefli  é'I  Troiano  Zitta  iUuftre , er  grande 
In  pietadc  e ne  l'armi . Al  padre  fccndc 
A V alme  giù  del  piufegreto  abijfo. 

Se  non  ti  muoue  un  tanto  officio  pio , 

Q tuffo  ramo  riguardaci  ramo  aperfe. 
Che  nafeoflo  tenta fotto  laueffe: 

PlacoJJe  oUhora  il  cor  gonfiato^  Vira 
Ne  bifognò  piu  dire, egli  riguarda 
Tutto  marauigliofo  Uricco  er  degno 
Ramo  fatai , che  dopo  un  lungo  tempo 


\ 


Mi  S B S TO  W 101 

Jìonrìbdued  ut  fio, cy  la  fua  negra  cimba 
Subito  uo!gc,c  atta  \or  riua  accofia 
Quindi  f arme  ,chc  dentro  in  lungo  giro 
Sedc<m,rimuoue,zr  dentro  ibancbi  nota. 
Come  riccuc  Enea,  pc'l  mono  pefo,  . 

ha  ficafd,che  di  giunchi  crd  inteffutd. 

Gemito  diede, zr  in  piu  pdrti  dentro 
Ber  l aperte  fiffure  entrdro  ronde. 

Pur  di  fin  oltre  il fiume  di  primo  uddo 
Pien  di  canne  er  di  loto,  a terra  falui 
ha  Sibilla  ripofe  il  forte  Enea. 

Ccrbcr  l'immenfo  con  quiui  latrando 
Con  tre  fauci  ne  porge  alto  rimbombo , 

Stcfo  ne  ì antro  a chi  giu  uiene  incontro. 

Vi  cui  come  drizzarli  al  collo  iferpi 
ha  uergin  uide,una  mifìura  in  bocca 
Con  uarie  biade,  er  mel  temprati  al  forno 
Li  gitta,ej  egli  allhor  tre  bocche  aprendo 
Kabbiofo V inghiottire,  et  membri immenfi 
Stende  nelfonno,cr  tutto  occupa  P antro. 

Enea  mentre  il  guardian  giace  jepolto. 

Affretta  il  pajfo,e  al  fin  la  riua  Uffa 

Ve V onde  dapaffarfòlo  una  uolta:  “ 

Quiui fubito  udir  guaiti  lamenti. 

Come  di  chi najceiido  pianga,o'n  f afide . 

E «odi  e Jlnda, er  uidcr  poi  piangendo 
EJ el  primo  limitar  Palme  di  quelli. 

Ch'infanti  a pena  nati  hauen  la  morte 9 
Senza  che  guftin  pur  la  dolce  uita, 

Val  latte  ificffo  acerbamente  tolti . » . , 

Appreffio  a quejìi  poi  fan  quei  che  fono 

CC  it 


LIBRO 

V di f mente  accufati>e  a morte  pofli  - 

Ne  fenzd  forte  qucfli  luoghi,o  fenza  > 

Giufto  giudice  danjì,e'l  gran  Minojjc  s 
Eff amina  gl' erronee  l'urna  muoue, 

Raduna  Palme, e la  lor  uitd  intende. 

Tengon  il  uicin  luogo  afflitti  er  mejli 
Quei  che  la  morte  con  la  propria  mano 
Diedcrjì  da  la  luce  oiiojì  er  fianchi 
fuor  come  cofa  uil  cacciaro  Palme: 

Lequai  ( lofi)  uorrian  quantunque  certi 
D'ejlrcma  pone  ridde, er  di  fatiche: 

Ma  lo  uietano  ifati,er  noue  uolte 
V acque  di  Stigie  li  circonda  er  bagna. 

Non  fian  lungi  di  poi  da  quefli  campi. 

Cui  dicon  che  nome  è,campi  del  pianto 9 
Largamente  difleflin  ogni  parte. 

Quitti  fccreti  bofchi,er  chiufe  felue 


mirti,  afeondon  quei,chc'l  duro  amore 
Con  lenta  infirmiti  confuma  er  punge. 

Ne  pur  tai  lor  penfler  lajfano  in  morte. 

Qui  uede  Vedrà, er  Procri,  er  la  [contenti 
fnfil,che  la  piaga  afflittamoftra 
fatta  dal  crudelfiglio,Euadne , Mirra 
LaodomidjU'è  P afiffe,e  Ceneo  inficine , 
H«omo  innanzi  al  morir,  fémmina  aìihon 
Ritornata  per  morte  al  fcjfo  antiquo . 

Tra  quefla  turba  la  F emffa  Dido 
Vagando  già  de  la  granfelua  intorno 9 
Tur  hor  de  la  ferita  al  baffo  fcefa. 

Come  prial  gran  Troian  fatto  uicino 
hariconobbe  apcnaalombreofeurc*  • * 


Conte  chi  de  la  L una  t primi  corni 
Vedevo  penfa  ueder  tra.  nubiinuolti 
Contenne  il  pianto  er  poi  con  dolce  affetto 
nido  infelice  (diffe)  adunque  nera 
ha  nuoua  fùychc  de  tua  morte  intefl * 

Mifiro  io  fui  del  tuo  morir  cagione: 

Ver  le  j Me  ti  giuro  er  per  li  Dei, 

Che  fi  fède  alcuna  è dentro  la  terra , 

Che  contro' l mio  uolcr  alta  Regina 
Dàrcgni  tuoi  par  ti j,  solo  i precetti 
Degli  Dei  mi  sforzato  Squali  anchora 
Ver  qucfle  firade  quifquallide  & negre 
Spingommi  in  mezzo  a la  profonda  notte. 

Ne  penfato  haurei  macche  il  mio  partire 
Ti  douefie  recar  tanto  dolore . 
ferma  di  grada  i pafìi  ( non  ti  torre 
Da  gl' occhi  miei  ) perche  ti  figgi  Dido  f 
Quc/lo  tempo  a parlarti  ultimo  i fati 
Mi  don . con  tai  parole  Enea  di  Dido 
(Che  arde  di (degno,  er  tortamente  il  guarda) 
Cerca  placar  la  malte  accefa,cr  mentre 
Co'l  proprio  dir  mouea  fi  fleffo  a pianto, 

Ella fijìi  teneua  in  terra  i lumi , 

Et  uolgea  cruda  in  altra  parte  il  uolto . 

Ne  piu  pel  dir  Enea  fi  piega,o  muoue. 

Che  faria  dura  pietrai  par  io  faffo , 

Vurfi  rifolue  al  fin  torfi  dinanzi. 

Et  nemica  fi  figge  entro  nel  lofio , 

Due  il  primo  fio  Amor  Sicheo  rijfondt  • 
Ne/  defio  fico , e a penfier  fior  uguaglia. 

Ne  menfì  duol  Enea  del  cefo  acerbo , 


(K  L I B R O 5f 

Duolfc,er  di  pUnto  picn  fin  che  la  uedi 
Lungi  U mira , cr  di  pietà  s'accende, 
ìndi  fieguendo  il fino  camin  fatale, 

Trouai  campi  da  parte  a color  dati,  ' ^ 

Che  chiari  fiir  ne  le  battaglie  uccifl. 

Qui  T ideo  uede  il  gran  Partenopeo  ' 

Nf  T armi  illujlre ,e  anchor  placido  m itolto . 
Adrafto  lui  i Troian  incliti  or  chiari. 

Che  in  guerra  uccifl  affai  fir  pianti  al  mondo. 
Quipianfe  Enea  guardando  in  lunga  fichiera 
T erflloco  tra  lor  Glauco,  cr  Meronte, 
D'Antcnor  i tre figli, e a Cerer [acro 
Polibete ,or  Ideo  ficco,  che  quiui 
Tiene  anchor  l'arme,  cr  anchor  qui  de't  carro 
SoUicite  fi  flan  quelle  alme  a torno 
Daflniflrd,or  da  delira, e una  fiol  uolt4 
Non  li  bajlar  ueder , anzi  lorgioua 
Permarflgli  d'appreffio,  cr  parlar  ficco  a 
Etfdper  la  cagion  di  tal  uiaggio . 

Ma  quei  primi  di  Grecia ,er  le file  fiquadro 
Come  uenir  Enea  uidero,  e l'armi 
Per  l' ombre  lampeggiar,  alta  paura 
Dentro  l'affialfe,  orchi  lefpaUeuolt a 
Come  uiuifiacean  figgendo  diporto  5 
Chi  fi  sfèrza  gridar, ma'l fiuon  l'inganna. 

Che  per  timor  non  potea  ucce  uficire. 

Dcifibo  può  ueder,  a cuifiquarciato 
Era  per  ogni  parte  il  corpo  tutto. 

Et  crudelmente  tacer ato'l  uolto . ■ - 

Mifiero' l uolto  ambe  le  mani  e tolte 
D4  le  tempie  l'oreccbic,c'l  nafio  tronco . 

- -•  V-  *'  ! 


A peti*  Enca’l  co  tiobbc , er  mentre  che  egli 
Ver  gogne fe  coprir  cerca  le  piaghe , 

P ria  che  s'accofii  amicamente  il  chianuu 
Ueiftbo  ne  Parme  alto  potente 

Scefo  del  [angue  delfamofo  Teucro 
Chi  potè  fi  contra  di  tc  ! quale  hebbe 
D i tanta  offra  uendetta, empio  defio < 

A me  portò  la  fama  in  quella  notte  * 

Di  Troia  eflrema,  che  tu  fianco  homai 
Da  la  Greca  occifìon,fopra  la  firage 
Di  morti  er  (Carme  ye  ricondotto  al  fine 
Sul  R hcteoLido  aUhor  uotofcpolto 
T i po/ijCT  l'ombra  tua  con  alta  uoce  - 

•v  Chiamai  tre  uolteyiui !*■ l tuo  nome  e tarme 
Feci  couriryne  d'un  mio  tanto  amico 
Potei*  l corpo  ueder,  e'nflemc  fopra 
I ttanzi  al  partir  mio  porui  la  terra. 

A quello  egli  rifpondeyo  caro  amico > i 

Officio  di  pietà  non  hai  lafciato 
Alcun  uer  me,  ma  fatisfatto  hai  certo  4 ' v 

ADeifibo  in  tutto,  e à l'ombra fua, 

Ma  l'acerbo  mio  fato,c  lopre  inique 
D'Elenayin  quefìo  mal fommerfo  m'hanno * 
Queflo  Trophco  di fe  lafcia  eUa  al  mondo: 
Perciò  che  come  in  quelle  notti  eflreme. 

Stette  Trota  ueggiando  in  jvfle  amare , 
Quando  il  nemico  armato  in  Calta  rocca. 
Quel  cauallo  fatai  portò  nel  uentre. 

Tu  ben  lofaifenza  ch'io  il  dica > er  troppo 
Forza fempre  ne  fìa  memoria  hauerne. 

In  quefta  notte  ( dico  ) eUa fingendo 


Giuochi  guidare  d V altre  Frigie  in  mezo. 
Quali d Baccho diuotefd  Baccho  ifleffo 
Facejfe  facrificio  a torna  in  giro 
Seco  le  menai  cr  ella  mentre  in  mano 
T enea  la  face,®  daua  d Greci  il  fegno, 
AUhor  io  banco  de  paffuti  affarmi 
Vrefo  (mifer)  dal  formo  entro' Imbietto, 
Mi  pofi  ( haimc  ) come  fteuro,  er  quitti 
Subito  mi  occupò  grato ,er  profóndo 
Ad  un  dolce  morir  tutto  fintile } 

La  buona  mia  confòrte  ogni  arme  in  tanto 
T olle  di  caffi,®-  da  la  tefla  mia 
Leua  la  fida  jfiada,®  Menelao 
Chiamando  dentro  in  caffa  apre  le  porte  : 
Quafi  penffando  che  a l'Amante  quefio  * 
Doucffe  effer  gran  dono3e  l'odio  antiquo 
Del  empio  fallo ffuo ffiegner  poteffe . 

Ma  che  tardo  io  nel  dir:  impeto  fero 
Con  gl' altri  entrò  lo  federato  vliffe. 

Ut  a tanta  impietd  laccefe  cr  punfe. 
tij  con  uoce  piu  giufia  ucndetta 
Chieggio  i gabigo  tal  rendete  a Greci 
M a tu  qual  caffo  a noi  ne  guida  Enea 
Rifpondcfin  uita  anchor3dimmi  al  incontro * 
Hanti  del  mar  gl' errori  d forte fpinto , 
Donde  tufcefofia  poi  ne  l'infèrno* 

O pur  uoler  diuin  i qual  tua  fortuna 
Tt  regge , fi  che  in  quefie  cafc  ofeurc 
T i manda3oue  dal  del  non  luce'l  fole* 

In  cotal  ragionar  mentre  che  quefio 

Domanda,®-  quel  riffi  onde, il  biondo  Apollo 


s E S T O ^ 

GiaPaltezza  del  del  paffato  hauea. 

"Et forfè' l tempo  che  conceffo  n'erd 
Star  ne  l infèrno  harieno  fpcfo  in  quefloi 
Ma  l'auuerti  là  uergin  facra,  er  diffe 
Brcui  parole.  Enea  la  notte  cade. 

Et  noi  tra'l  pianto  confùmiamo'l  tempó , 
Qui  puoi  ueder  la  uia  fi  parte  in  due , 
Quefla  defìra  ne  mena  al  gran  palazzà 
Del  Re  P luton,  er  indi  a' campi  E lifl 
Sara'l  nofìro  fentier-,  ma  la  fìniflrd 
Cl'empi  punifec.e  al  piu  profoiido  abiffh 
Mena.doue  pietà  luogo  non  truoud. 

IDeifibo  qui  (dice . A Ima  Sibilla 

Non  ti  turbar  .ch'io  partirò >t'n  tanto 
È arò  minore  il  numer  uoflro  ; e'n  tonici 
A le  tenebre  mie  farò  ritorno , 

Et  te  fato  miglior  ne  guidi  Ened, 

Che  feila  gloria  noflrd.Gr  piu  non diffej 
Et  in  qneflo  parlare  i pafii  torfe. 

Guarda  al  parlar  de  la  Sibilla  Ènea* 

Et  dafìniflra  uede  a torno  cinta 
t)i  tre  cerchi  di  mar  laltd  fortezza 
Qfii  Elegetonte  con  acccfe  fiamme 
Cinge, & con  gran  rumor,  ne  ùolfeifaj!^ 
Sta  la  porta  da  fronte  alta  ér fuperba. 

Et  di  fchictto  Diamante  ha  le  colonne , 
Qual  ne  fòrza  mortai, ne  quelli  flefii , 

Che  dimorati  nel  cicl, romper  potrieno  i 
Et  di  fèrro  una  torre  alta  minaccia, 

Doue  T ifìffonfiede.e'n  fatigUe  intrifd 
Guarda  defta  il  cordi  la  notte  c'igiortiti* 


Wi  • 

jl  * /.  j*  L I B R O 

• Quiuì  pianti  s'udian'  ,cr fuono  borrendo 

Vi  pcrcojfe  cr  flagelli , e di  catene* 

Ch'i  dauanti  tenean' firidere  il  fèrro, 

E ne  a ftrmofii,  cr  di ffauento  pieno 
Tenendo  al  gran  rumor  tefe  V orecchie, 
Vimmi  Vergin  ( li  diffe)  a quali  errori 
Vafii  quiuì  il  gajligo ,cr quali  pene 
Che  fi  dogliofe  fon  fi fente  ufeirei 
A queflo  diffe  la  Sibilla  allhoro, 

Principe  de  Troiani inclito  Enea , 

A neffun  fi  conuien3che  giufto  cr  pio 
Siaydcntro  andar  al  limitar' iniquo, 

Peliate , Me  quando  ala  facra  felui 
V'Auerno  mi  fi  f opra  ella  le  pene 
Che  don  li  Dei^moflr ommi,  cr  diffe  il  tutto 
Kadamantoc  preposto  a quefio  luogo: 
Egli  caliga,  egli  gP errori  intende, 

E t con  tormenti  a confiffar  ne  sforza 
Quei  peccati  eh' alcuno  in  uita battendo 
Prefo  uano  piacer  tenerli  occulti ; 

Serbatili  a pentir  di  giorno  in  giorno* 

Pur  condotti  u'ha  poi  fino  a la  morta 
Onde  in  perpetuo  poi  uendicatrtce 
Con  le  fòrze  crudel  l'affligge  cr  batte 
Tififfon  fiériofa,  e i ferpi  incontra 
Conia  finiflra  man  gli  inulta, cr  chiamo 
Ve  le  fonile  le  rabbiofefquadre- 
Con  borrendo  findor  s'apron' allhoro 
Ve  fpauentofe  porte , cr  fe  gli  è tale 
V' a/petto  di  colei 3chc  nel  cortile 
Vedi  che  ficic,er  quiui'l paffo  guardo* 


i 


+1  S E J T O 20# 

Sappi  che  dentro  affai  piu  fiero  mofiro 
Sta, con  cinquanta  fauci, l’idra  auanza 
D/  crudeltade . lui  t abiffo  fiejfo 
Due  uoltc  tanto  fi  profondo  al  baffo 
Quinto  ti  appar  l'altezza  alfommo  Olimpo* 

Qlti  dal  filmiti  percoffe  i rei  tiranni 
De  la  f degnata  terra  antiqua  (lirpe 
Smmerfifir  al  piu  profondo  Abiffo* 

Qui  i figli  d' Alo  io  immenfi  corpi 
Nc  f impicta  fimili,  cr  ne  l'ardire 
Vidi,  er  con  le  mani  oltraggi  al  cielo 
far  pcnfornoyzr /fogliar  Gioue  del  Regrto, 

Vidi  Selmoneo  le  crudeli  CTgiufle 
Pene  pagar, mentre  anchor  cerca  farfi 
Nel  fulmine  e ne' tuoni  eguale  à Gioue  : 
hi  da  quattro  deftrier  portato  e'n  ucce 
Di fùlmin  con  la  dcftra  alto  fcotcndo  . 

Ardente  (ore  entrò  a le  genti  Greche 
E a lafiejfa  città  d' Elide  in  mezzo 
Trionfante  fen  giua  d'ogni  intorno , 

Chiedea  l'honòr,che  fol  conuicnfi  à Dio$ 

Si  di  fe  fior, che  i tuoni  entro  a le  nubi 
Danonfarfifimil  egli  fingendo 
Correa  col  carro  inficine, c co  icauddi 
Sopr a il  ponte, eh' aciò  di  bronzo  hauti*  ' 

AI  a ciò  ueggendo  il  padre  orni potente 
fra  le  nubi  uibrando  afirafaetta 
Con  face , cr  fimmo  entro  a terra' l meffe, 

Titio  anchor  u'è  da  la  gran  madre  antiqui  • 

N odntoflefo  occupa  quanto  in  nouc 
Giorni  tender  potria  l'aratro  in  giro, 

■ . - ÉP 


A Uri  poi  ffaffsi  fini furati  cr  grani 
S'affannano  in  uoltar,aItri  a le  ruote 
Legati  tuttauia  pctidon  girando . 
tuui  T efeo  infili  ce,  cr  in  eterno 
Sarauui  anchora. >cr  Flegia  intorno  t ombre 
Mifero  n'ammoniffce'l  proprio  effempio 
Bimoftra  loro,??  con  gran  noce  grida* 
imparate  in  ueder  la  mia  fortuna 
A fare  il  giuflo,  e muffar*  onta  a D io* 

Chi  di  quei  che  ui  fon  la  patria  ifieffa 
Vender  già  a prezzo,??  la  ridufjer fferuà 
Sotto  il  giogo  crudel  d!  offro  tiranno* 

Altri  per  oro  fir  leggi,??  disfiro 
Altri  che  le  lor  figlie  cr  lor  foreUe 
Stuprar  offorno,??  chi  uietate  nozze 
Osò  contrarre  e?  matrimoni  ingiufii* 

"Et  per  dir  breue,chipeccato  enorme 
Con  roprc,o  co'l  uoler  commcffc  mai. 

Non  potria  mai  contacio  ben  haucjsi 
Cento  lingue  nel  dir,uoci  di fèrro 
Ogniffetic  £ errori  ogni  gafligo , 

Voffcia  che  quefio  hebbe  la  Vergin  dettò 
Segue  homai  ( éce)  il  tuo  ffentiero  e?  queUOi 
Che  hai  tolto  afar,toflo  ad  effetto  manda. 
Qua  l e mura  uedrai  temprate,??  calde 
Almartel  de  Ciclopi,?? fiotto  a l'arco. 

Che  uedi  à fronte  a noi,  fon  le  gran  porte 
Doue  comandati  (che  deporto  fra 
ìl  don  che  noi  portiam)  gl' alti  precetti 
Quefio  effffa  diffe,e  Vuno,e  l altro  puffo 
Affrettando  ukin  fan  fi  a le  porte* 


•Ur- 


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•J* 


A 4!’- 


01  LIBRO 

fi  e me, ma  Dio  nel  mar  entro  dffogomml, 
perche  fi  da  uoler  più  che  mortale 
Svelto  a cafo  il  timon , al  qual  <f  appreffo 
Ero  io, con  cui  reggieuo  il  legno  c'I  corfo. 

Et  meco  poi  nel  precipitio  il  trafii. 

Ter  X offro  mar  ti  giuro, Enea, 'che  tanto 
Del  pericolo  mio  non  prefi  affamo. 

Quanto  haueua  penfier,che  la  tua  nane 
Spogliata  del  timone  e del  gouerno 
Hon  patijfe  in  quel  onde  alte  cr  gonfiate 9 
Tre  notti  tempeftofe  Mitro  nel  mare 
Tortommi,c'l  quarto  giorno  a penafiorj f 
Italia  di  lontano  alta  da  tacque , 

M' accofio  a poco  a poco,  c r giaficuro 
Stato  farei,  fi  non  che  cruda  gente, 

Mentre  che  a terra  già  le  veftihaucndo 
Tregnie  éìhumor , con  man  m'apprendo  alfaffo 
Col  fèrro  riaffili  di  predaingorda* 

Et  bora  il  corpo  mio  u'I  lido  a londe 
Si  fio  uerfaglio  infieme  e giuoco  a venti* 

Dunque  io  del  del  per  la  gioconda  luce,' 

Ter  laure,  onde  fi  wwe,er  per  il  caro 
Tuo  genitor,pcr  le  ffieranze  certe 
& A fidino  fucceffor  ti  prego  Enea , 

Che  mi  liberi  qui  da  tanti  affanni  ; , 

Tu  che  in  uita  riauanzi,  o tu  la  terra  v 

Mi  getta  fopra,cr  lo  puoi  far, eh' al  porto; 

Di  Vclio  il  trouarai,cercando  il  porto 
O tufi  modo  c'c,fc  la  celefie 
Vcner  tua  madre  alcuna  uia  ti  moftra 
{Che  non  credo  che  senza  b diuin  N urne 


T’ apparecchi  paffar  tai  fiumi  a c ufo ) 
Porgimi  aita,cr  tcco  oltre  de  tacque 
mi  toUi,dccio  che  dlmen  dopo  la  morte 
Pofii  ripofo  hauer-,  queflo  dijfecgli > 

£ tld  Vergin’foggiunfe.  Ondetiuicne, 

Palinuro , il  deflr  fi fòlle  cr  rio? 

Tu  di  Stigie  dunque  hor  fendo  infepulto 
P afferai  l’ acque,  cr  de  le  fùrie  il  fiume 
Vedrai  dunque  fe  pria  non  t’è  concejfo? 

Solo  tu  paffar  penfì  a V altra  ripa , f 

Lajfa  il  uano  Jfierar,ch’ unqua  li  Dei 
Il  firmo  lor  uoler  cangin  per  preghi, 

Ma  quel  che  io  ti  dirò  prendi,  cr  con  queflo 
L’amar  de  cafì  tuoi  fa  dolce  alquanto  • 

Quei  popoli  uicini  a i porti,doue 
Giace’ l tuo  corpo  dal  uoler  diurno , 
faticate  ampiamente,  è lungi  intorno  f ' 
Placar an  l’ojfe  tue  per  le  cittadi  - 
Sepolcro  ti  porran  facendo  a quello 
Cerimonie /blenni , e’I  nome  il  luogo 
Rifcrberd  di  Palinuro  eterno . 

Et  per  quefle  parole  alquanto  il  duolo 
Sente  minor, cr  lieto  afcolta,  che  egli 
Debbi  laffare  a quella  tcrra’l  nome. 

Dunque  al  prefo  fentier  feguendo  al  negro 
fiume  fi  fa  uicino,onde  il  Nochiero 
Subito  che  ucmr  quefh  pel  bofeo 
Li  uide,e  a le  fuc  nuc  dpprcffofarfl. 

Co/i  gridando  altier  fenza  che  offefo 
Sia  punto,occupa’l  dir  : chiunque  tu  fìd. 

Che  armato  il  camin  drizi  a l’ acque  nojlre , 
Unti,  di  Ver.  CC 


* 


LIBRO  }|l 

Grida,  a che  uiem,z?cofli  firma’ l paffò. 

De  Inombro  fol  del  forno,  er  tic  la  notte 
Qucjlo  luogo  è : ne  lice  i corpi  uiui 
Coti  U cimba  di  Stigid  oltre  portdte . 

Nc  mcn  decadete t ben  che  al  grande  Alcide 
E a Tefco  e d P critoo  il  puffo  diedi , 

Benché  nati  di  Dio  per fòrze  inuittt  . 

Puff r,quel  de  L’inferno  il  gran  guardiano 
Con  catene  legò  quafì  fu  gnocchi 
D el  signor  noflro,cr  fu  tremante  il  traffez 
Quejli  intorno  di  P luton  la  cara  ffofa 
Dal  letto  maritai, impeto  fero , . 

B rcue  riffofla  diede  a quello  aUhora 
La  mimjlra  d’ Apollo . In  noi  nafcojl 
Tali  inganni  non  fon  ne  fòrza  alcuna 
Portati  quefte  armi,lieua  ogni  foffetto. 

Goda  d fua  uoglia  pur  Ccrbcr  guardiano 
Del  palazzo  itfernal.  Porga  latrando 
Duro  fpauento  e iemalmente  a t ombre: 

E t P roferpina  anchor  pudica  fempre 
Sticfl  co'l  fuo  P luton  marito  er  Z io. 

Qt±cfti  é'I  Troiano  finca  iUuflre,  er  grande 
lnpietadccnel’armi.  Alpadrefccnde 
A f alme  giù  del  piufegreto  abiffo . 

Se  non  ti  muoue  un  tanto  officio  pio, 

Qurfto  ramo  riguardaci  ramo  aperfe. 

Che  nafcoflo  tene  a fotto  la  uè  fi  c : 

Placojfe  aUhora  il  cor  gonfiatole  lira 
Ne  bifognò  piu  dire, egli  riguarda 
Tutto  marauigliofo  il  ricco  cr  degno 
Ramo  fatai , che  dopo  un  lungo  tempo  ■■  > 


'4  *| 


M 


No»  rìhauea  tuffo, & la  fud  negra  cimba 
Subito  uolgc,c  alici  lor  riua  acca  fi  a 
Quindi  tarme  .che  dentro  in  lungo  giro 
Sedetti, rimuoue,er  dentro  i banchi  uotcu 
Come  riccuc  Enea  pc'l  mono  pefo. 

La  fcafa,che  di  giunchi  era  intcjfutd9 
Gemito  diede,  er  in  piu  parti  dentro 
Ver  t aperte  ftjfure  entraro  tonde . 

P ur  al  fin  oltre  il fiume  al  primo  uado 
Vien  di  canne  er  di  loto,  a terra  fatui 
La  Sibilla  ripofe  il  forte  Enea. 

Ccrbcr  timmenfo  con  quiui  latrando 
Con  tre  fauci  ne  porge  alto  rimbombo 9 
Stefo  ne  t antro  a chi  giu  uiene  incontro , 

Li  cui  come  drizzarli  al  collo  iferpi 
La  uergin  uide,una  mifiura  in  bocca 
Con  uarie  biade,  & mel  temprati  al  forno 
Li  gittd,c?  egli  allhor  tre  bocche  aprendo 
Rabbiofot inghiottire,  ci  membri immenfl 
Stende  nel  fonilo,  cr  tutto  occupa  t antro. 
Enea  mentre  il  guardian  giace  fepolto9 
Affretta  il  paffò,eal fin  la  riua  laffa 
Le  tonde  dapaffarfolo  una  uolta: 

Quiui fubito udir gt alti  lamenti , 

Come  di  chi  nafcctìdo  pianga,^ n f afide, 

E uociiC  ftrida,cr  uiderpoi  piangendo 
N el  primo  limitar  talme  di  quelli. 
Ch'infanti  a pena  nati  hduen  la  morte$ 
Senza  che  gufiin  pur  la  dolce  uita, 

Dal  latte  ificjfo  acerbamente  tolti. 

Apprejfo  a qucjh  poi  firn  quei  che  fono 


Hi  LIBRO  ^ 

Vagamente  accufati.e  d morte  poflL  ... . *■ . ^ 

Ne  fcnzd  forte  qucfii  luoghi,o  fenzd 
Giufto  giudice  datifi,e'l  gran  Minojjc  s 
Ejf anùria  gl' errori, e l'urna  muouc>  . : 

Raduna  l'almc,e  la  lor  uitd  intende, 

T etigon  il  uicin  luogo  afflitti  ermefii 
Quei  che  la  morte  con  la  propria  nidno  » 

Diedcrjì  da  la  luce  oiioji  er  fianchi 
fuor  come  cofa  uil  cacciavo  Palme: 

Lequai  (lofi)  uorrian  quantunque  certi 
L>' efir una  pone  rtade,er  di  fatiche;  > 

Ma  lo  metano  ifati,&  noue  uolte 
V acque  di  Stigie  li  circonda  er  bagna* 

Non  fian  lungi  dt  poi  da  quefii  campi. 

Cui  dicon  che  nome  è, campi  del  pianto 9 
Largamente  dificftin  ogni  parte, 

Quiui  fccreti  bofchi,&  chiufe  felue 


Di  mirti,  afeondon  quei,che'l  duro  amore 
Con  lenta  infirmiti  confuma  er  punge. 

Ne  pur  tai  lor  penficr  laffano  in  morte . 
qmì  uede  F cdra,er  Procri,  er  la [contenta 
E rtfilyche  la  piaga  afflittamofira 
fatta  dal  erudii  figlio, Euadne , Mirra 
Laodomia,uyè  P afiffe,e  Ceneo  inficine , 

H uomo  innanzi  al  morir,fimmina  aUhort 
Ritornata  per  morte  al  fcjfo  antiquo . 

Tra  quefia  turba  la  Fcmjfa  Dido 
Vagando  già  de  la  granfelua  intorno 9 
Pur  hor  de  la  ferita  al  baffo  fcefa. 

Come  priàl  gran  Troian  fatto  uicino 
La  riconobbe  a pena  a Umbre  ofeuru  » 

' / i 

n 


«4* 


Conte  chi  de  la  Luna  t primi  corni 
V edc,  o pcnfa  ueder  tra  nubi  inuolti 
N on  tenne  il  pianto  er  poi  con  dolce  affetto 
T)ido  infelice  (diffe)  adunque  ucra 
ILa  nuouafi,chc  di  tua  morte  intcjì  t 
Mifero  io  fui  del  tuo  morir  cagione: 

Ver  le  jleUe  ti  giuro  er  per  li  Dei > 

Chefc  fede  alcuna  è dentro  la  terra9 
Che  contro' l mio  uolcr  alta  Regina 
"Da' regni  tuoi  pdrtij,  solo  i precetti 
V>c  gli  Dei  mi  sferzavo, iquah  anchorà 
Ver  quc/le  ferade  quifquaUide  er  negre 
Spingommi  in  mezzo  a la  profènda  notte . 

Ne  penfato  haurei  mai,che  il  mio  partire 
Ti  douefèe  recar  tanto  dolore. 

Verna  di  grafia  i pafii  ( non  ti  torre 
Da  gl  occhi  miei  ) perche  ti  fuggi  Dido  f 
Quejìo  tempo  a parlarti  ultimo  ifati 
Mi  dan . con  tai  parole  Enea  di  Dido 
(Che  arde  di  [degno  tortamente  il  guarda) 

Cerca  placar  la  matte  acccfa,er  mentre 
Co'l  proprio  dir  mouea  fe  flcjfo  a pianto, 

E Ha  fifii  tamia  in  terra  i lumi , 

Et  uolgea  cruda  in  altra  parte  il  uolto. 

Ne  piu  pel  dir  <f  Enea  fi  piega,  o muoue, 

■ Che  faria  dura  pietra,  o pario  [affo* 

Vurfi  rifoluc  al  fin  forfè  dinanzi . 

Et  nemica  fi  figge  entro  nel  bofeó, 

O ue  il  primo  fio  Amor  Sicbeo  rifiónde 
Ne/  defio  [eco,  e a penfèer  fior  uguaglia. 

Ne  me  tifi  duol  Enea  del  cafo  acerbo , 


(K  t 1 B R O 5f 

Vuolfc,<cr  di  pùrnto  picn  fin  che  U uedt 
Lungi  la  mira,  cr  di  pietà  s'accende, 
ìndi  feguendo  il  filo  camìn  fatale, 

T roua  i campi  da  parte  a color  dati , 

Che  chiari  ficr  ne  le  battaglie  uccijì • 

Qut  Tideo  uede  il  gran  Partenopeo 
Nc  Carmi  iUuftre,e  anchor  placido  m tiolto. 
Adrafio  tui  i Troian  incliti  cr  chiarì > 

Che  in  guerra  uccijì  ajfaifiir  pianti  al  mondo . 
Qui pianfe  Enea  guardando  in  lunga  fichiera 
Terjìloco  tra  lor  Glauco,  cr  Meronte, 
D'Antenor  i tre figli, e a Cerer [acro 
Polibete,&  ideo  [eco,  che  quiui 
Tiene  anchor  l'arme,  c r anchor  qui  de'l  carro 
SoUicite  fi  fian  quelle  alme  a torno 
Da  finijlra,zr  da  deflra,e  ma  fol  uolta 
Non  li  bajlar  ueder , anzi  lorgioua 
Eermarjìgli  d’apprejfo,  cr  parlar  ficco* 
Etfaperla  cagion  di  tal  uiaggio. 

M a quei  primi  di  Grecia,^  le  fuc (quadro 
Come  uenir  Enea  uidero,  e l'armi 
Veri' ombre  lampeggiar,  alta  paura 
Dentro  l'ajfialfe , e rchi  le /fidile  uolta 
Come  uiui  fiacean  figgendo  al  porto  y 
Chi fi  sforza  gridar,  ma'lfuonl' inganna. 

Che  per  timor  non  potea  uoce  uficire . 

Dcifibo  può  ueder,  a cuifiquarciato 
Era  per  ogni  parte  il  corpo  tutto , 

Et  crudelmente  laceratoci  uolto . 

Mifiero' l uolto  ambe  le  mani  c tolte 
Da  le  tempie  V orecchie, e' l nafio  tronca , 

• • • • i 


A 


A penaEnca'lconobbc,& mentre  che  egli 
Ver  gogne fe  coprir  cerca  le  piaghe , 

P ria  che  s’accofi  amicamente  il  chtaituu 
Veiftbo  ne  rame  alto,zr  potente 
Scefo  del  f angue  del  famofo  Teucro 
Chi  potè  fi  contra  di  te  ? quale  hebbe 
Di  tanta  offra  ucndctta,anpio  defioi 
A me  portò  la  fama  m quella  notte 
Di  Troia  efirema , che  tu  fianco  homai 
Da  la  Greca  occifion,fopra  la  firage 
Di  morti  er  d’arnie, e ricondotto  al  fine 
Sul  R heteo  Lido  aUhor  uoto  fcpolto 
Ti  pofi,cr  l ombra  tua  con  alta  uoce  - 

Chiamai  tre  uolte,iuCl  tuo  nome  e fame 
Veci  courir,ne  d’un  mio  tanto  amico 
VoteCl  corpo  ueder,  e'nflcmc  [opra 
Inanzi  al  partir  mio  pomi  la  terra,  1 £ 

A quc&o  egli  ri]fonde,o  caro  amico , - 

Officio  di  pietà  non  hai  la/ciato  . 1 

Alcun  uer  me,  ma  fatisfatto  hai  certo  v*  ' r 

ADeifzbo  intutto,  cà l’ombra fua. 

Via  l’acerbo  mio  fato, e Copre  inique 
D'Elena,in  quefto  mal fommerfo  m’hanno • 
Quefto  Trophco  di fe  lafcia  eia  al  mondo: 
Ver  ciò  che  come  in  quelle  notti  e freme , 

Stette  Trota  ueggiando  in  fifie  amare • 
Quando  il  nemico  armato  in  Calta  rocca. 
Quel  cauallo  fatai  portò  nel  uentre . 

Tu  ben  lo  fai fenza  ch'io  il  dica-,cr  troppo 
Forzafcmpre  ne  fa  memoria  haueme. 

In  queflanotte  ( dico)  ella fingendo 


Giuochi  guidare  di'  altre Frigie  in  mezo,  * 
Quali  a Baccho  diuote,à  Baccbo  iftejfo 
F accffe  facrifìcio  a torno  in  giro 
Seco  le  mcoa;&  ella  mentre  in  mano 
Tenta  la  faceto"  daua  a Greci  ilfcgno , 

, A Uh  or  io  Stanco  de  paffuti  affami 
p refo  ( mifcr ) dal  fonno  entro' l mio  letto , 

Mi  pofi  C haimc  ) come  ftcuro , er  quitti 
Subito  mi  occupò  grato, & profèndo 
Ad  un  dolce  morir  tutto  jìmilé} 

l a buona  mia  conforte  ogni  arme  in  tanto 
ToUe  di  cafa,cr  da  la  tefia  mia 
Leua  la  fida  ffiada,<&  Menelao 
Chiamando  dentro  in  cafa  apre  le  porte  : 
Quafi  pcnfando  che  a l'Amante  queflo 
Doueffe  effer  gran  dono, e l'odio  antiquo 
; Del  empio  fallo  fuojfegncr  poteffe. 

Ma  che  tardo  io  nel  dir  : impeto  fero 
Con  gl' altri  entrò  lo  federato  vliffe » 

Et  a tanta  impietà  l'accefe  cr  punfe. 

Z>ij  con  noce  piu  giufia  uendetta. 

Chieggio  5 gaftigo  tal  rendete  d Grecu 
Ma  tu  qual  cafo  à noi  ne  guida  Enea 
Viiffondc,in  uitaanchor, dimmi  al  incóntro t 
H antidei  mar  gl  errori  à forte /finto  , 
Donde  tu  fcefo  fla  poi  ne  t infèrno * 

O pur  uolerdiuin  £ qual  tua  fortuna 
Ti  regge,  fi  che  in  quefèe  cafe  ofeure 
Ti  manda, oue  dal  del  non  lucc'lfolei 
In  cotal  ragionar  mentre  che  queflo 
DQtnanda,i?  quel  ri/fondefll  biondo  Apollo 


SESTO 

Gialòltezza  del  del  paffato  hauea. 

Et  forfè' l tempo  che  conceffo  n'era 
Star  ne  l’infèrno  harieno  ffefo  in  quefloi 
Ma  l'auuerti  là  uer gin  facra,  er  dijje 
Brcui  parole . Enea  la  notte  cade. 

Et  noi  tròll  pianto  confumiamo' l tempó. 
Qui  puoi  ueder  la  uia  fi  parte  in  due , 
Quefla  defira  ne  mena  al  gran  palazzà 
Del  Re  P lutott,&indi  ò campi  Elifl 
Sarai  noflro  fender * ma  la  fìniftrd 
Gl' empi  punifcc,e  al  piu  profondo  abijJÒ 
Menatone  pietà  luogo  non  truoua . 

Deifibo  qui  dice . Alma  Sibilla 

Non  ti  turbar, ch'io  partirò,e'n  tanto 
F arò  minore  il  numer  uoflro  : e'n  tanto 
A le  tenebre  mie  farò  ritorno , 

Et  te  fato  miglior  ne  guidi  Enea , 

Che  feila  gloria noftrd,zr  piU non diffei 
Et  in  qaeflo  parlare  i pafii  torfe. 

Guarda  al  parlar  de  la  Sibilla  Enea, 

Et  dafìniflra  uede  a torno  cinta 
Di  tre  cerchi  di  mar  Volta  fortezza 
Qj$i  Elcgetonte  con  acccfe  fiamme 
Cinger  con  gran  rumor , ne  uolfei  fafiij 
Sta  la  porta  da  fronte  alta  er fuperba , 

Et  di  fchictto  Diamante  ha  le  colonne , 
Qual  ne  fòrza  mortai, ne  quelli  flefii , 

Che  dimorati  nel  del, romper  potrieno  : 

Et  di  fèrro  una  torre  alta  minaccia, 

Doue  T ififfonflede,c'n  fangue  intrifd 
Guarda  defiad  cordila  notte  c'igiortitì* 


jf.  i(|<  L I B R O W 

Quitti  pianti  s'udian' ,cr fuono  borrendo 
Di  percojfc  er  flagelli,  e di  catene * 

Ctii  dauanti  tenearì  ,/lridere  il  fèrro* 

Enea firmofii,  cr  di {pavento  pieno 
Tenendo  al  gran  rumor  tefe  l’orecchio* 
t>immi  Vcrgin  ( li  èffe)  a quali  errori 
Dafii  quiui  il  gaftigOjZr  quali  pene 
Chefìdogliofefonfìfenteufcirei 
A queflo  dijfe  la  Sib/Ua  aUhoreu 
principe  de  Troiani, inclito  Enea , 

A neJfunficonuien3chegiuflo  ex  pio 
Sidydentro  andar  al  limitar' iniquo* 

Echate , Me  quando  ala  facrafelui 
D’ A ucrno  mi  fè  fopra  ella  le  pene 
Che  danti  Dei,moflrommì,e7  dijje  il  tutto 
Radamanto  è preporlo  a quc/lo  luogo: 
Egli  caliga,  egli  gf  errori  intende , 

Et  con  tormenti  a confijfar  ne  sforzo 
Quei  peccati  eh' alcuno  in  vita  battendo 
Erefo  nano  piacer, tenerli  occulti $ 

Serbatili  a pentir  di  giorno  in  giorno  j 
p ur  condotti  u'ha  poi  fino  a la  morta 
Onde  in  perpetuo  poi  vendicatrice 
Con  le  fòrze  crudel  l'affligge  c T batti 
Tififfon  fiiriofd,  c i ferpi  incontra 
Con  la  flnijlra  man  gli  imita,  & chiamo 
Vele  fonile  le  rabbiofi [quadre  - 
Con  borrendo  firidors'apron'allhora 
he  fpauentofè  porte,  cr  fi  gli  è tale 
V afpetto  di  colei, che  nel  cortile 
Yedi  chcjìcdCfCr  quiui’lpaffo  guarda» 


+1  S B $ T O W 20# 

Sappi  che  dentro  affai  piu  fiero  moflro 
Sta, con  cinquanta fauci,ridra  auanz 4 
D/  crudeltaic . lui  ? abiffo  fieffo 
Due  uoltc  tanto  fi  profondo  al  baffo 
Qu?tnto  ti  appari  altezza  alfommo  Olimpo* 

Qui  dal  fuliniti  percoffe  i rei  tiranni 
De  la  f degnata  terra  antiqua  ftirpe 
Sommcrfi  fùr  al  piu  profondo  Abiffo* 

Qui  i figli  d.’ A lo  io  immenfi  corpi 
Nel  impietà  fimtli,cr  ne  l ardire 
V idi,  & con  le  mani  oltraggi  al  cielo 
far  penforno,^ fogliar  Gioue  del  Regno* 

Vidi  Selmoneo  le  crudeli  zrgiufìc 
Vene  pagar, mentre  anchor  cerca  farfi 
Nel  filmine  e ne' tuoni  eguale  a Gioue: 

Ei  da  quattro  deflrier  portato  e'n  uecc 
Di  filmin  con  la  defira  alto  feotendo  . . 

Ardente  fòre  entrò  4 le  genti  Greche 
E a laflejfa  città  d' Elide  in  mezzo 
Trionfante fen  giua  d'ogni  intorno, 

Chiedea  l honor,che  fol  conuicnfi  à D tOg 
Si  di  fe  fior, che  i tuoni  entro  a le  nubi 
Da  non  farfi  fimil  egli  fingendo 
Correa  col  carro  inficine ,c  co  i cauaUi 
Sopr a il  ponte, eh' aciò  di  bronzo  hauea* 

Ala  ciò  ueggendo  il  padre  onnipotente 
Vra  le  nubi  uibrando  offra  filetta 
Con  face , e T fimmo  entro  a tcrra'l  meffe, 

Titio  anchor  u'c  da  la  gran  madre  antiqua 
Nodntoftefo  occupa  quanto  in  noue 
Giorni  tender  potria  l'aratro  in  giro* 

jr 


«libro  w 

ti  Un  uoltor  crudel  col  torto  rofro 
Letifere  li  rode  intorno  al  cuore , 

Et  per  pena  maggior  non  mane  a mot. 

Di  quejla  efcafl  pafce,cr  dentro  al  petto 
Gl'habita,e'ngordo  non  ha  requie  alcun d 
A le  uiuande  che  rina/con  fempre . 

Che  dirò  io  di  I xione}  o di  Peritoo, 

Et  de  L apiti  : a cui l gran  fatto  [opri 
Pende  cofìjche  par  che  cafehi  ogn  nord» 
quìuì  Tantalo  frlende  al  genio  amico 
Sopra  le  bafe  d'or  la  ricca  menfa. 

Et  ie  uiuande  pronte  innanzi  a gl  occhi 
Con  fuperbia  reai  la  fame  poi 
fretto  li  fa  la  piu  potente, er  cruda 

EituttcValtrc fùrie.  EUaneuietd 
Por  la  man  fu  la  mcnfa,&fufo  heud 
La  faccia,e  lofordifce  alto  mirando. 
Vunifcano  ancho  qui  quei  che  i fratelli 
Nati  d'unfdnguejlcjfo  odiuro  in  ulta. 

Qua  che  buttero  il  pudre.V qua  che frodi 
temo  u Clienti  lor,t  gl' empi  uuun 

Che  in  cumulur  ricchezze  bebber  Umetto 
Sol  uolta.er  p urte  non  nefero  ufuot  : 

Et  di  quefiue  ne  è gran  turba  accolta. 

Quei  chefir  morti  in  adulterio, & quelli. 
Che  per  guerra  non  piu  prefero  tarmi , 

Et  altri,molti  anchor  eh' a signor  loro 
jluppcr  la  fède,in  duro  career  chiujt 
Ec  pene  affettai  de  commefsi  err  ori : 
jXcft  me  fiero  a dir, qual  fen  le  pene 
E V or  din  del  cafigo,è  cafi  loro,  ~Jr 


Altri  poi  fafsi  fmi furati  c r graui 
S’ affannano  in  uoltar,altn  a le  ruote 
Legati  tuttauia  pendon  girando. 

Buui  T efeo  infili  ce , er  in  eterno 
Sarauui  anchora,w  Flegia  intorno  ? ombre 
Mifcro  ri  ammoni  feti  proprio  ejfcmpio 
Dimostra  loro ,cr  con  gran  uocc  grida» 
Imparate  in  ueder  la  mia  fortuna 
A fare  il  giuflo,  e non  far ' onta  a D io» 

Chi  di  quei  che  ui  fon  la  patria  ifìcjfa 
Vender  già  a prezzo ,er  la  riduffer  feruà 
Sotto  il  giogo  crudel  d‘ offro  tiranno. 

Altri  per  orofèr  leggi,??  disfèro 
Altri  che  le  lor  figlie  &lor  foretto 
Stuprar  oforno,cr  chi  uietate  nozze 
Osò  contrarre  cr  matrimoni  ingiufiù 
Et  per  dir  breuefchi  peccato  enorme 
Con  lì  oprerò  crii  uoler  commeffe  mai. 

Non  potria  mai  contarlo  ben  hauefsi 
Cento  lingue  nel  dir,uoci  di fèrro 
Ogniffetic  ri  errori  ogni  gafligo . 

"Pofeia  che  queffo  hebbe  la  Vergin  detto 
Segue  homai  ( dice  ) il  tuo  fentiero  cr  quello 9 
Che  hai  tolto  afarjoflo  ad  effetto  manda. 
Quale  mura  uedrai temprate,^ calde 
Almartelde  Ciclopia fotto a l'arco , 

Che  uedi  à fronte  a noi,  fon  le  gran  porte 
Voue  comandati  (che  depoftofla 
Il  don  che  noi  portiam ) gl' alti  precetti 
Queflocffa  differì  ’uno,e  l altro  palio 
Affrettando  uicin  fan  fiale  porte. 


mi  LIBRO  . 

Occupa  Enea  la  foglia,et acqua  urna 
Si /porge, C purga,*?  quiui  pofalramo? 
Come  hebber fatto  quejìo  e’I  faro  dono 
A Proferpina  ditto  Scampi  ameni 
Vennero, e a lieti  cr fortunati  regni 
Vele  bette  e auenturofcfclue. 

Qui  lo  jplcndor  del  del  piu  aperto  ctchùqp 
Vcfle  di  uiui  raggil  bel  paefi , ~ 

Dohc  han  proprio  il  lor  foly  proprie  le  felle 
Altri  lottando  fu  pe  i utrdi  prati  , 

Fan  di  lor  prona  entro  la  fccca  arena, 

Stan  cotro  a P altro  Pun  p fcherzo,o  giuoco: 
Altri guidono  allegri  balli  e'I  canto. 

Di  Tracia  e'ifacrdotc  O rpheo  con  lungo 
Abito  u'c,chcconfuaui  accenti 
Canta  cr  unifee  fette  corde , cr  muoue 
Hor  con  Parco  di  duorio  >hor  con  la  mano . 

Di  Teucro  è qui  la  chiara  Stirpe  antiqua, 
Famofl  Eroi  ne  miglior  tempi  nati 
Et  Ajfaraco ,cr  llo,e'l  ualorofo 
Dardan,  che  la  gran  Troia,  è'I  primo  pofi 
Guarda  da  lungi  e uen  marauigliofo 
V armi  di  qucfti  c i carri  immagin  uane  , 
Stanfi  le  lande  m terra fife,*? fciolti 
Fafeon  cauaUi  in  queSta  parte  e’n  quella: 

V ercioche  in  quello  amor  di  carro  cr  armi 
O ftudio  di  caual^che  hebber  ùiuendo. 

Quello  (beffo  li feguc  entro  la  terra. 

Ecco  che  uede  poi  fu  Pherba  afiifi 
Su  la  parte flniflra,crfu  la  deflra 
olii  fior  in  cornuti  cr  luti  in  cerchio 


Cintar  carmi  in  honor  del  bionda  ApoTt* 
tra  lefclue  di  laudi , onde  uolgcndo 
T ra  i bo fchCl  P ofopra  la  terra  forge.  } \ 

QSc  molti  fon  che  per  la  patria  occijì 
tur  combattendo ,er  quei  che  uijfer  caffi. 
Mentre  che  a D iofùr  facri  chianti  anchorj. 
Et  quei  che  del  futuro  almi  profèti 
Aprir  co  carmi  il  uer  <f  Apollo  degni 
Q m ^e  uolti  al  faper  li  anni  menando 
Di  mone  artico  feientie  ornaról  mondo : 

Quei  che  con  cortcfìa  benigni  er  grati 
Lungo  deffo  di  lor  lafciaro  in  morte » 

T utti  uifono  a cui  la  bianca  benda 
Diurno  honor'le  tempie  intorno  cinge ; 

A quelli  la  Sibilla  in  cotalguifà. 

Che  le  uenian  dinanzi  d'ogni  intorno  , 

Et  a M ufeo  principalmente  diffe 
Che  era  eleuato  al  altra  turba  in  mezzo 
Ditemi  alme  beate,  cr  tu  M ufeo. 

Qual  tra  uoi  luogo  al  grand’ Anchine  data 
Chefìant  perfua  cagion  quifeefi  al  baffo. 

Et  del  infèrno  babbi  am  paffuto1 1 fiume, 

A cui  brcui  parole  egli  rifpofe 
Luoghi  non  hauiam  proprijn  libertadt 
Siam  pofliycrhabitiamo  al  uolernoffro 
Sacrate  ombrofefclue)& grate  ripe. 

Che  ne  fan  dolce  letto  e r prati  ameni. 

Che  rigati  chiari  riui,cr  limpide  acque* 

Mafe  uoi  pur  un  gran  deffo  tenete 
Qjieffo  colle  paffute,  io  guidcrouui , 

Fw  chefacil  uifia  pofcia'lfcnticro. 


LIBRO 

Quefio  dif[e,erfè  lor  la  fcorta  innanzi* 
fin  che  d'alto  mostrò  gl' allegri  campi: 
Qndc  poi fenza  lui  fcefcro'l  monte y 
Stauajl  Anebife  in  una  chiufa  uaUe 
Verdeggiando  da  tomo  c'n  parte  pofit 
Haueanl'almCyche  ritorno  anchora 
far  ne  debbon  di  mono  al  mondo  foprd* 
f'inoucr  lieto  intra  fé  ftcjfo  a forte 
Contaua  aUhoryche  ejfer  douea  de fuo§ 
Eglilacarafua  fùturafiirpe . 

Volge  trafela  lor  fòrtuna3e  i fati* 
Volto  ualore3e  i fòrti  gefii  er  chiari 
Comeuenir  Enea  pel  prato  incontro 
Vede , di  gioia  e T di  letitia  ardendo * 
Alzò  le  mani  al  cielo , e bagnò' l uolto 
f)i  pianto3er  tal fermon  cadde  di  bocca 
VenifliEnca,ncm'ha  ingannato  punto 
la  pietà  tudyche  tante  mite  ho  uifto * 
ft  ha  fupcrato  l' offro  camino  * 
punque  dato  pur  m' è figlio  godere* 
figlio  la  faccia  tua  ? dunque  mi  lìce 
T eco  parlare ,er  la  tua  uoce  udire  ? 

Cofi  certo  tremando dentro' l petto 
V animo  un  tanto  ben  uedea  prefago* 

Ne  punto  uano  il  mio  penflero  è fiato* 
~©  per  quante  città  per  quanti  mari 
Odo  che  fiato  fei  figlio 3per  quanti 
Pericoli  ad  ogni  hor,  quanto  temei * 

No/i  ti  tcneffe  la  città  di  Dido . 

Qui  diffe  Enea . La  tua  feuera imago* 

Che  innanzi  mi  fi  fi  padre  piu  uolte * 

\ 


•• 


Sforzommi  ch'io  fcendefii  a quefii  regni: 
Salue  lenauiflan  nel  mar'Tirreno, 
t><onmi  padre  la  deliraci  uolto  dammi , 
Non  ti  fottrar  dale mie  braccia  indietro » 
Cofi  dicendo  Enea  lacrime  mólte* 
Rigando' l uolto Ji  cadean  da  gloechL 
Tre  uoltefi  sfòrzo  le  braccia  al  collo 
PorlijCT  tre  uolte  iman  t immago fhringt 
Santi  e al  uento,e  al  ueloce  fumo . 

In  quefto  mezzo  Enea  la  uifla  uolge 
A una  uatle,e  lungi  un  bofco  uede 
Douefan  dolce fuon  le  fiondi  e i rami 
P oflo  da  parte ,er  quiui'l fiume  Lete 
Paffar  fonando  a lieti  campi  a canto 
Intorno  a queflo  innumerabil  genti 
Giuan  uolando,cr  quota  mezzo  Aprile 
Quando  ne  moni  prati  in  uari fiori 
Pongonfl  Papi  in  quella  parte  o'n  quella » 

S ode  dintorno  un  mormorio fiiaue: 

Tal  fuon  rendean  quelle  alme  a tanto  laeque 
Stupifce  Enea  di  tal  fubita  uifia. 

Et  nonfapendo  la  cagion  domandai 
Che  fiume  che  fia  quello  >a  che  con  tanto 


Etbeuendodiquelbeuono  inficine 
Dimenticanza  de  paffati  affanni 
Quefle  anime  defio  dinanzi  gl  occhi 
Farti  uederc,cr  dimoflrarti  Enea 
Per  qualche  tempo  la  futura  ftirpe 

Enei  di  Ver * dd 


v M LIBRO  fw 

Verquct  che  fender  an  del  (angue  mio,  ^ 

Acetiche  piu  tu  ti  rallegri  & goda 
B'hauer  Italia  pur  trouato  alfine. 

Ma  penfarmiam  padre  ( Eneafoggiunge)  ' 
Ch'ai  mondo  torniti  mai  V alme  felici 
p erfarfìferuc  a corpi  un'altra  uolta  i 
A che  fi  fiera  uoglia  han  de  la  uita  i c 

Tidirò, fegui'lpadre3cpiufoM^  . 

Non  uoglio  Enea,  che  tu  di  qutftòfttd. 

Et  per  or  din  cefi  glapcrficl  tutto.  . 1 1 

p rima  tu  dei  fapcr,che  taruyt'lfuoco, 

Vacqù<t,e  la  terrari  globo  de  la  Lund,  '• 

Et  Vaiti  ftclle fopraicorni  loro 
nutriti  f>n,ej  mantenuti  in  uita 
T>a  fpirito  duun,  che  è in  effe  infefo, 

Ef  tutto  muouc  la  diurna  mente,  } 

Etti  gran  maffa  fi  rìuolgc  crmvfchìa.  "J  > 
CVhuomin  indi  glaugct, le  fiere,  e mofirl. 

Che  il  mar  ne  cuopre  cgnikor  piu  pronti  fonò, 

. q ueflofol  di  uigor  tificalda  & regge  9 

C hctantodclcelefeebanValmèloro, 

Quanto  non  danno  impedimento,  onoii 
ì pign  corpi  a cor rutttin {oggetti,  * 

E ti  terrena  carne  inferma  er  grauc. 

Di  qui  uien,che  bora  han  tema,hora  han  defilo , 
Hor  fon  pien  di  lettiti, bor  di  dolora 
E ti  diuina  lor  propria  natura 
Non  nconoficon  mai  immCrfic&  chiufe 
Mei  career  rio  de  ti  terrena  maffa. 

Ma  che  piu! Q uando  poi  nel  giorno  cflrcmo 
Manca  ti  tritinoli  per  qucfloin  tutto 


<•£-$  E STO  " ai 
Cafcanda  lor  le  pria  gii  prefe  macchie, 
Hcfalue  fon  da  U corporea  pcfle,' 

Ma  fa  mcfìier,che  quel  che  in  lungo  tempo 
Han  di  brutto  raccolto  in  uasri  modi 
Si  jfenga,  er  purghi : offri  tomenti  dunque 
Soffrir  conmene , er  de  gf  antiqui  errori 
Vagar  le  pene  : altri [offe? a uenti 
Ne  l’aer  fono,ad  altri l fuo  peccato 
hauato  è dentro  al  mar, ad  altrii  fuoco 
Arde  i maggior  delitti,e  fon  puniti 
Vifupplicio  ciafcun  confórme  al  fallo . 

Indi  pafimo  al  campo  Elifo,  er  pochi  ' ■ 
Siam,che  godiamo  i fortunati  campi 
Ver  finali  luogo  è deflinato,el  tempo 
T olto  hauendo  ogni  uitio  ogni  bruttura i 
H\ela  fu  ialme  pur  purgate  er  pure 
N eia  celcfte  lor  fìmplicitade . 

Quefle  poi  tutte  ,pofcia  che  la  ruota 
De/  tempo  riuolto  han  mille  anni  integri  - 
Ccn  grande  impeto  allhor  le  chiama  iddio 
Al  fiume  Lete,  accio  beuendo  in  quello 
Scordate  in  tutto  del  prefente  flato 
Diletti  campi,  cr  de  gthumani  affanni 
T ornar  uoglin  di  nuouo  al  mondo  fopra.  u 

Qucflo  hauea  detto  Anchife,&  pefeia  infieriti 
. ha  Sibilla  er  Enea  lor  guida  in  mezzo 
Del  drapcl  di  quelle  anime ,er  qui  fopra 
Salir  dim  colle, accio  eli  in  lunga  fchierit  PI 

V eder  poffa  al  utnir  ciafcuna  in  uolto,  > y,  4( 
Dora  odi  figlio . Io  la  D ardania  prole. 

Et  la  gloria  immortai  che  feguir  pofeia 


-«ss?  ' 

C?fi,lttc>  er dopo  litw morte 
^nc/lt  a.  tc  g,ià<f  ^trn  entree 

^r/oriri  umni4  «M  tonforte. 

Et  Re  trarrlo  dt  If/ilM.CT  'iU 
S . j,  Rt|)1(irt,cr  irnii  il  ceppo  uojht 

E SìImìo  Bnea,cbc  coir»  4 
Cui  di  guerce  ghirlanda  orMff  .J\ 

•£s3S2S££? 

fessptós?- 

SSJSSSK!^"»» 


Tengafi  f elmo  fio  doppi*  lainfiegnat 
E7  padre  fio  già  penfx  al  cielo  alzarlo. 

Et  parte  farli  de  diuim  honori. 

Ecco  che  in  Roma  pei  principi  fuoi 
Quella  gran  Roma,Enea  fa  con  l'Imperio 
Pare  a la  terra, & con  l'ardire  al  cielo 
Chiudendo  fette  monti  in  un Jòlmurot 
Di  fòrte flirpe  fortunato  a pieno. 

Qual  f antiqua  gran  madre  de  gli  £)ci 
Coronata  di  torri  fopra'l  carro  ♦ ' 

De  Contiene  citta  di  Frigia  in  mezzo 
Superba  uadelafua  prole  altiera. 

Tal  potrà  Roma  gir  lieta  dattorno 
Stretti  abbracciando  cento  figlieeenté 
Tutti  immortai  : Tutti  filiti  al  cielo. 

Volgi  figlio  ambi  i lumite'n  quefla  parte 
La  nobil  gente  guardale  tuoi  Romani  > 

Q£efti  è Ce  far, ZT ficco  ificcejfori  i*v 

Di  lulo,quefti fon  che  damo  tutti 
Degnamente  fialire  a Sdirne  Stelle. 

Quefti  ( Enea  ) queJU  e fot,  di  cui  JlftxJfo 
Senti  promejfie  da  gli  Dei  dificefio 
Cefiare  Augufiojche  fetide  l’Oro 
Retta  già  da  Saturno  un'altra  uolta 
Renderà  in  Latio,e  i G uromanti, & ghindi 
Supererà  fendendo  il  grande  imperio 
Puor  pefegfli  celejh,e  pofta  parte  - \ 

Delagranterra,oUrelauiadelsole^ 

Che  l’armi  regge, oue fiofliene  Atlante 
Con  1 ampie  fidile, il  del  di  felle  adorno . 

Opefia  co  i Cafri  regni,  cr  co  i gocciati 


MeroticipafiiSlKilo  inficine. 

Che  confette  ampie  porte  entra  nel  mare 
Treman  pur  hor  per  i rcftonjì  borrenti,  * 

Che fenton  del  uenir  ti  queflo  Auguflo, 

Hetal  parte  del  mondo  il  fòrte  Alcide 
Scorfc  giamai,ne  tal  dominio  accrebbe. 
Benché  occidejfc  la  ueloce  cerna , 

Et  libcrajfe  ilbofco  clErimanto, 

E appreffo  aV Emafuper affé  l'idra.  > 

He  Baccho  ancor  che  uincitore'l freno  • 

Di  Pampin  tiene  in  manye  guida  i monti 
Di  Nifayguida  le  rabbiofe  Tigri , 

Temer an  dunque  noi  uirtute  er  fama 
Procacia  hor  noi  co  i gloriofl  fatti ? # - 

O ne  dar  a' l timore  impedimento? 

Che  non  fi  ferme  hor  nel  Italia  il  piede  ? 

Chi  lungi  è quel , che  del  felice  oliuo 
Cinto  ha  le  tempiere  gli  D ci  facri  portai 
Conofco'l  crine  e la  canuta  tefia 
Del  Re,  chclacittade  infante  leggi  ? 
Fermerà  primo . & dal  ignobit  etera 
Chiamato  a porli  il  grande  imperio  in  mano 
Cui  fegue  Tuttoché  la  pace  c Votio  ] 

Terrà  di  Romici  già  pigre  cr  lenti  f 

Richiamerà,  ne  l arme  y<&  di  triomphi 
Già  feordati  ornerà  le  fòrti  fquddrè* 

A quello  fegue  appreffo  ancho  faflolo 

Che  pur  hor  gonfia  de  fauor  del  uolgOé  - ' • 

Ecco  fe  uuoi  ueder  de' tuoi  Tarquini 
Et  di  B ruto  feuer  de  la  fua  patria 
Liberator  i L’animo  mitto  e ifafci:  . 


**  SESTO  ì* 

Egli  conful  gù  primo,  crlefieuert 
Scure  orneranno  : e fortunato  poi 
Mentre  che  mime  guerra  i propri  Roti 
Trattando  andrà  di  capitai  fiuppUdo 
Gh  punirà,  fol  per  la  cara  zr  betta 

i-ir  er  conte fia 

C ci  fatto  fi  imiti  poi  quei  che  Udranno, 
Vincitorfia  d' affai  C amore  imme tifo 
Sciafita  patria  il  gran  defio  ihonore. 
Lungi  anebori  duo  Deci  e iDrufl  appresi 
Guarda  Torquato  con  lafcure  acerbo, 

E l buone  ami  t, che  U perdute  infegne 
Vahrofos  acquila-  reca  indietro. 
Qjcl  alme  pot,a  cui  fimilitarmi 
^fupegpar  uedi,hor  in  concordia  uniti 
Mentre  a l ufeuranottt  immerli  fono. 

F guerra 

Fm  tra  di  lor,  ft  mai  ttcrrar.no  in  tuta: 

Qmte  barbare  torme,  er  quante  /quadri 
Co "meneranno.  Ufoeergihdal'Jpi 

' venendo  il  getter  con  tra 

i genti  orientali  infirutto  er fòrte. 

Ehc  cari  figli,  a tante  empie  contefe 

Nonuogltate  auuezzar  la  patria  uo/ira. 

J“  Ct r ul’Kttor  perdona  il  primo, 

^oCt°rjH'rr^’i^c‘ei,uiagcttalarmi  . 
Nato  del /àngue  mio. 

Quel  trionfante  di  Corinto  cr  molto  7 

Por  U grande  uccifton  de’ Greci  iHuftrc  ' 

MencraUcto  icamptdogUod  carro 
Quel  fia  la  iejlruttiott  d’Argp  or  Micene. 


duci  Vino  uincerà,che  fia  difcefo 
Del  g rande  Achille, & de  paffatifuoè 
. Vara  ucndetta,&  del  conotto  tempio 
D e la  cafta  Troiana  alma  Minerua. 

Chi  mai  te  gran  Caton  lafciarne  indietro 

Potria  : chi  Coffo,*? chi  de  Gr  acchi  il  [angue 
E i gran  fitlmin  di  guena,i  duo  Scipioni 
De  l’imperio  Affricanfejìtio  eftremoi 
Dafciarò  mai  Vabritio  affai  contento 
D'haucr  poco, & Serrasi  dietro  l’aratro  S 
Dotte  F abio  dogliofo  mi  trdhetd 
Tu  mafiimo  fe  quel,chefol  di  loro 
Rimafo, renderai  co>l  tuofapere» 
li  tempo  prolungar,  V Imperio  a Roma» 

Altri  con  maggior  arte  arronzi  firme 
Daran,  che  manco  fol  lo  flirto  hauranno. 
Et  credo  che  ancho  un  di  dal  marmo  iuolt i 
Viuitrarran:  dimoiti fiett  le  caufe 
Con  maggior  eloquenti  al  fin  condotte»  i 
E gli  frati  del  del  con  piu  dottrina 
Trotteranno  altri  ; e in  quelli  iftefii  in  terra 
Con  giuftoflilfegnar  fapr anno,  & ancho 
Come  ognhor  foura  noi forgan  leftelk» 

Tu  quefto  tien  ne  la  memoria  Roma, 

Saper /oggetti  far  poptdi  in  prima , 

Et  commandar  poi  lor  con  giufio  imperio ». 
Qucfia  tua farà  f arte,  & lunga  pace 
Mantener  con  le  leggi,*?  dar  perdono 
A chi  nel  tuo  poter  rifitgge  burnite. 

Et  abbaffar  chi fia  fuperbo ,&  duro» 

Cefi  parlotta  il  padre  Anchife,  cr  efii 


SESTO  ^ 

- Vudian  marduiglìofii&poi fioggiunfè» 
Gnor  decorno  Marcel  di Jfioglié  opime 
Honordtó  ne  Ua,egt  altri  attanzd . 

Qucflo  confermerà  lo  fcctró  \ Roma, 
Mentre  che  in  gran  traudglìó  immerfa fidi 
Et  de  le  tórme  et  Affriche  de  Galli 
Fw  uincitor , efpoglierài  nemico 
De  le  proprie  armi , & polla,  terza  uotté 
Sójpend&aUo  al  tempio  di  Quirino, 

Qui diccEned,  perciò  che uedein/ieme  *., 
Che  un  giOuinetto  a quello  andana  a canta 
Mobile  in  uifla ,er  folgorante  in  tarme , 

Md  poco  lièto, tfh  uoltó  afflitto  e baffo . 
Dimmi  padre  chi  è quel, che  cofl  al  fiancò 
bó  fegutyè  forfè  alcun  del  ceppo  nofiro  i 
O chefbrepito  gl' è di  turba  a tornot 
Quanta  immagmuiril nel  Uoltó  moflraì 
Ma  par  che  negra  nebbia  fa' ombra  ojcttrO 
V afflitta  tefla  li  cir c ónde,  rigiri. 

AUhor  per  gran  pietadt  il  padre  Anchifi 
Di  lacrime  bagnando  i lumi  tluolto. 

O figlio } diffidi  un  gran  dolor  de  tuoi 
Cerchi  papere,  a pena  i fati  quefià 
Me  mofiraranno  al  mondo,er poi  crwUU 
Lo  rapir an, che  par  ria  troppo  al  cielo . 
forte  il  I angue  R ornati,  fie  lungo  tempo 
taficiafise  d’un  tal  dori goder  la  terra. 

O quanto  odir  potrà  quel  martio  campo 
De' nobili  Romani  il  piatito  e'I  duolo { 

Qual  pompa fim&alfiuperba  erravo 
V tdrai  tu  padre  Tiberino  affiora, 


\ 


(•&  LIBRO 

ttc  al  pio  fcpolchro  andrà  con  tacque  4 canto* 
Ne  giouinetto  mddel  tener  fangue 
Via  che  di  certo  honor  piu  falda  freme 
Eifc  prometta  a gtaui  fuoi  Latini . ;j 

Ne  la  Komulea  terra  unquafuperba 
Via  mai  tanto  <t  altrui  in  fi  uerdi  anni 
Mi  fa  che  uecchiafè,che  gran  pietade 
Via  pofia  in  lui  t qual  defira  in  guerra  inuitt A 
Che  niun  fenzafuo  danno  andargli  incontro  • 
Ofato  haunafendo  egli  armato  e’n  piedi 
Contro  il  nemico  giffe,o  uer  confrroni 
D el  frumofo  caual  premefie  i fianchi 
Tieh  sfortunato  al  men  piacefie  a Dio  WL 

Cangiar  fi  i fati  tuoi  per  qualche  uia * 

Tu  MarceUofarai,rofe  porgete 
Con  le  man  piene,accio  purpurei  fiori 
Sparga  fopra  quefia  alma , c'nfleme  almeno 
Con  quefti  doni  il  uano  officio  adempia* 

In  tal  guifa  guardando  hor  quiui  hor  quindi 
Per  larghi  campi  già  guardando  il  tutto . 

Ma  poi  che  A nchife  in  ogpi  luogo  Enea, 

H ebbe  condotto,*?  al  sfrenato  amore 
De  la  futura  gloria  accefo  *?  mojfo , 

Gli  mofira  poi  le  guerre,  che  eglifieffo 
D euefar  ne  t Italia,*?  tutto  tapre  '•  : 

De/  popul  di  Laurento ,*?  del  Latino j 
E t come  le  future  fue fatiche 
S oftenere,o  fuggir  pojfa  egli  meglio* 

Son  nel  infèrno  due  famofe  porte 
Del  forno,*? dtcon  che  è di  cornotund^ 
Vouehan  facile  ufeitai fogni  neri; 


^ SE  S T O *14 

V altra-  di  puro  Auoriò  oltra rifplaidti  .'  x * 

Mdfalfcùijìonfcmprc  ne  manda. 

Anchife  dunque  al  figlio  e ala  SihUd 
N ofirato  hducua  il  tutto  at altra  porta* 

Che  è et* auorio  gli  guidd,CT  d’indi  u/ciro,  P 
Enea  prende  il  fcntier  uerfo  le  nani) 

E fuoi  riveder  di  Gaetd  al  porto 
Guida  X firmata  a lidi  sempre  accoflo. 

Gittan  da  pròra  dtthor  Pandora  in  terrai 
Onde  falde  ftan  poi  le  poppe  al  lido . 


IL  SETTIMO  LIBRO 

DELL’ ENEIDE  DI 

VERGILI  O, 

T radotto  per  M.Giufeppe  Betufsi, 

Allallluftre  Signora  Lionarda 
da  Bile  Benuuoglia» 


Nw  fipett  Genti  fuafndìa,tT  | 1 

li  dal  nome  di  lei  chiamò  quel  luom  \\ 
w.  go  Cacti.  Di  poi  pafiò  iapprtfi  i 1 


fo  atta  I lonza  di  Circe , cr  con 
buon  ucnto  entrò  netta  foce  del 
Teucre  i & pacando  in  fu  con»' 
tr* acqua,  fi  riufiì  nelpaefi  Leu» 


Iss Kufc.  quìuì h unendo intefo per 
te  parole  dtAfianio,  che  quella  contrada  trafila  per  ordì * 
ne  de  fati , mandò  cento  oratori  al  Rx  Latino , /ignare  di 
quel  paefi,a  prefentargli  alcuni  doni  da  fua  parte,  & a do 
mandargli  luogo  per  edificare  una  città.  Latino  battendo 
benignamente  udita  lambafiieria,  oltra  quclck'efii  gli  ha» 
ueuano  cbieJlo,uolontariamcte  offirfi  Lauinia  fiua  figlino 
la  per  moglie  a Enea, la  quale  per  gù  oracoli  di  Fauno  fuo 
padre ,zr  per  li  refroitf  de  gl'indouini  bornia  comntifiio • 


i 


«SETTIMO»  ttf 


• di  muriurc d un  fireft ino . In  qucflo  mezzo  Giunto 

burnendo  per  nule,  chele  eofr  de  Troidni  fri, cernente 
X P a/pffìrofrcc  uemre  Aletto  <Ut infreno  * éfiurbar  U pe 
ce  yiaqudle  empie  prima  Amata  truche-  a;  i : . 


jj  "jj  v Airrtu  aau  inferno  a dijturbarla  pd 

~~  uaqudie  empie  prima  Amata  moglie  di  Latino,  cr  poi 
HTurno  anchora  dette fue  fùrie:  cr  quindiriuoltaagiouani 

per auuentura atthora  alla  caccia 

Q m^^r!>.l^f^mceno^ft^oia,pmiomoltoeja 
ro  a figliuoli  di  Tirrbeo  guardiano  dette  mandre  reali. 
Pcrchehauendolo  A (conio firito con  una  freccia,  ìuittani 
dato  di  mano  aW armi  affamarono  i Troiani.  In  queltumul 
to  morirono  Almonc  figliuol  maggiore  di  Tirrbeo , et  Cd 
Ufo  il  piuncco  contadino  di  tutto  quel  paefe.  [quali  clTem 
do  portati  morti  netta  cittì,Tumo,ct  Amata  (binfcroLd 
tino  amuouerguerra,e  auendicar  quella  ingiuria.  Mario 
potendo  egli,  per  ricordarli  de  fati,  cr  detta  lega  eh' eoli 
b due  a co  Troiam,difbor/lafarlor  vutrrd.  aìunn», 


\ fnvraarji  ac  fati,  cr  della  lega  cb'eeli 

^b  due  a co  Troianiydifrorflafarlor  guerrayGiunone  aper 
fJc  le  porte  detta  guerra.  Venne  in  aiuto  di  Turno  Mezem 
il  con  Lufofuo  figliuolo,  cr  Attentino  figliuolo  di  Uerm 

l "*^é*f**l^  Carnd 

1 ^ 04  catalogo  è ab 


^XtftntMUro: 

3 


^ fTtV  ambo  Siiti  noftri  eterna  fiondi 

JL  O nutrice dEnea fida  G dieta-, 
jjn  borendo  hai  dato.  Cnuthor  (fènuttagtoud 
Quefla  gloria  a mortai  ) dite  Horror  t 
Vi  [erba  lafuafìanzai  e il  nome  Coffa 
Segna  ne f amputamela  grande  Hefittrid, 

Ù Mdtl  pù  Enea  fornite  a picnCeJpquie, 

Er  coperto  di  terra  quel  fepolcro  , 

Pofiia  cbt  f alto  mar  tùie  tranquillo \ 


•s  • 


/ 


L I B R O 3 

^ Die  tc  itele  al  uiaggio,CT  Ufciòil  porto * 

SpircmkmtteiuemneUbianca 

• luna  d quei  nega  il  corfo,e  il  mar  nfplcnic 
Sotto  il  tremulo  fuo  lucente  lume  » j 

^QcfdnMcinodterin:h£ìfcÙ  liti . v 
Dohc  del  i ol  la  ricca,  figlia  i bofehi 
Z)uri  QT  alpestri  c°l  continuo  canto 
. farifuonath  & nefuperbi  tettìi 
Ver  far  hone  d la  notte  abbrucia  il  cedro 
pieno  <f  odore j& eon  l acuto  inficine 
Vcttine  teffe  le  fottili  tele. 

Quinci  saudiano  i gemiti  con  tire 
Ve’ feroci  leom,  che  patire 

Konpotcuano  piu  tanti  legami,  . 
JAaruggiuano  fòrte  a mezza  notte,  c v-* 
Indi  i cigniaUfetolojìyC  gli  Orfì  . » 

, jkrrabbiaudno  molto  entro iprefepii 

Et  uarie  qualità  di  lupi  urlando, 
fiuomin  qucjh  eran,che  la  dea  crudele  * 
Ceree  comi  poter  d' herbe,*?  4' incanti  ' 
Hauca  cangiato  in  animali,*?  fiere. 

Onde,  acciocbe  non  aueniffe  queflo 
jCpij  Troiani  itti  condotti  in  portOjf  r ' *5 
E djùhcbe  non  eptr  afferò  i rei  liti * 
Utttunno  ullhoi‘acQft  fecondi  uenti 

Gonfie)  le  ude,cr  fi  fcoftarglilungc 

X) a le  foci  crudeli,empie,e  bollenti* 

GfATojfcggiaua  per  ghrai  del  fole 

li  mare ^e  m aria  nfflendea  la  luna 
Sopra  il  fuo  carro  fiamcggiantc,  *?  chiaro. 
Quando  (cjfaro  menti»*?  ogni  fiato  • 

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Subito  s acquieto,  er  da  che  coerenti 
Solcando  a terra,? accojlaro  al  lito. 

Dt  qui  riguarda  Enea  dal  mare  un  bofco 
Ampio i tr a il  quale  per  un  fiume  ameno 
Con  rapaci  uoragini  entra  in  mare 
llfiauo  Tiberin  per  molta  arena.  ■ 

lui  d’  intorno  uari,&uaghi  augelli  yy 

Auezzi  a quelle  ripe,  era  quel fiumi.  •’  /, 
Addolciano  f aere  c&l  canto,  . j 

Ltd  intorno  uolauan  di  quel  bofco » 
Commanda  Enea  a fuoi  fidi  compagni. 

Che  drizzino  le  prode  uerfo  terrai  V ) 

"Et  lieto  fi  ripofa  al  fiume  ombrofo,  \{ 

Aiutami  Calliope  hora,ch*io  uoglio  ' r 
Raccontar  quali  Regia  ne  l'antica  * 

Italia  furo,  er  come  gian  le  coft,  » 

Quando  ne  le  contrade  Italiane  f 

Vefcrcitofiranier  fi  fi  uicino,  , * 

Ordendo  infieme  i primi  lor  contrafiL 
Tu  dea,  tu  al  Poeta  affiira  homai. 

Ch'io  narrerò  le  jpauentoft  guerre*  j 

Virò  lefquadre,??  gli  animofl  Regf 
Giunti  a la  morte -,  er  fon  per  dire  anchon  . 
Le  compagnie  Thirrene,e  appreffo  tutta 
L Italia  in  armi . H ora  maggior  principiai 
Ve  le  cofe  a me  nafte, & hor  i mouo 
Opra  maggiore . Allhorreggeua  in  pace  ; * 
Lungamente  Dantico  Re  Latino  ’ 

Molti  terreni,  er  molte  ampie  cittadL  ] 

lntefohabbiamo,che  cofluifù figlio  > 

, Vi  Fauno,??  di  Maricamnfa  uayty, /- 


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ptrfarium«4ll«..ottcial.l>rucMiI«Jr0 

PttniK  teff'  le  fottìi  itile- 
QjjjtW  i*Vm*  pmticonl itt 

De’tvroc/lewH,clK  p4tt>'f 

UoiipoKiMilop|»t><«t,,cg|<mI>  _ 

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Api)  Troiani  tó  ceniotn  » P°  *•  > 

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Gonfiò  le 

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Sopra  U Wo  cari  " )“»"*££>  .',- 

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Subito  $’ acquietò  3&  da  che  coerenti 
Solcando  a terrai accoflaro  al  lito. 
rii  qui  riguarda  Enea  dal  mare  un  bofeo 
Ampióytrail  quale  per  un  fiume  ameno  i. 

Con  rapaci  uoragini  entra  in  mare  r 

lift auo  Tiberin  per  molta  arena.  i 

lui  et  intorno  uari3  er  uaghi  augelli  ;-j 

Auezzia  quelle  ripe,  era  quel  fiumi.  - \ ; 
Addolciano  laere  co'l  canto, 
rt  d'intorno  uolauandi  quel  bofeo . 
Commanda  Enea  a fuoi  fidi  compagni,  i 

Che 'drizzino  le  prode  uerfo  terrai  > 

"Et  lieto  fl  r ipofa  al  fiume  ombrofo.  r 

Aiutami  Calliope  hora3ch'io  uoglio  . r r 
Raccontar  quali  Regia  ne  l antica 
Italia  fùro3  er  come  gian  le  cofe , .]  r 

Quando  ne  le  contrade  Italiane 
Vefercitofbramerjl  fi  uicino, 

Ordendo  infieme  i primi  lor  contrafiu  : 

T u dea,  tu  al  Poeta  affiira  homai, 
Ch'ionarrcrò  le  fyauentofi  guerre.  j 

Dirò  le  [quadre 3& gli  animofl  Regf 
Giunti  a la  morte  -,  er  fon  per  dire  anchora  > 
te  compagnie  Thirrene3e  apprejfo  tutta 
t Italia  in  armi . H ora  maggior  principici 
De  le  cofe  a me  nafce3w  hor  i mono  ■> 

Opra  maggiore . AUhor  reggeua  in  pace  ; * 
Lungamente  lamico  Re  Latino 
Molti  terreni,  er  molte  ampie  cittadL  j 

Intefo  babbiamo3che  coftui  fu figlio  « * j 

Di F auno,&  di  Maricaiunfa  unga  ./• 


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S ET  TIMO  t+t 

Vi  maniera , che  tAugur  difife-,  i ueggio 
Vi  lontano  ucmrc  un  huom  flraniero. 

Che  f altra  region  con  le  fue  genti 
Verrà  qui  ad  h abitar, e?  fra  flgnorc 
Vel' al  tarocca.  Oltre  ciò, mentre  tari 
Ardon  con  cafre,?? con  diurne  faci, 

E tal  padre  uicin  fra  la  donzella 
Lauinia-,  parue  un  fuoco  intorno  a' crini 
Lunghi  di  lei  abbarbicarli ,??  tutti 
Gli  ornamenti  reali  irfr  abbruciando-. 

Ne  molto  pofeia  entro  le  chiome  acceft 
La  notabil  corona  a gemme  ornata -, 

Indi  col  lume  fuo  mefro ,??  ffilendentt 
S'inuolfe  cr  fflarfe  in  tutti  gli  ampi  tetti 

V ardente  fioco:??  quefro  bombile  era, 
E tdaueder  marauigliofo  molto. 

Perno  ch'i  fati  dimoflrauan  quella 

H auer  per  fama  a diuenir  iUufrre, 

Ma  a' popoli  di  guerra  ejfer  cagione ; 

Onde  l'afflitto  Re  per  tai  portenti 
Volle  ire  appreffo  a cotìfigliarft  anchora 
Col  fatidico  fauno  fuo  padre . 

Coft  entrò  ne  l'alta  Albunea  felua. 

Che  tra'bofchi  è grandifiima,  ??  rifuona 

V 'un  facro  finte  de  l'iftcffo  nome , 

E ombrofa  jflira  fiero  odor  di  terra. 
QuiuiC Italia  tutta,??  tutta  infime 
L'Enotria  terra  fogni  dubbio  frano 
Vafii  a chiarir.  Qui  dunque  il  faccrdott 
Sacrificato  hauendo,??  ne  la  notte 
Sendofi  molto  ne  le  flefe  pelli 

Enei,  di  Ver.  ' EJ 


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Ne  i [ucceffori  imititi  *?  chiari  '>■ 

Del  italico  [angue ,e?  tarmi  iUuflri 
Che  hanno  a uenir  entro  a le  genti  nojlre 
Breue  dirotti ,e,nfiemt  i fatti  tuoi 
Quel  che  tu  uedi  hauer  gioitene  in  mano 
Vrìafìa  fenza  fèrro, egli  primiero 
Dcue  tojìo  [dire  3a  laura  [òpra 
Con  il [angue  Latin  mefehiato  in  parte, 
Siluiojia  detto,*?  dopo  la  tua  morte 
Ntfo  donde  i Red  Alba  haranno'l  nome 
Quelli  di  te  già  dami  carco  *?  grette 
Partorirà  Laumia  tua  conforte. 

Et  Re  trarr  allo  de  lefelue,*?  egli 
Eia  di  Re  padre, & indi  il  ceppo  uojbro 
Molti  armi  haurà  dominio  in  Albalunga, 
Quel  che  g le  appreso,*  P roca  honor  c 7 gloria 
Del  Teucro  [angue,*?  Humitor  e Capi , 

E SiluioEnca,chccomeatenelnomc 
Stimi, cofi  in  pietà, cofl  ne  tarmi 
Sara,  itegli  haurà  mai  lo  feetro  in  Alba. 
Guarda  anchor  quanto  ardir, quanto  ualore 
Dimofirin  quei  net  gtouenilc  affretto 
Cui  di  querce  ghirlanda  orna  la  tcjla. 

Quei  fomento  in  tuo  honor, Pidene  e Gobi 
Porranno,*?  di  Collatta  latta  rocca 
pomerio,*  cajlell di  luno, e Boia  *?  Cora 
Hor  terre  occulte,*?  aUhor  nome  houratma 
R omulo  anchor  dal  diuin  Martio  nome 
Hato,con  tono  fia  congiunto  d regno, 

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Qgd  del  ceppo  dAfiirio  difeefa 
llut  partorirà . Non  uedi  bar  come 


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Tenga  fu  felino fuo  doppia  la  infcgna* 

E’I  padre  fuo  già  penfa  al  cielo  alzarlo. 

Et  parte  farli  de  diuim  bonari. 

Ecco  che  in  Roma  pei  principi  fuoi 
Quella  gran  Romantica  fia  con  l'Imperio 
Parc  a la  terra,  & con  t ardire  al  cielo 
Chiudendo  fette  monti  in  un folmuro. 

Di  forte jìirpe fortunato  a pieno. 

Qual  f antiqua  gran  madre  de  gli  Dei 
Coronata  di  torri [oprai  carro  ♦ 

De  f antiqne  citta  di  Frigia  in  mezzo 
Superba  ua  de  la  fua  prole  altiera. 

Tal  potrà  R omagir  lieta  <f  attorno 
Stretti  abbracciando  cento  figli  e cento 
Tutti  immortai  : Tutti  fatiti  al  cielo. 

Volgi  figlio  ambi  i lumi,e*n  quefla parte 
La  nobil  gente  guardale  tuoi  Romani 
Qgefti  è Cefar,&fcco  i fuccejfori 
Di  lulo,queflifon  che  damo  tutti 
Degnamente  falire  a talme  delle. 

Quefii  C Enea)  quefiefol,  di  cui flfrejfo 
Senti  promejfe  da  gli  Dei  difcefo 
ecfore  Augufto, che  l’età  de  l'Oro 
Retta  già  da  Saturno  un’altra  uolta 
Renderà  in  Lofio, e iGaramonti,crgt  Indi 
Supererà  fendendo  il  grande  imperio 
Vuorpefegpi  cclc{li,cpoJla  parte 
De  la  granterra,oltre  la  uia  del  sole. 

Che  l’armi  regge ,ouefo fiate  Atlante 
Con  f ampie  frolle, il  citi  di  felle  adorno. 
Qpcfta  coi  Cafri  regni,  creo  i gocciati 


Merotici  pafii,e'l  Nilo  inficine. 

Che  con  fette  ampie  porte  entra  nel  mare 
T reman  pur  bor  per  i reffionfi  borrenti. 

Che  fenton  iel  uenir  ti  quello  A ugufio, 

He  tal  parte  del  mondo  il  fòrte  Alcide 
Scorfe  giamai,nt  tal  dominio  accrebbe , 

B en  che  occideffc  la  ueloce  cerna , 

Et  liberale  ilbofco  cTErimanto, 

E apprcjfo  a l'Erna  fuperajfe  l'idra. 

He  Baccho  ancor  che  uincitore'l  freno 

Di  Pampin  tiene  in  man, e guida  i monti 
Di  Nifa,giuda  lerabbtofe  Tigri, 

Temer an  dunque  noi  uèr tute  crfama 
Procaccia  hor  noi  co  i gloriofi  fatti*  '/■  • 

O ne  darai  timore  impedimento! 

Che  non  fi  firme  hor  nel  Italia  il  piede  ? 

Chi  lungi  è quel,  che  del  filice  oliuo 
Cinto  ha  le  tempie,egli  Dei  facri portai 
Conofco'l  crine  e la  canuta  tefla 
Del  Re,  che  la  cittade  infante  leggi  '<’•>;  * 
remerà  primo , cr  dal  ignobil  cura 
Chiamato  a porli  il  grande  imperio  in  mano 
Cui  fegue  Tuttoché  la  pace  e l'otio  [ 

T or r à di  Roma, ei  già  pigre  cr  lenti  f 

Richiamerà  ne  l'or  me, cr  di  triomphi 
Gii  feordati  ornerà  le  fòrti  fquadre. 

A quello  fegue  appreffo  ancho  fajìolo 
Che  pur  hor  gonfia  defauor  del  uolgo* 

Ecco  fe  uuoi  ueder  de' tuoi  Tarquini 

Et  di  Bruto  feuer  de  la  fua  patria  ' 

Liberatori  l'animo  innato  e ifafcii  , , > 


SESTO  1?** 


Egli  conful  già  primo,  er  le  feuert 
Scure  orneranno  : e fortunato  poi 
Mentre  che  mime  guerra  i propri  figli 
Trattando  andrà  di  capitai  fupplicio 
Gli  punirà , fol  per  la  cara  e r bella 
. P ublica  hbertadc,  er  comefia 
Che  il  fatto  fi  imiti  poi  quei  che  uerranno, 
Vincitorfiad' affai  Cantore  immenfo 
De  la  foia  patria  il  gran  deflo  ihotiore. 

'Lungi  anchor  i duo  Deci  e i Druft  appreffoì 
Guarda  T orquatocon  la ) cure  acerbo, 

E l buon  Camitiche  le  perdute  infegne 
V alorofo  s'acquijla , er  reca  indietro . 

Quel  alme  poi, a cui  limili  Carmi 


Lampeggiar  uedi,hor  in  concordia  uniti 
M entre  a Cofcura  notte  ìmmerfi fono . 

Uayme  quante  difeordie,  er  quanta  guerra 
Fia  tra  di  lor,  fe  mai itcrrar.no  in  uita: 
Quante  barbare  torme,  er  quante  fquadre 
Commoucranno . 1/  focer  giu  da  Colpi 
Per  C ingiuria  ume-ndo  il  gener  contro 
D/  genti  orientali  injlrutto  er forte . 

Dhc  cari  figli,  A tante  empie  contcfe 

Non  uogliate  auuezzar  la  patria  uojìrd.  [' 
T u Ccfar  unici tor  perdona  il  primo. 

Che  origin  trahi  dal  cicl>uia  getta  Carmi  • 

Nato  delfangue  mio. 

Quel  trionfante  di  Cormto  er  motto 
Per  la  grande  uccifion  de’ Greci  iUuftrc 
Mener a lieto  al  Campidoglio  il  carro 
Quel  fia  la  dejlrutùqtt  d'Argp  er.  Micene. 


■ ? 


Quel  P ino  uincerAyche  fla  difeefo 
Del  grande  Achille de  paffuti  fuoè 
. F ara  ucndctta,cr  del  corrotto  tempio 
Velacafla  Troiana  dima  tàinerua. 

Chi  mai  te  gran  Caton  lafciarnt  indietro 
Fotria  : chi  Coj[o,& chi  de  Gr  acchi  il  [angue 
Et  gran  fùlmindigucrra,iduo  S 'cipioni 
De  l’imperio  Affnc un  Jefìtio  ejhemo  i 
Lafciarò  mai  F abritio  affai  contento 
D'haucrpoco,  & Serran  dietro  l’ aratro  t 
Doue  Fabio  dogliofo  mi  trahetet 
Tu  ma  fimo  fe  qucl>chefol  di  loro 
Kimafotrenderai  co'l  tuofapcre* 
il  tempo  prolungar 9 F Imperia  a Roma* 
Altri  con  maggior  arte  dbronzi firme 
Daran , che  manco  fol  lo  flirto  hauranno » 
E t credo  che  ancho  un  dì  dal  marmo  iuoltt 
Viui  trarr an:  da  molti fleti  le  caufe 
Con  maggior  eloquenza  al  fin  condotte • i 
E gli  frati  dettici  con  piu  dottrina 
Trotteranno  altri  i e in  quelli  ifltfli  in  terrà 
Con  giuflo flil fegnar  fapranno,  cr  ancho 
Come  ogrìhor  foura  noi  forgan  le /Ielle. 

Tu  quefto  tien  ne  la  memoria  Roma» 

Saper  (oggetti  far  populi  in  prima  % 

Et  commandar  poilor  con  giuflo  imperio* 
Quefla  tua  farà  Vartc,&  lunga  pace 
Mantener  con  le  leggio  dar  perdona 
A chi  nel  tuo  poter  rifiiggc  humile. 

Et  abbaffar  chi fìa  fuperbOyCT  duro . 

Cofi  parlava  il  padre  Anchifc>0‘cfii 


<•£  S E S T O 

- VudianmarauigUofi;&poifóggiunffé 
Cucir ddycomc  Marcel  di  faglie  opime 

Uonorató  ne  ua,egt  altri  auanzd. 

Quefio  confermerà  lo  feetrò  à Roma, 
Mentre  che  in  gran  ttaiiaglió  immerfa juL 
Ei  de  le  tórme  cf  Affrica, e de  Galli  ' 

Eia  uincitor , e faglierà’ l nemicò 
Di  le  proprie  armi , er  poi  la  terza  notti 
SófanderaUo  al  tempio  di  Quirino. 

Qui diccUnca,  perciò  che ucdé  infime 
Che  uft  gióuinetto  a quello  andana  a cantò 

- Nobile  in  uifla,^  folgorante  in  Parme, 

Ma  poco  lieto,rin  uolto  afflitto  e baffo. 
"Dimmi  padre  chi  è quelite  cofì  al  fiancò 
t*ó fegutyè forfè  alcun  del  ceppo  nofhro  { 

O chc/kepitogl’è  di  turba  a torno ? 

Quanta  immagtrtuiril  nel  Uoltò  mofìrat 
Ma  par  che  negra  nebbia  ombra  ojcuri 

V afflitta  tefla  li  circOnde , & giri. 

AUhor  per  gran  pietade  il  padre  Anchift 
Di  lacrime  bagnando  i lumi  rii  uolto. 

O figlio, difaurt  gran  dolor  de  tuoi 
Ctrchifapert,  aperta  i fati  qucfto 
Me  mofiraranno  al  mondo, & poi  crudeli 
to  rapir artycbe  par  ria  troppo  al  cielo . 
forte  il  farigut  Roman,  fi  lungo  tempo 
Lafiiafse  d’un  tal  dori  goder  la  terra. 

C quanto  odir  potrà  quel  titanio  campò 
DrimbiU  Romani  il  pianto  rii  duolof 
Qual  pompa  fonerai  fuperba  cr  tari 

X tirai  tu  padre  Tiberino  (Mora, 

% 


M-  LIBRO  W 

* Che  d pio  fepolchro  mini  con  tacque  4 canto» 
Ne  gioumetto  maidei  tener  fangue 
F ia  che  di  certo  honor  piu  falda fonte 
nife  promette  a gtaui  fuoi  Latini.  j 
Ne  la  Romulea  terra  unqua  fuperba 
Via  md  tanto  <£  altrui  in  fi  uerdi  anni» 
lAifer  che  uecchiafè3che  gran  pietade 
Via  pofla  in  lui  ? qual  de/ira  in  guerra  imiti* 
Che  niun  fenza  fuo  danno  andargli  incóntro  • 
Ofato  hauna, fendo  egli  armato  e’n  piedi 
Contro  il  nemico  gijfe>o  uer  confootà 
De/  fomofo  canai  premere  i fianchi 
D eh  sfortunato  al  men  piacefie  a Dio  m 
Cangiarfi  i fati  tuoi  per  qualche  uùl 
Tu  NiarceUo far  ai3rofe  porgete 
Con  le  man  piene,accio  purpurei  fiori 
Sparga  fopra  quefia  alma , e'nfleme  almeno 
Con  quejli  doni  il  nano  officio  adempia* 

In  tal  guifa  guardando  hor  quiui  hor  quindi 
Per  larghi  campi  già  guardando  il  tutto» 

, Via  poi  che  Anchife  in  ogni  luogo  Enea, 

' Hebbe  condotto,®*  al  sfrenato  amore 

De  la  futura  gloria  accefo  er  moffo , 

Gli  moflra  poi  le  guerre , che  egli  fleffo 
Deue far  ne  t Italia,^  tutto  l apre  '■ 

< Del  popul  di  Laurento,zr  del  Latino i 

Et  come  le  future  fue fatiche  / 

Soflenere>o  fuggir  poffa  egli  meglio»  ' 
f ) \ . Son  nel  infèrno  due  famofe  porte 

Dtl  forno dicon  che  è di  corno  tundà 
Douehan  facile ufcùai fogni  neri; 


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SESTO  ^ Ì14 

f , ViUràdi  pure  Attòrti  otfrà  ri/plendti  ~ > 7 ' * / ^ 

2d  4 falfc  uifion fcmprc  ne  manda.  . - • 

Anchife  dunéfuc  al  figlio  e dia  SihtUd  ' \ 

N ojtrato  hducud  il  tutto  a ta\tr.a  portati 

Che  è (faiiorio  gli  guida?  er  d’indi  ufeiro.  F . 

"Ened.  prende  il  fentier  tterfo  le  nani,  *• 

E fuoi  riveder  di  Gaeta  al  porto 
Guida  l/trmataa  lidi  sempre  accofto. 

Gittan  da  pròra  afthor  Vatichora  in  terrai 
Onde  falde  flati  poi  le  poppe  al  lido. 


77 


IL  SETTIMO  LIBRO  8 

DELL’ ENEIDE  DI  fi 

' «ili 

VERGIUO,  ^ 

Tradotto  per  M.Giufeppe  Betufsi, 


Alla  Ulnare  Signora  Lionarda 
da  Elle  Bentùioglia* 


<? 

ARGOMENTO. 


i Nw  fepeli  Gatti  fu  Aldi  a,  ir 
dal  nome  di  lei  chiamò  quel  luo» 
go  Gaeta.  Di  poi  pafiò  d'apprtf» 
fo  atta  I lonza  di  Circe,  ey  con 
buon  uento  entrò  netta  foce  del 
Teucre  i erp  affando  in  fu  con»' 
tr* acqua,  fc  riufci  nelpaefe  barn 
ratte.  Quiui hauendo  intefo per 


le  parole  itAfcanìo,  che  quella  contrada  era  fua  per  ordi* 
ne  de  fati , mandò  cento  oratori  al  Bx  botino  ,fignore  di 
quel  paefe,a  prefentargli  alcuni  doni  da  fua  parte,  c rado 
mandargli  luogo  per  edificare  una  città,  botino  hauendo 
benignamente  udita  lambafcieria , oltra  quclch'cfiigli  ha» 
ueuano  chic  fio  }uolont  ariamo  te  offerfe  bauiniafua  figlino 
la  per  moglie  a Enea, la  quale  per  gù  oracoli  di  fanno  fuo 
padre, & per  li  refèorfi  de  gC indonni  bornio  contmifiio» 


« 


fle  di  nutritore  d un  fòrefticro . I nquefio  mezzo  Giano* 
ne  battendo  per  male,  che  le  cofc  de  Troiani  felicemente 
pdffaffera,frce  uemre  Aletto  datt inferno  a difiurbar  la  pi 
* cejaquale  empiè  prima  Amata  moglie  di  Latino , CT  poi 
Turno  anchora  delle  fue  fùrie  : *?  quindi  riuolta  a gioitane 
§ Troiani  yiquali  erano  perauuenturaaUhora  alla  caccia, 
mife  loro  innanzi  un  cento  domcfìico,z? perciò  molto  co* 
ro  a figliuoli  di  Ttrrheo  guardiano  delle  mandre  reali. 
Verchc  battendolo  Afcanio  ferito  con  una  freccia,  i uiUani 
dato  di  mano  allarmi  affollarono  i Troiani.  In  quel  tumul 
" to  morirono  Almone  fìgliuol  maggiore  di  Tirrbeo,  et  Cd 
Ufo  il  piuricco  contadino  di  tutto  quelpaefe.  I quali  ejfett 
do  portati  morti  nella  cittd,Tumo,et  Amata  fpinfero  Li 
tino  a muouer  guerra, e a uendicar  quella  ingiuria.  Mari* 
potendo  egli , per  ricordarli  de  fati , e?  detta  lega  ch'egli 
y b auea  co'Troiam,difforjl  a far  lor  gucrra,Giunont  aper 
* fe  le  porte  detta  guerra.  V enne  in  aiuto  di  Turno  Mezetm 
j fio  con  Laufo  fuo  figliuolo,*?  Attentino  figliuolo  di  Ho* 
1 cole,*?  di  Kbea,Catitto  et  Cora  fratelli  Tiburtim,  Camil 
f la  donna  ualorofìfiima,*?  molti  altri , il  cui  catalogo  è ai* 
U fine  dellibro. 


T 


\ 


V ancho  a'iiti  nofiri  eterna  fama, 

O nutrice  dEncafida  G dieta -, 

Morendo  bai  dato.  Ondìhor  (fe  nulla  gtoud 
Qucfìa  gloria  a mortai  ) di  te  Ihonort 
Viferbalafuaflanza-,  e il  nome  l'offa 
Segna  ne  l'ampia,*?  ne  la  grande  HefpcrU, 
Mail  pio  Enea  fimite  a pien  Uffequie , 

Et  coperto  di  terra  quelfepolcro -, 
fofaa  cbc  tolto  mar  uide  tranquillo » 


\ 


Die  le  itele  al  maggio,^  lafcioil  porto.  > 

SpirunUnotteiuentiineUbianca  \ <■ 

Duna  a quei  nega  il  corf  ne  il  mar  rifluiti»  > 
Sotto  il  tremulo  fuo  lucente  lume  » 
bocfanuicino  atcrra.iCircfi  liti 
j)ouc  del  $ ol  la  ricca  figliai  bofehi 
Vm&ralpcjlri  col  continuo  canta  c- 

fa  ri  frenar;  erve’ fuperbi  tetti , 

Ver  far  lume  a la  notte  abbrucia  il  cedro  ? 

pieno  £ odore  3&ce>n  l’acuto  inficine 

Pettine  te ffe  le  fottili  tele,  , 0 'v  :. 

Quinci  indiano  i gemiti  con  tire  v.  • 

De’ feroci  Iconiche  patire 
Nonpoteuano  piu  tanti  legami, 

^druggiuario  fòrte  a mezza  mtter  - * ' ' 

Indi  i cigmalifetolofl,e  gli  Orfi  ^ 

, £rrabbiaudno  molto  entro  iprefepis  ' 

Et  uarie  qualità  di  lupi  urlando, 
fiuomin  quejli  cramcbe  la  dea  crudele 
£ircc  con  ti  poter  d herbe, ea?  d incanti 

H auca  cangiato  in  aninidli3cr  fiere,  . ... 

Onde,  accioche  non  auenijfe  queflo 

fi! pi}  Troiani  itti  condotti  in  porto,  ’ '-r- 

E afriche  non  eptraffero  i rei  liti*  > 

Nettiamo  allbora  con  fecondi  uenti  • . - 

Gonjìqje  u4e,crfefcoflargli  lungi  : O 

Dale  foci  crude li,i)npie>e  bollenti.  ...  / •/ 

Gidroffcggiaua  per  gli  rat  del  fole  \.r.\  - 

li  mare >e  in  aria  rtfrlendca  la  luna 

Sopra  il  fuo  carro  fiameggiante,  CT  cbiarQi  3 

Quando  (tjfaro  itftnti}C?  ogni  fiato  ■ 

/ r-/ 


Subito  s acquieto}  er  da  che  coerenti 
Solcando  a terra, s' dccofiaro  al  lito. 

E i qui  riguarda  Enea  dal  mare  un  bofco 
Ampio  ytr a il  quale  per  un  fiume  ameno 
Con  rapaci  uoragini  entra  in  mare 
llflauo  Tiberin  per  molta  arena, 
lui  d'intorno  uari,<*r  uaghi  augelli  : 
Auezzi  a quelle  ripe , er  a quel  fiumi. 
Addolciano  taere  col  canto, 

Et  d'intorno  uolauan  di  quel  bofco . 
Commanda  Enea  a fuoi  fidi  compagni 
Che  'drizzino  le  prode  uerfo  terrai 
Et  lieto  fi  r ipofa  al  fiume  ombrofo. 
Aiutami  Calliope  hora,ch'io  uoglio 
Raccontar  quali  Re  già  ne  l'antica 
Italia  fur  o,  er  come  gian  le  cofe. 

Quando  ne  le  contrade  italiane 
Vefercitofiranier  fi  fi  uicino. 

Ordendo  infime  i primi  lor  contrafii 
Tu  dea,  tu  al  Poeta  offrirà  homai, 
Ch'ionarrerb  le  ffrauentofe  guerre * 

Virò  lcfquadre,zrgh  animofl  Regi 
Giunti  a la  morte-,  er  fon  per  direanchora  .» 
he  compagnie  Thirrene,e  appreffo  tutta 
V Italia  in  armi.  H ora  maggior  principio* 
he  le  cofe  a me  nafcc,zr  hor  i mono  « 
Opra  maggiore . AUhorreggeua  in  pace 
Lungamente  t antico  Re  Latino 
Molti  terreni,  er  molte  ampie  citta di. 

Intefo  habbiamo,che  coftui  fi  figlio 


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, pi  Fauno,  gr  di  Maricatunfa  uaoa~\.  }iv  ! <- 


«LURO  ^ 

Di  Lamento-,  e?  fu  di  Vanno  padre  ? 
Vico 5 di  Pico  dieeji  Saturno 
Te  cjfcr  genitore:  onde  tu  uicni 
Di  quc/lo [angue  a tffer  primo  autore* 
Veruolonti  de' Dei  non  fu  a coftut 
figlio  mafehio  ncj]uno,cccetto  un  foto  , • r 

Che  tenero  bambino  ufcl  di  uita. 

Solala  cafa , e r tornir  igne fedi 
Serbaua  una  figliuola  da  marito , 

Et  hoggimai  d'anni  maturi, i intieri, 
gioiti#  Italia  domandauan  quella,  \> 

Cofi  fAufonìa  anchora;ma  traglialtri  , } 
betUfiimo  Turnoajfai  potente 
D'ani  er  parenti : a cui  del  Re  lamoglie 
gon  poco  difiauadar  per frofa  . ,yx 

tabella  figlia,!?  lui  genero  farfj:  ,t 

già  diuerfi  portenti  colmi,!?  pieni  ; 

Di  gran  terrori  ciò  uietauan  molto . 

Tra  gli  altri  un  Lauro  pofìo  era  nel  mezzo 
De  la  eorte  reale  alto , t? [aerato 
Con  grvm  timor  per  fratto  di  molt'anni: 

Il  qual  trouato  dal  padre  Latino,  , \ 

Quando  egli  edificò  le  prime  rocche 3 
Diccuahaucr  dicato  al  diuinVcbo . 

Et  dal  tauro  haucr  donato  il  nome 
Di  Laurenti  a quelli  h abitatori. 

Sopra  la  cima  di  qucfl'arbor  mólte 
Api  (da dir  marauigliofa cofa)  . 

Con  gran  rumore  affediaro  il  forno) 
Lequai  per  Vana  di  lontan  uenute 


S'amtiehiar  eo  piedi  intorno  a rami 


LÌ  I 


<•£  S ET  TIMO  217 

Di  maniera , che  CAugur  diffe-,  i ucggio 
Di  lontano  uenire  un  huom firmerò. 

Che  (Coltra  region  con  le  fue  genti 
Verrò  qui  od  h abitar, er  fio  Jìgnorc 
Del' alto  rocco.  Oltre cio,mentre  C art 
Ardon  con  cafie,!?  con  diurne  faci, 

E t ol  padre  uicin  fio  lo  donzella 

Lauinia-,  porue  un  fioco  intorno  a' crini  , 

Lunghi  di  lei  abbarbicarli,!?  tutti 

Gli  ornamenti  reali  irfi  abbruciando 5 

Ne  molto  pofeia  entro  le  chiome  acceft  À 

La  notabil  corona  a gemme  ornata ; 

Indi  col  lume  fio  me  fio ,er  frlendcnte 
S'inuolfe  er  jflarfe  in  tutti  gli  ampi  tetti 
V ardente  fioco :er  quefto  bombile  era. 

Et  da  ueder  marauigliofo  molto,  > 

Vercio  ch'ifatidimoftrauan  quelli 
H auer  per  fama  a diuenir  iUuftre, 

Ma  Spopoli  di  guerra  ejfer  cagione»  N / 

Onde  l'afflitto  Re  per  tai  portenti 
V olle  ire  dppreffo  a configliarfi  anchora 
Col  fatidico  Fauno  fio  padre,  \ . 

Coji  entrò  ne  Calta  Albunea  felua. 

Che  tra'bofchi  è grandifiima,  e?  rifiona 

T? un  fiero  fónte  del' ifteffo  nome,  r * 

E ombro  fi  jfira  fiero  odor  di  terra,  „ 

Quiui  C Italia  tutta,!?  tutta  infime 

L'Enotria  terra  fogni  dubbio  ftrano  - ■ r .. 

Vafii  a chiarir.  Qui  dunque  il  ficcrdott 

Sacrificato  hauendo ,!?  ne  la  notte  4 i 

SendofiinuoltoncleftefepeUi 

Enei,  di  Ver,  ' E E 

■*  f •*:  • /•  : * 


1 


LIBRO  ^ 

De  le  uittime  morta  die  a dormirft.  v + 

lAolt' ombre  ci  uedc,chc  girando  intorno 
Cerchio  li  f anno, & ode  norie  uoci , 

Parla  co‘ Dei, cr  uci  profondo  Alterno 
Con  Acheronte  fa  molti  conflitti, 

Effo  padre  Latin  mede  finamente , 

Cercando  batter  rifpojla  -,  di  fua  mano 
( Secondo  ufanza)  banca  amazzato  cento 
Lanofe  pecorelle , cr  s’era  inuolto 
Ne  le  fpoglic  di  quelle,  cr  come  in  letto 
In  tai  uclli  giacca  -,  Quando  nel  ho  fico 
Tojìo  in  alto  s'udì  quejlo  parlare. 

0 mia  progenie  ; non  cercar  d'unire 
Tua  figlia  in  fpofa  a ncjfun  huom  Latino , 

He  fède  hauer  ne  le  apparate  nozze : 

Vengon  (Ir  amen  generi,  ch'il  noflro 
Buon  fanguc  inalzar an fino  a le fldlcs 

1 cui  nipoti  poi, 'ch'indi  uerranno 
Vedran  fiotto  i lorpici  uolgcrjì  quanto 
Tra  l'Oceano  il  sol  [calda, cr  circonda. 

Non  tacque  il  Re  Latin  quelle  rifpofte. 

Di  che  auifato  fu  ne  l'alta  notte 

Dal  padre  Fauno  : anzi  qua , cr  U uclando 
D' ognintorno  la  fama,hauca  portato 
Perle  città  <f  Au fonia  tal  nouelia  ; 

Quando  legò  lagioucntù  Troiana 
A terra  piu  uicin  la  loro  armata. 

A Uhor  Enea,  t primi  capitani 
Col  hello  I ulo  a ripofar  fcn'uatmo 
A f ombra  d' un  gran# albero,  facendo 
S u'fiefchi  fiori  apparecchiar  le  ntenft 


SETTIMO^!  218 

- Co'lpandi  farro  foprathcrbamoUt, 
ìndi,  fi  come  i Eati,c  il  del  uóleua. 

Ornatila  menfd  di  feluaggi  pomi. 

Ch'era  fatta  di  pafia  : ma  il  bi fogno  ( 

(Confumate  f altrui  uiuande)  fece. 

Che  qui  diero  di  morfo  ancho  a la  menfit  j 
F atta  di  panche?  per  bi  fogno  coiremo  ' 

Con  mani  ardite , & con  feroci  denti 
.Vela crofia fatai  uiolaro il t ondo 
M cn  riguardando  a le  fchiacciate  quadre » 

Di  che  I ulo.  Ahi, eh' anco  confumato 
• H abbiam,dijfc-,  le  menfe 5 ne  piu  innanzi 
Pafiò,chc  quel  parlar  dal  padre  Enea 
Per  bocca  dclfanciul  fu,  aUhor  compre fo} 

Ut  fu  ancho  il  primo, che  da  quello  udito 
fin  concedcffe  a l' altre  fue fatiche* 

Onde  pien  di  ftupor  fubito  dijfc} 
lo  ti  faluto,  0 terra  a me  promeffa 
'Decidi , ìndi foggiunfe-,  0 uoi  Troiani 
Deh  fate  riuerenza  a quefh  luoghi. 

Qui  c'habbiamo  a firmar } quefiè  la  patria » ' é 

Chor  mi  ricor do,che  il  mio  padre,  Anchift 

Con fegreto  defati  amepromife,  ì 

Dicendo  a me  , 0 figliuol  mio  diletto 

Quando  dal  marginato  in fir  anditi  ; d 

Sarai  sforzato  a confumar  le  menfe  \ 

Per  fame  in  ucce  di  uiuande  5 AUhor d I 

incomincia  /forar  lajfo  pofarti  $ ; 

Et  babbi  a mente  iui  le  prime  cafè,  \ i 

Di  tua  mano  fcgnare,e  i fondamenti 
Primi  locar,  Quefi'cra  quelli  fame, 

ee  ii  ir.. 


» 


m 


ni  L 1 B R o 

Quella, ch'ultima  a noireflaua  homai 
Ad  impor  fine  a' danni. 

L a onde  lieti  a la  feguente  aurora 
Intendete  del  luogo, & qual  nationc 
Fiatiti  tal  paefe,®  ricerchiamo 
D oue  fon  le  cittadi,accio  etiufeendo 
fuori  del  porto  a ritrouarle  andiamo» 
Intanto  fate  i facrifici  a Gioue > 

E t con  preghi  chiamate  il  padre  Ancbife, 
Sopra  le  menfe  riponendo  i uini . 

Coji  poi  detto;  d’un  fronzuto  ramo 
S'orna  le  tempie,®  caldi  preghi  porge 
Del  loco  a la  natura ,®  a la  terra 
Vrimamadre  de' Dei,  a N infc,e  a fiumi 
No»  ancho  ccnofciuti  : indi  humilmente 
fa  notte  inuoca,® i nafccnti  fegn? 

Di  quella}®  chiama  il  diuin  Gioue  Ideo, 
Ft  per  ordine  anchor  la  Frigia  madre, 

E i due  padri  de  l'Herebo ,®  del  ciclo: 
AUbora  il  padre  onnipotente,  ® chiaro 
Con  tre  lampi  intonò  da  l'alto  cielo } 

E t « con  man  nc  l'aere  la  nube 
Ardente  dimofirò  per  luce,®"  oro; 

Di  che  leuofsi  fubito  un  rumore 
Tra  le  [quadre  Troiane, e ogn'im  dieta 
Effer  uenuto  il  giorno  : ond’ei  douefie 
Le  pronte ffe  a lor  mura  edificare: 

Uia  aUhor  di  nuouo  i facrifici  fanno. 

Et  con  augurio  buon  prcparan  lieti 
L e tazze  coronando  i fiacri  uini . 

F oi  fubito  fctiapparuc  ilbel  mattino , 


. ■ ■“< 


S E T T I M O >*>  ±tp 
Che  cottici  prima  luce  or  riduci  il  mondo  $ 
Qua,er  la  ferìuanno  ricercando  i liti , 
ha  cittade3e  iconfin  di  quella  gente 
Et  trouan  quefli  del  N umico  fónte 
Efjcr  glifiagnUzr  queflo  il  fiume  Tcbro% 

Et  quiui  i fòrti  dimorar  Latini 
Il figliuolo  d'Anchifc  aUhor  commanda 
Cento  oratori  da  la  fchiera  eletti 
A l'augufla  città  del  Re  drizzare 
I loro  pafii  ogrìun  di  fronde  cinto 
E'oliudjd  quel  portando  alcuni  doni 
Et  impetrando  a’ buon  Troiani  pace • 

Senza  tardare  icommandatiuanno 
Con  lor  ueloci  pafii  al  lor  viaggio} 

Et  eglijn  tanto  le  muraglie  fegna 
Con  burnii fòjfa,& fa  fecuro  d luoco ; 

Indi  le  prime  ftanze  di  quel  litó 
In  guifa  di  fortezza  ua  cingendo  ' 

Con  pali , terra,murdj  argini,e  (òffa. 

Homai  fi  cominciavano  a uedere 
Da'giouani  in  camìn  le  torri, e i tetti  z 

Superbi  de  Latini ,e  a lacittade 
V odeon  giungendo  igiouanij garzoni 
D'età fiorita  a pieno  ejfercitarfi 
Sopra  i cauaUi,  altri  domar  carrette 
Per  la  polue , altri  fiender  gl'  archi  duri , 

Et  piegar  altri  con  le  braccia  i dardi 
Leggieri^zf  altri  col  ueloce  cQrfo 
Giocare  a trappaj[arfi,altri  a la  lotta: 

OndfUn  mejfaggio  cavalcando  in  fretta 
lntenSl  fice  al  vecchio  Re  Latino 

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4 


f*c  LIBRO  » 

C&’mim  gran  fchiera  dhuomim  ftranicri. 

Et  d'h  àbito  anchorflrano  iut  cran  giunti  i 
Di  c&Vi  commenda. , che  umir  a lui 
Debbano  tofto  -,  e in  tanto  quel  s’ affetti 
N eia  fedia  re  al  de'fuoi  grand' ani. 

Era  ne  la  cittade  un  tetto  augujlo 
Soflcnuto  da  cento  alte  colonne 
(Stanza  reai  del  gran  Laurente  Pico) 
torrido  per  le  feluche  honor  de' padri 
; Prender  qui  i fattrice  alzar  i primi  fafei 
Era  £ augurio  d'Re,c?  a quelli  era 
Tal  tempio  piazzai  quejlc  eran  le  fedi 
Ver  le  fagrc  uiuande quiui  auezzi 
(Morto  il  montone ) a le  perpetue  menfc 
Eranfe  derei  padri3cr  u'crarìancho 
Ver  ordine  le  effigie  de  gli  antichi 
Ami  di utcchio cedro j 1 taloye'l padre 
Sabino  con  l’amofazr  gran  Saturno , 

Che  le  uiti  piantò , f otto  i cui  piedi 
Stana  la  torta  falce,®"  del  bifronte 
Ciano  hmagin  f opra  de  l'entrata 
Staua  ripofìa ,er  d altri  Re  fecondo 
Le  loro  etati3chc  partirò  in  guerra 
Ferite  per  la  patria  combattendoi 
Oltre  di  cio,nefacri  muri  appefe 
Stauan  molt'armc  a'prigioneri  tolte » 

Come  fono  cadette,  er  torte  fcuriy 
Elmi,cimicri3cr  fèrri  d'alte  porte , 
Dardi,fcudi,corazzeianchorc,croftn 
Toltele?  leuati  da  le  naui  hojlilu 
Et  effo  di  caudtli  domatore  0 


i 


SETTIMO 

P ico  fedeua  con  la  augurai  ucrgd 
Di  piccola  corona  ornato  il  capo 
Et  nc  la  man  fìnifira  hauea  lo  feudo 
Fatale,  er  fi  uedea  fi  come  Circe 
R icca,er  pojfentc  innamorata  (Ceffo, 
Et  defìando  a lui  di  uenir  moglie : 
Vcrch'ci non  confermai  fuouolere 9 
Con  la  bacchetta  (Cor  quello  percoffc9 
Et  con  herbe,  er  incanti  lo  conucrfe 
In  augel  d‘ ale ,cr  di  color  diuerfo , 
Stando  in  tal  tempio  de  gli  Dei  Latino 9 
E’n  la  paterna  fe  de  ripofando, 

A fc  innanzi  uenir  fece  i Troiani , 

E a quelli  entrati  con  benigno  uolto 
In  tal  modo  parlò  prima  di  tutti. 

O Dardanidì)flitcci,che  bene 
Sappiamo  la  citta, e Corigin  uoflrd 9 
Et  che  cercate  con  ardire  il  mare-. 

Che  dimandate  f qual cagionle nauti 
O di  che  bifognofe  al  lito  Aufonio 
Ver  tanti  uafii  gorghi  ha  uoi  condotto  * 
O per  error  di  firada, o ucr  cacciati 
D4  Fortune  di  mar, che  foglion  molte 
Vatir  in  effo  i mannari  arditi 5 
Se  del  fiume  in  le  riue  entrati  fete , 

Et  nel  porto  fedete  -,  non  fùggitc 
Vhoffiitio,ne  u'increfca  haucr  contczZd 
De*  Latini  difeefi  da  Saturno 
Non  per  legamene  per  leggi  giufli, 
Uladafe  ftcfsi,cr  che  fi  reggon folo 
Secondo  ufanza  de  l’antico  iddio . 


IH  L I B R O Mf 

* Ef  acrmente  io  itti  ricordo  udire 
(Che  tafani  è piu  ofeura  affa  da  gli  mi  ) 
Jn  tal  modo  narrar  gli  antichi  Aurunchi, 
Che  Bardano, che  nacque  in  quefie  parti 
Popò  di  Frigia  a lecittadi  idee, 

Età  Santo  di  Thracia,c'hor  fi  chiama 
Smothracia,pcrucnne  : onde  da  poi 
Q&cl,  che  partito  s'era  da  la  fede 
Tirrena  di  Corito  fu  raccolta 
Ne  leflanze  reai  del  del  fleUato , 

Et  hor  la  regia  et  oro  in  quel  ritiene , 

E il  numero  de' Dei  d'altari  accrefee ; 

C ofi  difi' egli-,  {fintai  Modo  poi 
Con  la  uoce  I lioneo  fèguì  fuoi  dettL 
O Re  di  Fauno  egregia  prole,  er  degnai 
No/i  pero  uerno  ha  già  coflrctto  noi 
Da  fortuna  cacciati  a uoftri  tetti 
H ora  ridurci ,er meno  crror  di  ftraddi 
He  [iella,  o lito  ha  fatto  inganno  a noL 
D'accordo  tutti,  er uolontariamente 
Hot  cacciati  da'rcgni,crchcgiail  fole 
Gr andifitmi  uedea,Mentre  uenia 
D4  teflremo  Orizonte  j hor  flam  uenuti 
A quefìa  uofhra  iUuàre, ampia  cittade. 

Del  noflrofangue  uien  da  Giouc  il  ceppo  t 
Et  la  giouentu  Bardana  s' allegra. 

Che  Gioueauo  le  fin . Effo  Re  Enea 
Troiano  de  la  Stirpe  alta  di  Gioue 
E quel,che  ci  ha  mandato  a tua  prefenZd* 
Quanta  tempefla  da'  Miceni fieri 
Stotafiaftarfa  per  li  campi  Idei* 


1 


^'SETTIMO  zzi 

E t quanto  l’uno, & l’altro  alto  potere 
V’Afla,er  ^Europa  fia  concorfo  infatti) 
ìntefo  l’ha  fino  ogni  efirema  terrà , 

Che  da  l’Oceano  fia  partita,  er  ogni 
Gente,chè /èparata  è da  le  quattro 
Parti  del  mondo , ou’ardé  il  fiero  sole.' 

Va  quel  diluuio  noi  per  tanti  mari 
Profondi  qui  gittati  kor  ricerchiamo 
P icciola  fede  de  la  patria  a’ Dei, 

Et  un  litofccUro  -,  e un  ondale  un' aUrd, 

Ch’ a tutti  noi  fia  manififtd,cr  buona. 

Non  faremo  del  regno  indegni,??  menò 
Lieue  detta  farà  la  fama  uofird, 

Ncfcor  derapi  di  tal  don  la  gratta. 

Ne  incYc fiera  d gli  Aufoni  hauer  rdccoùò 

Tròia  tiel  grembo . Perciò  che  ui  giuro 

Per  li  fatti  d'Enea,  per  la  poffente 

Sua  delira  mano, e?  perla  fidc,ò  uerò 

Per  chi  prouato  t baite  in  guerra,  e iti  ami}  ' 

Che  molte  nationi,& molte  genti 

(Accio  che  tu  non  fl>rczzi>queUo,c’hofd  v 

Va  nói  fiefii  con  preghi  t’offeriamo  ) 

Ci  hanno  richiefto  fcco,&  han  uoluto 
Giungerfi  nofcò  : ma  il  uòler  de’ Dei 

Confuoicomandamentihdnoicofireltó  . 1 

V enir  a ricercar  le  uofire  terre. 

Vi  qui  D ardano  ufeito  hòr  qui  ritòrti^ 

Apodo  co’fuoi  grandi  ordini  e leggi 
Venir  ci  sforza  al  bel  Tirreno  Thelró$ 

Va’ fiacri  gorghi  del  Nimico  fónte.  s A 

Oltre  di  qUcfio  a te  apprefenta  Efkd  - , 

• s1 


^ LIBRO  ^ 

Quelli  piccioli  doni  a lui  rimafii 
De  la [fortuna  dianzi**? conferudd 
A gran  fatica  da  l’ardente  Troia . • 

Con  quefta  coppa  d’oro  il  padre  A nehife 
Soleua  bere  a fuoi [aerati  altari 
Quejla  di  Ariamo  fu  uerga  reale , 

Quando,  fecondo  ufanza»  agli  adunati 
Popoli  fuoi  daua  ragioni , *?  leggi  > 

Qwcfto  è /o  feettro,  cr  fluefo  è & corona, 
Vefliy  fatica  di  Troiane , 

Per  tardetti  d’ilioneo  Latino 
Come  infenfato  tien  la  faccia  fifa, 

E immobili  gliocchi  intenti  uolge , 

Et  china  a terra . Ne  il  Re  tanto  muoue 

Da  porpora  dipinta, cr  menagli  feettri  ■ 

Di  Priamo , quanto,  ch'ei  dimora -,  CT  ptnfà 
Al  matrimonio ,*?  no^tc  de  kjigfo*» 

Et  de  Dantico  Panno  entro  del  petto 
Volge  gli  auguri,  certo  effer  coflui 
Quello  uenuto  per  uoler  de’ cieli 
Da  ftraniero  paefe  a dmofbrarfl 
Genero  fuo,*?  con  eguali  auffict 
Ejjèr  chiamato  in  quc'rcami, affine, 

, C ’h abbia  a fccnder  da  lui  quell’ alta  stirpe. 
Tanto  per  la  uirtujfilendida,c  iUufìre , 

Che  tutto’l  mondo  co’l  ualorfuo  copre • 
Onde  alla  fine  allegramente  diffe > 
Profferii  Dei  filano  a principi  nofiri, 

E il  loro  augurio . A te  T roian  dar  ufi 
Quel,che  tu  chiedi,*?  non  rifiuto t doni 
A noi  (jìgnoreggiando  il  Re  Latino  ) 


+1  SETTIMO  22* 

Non  graffe  zza  di fèrtile  terreno , 

N c mancherei  di  Troia  l'abbondanza 
M et  cfjo  Enea,  fe  tanto  è il  fuo  difìo 
Xfhrnr  nofha  contezza,  e*r  ejjcr  detto 
Noftro  compagno-,  horfe  ne  uenga  innanzi* 

Nc  fugga  di  ueder  le  faccie  amiche. 

A me  in  parte  farà  fegno  di  pace, 

Vhauer  al  uoftro  Ré  tocco  la  mano.  \ 
Voi  a l'incontro  a lui  quefìi  mici  detti 
Riporterete  c'haggio  una  figliuola  : 

Ld  qual  le  forti ,er  i paterni  auguri , 

Né  del  ciclo  infiniti  altri  portenti 
Non  confcntono, ch'io  congiunga  in ffiofit 
Ad  alcunhuomo  de  la  gente  nojlra. 
Madicontuttidapaefteftcrni 
1 generi  uemre  a far fua  (lonzi 
In  quefia  Italia j iquali  il  fangue  noftro, 

E5/  nome  inatzcranfino  a le  ftclle  : 

XȎ  diffiofition  fatali  iftimo 
V oler  quefio  effer  quello, cr  io'l  difio , 

Scia  mente  augurar  può  cofa  uera. 

Co  fi  parlato  hauendo  : il  padre  elegge 
Tra  il  numero  defuoi,  cento  caualli; 

Che  bene  egli  rìhauca  trecento  bianchi i 
Chefiauano  ne  V alte,  cr  belle  ftalici 
Etfubito  commanda,  eh' a i Trotani 
Per  ordine  un  per  un  nc  fio  menato . 

Guarniti  tf  oftro,  cr  di  ricami  ornati 
Sono  i corficriy  da  cui  petti  ftanno 
Pendenti  in  giu  ricchi  monili  d'oro , 
tt  d'oro fon  coperti,*? fottoidShti 


r\ié 
• A 


mi  L I B R o 

Tengono  i morji  d’oro  rijflendente. 

Indi  d&'affinte  Enea  manda  a donare 
Vna  carretta,??  due  cdUdUi  di  giogo. 

Da  le  cui  nan  /pira  ardente  fuoco 3 
E t erem  anco  de  ld  propria  razzo. 

Che  ld  Dedald  Circe  rubò  di  padre 
Coprir  facendo  da’ canai  del  fole 
Altre  giumente  per  hauerne  jlirpei 
Con  tali  doni , ??  detti  di  Latino 
1 meffaggi  d'Enea  tornauan  lieti 
Sopra  i cduaUi  riportando  pace ; 

Quando  di  Gioue  la  mogliera  iniqua. 

Che  d'Argo  Inachia  lieta  fen'ueniua. 
Tenendo  il  fuo  camin  per  lo  fuo  climat 
Vide  l'allegro  Enea,  uidedalunge 
V armata  ie' Troiani,??  uide  anchora 
Lui,  che  già  difegnaua,  ??  cafc,  er  tetti 
Vermatohauendo  appreffo  il  porto  a terrà 
Tutte  le  noni  fue  : di  ch'ella  piena 
Di  rabbia ,??  di  dolor  toflo  fèrmofii $ 

Et  dimenando  il  capo  fior  del  petto 
Mandò  quefic  parole  acerbe,??  fiere  • 

Ahi  jiirpe  molto  odiata ,?? di  Troiani 
fati  contrari  a'nofin  Eatii  hauete 
N on  potuto  reflarné' Sigei  campi ? 

N on  han  potuto  i prejì  effer  pigliati * 

N on  hà  l'ardente  Troia  ancho  abbruciati 
Gli  huomini  tutti  i Han  dunque  ritr ouato 
Tra  le  [quadre,??  i fiochi  aperta  flradat 
Ben  mi  cred'io,ch'il  mio  poter fia  loffi). 

Et  che  la  mia  deità  fia  poca,o  nulla-, 

, 


i-% 


Poi  che  de  Mio  mio  quafi  anchofati* 
Kipofata  mentono  : onde  ch'c  ualfo 
UcJJèr  a lor  contraria.  * cr  con  ardire 
Haucrfeguito  quei  fuor  de  la  patria 
ìn  efi  ilio  cacciati  imperlo  mare 
Perfeguitato  hauerh  a tutta  fòrza  * ' 
Contr a Troiani  in  uano  è confumato 
Del  Cicloidi  Nettunio  ogni  potere». 
Che  m’han  giouato  ne  le  Sirti , o Scilla» 
Ne  C ariddi  profónda  f c'horfecuri 
De/  mare,cr  di  me  inficine  fi fon  mefii 
Nel  difiato  nido  del  gran  Tbcbrot 
"Potè  Marte  mandare  in  ariane  in  poluc 

Bafìera,cr  crudelmente  de'Lapitbis 

Bt  ejfo  padre  de  gli  Dei  conceffe 
A Diana  sfogar  gli  sdegni ,er  tire 
Contra  de'Calidoni  antichi , cr  degni: 
Bt  qual  fedenti  fi  deXdpithi * 

Bt  men  di  Calidom  a pene  uguale  * 
Maio,  che  fon  la  gran  moglie  di  Gioue» 
Mifera,  er  infelice  non  ho  nulla 
hafciato  non  tentar, Sbobbia  potuto * 

B in  me  medcfma  ho  poi  riuolto  il  tutto  ♦ 
Enea  fon  uinta  i onde  s il  mio  potere 
Affai  grande  non  è -,  non  haur'o  tema 
Di  non  cercar  aiuto  oue  nefia 
Btpofcti,ch' io  non poffo  i Deifuperni 
Piegar, uedrò  di  mouer'  Acheronte» 
Btienche  non  fi  pojfa  a’ cicli  opporre > 
Che  Lauinianonfla  moglie  d' Enea» 

Bt  eh' i T roiani  ne’ Latini  campi 


' 

iKLIBROMf 

► Non  sgabbiano  a firmare  5 io  farò  tanto* 

Et  tanti  indugi  aggiungerò  a le  cofe, 

Che  d’amendue  li  R e riandranno  a pezzi  ». 
I popoli, cr  le  genti  : cr  cojì  il  genero, 

E ilfoccro  con  i brago , cr  con  ruina  ■ ul 

, Vefuoifaran  la  pacc,cr  quefte  nozze  I 

E t tu  donzella  di  Troiano  [angue  ') 

E t Kutulo  farai  dotata  a pieno , 

Et  [oprate  fiapronubaBdlona.  > 

Non  di  Clijfco  la  figli  a effóndo  pregna. 

Che  fi  f )gnò  di  partorir  la  face, 

► Vroduffe  a Troia  cofì  ardente  fiamma. 
Quanto  graue [ara  qucfl' altro  parto 
A Venere -,  cr  fi*  nato  uri  altro  Pari, 

E t altre  anchor  funebri, ardente  faci,  i 

Che  faranno  di  nuouo  ir'Troia  in  pollici 


Cofi  detto  riandò  giù  net  infèrno,  ‘ 

Et  A Iettò  chiamò  cagion  di  pianti  ( 

Scegliendo  quella  tra  l altrui  firocchic 
"Dal infernali  tenebre,??  alberghi. 

A coftei  fono  a cor  le  mefte  guerre, 

V ir  e, gl  inganni,  cr  i peccati  iniqui 
Vi  manierajch’il  padre  ejfo  Plutone  ; 


Vodia,cr  in  odio  anchor  than  le  forcllc. 

Qh  cito  mojiro  injirnal  fi  cangia  in  frane 
Viucrfc forme ,er  molte faccie  piglia,  l / 

Et  con  torridi  ferpi  Jlacl  intorno-, 

Verfo  coflei  Giunone  in  cotalfuono 
Sciolfe  la  lingua, cr  tai  parole  dijfe. 

O donzella  figliuola  de  la  notte,  > 

Concedimi  hor  con  propria  tua  faticé 

V ■ : 


Mi 


«SETTIMO»  *24 

V ri  opra,  folo  a fin,ch*il  nostro  honort 
Et  la  fama  non  uada  in  ogni  loco 
Poco  prezzata,??  riucrita  homai ; 

Et  queflo  è fol,ch'Enca  non  II  congiungi 
Di  parentado  con  Latino j??  quello 
Ronfi  firmi  in  Italici  ne' confini 
Sta  in  tuo  potere  a perigliofe  guerre  • 

Tutti  i fratelli  armar  l'un  contrai? altrùi 
Et  in  odio  uoltar  tutte  le  cafe: 

T ufopra  i tetti  puoi  recar  tormenti, 

• Et  portar  lefimebri,e  ardenti faci : 

Mille  deita  fianno  in  tuo  potere , 

Et  di  nuocere  altrui  teco  hai  mille  arti j 
Si,  c'homai  batti  il  tuo  fecondo  petto. 

Et  corrompi  tralor  la  fatta  pace,  f 

Seminando  tnfua  uecehorrida  guerra 
T al  che  la  giouentu fiera, c?  robufia 
Voglia,  dimande ,cr  solo  l'arme  prenda ♦ 
Subito  aHhor  la  furiofa  Aletto 
Adorna  tutta  di  Gorgonei  ferpi 
Al  primo  moto  ne  V Italia  uenne, 

Et  andò  sopra  de  gli  eccclfi  tetti 
Del  buon  Re  di  Laurento  : indifipofe 
Quietamente  a la  regale  entrata 
De  laftanza  d?  Amata , la  qual  era , 

T utta  infiammata  difiminec  cure 
Per  layenuta  de'Troiani,??  d'ira 
Ardeua  per  le  nozze  ancho  di  Turno » 

AUhor  uerfo  cofiei  la  dea  da' aini 
Ripieni  di  uelen  togliendo  unferpe 
Di  maniera  il  lanciò, eh' entrando  in  fené  \ 


4 


u) 

* >3 


% 


penetrò  fino  di  profondo  core  : 

Per  lo  qual  moftro  qual  fùriofa,e  pazzd 
QtidyCTUfcorrendo  uà  tutto  il  palazzo . 
Perciò  che  quel  nafcofto  entro  le  uefti. 

Et  per  lo  corpo  tenero  fcrpcndo 
Per  tutto  fe  le  auuolge,e  infonde  in  lei 
V n'animo  crudele, & uelenofo. 

Hor  fe  le  intorcc  intorno  il  coUo,a‘  bori 
Le  tempie  le  circondafhor  i capelli * 

Hor  per  le  membra  ffiaucntofe  gira: 

IAa  tofloy  m uigor  del  gran  ueleno 
Subito  incominciò  nc'fenfì  entrare. 

Et  che  ne  l'offa  il  fuoco  s'acccndeua  ; 
Ch'ancho  non  era  entro  del  petto  giunta 
T utta  la  fiamma  jde  le  madri  in  guifa 
Teneramente  la  fua  lingua  moffe. 
Piangendo  affai  f òpra  la  cara  figlia , 

Et  f òpra  de  le  nozze  de' Troiani. 

Ella  diceua  5 Adunque  tu  dai  padre 
Agli  efuli  Troiani  tua  figliuola 
pamenaruiai  ne  la  pietà  ti  preme 
Ne  di  te,  ne  di  me, ne  de  la  figlia  i 
Onde  lo  federato  rubatore 
T ogliendo  la  donzella per  lo  mare 
Ogn'hora  nauigando,al  primo  ucnto 
Proffiero  lafcierà  fopYa  d’un  lito. 

Hon  fice  anco  tificjfo  quel  pafiore 
PrigiOych'in  Grecia  fe  n andò, e dipoi 
Guidò  di  Leda  la  figliuola  a Troia. 

Che  uale  adunque  la  tua  fanta  fedeM 
Et  cht  l'antica  cura  de  gli  tuo  ti 


Et  che  ual  ancho  là  promejfk fède 
Tante  fiate  al  confanguineo  Tur  noi 
Et  fé  fi  cerca  un  genero  ftraniero  , 

Che  non  fia  de  la  gente  di  Latino , 

Et  qucfio  filo  Moì>ctid  ciò  t'aftringd 
La  forte,  er  il  uoler  del  padre  Pauno s 
Veramente  ere  d'io, che  fia  Straniera 
Tutta  la  tcrray  che  fiotto  di  noi 
Libera  giacer  ciò  uolfier  gli  dei  : 
Etfiedel  primo  /angue  del  Re  Turno 
Voriginericerchiitrouerai, 

Che  lnaco,e  Acrifio  a lui  furon  parenti. 
Et  che  patria  gli  fu  prima  Micene. 

Poi  che  con  tali  detti  ella  hebbe  in  uano 
Tentatoli  Re  Latin  che  non  fi  mojfcì 
Subito  trappafiò  per  tutto  il  core 
Il  ueleno  del  ferpe,& l'arfe  tutta: 

La  onde  f infelice  da  gran  mofiri 
Combattuta  er  percojfa -,  ardendo  (Pira 
Qual  pazza  già  per  la  citta f correndo 
lnguifaproprio,comcfuol  tal'hora 
Girar  per  la  percoffia  in  terra  tl  zurlo : 
Il  quale  ifanciuUetti  al  giuoco  intenti 
Stannomirando  per  theatri ,er  piazze. 
Et  nel  farlo  ruotar  Rendendo  il  tempo ; 
Onde  efio  per  la  fune  andando  intorno 
La  fanciullezza  in  marauiglia  tiene , 
Che  non  fa  la  cagion  del  tondo  boffo. 

Et  a la  giouentù  sol  porge  ardire , 

Che  con  corfo  maggior  faccia,che  giri , 
La  onde  Amata  non  men  tarda , o pigra 
Enei . di  Ver , 


M LIBR  O >•> 


M quel, che  gira  quelrotondotcgno. 

Non  corre  pur  per  mezzo  lecittadi,  vf 

Et  de:  popoli  fieri  nel  coietto,  rr 

W d moflrando  uolcr  porgere  a B accio  > 
Sacrifici honori  entra  nebofehi-,  ^ 
"Et  affalda  da  maggior  furore  ;!\  L j 

lui  fcrìuola,<&  ne  gli  herbojl  monti  xr 

ha  figliuola  nafeonde  per  turbare 


te  nozze  de’ Troiani , & far  che  in  lungo 
Sian  l'amorofe  tcde,c  coniugali . 
EUagridauaadaltauocejoBaccho} 

Tu  de  la  uergin  fol  fei  B accho  degno,  % ' ; - 

A te  s' affetta  di  pigliare  i molli, 

Et  i teneri  tirjl-,  atei  affetta  - ■ i 

E arrijf  tendere  icboriiCTi  appartiene  vr 

Hodrire  d [acro  er  rilucente  crine.  • * > 

Vola  di  ciò  la  fama  : onde  le  madri  '■] 

infiammate  nel  petto  di  furore 
Mede  finamente  da  un  ardor  ijlcjfo  -o 

Sono  affalitc,cr  uogheno  cercare  \ , . ry 
Altri  coperti, CX  lafciaoo  le  cafe  ..^4 

Ter  andar  a trouar  la  lor  Reina.  r yf 
D i che  co' crini  fciolti  a l'aria  formo  ;lv  \i 

te  lorochiome  fucntolar,e  1 coUt, 

Altre  con  gridi,  tremoli,  er  acuti  3 

p affando  il  cielo  poltre  di  pcUc  cinte 
Portando  in  mano  pomparti  di  uitù  j 

Ejfa  nel  mezzo  lor  tutta  infiammati  ‘ > 

Di  pin  fofliene  unafacella  ardente 
Cantando  de  la  figlia,*?  del  Re  Turno 
he  nozze , er  riuolgendo  il  guardo  ofeuro » 


««SETTIMO»*  226 

Et  lafanguigna  uìfia  et  ognintorno,  ' 

Et  grida,omadri,ouoi  donne  Latine 
A fiottatemi  tutte  ; fi  giuntai  ; ,;r 

De  linfèlice  Amata  appreso  uoi  - -v  « 

Votela gratia  dentro  appetti notori) 

Etfc  penfiero  di  ragion  materna 
H a loco  in  uoi , slegate  quefle  bende 
Sacrificando  meco  infieme  aBaccho,  ■■tato 
Cofi  entro  le feluca  trai  deferti 
De  le  fiere  Aletto  crucciale  tormenta  ../£ 

ConfiimolidiBaccholaReina.  1 

M a poi  eh' a pieno  a lei parue  d'hautre 
Affittigli ate  affai  le fiirie  prime, 

E tfiffipra  riuolto  ogni  configlio, 

Et  tutto  il  gran  palazzo  di  Latino}  . 

Quinci  leuofiifubito  la  Dea  '■  . * 

Con  l ale  fòfihe,^ fin'uolp  a le  mura  / 

Del  ualorofo  Rutulo,  la  quale 
Città,  fi  dice 5 Danae  figliuola  - 

D'Acrifio  iui  da  reo  ucnto  portata  *'  , }\ 


1 rtM  ^ 1 J 


A quelli  habitotorihauer fondato. 

Et  dal  uccello,  cK  Arde  a fi  chiama 
Ardcaeffir  deita,ond' ancho  quel  gran  nome 
D Arde  a refiato  le  j ma  la  fortuna 
fu  quella  fol,ch'à  lei  tal  nome  diede,  > , 

Qui  negli  alti  palagi  allkora  Turno 

Vigliava  a mezzanotte  il  fuoripo fi-,  • 

Quando  Aletto  cangiando  la fita  faccia » 0 , 

O fura,  e tortai  le  fùriofi  membra 
Trasformando  infimbianza  annofaecrefba 
Et  inwfffapdo  U canuta  fonte, 

FF  ii 


cr 


K 


V?  HlLIBRO^’  ' A , 

Con  una  Uniti  crin  bianchi  legando 
ìnmanotolfeun  belramod'uliuo,  -v  ; >•_ 

Talmente, che  diuien  proprio  una  uecchid 
Chalibe  detta,che  nel  tempio  flaua  > 

Vela  dea  Giuno  a'facrifici  pronta*  : 

Co/i  in  tal  forma  innanzi  al  giouanctto  ; i 
Apprcfentofccr  quefte  note  dìjfc. 
t O Turno,  patirai  tante  fatiche, 

■ \ Chaifopportato,ejfere  ffiarfe  indarno  ? 

Tattrai,ch'i  tuoi  fccttri  fono  dati 
A gli  efuli  Troiani  habitatoril 
, • A te  il  Re  niega  il  matrimonio , e inflemt 

Ve  doti,ch'acquifiato  hai  pur  co'l f angue i 
Et  un  ftr  amerò  herede  il  regno  cerca* 

Va  dunque  tu  cofl  beffato  homai  " • - < 

A porti  per  ingrati  a rei  perigli)  ‘ ' 

Va  gitta  aterra  le  T irrene fquadre,  * 

Etcuopri  con  la  pace  hor  i Latini, 

Quelle  cofe  la  figlia  di  Saturno 
Mi  commandò, eh' io  ti  diccfsi, quando 
He  la  notte  profonda  tu  dormiri. 

Ter  la  qual  cofa  leua,  e ardito  prendi 
L'armi, CT  la  giouentufa  s'armi  anchord 
Cacciando  fuor  del  p or  toque' Troiani, 

Che  ricini  al  bel  fiume  fon  fermati. 

Et  loro  abbrucia  le  dipinte  nari. 
v La  gran  fòrza  de' Dei  quefto  commanda. 

Accio,  ch'ejfo  Latin  ( fé  teco  niega 
Tarparcntado,etnonconfèjfaapieno 
Mantener  fua  parola)  fenti,cr  proue 
Al  fin  qucUo,cbt  Turno  in  arme  uaglia. 


' S E T T I M O %x7 

Quefto  giouine  aUbor  la  dea  beffando, 
ToftoyC'lxbhe finito-,  a leirifoofe, 

O meffiaggicra,  come  ijlimi forfè-, 

N on  fon  fiato  fin  bor  Unto  ad  udire. 

Che  fumo  quelle  naut  al  Thebro  giunte ; .( 

Che  il  tutto  fio,  nc  a me  tante  paure 
Non  impor }che ben  fola  dea  Giunone 
Di  noi  non  fi  /cordare.  ' , •*. 

Ma  di  te  madre, che  da  la  uecchiaia  . . . \ \ 
Vinta,??  dal  uerofiei  tutta  lontana}  'fi  3 

BUa  giuoco  fi  piglia,?? fol  ? adopra 
In  cofc  nane,??  fa  che  uaciUando 
De  l’armi  il  gran  mifticr,ch’a'Re  $' affretta 
Con f alfe  larue  altrui fiempre  dimofiri. 

Attendi  a gouernare  i fimulacri , 

Et  i tempi  dé’DeiJaficiando  cura  , 

Del  guerreggiare  agli  huomini}  a cui  foto 
Sìappartengonle'guerre,ancolepaci, 

Alletto  aUbor  per  tai  parole  dira  ? 

Subito  s’infiammò  ; di  che  un  tremore  -.-v. 
Incontinente  al /applicante  Turno  <;  • 

Ter  le  membra  pafiò [correndo  al  core, 

Siriuolfiero gli  occhi,  onde  tErinne 
Incominciò  a fifichiar  co’ fiacri fier pi} 

Et  mo8randofiinuifiohorrenda,eficura 
T orceua  i lumi  disdegnofi , ?? fieri: 

Indi  cacciò  dafie  lui,  che  cercaua 
Tarlar  alquanto,??  inchinarli  a lei} 

Et  da  fiuoi  crin  togliendo  due  jlr penti 
Gli  die  con  efii  due  percoffe  acerbe, 

Toficia  foggiunfè  con  iniqua  uocc}  t 

FF  ili 

• • . • l t- 

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Vedili  or , s'io  fon  da  li  uecchiezzd  umidi  * 
'Et  quinto  etti  dal  iter  lontani  fin 
Et  come  anchor  tra  tarmi  de' Re fieri  • ' J 

Beffata  i refli con  timor  non  uero . 

Rifguardi  a queflo,  chor  ucnuta  fono  J 

Dà  lift  anzi  infirmi  de  tolte  fiere,  ; 

E in  mano  ho  guerra,  e morte. 

P oi  eh  ella  in  quefio  modo  hebbe  parlato * 

Al  giouinegittò  una  face  ardente} 

E in  mezzo  il  petto  due  fumanti  tede 
Per  lume  ofeuro  gli  mrnt'o  con  mano . 

Atthora  il  gran  timor  gli  ruppe  il  fanno} 

Et  ilfudor  per  tutto  il  corpo  jparfo  •• 

numide  gli  lafciò  loffia,  e le  membra. 

Onde  quel  pazzo  folo  armi , armi  grida. 

Et  armifol  nel  letto ,c  in  cafa  cerca. 

In  lui  può  molto  il  fiero  amor  del fèrro. 

Et  il  firor  iniquo  de  la  guerra-, 

Md  preffi i quelli  fe  gli  aggiunge  lira,  : 

Si  come  fitol  con  firepito  inalzarfl 
Difterìe  legna  una  pojfientc  fiamma  - 

Sotto  un  uafo  di  rame, che fla  al  fioco,  - 

Et  con  empito  botte,  di  che  l'acqua 
D entro  ripofia  rende  un  gran  rumore, 

Et  per  l'ardor  s'inalza,  er  di  fior  monda 
Vnfimo,erun  uapor  con  alte finirne. 

Ne  l onda  afiegno  piu  non  può  nel  uafo 
Refiar,ondefùrz'è, che  fior fi  uerfi. 

Cofl  ardendo  Turno,aUhora,  atthora 
Ambafciaiori  manda  al  Re  Latino  TJ 

Oc  la  cittude  igiouanctti  primi  yì 


A farli  intender, che  !<t  pace  è rotta  : : 

Indi  commanda  ogrìuti  metter/i  ut  armi  .5  i 
Per  difènder  V \talia ,&  per  cacciare 
Da’ confin  inimici:  cr  egli folo 
Si  dona  uanto  d’andar  contrae  opporfl  • : 

A le  genti  Troiane,®1  a Latini.  : 3 

Voi  che  dett’hcbbe  in  quejlo  modo  Turno 5 
In  aiuto  chiamò  gli  Dei  celefl  i: 

Onde  i Rutuli  a gara  l’un  de  l’altro 
S’apparecchia  a la  guerra,  c 7 tarmi  infici 
Chi  mojfo  uien  da  la  rcal  prefenza, 
EtdalagiouentùdelfuoReTurno} 

Et  chi  uien jpinto  da’fuoi  re  paffuti,  > ‘ 

Et  altri  dal  ualor  di file  degne  opre. 

Mentre,  che  Turno  ifuoi  Rutuli  infiamma 
Con  animofo  ardire  uerfo  i T roiam  : 

Coni' ali horrendefe  ricuoia  Allctto}  . j 
Et  con  nuoua  arte  riguardato  il  loco , . vi;  ' 

L adoueilbelluloareti,eacorfò 
Staua  cacciando  le  paurofefire -,  v .,  •*  a 

Qui  di  Cocito  la  donzella  fece  v a 1 

Difubit ’ ira,e  sdegno  arder  1 cani ; - v e'  . 

T al  che  al  lornafoto fio  andò  t odore  •/> 

D’unuagoCeruo,che  daqueitrouato 
La  pr  incip  al  cagion fu  d! ogni  male, 

E ala  guerra  infiammò  gli  omini  agrcftù 
Era  quel  Ceruo  d'eccellente  firma, 

Et  d’alte  corna  : il  qual  da  le  mammelle  ■'« 

Vicciolin  tolto  de  la  madre-,  i figli 
N odriuano  di  Tirrose  il  padre  Tirro 
Ogel  eroiche  gli  armenti  gouernaua 


*■ . 


(«LIBRO  * 

Del  Re ,er  infime  hauea  cura  de'campù 
Siluid  di  lui  foreUd  hdueud  quello 
Con  ogni  curd  d fuoi  uoler  ufdto 
Dimaniera,ch' ogrìhor liftaua  intorno 
Hor  con  ghirlanda  d'oiordti  fiori 
Ornandogli  le  cornai hor  al  fole 
Vettimndol  fouentc,e  in  puri  fonti 
Eauandol  benefreffo  : & egli  auczzo 
Ad  effer  maneggiato  fe  neflaud 
Del  fuo  padron  a menfd,o‘  per  lefelut 
Errando  giudi  & poi  la  fera  a cafa, 

; Benché  fòjfe  di  notte-,  ritornaua. 

Queflojche  di  lontdn  fcrìgid  pafeendo 
Gly ingordi  cani  moffero  d' lulo  : 

Perciò  ch'dUhora  lungo  un  fiume  andati* 
fuggendo  il  caldo, & ruminando  t herbe: 

O nd'anco  Afcanio  da  V amore  accefo 
D’acquifiar  lode  eccelfa,un  dardo  prejh. 

Et  fopra  Carco  arditamente  il  pofe-. 

Eie  ala  man  deftra  fu  contrario  il cicloi 
perche  uenendo  lafaetta  dritta 
Con  mpito  ueloce,m  mezzo  il  petto 
Colfe  il  bel  ceruo  penetrando  d fèrro: 

Di  che  ferito  C animai  fuggendo 
Si  ritirò  uerfo  le  cafe  note , 

Et  ne  le  fidile  andò  tutto  fmguigno 
Con  duol  gemendo, & con  lamenti , & firidi 
Empiendo  itettijcoine  proprio  fuolc 
Vn,che  dimandi  aiuto,e  offefofìa. 

Tra' figliuoli  di  T ino  la  foreUd 
Stimala  prima  fu, che  con  le  mani 


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*1  s E T T I M O tv 
Percuotendo  il  fuo  petto  aita  chiefe , 
Chiamando  ad  alta  noce  i fieri  agrefii, 

A l'improuifo  tutti  ( Perche  Cajpra 
Pcfte [enfia  nafeofta  entro  le Jclue  ) 
Puron  prefenti  -,  quefli  amato  (Cuna 
Rugginofit  cor  azza', Z?  quefli  d’uno 
Legno  con  duri  nodi,  eh' a lui  feruc 
In  ucce  di  pungente  acuto  dardo, 

MaT  irro  atthor , che  fi  trouaua  a cafa 
Con  unajcur e urì alta  quercia  aprire 
Corfoal  rumor, quella  tenendo  in  mano 
Chiama  le  f quadre,  e i rufiici  raguna. 
Onde  la  crudcl  dea,  tr ouato  il  tempo 
Di  poter  operare ,er  nuocer  molto 3 
Si  ritirò  [opra  il fublime  tetto 
De  lafiaUafiluejìre, er  con  un  corno 
Tutto  ritorto  con  tartarea  uoce 
"Da  il  fegno  pafìoralcon  [nono  borrendo v 
La  onde  tremò  tofio  tutto  il  bofeo, 

E t intonar 0 le  profinde  felue, 

'Dilontano  l'udìC  Aucrno  lagOi 
E udiUo  il  fiume  Nar  bianco  per  l’acqua 
Del  [olfi,infiemc  co ’ Vellìni  finti, 
Etftrinfiero  le  madri  i figli  Spetti. 

Subito  aUhora  a quella  bombii  uocc 
Con  cui  la  fiera  dea  diede  tal [egno-. 

Gli  agricoltori  indomiti  togliendo 
' Ciò  eh' in  man  gli  capia,[eriuennero  ini, 
Medefinamentc  i giouani  Troiani 
Si  ritiraro  in  loco  firte,e  aperto 

Per  aiutar  Afcaniosoue  drizzerò 


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le  loro /quadre  : ne/i  come  fuol/ì 
far  ne' contrafìi  agrefliinonfi  gard 
Con  duri  legnilo  pertiche  nodo  fa 

Ma  col  pungente  fèrro  fi  combatte 

Di  forte  j che  la  terra  atra , er  ofeurd 
Si  fpauenta  ueggendo  tante  fpade, 
Chepercoffe  dal  Sol  rendeanfplcndore » 

Et  ne'  nuuoli  finfacean  gran  luce  : 

Si  come  P ondeggiar  del  marfarfuole , 
Quando  da  leggicr  ucnto  al  primo  tr atta 
l’onde  tranquille  ejfcndo  tocche  fanno 
Vna  bianchezza  CT  P°i  di  mano  in  mano 
Vengon  piu  forte  adinalzarfì}  tanto 
Che  fi  leuan  dal  centro  infino  al  cielo,  _ 

A Imoiiych'era  il  maggior  di  tutti  i figli 
Di  T irroygiouanetto  ardito ,cr  fiero 
Il  primo  fùychc  innanzi  P altre  fquadrc 
Da  una  factta^che  ftridcndo  uame,  >■ . 

Rcftò  pcrcojfojO'  fu  g ittato  a terrai 

Onde  ferito  entro  la  gola  ffiarfe 

llfangue  con  la  noce ,er  con  la  uita . 

Prcjfo  coflutfuro  ancho  a terrafiefl 
Molti  altri,CT  morto  fu  il  uecchio  Galefo >, 
Mentre, che  framcttcndofi  tra  loro 
Cercau  a farli  far  la  pace  inficine , 

Qncfii  fu  un  di  quei  tra  tutti  giufio. 

Et  ricchi  fiimo  auchor  cf  bufoni  campi ; 
Cinque  greggi  di  pecore  cglihauea. 

Et  altre  tanti  amenti  in  fuo  potere} 

Et  cento  aratri  per  fuo  conto  anebord 
Solcauauo  la  terra.  Cofi  mentre 


/•i  Sfe  T T I M O a, 
Egualmente  ne' campi  fi  combattei 
Ad  Aletto  parendo  Lpromefft 
Uauer  feruato-,  poiché  chiaro  uide 
Col  [angue  effcr  la  guerra  incominciata , 

E t nel  primo  controllo  efferjì  uccifl ; 

Lafciò  l'Hefperia , ej  uerfo  il  del  uolando 
Con  altiero  parlar  diffe  a Giunone „ 

Ecco,  fecondo  il  tuo  uoler-,  homai 
La  difcordia  compiuta  in  trifla  guerra^ 

Hor  di,  che  infieme  piu  facciano  lega* 

Et  faccian  piu  tra  loro  accordo ,c  paca 
Che  già  tinto  hò  di [angue  Aufonio  i Teucri . 
Et  [e  mi  fio  palefe  il  tuo  uoler  e-, 

A quefìo  aggiungerò, che  le  propinque 
Città  fi  leueranno  in  armi,e  riffa , 
Infiammando  famor  del  pazzo  Marte 
Gli  animi  tutti  a porger  fogni  lato 
Aiuto, cj (porgerò  l'arme  ne' campi. 
AUhorri/pofc  Giuno . In  abbondanza 
V'è  frode , er  tema  -,  er  la  cagion  di  guerra 
Sta  in  pronto  affai , cr  fi  combatte  a pieno  i 
Di  nuouo  [angue  l'armi  tinte  fono, 

Si  come  uoluto  ha  la  prima  forte} 

Hor  celebri  tai  nozze,  CT  H imenei 
llfamofo  di  Venere  figliuolo 
I nfìcmc  anchor  con  effo  il  Re  Latino . 

Ma  perche  il  regnator  de  l'alto  cielo 
Effo  padre  non  uuol,che  tu  trafeorrà 
Con  tanta  libertà  per  laer  nofìro -, 

Da  loco  à quefte  flanze-,che  s' alcuni 
Eolica  rimarrà  per  tanta  imprefi 


«LIBRO»  ‘ ' * ^ 

lo  fleffa  V oprerò  .Cofida  poi , ; 

C'hebbe  la  figlia  di  Saturno  dettoi 
Moucndo  Vale  firepitofe  Aletto 
Ver  li  ferpcnti  uerfo  di  Cocito 
Si  ritirò  lafciando  il  ciel  di  foprd. 

In  mezzo  de  V Italia,  è un  degno  loco 
Sotto  alti  monti , affai  famofo , *?  chiaro , 
Et  per  molti  paefi  ricordato , 

Che  la  Valle  d'Anfanto  ogn'uno  il  chiama: 
Dd  Vuna,*?  V altra  parte  quel  è chiufo 
Da  fòglie  dcnfe,che  lo  fanno  ombrofoi 
Et  un  torrente  in  mezzo  lui  difcorrc 
Con  girar  torto,  e? firepito  difafii: 

Di  qui  Ventrata  fiera,*?  l'ampia  caua 
Del  crudo  infèrno  fi  dimofirainfiemc 
Con  la  grande  ingordigia  <f  Acheronte, 
Ch'apre  l'horrende  fauci,entro  le  quali 
Stana  Erinne  nafcofta  odiofa  dea , 

A mortali,*?  a dei  celando  il  uifo. 

In  quefto  mezzo  la  reina  figlia 
Di  Saturno  non  men  Vefirema  mano 
Ne  la  guerra  difende  : onde  ciafcuno 
De  lafchiera,*?delnumer'depaftori 
Va  uerfo  la  città  portando  i morti, 

Portano  Almone  il  giou  anetto, e infiemt 
Galefo  il  uecchio  con  la  faccia  fozZA» 

Et fol  chiamano  i dei,pregan  Latino, 

Che  non  fia  inuendicato  il  damo  loro * 

Ini  Turno  è preferite,*?  augumenta 
La  tema  in  mezzo  del  commeffo  fallo. 

Et  de  V occifione,e  ardente  (iiocoi  \ 


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«SETTIMO»» 

Dicendo -,cio  s'auanza  per  chiamare 
I Troiani  entro  i Regnile  in  quelli  porre 
Da  frigia  flirpc,cr  noi  cacciar  di  fari, 
in  queflo  mentre  le  fmarrite  madri 
Giuan  J aitando  con  gli  habiti  loro  « 

In  mezzo  i bofehi  inhoffiti,  e feluaggi 
Sacrificando  aBaccho  (ne  leggieri 
De  la  Reina  Amata  era  anco  il  nome  ) 
Indi  da  ciafcun  lato  ognun  raccolto 
Simettein  punto ,er  affatica  Marte ; 
Etcontra  ogni  douere contra  i fati 
Celejli  uoglion  con  iflrano  nume , 

Che  f inhonefla  guerra  sy apparecchi. 
Confufamente  uanno  innanzi  i tetti 
Del  Re  Latiuo,cr  d’ogri intorno fanno. 
Ma  effo  come  foglio  in  mezzo  il  mare 
Immobile reflfle-3& proprio  è quale 
V na  rupe  nel  marche  combattuta 
D*  reo  fùrordc’uenti, er  da  grani  onde , 
Che  $' allentano  a lei  con  furiai  irai 
Ver  la  mondezza  fua  fe  fteffa  regge-, 

E in  uangli foglia  gU  frumoflfafli 
De  fremono  dintorno ,cr  l'alga  in  imo 
Deuien  leuata  dal  furor  de  ly acqua. 

Ma  ueggcndo3ch' alcun  poter  non  riera. 
Con  cui  mouer  poteffè  il  reo  configlio 
Di  quei  ciechi  al  lor  bene,CT  che  le  cofe 
Vaffauariqual  uolea  la  Dea  Giunone  -, 
Vofcia  ch'il  padre  molto  hebbe  pregato, 

E in  tefìimon  chiamato  er ffirti ,er  Deii 
Diffèj  Ahi  che  poftifìam' da' cicli  in  terra > 


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& da  fiera  romita  tr portati  » • 

O infilici,  che  colf  Angue  uojlro  e 
fatiretcje  pene  del  peccato  : 

Dt  atc  Turno  un  federato, & reo 

Supplita  s’apparecchia, cr  fiano  tardi 

juoti  tuoi  per  honorarei  Dei: 

Ter  ciò, eh' io  fon  uicino  al  mio  ripofo. 

Et  p reffo  il  porto  homai  fon  giunto  a morti}  X 
Ma  di  filici  cjpquie  io  fon  fogliato.  • . . n 

Eie  piu  dijfe  egli , ma  ridotto  ui  capi 
Altrui  lafiiò  il  goucrno  delle  co  fi. 

D*H  e foro  ne  f I talia  era  una  ufanz&t 

Daqualconriuerenzafùdapoi 

Da  le  Albane  citta fcruata,W  bora 
Roma  tra  tutte  la  maggior  l'ojferua. 

Che  quando  Marte  a le  battaglie  prime 
* xoglion  drizzare  V lagnmofa  guerra 
Contra  G e tuli,  H ircani.  Arabi,  er  Indi 
Apparecchiar  e, c?  gir  ne  l Oriente  > 

Et  da  Partlu  rihauer  l'infigne  loro  : . 

De  la  guerra  ui  fon  due  porte,  quali 
Cefi  fon  dette,  cr  molto  riucrit  c 
Si  per  religion , come  per  tema 
Del  fiero  Martc,&  cento  ferrature 
De  tengono  firmate  ,chc  di  fèrro 
Sodo  le  rcndon  fiabih. eterne -, 

Eie  lontano  ui  fta  per  guardia  Giano: 

' Qucjle  porte  allhor,  quando  i Senatori 
Hanno  deliberato  muoucr  guerra  } 

E/Jo  Confol  uefiito  de  la  uefie 
fortificale,  cr,  de  la  toga  ornato  > 


‘ìttm 

rJuòi'lH 

• IV  * 

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W S E T T I M O W 

Apre3& ne  leuai  ruggino/l fèrri: 

"Egli  queUo  è ,che  chia.mj.jC  annuncia.  guerre, 

Et  V altra  giouentu  dietro  lui  fegue. 

Onde  le  trombe  con  un  roco  fuono 

S'odon  per  tutto . In  queflo  modo  aUbora  > 

Era  tenuto  annunciar  Latino 

Guerra  a Troiani , & quelle  porte  aprire • ; 

Di  toccarle  s'aftennc  il  uccchio  padre , 

Et  per  fuggir  borrendo,  empio  coftumet  > 

Andò  a celarfl  in  luoghi  ofeuri,  e fòfchi  ; ) , ' 

Via  la  Kcina  dcfipcrni dei  . 1 , . . > 

Dalcieldifieficonlepropriemani  V. . 

Spinfe  le  tarde  porte,??  effa figlia 
D/  Saturno  fu  quella,che  foffopra  . ; 

L4  macchina  finata  in  iena  flefe  * • ,0 

S infiamma  allhor  V Aufonia  per  innanzi  ; r 

; Immobile,??  quietai  parte  a piedi  '"j 

S1 dppanecchia  iringuena,altri  acaudUo  < 

C ornati carrette,  sfanno  in  terra  polue , \ 

Et  cerca  con  tnflanza  arme  ciafcuno. 

Chileggier  elmi  truoua,  altri  unge,  e netti  I 

Con  graffia  fiigneddlor  dardi  i fini, 

Et  altri  danno  il  filo  a le  lor fiuri. 

Affai  piacciono  altrui  le  infignein  mano,  1 
Et  de  le  trombe  udir  gli  acuti  fiotti.  q 

Einhor  cinque  cittì  grandi  ardite 

Einuoujn  Vanni f opra  i duri  incudi  * • t r£ 

A tina  la  poffente,??  il fiperbó  ; 

Tiuoh,Cruftumero,Ardca,cr  Antcnnd  yt  y 
Ditoni  ornata . Qucfte  tali fanno  :> 

Gli  elmi  (Vaffìcurare  il  capo, e mfierne  V 


4^  LIBRO  ^ 

Le  corteccie  del  falicc  indurato  v*\ 

Piegano  appreffo  per  coprir  le  gambe  'l 

Altre  corazze, altre  cofciali,er  feudi 
Panno  d acciaio , er  gli  ornano  d’argento»  ■ 
Qui  de  la  zappale  l’aratro,  e falce  * ’ 

Cefo  l’amor  nel  coltiuar  la  terra,  t 
E ogn’un  rinoua  le  paterne  ffade. 

Suonan  le  trombe , er  dan’fcgno  di  guerra  } 
Onde  ciafcun  fi  moftra  -,  er  quefli  tolle 
Con  preftezza  l’elmetto  a i tetti  appefa 
Queiraltro  sforza  indomiti cauaUi 
Sotto  del  giogo,  er  la  corazzauefie 
F abricata  in  tre  lame,  e apprejfo  piglia  rx  - 

V aurato  feudo, & l’ altre  armi  iucenti  -.:ù  - 1 

Cingendo  al  fianco  la  fua  fida  jfada 
Hor  apritemi  M ufe  l'Hclicona 
Ch’io  uoglio  dir  quei  Re, eh’ in  quefla  guerra 
Puro  eccitati,  er  quali  fquadre  apprejfo 
Empierai  campi  l’un  l’altro  feguendo . 

Io  dirò  anchora  quanto (offe  in  fiore  • l 

L’alma  terra  d’ Italia  dhuomin’dcgni,  ■ * 

Et  con  quali  arme  ella  infiammata  fòffe»  > 

V oi  fole  dee  ui  ricordate  quefio , I 

Et  fole  ricordar  ciò  ui  potete: 

Perche  apprejfo  di  noi  nmafio  è apena 
D i tante  cofe  una  leggiera  fama.  »:  I 

* Primo  tra  tuttoché  conduca  genti  ♦ 

Etchealamofiraacomparirucniffc 
Pu  il  reo  Mezentio  (prezzator  de’ Dei, 

Che  dal  Tofcan  paefe  in  guerra  uenne 
Menando feco  Laujò  fuo figliuolo ; 


(•i  SETTIMO  >#l  ajj 

Del  quale  alcun  non  fu  più  beUo,o  ungo. 

Eccetto  il  corpo  del  Laurente  Turno • 

Laufo  che  di  cauaUi  è domatore , 

Et  cacciator  di  fiere,  feco  guida 
MiUe folcati,  che  luifolfeguiro 
•Data  città  Aglina-,??  ueramente 
Egli  flato  farebbe  affai  piu  degno 
Tf  mperio3chc  Mezentio,  e?  molto  meglio 
Ford  ubiditole  non  era  il  padre . 

Dopo  quefti,  del  bello  Hercole figlio 
il  gentil'  Auentitiuenia  guidando 
Lafamofa  carretta  umcitore 
Co'fuoi  uittoriofi,??  bei  cauaUi ; 

Et  ne  lo  feudo  per  paterna  infegna 
Vortaua  cento  ferpi,e  infìcme  iHidrt  1 

D'intorno  cinta  da' Jerpenti fieri  : 

Hela  fèlua  del  bel  monte  Auentino  ; 

Da  la  uergine  R hea  furtivamente 
F ii partorito  ala  fcrcnalucr. 

Ver  ciò  che  quella  donna  fi  congiunfe 
Co'l  uincitor  Thirinthio  aUhora,ch'egli 
( Eftinto  Gerione  ) i piedi  pofe 
Megli  italici  campi , e? nel  Tirreno 
Viume  fice  bagnar  le  uacche  Hibere* 

1 gu  idati  da  lui  portano  in  mano 
Certe  palle  a la  guerra , er  tengon' anelo 
Certi  flagelli,  che  pcrccjfc  danno 
M olto  crudeli,  « fono  in  cima  pofii 
Alcunifirri  a guifa  di  Sabini . 

Effo  Auentino  apituenendo , tutto 
Sen'fiaua  involto  ne  la  fiera  pelle 

Etui'diVcr.  GG 


f LIBRO 

"Egli  uccchto  tenta  C ciprea  recane 
Del  feroce  Leon  di  peli  horrenda: 

La  qual  ucniua  con  la  tcjla  a farli 
Y na  coperta  al  capo, onde,  ch’i  denti 
Vela  fiera  crudel  fi  uedean  bianchi . 

In  queftomodo  ne'rcgali  tetti 
Molto  guardato,  il  giouanctto  entrano. 
Perdura  in  giu  fa  d' H ercole  ueflito. 


Dietro  coflui,le  T iburtinc  mura 
Lafciaro  due  fratei, t’hauean  cognome 
Dal  fratello  Tiburto,uno  de  quali 
Catillo  era  nomato ,CJ  l'altro  Cora, 

Et  erano  amctiduc  giouani  Greci , 

Che  ne  la  prima  fquadra  s’ offerirò 

Tra  piu  certi  pericoli,  fi  come  \ 

Scendeano  due  Centauri  generati 

F «or  da  una  nube  da  una  acuta  cimo 
Di  qualche  monte , cr  lafctano  ilniuofo 
Homolcno,er  tiotiri,&  con  ucloce 
Corfo  nonno  a riporfì  in  ampia  feluo,  . . 

Onde  gittano  a terra  ogni  uirgulto , 

Ne  mende  la  città  di  Palcflrina 

Ccculo  il  fondator flette  lontano: 

il  qual  da  ogn’ un’ tenuto  fu  figliuolo  - -, 

Da  Volani  generato,  oUhora  quando 

Fn  trouato  flgnor  depafchi  agrefh, 

E ’n  le  cane  del  fuoco  ritirato . 
Vnarozolegionfeguecoflui , 

C h’ occupa  gran  tcrren,pcrciocht  tutti 
Gli  habitanti  de  l’alto,??  gran  P rcnefle 
Son fitto  il fio fiendardo > cr fimi  appreffo 


i*l  sbttiho!>  *?4 

QueUiycbcii  Gimon  Gitimi  i ckmpi. 

Et  il  freddo  Amene,  e i fafii  Hcrmci 
Da  rufcetli  irrigati  habitat?  ancho  : 

I quali  tutti  pajce  tAnagnia 
fatile,  e ricca,  er  VAmafceno  padre. 

Tutti  qycfìi  non  hanno  arme,  ne  feudi , 

Ne  fon  guidati  da  ueloci  carri. 

Mala  parte  maggior  tien  certe  ghiande 
• F atte  di  piombo,e  il  rejìo  hi  in  man  due  dardi , 
Hanno  coperto  il  capo  con  capetti 
D'hornde  pelli  di  j fogliati  lupi} 

Ut  hanno  i piedi  lorfìnijlri  ignudi  % l* 

JM  a di  corteccia  i dcflri  fon  ucflitu 
Dietro  Mefapo  uicn  di  ogni  defìriero  ' - 

Gran  domatore,  & de  la  Stirpe  ufeito 
Di  N ettunno,  lo  qual  da  firro,o  fuoco 
, N on  potè  ejfcr  offefo , er  feco  mena 
Topoli,che  gii  molto  u fati  furo 
Ne/  mifiicro  de  tarmile?  fa  di  nuouo , 

Che  maneggiano  il  fèrro , e in  ordinanza 
M ette  lefquadre  da  la  guerra  tolte . 

Habitat i quefli  nel  caflcl  Yefccnio, 

E t i giufìi  Falifchi  harìfotto  loro * 

F t ancho  in  lor  poter  hanno  Sorato9 
Con  i campi  F lauini,  er  di  Cimino 
Il  lago, c limoliteli  Caponi  bofehi 
Caminauan'pcr  ordine  egualmente 
lngiuftafchiera  del  lor  Re  cantando , 

Si  come  i bianchi  Cigni  foglion  fare 
Ver  taer  chiaro  ritornando  injieme 
Tutti pafeiuti, onde  per  bofdhcr  colli 


/IU  I B R o 

il  fiume  di  lontano , cr  C Afta  apprejfo 
Palude  dalor  tocca. 

N«  alcun  farebbe  ( effendo  in  lafuafquadxa) 
Che  mai  gli  giudicale  fi  robufti-, 

Ma  piu  tofto  direbbe , eh’ una  nube 
Eojfero  di  canori , er  uaghi  augelli. 

Che  per  t aria  [en'giffero  cantando . 

Eccoti  po[cia,che  uien  dietro  Claufo , 

Che  fu  del  prifeo [angue  de* Sabini 
Seco  guidando  una  gran  fchiera , ar-effo 
SÙ  proprio  in  guifa  (Cuna  grande  [quadra, 
ha  gente, & la  Tribù  de' Claudi  fccfc 
Da  coftui  foloy  crperl  Italia  poi 
Si fparfe, quando  la  città  di  R orna 
fu  data  in  parte  ay popoli  Sabini. 

Vna  gran  compagnia  coftui  feguiud 
De  l’Amitemagentc,&  de' Quirite 
E i popoli  d'Ereto,er  di  Mutifca 
fertile  per  l'uliue,crfeco  infieme 
Veniuan  quei, che  la  città  N omento. 

Et  quciyctii  rofei  campi  di  Velino , 

Et  che  fhorride  rupi  di  Tetricc 
Con  il ftuero  monte,  e 7 la,  cittade 
Cafycria  co’/  Fornii  habitano  ancho: 
V’erano  quei, che fpengono  lafete 
Co'  l fiume  tìimeUa,  Teucro, e Fabaro; 

E infieme  queUi,che  u'hauea  mandato 
ha  fredda  Norcia , & inauigli  tìortini, 

E i popoli  Latini,  i quai  diparte 
t De  l' Alia  il  nome  federato,  e borrendo 
Quelli  bagnando:  e m tal  numero  ognuno 


SETTIMO  ìfot 

Venne  di  lor,  quii  fono  tonde  molte» 

• Libico  mar  giungono  al  lito$  . 

AUbora  quando  V Orione  wfiflo 
Si  nafeonde  nel  uerno  entro  de  tacque^ 

, O uero  come  fon  fólte  leflighe 
Vele  biade  al  cocente,  zrnuouo  Sole 
Ne  campi  (tHermo,  o ne' terreni  ricchi 
Di  Licia . Onde  gli  feudi  d’ogni parte 
Strepito  fanno,  er  la  percojfa  terra 
- le  lor  piante  in  ogni  lato  trema 

I ndiHalefofighuol  d' Agamenonne» 
Inimico  crudel  del  Troian  nome 
Mette  i cauaUifotto  la  carretta, 

E in  aiuto  di  Turno  uien  con  mille 
Huomini  fieri,  che  con  loro  zappe 
Volgonle  terre  Mafiice  abbondanti 
Per  molto  uino,  er  u' erano  ancho  queUL 
I quali  i padri  Aurunct  a lui  mandare 
Da  gli  alti  colli  apprejfo  ilSidicino 

Mare&queicb'ancholafciano  Calefo 

^abitando  nel  fiume  del  Vul turno 
Profondo  tnficme  co'l  Saticulo  a/bro. 

^T^?ildcompd^kie^,°'fchi 

Auezzi  di  lanciar  rotondi  dardi, 

Mfl°rcoftmcé  proprio  tMacurti 

Ad  un  lento  flagello,^  da  man  delira 
Potttto  un  feudo , e al  fianco  torte  /bade» 
Ketufenza  hauer  nome  in  noflri  uerfi 
Ce  bai  non  onderai : lo  qual  fi  dice 
Generato  ejfer flato  da  telone, 

ZtSebetrideWrfaallhora  quando 


^ LIBRO  W 

Di  ThcUbuoi  : ma  non  contento  il  figlio 
Del  paterno  terreno  in  fuo  potere 
Manetta  tutti  i popoli  Sanafli, 

\ Et  quanti  campi  il  fiume  Sarno  irriga. 

Et  queiychc  tcngon  Battolo  con  Rupi} 

Et  di  Celenne  le  campaglieli  prati. 

Et  quelli  anchora,che  mirando  ftanno 
piu  baffo  la  citta  di  Mola  piena 
D’incanti  a1  di  malie  [oliti  in  mano 
Portar  alcuni  dardi  come  fanno 
Proprio  Tfdefcbi 5 e i loro  capi  fono 
Coperti  di  corteccia  d’arbor  uerde. 

Con  gli  feudi  fplcndcnti,  CT  la  lucente 
Spada  di fino,cr fino  acciaio  temprata* 
E t te  giouane  ardito  cTualorofo , 

Et  d'armi  ornato  V finte  la  cittade 
De  la  montofa  N orfla  a quefla  guerra 
In  punto  mcjfe  : ne  la  cui  dimora 
H orrida  gente, & molta  altezza  in  cacete 
Per  entro  i bofchi,chc  con  dure  zappe 
Efferata  la  terra :>  er  le  diletta 
Ritrouar  fempre  nuoucprede,e  ognhora 
Viuere  di  rapina.  Apprejfo  quefii 
Vi  uenne  di  Marubia  il  facerdote , 

Che  l'elmo  ornato  hauca  di  bianca  oliata, 
Vmbrone  detto,*?  ualorofo  in  armi, 
mandato  dal  Re  A rchippo,crei  foleua 
Con  uocex<cr  co  le  mani  incantar  ferpi. 

Et  de  le  Tigri  mitigare  i fiati , 

Vire  acquetare medicar  i morfl} 
ma  del  Troiano  fino  egli  non  potè 


^SETTIMO 

"Rimediar  al  colpo  -,  ne  giouoìlt 
Incanto  a dar  rimedio  a le  ferite , 

Etmen  ncymonti  Mar  fi  altr'hcrbe  colte. 
Te  il  bofeo  Angitio  pianfc,  infieme  piante 
il  bel  F ucin  per  tonda  chrifiaUina, 

Et  i liquidi  laghi. 

Andaua  anchor  d’Hippolito  a la  guerra 
V irbio  figliuol  bcUifsimo,  er  gentile 
Che  fu  mandato  da  VAritia  madre 
A dare  a nutricare  a Egeria  ninfa, 

Vicin  d'tìimctia  a'iitime  e t altare 
De  la  benigna,  er fèrtile  Diana, 
bercio  che  molti  dicono  per  fama 
Ch'Hippolito  dinuouo  in  luce  uenne 
Con  fughi  d'herbctcrfù  tornato  in  uiU 
Dt  D iana  mercè,  pojcia  che  morto 
Ter  fròde  fu  de  la  madrigna ,er  hebbe 
Dato  co'lfanguc  le  paterne  pene. 

Et  che  lacero  fu  darcicauaUi: 

Onde [degnato  il  padre  onnipotente . 

Clk  da  V ombre  infernali  alcun  mortale 
A lofilcndor  tornajfc  de  la  uita; 

Ejfo figliuol  di  Ubo,  e?  inuentore' 

Di  tale  medicina,  er  di  tal  arte 
fulminando  mando  giu  a tonde  fligi  i 
JVI  a talma  dea  ne  le  ripojìc  fedi 
Segretamente  Hippciito  nafeofe,  i 
Et  lo  congiuvfe  con  l'Egeria  ninfa 
Entro  in  un  bofeo rfouc  ne  le  felue 
D’tt alia  filo, & fionofeiuto  in  lungo 
M cnajfc la fiauiU:  onde  cangiato  . . 


Cantano  dolcemente ,cr  ne  rifuona 

llprimo  nome,  poifùvirbio  detto.  * v-  t 

per  tjMdJ  co  fa  fon  cacciati  anchor 4 
I cdtwfli  tempio  eff  Diana, 

Et  da  le  facre  luci,cr  la  cagione  . 

E’,  cfce  fmarriti  da’mami  moflri 
Dd  la  carretta  il  giouanc  nel  lito  • '■* 

Trafafii,&  J}>in  gittaro  horridamentC . 
llfigUuol  di  co/lui  Virbio  pur  detto 
Maneggiai  non  men  pigro  diluì 
l feroci  cauaUt,& ne  la  guerra 
Mon  men  fiero  del  padre  fi  moflraud. 

Ma  ejfo  Turno  tra  i’ogri altro  il  primo 
D'eccellente  bellezza  fi  raggira 
Con  tarmi  in  mono,®1  con  la  cima  eccedi  > 
C idfcuno  di  flatura,e  ornato  hauea, 

D'un  elmo  il  capo  : il  cui  cimier  portato 
Con  tre  mani  di  piume  una  chimera , 

Che  da  le  fauci  fuor  foffìaua  il  fuoco  : r 
Et  tanto  piu  quella  fremeua,  er  era 
Per  le  ree  fiamme  horrenda,quanto  anchor 4 
te  battaglie  diuentan  piu  crudeli 
Perlo  fangue,  ch'èfparfo.Ma  il  leggiero 
Suo  feudo  aurato  hauea  ritratto  in  mezzo 
Io  con  le  corna  alzate,  & <t altra  pelle 
Tutta  ucflita,  er  diuentata  bue 
( Gr^nct argomento  ) c T Argo  per  cuftodi 
Era  de  la  donzella -,  e il  padre  inaco 
/ per  un'urna  nafcofla  fior  mandaua. 

Et  il  fiume  ftargea . Dietro  quel  fegue 
Vjm  gran  fchiera  d’buomini  pedcftri , 


4 <•£  SETTIMO 

E t altra  moltitudine  di  genti 
Di  feudi  armata, che  copria  quei  campb 
V argina  giouentk > le  A uruncke [quadri 
Eran  fitto  di  lui ; i Rutuli  ancho > 

Et  i Sicani  antichi,  er  le  Sacrate 
Schiere, e i Labici  da*  dipinti feudi 
Che  fanno  T ibcrin  ne’ luoghi  tuoi. 
Arano  del  Numico  il [acro  lito , 

Et  con  r aratro  effercitano  i colli 
R utuli,e  anchor  il  gran  monte  Circeo : . 
A quai  terreni  il  giouanetto  Gioue 
E 'fouraftante  con  F eronia  lieta 
Ver  lo  fuo  uerde  bofeo , douc  giace 
' La  torbida  palude  di  Satura , 

Et  per  ualli  profinde  il  fedo  V finte 
Va  il  [no  uiaggio,zrfì  nafeonde  in  mare ; 
Dopo  quefii  ui  giunfe  ancho  Camitla 
Dr  legenti  de  Volfci  alta  guerriera 
Guidando  fico  cauallieri ,er  altre 
Squadre  (Carmi  lucenti . Ella  le  mani 
Non  hauca  fimimli  a la  conocchia 
Auezze,o  a" lanifici  di  Minerua:  . 

Mala  donzella  ufata  era  patire 
Dure  battaglie}  cr  co’l  ueloce  corfo 
be’ piedi fuoipajfato  haurebbe  i ttentù 
E Ha  uolato  hauria  f opra  le  cime 
Di  non  toccate  biade,  finza  offe  fa 
A le  tenere /fiche  punto  fare 
Collieue corfo,ouer  per  mezzo  ilmart 
Cantinata  farebbe  quando  è quietOi 
Et  non  haurebbe  le  ueloci  piante 


% 


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Et  la  gouentìl  (par fa  per  quei  campi, 


Et  cU tetti  la  turba  de  le  donne 
l&ira  con  inarauiglifi  pafiifuoi. 

Et  con  animi  ftupidi  pon  mente. 

Come  Umor  reai  cuopre  con  l'ofbro 
Gli  homeriticuiiO'  come  leghi  d crine 
Coy Inodo  eforOjCT  come  anch'ella  porte 
Il  Turcajfo  di  Liciti  mirto  in  mano 
Di  lauor  paftoral  con  punta  acuta* 


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• 258 

L’OTTAVO  LIBRO 

DELUE  NEI  DE  DI  1 

VERGI  L I Ó, 

* 

T radotto  per  M t Lionardo 

GHINI.  , ’ 

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ARGOMENTO. 


Vrno  mifc  fiord  il  figlio  detta 
guerra  dallarocca  di  Laureato* 
£T  prefe  in  compagnia  gli  fiuti 
di  tuttofi  Latio,er  delle  città  ui* 
cinc*Z!?  mandò  onchora  Venula 
inArpi  atrouar  Eicmcdexper 
ijf  ignerlo  con  la  fiomiglianza  del 
pericolo  a entrar  fico  inlegaift 
quella  guerra . Per  lequai  cofc  rifentitofii  Enea , fi  come 
quel  che  fi  diffidaua  del  poco  numero  delle  fue  gcti>pe  raui 
fodi  Tiberino >pafiò  cotr' acquatiti  queiluoghi3dcucfipoi 
edificata  Romper  richicfic  d'aiuto  il  Re  E uandro3il  qua-* 
le  cacciato  d’ Arcadia  s’haueua  edificato  una  terra  chiama 
ta  Fallante  nel  monte  Palatino . Euandro  intendendo  la  ca 
pone  della  uenuta  di lui>amorcuolmcntc  raccolfe  E tiea,c? 
tjfendo  egli  intento  a far  fiacri  fido  a H ere  ole Jo  r uguagliò 
detta  cagione delle  cerimonie  diquclfiacrificio>ej  bre* 
tornente  gli  contò  i piu  nobili  luoghi  di  quel  paefe * Val* 


<• 


4 


K L I B R O MP 

fro  di  Enea  co *1 foccorfo  di  quattrocento  canotti , de  quali 
era  capo  Pattante  figliuolo  unico  dEuandro,  mando  par * 
te  di  quelle  genti  a fecoda  giù  per  lo  fiume  in  aiuto  de'fuoi $ 
& cjfo  co'l  rimanente  furiando  atta  uolta  dAgitta  fiori* 
tifiima  città  de'Tirrheni,iquali portauano  odio  capitale  a 
iiezentio,  etiefii  per  rifatto  detta /ita  intolerabitcrudel 
tà  haueuano  cacciato  del  regno . In  quefio  mezzo  Vulca% 
no  lufingato  dalle  carezze  detta  moglie,  fabricò  tarmi  al 
fuofigliajlrojequali  Venere  portò  aEneafil  quale  dilet* 
tondo  fi  molto  detta  bellezza  d'effe  con  fuo  gran  piacere  le 
flaua  conftderando  tutte,  er  mafiimamente  lo  feudo , doue 
erano  dipinte  tutte  l'honorateproue,  che  haueuano  a fare 
ifuoi  difendenti, 

' , * N 

O i che  da  Volta  rocca  di  Laurento 


fe  de' corni  fentir'il  roco  fuono , 

Spronò  i cauai feroci  l’arme  fanfe. 

Gli  animi  fi  turbato , e'I  Latio  tutto 
Trepidando  a romor  congiurò  infieme , 
E i giouan  fieri  in  piu  furor faliro , 

, I primi  capitan  MeffapOyC  V finte, 

E'I  faegiator  de' Dei  Mcjfcntio  accoglie 
Soldati, e faglia  doratori  i campi, 
jAandaflambafciadore  a Diomede 
l Venulfi  per  aiuto, t che  gli  dica, 

Che'Troian  fono  in  Latio,e  con  tarmaté 
Enea  u' arreca  1 già  uinti  Penati, 

E dice  effer  ddFati  al  regno  eletto  : 

E come  a lui  s'accofian  molte  genti , 

E che’lfuo  nome  in  Latio  è di  gran  fama* 


Turno  feoperfe  de  la  guerra  il  fegno9 


v 


Quelle  in  quefio  principio  uoglid,e  quelle 
(Se  Fortuna  il feconda)  debba  il  fine 
"Bjfer  di  quefia  guerra,ajfai  piu  chiaro 
A lui  fidi  che  al  Re  Turno  , e al  Re  Latino ; 
• Quefli  erano  i trauagli  dc'Latìni. 
ìlchcucdcndo  il  faggio  Enea,damolti 
Venfier  noiofi,e  graui  combattuto, 

H or  a quefio,hor  a quell'animo  uotge, 

E dubbiofo  parer  cangia,  e configlio, 

E ciò  ch'auuenir  può  tutto  difeorre. 

Qual  d'acqua  chiara  il  tremolante  lume. 
Che  l Sol  percuota, o i raggi  de  la  Lune 
Chy  a lunghi  fatti  in  ogni  parte  noia, 

E s'erge  al  cielo, e'piu  fublimi  traui 
F ere  de  gli  ampi  e Jfratìofi  tetti 

Bra  già  notte, e'I  forno  apprejfo  hauti 
Ogni  animai  terreftre,equeich'hdnVale} 
Quando  in  ripa  del fiume  il  padre  Enea, 
Sotto  f aperto  del  po fio  a giacere, 

Diede  a le  membra  al  fin  breue  ripofo » 

Et  ecco  il  Dio  del  luogo  il  Tebro  Jìejjo. 

De  gl' oppi  fólti  tra  leffrejfe  fronde 
P arue  ch'ufcijfe  del  tranquillo  fiume 
V eftito  <f  un' fottìi  ceruleo  uelo, 

E di  fiondo/a  canna  cinto  iterine , 

E prefe  a confolarlo  in  t ai  par  ole. 

C difeefo  da  Dei,  che  Troia  a noi 
Del  mezzo  de'nemici  porti,e  rendi, 

Eferui  eterne  lefamofe  mura, 

O da  la  dolce  terra  di  Laurento 
Affrettatole  da  bei  campi  Latini* 


•ifc 


5 f ' 


^ LIB  RO  H1 

Otti  ( non  ti  abbandonar  ) è' l férmo  fcggio 
De  la  tua  Stirpe,  e de' tuo'  Dei  Penati. 

Noti  temer  le  minacce  de  la  guerra . 

P ercioche  già  i timori, e fieri  f degni 
Dc’D  ci  fono  acquetati. 

E perche  ciò  non  /limi  finto  fogno  , 

Giacere  una  tcrribtlfcrofa  bianca 
Vedrai  /òtto  quefi’clci  in  quefìeripe  , 
Con  trenta  figli  intorno  anch’cfii  bianchi. 
QUiui  de  la  città  fia  il  luogo, c quella 

ridde  gli  affanni  tuoi  certa  quiete. 

Trenta  anni  poi,  eh' Afcanio  baurd  fondate 

U murai f Alba  di  chiaro  cognome. 

Cofc  ucre  ti  dico . H ora  in  qual  modo 

Kejti  di  quefta  guerra  uincitore  # 

Tofto  ti  mofireròfi  attento  afcoltu 
Gli  Arcadi, che  dijcefl  da  Fallante, 

Seguir  d'Euandro  le  reali  mfegtie. 

Qui  Selcifero  itfuogo,  efopra  un  monte 
Pofcro  una  cittade,e  la  nomaro 

DalbifauoPaUantePaUantco. 

Quefti  fanno  ognhor  guerra  co*  latini. 

T eco  gliaggiugm,efa  con  efii  lega. 

Io  fteffo  a dritto  del  mio  fiume  in  riua 
T icor.durrò,percke'l  contrario  corfo 
Vinca  de  l'acqtie  co  ucloci  remi . 

Sufigliuol  de  la  D ea,deflati  h ornai. 

Et  al  primo  cader  de  V auree /Ielle 
Con  dritto  cuor  la  gran  Giunone  adordi 
Et  fupplicando  le  minacce,e  l'irc 

Cerca  di  fuper or  con  burnii  uotu 


E uitito  c'habbi  d me  ddrdi  thonore y 
Io  fon  quekche  le  ripe  d corfo  pieno 
Vcrcuoto3efeco  quejliuolticdmpi 
Ceruleo  Tebro,al  cielgrddito  fiume * 
Quefio  è il  maggior, e pr incip  al miofegg 
Quantunque  in  cdpo  uien  dì  dite  cittddi • 

D iffe,  e tuffo fi  giu  de  Jìdcque  di  fondo . 

L d notte  c7  forno  dbbdndond.ro  E ned* 
nifi  drizzò  uolgendo a' chiarirai 
De/  Sol  ndfcentegli  occhia  di  dmbe  mani 
Vrefe  con  puro  cuor  tacque  del fiume 
Spargendouerfo'l  del  quefle  pdrole 
O Ninfi  diLaurenti,  Ninfi  >uoi. 

Che  trafitte  V origine  da' fiumi. 

Tu  T ebro  padre  co'l  tuo  fiume  fiotto* 
Vidccidui  accoglier  con  benigna  uoglid , 

E liberar' Enea  ctogniperìglio. 

In  qudl  tu  flanzi  di  qucjle  acque  finte. 
Vago  fiume  e pietofo  de' mici  danni, 

D a qual  parte  del  mondo  fcendi  eitafci. 
Sempre  da  me  lodato , er  honorato 
Sarai  Cornuto  Dio  de  tacque  H efferie* 
Guidami  homai  3 prefimi  iltuofauorc* 

Cofidice,cr  elegge  de  tarmata 
Due  uelocigalce,tamaefirnifce 
Di  buona  ciurmatamele  di  fioldatL 
•Ma  ecco  un'mofiro  pien  di  marauiglid $ 
Vna  candida  fcrof a per  la  fielua 
Co' bianchi  figli , fi  pofe  a giacere 
Sul  uerde  lito  innanzi  a gli  occhi  fiuoL 
Qucfta  il  denoto  Eneafirifce,e queft 4 

'•  ■ .0 

1 


^ L 1 B R O ^ \ * 

Co!  g«gge  infierite  coprd  • , 

Confiacrdate,grandifiima  Giunone. 

il  t ebro  in  quella  notte  placo  il  fiume. 

Che  gonfio  giudee  cheto  fiotto  l onde 
Raffrenò  il  corfio  myguifid,ch'humtlfidgno. 

Et  trdnquiUd  palude , e largo  piano 
V acqua  parea,ne  contrdftdud  di  remo» 

vmqueil  prefio  cdmnfieguonueloa 

C oh  profbero  e fiodue  mormorto; 

Sdrucciola  fu  per  Pondo  l'unto  legno. 
Marauiglianfi  l acque, c Ifiltc > of  , 

JSonufidto  dueder  notar  per  l acque 

l chiari  ficudi,e  le  dipinte  naui. 

E fii  remando  giorno,e  notte  fiempre. 

Valicano  del  fiume  i lunghi  giri > 

Eaudricfiorti  d'arbori  coperti* 

Bpajjan  cheti  inmezzo  delle  ficlue. 

trdfdUio  d mezzo  cielo  il  Sola 
Qucmio  le  murd,e  Uroccd  dd  lungo 
Videro, e de  le  cafiei  rari  tetti, 

Ch'hora  il  ualor  Romano  al  cielo  agguag  io. 
Brano  aJlhor  del  pouereUo  Euandro. 

Volgon  toflo  le  prode, e danno  a terra, 

A cafio  il  Re  <f  Arcadia  era  quel  giorno 
Venuto  dfare  una  fifid  j bienne > 
ìnhonordel  figliuoli  Anfitrione,  . 

In  un  bofehetto  a la  città  dinanzi  t 
Secoilfigliuol  Pollante,  e ficco  tutte 
I gtoM<m  primi,  e’I  pouero  senato, 

Vauano  mcenfl,e'facrofianti  altari 
Si  uedeuan  fintar  dì  caldo /angue.  ^ 


Mi 


(•(OTTAVO^  241 
Cojior  ueggendo  quelle  altiere  naui 
Tel  bofco  ombrofo  andar  con  quieti  remi) 

A la  fubita  uifla  /paucntati,  , 

Si  drizzar  tutti  per  lafciar  le  menfe , 

Ma  V audace  P aliante  il  uietò  loro , v ' 

Acciò  non  fi  rompejjc  il fagrifitio, 

E prefa  f arme  a'Troian  uola  incontra 
E (f  un' collctto  lor'da  lunge  diffe. 

Giouani  qual  cagion  u'hà  fretti  e mofii 
A cercar  quefle  non  ufate  uie* 

Doue  andate*  chi fete?  onde  ucmte  - 1 

Arrecateci  uoi la  pacchiarmi* 

AUhor  da  Calta  poppa  il  padre  Enea 
Moftrando  un  ramo  di  tranquilla  oliua  > ) 

UoiJiam'Troiani,c  de' Latin' nemici. 

Valor  cacciati  con fuperba  guerra 
Veniamo  a Euandro^itegli,  che /celti 
Di  Troia  capitan  uengono  a lui , 

Tregando  che  con  lori arme  accompagni 9 
Stupefatto  Pollante  a/l  gran  nome , 

Diffe  j fccndi}  chiunque  tu  ti ) la . 

E meni}  e parla  con  mio  padre  a boccat 
Entra, e flcuro  in  cafa  noflra  alloggia . 

E lo  prefe  per  mano  ,e  menò  fcco. 

Ta/fan  pel  bofco  innanzi  e'I  fiume  lafcim . 

AUhor  a Enea  con  amorcuol  detti 
Cominciò  con  Euandro  in  quefta  guifiù 
O Rr  miglior  di  tutti  gli  altri  Greci 
A cui  uoluto  ha  la  Fortuna  ch'io 
Supplice  uenga,  co’lano/ìrami. 

Nc jfauentato  m'ba>che  duca  fei 

Enei,  di  Ver.  HH 


^OTTAVO  » *4 

Vaniino  pronto,e  lagiouentunofira 
' E molto  in  le  battaglie  esercitata. 

Qui  tacque  Enea  5 Et  ci  mentre  e'parlaua 
il  uolto,gli  occhi3e  ad  uno  ad  utile  membra 
Con  l'occhio  gli  cercò  dal  capo  al  piede. 

Voi  così  breuemente  gli  rìffofe. 

C ualorofo  piu  (fogni  Troiano 3 
Come  faccetto  e uolcntier  cono  fio. 

Come  il  uolto,la  uoce,c  le  parole 
Del  tuo  gran  padre  Anchife  mi  ricordo » 
SouMiemmi  già, eh’ andando  a Salamina 
Vriamo  nel  regno  de  la  fuor  a tìefione, 

Vafiò  d’ Arcadia  ne' freddi  confini . 

V eftiami  il  uolto  aihora  il  primo  fiore* 
Stupia  mirando  i capitan' Troiani, 

StupU  del  figlio  di  L aomedcntc, 
Mafour'ogrì altro  Anchife  altiero  giua. 
lo  tutto  ardea  digiouanil  difire , 

Di  parlargli ,e  di  giugncr  mano  amano » 
M'accòflai  pure, e con  ardente  affètto 
Di  Etneo  lo  ccndufii  entro  le  mura. 

Egli  al  partir  una  faretra  adorna, 

E ben fornita  di  Liciefactte 
~ DonommiiC?  una  ricca  foprauefia, 

D' oro  intefsuta,e  due  bei  fieni  orati , • 

C h'hor  tiene  e gode  il  mio  figliuol  Pollante, 
Dunque  raccordo, che  uoletc  meco , 
Conchiufofìa,e  come  primati  Sole  • 

Doni  un  ritorna  a illuminar  la  terra , 

Vi  rimanderò  liett,eamio  potere 
Vi  fouiicrrò  d'aiuto  t uettouaglie . 

J HH  li 


m UBRO  fK 
in  tanto  ( poi  che  qua  «mite  mici  ) 

■ Vocdidef morir  la  nojtrate/ta, 
Ch'obbligo  balletti  di  celebrar  ogn  anno» 
E qui  compagni  a menfa  u’affedett 
Cominciando  aferuar  le  mitre  ufanze. 
poi  ch'hebbe  co/i  dctto.e  le  muande 
fece,  eie  tazze  in  tamia  riporrei 
Ejhglialtrifederfu  la  gramigna? 

Ha  innanzi  a tutti  Enea,  che  da  leone 
Haueua  in  doffo  unafetofa  pelle, 
D'dcero  fiopraunfieggio  imita  e chiama 
AUhor  g jouani  eletti  a quefio  uffitio , 

A gara,  e'I  fidccrdotc  de  l'altare, 
Norton  de' tori  l'arrofiite  carni, 

E de' doni  di  Cerere  i caneftri 
Caricano, e di  Bacco  empionle  tazze* 
Cibali  Enea  co'giouani  Troiani 
Ilei  graffò  cToffo  cTuno  intiero  bue . 

Cacciata  uiala  fame,  e raffrenato 

Il  difio  di  mangiar, comincia  Euandro* 
Qucfiefolcnnijèfie,  quefte  menfe, 

E quefio  aitar  di  quefio  tanto  nume 
Non  fuperftition  uana  indotto  n haue. 
Ne  t ignoranza  de  gli  antichi  Dei. 

Via  dai  crudi  periglia  Troiano  hojte , 
Scampato, ciò  facemo,  e ciafcuno  anno 
Gli  rinouamo  i meritati  honort. 
fùuolgi  prima  gli  occhi  a quejla  ripa 
Su  quc'fafiifoMa>e  ZudrcU  c0™ 

per  lungo  fratiorouinatiimafib 

niihabuato  e'I  monte, e qualificagli 


OTTAVO  ** 

? Con  gran  rouina  profónderò  a baffo . 

L'h  orrenda  inaccefiibile fpelunca 
Qut  fu  del mofiro  Caco,c ricoperta 
Vhaueafi,che  del  Sole  i chiari  raggi 

N onpotean  pene traruijera  la  terra 

Di  nuoue  occifìon  tiepida  fempre, 

Ufi  ucdean fu  la fuperba  entrata 
Le  tefle  affiffe  di  quegli  infelici 
Del  triflo /angue  lor  macchiate^  tinte. 

Di  quctìo  mofbo  padre  era  Vulcano , 

Et  ci  per  bocca  uomitando  il  fuoco 
Del  padreyin  guifa  già  dt un'alt  a torre* 
Vorfe  il  tempo  a la  fine  a'defir  nofbrt  > 
Aiuto , co7  uenir  d’ungrande  Dio , 
Vercioche  il  gran  uendicator  de' torti 
ìl  grande  Alcide  de  le  /foghe  altiero 
E morte  del  trigemino  Gerione 
Vincitor  uenne,e  menò  tanti  tori. 

Che  teneuan  la  uaUe,e'l fiume  intorno • 

M al fiero  Caco,  acciò  non  rimaneffe 
• Di  tentar  con  malitia,e  con  inganno 
Tutte  compir  fue  federate  uoglie, 
Gl'inuolò  quattro  tori  i piu  robufii, 

E gioucnche  bettifiime  altre  tante. 

E acciài' orma  de' pie' non  fùffe  inditio 
Del  furto, per  la  ceda  in  la ffclunca 
Gli  tr affé,  fi  chefegni  de  laftrada 
No»  potean  guidar  ut  altri,egli  nafeofe  * 

Ne  la  ffclunca, fiotto' l cieco faffo . 

Cercando  Alcide  non  trouaua  alcuno 
Segnoychea  laftclunca  loguidaffe . 

HH  ih 


i 


/ 


\ 


W: 


Gii  ttoleua  egli  i ben  pafeiutt  Armenti  * > 

Muouer  da'uerdi  pafchi>€  far  partita. 
Quando  nel  fuo  partir  muggendo  i buoi, 

E tutto' l luogo  empiendo  di  querele, 

E con  gran  noce  abbandonando!  colli, 

Vno  di  queiyche  ne  f horribil  grotta 
Era  nafeofo,  muggendo  rifrofe.  ' 

E/c  di  Cacco  la  Jperanza  nana, 

H ercole  aUbor  di  doglia  e di  furori 
Tutto  s'accefc>e  tutto  uennefèle,  **-T* 
Prende  con  fretta  la  nodofa  mazza, 

E corfe  in  cima  a P alto , er  erto  monte . 
Queflù  fù'l. primo  di,chc  Caco  apporne 
Timido  (tnoJlriyC  trauagliato  in  uifo, 
Toftofùgge  egli  a la  fua  [cura  tomba 
A piu  poter,uic  piu  ueloce  <f  Euro: 
Aggiunfegli  il  timore  ali  a le  piante . 

Chiufbfìquiui  dcntro}c  le  catene  ^ 

R ottCylafciò  cader  un'grauefaffo , 

Ch' ad  un  fèrroyche  f arte  di  fuo  padre  , 

Tabricato  gli  hauea , flflaua  appefò . 

E con  quel  chiufe,efè  fòrte  l'entrata. 

Giunge  T irinthio  infuriato  yc  tutto 
llluogofcorre,equa  elafiuolge , 

Battendo  i denti  con  furor  diuerfo. 

Tre  uolte  tutto  di  rabbia  infiammato  ■ 
Cercò' l monte  Attentinole  la  gran  foglia 
Tentò  tre  uolte  indarno  ye  lofio  fianco 
Tre  uolte  ne  la  uaUe  ritornofiù 
Stana  un  acuto , e dirupato  fcoglio, 

D' ognintorno  taghato,a  la  cauema 


MI 


; 


«OTTAVO»  ±44 

In  cima,cofa  altiftima  a uedere-. 

Sicuro  nido  Rinfilici  augelli. 

Qiiefto  dal  lato  deliro  uolfe  uerjò  . 1 

ìl  mancoyche  pendeua  al fiume  fard,  I 

E lo  commojjc  fin  da  le  radici 

Indi  con  fùria  a piu  poter  lo fpinfe»  :>  • -J 

D i quella (pinta , onde  rifondi  cielo  T. 

Kouinaron  le  ripe,  e fp  allentato  : 

Il  fiume  ritornò  con  tacque  addietro . " 

Hor  lo Ipeco  di  Cacot  e la  fua  horrenda  ‘ * 

Stanza  reale>e  la  cauema  ombrofa,  l 
S'aperfe  efifii  manififia  e chiara . ' 

Come  fe'n  parte  alcuna  a uiua forza 
S'apra  la  terra  in  fin  nel  baffo  centro*  ± 

Scopra  t infirmi  figlio  }e  glinuidiati 
Da' Dei  pallidi  regnimanijvfìe, 

E'Lbarathro  crudcl  quindi  fi [cerna , 

E tutto  di  timor  fi  reggia  pieno 
V Ìnfimo  at apparir  del  nuouo  lume. 

Poi  chc*l  ladron  da  l'insperata  luce  * 

Scoperto  fù,nelcauo  [affo  eh  info,  / 

D'infolito  timor  fòrte  gemendo. 

Di  [opra  Alcide  lo  percuote  e preme, 

Ver  arme  ufando  ciò  che  a man  gli  uiene  , 

Erami,c  tronchile  [afii  grandi  e grani  < 

Egli  (poi  che  è la  uia  del  fuggir  chiufd) 

Manda  per  bocca  fuor  ( miraeoi  grande  ) 
fumo  infinitoye  quella  cruda flanza 
Di  caligine  feur a inuoluecr  empie. 

Togliendo  altrui  la  uifia,c [otto  t antro 
Da  notte  accrefce  ogn'hor  di  fumo  piena, 

HH  iiii  . jr 

I 1 i > *■  N ' ’ 

• S * • - , * 

-J*.  • *_  vi-  .*  ' .1  VJ-  J 


Con  tenebre  di  fuoco  fparfe  e mìfle. 

Non  potè  contenerli  il  fòrte  Alcide,  i 

E fi  gittò  con  rouìnofo  folto 

Ter  mezzo  il  fuoco, oue  pìu'lfùmo  abbondi, 

E l'altro  nebbio  il  freco  piu  trauoglio. 

Qui  Cdco^he  nel  fumo  il  fuoco  indarno 
Vomito , prende , P abbrucio,*?  annodi, 
Ejlringe  fi, che  del  capo  gli  coccio 
Gli  occhile foffoca  l orf  t3e  ficca  goti* 
Aprefl  a un  tratto  stolte  uia  le  porte. 

Lo  [curo  cafiy  e fannofi  polefl 
Gtingiufii  furti ye  gl muoiati  buoi, 

TJl  cadmierò  brutto,efmifurato 
E'  de  lo  grotto  fùor  tratto  pe' piedi 
fjon  potè  alcun  fatiarfl , rimirando 
Gli  bombili  occhiai  uolto.e  lefctofe 
Membra  di  quel  filuaggio  e fiero  moftro, 
E’/  fuoco  ft>ento3ch'ei folca  girare. 

'D'aUhorlafiftaacilcbrarflprefc, 

E quei  che  uenner  poi  con  lieta  fronte 
H ebbero  in  offeruanza  quefìo  giorno* 
Totitio  innanzi  agli  altri  fu  l autore, 

E Vinaria  cuflode  del  bel  tempio , 

Ch*a  facrifitij  dHercolefù  dritto , 
ìl  facro  altare  in  qucflo  bofeo  pofe,  ' 

Che  gronde  fio  da  noi  detto  maifemprt, 

E che  grande  appo  net  farà  mai  femprc. 
Giouani  dunque  uoi,per  guiderdone 
Di  tante  lodi3cingete  le  chiome 
Vi  fronde, e con  le  tazze  in  le  man  defbre. 
Chiamando  in  fauor  noflro  il  Dio  commune. 


*£  OTTAVO  t+l 

Di  buona  uoglia  il  utn  porgete  lieti  -, 
L>iffe,e'l  bicolore  oppio3chefarfuote 
Ad  Hercole  ombrajor  le  chiome  cinfè9  . 
Al  capo  intorno  con  le  fronde  appefo9 
E le  defìre  occupar  le  facre  tazz*i 
E tutti  prefli  con  allegro  uolto 
Beono  a menfa  la  bcuandafacra , 
Porgendo  a' fanti  D«  denoti  preghi  •' 
Hcfpero  già  s'auuicinaua  affai 
A I cieUche  uerfo'l  mar  di  Spagna  inchini. 
Già  ifacer dotile  Potitio  primiero 
Giuan  ( come  è coflume  ) intorno  cinti 
Di  pclliycon  le  faci  in  mano  accefe, 

E rimouan  letauole,portando 
I cibi  ufati  in  le  feconde  menfe , 

& piatti  pieni  ammontati  fu  gli  altari, 

I Sali j atl'hora  incominciaro  i cantu 
Saltando  intorno  a quelli  altari  accefl. 

Di'  rami  (toppio  cinti  ambe  le  tempie. 

Qui  di giouani  un  choroyiui  di uecchi 
Cantan  (Ctìcrcole  i gefti,  e le  fue  lodi 
Spiegano  in  dotti  c r honorati  uerfl 
Come  dueferpiyda  la  ria  matrigna 
Mandatiyin  cuna  con  maif  nuda  opprefjèì 
Come  per  guerra  le  città  famofe 
T roiayCT  E eh  alia  fece  al fuolo  eguali i 
Come  mille  fatiche ye  mille  affanni 
Sofjfèrfe  fiotto  Euri(leo3e  cofi  uoUc 
'L'empia  matrigna , l'iniqua  Giunoni 
fu  Fo/ojCT  Hileo  de  le  nubi  figli 
Crudi  centauri  ; TudiCretaimofirU 


EPhorribilleon  di  Hemed  uccidi. 

Di  te  gli  fiigij  UgbiiC'l  portimelo 
D'lnjvrno,chcnePantro  fanguinofo 
Giacca  fu  loffia  mezze  diuorate > 

Tremò  di  tei  M4  non  mai  faccia  alcuna 
A te  fece  ff>auento>non  il  grande 
Ti/co  drmdto  potcfj>aucntdrtì. 

Non  di  ragion  potè  priuarti  il  fiero 
Serpe  Lernco,di  tdntc  tefie  drmdto. 

Sdlue  di  Gioue  uero  figlio,dggiunto  ;;  . 

Orndmento  d gli  Dipcf  d noi  uieni, 

E dldtud  fefid  con  felice  piede . 

Con  quefte  lodi  al  cielo  alzano  Alcide. 
Aggiugnendo  di  Cdco  laffra  tombd » 
E'lfidto,chcft>iraud  fiamma  ardente. 

Dc'l  firepito  rifuond  il  bofeo  tutto » 

E y colli  iui  uicin  rendono  il  fuono. 

Fomitri  fdcri  uffìti fitutti  infleme 
T ornano  dld  cittade, innanzi  giud 
il  uecchio  Euandro j E ned  dopo  e PaUdnte. 
Ragionalo  tra  uid  di  uariecofie, 

; Per  far  lafirada  piu  fedita  e brieue . 

Enea  fi  mdrduiglid,c  quindi  e quinci 
Gli  occhi  riuolge,e  di  queyuaghi  luoghi 
prende  dentro  nel  cuor  fommo  diletto » ■ • J -1 
E di  tutto  domanda,  e lieto  d/colta 
llrdgiondrde  le  memorie  antiche. 

Cominciò  in  quefld  guiCa  aUhord  E uandro* 

De  la  Romana  rocca  fon  datore. 

H abitduano  prima  in  quefii  bofehi  ‘ 

Satiri j Nm/*>er  huomin  d'altra  forte 


I 


t» l o T T A V 0 ^ *4* 
j?  arbori  ndti,c  di  r onere  duro,  M 

Che  nonhauean  coftume,ne  decoro*  , 

^cdrarlaterra^edcquiftarriubezzc» 

Ne  rijptrmidr  fiapeuan  Vdcquiflate, 

l\dfioflcntaudnlorfleluaggid uitd  V-  ' 

Di  fdudtichifruttiy  c cacciagioni* 

Yrimo  da  Ulto  del  Saturno  uenne, 
fuggendo  t armi  del  fuo  figlio  Gioue, 

Che  del  regno  f bdued  /cacciatole  priuo • 

Egli  U gente  roza,e  uagabonda  _ 

Kdccolfes  diegli  certa  leggere  uoUe 
Che que/la luogo Ldtiofl cbtamajjeà 

Tercbeficuroquinaficofio  flette. 

Tu  fiotto  queflo  Re  (come  fi  dice  ) \ ’ ;.i 

il fiecol  £oro,in fl  tranquilla  pace,  a J . 

in  fi  felice  uitd  il  popol  rejfie. 

Succeffie  ld  peggiore^ /colorita 
Etadc  d qucfta,e  de  t armi  la  rabbid  . 

E l'ingordo  diflo  dipojfiedcre . \ 

AUbon  gli  Aufionij  ucnncroeSicdni). 

Cangiò  nome  la  terra  di  Saturno  ' ò ■! 

Affai  flouentej  Re  uennero  Mar#  • 
Venne  il  crudele  e fmifiurato  Tebro, 

Vd  cui  poficia  dicemmo  il  fiume  Tebro, 
Verdette  A Ibula  il  uero  antico  nome,  ' 

Io  la  patriadificacciato  e fìnto,  *' 

Ricercando  del  mar  gli  ultimi  lidi  & 

in  quefii  luoghi  fceflytomc  piacque  > 

A Jd  VortundyC  a t inuincibil  Fato  . 

Spinfiermi  anchora  gli  ojferuanti  detti 
Di  c or  menta  mia  madre^c'l  ftcjJoApouo». 


(0  v 


^ O T T A V O Mr  ^ 

Gianicolfi  5 QKr/k  Saturnia  deità. 

Itt  queflo  ragionarli  fan  mani 
A Z burnii  e afe  del  pouero  Euandro. 

• V'ggmmugghìar  gli  armenti*  ne  L piazza 

Romana*  ne  le  laute  Carine,  ?***& 
Euandro, poi  chefir  giunti  alpalazio w 
Sm  quejla  foglia  il  uincitore  Alcide 
vajiò,qucj}o  palagio  lo  riceuue 

V°gUanchetudifrrczzarlericcbeZTe. 

Vf&MffranqutJloeguuUaTDio,  ' 
Et  entra  lieto  inlepouere  cefi-,  ' 

• * guidò  fitto  quegli  burnii  tetti 

J'^^fi'fopruimlcttoilpoìi  J 

Alto  ii  figlici  il  utllofe  pelli  tl 

Vorfe  nutrite  int  AfiiconafMia. 

CfnModSUielU/curamtt',  ‘ 

E ktenuccnUeoffifiuecmtf. 

Venere  m tonto  affittuofi  moire 
Tenendo  il  minacciar  de'Laurentini. 

E mojfd  da  ['bombile  tumulto, 
VulconritrouomU  (omero  creta. 

Entalguifi  gli  parla.eco'l  parlare 

A la  nimica  fiamma  de/linate  " ' 

^ Grecicombattute  e oualU. 

Vtjfino  aiuto  per  quelli  iafètici,  ; ' 

Rtjftm  ormai  chiejì,  ne  ti  uolk 
Coroconfirte  affaticar  inuono. 
tombe  obligoto  molto  et  figli  m 
t>ifnaM,tpiangeJlim  doghe  amara  - 


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Spellò  fEnrt  gli  affami, e le  fatiche. 

Ho**  per  uclcr  di  Gìouc  s ejiilildto 
. ,>  nelpaefediRutitU^tedunque 
' i Supplice  uengo.cromiofantonmt, 

HiircpelfìgUdnmitidomtrio. 

TtidiThctidc  al  pianto,* de  lajpoja 
Dì  Tito»  h picgajli  a'icrdiflri. 
Kifguardaquatiti  popo/i,e  ^ttaat 
Inficine  unite , con  le  porte  chiuje» 

P rcndan  t aiuto, & arrotato  ferro. 

Ter  ultima  de  miei  rouina ,e  mia* 

Così  dicendo,  perche  le  parca 

Ch'c'dubbiofoìardaflccon  le  braccia 
Vie  piu  che  ncue  bianche  e delicate 
Teneramente  Venere  abbraccioUo, 

Ei  la  folita  fiamma  immantinente 
Kiceué, dinoto  fioco  in  le  midolle 
Ter  le  disfatte, & arfeojfa  ghfeorrc. 

Come  talThor  dal  del  fòlgore  fuok 
Col  tuono  aprir  le  nubili  chiaro  lume 
Sparger  ùetocc  lor  dentro  e dintorno. 
Conobbelo  la  moglie, de  gl  inganni 
Allegra,*  dotta  de  lafua  bellezza. 

Vincano  allhor  d'amor  e tema  uinto , 

Che  ti  bifogna  tanto  alto  principio. 

\ ' Domc  e la  fide, eli  in  mcfuoUhaueret 

sei  tuo  uolcr  fi/fe  allhor  tale  fiato, 

Lecito  i Teucri  armar  fora  a noi  fiato 
He’/ [omino  Gioucjit'l  fato  uietaud 
Che  Troiu'ficjle  in  piedi,  e dieci  altri  am 

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4. 

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4 ♦ 


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Tritino  uiueff e . Et  horfc  apparecchiata 
Set  di  far  guerra,  e quefto  è'I  tuo  penfiero. 
Tutto  quel  che  può  darti  l'arte  mia , 
Quanto  il  liquido  elettrodi  fèrro  puote* 
Quanto  è'I  ualor  de  l'agitato  fuoco : 
Lafcia  pregando  dimofìrarche  poca 
H abbi  in  dijfor  di  me  fède,e  pojfanza* 
Cofl  dijfe,e  gli  amati  abbracciamenti  * 
lieto  li  diedCyC  nel  fuo  dolce  grembo 
Lafciò  le  membra  in  preda  al  quetofonno ♦ 
Voi  che'l  carro  follato  de  la  notte 
' H ebbe  compito  del  fuo  corfo  il  mezzo , 
E7  ripofo  hebbe  dato  al  forno  bando , 
Come  la  fèminella,che  la  uita 
Softien  filando,e  di  deboi  guadagno > 

V accolto  ctntr,gli  afeofì  carboni 
Defia,& a l'opra  fua  la  notte  aggiugne , 
Et  in  lungo filar  tiene  occupate 
Le  ferue, acciò  che'l  letto  maritale 
Conferuar  poffa  immaculato  e cafto , 

E nutrir  senza  biafmoipiccol  figli* 

Non  mcn  ueloce  dal  morbido  letto 
llDio  del  fuoco  ala  fucina  forge* 

Tra  Lipari,  e Sicania  una  ifoletta 
Diffidi  s'erge  di  fumanti fafii. 

Sotto  quefta  lo  jfecoye  gli  antri  Etnei 
Da' camiti  confumati  di  Ciclopi 
Tuonano, e de' gran  colpi  in  fu  gtincudi 
S'ode  lunge  il  rimbombo,  e le  fcintiUe 
Del fèrro  firidan  per  quelle  caueme* 

E'I  fuoco  le  fornaci  tinte  auuampa , 


m 


^l'LIBRo  H/ 

Quefld  è la  cafa  di  Vulcano,  e quefla  . 

Dal  nome  fuoVulcanoncho  fi  nomo. 

Scefe  egli  in  quefld  aUhor  da  l'alto  ciclo. 

Qui  gUhorrcndi  Ciclopi  in  Contro  cono 
Il  fèrro  houcano  in  man,  Sterope,  e Bronte  ; 

E P ir  demone  il  nudo,efabricato 
H duco  in  porte  un  fùlmine ,di  quegli. 

Che  Gioue  ftesfì  dd  del  getto  tn  terra,  > 

Mononera  però  tutto  fornito. 

T re  roggi  aggiunti  houeon  di  torto  pioggia. 
Tre  di  nuuoli dcquofl^e  di fplendente 
fuoco  altretanti , e tre  di  ueloce  Auflro.  ' 
folgori  horrendi  anchorituoni , e 
Mcfcolauano  o Copro,  e con  Voluto 
De  lefcgudci  fiomme,i  fdegni,e  Ciré. 
SoUecitouon  poi  do  Coltro  parte 
Di  Morte  il  corro, e leucloci  ruote, 

O nd'ei  gli  huomin  fotlicuo  e le  cittodi, 

E C bombile  feudo  de  C irato 
Potlade  a gora  polìuan  di  [coglie 
Diferpi,ecCoro3egliattrecciatiferpi, 

E lo  Gorgoneo  teflo,che  anche  tronco 
V olgeuo  gli  occhi  in  uiflo  f curo  e fiera % 
Adattauono  al  petto  de  la  Dina.  y 
Tofate,diffe,  le  cominciate  opre 
Ciclopi  Etnei  volgete  qua  la  mente. 

S’hanno  a far  Carmi  a urìualorofo  Duca$ 

La  forza, la  preflezza,il  magiflero 
Mettafi  in  opra,  fu,  piu  non  fi  tarde. 

Sol  queflo  diffe  : Et  efii  in fretta  tutti 
Si  diero  a l'opra, e partir  le  fatiche* 

fondefi 


4 


«OTTAVO»  j 

F ondefl  il  romene  toro,e'l  duro  fèrro  , 

Si  liquefa  ne  f ardente  fornace, 
formano  il  grande  feudo ,che  ftar foto 
T>ee  contra  tutte  tarmi  de’ Latini, 

E'/  giro  fuo  di  fette  giri  ingombrano. 

Co' mantici  altri  il  ucnto  accoglie ,e  rende , 
Altri  il  /indente  fèrro  in  l'acqua  tinge. 
Per  le  percoffe  incudi  l'antro  geme . 

Efii  tra  lor  le  braccia  con  gran  forza 
Alzano  con  mifura.e  con  tenaci 
forbici  reggon  t infocata  mafia, 

JM  entre  in  Eolia  il  Dio  di  Lenno  affretta  % 

Voprafidefta  E uandro  al  nucuo  albore , 
Et  al  cantar  de  mattutini  augelli , 

Licuafiil  uecchoycfiuejìe , e le  piante 
Di  cinturate  cinge  a la  Tofana, 

E una  fyada  T egea  fi  cinfe  al fianco 
Damanmancale pelli  alzando  fufo, 

Cb' erano  di  Pantera  giù  diftefe. 

E da  l'alto  palagio  duefergenti 
, Per  guardia  fua  gli  uanno  alquanto  innanzi 
E'can'fcguotio  i pafii  del  padrone  » 

Vanne  et  fecretamentc  al  luogo , douc 
KlbcrgaEnea,perocheflricorda 
De  le  parole , c de  le  fae  pronte ffe,  ; » 

Non  meno  Enea  s'era  leuato  a l’alba , 

Que/h  haucafeco  il  figlio,  e quegli  kebate, 
Trouatifufiprendonpcrledeflre, 

E ? affiggono  in  mezzo  de  la  danza, 

E cominciano  infìeme  a ragionare: 

1/Re  cominciò  prima. 

Enei  di  Ver,  jj 


0$.  LIBRÒ 

O gran  Truca  de* Teucri,  il  qual  uiuendo. 

Non  dirò  mai  che  Troia  jia  disfatta. 

A noi  per  darti  aiuto  al  gran  bifogno 
Son  poche  fòrze, di  qual  fiume  ferra , 

D/  la  premono  ; Rutuli,t fouentc 
Corrono  armati  intorno  a qucfle  mura. 

M a io  uo  giugner  teco  un’popol  grande, 

Vn  ricco  regno, che  per  tua  falutc 
} l non  penfato  cafo  ci  apprefenta . 

T u uicni  chiamato  dal  uoler  de  F iti: 

Voce  [unge  di  qui  s'un  uccchio  [affo 
Àgiiìaficde,  ui  Li  dij  ut  guerra  fieri 
G/.i  fi  firmar  o,  entro  i paefi  Tofebi , 

Qjtefla  molti  anni  fionda  l'impero  \ 
Superbo,e  Carmi  federate  zX  empie 
Di  Mezcntio  da  poi  tennero  opprejja. 

A che  dirò  Coccifion  nefande  i 
ìi' fatti  atroci  del  crudo  tiranno  * 

Scr baile  i Dei  contr<ifo,c  contri  fuoi . 

F.g  i (o  tomento  inufi  tato  e crudo) 

• I egaua  infume  i vani /morti  corpi. 

Mano  a nu  ; componendo , e bocca  a bocca 
Et  (o  mi  feri  amplefi  ) a poco  a poco 
Ne/  putrefatto  abhomineuol  [angue 
C on  lunga  morte  gli  [acca  morire. 

A / fine  i cittadini fianchi  per  tante 
nefande  cruddtacialfuo  palagio 
Corrono  armiti, e lo  vi  ajjcdiandcn'ro, 

T an  morte  a fuot,g  ritingi' in  cafa  i fuoco. 
Et, tra  li  inora  a'Ru  tuli  fuggito, 

Con  l<  fòrze  di  Turno  fi  difende. 


#*4.  OTTAVO  ^ 2$0 

Syè  dunque  Hetrurid  tutta  a furor  moffa, 

Et  al  fhpplitio  il  Re  con  Carmi  chiamano . •- 

A cojlor  ti  darò  per  capo  e duca. 

£4  cl  lito  ficmon  già  le Jpcjfc  nani. 

Te  Tinfegne /piegar ,ma  gli  ritiene 
Quel,  che lor  dice un'lor  uecchio indouino. 

0 di  Mcotiia [delta giouentude, 

G loria,fplcndorc,c  pregio  de  gli  antichi , 

1 quai  giufto  dolor  di  giufio [degno 
■ Accende  contro  il  nimico  Mezentio, 

Mone  conccfjo  ad  huom  d'Italia  tonta 
G ente  fc  mmetter, cercate  altri  duci. 

"Efiiallbor  di  tal  dire /fiancatati, 

U efferato  firmavo  in  quefli  campi. 

T4  'conte  a me  la  coronarlo  feettro 
Mandò  del  regno, e l'infegne  pregando 
' Ch'entri  m campo, e dtìetruna  il  regno  prenda. 
Ma  a me  la  tarda  inutile  uecchiczza 
V imperio  inuidid,e  a generojì  fatti 
Sfnfo  le  fòrze  mie  deboli  e lente. 

Vi  manderei  Pallante,ma  di  patria  t :i 

i*  T icn  parte  qui ,d’ ima  Sabella  nato. 

T u cui  per  anni  e [angue  il  fato  cede. 

Che  da  Dei  fei  chiamato  entra  a l'imprefk, 

O di  T roia,o  d'Italia  duca  inuitto. 

Et  io  Pollante, la  mia  cara fpeme. 

Ter  otti, acciò  ne  la  tua  difciplina , 

La  guerra  impare, e' gran  fatti  di  Marte 9 
E le  fatiche  a tolerar  i'auuezze» 

E i'oprc  tue  nfgiurdCyC  da  primi  anni, 

Hdbbu  tc  per  cj] empio  e marmgha. 

il  <i 


<•£  l I B R O ** 

Dugento  ualorofl  caualieri 
D'Arcadia  eletti  darogli,altretanti 
De  fe  in  fuo  nome  a te  darà  Fallante* 

Co/i  difi'egli,e'l  uifo  a terra  chino 

E g li  occhi  Enea  teneua , e'I  fido  Achate, 

Ne’/  cuore  bauendo  penfìer  duri  ctrifls • 

Ha  dal  ciel  Cithcrca  diè  chiaro  fegnò . 
Venne  dal  cielo  un  folgore  improuifo , 
Vibrato  con  frac  affo  tacche  parue 
Che  l mondo  rouinajfe , eti  aria  udifii 
DelcTirrhcnc  trombe  il  fuono  borrendo » 
hieuano  gli  occhi  al  ciel,di  nuouo  s'ode 
Vna  er  un'altra  uolta  il  fiero  tuono . 
Vcggiono  Farmi  in  mez  zo  <f  una  nube , 

P ofta'n  parte  del  ciel  chiara  e [croia , 
i plendere  al  Solere  pcrcojfe  tonare. 

Stupiron  gli  altri }mal  Troiano  H eroe 
E'I  fuonc,c  de  lamadre  le  promejfe 
Conobbe ,e  cominciò  con  tai  parole. 

Non  cercar,  non  cercar  che  impor tin  quefli 
P rodigi,o  Euandro,io  fon  da'l  ciel  chiamato, 
Mandarmi  un  fegno  tal  dijfe  mia  madre. 

Se  guerra  s'ordinajfe,c  da  Vulcano 
Recarmi  per  aiuto  tarmi. 

O quante  morti  a'miferi  Laurenti 
Minacciar  ueggio,  o quanto  grani  pene 
Turno  mi  pagherai ,o  padre  T ebro 
Quanti  feudi, quanti  elmi,  quanti  corpi 
Volgerai  ualorofl  [otto  Fonde } 

Chiedano  F drmi,rompano  gli  accordò* 
£ontal  parlar  <UF  alto feggio  [cefo,  ■ 


0 ^ 

eri 

tri  Palate 
debuto 
SlfidoAik 
i/lnAmtdk 
t è eburofo « 
yrtijnprwji, 
hcktpsnc 

,c'n 


*<  OTTAVO»*  *fi 

D’H ercole  ne  g li  aitar  pria  defluii  fuoco* r 
E’ fuochi  ftrani,e  gli  humili  Penati 
Lieto ritruoua,e  due  giouani agneUe 
(Come  è coftume  ) uccide  in  ffacrifitioi 
Cofl  fa  EuandrOje  giouani  Troiani 
Quindi  a le  naui  er  a compagni  toma, 

E (Tefli  fceglie  i piu  fòrti,  chefeco 
V adino  a guerra,e  glialtri  a ciò  meno  atH 
Calano  giu  pel  fiume  a la  feconda , 

Ver  portarne  ad  A fcanio  certe  nuoue. 
tilfuouoM  1 càUàlU  a que'Troian,  che  deano 

'l,di  rttioMJflà  Gir  con  Enea  uerffo  i T irrheni  campi, 

il  fiero  tu»  Et  a lui  ne  danno  un' tra  gli  altri  eletto,  ' 

zzo  futuri*,  Di  pelle  di  leon  tutto  coperto, 

hùrd  fifa*  Con  funghi*  ordt*  chiaro^  njflendentt 

r coffe  towt-  Vola  per  la  citta  tofto  la  fama, 

TrtàMhW  Cfet  immantenente  debbano  i cauaHi 
Gir  a la  uolta  dc'Tirrheni  Lidi 
Le  madri  per  timor  doppiano  i uoti, 

Timor, che  ffa'l  periglio  affai  piu  grane, 

E fa  Marte  apparir  piu  furibondo, 
m*"'  Euandro  il  figlio  lagrimando  abbracciti 
\ Ncfa  (ficcarfi ,e  tai  parole  muoue. 

“ O rendefiuni  Gioue  i paffuti  anni , 

Qual  era  quando  teffcrcito  prima 
Roppi fotto  Prenefle,e  degli feudi 
Vincitore  arfl  i monti,e  ne  l'infimo  * 
aerilo  Re  mandai  con  quefta  deflra. 

Cui  la  madre  Yeronia  a' Inaffcer  diede 
( Mirabil  coffa  a dir)  tre  alme , e uoUe 
Che  tre  armi  màueffe,  e biffognaua 

II  ut 


e le  proni  fi 
nidi 

keunporMf 

fondili 


mu 

■i  iturcnò 
ijrttogr^fó 
uirtTcM , 

fondu 
Itogli 4tW 
mfcffif 


\y 


i 


<K  L I B R O *¥ 
Venderlo  tre  nottue  purfrogliotto 
Di  tre  alme, e tre  armi  quefla  mano.  - 
Non  mai  da  tuo'foaui  abbracciamenti 
hungc  figliuol  farcirei  uicin  nojiro 
Mczentio3minacciando  d quefta  ulta. 

Tanti  de'nojìri  crudelmente  ucciji 
hdurcbbe,ne  di  tdnti  cittddim 
Spoglidto  hdurebbe  la  no/ira  cittade. 
Mauoi,oDei,ctudcglialtriDei 
Grdii  padre  Gioite, monete  ui,pr  lego, 

A compafiiondel  Rf  et  A rcadia,e  date 
Al  pdtcrno  pregar  benigna  udienza* 

Se'Fati  nino  miferban  Pattante, 

S'io  fon  piu  per  uederlo  cr  abbracciarlo, 
Vrcftdtemiui  prego  lunghi  giorni,  ; 
Soflcrrò  uolentieri  ogni  fatica. 

Ma  Je  tempia  Fortuna,auuerfl  cali 
Minaccia, poffa  hor  hor  quefta  crudeli 
Vita  finir, mentre' l penfiero  e dubbio. 
Mentre  incerta  è la  freme  del  futuro. 
Mentre  caro  figliuol,folo  confòrto 
D*  miei  ucccbi  anni  abbracciacelo  nouélU 
Meffa  non  uenga  a ferirmi  t orecchi 
C ofi  nel  partir  dijfe,<  per  t affanno 
Gli  uenne  meno  il  cuore,efcrui  prefo 
A c afa  nel  portar  foauemente. 

Già  la  cauatteria fuor  de  le  porte 

Era  ufcita,Enea  prima  e'I fido  Achate,  > 
Dopo  feguian  gli  altri  baron  Troiani, 
Staua  Pattante  in  mezzo  de  la  fchiera 
Con  tarmi  pirite, c con  la  fopraucfta jJ 


<*ì  OTTAVO 
; C onte  motk  del  UiarL  ucifèrfuole. 
Che  V e nere  ama ) opra  ogn' altra  ’ fella. 
Al  cielo  ufcir,e  difcacciar  la  notte. 

Stati  le  timide  madri  in  fu  le  mura , 

Con  gli  occhi  intenti  dietro  a quella  fatta 
Ktibe  di  polue,e  a lo ffilendor  de  tarmi» 
E fi  per  balze , ou'è  la  uia  piu  corta 
Armati  uannoyi' alza  il  lieto  grido* 

E' cavai  mofii  in  battaglia  ordinata 
Fan  co'l  pie  rifonar  la  trita  terra. 

. P reffo  al  fiume  di  Ctre  un  bofeo  fiate* 

D'antica  religione  anch'hoggi  fagro, 

. Da  caui  colli  cinto  e neri  abeti. 

Credefi  eh' a Situano  i Greci  antichi * 

■ C'ha  in  tutela  gli  armenti, e'colti campi 
Confacr afferò  il  bofcotc  un  certo  giorno, 
Que'  Greci  fùr, eh'  in  Latro uetmer  primi 
Quindi  non  l unge  Tarchonte  e'T  irrhcni 
T cneano  il  campo  in  ben  fuuro  luo co» 
Già  fi  potea  ueder  de  l'alto  colle 
Va  gente  tutta,che  fi  dijìcndeua 
Nr  larghi  campami  col  padre  Enea 
La  uaf  orofa  giouentude, fianca 
Entra, e cura  i cannili  e poi  fc  fteffa. 

'Ara  già  giunta  V aure  entro  un  nembo * 

. Portando  idonee  come  di  lontano 

Dal  freddo  fiume  uide'l  fuo  figliuolo. 
Scettro  di  gli  altri  in  ma  chiufa  valle,  . 
Con  quefh  detti  gli  fi  fece  incontra. 

Ecco  che  V arte  t'k  a del  mio  conforte 
Compiti  appieno  i già  promcf.i doni. 

li  t 


K 1 I B R O W 

No»  temere  hora  ifuperbi  Laurenti , 

O'I  fiero  Turno  affrontare  in  battagli*  < 
Dijfe,CT  abbracciò’ l figlio, e leftlcndenti 
Armi  a l’incontro  in  fu  wra  querciapofc. 
Egli  de’ doni, c di  tanto  honor  lieto , 

Non  può  fatiarjlyC  mira  a parte  a parte 
E' armi, e fi  marauiglia,e  uolge  e guarda 
La  crefta  grande  de  t elmo, che  pare 
Che  getti  fuoco, e la  fat atafyada, 

Ea  corazza  di  fèrro  duro  e fòrte* 

Grande, fanguigna,qual  cerula  nube 
Età’ filar  raggi  accefa,che  dalunge 
I campi  g ettd,i  politi  fchinieri 
r>’eUttro,e  d’or  piu  d’una  uolta  cotto # 
E’hafla  j del  feudo  lanobilteflura. 

Che  non  potria  con  miUe  lingue  dirfl 
Quiuile  guerre  Italiche, e Romani 
Trionfi  il  Dio  del  fuoco  haucd /colpiti, 

/ Dotto  de’fati,e  del  futuro  faggio. 
quìuì  tutta  la  Stirpe,  che  deuea 
V fdr  <SAfcdnio,e  le  guerre  notate 
Ver  ordine  u’hauea,che  deuean  farfl 
Di  Marte  fi  uedea  nel  antro  uerde 
Giacer  la  lupa,intomo  a le  cui  poppe 
Vendean  fcherzando  t pargoletti  infanti. 
Senza  timor  la  madre  lor  leccando . 

Ella  riuolta  con  la  tefla  addietro > 

Hor  queftojior  quel  leccaua,e  con  la  tingiti 
Varca  dar  fórma  a le  tenere  membra. 

/ Non  lunge quindi  Romanie  Sabine 
Rapite  afèrza  in  mezzo  alagran  turba » 


0 » 

>i  Imiti, 

■e  infoltii 
),tlc) frlmk 
uqucrcùftf. 
•luto, 
parte  dpt* 
uolgttprll 

lycbtpjrt 

oefirtCt 

icrérit 

kédhotp 

meri 

miti 

ri  tifarti 

tyuedirll 

Ioni» 

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(detta 

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wanfafl 

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le  cui  ^ , 
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'IcccJttà 

•(intv&rt- 

ite#1*. 

élé?*0' 


(•4L  OTTAVO  tu 

Ne'giuocht  fatti  nel  M afiimo  cerchio 
Al  Dio  Confo  > ìndi  fubitana  guerra 
Si  uedea  nafeer  tra'RomaniyC’l  uccchio 
Tatio,e'fcueri  Curi  -,  Q nitidi  poi 
Clt  Refi  Rc,depofta  la  battaglia , 

Armati  innanzi  al  fagro  aitar  di  Giouc 
Star  con  le  tazze  in  mamyCT  uccidendo 
La  fcrof aumrfi  con  eterna  pacei 
No/i  lungc  Metio  da  ueloci carri 
Squartato jì  uedea  (matudeueui 
Albano  mantener  le  tue  promejjc) 

E Tuffo  firafeinar  per  una  felua 
Del  mentitor  facea  le  membra^ bronchi 
Kojfeggiar  jì  uedean  pel fparfo f angue* 

Volca  Porfenna  Tarqumio  facciata 
Ridurre  te  l a atta  di  fretto  ajfedio 
Tencua  opprcjfa}efucccjfor  d'Enea  4 

F erlalor  liberta  corre  ano  aVarmii  , 

Veduto  haurefti  lui  fdegnofo  in  uifia, 

E minaccio fo, per  che  Code  ofaua 
Difènder  mentre  jì  tr  attaglia  il  ponte » ,<  •' 

E perche  Clelia  ingannate  le  guardie  - r 
Notando  ardita  ualicaua  il  fiume: 

Dinanzi  al  tempio  in  la  rocca  Tarpeia 
Staua  a la  guardia  M atUo,e’l  Capitogli 0 
Alto  teneayche  nuoua  flanza  Regia 
Mo&rdua  la  Romulea  rouuidezzcu 
Qui  fi  uedea  ne'portichi  dorati 
Voca  d'argento  fuo  gracchiar  cantando 
Che'n  fu  la  porta  crono  giunti  i Galli » 

- 1 quaifu  per  le  balze  erano  quafl 


I 


* .? 

Alarocca,difefl  dakfcure 
Tenebre  de  la  notte  ile  lor  chiome 
E ratto  d’oro, d’oro  era  U ucftdi 
Le  foprauefie  rijfilendean  diflinte 
Di  porporine  ucrghe,il  bianco  collo 
Cinto  era  <foro-,c  ciafcun  d'efii  in  mano 
T enea  due  Idncie  alpine,c  ricoperti 
T encdno  t corpi  lor  con  lunghi  feudi» 
Quindiifaltanti  Salij  haueafcolpiti,  , 

Egf  ignudi  bupercife  le  lano fe 
Verghe  ,c  gli  feudi  giu  dal  del  cadenti» 

Le  cajle  madri  in  morbide  carrette 
lAenan  per  la  città  le  [agre  pompe » 

Quindi  lontana  la  T artarea  fede 
Aggiunge,  e f inftrnal  porta  di  Dit($ 

bcpcnedemaluagi,oCatilina 
E te.fo/fiefo  a urìrouinofofcoglio. 

Che  de  le  furie  f affetto  parenti, 

E feparati  i giufli,a  quai  da  legge 
il  feuero  e giuflifiimo  Catone . 

Qttiui  pel  gonfio  e /fiat  io fo  Mare 
b' imagi  n d’oro  gia,ma  l'onda  uerde 
Bianca ) fiumi  gettaua,e'ntorno  in  giro 
Gli  argentati  Delfini  il  Mar  tranquillo 
Con  te  code  uolgean,folcando  l acque , 
Qui  ni  in  mezzo  <f  armate  e ricche  naui 
Di/cemer fi  poteano  l’ Attie  guerre. 
Vedrefii  al  campo  de  l'armate  fchiere 
Arder  L eucate,e  a loffilendorde  l'oro 
Va  lungi  folgorar  l’onda  marino. 

Quinci  A ugufto,  che  guida  gl’  1 1 aliaste  ■. 


OTTAVO  2J4 


Armati  in  guerra, co' l fenato  infleme. 
Col  popol,  co'  Penati^  grandi  Dij , 

Star  ft òpra  un'alta  poppale  cui  tempie 
Ambe  gettano  fiammate  al  capo  in  cimi 
Splendente  s'apre  la  paterna  fella 
D'altra  parte  con  uenti  e Dij  fecondi 
Agrippa  uicn  con  gente, di  naualc 
Corona  ornato, a roflri  lauorata , 

Di  uettoria  notule  altiero  fegno. 

Quindi  co'lfauor  barbaro, e diuerft 
Maniere  d’armi  Antonio  uincitore 
Vien  di  uerfo  l aurora,  e ropi  lidi* 

H a l'Egitto  e le  fòrze  d'Oricntc 
Seco,c  gli  ultimi  hattri,e fico  uiene 
' VEgittia  moglie , o uituperio  immenfo . 
Muoucfl  ognuno  impetuo fornente 
Gii  tutto  è /punta  il  M or  battuto  e rotto 
Da'prefii  rcmi,e  da' /Indenti  rofiri. 
Sorgono  in  alto, creder  e fi  fuel  te 
Le  Cicladi  notare,  o gli  alti  monti 
Cozzare  infume, tanta  era  r altezza 
De  le  torrite  poppe,onde  i feroci 
Soldati  gettan  fioco,  e lance , e dardi* 
Tanncfì  rofii  di  Nettunio  i campi 
P el  nitouofangue,e  la  R cina  ui  mezzo 
Chiama  le  fihiere  fuc  col  patrio  Sifiro, 
Ne  fi  uede  anche  i due  firpi  a le  frolle. 
Gli  Dij  moflrofi,e'l  latratore  Anobi, 
Contro  N cttunno,e  Venerea  Minerò* 
Prendono  l'armi  fùriofo  muoue 
Per  mezzo  la  battaglia  il  fiero  Marte, 


# 


i 


«LIBRO  W 

E le  furie  maligne,*?  infilici. 

Allegra feorre  con  fdrufeitauefia 
L d difeordia  crudele, d cui  uicn  prego 
B eUona,e’n  mano  hd  lafmguignd  sferza 
ApoUine  Atrio  rìfgudrdando  d quello , 

Dal  del  tendeuaVdrco,onde  per  temi 
UEgitto,g?  \ndi,gli  Arabi,e’Sabct 
Volge dn  le frolle,  e la  Reina  ftejfa 
Vcdea/i  dar  le  uele  a'aenti  in  preda, 

E già  Idfciar  le  fimi  in  abbandono , 
hei  tra  le  morti  hauea  fatta  V ulcano 
VdUida  per  la  morte  già  uicina , 

D<t  ldpigd,e  da  tonde  cjfer  portata. 

Vcdeuajl  a l’incontro  il  mefio  Nilo 
Aprire  il  feno,e  nel  fuo  largo  grembo 
Chiamare  i uinti,  e ne’ripofli  fiumi. 
lAd  ecfore  di  tre  trionfi  altiero , 
Condutto  in  Roma  fu’l  trionfai  carrOi 
A’Dei  d’Italia  per  uoto  immortale 
Ver  tutta  la  città  in  diuerfl  luoghi  . 
Vacca  drizzar  trecento  (agri  tempi f. 
Di  letitiaÀi  giuochi,e  pldufo  piene 
E ran  le  firadcjn  tutti  i tempii  i chori 
De  le  matrone,e’n  tutti  tran  gli  altari » 
E dinanzi  gli  altari  in  terra  jlefì 
Per  fagrifitij  fare  eran  giouenchù 
Egli  fedendo  in  fu  la  bianca  foglia 
Del  tempio  de  l’ardente  Vebo,i  doni 
Eiconofce  dc'popoli,e  gli  adatta 
A le  fuperbe  porte,  in  lunga  fchierd 
V affano  amanti  a lui  le  uinte  genti. 


« OTTAVO  W 
Varie  dì  lingue,  di  ucjlire,e  farmi, 
quìui  i Nomadi, e gli  Afri  ignudi  hauti 
Vinti  Vulcano, iui ilelegi, e'Cdri, 

E fieri  a filettar  gli  affiri  Geloni . 
Eufrate  già  correa  queto  e tranquillo» 
Erano  quiui  gli  ultimi  M orini , 

V’era  il  bicorne  R henOjtranui  i Dact, 
Che  non  uoleano  il  giogo, eraui  Arafft 
/ Sdegnofo  di  uedcrjl  fopra  il  ponte. 

T aicofe  per  lo  feudo  di  Vulcano, 

Don  de  la  madre, con  ftupor  rifguarda. ? 
E fenza  alcun  costrutto  mira  lieto 
Le  figure,  ejilieua  in  fu  le  {falle 
De  difendenti  fuoi  la  fama  e' fati 


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AL  MOLTO  MAGNI» 

FICO  E SVO  HO/ 

DORANDO 

, *'  ' 4 * - ' « , *|  V * / 

;M  ♦ Benedetto  Varchi , 


V H fono  principalmete  le  cagioni  cari  fimo, e mol 


to  honordiido  M. Benedetto  mio  dolciflimo,pcr  le 
r quali  io  ui  mando  il  nono  libro  deff  Eneide  di  Virgilio  del 
me  in  uerfi  f ciotti  netta  lingua  nojlra  finalmente  tradotto, 
la  prima  delie  quali  è,  che  battendo  io  fuori  della  mia  prò* 
fifiione  piu  per  diporto  , che  p altra  cagione  cominciato , 
gii  fono  tre  anni , a tradurr  c,non  perciò  con  animo  di  uo* 
lerlo  d ogni  modo  firnito,‘Voi  letto  d pena  la  prima  par * 
te, non  folo  mi  confòrtaftc  a feguitareyma  anchora , che  to 
douefli  compimento  dargli  mi  pregafte:  la  onde  trouando* 
mi  io  in  Villa  d quefii  giorni  paffuti  folo , e pieno  di  molti, 
e diucrfì  faftidij,nel  bello,  e piaccuoliflimo  monte  di  F tifo* 
le,  tanto  da  uoi  non  follmente  amato,  ma  celebratogli  die 
di  piu  per  compiacere  d uoi,  e fodisfare  Sconfòrti, , c pre * 
ghi  ucjhrt,che  per  altro, l’ultima  mano , che  per  me  dare 
feglipoteua  : la  feconda  cagione  è,  che  conofccndo  io  di  rio 
kaucrein  molti  luoghi  con  poche  parole,  c rozzamente 
anchora  non  potuto  quello  jfirimcrc  ne  faputo,che  daVir 
gilio  fu  cofi  breuemente fi-re  fio, c cofl  leggiadramente, c m 
molti  luoghi  per  lo  contrario  non  battendo, o faputo,  o po 
tufo  ne  diffufamente  anchora,  ne  buffamente  quello,  che 
egli  cofl  di fief amente,  e cofl  altamente  cantò,  non  ho  uolu * 
to,che  Voi,o  Altri  per  auuentura  (fi  mai  alcuno  per  ritf* 
furto  tempo  il  leggera)  fi  faccffe  a credere,  che  io  ciò  non 


JKÌIONO  w 

conofcefli,ch<  pur  troppe  inferni  con  molte  oltre  cof  fot . 
tt  cefi  il  conofcO)  epertjueflo  fono  fleto  pui  iuroote-bt- 
dirwy  e compiacerla , e piu  lungo  tempo > che  attauttontà 
uofha,c  amiftà  nofira  non  conueniua.  R eflamthord  apri 
garui  non  che  lo  pigliate  coji  uoìentieri,come  io,lo  uimn 
do,  eh?  di  queflo  Jòncertifimo  amandomi  quanto  fate, 
non  mancherete,ma  che  lo  pigliate  come  cofa  non  men  no- 
(Irdyche  mia,  aggiugnendo,  e leuado , e filialmente  in  tutti 
duci  luoghi  correggendo^  ammendando,  t quali  ut  coire* 
ZÌone  ,e  ammendazione  giudicherete  bifbgneuoh , e po* 
quello  ne  fate, che  À Voi  paniche  glifi  comnga. 


il  Vefcouof  Arezzo* 


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AL  MOLTO  MAGNI» 

FICO  E SVO  HO/ 

N O R A N D O 

;Mt  Benedetto  Varchi, 

* . * 

DV  H fono  principalmcte  le  cagioni  etri finto  ,e  mol 
to  honorando  M. Benedetto  mio  dolcifiimo,pcr  le 
'quali  io  ui  mando  il  nono  libro  dell  Eneide  di  Vergilo  del 
me  in  ucrfì  feiotti  netta  lingua  noftra  finalmente  tradotto, 
la  prima  delle  quali  è , che  hauendo  io  fuori  della  mia  prò* 
fifiione  piu  per  diporto  , che  p altra  cagione  cominciato , 
già  fono  tre  anni , a tradurre, non  perciò  con  animo  di  uo* 
lerlo  a ogni  modo  firnito,Voi  letto  a pena  la  prima  par * 
te, non  folo  mi  confòrtafìc  a figuitare,ma  anchora , che  io 
douefii  compimento  dargli  mi  pregafte:  la  onde  trottando* 
mi  io  in  Villa  d qucjìi  giorni  pajjati  folo,  e pieno  di  molti, 
e diuerfi  faflidij,nd  bello , e piaccuolifiimo  monte  di  E tifo* 
le,  t emto  da  uoi  non  folamente  amato , ma  celebratogli  die 
dì  piu  per  compiacere  d uoi,  e fodisfare  Sconfòrti, , c pre * 
ghi  ucjhi,che  per  altro, l'ultimamano , che  per  me  dare 
[egli  potcua  : la  feconda  cagione  è , che  conofccndo  io  di  tio 
battere  in  molti  luoghi  con  poche  parole,  c rozzamente 
anchora  non  potuto  quello  fprimcrc  ne  faputo,che  da  Vir 
g ilio  fu  cofi  breucmentcffrcffo,c  cofi  leggiadramente, c in 
molti  luoghi  per  lo  contrario  non  hauendo, o faputo,  o po 
tutonediffufamente  anchora,  ne  bajfamcnte  quello, che 
egli  cofi  dificf mente,  e cofi  altamente  cantò,  non  ho  uolu* 
to,che  Voi,o  Altri  per  auuentura  (fi  mai  alcuno  per  rie  fi 
fitto  tempo  d leggera)  fi  faccffe  a credere,  che  io  ciò  non 


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conofcefii,che  pur  troppo  infime  con  motte  altre  co/l  fai , 
te  cofe  il  conofcoi  e per  quefìo  fono  fiato  piu  duro  a ubbi* 
diruiy  e compiacerti,  e piu  lungo  tempo , che  aWauttoritk 
uofìra9e  amtfiànofira  non  conueniua.  Refi  ami  hora  apri 
gami  non  che  lo  pigliate  cofi  uo'enticri,come  ic,lo  ti  man 
do,  che?  di  quefìo  fon  certifiimo  amandomi  quanto  fate , 
non  manchercte,ma  che  lo  pigliate  come  cofx  non  mai  uo* 
fra,  che  mia , aggiugtiendo,  e leuàdo , e finalmente  in  tutti 
quei  luoghi  correggcndo,c  ammendando, i quali  di  correi 
ZÌone  ,e  armnendazione  giudicherete  btfogneuoli , e poi 
quello  ne  fate, eh  e 4 Voi  parràtchc  glifi  convenga, 

' i'iil 


tla 


* 


DEL  LE  NE  IDA  DI 

P*  VE  RGILIO  MA'/ 


RONE  LIBRO  NONO, 

Tradotto  dal  molto  Reuerendo 
Mons*  M*  Bernardetto  Minerà 
betti  Velcouo  d*  Arezzo, 

A'  M*  Benedetto  Varchi» 


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JW+ 


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A RG  OMENTO, 


i'Xìik'j 


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Ìtrouandofì  affente  Etted,e  occu* 
patoaproueder  gli  aiuti  inTo* 
fcana , Turno  auifato  da  Giunone 
per  In  diche  no  fìhfciaffcufcir 
dimanofìbtUa  occ  afone  di  far 
bene i fatti  fuoi]js'acccftò  conte 
fue  genti  animici.  I quali  non 
uf  ccndo  fuor  delle  murale /«g* 
gendo  dì  ucnir  a battaglialo  p leuar  loro  ogni ffcràza 
dì  fuga,  fi  sforzò  ^abbruciar  Tarmata . Era  il  legname  di 
quella  armata  tagliato  dal  bofeo  di  Cibele . La  onde  Gio * 
ue  moffo  da  preghi  della  madre,  fatuo  tutti  inaiagli  dal 
fùocOyCTgli  mutò  in  altrettante  ninfe  marine.  Dopo  que * 
fio,  ucnendo  già  notte.  Tur  no  mi  fé  le  guardie  alla  porta 


della  terra  eont  ra  i nimiei , cr  ne  diede  ilgouemo  a M tfi 
fapo . In  queflo  mezzo  confutando  i capitani  de  Troiani* 

che 


* * 


jv 


«NONO»  . 2*7 

che  s'hautua  da  madore  d E nea,a  r uguagliarlo  del  perico 
lodcfuoi , Nifo,  ct  Umido,  flrcttifsima  coppia  d’amici, 
uolontariamcte  prefero  quella  imprefa [opra  di  loro,iqua 
li  ej fendo  ufeiti  della  città,  ??  trouaudo  le  fentincHc  de  ne * 
micifepolte  nel  uino,??  nel  fanno , smozzarono  Rharn* 
nefe  con  un  gr annumero  de  Rutuli,??  s'ornarono  delle 
foglie  loro . Ma  uencndo  già  il  giorno,?? cercando  egli * 
no  difaluarfl,fcoperti  da  cauaUi  di  Volfcente,  fi  ritir  aro* 
no  a un  bofeo . Quiui  Eurialo  aggrauato  dottarmi,??  ha 
uendoJmarritaUuia,mciampò  ne  nemici,??  fu  morto 
da  Volfcente, pregando  indarno  N ifo  per  lui . D oue  Ni*  p 
fo  anch’egli  hauendo  morto  Volfcente , er  ualorofamente 
uendicato  la  morte  di  Eurialo, paffuto  di  molte ferite  cad * 
de  fopra  il  corpo  dell’amico.  Le  tejìc  loro  piantate  futtba* 
fle, furono  portate  ut  campo , doue  effendo  uedute  da  Tro* 
ioni  dotte  mura , leuarono  un  gran  pianto  nella  città . In 
queflo  mezzo  Turno  con  tutte  le  fòrze  abbattè  inimici: 

??  dati  una,??  Poltra  parte  fi  fece  grande  uccisone.  Qui* 
ui  Afcaniouccifc  con  una  faetta  N umano,  ilqualc  molto 
brauaùa.  Però  Pandoro  cr  Rida  pigliando  ardire,  aper 
fero  la  porta,?? facendo  fi  innanzi  t nimicigh  ributtaro 
no  amazzando  molti  di  loro.  Perche  Turno  hauendo 
hauuto  queflanuoua,  entrò  nella  terra  per  la  porta  aper 
ta,??  mife  in  fuga  i Troiani \ finalmente fopr afatto  dal 
numero  de  nimici,apoco  apoco  fi  ritirò  a quella  parte  del * 
la  terra, laquale  è bagnata  dal  fiumei??  cofi  armato  come 
egli  era  p affandolo  ritornò  faluo  a’fuoi. 


HO  R,  mentre,  che  tai  cofe  in  ben  rimota 
Parte  fi  fanno,al fiero  Turno, Giuno 
Iri  bella  mand  ò dall’ al  te  (ielle, 
et.  di  Ver. 


KK 


• % 


r »ir 


*1  LIBRO 

f * entro' Ibojco  deli  Auofuo  Pilumno  ’ 

I«/W4j uhd'luifk&at^ftaud: 

A cui  U figlia  di  T Mimante  allhoru 
Cojt  parlo  con  le  rofate  labbia : 

fZTUrW’ cW Tt<uoli"dogli  ^ 
JK'T!'  M ^'“Pporta  quello, 
htneffìm  degli  Dei  promcjjb  baurebbe. 

fc  1Compugni,fAmuta,  cU  Clttade 

p,  rf  T; Ewi  i‘Elundr°  «*  »*» 

^ Et  all  alta  di  lui  n'e  gito  feda 

Ne  gli  buffando  ciò  [in  nelle  cflrcmc 
Cutadi  di  Conto  ha  penetrato , 

1*  ' l!d'fchicr-‘  ormando  in  fretti. 

CChief“'-  ' b0ral  'mp0  ' Deftrtm,hori 
etn‘>k*frn3*  indugio  damo 
L yoTO/o  confi, fo  uccidi]  e rem  pi. 

Z detto  ftfrodncitholindo  ufrefe, 

» lgZ?àr‘?te6fi®tnd°Jn  mezz* 
a n‘ nkJ*f4'lc'l0Ume>elepalmc 
tic, /ielle  Iettando, con  la  uoce 

/ Offerito, mentre foggia  ; 

?7  id  cit/ Wfi ornamento, dime, 

otPiflTt/'*  ^ Rinterra! 

° ! ‘O/l  repente  i 
Ond  e eh  t0  Mgg,o’l  cui  nel  mezzo  aprirli  t 

s^if°°ót>pmr  ^Sonti frette  ! 9 

St&tttarofi  grandi  A ugurij,  e sii 

uoij‘,ebe  minuitt  allarme. 

E chur‘ocque  miome, 

ctUicZ  ‘dt?^0ri°  oljmnto  bòbe 

1 al  Ctclos  promettendo  affai, 


1 

li 


^.NONO^I 

Et  già btttprt farcito ftn  giua 
Ver  f aperte  campagne  ,di  cor  firn 
Ricco, e di  uefle  demente, e d'oro . . 

antiguardia  menò  Meffapo  altiero » 
j_a  retroguardia  i figli  di  Tir  reo. 

Turno  nel  mezzo  la  battaglia  guidi 
beggiero,c  dcjìro,e  di  tutta  la  tefìa 
A'  tutti  gU  Altri  fta  difopra  armato . 
Talcfcc  il  Gange, fe  da  i fette  fiumi 
fatto  fuperbo  le  campagne  inondi  : 
Talefce  altiero  il  NiUfetalhor  rompe 
eli  argini,e'ngraffa  i campi,  e poi  ritorni 
lJiino,c  l'altro  alfuo  letto  antico,  e ucro. 
GÙ  ueggion  quinci  folta  ofeura  nube 
Di  negra  polue  i Troiani  ire  al  Ciclo , 
Caico  il  primo  grida : 0 Cittadini 
Che  negro  poluerio , 'cnctr a al  Ctelof 
Air  arme,  alTanne, falite  le  mura, 
liceo  i Nemici  : ond'i  Troiani  in  fretti 
Ritirandofì  dentro  empton  le  murai 
Perche  e oji  partendo,  haueua  Enea 
Sperto  neW  armi,  comandato  effrrejfo, 
Chcfe  nulla  accadca,nou  fiiffc  Alcuno, 
Che  fufeir  con  le  Genti  0 fajfefuorii 
jAajleffcr  dentro, difèndendo  i muri * 
Dunque,  fe  bene  ira,e  uergognaffringe 

• Gli  animi  generofi  à fatar  fuor  e. 

Ver  obbedir  però,chiudon  le  porte , 

E bene  armati  alle  torri,  alle  mura > 
Affrettano  i nemici  arditamente. 

Ecco  Turno,cbe  già  notando  manti, 

Jv  K- 


■ 


. • *- A Sguardia  Ufidoto.e  U bituma, 

che  piu  Urdù  ueniua  adictro  un  poco. 
Con  uentt  elmi  Caualicri  oppreL 

lmpromfofimoSlraalla  Cittade 

Sour  un  Turco  definero,che  di  bidnco 

* * mx“hl'  'w'tco'I  nero  infime. 

Con  un  pennecchio  roffo  oltelmo  m cimo 
DoreUo  tutto, e con  gradone  fiotto. 
Cti^u  di  Voi,cbetroncmicimeeo 
frmo, ■^i.o&ouwitlencùnto 
v n i n do,  lo  mondo  quafl  ollefieSe, 
Prmoficgnoc  principio,  e quofl  guato 
Ma  battagliai  co/i  dentro  dici. 

' Altr‘!ir “tinto,  c con  fracajjb  horrcnd 

Seguono  il  Cepita'nonfcnu  gronde 
toerouigiodeicuor  Troion.che  tonto 
Codardi  ficn,ehc  non  etriifica  fioro 
Vare  S campo  aperto,  e con  eguolc 
B «f  4 di  uenir ficco  olle  mani, 

Maflarfl  cbtufl  dalle  muro,c  quali 

docquo,alucntoo  mezza  notte  iticne 
Tr«ow  / Gregge  rocchiufio,c  gli  Aznàetd 
Sente  hcllar  flotto  le  Madri, ond’cglt 
Afro  tutto,,  crudele, irato  rugie, 

ecTh&rafomemcruidfice,eficnc: 

. ° o 


kno 


N O » 


*19 


Non  altramente  il  Rùtolo, che  uede 
Vincftugnabil  muro,  e quei  ripari , 

Che  fuperar  non  può, di  ir  a, e di  duolo 
Si  rode  [eco,  e ua  penfando  il  modo 
D’ entrar  la  cntro,o  come  pojfa  fuori  c 

Dello  (leccato, e de  ripari  trarre 

I Troiani, e nel  pian  condurgli  a fèrzi* 

V Armata  dunque  ajfalta,che  tufo  fa 
Staua,e  congiunta  co’l  T roian  riparo 
D a fette  argini  cinta , e dalla  nua 
Ben  difi/a  del  fiume,  e Scompagni 
Allegri  chiede  il  fuoco, e già  la  mano 
D’ardente  Pino  armata, À’iegni  accofla : 

M uoue  di  Turno  la  prefenza  tanto. 

Che  quella  giouentu  qiufi  in  un  punto 
Tal  fioco  acce fe, che  la  negra  pece 
Mandò  la  fiamma^  lefauiìleal  Ciclo* 

Dite  M ufe  qual  Dio  della  Troiana  ) 

Armata  coli  tofio  il  fuoco  eflinfe  l 1 

Vien  dagli  Antichi  il  grido,e  creder  dceft , 
Che  uolendo  falcar  per  l’ondefalfè 

II  gran  Troiano , In  I da  andarne , e quitti 
fabnear  cominciò  le  belle  N aui 


Dicon,cbe  la  gran  M adre  degli  Dei 
A*  Gioue  cominciò  con  tai  parole: 

Alla  tua  cara  Madre  figlio  porgi 
p oi,c’hai  domato  il  C tei,  quefio  contento ; 
Vna  felua  di  Pini  antichi  io  banca, 

UcW alta  rocca  c unfacrato  hofeo  \ 

Ver  negre  P cUi,  e molte  Aceri  furo, 

E ben  cara  mifù,ch’iui  le  Genti 

• » • 

KK  «f 


♦ 

— ■ 


$ 


I 


K LIBRO  W 

Mi  por  t <tuan  diuote  i facrifici. 

Qncjla  diedi  io  al  Gioitine  Troiano 
A Ukor,che  delle  naui  bauea  mcjlicro: 

H or  gran  paura  og nhor  mi  preme, c/pinge» 
Sciogli  figlio  iltimore,c  à me  tua  Madre, 

Che  te  ne  prego  burnir  grazi*  concedi. 

Che  ne  delT  onde, ne  da  i uenti  rotte 
Mai  flan  fommerfe  qutjlt  naut,e  gioui 
Loro  ejjcr  nate  nc'micifacri  monti. 

A‘  cuirifpofeil  gran  Motor  de  Cieli: 

M adre  à che  chiami  i Fatile  che  dimandi  i 
Che  cotcftc  da  man  nani  mortale 
fatte, immortale  babbian  ragione  l e certo 
Per  gl* incerti  pericoli  del  Mare 
Sen  naia  Enea  là  quale  Dio,  à quale 
Permejfa  fu  giamoi  tanta  potcfla  i 
Quelle, che falue  arriucranno  in  porto. 

Quelle  dicojc'hauranno  il  gran  Troiano 
Condotto  àditi  Italici, de  po/ìa 
La  mortai  forma  ( sol  per  mio  decreto  ) 
immortali  del  Mar  udranno  iddees 
E qual  Cloto  di  N erto  figliuola, 

E come  Galatea  con  bianco  petto  l 

fenderanno  del  Mar  lejpumofe  onde • 

CoJÌ  difie  egli,  e giuramento  prefe 

Per  lo  fiume  A cheronte  del  fratello  * 

Per  le  bollenti  negre  onde  di  S tige, 

E con  un  cenno  fio  tremare  il  Ciclo • T 

Era’/  promeffo  di  dunque  uenuto,  '*  t 

E la  P arca  haueal  tempo  già  finito , 

Che  ione  a la  gran  Madre  i fuochi  ardenti 


^ NONO  HI  X6 o 

TiaRc  fagrate  Naui,c  ItfaceUe 
ìn  un  leuar e,  e t ingiuria  di  Turno 
A'  ciò  la/finge  . Or  qui  primieramente 
Nuoua  luce  rifulfe  Àgli  occhile  un  grande 
Nembo  fu  uijìo  da  leuantc  iti  Ciclo 
Scorrerete  i Con  ldci-,pofcia  un  borrendo 
V oce  per  lana,  e ucr.crabil  molto 
Cadde  ,c  l’un  campo ,c  l altro  udita  empio: 

Non  tanta  fretta  non , non  difèndete 
he  N aui  mie,nc  in  man  prendete  lamie 
Troiani  mici, non  ne  prendete  cura. 

Che  prima  fìa  conceffo  À Turno  il  M are 
Arder  ,cbe  qucfli  À me  [aerati  Pini. 

Voi  Dee  del  Mar,  Voi  fc iolte  dico  andate, 

Cofl comanda  la  Madre  di  Giouc. 

Ciafcuna  Nane  allbor  rotti  i legami 
Calla  ripa  fi  parte, e qual  Delfino 
ìn  alto  Mar  fènua(  mirabil  moflro  ) 

Vifle  in  un  tratto  fùr  daciafchcduno 
Tante  Vergini  belle  andar  peri onde, 

■ Quante  prode  legate  al  Uto  furo. 

Stupir  nel  core  i Kutoh,  M cfapo 
Steffo  turbati  ifuoi  deflrieri  allbor 4 
Soprafe  flette  ffauentato  alquanto, 

E*/  T ebro  al  gran  portento  férmo  lande, 

SolT limo  uia  piu  audace  con  parole 
Alture  inanimifee  i fuoì  foldati. 

Ver  gli  Troiani  fono, e non  per  Voi 
Appariti  tai  moftri,c  Gioue  ba  tolto 
Loro' l fohto  aiuto, non  le  Jfladc 
Hoflrc,nc  i fiochi  affettano, e per  mare 


<•  • /«libro 

Non  ifpcran  poter  faluarf  ornai, 

V altra  delle  due  cafe  a loro  tolta , 

E là  T crrd  ò nelle  man  nofre, tante 
Migliaia  d'Italia»  uefito  han  Carme 
Di  lor  prodighe  lor  portenti  poco, 

E de  i diuin  rc/ponfi  nulla  curo. 

B afli  4 Venere  komai,a  ifati  balli, 
ChciT  roiani  in  Italia  giunti  fono , 

E toccati  hanno  i grulli  Aufonij campi. 
Contro  loro  ko  bene  io  miei  fati  anchora, 
E quefla  federata  gente  in  pezzi 
T agliaro  tutta, poi  che  la  mia  Donna 
Cerca  rapimi  con  uergogna , e danno , 

Che  notigli  Atridi  fol  tal  doglia  preme. 
No  M iccne  dee  sol  per  queflo  amorfi . 

Or, fé  deue  baflare  una fol  uolta, 

Effer  malcapitati  anco  deueua 
Baflare  una  fol  uolta  h onere  innanzi 
Beccato  tanto,efol  non  hauer  tutte 
Le  Donno  in  odio,  a Quei,  che  la fidanz4 
"Dello [leccato,  eh' è tra  loro,e  noi 
E lo  (patio  dc'fèsf,che  per  poco 
Gli  diuide  da  morte,  audaci  rende 
Non  botino  ei  uifto  le  Troiane  mura , • 

Opra  già  di  Nettiamo, in  cenere  ite  { 

Hor  chi  fora  di  V oi  prodi  guerrieri 
Che  uada  innanzi  à gli  A ltri,e  s'apparecchi 
Colle feure  à tagliar  quello  [leccato* 

E meco  il  campo  paurofò  affronti { 

Non  r armi  di  Vulcan,non  mille  rtaui 
E iati  di  me  fiero  à me  contro  i Troiani 


riabbiano  t Tofchi  pur  tutti  in  aiuto : 

Non  affettiti  però, che,  quajì  Vliffc 
T olga  io  di  notte  iì  gran  Palladio ,al  buio 
Le  guardie  uccife  detta  Rocca,cmai  3 

Che  nel  uentre  entriam  Noi  del  gran  Cauatto  j 
Al  giorno,  di  chiaro  io  già  fon  rifoluto 
Tutte  le  mura  circondar  co' fuochi, 
farò  fi,  ch'Ei  uedran,che  qui  la  Greca  S 
Giouentù  non  farà,la  quale  Hettorre 
fece  indarno  indugiar  cinque, e cinque  anni , 
Però, poi  che  del  giorno  il  meglio  è jfefo, 
Qu,el,che flrcfta  tutto  ui  godete. 

Accingendoci  lieti  all  alta  imprefiu 
quefio  mezzo  d'ajfediar  le  porte  . . 1 

CoUcucgghiantifentinetteèdato  . I 

Il penfiero  à Mcjjapo,c  d accerchiare  ~ 

Le  mura  di  gran  fiochi-, e fan  la  guardia 
Sette  Rutoli  jC  fette  al  muro  fempre,  a 

E (Cefi  ogn’un  cento  Gioueni  mena 
Di  roffe  penne, e d'oro  bene  adorni. 

Che  uanf correndo, e fcambiandofi  à' tempi  > 

H or  qui  ghiacer  uedi  per  Cherba,e  quiut 
B euendo  accender  fiochi,e  tutta  notte 
Vegghiar  giucattdo . .O 

Stanno  i Troiani  in  alto,equefiecofe 
Veggion  dd’Baflioni,cr  atte  porte  ?. 

A'  i ponti,  à gli  J leccati  hanno  gran  cura, 
JAnefteo,  eH fier  Serge flo,tutto  guida % 

Perche  partendo  Enea,  la fcidto  hauea,  • ì 

Chefe  nulla accadejfe e Qucfli,  e Quelli 
fojfe  infuo  luogo,e  comndaffe  à mi 


. «LIBRO» 

Ciafcuna  legion  foura  le  mura 
Compartito  il  periglio  afcolta,  e guarda* 

E fcambiandofi  i l tempi  intenta  ucgUa. 

Guarda  N ifo  una  porta  accrbo,c  fiero 
AD'Hirtaco  figlio, e dalla  Cacciatrice  , 

Ida  mandato  al  gran  Troiano, e f arco,  . * . 
H'I dardo  lancia  ìmcrauigliabcM. 

E urtalo  garzon  di  prima  barba  . { 

D i bella  guancia  bianca, e colorita  . < 

E*  coni  pagno  ì co/lui, ne  fra  i T roiani  , 

N on  fu  piu  bel, ne  tal  s’ armò  fra  efiij  \ 

Vrì amor ,una  fède, un  sol  penflcro 
Giunti  fempre  gli  guida  in  ogni  imprcfai 
E l'uno, e l'altro  a quella  porta  allbora 
faeton  la  guardia  uigdando  inficine,  » 
Dice  N ifo  : io  non  fo [egli alti  Dei  i 

Dan  qucflo  ardire  à'nojiri  cori,o  nero 
S'egli  è fiero  Deflin,ch  a ciò  nc'nuita. 
lobo  nel  cor  gran  pezzo  alto  pctifiero  . 

Di  combatter  Costoro  ( e quegli  addita  ) 
Chef  ozio  non  mi  piace,  e nella  mente 
O prar  difegno  qualche  fatto  egregio. 

Vedi  i Rj itoli  la  con  rari  fuochi 
Con  quanta/ìcurtàydcl  uw,dcl  formo 
fatti  preiajìflan  ghiacendo  in  Terra 
Sotto  l'alto  fìlenzio  della  notte-. 

Afe o Ita  il  mio  difegno, e quel, eh’ io  uoglio  . 

Oprar, eh' il  buio,e  la  notte  ninuita : 

Il  Popol  co’ piu  ueccbi  hanno  penfato 
Tofto . mandar  chi  Enea  cbiami,cr  uno 
Mandar,ch' infetta  torace  portili  ucro  > * 


! 


*3.  NONO 
E pcrch'h  me  di  tal  fatto  la  fama 
Mt  bdjldyflafì  tuo  quel,che  s'acquijìa, 

E*  mi  dal  cuor  trouar  la  da  quel  colle 
Via , che  mi  guidi  à'muri  di  P dilanio. 

E urialo  ftupifce,e  tutto  amarnpa 
Di  trar  di  quefta  imprefa  honorem 
E t alU amico  tai  parole  dice  : 

Perche  N ifo  mi  fuggi  à tanta  imprefaì 
Non  penfar,ctiio  ti  lafci  ì rifeo  tale 
Soletto  andar ,che'l  mio  buon  Padre  Ofilti 
Vecchio  nell  ami  non  mi  die  cotale 
Creanza  nella  guerra  et  llionne , 

Nc  mentre > che  feguito  ho  la  Fortuna 
Del  buono  Enea  mi  fon  cotal  dimojlro} 
Che  Tu  debba  lafci  armi  à fi  grande  uopo} 
Vri animo  è qui  dentro  ( el  petto  tocca  > 
Sprezzator  detta  Uita,chc  con  quella 
Comprerrà  quell honor3che  tanto  agogni^ 
Cofl  mi  renda  il  cor  Gioue  contento} 

E ( N umiyche  ciò  ucggion  giufti,  e fanti 
Di'  qucfchc  piu  difìo,nJponde  Nifi, 
Come  ben  ti  conofco?e  come  uago 
D'bonorato  fplendor 
Ma  fé  Fortuna  ria,fi  diuin  cenno 
Mi  leuafii  di  mezzo  in  tai  perigli. 

Vorrei , che  Tu  uiuefi,che  piu  dcgrté 
Di  ulta  è tua  fiorita,e  uerdc  ctade , 
Acciocbecofl  morto  àgli  Inimici 
Sia  chi  rapifea  il  corposo  lo  ricompre » 

E poi  di  Terra  lo  ricopra,  e quando 
Ronpoffa  quefofare,  olmeti  dinoto 


i6n 


> 


* 


ì HIT  ^ * m(“°  duo1  ci&‘ont 

Adami fcrd  Padre  che  Te  fola 

,mte  m*k 

rtr  Te  Ufc landò  le  mura  dH  Acede 
*^C#o mie  Quegli)  muJri'truom. 

gm,c  hormatfon  rifolutoteco 
Vr,<*W,<  t altra fentintUa, 

^&P^7ic'Til,d''ponU 

j2  Anm“l‘>o  il  Marc.o  il  Terra 
^Y^^nflno.mprtiaalfom, 
’godednfì  una  dolce  quiete  : 

' primi  Capitani, e una  ferita 
Venata  Gtouentà, ina»  ricetti, 

c£u0^rTrtcnmt‘al  Rr2'x>  : 

lh‘fiioutffcfart,Cch,iouJ 

, ‘ fòrti /cuii,aIT alte  picche fiatino 

c "rrT‘i*mtmto>'W<>  ^ . 

Con^ft( “tffirc  udito, che  l iniimo 
Potria caro  co/lare.  E luloil primo 

c fj  ' W'°  «BSoi-  ••  Troiani  udite 
Co//  gr ulta  mente  duci  c'hnr  *** 

T/^^^pSzuT’ 

Vét'>'«no!lroiircJoYeZtL 

sàoìtiRUt°Ur°n‘  mluin’n'l forno 
i{poltt,e  Noi  uciuto  bauemo  un  Imyt 


(•i  NONO  ‘JW 
Atto  dJTinfidie,chcpcnfatc  babbi  amo  } 
A * quella  portd,ch'efcc  alla  Marina 
J-d  douei  fuochi  variai  fumo  è grande» 
Due  [rade  fon,dclle  qualcuna  al  muro 
Di  P dlldr,to  nc  guidai  ad  Enea» 

E ft  Vimprefa  nofira  fauorite 
T o fio  di  fpoglie  carchi,  e Varimi  tinte 
Dell  inimico  [angue  ne  uedrete, 

E comparire  Enea  da  Noi  trouato 
Velia  Citta  dcW antico  Paliamo ; 
VcfiMirem  la  flrada,che  ueduto 
Spejfo  cacciando  [otto  uaUi  ofeurc 
De tia  Cittadc  i primi  muri  ,e  tutto 
P iu  uoltc  il  fiume  trapalato  banano. 

Il  piu  uccchioyc'l  piu  [auto  A lite  il  primo : 

O Dei, [otto  la  cui  protezione 
E'  Troia  ( dijfe ) non  però  uolete , 

Che  i pouen  T roian flati fpcnti  affattOg 
Poi , ch'animi fi  alticr,cofi  feroci 
A‘  tai  bi fogni, ne  mandate  innanzii 
Co  fi  dicendo  e le  (palle,  e le  mani 
D'Ambi  tenendo,rigdua  le  guance 
D lagrime3e  dieta  : Qual  guiderdone 
Comcnicntc  a tanto  ardir  potrafii 
Dami  giamai  * li  Dei,e  i uofiri  fatti 
Immortai  ui  faranno j Si  pio  Enee 
Ingrato  non  ui  fid,c'l  Giouinctto 
Afe  amo  bara  nel  cor  tal  mcrto  fempre. 
Dal  ritorno  d'Enea  uicn  miafalute 
Soggiunfe  Afcanio  aUhord,anzi  ti  giuro 
Vif  ò per  gfi  penati,  e per  gli  fagri^ 


fioi^Vì 


HiLIBRO^ 

fe  finti  A Uar  ditta  canuta  Vf fi  a, 

Ver  la  cafi  <f  Ajfiraco, ch'io  pongo 
T uita  la  mia  Fortuna, e la  mia  fede 
in  Voi  foli,  l'Enea  riconducete 
C C he  nulla  mi  fi  a tnfto  come  io'l  ueggia) 
Sculti  in  baffo  darcuui  ambi  d'argento 
Vuoi  bei  uafl  da  bere,i  quai  mio  Padre 
Tre  fé  nel  ficco  ddT  antica  Arifba; 

T due  T ri  podi, e <C  or  due  gran  Talenti , 
E una  antica  Tazza  di  Didone } 

Ala  fe  dato  cifra?  Italia  mai 
Pigliare , t poffeder  di  lei  lo  feettro, 

E la  preda  commettere  alba  forte , 

Q/ic/  defrier,che  ucdefli  k Turno, e quelle 
Armi  dorate, quello  fcudo,c  quelle 
Piume  roffe  del? Elmo, quelle  dico 
Vetta  forte  fran  tratte,c  a te  Nifi 
Le  dono  in  premio, e olirà  ciò  mio  Padre 
Votici fihiaue,c  altrettanti fchiaui 
Sceltifrimi  dar  atti, e l'armi  loro , 

E ti  piu  quanto  il  Rei  atin  pofriede. 

Ma  te  gentil  fanciullo,  la  cui  etade 
Vt i piu  prefjo  la  mia,  con  tutto  il  cuore 
T i nccuo  compagno  in  ogni  imprcfi $ 
flcfenza  Te  gi  amai  lode,  nc  gloria 
Cercarci  faccia  io  guerra, od  in  tranquilli 
Tace  mi  uiua.c  delle  tue  paro’ e 
laro  maifempre,e  de' tuoi  fatti  flimi. 

A cui  rifiatile  P,urtalo  : Non  mai 
Pia  giorno, ch'io  mi  tridui  manco  ardito, 

Su  ìortuna feconda,  o frani  auucrfi. 


«NONO»  2V4 

Dia  duna  grazia  fot  non  mi  far  niego , 

Che  piu  grata  nu  fia  d'ogri altro  dono ; i , 

Dell'antica  progenie  di  Priamo  > 

E‘  la  mia  MadrCjC  quefta  mefchinelU  • • 

Ne’i  Paefedi  Troia,nelemura  • T 

D'Acefte  ritener  giamai  poterò,  * » 

Che  prima  meco  non  partiffe,e  poi 

Non  mifeguiffe  in  ogni  acerbo  cafoi  -if 

Hor  fenza  dir  parola  infantata 

Da  Ufcio,e  me  ne  uo'n  quefto  periglio , » 

Sf  periglio  è dou'bora  andar  difto 
Per  la  tua  deftra,e  quefta  notte  giuro. 

Chele  materne  lagrime  [offrire 
Non  potrei  forfc,e  per  queflo  ti  prego 
Confola  la  mefehina  abbandonata > 

E ni  bi fogni  la  [occorri  fempre,  ' 

Che  fe  di  Te  quefta  fferanza  porto. 

In  ogni  cafo  andrò  piu  audace  affai 
Dagnmaro  i Troiani >c  innanzi  à tutti  > 

libello  luloftdcuipreftofouuenne  r 

A'  quel  parlar  dcUa  pietà  paterna , . > 


Cofc,di  tue  fi  grandi  imprefe  degne  » • i 

Prometto, perche  lei  terrò  per  madri  r- 

E mancherai  di  Crcufa  foto 
Il  nome3e  non  gli  effetti , e certo  tale  4 

Parto  non  dee  feguir  picciol  riftoro 

Qualuncbc  forte  il  tuo  fatto  accompagni*  Khgfr  * 

Per  quefta  tefta  giuro , per  la  quale 
Solca  giurar  mio  Padre,  che  fia  tuo 
Dopo  tanta  rnttona  quanto  ho  detto* 


Atìbor  parla  cofi 


w libro  mi 

E fc  medefme  cofc  di  tua  Madre  r\ 

In  eterno  far  amo,e  di  tua  fUrpc 
Coli  dice  egli,e  lacrimando ficiogUe 
Ddlaffidlaunajfiada  dal  Cretcnfc 
Licaonfatta,di  molto  oro  ricca » 

L'n  guaina  £ duorio  con  bell  arte 
Adottata  dd  luij  e N ifo  prende  } ) 

L'integra  pelle  d'un  Leone  borrendo 
Che  gliele  da  Mncjìco,e'l fido  Alcte 
Gli  [cambia  la  celata ,e  cofi  armati 
Alla  porta  ne  uaimo,e  i Caporali 
Gli  fono  apprcjfo,e  dietro  il  popol  tutto 
L'accompagna  co'uoti,el  uago  luto,  i 
C'ha  in  gioucnile  età  uecchio  penfìero 
Ambafciate  gli  imponyche  porti,e  dica 
Al  Padre fuo,le  quai tutte  ne  nonno 
Dal  uent o rotte  all' alte  nubi  indarno,  » 

Già  fon  fuor  della  porta, e le  Trincice 
Già  [aitate  hanno,e  per  l'ofcura  notte 
Vanno  al  campo  nemico, u'preflo  fieno 
Cagione  à molti  di  lor  morte,  e fc empio , 

Per  tutto  di  uin  picni,c  £ alto  fonilo 
Per  l herba  i corpi  flraniamenteflefl 
Veggono, e i carri,e  lcbriglie,e  le  ruote 
Gb  tacer  con  l'armi  [conciamente  in  tcrr4 
Mefcolatc  col  nino  : e però  Nifi) 

Primo  dice  : bora  è tempo  alcuna  cofit 
Degna  con  mano  oprar  fra  gli  Nemici i 
Non  fon  mai  da  lafciar  loccafioni, 

^ * di  qua,chc  à fare  hduemo 

fi,,  T u l’occhio  e da limgi,e  da Prejfo, 

Cb  alcun  di  dietro  no  m'ofifindaj'io  ebhdam 


« NONO  W 
Col  faro  ti  farò  ben  larga  firada: 

C ofi  pian  pidn  ragionai  cotta  fpadd 
R dmnctc  affronta,  che  fuperbo  (opra 
1 tappeti  gettato, un  dolce  forno 
Dormi*  ruffando,e  di  corond  ornato, 

E grato  al  R e,percb'egli  a a indomo 
per  ciò  feppe  indouinar  la  morte , 
\ccifelui,etrefuoi  fcrtiiapprcjfo 
fra  Varmi  a caffo  addormentat^cfiefii  y 
E*/  paggio, che  portaua  a Remo  lami 
Et  auriga  flefo  in  mezzo  ffuoi 
Cattagli  uccidevi  cotto  ad  ambi  fega, 

E tronco  il  lafcia,cbc  uerfando  ilfangut 
E Calma  mfiemc  finghiozzando  gettai 
Onde  la  terra  di  uermiglio  ofcuro, 

E i letti  intorno  tepe fatti  bagna 
T amiro, e Lauto  ammazza  il  giouinetto , * 

E7  bel  Serrano,che  gran  parte  hauea 
Di  quella  notte  confumata  'a  giuoco, 
felice  fe  la  notte, t'I  giuoco  infieme  \ \ 

Senza  punto  dormir,fornito  hauejfe.  r 
Qual  Leon  non  pafciuto  un  pieno  ouile  > 
Cacciato  dalla  fame  empia, perturba, 
Occide,mangia,/canna}  e a Jlrazio  mena  „ » 

V inférmo  gregge  in  fua  balia  ridotto  > 

E con  la  bocca  fangumofa  rugge 5 
Nonmcn  crudele Eurialo, laffadd  -4 

Netta  uil  plebe  infuriato  caccia > 

Tddo,er  Ncbcfo,cr  Abarino  occidt 
Vrcfl  dal  fotmoi  poi  lafpada  ficca 
Nel  petto  a Reto,chc  dal  fonilo f :iolto 

Enei,  di  ver*  LI» 


<y 


■ 


t*l  L I B R O ÌV 

Vedcua  il  tutto,*  dietro  un  gran  barile 
Timido  s'afcondeua,  e fi  rizzaua 
Quando’ l fèrro  crudel  ben  larga firada 
Al [angue,  al  umorali' alma  in  fretta  fece 
Co) ì s’adopra  di  nafeofio,  c uarme 
Dritto  a compagni  di  Mcjfapojcue 
Ben  legati  i dejtrier  pafeon  ficuri. 

Ma  Nifo,chc  s'accorge,  che  la  uoglia 
D'ammazzare  i Nemici  lo  traporta, 

E rcuemcntc  gli  dice  : Horaiyai  fine 
facci am  ,che  la  nemica  luce  uicnc  5 
JM  olti  tChabbiam  già  morti,*  larga  piazza 
Per  gli  Nemici  fitta  -,  onde  partendo 
Armi  di  f aldo  argento  fabneate 
hafcianOyC  tazze  inficme ,e  bei  tappeti: 
Eurialo  rapifcc  i gucrnimcnti  * 

Dc'cauai  di  Ratine  te, c una  cinta , 

Che  le  borebiette  d'oro  hauca,la  quale 
Il  ri  echi  fimo  C edico  diè  in  dono 
Al  Tiburtino  Remulo, aHhor,  quando  ! 
Ajfìntcfì congiunte  d’amicizia: 

Qucfhdopo  fua  morte, elicila  fùjjh 
"Volle,  data , al  Nipote,  I R utol  poi  j 

Ammazzato  colini, Ibi  ut  ano  in  preda, 
Queflc  rapifee  dico,t'n  Ju  le  [falle 
lnuan  gagliarde  le  fi  ponc,c  poi 
La  celata  di  Mcffapo, di  piume 
Bella  fi  mifc  iiu<jh,cfùor  del  campo 
Vfccndo  fi  riducono  al ficurc . ( ’ 

Trecento  Cauahcri  in  tanto  ufeiti 
Della  Città  latina  al  gran  Re  Turno 
^ v* 


*66 


N O N O ** 

P ortan,  manditi  innanzi ,la  rifrofldt 
Mentre, che  l'altra  legione  afretta 
In  ordinanza  pofla,c  tutti  hauieno 
Gli  feudi  al  petto, e capitan  V olfccntc»  . 

Già  cran  preffo  al  campo,c  già  nel  muro 
"Entrar  potcan,cjuando  uidcro  al  buio 
Velia  notte  lulìrar  quella  celata, 

Ch'E  urlalo  hauea  tolta, e uidcr  quegli 
"Dal  fitfiflro  cammin  torcer  fuggendo 
Ne  ciò  lor  paruc  à cafo,che  V olfccntc 
infra  la  fchier a grida  : ò là,  fermate 
Donde  uenite  uoi  ? ehi  flètè  armati  i 
Voue  n'andate  ! ed  ci  rifrondon  nulla » 

Mi  confidati  nella  notte  ofeura, 

S'affrettauan  fuggire  entro  Icfclue» 

1 caualicr,che  ben  fanno  ifcnticri. 

Si  riducono  k'pafii,  e gente  armata  A. 

A'  ogni  tifata  mandan  con  gran  cura ». 

Era  la  feluafòlta,e  di  pungenti  , 7i 

Spine  per  tutto  piena  ombro fa,tfòfca  vt  ; 

Per  gli  alti  lccci,e  d'ogn  intorno  hauea 
Sentieri  occulti,e  flranamcnte  auuoltii 
D'ombra  de'rami,e  la  grauofa  preda 
Eurialo  impcdifcc,e  piul  timore  :‘i 

Di  fmarrirc  il  cammini  N ifo  la  (brada 
Seguitai  già, non  s'accorgendo, haucua  • ) 

Trapalato  i Nemici,  c aljicuro 
Ridotto  s'cra,là,doue  tenex 

Non  poche  mandre  il  Re  Latino ,e  i luoghi 9 ; 

Che  fiiron  poi  dal  nome  d ' A Iba  detti 
1 Colà  Albani : tìorquim  giunto  N ifo, 

LL  ti 


'ilìl 


L 1 B R O 

Non/?  uedendo  appreffo  il  caro  amico: 
infelice  Eurialo  in  qual  luogo 
T'ho  io  lafcuto  ì e per  donde  feguirc 
T i debbo  i e cofì  detto  adictro  tomi 
Per  l'intricata  uia  della  fallace 
Sciita, ojfcruando  le  medefìme  orma 
E mentre  per  le  macchie ,e  per  gli  dumi 
Qucto  s'aggira  errando, od*  i cavagli, 

Ode'l  romorcyode'l  fuon  della  Tromba, 

Ch' a feguitare,  er  à ferir  gli  tnuita , 

Nc  pafiò  molto, ch'un  grido  l' orecchie 
Ghntruona , cr  Eurialo  prigione 
Vide  nel  mezzo  de' Nemici  oppreffo  * 

Dalla  notte , e dal  luogo  rio , cb'm  nano  - 1 

Ogni  dtjèfa  per  faluarji  tenta. 

Che  farà  dunque  ? con  qtiai  fvrze,od  armi 
Ardirà  di  [campare  il  giouinctto  l 
Deue  EiditantiyCtai  Nemici  folo 
Gittarfì  in  mezzo,c  colla  ffada  in  mano 
Procacciar^  morendo  eterna  uitai 
T ojlo  tirando  il  braccio  adietro  un  dardo 
Auuenta , e gli  occhi  att alto  Cicl  levati 
ha  bella  Luna  con  tal  ucce  prega : 

Tu  Dea  hor  mi  [occorri  in  tai  fatiche. 

Delle  fi elle  ornamento, e delle  felue 
Guardiana, fc  mai  Irtacco  porfe 
Per  me  fuo  figlio, à' tuoi  fagrati  altari 
Doni,o  s'io  pur  giamai  delle  mie  cacete 
Alle  trauifoflyeJi,o  al  [acro  Tempio 
A' Tc  douuu  doni, hor  mi  concedi. 

Ch'io  poffa  perturbar  queflo j quadrone, 

il 


'X 


>? 

TM 


f 


*C  N O N O y* 

E que/lc  armi  per  Vdrid  reggi, e g ubidì 
E detto  que/lo  con  tutte  le  fòrze 
ì l dardo  lanciale  uoldndo  puffo 
Per  f ombra  ofeura  dell a notte, e fìre 
Hello  feudo  à Sulmon,cuifòra,e  uiene 
per  quella  firada  a trapalargli  il  cuore , 
Ond'ci  freddo  diuien  frargendo  un  fiume 
Vi  fangue,c  l fianco  finghiczzando,batte. 
Guardonfi  attomogi  Altri,onÌei  piu  fiero 
Vn  altro  dardo  all' orecchia  fi  pone , 
fe  con  gran  fòrza  il  tira,mentre  fanno 
Timidi  à rimirare, ond'efea  il  fèrro, 

Vien  lhafìa,e  a Tago  l'una,c  l'altra  tempia 
■pajfd,  e'I  Ceruci  gl' intepidire, e 
Volfcente  atroce  incrudelire, e poi. 

Che  non  uede  chi'l  dardo  lanciatóhabbii 
Quefte  diceua,cr  altre  cofe  tali : 

Tu  (difie)  col  tuofangue  pagar  ai 
V'Ambi  la  pena,  e tratta  fuor  lafr 
Ne  ua'ncontra  Burlalo  : M a Nifo 
Va  timor,  da  furor  percojfo,  grida 
Voltate  il  fèrro, o là,  io  fon  c'ho  fiat 
Voccifione, a R utóh  ogni  fronde 
Ho  commejfo  io, non  ha  colpa  cofiui. 

No/t  hauria  hauuto  ardir, ne  men  pctu\ 
Tefiimon  nefia'l  Cui,  leficUe,  e Dio', 
Tanto  f Amico  amò  quell' infelice. 

Che  cofi  diffc,e'n  mezzo  a Quei  fi 
jA,a  la  froda  crudel  con  fòrza frintc 
p afiò  le  cofie,e'l  bianco  petto  ruppe , 

Cafca  morto  Eunalo,e  la  te  fio 

LL  il 


«UBRO» 

Sopra  le  fratte  C4ddc,e'lfangue  nanne 
le  belle  membra  maculando  in  fretta. 

Come  purpureo  fior  dal  duro  aratro 
T agitato  impalltdifcc,  e come  il  capo  • 
ìl  tenero  papaucr  china , e piega 
Per  lafouerchia  pioggia  : Or  Nifi  in  quella 
in  mezzo  fino  fi  entrale  Volfccntc 
Cerca  filo  ferir, ma  gli  Nemici 
R//? retti  mjìeme  impedimento  fanno , 

Pilota ei la frada  fulminando  tanto , 
Ch'ingoia  tutta  al  Rutol  la  nafeonde-. 

Al  e ture, ch'ei  grida,  la  parola  inmezzo 
ClitagUa  appunto  : e quando  pm  non  puotc 
Da  tanti  oppreflò, /liofilo  cadere 
Al  morto  Amico  4 doffo,ma'l  Nemico 
Priuò  di  uita  prima, c finalmente  , 

Da  cento  lance  trapalato  il  petto , 

Morte  dolce  guflò, fi  conici  uolft. 

O fortunati, filmici  ucrfì  può  tino 
A leuna  cofa  e'non  fa  giorno,  o tempo, 

Chei  chiari  fatti  uoflri  afeonda,  o celi , 

Mentre,  eh' in  Campidoglio  il  férmo  fiaffo 
Pia  del fuigue  T roiano  albergo ,e  cafia, 

E mentre  Roma  fa  del  Mondo  Donna, 

I R titoli  piangendo, della  preda 
Super bi,dcllcfroglie,il  Capitano 
Morto  portano  al  campo, oue  maggiore 
Truouano  il  pianto,cbe  già  qiuuis'cra  > 
Panne  tc  morto  ritrouato,c  quella 
Strage  di  tanti,cdc'primi,fra  quali 
Il  bel  Sor  ano, e Numa,cgran  c oncorfo 


z6  8 


! 


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Sri 


i ■■ 


«NONO» 

S*fr4  4 iider  ridotto  e quello, e quello 
Mezzo  morto  g hiacer  nel  uitt,  nel [angue , 
E Ì4  terr4  3f  lefvjje  d’ogn’intorno 
Macchiate , r offe  intepidite  tutte , 
Kiconofconfra  lor  leJf>oglie,c  l'elmo 
Lucente  di  Mc/fapo,e  i guarmmenti 
Con  gran  [udore  4 g/i  N ernia  tetti. 

G14  /a  f>cfl4  aurora,  di  T itone 
Lafciatoil  lettOydiueniua  rancia, 

E di  nuouofplendor  la  terra  empica, 

.Già fuor  dcli'Qnzontc  il  Sol [i  moflrd. 
Ha  [coperto  ogni  cofa:  E Turno  armato. 
Si  rappre[cnta,c  fa  gridare  aW arme , 

E cia[cun  capitano  alla  bandiera 
Raccoglie  i[uoi,e  co  i detti,c  co  i fatti 
Gli  accende  tutti  alla  battagliagli  ira, 

E con  gran  grida  in  cima  di  due  picche 
ficcante  tejle  ( ffcttacolo  borrendo) 
V’£uridlo,e  di  Nifo 
Gli  oflinati  Troian  dalla  (ìnifird 
Torte  dclmuro,la  battaglia  armatd 
O ppofero  4 co  fior, per  eh  e la  dcjlrd 
E'  dal  fiume  dififa,  e le  Trincee 
Difèndono,  e le  Torri,  e malcontenti 
Stanno  mirando  le  trafitte  tejle 
Da  lor  ben  conofciute,  e crudelmente 
Di  [angue  lorde,e  gocciolanti  ancora, 
Vola  la  [ama  intanto, e empie  tojlo 
LdnonficurdTerra,e  atl'orcccbic 
Del la  mifera  madre  infetta  natine: 

La  quale  udito  il  cafo  borrendo, e fiero. 


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3 * 


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«(LIBRO  » 

fredda  diucnne  come  ghiaccio, o nette 
E gittata  la  fittola, il  fil,la  tela 
Scioglie  le  chiome, indi  le  jlraccia,e  corre 
Alto  gridando  alle  mura, alle  fcbiere, 

Nc fi  ricorda, che  tra  tanti  entrare 
Vita  Donna  non  lice, e del  periglio 
Dell' armi  non  fouuienle,anzi  gridando 
Empie'lCiel  tutto  di  querele  tali: 

Cotal  ti  ueggio  hor  figlio  ! borfei  tu  Quegli, 
C b'effcr  datati  a gli  anni  ultimi  miei 
Dolce  ripofo  ìtme  crudel  potefli 
Sola  lafciar  i Ne  pure  ima  parole 
Mi  fu  lecito  dirti, anziché  ffmto 
A'  tanto  rifchio  mefcbineUo  fùfti  ! 

Ahi  che  preda  ghiaccr  ti  uedo  a i cani 
Etagl'Augei  di  Latio  in  cofl  frana 
Terra, e tcffcquic  non  ti  faccio, e gli  occhi 
Tur  non  ti  chiufì,o  lauai  le  ferite, 

O con  la  uefla  ti  couerfi , ch'io 
Con  tanta  fretta  giorno,  e notte  andana 
Teffcndo,e  i miei  pcnficr  (porterà  ueccbid) 
La  Tela  fèa  parer  mcn  greui,e  duri : 

Doue  ti  feguirò  ! quale  è la  Terra 
Chor  ti  riceuc  dal  fronte  diuifoi 
E7  lacer  corpo  tuo  riceuc  in  grembo. 

E‘  qucflo  il  guiderdon  figlio, ch'io  prendo! 
Qucflo  dunque  per  T erra,e  per  mar  tanto 
Seguitai  (lajcia)  in  cotanti  perigli! 

J n me  Rutoli,in  me  tutte  quell' armi 
'Voltatele  pietadc  in  petto  bautte, 

E me  prima  col  fèrro  boggi  occidetc  : » 


% 


J 


N O N O W 


0 tu  gran  padre  fulminando  priud 

' Qucfto  corpo  di  uita,che  la  morte  > 

Troppo  dolce  mi  fta,poi,ch‘ io  non  pojjo  > 

A Itr amente  troncare  i giorni  mici.  >r  I 

Da  qucfto  pianto  ucnnc  il  comun  pianto  .» 

De  i Troian  tattile  quelle  fòrze > quelle  t 

In  ogni  guerra  inuittc,  da  dolore , >.l 

E da  pietade  inficine , uinte  furo  j 
Ma  perche  i fuoi  lamenti  i pianti  Altrui  . j 

Venian  ere fccndo,  1 Itone  o il  faggio , 

E luto  piV/i  di  lagrime  ordinavo 

Ch>  a braccia  in  cafa  il  buono  ldco,e  Attore 

Riconduccffert infelice  Vecchia. 

Vborribil  tromba  all' arme  in  tanto  fuona  . . 

Di  lontdn  fòrte,  e i gridi  uanno  al  Cielo, 

Che  rende  indietro  raddoppiato  il  grido * 

1 Volfci  la  Tcftudinc  alle  (òffe 
Spingono  manzine  d’ empierlo  fan  fòrze* 

E fueglier  lo  ) leccato  con  gran  fretta:  •"  • 

Quefti  cercan  l'entrata, e Quei  le f cale 
Portano  al  muro  per  montami  fopra  > 

Doue  men  gente  appar,doue  fi  uede 
Lamur agita  recar  poco  difvfa. 

- DaW altro  lato  i Troian  d’ ogni  forte 

Gettan  arme  di fopra,e con  lc  picche  ^ •••  ~ . , 

Gagliardamente  gli  (fingono  indietro » 

Che  lunga  guerra  ha  lor  bene  infegnato  • / 

A*  difènder  le  mura,egrojfe  pietre 
Gettano  a terra,  per  ueder  fe  puonno 
Dd fólta  fchiera  far  uenir  piu  rada * 

Ancor  che  la  T eftuiine  e ft  fòrte*  : - 


Ghepofficno  affrettare  ogni  pcrcojjk.  o 

Ondci  Troiani  un  gran  pezzo  di  Torre 
Giu  roumanio  gettandone fono 
‘ 1 Rlitoli  piuftretti,e  defili  fanno 

Crudele  (brago, che  gli  feudi, e r arme 
Aizzate  tuircftar.ncpuomo 
Rcjijtcrc  A coftor,nc  uoghon fi otto  > ; i 

Combatterli  Ttftudmc,  maficrt 
Circondano  limato  colle frccae,  ■ . t 

E co  i dardi  cacciargli  , 

M altra  banda  ( cofa  borrendo  certo)  i 

Squotc  Mcffbizio,  il  gioitane  Tofcano  j 

V tu  face  di  Pino  accefa,  e uienne  x 

Portando  il  facondi  Nettunio  il figho  .{  . 

Mcjfapo  domatorficr  dicauaUi  6 
Tagliato  lo  (leccato  un' alt  a fiala  , 

A'fuoifoldati  chiede ,cr  alle  mura  i 

Ardito  nanne  e piu  dogn'altro fòrte.  • 

Horuenga  il  uofiro  aiuto  a fi  grand!  uopo 

fiacre  Mufe,fi  cantar  qui  deggio  > 

GThorrendi  fatti  mai  non  uifli  alerone 

<luantl  ™rti  al  centro 
ndaffir  della  Terrai  per  qual  mano. 

Pero  di  quefia  guerra  il fimgue,e  l'arme 
Aiutatemi  dir  Voi,  clye potete 
^cordamene  benc,c  raccontarle. 

\n  alto  T orrione  c bene  armato 
Ei  larghi  ponti,e  ben  munito,  come 
A tal  bifiogno  fi  ncerca,hauca 
GU  italiani  intorno, e defrugnarla 
* Accano  ogn'  opra,  ma  i T rotati  difipr* 


•J* 
» I 


(«NONO)ll  *70 

Co  i fafii  la  difindono,e  per  entro 
Ec  cane  buche  gettati  dardi, c fixcce; 

Vten  primier  Turno , e lancia  unafacctU 
All'un fianco  di  qucUa,oucra  il  legno 
Arido  }e  [ecco  tal, che' l Vento  toflo 
V acce  fi  tuttofo  un  momento  l'arfe 
1 Troiai!  dentro  uiflo  il  danno  efrrcjfot 
E7 periglio  del  fioco,e  della  torre 
Che  già  minaccia  di  cadere , infime 
Cominciano  un  uiluppo,e  di  fuggire 
Cercano  indarno,cbe  la  morte  è prcjjo , 

E mentre, eh' im  l'un  bolero  impedifce » 

E cerca  difaluarfi,douc  il  fioco 
Offender  nonio  pofi a,  l'alea  mole 
Con  effo  il  pefo  in  Terra  andoune,e'l  Ciclo 
Tutto  tonò  del  granfiacaffo,e  mezzi 
Morti  caggiono  in  Terra,  e la  ruina 
Vien  loro  adioffo,c  dalle  ficjfe  frode 
Morti,  e finti  m molte  parti , e molti 
D a i duri  legni  trapalati,  e guafii  : 

Soli  £lcnoro,eLico  fatui  in  Terra 
TCner  delle  piante,  de  quai  primi  il 
E lenor  giouinetto  di  Licinnia 
AnciUa  figlio, e del  gran  Re  M corno, 

E da  lui  frinto  alia  Troiana  guerra 
Contro  la  legge,  poi  ch'era  di  ferua 
Tdatoj difirto , Qviefli  (dico) 

Col  brando  nudo  in  mano,e  con  lo  feudo 
In  tutto  bianco, e fenzafegno  alcuno 
D'egregio  fatto, come  in  mezzo 
Migliati  d'armatifol  fi  ucdc,c  conte 


^ ^ B R O MI 

Quim,e  quindi  forarlo  cFogn'intcrno 
LMctc, e fpade  latine,  qual  Cignale, 
Ch'atomo  uede  i cacciatori  in  cerchio  • ' 

farji  di  fi  tedi  un  divietato  affatto, 

Ktuien  contea  efiifonofo , e pieno 
Ei  fruirla, e del  morir  ccnoK fi  lancio* 

E nelF  acute  punte  aura  d.' un  falco: 

No»  altramente  il giouinetto, certo 
Della  fua  morte, rouinofo  corre 
Douc  i Nemici  fon  piu  fifa  , doue 
Piuftxffèr armi, e' l periglio,  è maggiore;  , 

5 a piu  pi  ijlo  di  gambe  Lieo  fogge 
tra  Farmi, fra  Nemiche  alle  mura 
Viene, e ^aggrappa,  montafopra,  e cerca 
Arnuaru,  doue  poffa  Scompagni 
• P WKfo-  la  mano  i Ma  T unto  empio,e  fiero 
Colle  gambe  lo  figue,  ecoUafiada,  **** 

E polche  giunto  F ha,  contai  parole 
1 ngiuriofclo  rampognai  dice  : 

Dunque  folle  ffcrafh  le  mie  mani 
Vour^ni^  ìu4o 
Vende  dal  muro,e  difalir  fa  forza , , 

E con  parte  del  muro  indi  lo  fueUr. 

Come  talhorfuol  col  falcato  artiglio 
Kapirc  un  lepre,  o qualche  bianco  Cigno, 

E girne  al  Cielo  il  foro  Augel  di  Gioue , 

O come  brano  Lupo  uno  Agnellino 
Dalle flaHe fin  porta, onde  la  madre 
Conmo^belimuanloccrca,  e piagne, 

^ma  parte,e  Falera  il  romor  crefie, 

Qyefh nonno aHefojfi,e conia  Terra  . * J 


s 


• • 


271 


NONO 

Riempier  le  prccdccUn  : q ueflifaci 
Gettano  ardenti  À'piu  alti  edifìci ; 

Luccc  zio, ch'alia  porta  entraua  J otto 
Col  fuoco  in  man 'fu  con  un  fafjb  infrant 
Dal  faggio  llioneo,e  con  un  grande 
Vezzo  di  muro  : Ematiorida  Ligro , 
Corinco  da  Afila  in  terra  è mejfo , 

Qutjli  col  dardo , e quei  colle  quadrelli 
Nocino  molto  alle  Nemiche fchicre. 

Ceneo  ammazza  Ortigio ,c  Turno  Cento 
T umo  I ti,e  Clonio,c  Diofìppo  ancori 
Vromulo,e  Sagarino,etldapoit 
il  qual  dinanzi  all' alte  torri Jlauo, 

Capi  ancide  Priuerno , cui  nel  manco  ' 
Lato  T emiUa  leggiermente  houea 
V trito  £ una  lancia  : e quel  u'hauea 
La  man  pofla,e  gittata  ma  lo  feudo 
Matto  bor,che  d'uopo  gli  eroiche  lafreccU 
Ne  uien  uolando,e  conficca  la  mano 
AlfiancOiCpajfa  indi' l polmone ,et Almi 
Dislega, e feioglie  dal  terreno  incarto 
Tra  i piu  faggi,e  piu  degni  armato  Arcentc 
D'A  rcente  figlio  in  piè  diritto  flotti 
V ago  di  uijo,e  £ una  fopraùejla 
Ben  ricamata , e di  color  ferrigno 
Tinta  in  \ffagna,doue  lbero  corre: 

Quefli  hauea'l  padre  nefegreti  bofehi 
AUeuato  di  Marte  intorno  al  fiume 
Simeto,doue fono  i grafi  altari 
Di  Palieo  a placarfì  agcuol  molto $ 

V ide  coflui  Mafenzo,e  in  una  fiombi 


(«LIBRO 

Tcfto’l  Piombo  mortài  tre  uclte  intorno 
Al  capo  lo  s' aggirai  a' l fin  lo  [caglia. 

Quel  ttienc,  e nelle  tempie  empio  percuote 
Si  che  jl  sfaceli  mcfchwetlo  occifo 
Quanto  era  lungo  lo  diflefe  in  terrà 
li  or  qui  (dicon)  che  primd  le  qttadrcUd 
fieli  human fangue [dettando  ttnfe 
yfato  prima  ffauentar  le  fiere 
Tugaci,il  bello  AfcaniOyhaucndo  uccifo 
K umano  il  fòrte,  che  per  fopranomc 
R emulo  fi  chiajnaua,e  la  foretto 
Minor  di  Turno  kaiiea  per  moglie  prefe, 
Qucfìi  dinanzi  allo  fquadron  primiero  ' 

Del  mono  regno  insuperbito, quello* 

Cb'erdyC  quclyche  non  era,  altero  giud  -ì 
Gridando, c fì [acca  per  tutto  udire:  I 

N on  hauete  uer gogna  hauer  di  nuouo  * I 

Vajfcèo  attorno, o già  èie  uoltc  prefi  - l 

Troiani, e dentro  flar  de  gli  fi eccoti ! 

E difènder  la  ulta  con  un  muro  l 
A hi  che  le  noflre  Donne  hauer  per  fvrzd  i- 

D'anni  cman  per  mogli, c quale  Dio 
In  Italia  ut ffjinfc,o  qual  pazzidt 
f Non  fon  gli  Atriè  qua, ne' l falfo  V liffe  » 

tiera  ihrpe  è la  nojtrau  nojlri  figli 
Toflo,ch'efcon  del  ucntre,  al  fiume  dentro 
Gli  portiamo, e col  ghiaccio  i nerui,e  l’ojfit 
I nduriam  loro,  e come  prima  puotmo 
1 fanciulli  alle  cacete  entro  le  [due 
fUuaniiOyC  ificrcauatti  in  giro, in  cor fo 
, Spinghonoogrìhora,ogrìhor  tiran  con  l' are  03 


■a  Ijy  L 


4ÌNONO?V  27* 

I giouin  poi  col  poco  dimezzi,  bor  tanno 
Co  t duri  raflrt  X maneggiar  le  zolle 
Piu  dtti  attafatica,hora  atta  gucrrd 
B dtton  le  Terrea  le  nemiche  murd , :\oi 
Cofi  tuttala  uita  in  mezzo  Carmi  . . 

Si  confuma  da  Noi, che  nuolgcndo 
, Cdpo  pie  Chajla,percotiamo  i Terghi 
Dc'Giouenchi,c  uecchiezzd  X Noi  non  toglie 
DeW  animo  le  fòrzcyo'l  uigor  cangu. 

I cdnuti  capei  con  U celata 
Andiam  coprendo  fempre,efempre  nuonc 
Prede  X cafa  con  Noi  portarne, e fempre  ) 

Viuer  di  ratto  ci  dilettai  piace . 

Voi, a cui  giotia  in  piu  lafciui  modi 
Di  porpora  uejiir  di  giallo  intorno  " ' 

Ricamando  le  uctte,X  i batti  fempre 
Sete, e aJC  ozio  intenti,  Voi  le  uejìe  *:  3 

Cotte  maniche  hauete,Voilc  mitre  .1 
Portate  co'bcndon  legate  in  giro . ! 

ite  Femmine  Frigie,  ite  per  gli  alti  1 
Dindimi  monti,  IX,  doue  folcte  \ r> 

ìl  "Piffero  feguir  fempre  faltando  : 1 

Che  non  tìuomini,non  fete,ma  Donne, 

E’/  Timpano  ui  chiama,e  fufòletto  i 

Didurobojfolauoratom  I da  > V. 

Alla  gran  Madre  dedicato,efanto , 

Lafciate X Quei,chefono  k uomini, Carme,  : 

E toglicteui  giù  dal  portar  fèrro . 

V infoiente  gridar  di  qucjlo  altiero 

Afcaniohomai  piu  fopportar  non  puotes 
Ma  pofia  la  factta  entro  la  corda  ,y 


E I B R O Stf 

T>tW arco  ye'l  braccio  indietro  alto  tirando , 
zzando  gl t occhi  al  gran  Motor  de' Cicli 

io  IT  ',"  npngdiC  tatt>arolc 

alto  Jìgnorfolcnm  uoti 
Porgere  too:  Or  quelch' indice  tento  ■ 

talleri  cuchebunt  rU\.~L: — 


fauonfct.cbe  pmi.ch’un  bianco  Toro 

Con  [indorate  eorni,edt  grandezza 
Mi  fu  madri  cguj,cbc  gii  col  corno 
Cozziychc  già  co' pie  t barena  jbarga» 
Vuotati  dirò.  Gioite  benigno  & 

Cotai  parole  udiote  dalla  parte  Cr 

Serenisi  del  tonò  jhujh-o  tuono! 

Scocci  tino  mortile, e uii  li  freccia 


: 

l Arrogante  ifirirneWunitempu, 

E Ptt^tra  apparir fyigugm  fiore.  - 

Vahora.efchermconfupcrbeuoci 

liltrm  uilore , 1 gii  due  unite  prefl 

f"^cff‘rM<i'MtoldiZ 

<bf]c  Ajcanio.ci  gridi  li  Culo 

.1  rl°'mnaiiiro,eiquoriinllemt 
AlU  (Ielle  poggiar  Utizjojèo . 
^xinubeif.ifo, [biondo  Ape,So  e • 

A fi  trono  del  Cielo  in  mezzo,  > r 

Onde  le  [chine  R utole  uedeay  > 

E dc'Troiqn  le  circondate  mura,  . 

Et  indi  algiouinctto  uincitorc 
l*daUe  Me  tai  parole  porge:  • - 

« ma 


r 


Mi  N O N O.  >*  %1% 

E di  cui  nafcerd  più  d'uno  Dio , 

"Le  guerre , che  forali  per  f auuenire 
M offe  alla  gente  tua , per  te  fan  polle 
A l de  fiato  fine , e fi  a ben  degno. 

Che  te  fi  grande  homai  non  cape  Troia. 

Co/i  dtfie  egli , e dal  del  cala  in  fretta , 

Uaer  fèndendo  ,c'lbcUo  Afcaniotruoud  , 

Tre  fa  di  B ute  la  canuta  imago . 

Qucfli  dtAnchife  nella  prima  etade 
Varme  paggio  portò , poi  cameriere 
Stette  aUa  porta  fedelmente , allhora 
Ver  compagno , e per  guida  il  Padre  E nei 
nato  thaueua  al  giouinetto figlio. 
jJi  o firafi  dunque  il  bello  A pollo  al  V eccbio 
AUa  uoce , al  colore , al  bianco  crine 
Simile  in  tutto,  e quale  era  egli  armato  » 

E tal  parale  al  Giouin’ caldo  porge. 

Balliti  hauereò  bel  figliuoli  Enea 
CoUe  tue  mani  il  gran  N umano  occifo  • ^ 

Senza  periglio  tuo , fenza  alcun  danno  » 
il  grande  A poUo  quefla  prima  lode 
Ti  dona  le  che  tu  feco  di  par  uada 
CoW arco , non  ti  inuidia , ma  per  hard 
Po n fine  aUa  battaglia , e cefi  detto 
Lafciò'l  fcmbiante  humano  ,ele  parole 
Tagliate  ili  mezzo , e fubitoffiarì. 

Conobbero  i Troiani  il  grande  \ddi09 
Conobberlefaette , e la  faretra  ’ , . ^ . 

Sentirón  ri  fonar  mentre  fòggia . 

Ritengono  il  Garzon  dunque , dapoi 
Che  F ebo  lo  comanda , e neUa  mifchid 

Enei,  di  Ver.  MJI 


K .1  I B R O » 

Sottentrano  e fi , e ne  piu  gran  perigli  • 

Vongon  i petti  lor , pongon  la  ulta . 
Spargefi  il  grido  intanto  dì  ogni  intorno 
Ver  tutte  ledifefe  delle  mura , 

E lor feroci  acute , e ffcffc  fi cecie 
Tiranfouente , e lancian  dardi  d mille  9 
T al  che  di  dardi  efreccie  in  un  momento 
Tu  coperta  la  Terra . H or  quili  feudi , 
Quiui  i caui  elmirifonar  fi  fanno . 

E la  battaglia  crudelmente  crefce , 

Con  quel  furor , che  la  pioggia  perquote 
ha  Terra , atthor , che  da  Ponente  uiene 
Quando  gli  Agnei  piouofi  il fole  ingombra 
Con  quel  furor , che  i tcmpeflofi  Venti 
La  grandine  dal  Ciel ffingon  nel  mare 
S' atta  fredda  fagioli  P torrido  Gioue 
Vacr  perturba , e le  nubi  atre  rompe  • 

V andato , eBitiaeCAlanor  Idea 
Vigli , e del  bofeo  fior  tratti  di  Gioue 
Latta  filuaggia  fera , e di  grandezza 
A gli  Abeti  paterni , e d Monti  eguali  » 
Quella  porta , ch'd  lor  chwft fit  data  , 

D al  Capitano  in  guardiafòrfe  troppo 
Confidati  nell' arme , aprono  » e dentro 
lnuitano  i Nemici  atta  battaglia» 

Qyal  ben  fondate  Torri  l'uno , e Peltro 
Carco  é ferro  appare , e tolta  fronte  ' 

Li  roffe  penne  cinta , ardito  moftra: 
Cotaidel  Po  due  querce  altere  al  Cielo  » 

O delT  A dice  lungo  il  lito  ameno 
Volte  chiome  non  tofe  alzano  4 Cielo  > 


f 4 1 NONO^H  2. 74 

Menando  fpcfjo  lafuperba  fronte  : 

Non  uiddcr  prima  i Rutoh  la  porta 
A pcrta , che  Centrar  correndo  in  fretta 
Quercente  il  primo , Equicolo  il  feconda 
Di  uago  afretto , e di  beffarmi  adorno , 

Col  fùnofo  T maro , e'I  brano  H emoni  y 

Coll' alte fchiere  tutte  o dier  le  frolle,  . a 

O la  uita  lafciar  dentro  la  froglia  it  \ 

Vero  crcfce'ljjiror > f ira  s’accende 
Di  qua , di  la,  fi  che  i Troiani  in frotta  , 

Corron  tutti  alla  porta , cn  un  drappello 
Riflretti  ofan  con  Rutoli  alle  mani 
Venire , e lunge  pcrfcguirgli  ancora 
M entre  in  parte  diuer  fa  pien  d’orgoglio  ? 

Vefcrcito  Troiano  occide , e turba  -j 
Vien  chi  per  cofa  certa  4 Turno  reca 
V intrepido  nemico  hauer  le  porte 
, Aperte , e far  de fuoifeempio  crudele,  ,•  v 

D a cruda  tra  commoffo , quella  imprtfa 
Subito  lafcia  j e rumofo  corre 
Afta  Troiana  porta  ,cidue  fratelli 
Via  prima  ( pcrclx  primo  innanzi  ttettnt  ) 

Antifate  baflardo  diTcbona 
Madre , e dell'alto  Sarpcdonte nato  . g 

Aneide  con  un  dardo , che  uolando  a 

' Va  nel  petto  a ferirlo , e nel  polmone  \ 

Confitto  un  lago  tiepido , e vermiglio 
Ver  larga  piagafanguinando  ucrfa  s ; y 
hrimanto  dapoi , M crepe , A fidno  j 

A pprejjo  4 qucfli  della  ulta  priua  : 
buia  ammazza  dipoi  <f  animo  invitto  : 

D'occhi  di  bragia , e di  feroce  faccia  HM  ff 


(•i  LIBRO 

Col  fardo  nò,  che  non  s'haurialafciato  ' . 

Con  un  fcmphcc  dardo  tor  la  uita  > I 

Ma  col  poter , eli  ogrì  altra  fòrza  auanza 
Gli  duuctìtd  und  f dorica  crudele  : 

C on  quel  furor  che  uiene  una  factta  ' 

llqual  furor  duo  gran  terghi  di  Toro , 

E la  corazzd  per  molto  oro , e molte 
Viafhre  d'offò  di  pcfce , non  foflemc  , 

Tal  eli  il  gran  fìtflo  giu  rouina  x contorno 
fa  la  Terra  tremare , e'I  grande  feudo 
F a if  ognintorno  rifonar  le  uaUi . 

Come  al  lido  di  8 aia  talhor  cade 
Rotonda  pietra , che  con  fòrza, , e'ngegno 
. fatta  gettano  in  M ar , cotal  ruina 
Cadendo  tragge , conficcata  affatto 
Net  baffo  findo  arrouer fciata  ghiace , 

Si  che'l  Mar  turba  » c /finge  al  Ciel  V arena 
Trema  P r acida  allhor , trema  I narime 
Graue  incarco  a,  Tifvo  da  Giouc  impofio  « 

Or  qui  Marte  erudii fòrze À i Latini  • 

Crebbe  e uigor , quanto  a quegli  altri  tolfe  , 
Che  ferì  andar  tutti  temendo  in  fuga 
E )a  tutte  parti  i Rutoli  correndo  - * 

Si  riflringono  in  un , poi  c'hanno  copia 
Della  Battaglia , e lo  Dìo  della  guerra 
E dentro  i petti  loro  entrato . 

T cflo , che'l  fuo  fratei  Pandoro  uede 
Ghiacerein  Terra  pallido,  & efangue  , 

E fortuna  crudele  hauer  le  cofe 
In  mal  termine  pofte , quella  porta 
Con  poco  fenno  aperta,  a fòrza  chiude, 

' E chiude  fuor  de fuoimolti}  e gli  loffia 


N O N O.  27f 

A gli  nemici  in  preda , e alla  morte  , 

Quella  odio  fa  faccia , quelle  membra 
Si  fniifurate  riconobber  tojlo , 

E fmarriti  i Troian , Pandòro  ollhora  $ 

Che  ucndicare  il fuo  fratti  dcjìa , 

Salta  pien  d'ira  innanzi , ecojì  dicci 
Non  d' Amata  fua  jpcfa  la  dotale 
Reggia , ne  <f  Arde  a le  paterne  mura 
Serran  qui  dentro  raffrenando  Turno  , 

Quefte , che uedi fon  le  fquadre noftre 
A te  nemiche , onde  partir  non  puoi  : 

Con  lieta  fronte , c con  tranquillo  petto 
R ifljofe  Turno  forridendo  ollhora: 

Comincia  pure , e s'hai  ualor  nejfuno 
Meco  Raffronta, eh' apriamo  dire 
Potrai , eh' anco  tra  noi  trouafli  A cchiUet 
Ccjìpxrlatohaucai  P andare  un'haflc 
Di  dura  feorza , nocchioluta , e grauc 
Con  quella  forza , ch'ogni fòrza  paffa 
Lanciò , ma  fòri  l'ari  ache  Giunone 
La  forfè  fi , che  nella  porta  tutta 
Ficco/?/  dentro  : Ma  non  quefla  ( dijfe 
Turno  ) ffada  potrai fuggir , che  uiene 
Dalle  mie  mani , e quanto  piu  potea 
Drittofi  in  alto  il  crudel  brando  meni 
AW infelice  in  mezo'l  capo , e taglia 
il  duro  tefehio  f e per  la  fronte  fende 
Giu  per  lo  nafo , e le  guance , ch'ancora 
Eran  fenza  caluggini  diuide . 

Sonò  la  Terra  dal  gran  pefo  feoffa  , 

C adder  le  membrafangumofe , e l’armi 

Idei  cernei  tinte , e luna , e l'altra /falla  M M if 


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LIBRO 

Cborqua3horla  coregge,  e foftiettc. 
La  morte  di  coflui  pefe  i Troiani 
in  tal  timor , eh' in  fuga  uditi  diero 
Le  (palle  4 gft  Nemici . A&i , che  ben  fori 
<X&tfto  l'etimo  giorno  al  T roian  nomc  t 
E della  guerra  gloriofo  fine  > 

S'aluincitor  troppo  di  f angue  ingordo 
D'aprir  la  porta  fouueniua , e i fuoi 
Vcìa  nemica  terra  entro  menare , 

Mai  furor , c7  dijìo  delP  altrui [angui 
Lo  fpinfe  fra  t nemici . 

F alari  primo  artiua , e primo  occidé  * 

E Gtgc  poi , cLc  gl/  tagliò' l ginocchio  • 

A qucflo  e quel  rapifee  l'armi  ; e quelle 
HeUefchiene  conficca  ( che  Giunone 
Le  e7  cor  gli  dona 3 4 epe/  che  figgono 

Aggiugne  Alì  compagno , e con  lo  feudo 
E egeo  conficca , e poi  non  fi  guardando 
Su  per  lejnura  3 e combattendo  fòrte 
Aleandro  3 Ualio , Necmcne,  e P ritanno  * 

E U'neo , c&e  uer  lui  s'auuenta , e chiama 
I compagni  col  brando  ancide  : A quefti 
L'elmo  3 e'leapogittò  dì un  colpo  a Terra  $ 

1 quai  lungi  d cader  n'andaro  inficine 
P ofeia  Aiaìnico  udirne , delle  fiere 
Guajlatore , e di  cui  non  fi  trouaua 
Alcun  che  meglio  imbeUettajfe  Carmi  a 
O piu  felice  auuelenaffe  il  fèrro  > 

Voi  Clitio  figliuoli' Eolo , e Gratto- 
Amico  delle  Ninfe , Gratto , ch'era 
Delle  Niufe  compagno , alquale  i uerfì 
Sempre 9ele cetre  erano à cuore  » ilquali 


*7Ì 


V 


<•£  N O N o >*> 

Sempre  i eguagli  infuU  lira , e femprt 
Varrni  cantaud , e battaglie  fiere „ 

I caporali  al  fin  ioccifìone 

De  i loro  udita  M ne  fico , f Serefio 
Si  raimauajio  inficine  yeilor  compagni 
Spar  fi  ueggendo , e gli  nemici  dentro  * . 

De  gli  /leccati  i cominciò  Mnefìco  z 
Qual  fuga  poi  f deue  riandate  i quali 
Altri  piu  murilo  quairiparihauetet 
Vn  huomo  folo , e de'  ripari  in  mezzo 
Chiufo  da  uoi  ò Cittadini  andr arnie 
Senza  pagarne  il  fio , libero , e fciolto  t 
E tanti  giouin  ualorofi  in  Terra 
H aura  col  brando  pofii , e dati  a Morte  ( 

DelT infilice  Patria , e de  gli  antichi 
Dei , ne  del  grande  Enea  uoftre  alme  uili 
nulla  pietà , nulla  uergogna  prende  i 
Da  tai  parole  acce  fi  fi  firmaro  j 
E Jìretti  infime  in  un  drappello , à Turno 
Si  firo  incontra } otiri  egli  à poco  à poco  \ 

Efce  del  mezzo , e di  lafciar  la  pugna 
Lento  fa  fegno , e ri  accofiarfi  al  fiume  % 

Onde  i Troiani  inanimiti  il  grido 
Alzar  maggiore , e raddoppiare  i colpii 
Come  quando  la  turba  un  fier  Leone 
Perquote , fegue  cori  gli ffiedi , ed  egli 
Spauentato  con  gliocchi  offri , ed  acerbi 
Guardando  indietro  torna  * e già  non  puott  . 
Che  lira , e l ualor  fuo  noi  f offre , in  fuga 
Girne , ne  contro  tanti  huomini , er  arme 
Andar , che  quefiofol , ma  indarno  agognai 
Hon altramente *1  Tebro il firoRcge  MM  Hit 


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Mi,  LIBRO. 

Con  lento  puffo  fi  ritira , e dubbio 
Sbuffa  piai  d’ira , e già  fuor  del  periglio 
T ornò  due  uolte  in  mezzo  > e altrettante 
Po/c  in  fuga  i Troiani , e di  lor  molti 
N'ancif : , e mo/fi  ne  lafciò feriti . 

le  Genti  Troiane  in  un  drappèllo 
Da  tutto  il  campo  contra  lui  fin  uatmo , 

Me  può  la  figlia  di  Saturno  fòrze 
Somminifirargli , perche  G/owe  <t//hor4 
In /ne/id  </*/  C iel  mandato  hauea , 

Che  minacciale  la  fior  ella  in  nome 
Di  lui , fel  Re  non  fi  ritira , e fiori 
Mon  efee  homai  deWalte  mura  Turno . 

Dunque  non  puote  il  giouine  a cotanti 
Colpi  refijlcr  collo  feudo , c fianca 
E'  dt ferire  ornai fua  defira , td/e 
Mcmho  di  dardi , e di  faette  il  cuopre 
Velino  intorno  le  tempie  per  gli  jfefii  - 
Saffi  rifuona  > e'I  fine  acciaio  fi  fènde 
Cadder  dal  capo  gli  pennacchi , e a’ fieri 
Colpi  regger  non  può  lo  feudo  : l'hafte 
Raddoppiano  ,ei  Troiani , e'I  grati  t&ncflto 
Allhor  da  tutto' l corpo  un  fudor  giufo  ■ \ 

Diftitlà,  e per  le  membra  un  negro  fiume 
Anfando  uerfa , ercjfiirar  non  puote . 

E gli  allhor finalmente  armato  tutto 
Me/  Tebrofi  lanciò  dì  un  fallo , e'I  Tcbro 
Me/  biondo  gorgo  il  nceuettc , e tonde 
Molli  il  gettaro  a proda . er  à'  compagni 
Vo  rimandar  tutto  purgato,  e lieto ♦ 


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1 77 


IL  DECIMO  LIBRO: 

DELL'ENEIDE  DI 

VERGILI  OV  ‘ 

• . 

T radotto  per  M.  Lodouica -• 
Domenichi* 

' yu.'\ 

Alla  111»  S.  Lauinia  Saniiitalc10  ;u/t“ 
Sforza.  .r-a-v 


Vf\ 

\’J  li. tei oL li  et  ;CflR 


ARGOMENTÒ. 


r oue  fatto  chiamare  il  condir» 
degli  Ce/,  gli  confortò  àcfftir.; 
d'accordo  infi cme . Quiui  Vei 
nere  fi  lamento,  del  pentolo  <tp 
Troiani , er.  dell' opinato  odia 
di  Giunone  3 & finalmente  &ó» 
manda  alcun  ripofo  a tante  mi* 
ferie.  D* altra  patte  Gjunonè 
attribuitela  cagione  di  tutti i mali  a Troiani,  come  primi 
auttoridcUa  guerra , er  a Venere . Effendofl 'dunque tch* 
tato  indarno  ? accordo,  G ione  poi  ch'egli  non  itede  aleuti 
fine  alle  lor  conte fe,  per  non  offendere  0 la  moglie  0 la  fi* 

■ . g liuola , diffe  di  uolere  far  fi  neutrale , er  fecondò  la  gùà 
ftitia  rimette  ogni  cofa  al  defhtio.  In  cjucjlo  mezzo  i 
tuli  con  tutte  le  fòrze  loro  ritornarono  all affedio'  ne  co/i 
minore  animo  gli  affidimi  s'apparecchiarono  aUa  àifcfu 


*■  * 


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Urti#  cfa  qùcftécofcj ì faceudrio  nel  tdtió  ; Ztted  ejjcn* 
dogli  riufeiti  bene  i fuoi  defldcrij  in  Thofcana,con  f haucre 
tttemìofoccorfò  da  molti  popoli , ritornò  a fuoi  con  una 
armata  di  trenta  naut.  Quitti  s'incontrò  nelle  N infè  trasfor 
mate  poco  dianzi' in  quella  firma , doue  prima  erano  fue 
liaui  Mi?  da  loro  fìt  ragudgliato  della  perdita  dell' armata, 
CT  del  pericolo  de  fuoi.  Doue  [fingendo  incontra  i ritmici, 
fbarcò  te  fue  genti.  ‘ I R ututi  teuarono  laffcdìo , e incon - 
trandoliaUa  riua  ,jì  sforzarono  di  non  lafciàrc finora  are  i 
t untici.  Combattevi  dalTuna  e 7 f altra  parte  con  gran  dan 
no.  Qjiiui  Paltdde,  baùendo  prima  fatta  grande  uccifìone 
de  rimici , finalmente  fu  morto  da  Turno.  Perche  E nta 
ntoffo  a dolore  di  ciò,  amazzò  di  motti  Rutuh  per  uendet 
ta  dett amico.  Afcanioancb'egliy  ufeendo  fuori , congiunfic 
le  fue  genti  col  padre.  Perche  rifentitafl  Giunone , cr  te* 
menda  della  ulta  di  Turno  y con  buona  gratia  di  Gioue , lo 
libero  dal  prefente  pericolo  9 parandoli  innanzi  la  f alfa 
imagine  dErtea  5 laqualcperfegucndo  eglicht  fùggiua  ttt 
una  certa  naue , rotti  1 cari  da  Giunone  f fu  portato  dalla 
feria  della fortuna  a liti  uicinì  £ Artica . I»  queflo  mezzo 
Uiczentio  per  auifo  di  Gioue  entrando  in  battaglia , ucci/è 
un  gran  numero  cofidi  Troiani,  come  diThofcani-,  fin 
thè  ferito  da  Enea  3 cr  faluato  da  Laufo  fuo  figliuolo , a 
gran  fatica  fìritiròfùordcUa  battagliaper  medicarli  la 
ferita.  Doue  Laufo  sforzandoli  diuolerefarla  ucndetta 
del  padre , fu  morto  da  Ette  a.  Onde  Mezcntio  hauendo 
hauuta  quefia  nuoua,  montò  Àcauallo , centro  in  bota 
tagfia  i doue  mentre  che  s'apparecchia  di  ucndicare  la 
morte  del  figliuolo , mon  delia  medefima  mano , che  1 
figliuolo . 


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» 


D E C ì M Ò,  >fl  2 7 * 

A Preftin  tanto  Umagion  cele fie 

Doue  il  gran  padre  & te  Muorimi  & Dei 
Chiama  ilconcilio  su  nel  ciclo  , ond'effo 
C cerco  Mi  pcnfìcr  guarda  la  terra  , 

1/  campo  de  Troiani  de  Latini • 

S tanfi  gli  Dei  dinanzi  a t ampie  porte  : 

Quando  egli  incominciò , cofi  dicendo . 

O grandi  & facti  babitator  del  cieto» 

Com'bauetc  cofi  uoglie , cr  penfieri 
Cangiato  in  un  momento  i er  perche  tonfa 
Malignamente  contendete  infiemef 
lo  era  ftrMó , che  contro  t Troica  . 

Vìtalia , muouer  guerra  non  deueffe . 

£ t qual  difcordia  dunque  incontra  quello  i 

Che  lecito  non  è ì qual  tenia , o quale 

Soffietto , ha  mojfo  a un  tempo , & quejli  & quelli 

A prend&  tarmi , CT  gareggiar  col  fèrro  l 

Ben  uerrà  ( non  habbiaìs  fretta  ) ónchora,  z 

Il  tempo  giufio  àmuouer  guerra , quandi  $ 

La  tenibil  Carthago  a la  minò 

S'armerà  de  t Imperio  alto  di  Roma  j ,• 

Aprendo  taìpi  per  andargli  addoffò . 

Votrafii  aìlhor  ntoftrar  gl'odij  e gli  fdegnii 
Et  gli  flati  rubar  per  forza  d'armi . 

Hor  tiene  fiate,  & tutti  lieti  infieriti 
Vi  flabilite  un  ripofato  accordo  * 

Voche  parole  fùr  quefie  di  Gioue  * 

Ma  non  fu  poco  già , quel  eh' a Vìncontrù 
La  bella  Citherea  riffiofe  atlhora . 

O padre , ò de  gli  Dei  poffanza  eterna + 
Utdegfhuommionchor  i però  che  dtt òtti 


,£  LIBRO  ì* 

Volger  non  ci  pofiam  fuor  eh  a te  foto  ) 

Tu  uedi , quanto  i Rutuli  brauando 
Si  fiatino , cr  cowc  uà  T unto  feroce  , 
Rompendo  col  fauor  di  Marte  ogniuno  : 

Mon  fiatino  piu  fìcuri  entro  a le  mura 
Chiufe  cr  fornite  i miferi  Troiani , 

Ma  fu  le  porte ,cr  fin fulc  trincee 
Combattono , cr  le /offe  tmpion  di  f angue  * 
Stufi  Enea  fori , cr  di  ciò  non  fa  nuUa . 

; tafefirai  tu  leuar  l'affedio  mai  f 
Beco  ale  mura  de  lanuouaTroia 
V efferato , e i m'mici  un'altra  uolta  3 
E m*aUrd  uolfa  uicu  contri  i Trottili 
. Tt'Arpi  Diomede , e in  uer  le  mie  fomite 
Credo , ch'io  affretti  anchora  5 cr  io  tua  figlia 

Ter’mand’huomo  mortai  porto  periglio* 

Se  jenza  il  tuo  uoler , /e  confru  tifato 
Son  uenuti  in  Italia  i miei  Troiani > 
Vortinlapena  de  peccati  loro  > 

Eie  del  tuo  aiuto  fiat  degni  giornali 
Ma  s'cfii  tant' oracoli  hanfeguito , 

E t de  g’i  Dei  del  Cielo , cr  de  l’infèrno 
Chi  puote  hor fòrza  fare  a le  tue  uoglie  t 
Che  dirò  io  de  l'arfc  armate  loro 
Mei  lito  di  Sicilia , cr  del  Signore 
De  le  tcmpefle , cr  de  rabbiosi  uenti 
T>'Eolia,mofi  incontrai  lor  nauigli* 
V,t£\riffrintain  lor  fin.  dalle  nubi  i 
Hor  muoue  ella  anco  ( cr  ci  mancaudfob 
Queflo  modo  crudel  di  far  uendetta  ) 

V intimai  fùrie  y&  ecco  che  repente  _ 


DECIMO  **  27p 

Allctto  è cor  fa  a trauagliar  il  mondo 
E a uolger  fottofcpra  Italia  tutta . ’ 

Io  non  ragiono  bor  de  llmperio  nuUai 
Qucflo  potemmo  noi  frettar  aUbora 
Che  la  fortuna fi  trouò  dal  noflro  ì 
V incan  quei , cui  tu  uuoi  5 ebe  firn  difopra . 

E /e  non  e' è paefe  alcuno  al  mondo , 

Che  la  tuaftranamoglic  a Troiandid i 
Ver  le  fumanti  ceneri  io  ti  prego , 

P aire  ,diT roia  mia , eh' in  terra  giace  , 

Cbe  tu  mi  lafii  Afeanio  fono  er faluo 
Trar  fuor  de  l'armi  > olmeti  uiua  il  nipote  : 

Sia  pur  balzato  in  mezzo' l mare  Enea, 

Et  uada  la  doue  fortuna  il  guida: 

Vur  ch'io  poffa  faluar  quefio  mio  caro  , 

Et  trarlo  di  battaglia , er  di  periglio , 
lobo  Amathunta  , io  ho  Pafò , er  Citbera, 

Et  lafianza  d' Idalia , iui fua  uita 
E accia  fenza  armi,  zrfenza  alcun' honore* 

Va  tu  pur  poi , come  ti  piace , chabbia 
Cartbagin  fopra  Italia  imperio  er  fòrza  l 
Che  quindi  le  città  d' Africa  alcuno 
No»  hauranlie  pencol  ne  paura . 

Che  gli  giouo  dal  furcrr  de  la  guerra  ‘ 

Campare,  e?  poi  fuggito  c(]cr  per  mezzo 
1 fuochi  Greci , er  hauer  corfo  tanti 
Pericoli  dii  Mare,  er  deUa  Terra , 

Mentre  i Troiani  Italia  uan  cercando  , 

Et  di  rifar  unaltra  uolta  Troia , 

Perch'ella  unalra  uolta  babbia  à cadere  ? ' 

No»  era  meglio  ajfai,ftrmarfi fopra  > 


.m.  LI  BRO  >n 

Il  ctner  della  patria , er  fui  terreno , 
VouefùTroiaiOpadreamifcrrendi, 
Rendi  ti  prego , il  Santo , c7  Simoenta  : 
fa  che  i T roianimici  pojfan  da  capo,  , 

A cdfi  ritornar  d'ìlio  beala  forte , .» 

'jMor  ) finta  Giunon  da  gran  furore,  / 

• perche  mi  sforzi  tu  rompere  il  mio 
Silcntio  fC’lduolycbeinme  tenta  coperto* 
Con  parole  [coprir  ? chi  fu  colui , 

Qd  huomo  o Dio , loqual  sfèrzaffe  'Enea 
A muouer  guerra  ? o farfl  al  Re  Latino 
inimico  i egli  in  Italia  eoi  uolcre 
De  fati  ondo , ponghìam  piu  tofto  finto 
Val  furor , &conjlglio  di  Calandra  * 

Vbo  conpgliai  io  forfè , che  lafciaffe 
il  campo , per fidarfì  in  man  de  uenti  i 
Che  commetteffe  il  fato  de  ta  guerra 
A un  garzone  tto , o che  ei  tentando  andajje 
La fède  de  Tofani , o gucWe  ge/rf  j , 
Chefìftaudnodtthoruiuendqinpacei 
Qual  Dio  gl'ha  fatto  danno , o qual  di  noi  > 

Dura  poffanza  i or  qui  doue  è Giunone  ^ 

O lri  giu  mandata  delle  nubi  1 
Giufio  non  è , chei  popoli  Latini 
Ardan  Troia  nafeente , er  non  è honeflo  : , 
Che  Turno  ftia  ne  la  fua  patria , Turno : . 
Cha  per  duolo  fuo  Pilumno  iUuftre  , 

Et  la  piua  Venilid  per  fua  madre 
• Ma  che  ti  par  de  tuoi  Troiani , iquali 
fanno  al  popol  Latin fòrza  col  fuoco , 
Sufurpan  l'altrui  terre , e?  tifati  prede*  .. 


«DECIMO^  a9o 

I fuocertf eleggono , cr  le  donne 
Altrui  promcjfe  giù  tolgo»  per  mogli  t j 

Mojìran  con  una  man  di  chieder  pdce9  ^ 

Coni altrui  legni  lor  forni feon  d'arme  t --r 
Tu  puoi  leuar * Enea  fartele  mani  7 

Greci  > ( in  cambio fio , pop  nebbia  cruenti  $ 
Et  puoi  mutar  tarmata  in  tante  Ninfe  $ * 

Et  <f  à/tot  p<*rfc  y a me  non  fia  concejfo  , f * 

A gJOM<tr*  w co/d  alcuna  ; { 

Enea  fi  trouaaffente,& non  fi  nulla; 

Stiafi  quanto  gli  piace  à far  ritorno.  v 

H abbiti  P afo , e Idalio , babbi  Cithcra; 

Et  perche  dai  tu  noia  a una  cittade 
E iena  di  guerre , e àgi  animi fuperbii  •' 

forfè  cerchio  di  rumare  in fondo 
Di  frigia  ildebil flato  Uo  dunque*  o quegli , 

Che  i miferi  T roian  die  in  preda  a Greci  ( 

Et  qual  fu  la  cagion  di  porre  in  ami 
VEuropa , cr  t Afta , cr  con  rapina  & fitto 
Romper  la  pace , che  era  in  fra  di  loro  ! 

Et  io  guidai  t adultero  Troiano , 

A pigliar  Spartba  i io  gli  diedi  arme  ? c fio 
Mantenni  con  Cupidine  le  guerre  * 

T empo  fi  allbor , d’haucr  cura  de  tuoi , 

Hor  tardi:  scontra  ogni  ragion  tilagfii 
Et  meco  indarno  anchor  prendi  contefa . 

T di  firo  le  parole  di  Giunone : ] 

Et  era  gran  difeordia  infra  gli  Dei , 

Che  unfauoriua  quejla , er  t altro  quella , i 
Com'al  primo  foffiar , che  nelle  felue 
Et  tra  le  fonde  lodali  lontano 


u 


I 


«a-  «inno» 

CldmriMriMors'accorzon lofio,  ■ 

Cbc'lutnto  è per  kuarfì  a fargli  oltraggio. 

. ìb^àM q^tmpenoUmmano  . 

vd  mwM»  ì“  ww*  P“rKc‘f 

StachetotutfMel,mtntrecfaueUai 

t\^l,  a terrai  tari*  tace.i  unti  cr  t onde 
Nt I nwr,  fiflanno  in  placido  npofo. 

O VESTE  parole  mie  dunque  afcoltdtc. 

Et  tenetele  à mente  in fiempitcr no, 

papoi  che  non  fi  può  metter' accordo 

frapopolid'ltalid&fraiTroiani, 

Et  la  uofira  dificordia  non  ha  fine ; * 

QMcHd  fortuna  <?hoggi>&  qucUa/peme 
ì£il  Troiano ,e'l  Latin;  tratterò  ancb  io. 

Et  terrò  fenza  differenza  alcuna. 

& per  lo  buon  deficit  Italiani  campo 

Si  troua  hauer  t affieno  per  ria  forte  > 

Di  Troia, & pcrfuò'oracolifinijtri, 

Nc  però  affoluo  i Rutoli , md  uoglio, 

C'habbia  ciaficuh  lafua  Fortuna;??  Gioite  r 
fiaconl'una ,cr  t altra  parte, 
jfiatitroueran  la  flrada  loro,  * * 

Cofi  giurò  per  la  palude  Stige,  - 

Et  /è  tremar  con  unfol  cenno  il  ciao.  lJ  ' 1 

. Qiùfi  fine  al  fuo  dir;  allhorUuofit  • ^ 

Giouedalaureofcggio;ondcgh  Dei 

Gli  Jvccr  compagnia  fino  a l albergo • * . 

In  tanto  fono  i Rutoli  a le  porte,  - . 

Et me  fio quel  uanno  uccidendo ;&  JU0& 

t>*affatican  di  pur  fiotto  a k mura.  ; 

ila  il  campo  de'Troianhlajfiedto  ha  intorno; 

Etnom 


l 


“Et  non  ardifce  ufcir  de  lo  faccetto,  ""  * 

Senza  haucr  di  fuggire  alcuna  freme* 

1 miferi fi  ftan  [opra  le  torri , 

E pochi  fono  a guardia  de  le  mura* 

Stan  ne  la  prima  fchicra  Apio , T himete  - 

Vlmbraflo  quei , (f  H iceta figlio  quefii  * ' 

D ue  Affami , er  Cafiorcol  uecchio  T ibri*  * 
Con  cofior  uengon  due  fi  atei  amali 
darò  er  H emon  di  Lieta  ambi  figliuoli 
Di  Sarpedone.  Agraon  L irnefio  porta 
Vngrandifiimofafjoin  fu  le  fratte. 

Che  non  picciola  parte  era  <£un  monte  * 

Non  fu  punto  coftui , minor  del  padre 
Clitio , ne  del  fiatelfuo  Mcncfieo. 

Qnefli  co  dardi , er  quei  co  fafii  in  mono  • f ' 

Si  uomo  apparecchiando  a la  dififa , 

E t fcaglian  fùoco,&  tranfreccie  co  larco * 

Ecco  ilfanciul  Troian  fcura  ey  penflero  -■ 

De  U betta  Ciprigna , in  mezzo  a gP altri 
Scopre  il  bel  uifo  leggiadretto  honefto  : 

Qual  gemma  luce , che  diuide  or  fino % 
Ornamento  del  collo , ode  la  tefia  : 

O qual  rifrlende  in  boffo , o in  tcrebintho 
Legato  auorio  da  maejlra  mano * 

\ Brano  i capei  et  or  fui  collo  frarfl  \r 

Fin  che  neue  non  è ne  latte  bianco  9 
D a un  cerchio  d!or  leggiadramente  affretti  » 
Vider  te  anchor  le  ualorofe  genti , 

O \fmaroadcprar  feerie  eyucleno9 
Qgenerofo  di  NLeonia  atlieuo , 

Óouefon  grafi  t campi , er  do.ue  corre 

Enei,  di  Ver*  NN 


^ ' ... 

. LIBRO 

Il  PattoUc'ka  le  ricche  arene  (Toro , 

F uuiancho  Mncftco, illudi fldauauantò 
V’haucr  già  fpinto  da  le  mura  Turno  : 

E t Capi  : onde  poi  Capua  ha  pressi  nome . 

Quelli  hauean  compartito  infra  di  loro 
1 duri  uffici  de  la  g uerra-,  in  tanto 
Solcaua  Enea  da  mezza  notte  il  mare . - 

Che  comyeg f hebbe  abandonat o Euandro, 

Andò  a trouar  il  KeT ar conte, t a lui 
Contò  chi  eg l'era,  il  fuo  legnaggio,c?  parte 
Quel  che  ei  chiedea,  quel  che  recatia,0'  quotiti 
Armene?  genti  Mczztntìo  in  punto  haueO} 

Et  t informò  del  gran  ualor  di  Turno: 

Vauisò  anchora»  er  ricordvlli  quanto 
Vane  le  cofe  fìcn  di  qucfto  mondo : 

Et  a le  fue  parole  aggiunfe  preghi . 

“Perche  fenza  indugiar  punto, T archontt 
Seco  fè  lcga,cr  le  fue  fòrze  aggiunfe. 

Sali  la  gente  aUhor  di  Lidia  [opra 
h* armata  come  fu  uoler  de  fati. 

Va  capitan  flranier  guidata  CF  retta. 

J Fu  la  naue  <f  E nea  la  prima  dfciorfl 
f Val  porto, cr  fopràl  becco  hauea  dipinti 
J feroci  Leon  di  Frigia,el  monte 
V’ldd,chefu  gratifstmo  i Troiani. 

Qui  fiede  il  grande  Enea, fr  afe  penfando 
1 u ari  caft  de  la  guerra,  CT  tiene 
Val  lato  manco  il  buon  Pollante, il  quali 
Sta  guardando  le  felle, per  ueicrc 
Quanto  uiaggio  fati f- b abbia  la  notte , 
EtperUrroa&perMreipaftitora.  t 


Aprite  horHclicona3o  Mufie  aprite, 

B aitatemi  adir  col  Uoftró  coniò 
ha  gente  Thofica,ch’ accompagna  Enea, 
Quanti  legni  arma,er  come folca  il  Mare.  ' 
Mafiico  un  Capitan  fù,ckc  imbarcofii 
Con  mille  armati  giouani  da  Cbiufi 
Varte>  er  da  Cofa,cb’eran  tuttùarcicrL 
Venne  con  ejfo  loro  il fiero  Ab  ante 3 
Chauea  una  fchicraji  tutte  armi  armata, 
"Et  fula  nauc  fua  dipinto  A pollo . 

Coflui  menò  da  P opu  ’onia  ficco 
Seicento  huomini  braui3e  in  guerra  ejperti: 
Altri  trecento  poi  l’ifiola  d’Elba, 

Ver  le  uene  delfino  lUuflrecf  ricca» 
ìl  terzo  Afila  fù,ch’era  indouino , '* 

Et fiapea  giudicar  l’ interiora  f 

De  le  uittime  uccifiefia  cui  le  felle 
Vbidificon  del  cicloide  gl uccelli 
Le  lingue 3eifuocbi3c  folgori prcfaghL 
Guida  coflui  miU’huomini  ualenti 
Con  armi  in  hafla,i  cjuai  uetiian  da  Vi  fio. 

Città  Thofcana . Sicgue  il  bello  Afture 
Si  gentil  catialier , c r ben  amato . 

Seguono  apprefifio  a quefli  altri  trecento 
Con  un  medefimo  ardir  d’ire  a la  guerra , 

Che  ucngòn  da  Cerete,cr  da  Mignone, 

Et  da  gl’ antichi  Virgin  da  Grauifca. 

Non  paffierò  te  con  filcntio,o  Cigno,  ■ 

Ve  Liguri fortifiìmo  campione,  ••  •. 

Nere  C upauo3in  compagnia  di  pochi 
C’hai  lepennedi  cigno  per  cimare 


/•UIBRO  }H  ■ , 
Amor  uoflro  fdUire,&  tefiimone  < .. 

De  la  beiti  del  padre . Onde  fi  dice. 

Che  gii  Cigno  piangendo  Ufuo  Fetonte 
Tanto  amato  da  lui , mentre  tra  pioppi 
Cantaua  a l'ombra  de  le  fucforeUe j 
Et  cofi  confolaua  il  meflo  aborti 
Venne  canuto, e?  uccchio,  er  fifii  augello 
Con  bianche  piume, ilqual  morendo  canti 
Si  dolce, che'l  fuo  canto  ogn  altro  auknzi* 

Il  cui  figliuolo  accompagnò  l'armati 
l Con  beUifiimafchiera  di  soldati 
Sopra  un  nauiglio,  ilqual  dipinto  Irauci 
Vn  gran  Centauro, che  fouràfia  à fonde. 

Et  con  un  graue  fajfo  le  minaccia  -, 

E'ntanto  folcati  mar  pretto  erueloce. 
Venne  Ocno  anchor  da  le  natie  contradei 
figliuol  di  Manto, CT  del  Thofcano  fiume , 
Ch'edificò  già  Mantoua>C?  le  pofe 
il  nome  de  la  madre  : ondefichiama 
Mantoua  ricca  er  di  lignaggio  iUufirex 
Ma  non  fon  tutti  d'un  fol  fangue,anzi  etti 
Ha  fotto  fc  tre  nationi jCT quattro 
popoli  : ond'cjfa  è capone?  le  fuefirze  . 
Tutte  egualmente fon  di  /angue  T ofeo . 

' Quindi  contr a Mezentio  anchor  ne  uanno 
Cinquecento  altri  Jquali  eran  guidali 
, D<t  Mincio  figlio  di  B enacojilquale 
Di  canna  inghirlandato,in  mare  entriikU 
Vcnneui  il  graue  Aulete menò  fico 
Vna  naue,cb' andana  a cento  remi. 
Cojiuiflfia  portar  damfier  Tritone» 


«‘DECIMO  » *3  ) 

Che  con  cerulea,  conca  il  marffiaucnta. 

Era  huom  dal  mezzo  in  fu  queflo  animate , 

Dal  mezzo  in  giufo , e'I  uentre  era  Balenai 
Et  fènica  Ionie  col  feroce  petto . 

Tanti  braui  baroni  andauan  dunqui 
Con  tratta  naui  in  aiuto  di  Troia * v 

Et  lietamente  il  mar  folcauan  tutti , 

Cia  s’ era  il  di  partito ,er  f alma  Luna 

Staua  col  carro  fuo  del  ciclo  in  mezzo»  .> 

E neanche  per  ht  «cr  molti  penfìcri 
Non  potea  chiuder' occhierà  al  timoni « 

Et  parte  ftaua  4 gouernar  le  ueU} 

Quando  ecco  in  mezzo' l mar  gli  fi  prefenti 
V n drappelle tto de  le fue compagne: 

Quefle  eran  Ninfe  Jlhora,&  del  Mar  Deci 
Che  Cibelel'haueafatteeffertali 
Di  naui  che  eran  prima,  cr  di  que'legpi. 

Che  fi  trouar  legate  er  forti  in  porto.  * 

E He  tofloconobber  di  lontano 
Il  lorfignore,cr  glifi- balli  intorno: 

Vofcia  Cimodocea,Ci}'erafia  loro 
B eUt filma  er  gentil  faucllatrice , 

Seguendo  dietro  à lui, con  la  man  de  firn 
T enea  la  poppa,  & mezza  fior  de  l'acqui 
Conlafimflrajojf'ingealanaue. 

Aìlhorcofi  parlò  uerfod'  Enea, 

Che  non  la  conofceua-,  o de  gli  Dei 
figliuolo  Enea,fei  tu  per  forte  defiot  • : v 

D e fiati  tojl  o,crfa  gonfiar  le  ucle.  ■"  \ 

Fini  noi  fiam  del  facro  monte  d'idi, 
fiora  Hmft  del  mar }gia  tuoi  nauiglt. 


; : «LIBRO» 

Toflo  che  t'empio  Ruttilo  col  ferro,  s 

Et  col  fioco  fi  ntojfe  in  ucr  di  noi , 

Mal  grado no/ìro  i tuoi  cauai rompemmo^ 
Et  per  lo  mar  di  te  cercando  andammo.  - 

Et  Cibcledi  noi  moffa  a pietade , 

Ci  diede  quello  uifo,z?ntft  Dee, 

Et  notte  ctihabitafìimo  ne  tende. 

Mail fanciuUetto  Afeanio hor fi ritrova 
Cbiufo  tramura,cr  /òffe, in  mezzo  a lame* 
E i feroci  Latini  ha  tutti  intorno . - 
Già  Id  cavalleria  d' Arcadi  a ha  prefo 
lUuogo  da  te  impofto,&  s'accompagna 
Co' udienti  Tofani:  er  però  Turno , 

Per  non  lafciargli  unir, férmo  è d'opporfi* 

Et  con  le fchierefue,p affargli  in  mezzo. 

Lena  fu  toflo,  cr  come  ffnmta  il  giorno 
Fa  (teffer  primo  a porre  in  arme  i tuoi » 

Et  piglia  quello  feudo, ornato  d'oro , x ' 

Che  già  per fcampo  tuo  fece  Vulcano. 

Perche  il  giorno  che  uien/c  tu  mi  credi* 

E'  per  ueder  de  Kutoli,granflragc . 

Cofi  nel  fin  del  fuo  parlar  partendo 
Spinjfe  con  man  la  poppatone  quella. 

Che  ben  fapeua  il  modomfejfa  corre 
Piu  ueloce  che  dardo  affai  per  tonde , 

Et  piu  che  ftrolejlqual  pareggi  il  uentou 
Affrettan  poi  gl'aùii  nauigli  il  corfo,  <’■  -> 
Otidefìnutrauiglia  il  forte  Enea ; 

Pur  con  fi  lieto  augurio  fi  rincora . 

Aìlbor  guardando  il  del  fa  breuemente 
Suoi  preghi,??  dice}  O madre  degli  Dei 


Tm  chai  Dindimo  a corcale  cittadl 
Tornite  a torride  al  tuo  carro  i leoni ; 
Siami  tu  bora  a la  battaglia  guida} 
Dammi  tu  lieto  augurio, e a tuoi  Troiani 
Ditta  porgi fauor .fòrza,  er  foccorfo. 

Quifinì  i preghi, er  le  parole, in  tanto 
Il  giorno  ne  nenia  ratto.er  hauca 
Cacciato  già  la  notte  -,  dUhorch'Enca 

■ Commandò  afuoi.chefòffcro  a linfcgne, 
E apparccchiafjer  gP  animi,®-  U mani. 
Et  lor  medefmi  a l'armi,  e a la  battaglio, 

E t già  fiondo  egli  in  cima  de  la  poppa 
S'apprefcnta  a la  uifla  de'Troiani , 

Et  dclfuo  campo  ?aMhor  con  lafinijlra 
Alza  lo  feudo,  tal  che  alzaro  ancb'cjti 
Quei  che  erano  a le  mura,  un  grido  tale. 
Ch'andò  ratto  a ferir  fino  a le  /Ielle. 
Crebbe  lo  sdegno  in  lor  con  la  Speranza, 
Et  cominciare  a trar  dardi, & /dette. 

Si  come  don  fotto  l'ofcure  nubi 
he  gru  di  Thracia  ilfegno ,<&  con  romorc 
Trattano  Variai  con  horrcnde  grida 
Vanno  figgendo  dal  fùror  de'uentu 
Tur  quefte  cofe  affai  di  marauiglia 
Cagione  a Turno, c a' capitan  Latini , 

F in  che  uidcr  riuolte  a la  riuiera 
Lenoni,  crtutto'l  mar  d'armate  pieno, 
Ardeua  un  lampo  in  fu'l  capo  d'Enea, 

Et  la  fiamma  feorrea  dentro  il  cimiera 
Et  lo  feudo  mettea  fuoco, er  fpauento . 
Come  rojfcggian  ne  l'ofcura  notte 


Le  fanguigne  comete  5 0 quando  nafct 
il  jìrio  ardor,  quell  empio  Cane,il  quale 
Al  mondo  porta  infèrmitadi,e  fete * 

E col  fuo  lume  rio  contrita  il  cielo* 

Ma  non  per  ciò  ne  V animo fo  Turno 
Punto  feattò  £ ardire,  c T di  coraggio * ' 

Che  fi  mife  1 pigliar  la  riua, affine 
T)i  non  lafciar [montare  i fuoi  mmicL  \J 

Perche  con  le  parok ,er  piu  con  loprt  ; 

Crefce  fòrze  & tv  ' or  ne  lefue  genti , 
"Dicendo,  quel  che  già  tanto  br mafie. 

Ecco  che  e giuntopur : ciafcuno  ha  Marte 
Nc  le  fue  mani  : hor  fi  ricordi  ogtuuno 
De  la  fua  cara  moglie, & de  la  capa 
De  fatti,  cr  de  le  proue  de  maggióri. 

Andiamo  ad  incontrargli  in  fu  la  riua. 

Mentre  efii  anchor  fon  sbigottiti, e ufcendó 
No»  pojfon  ben  fermare  in  terra  1 piedi  : 

Che  la  fortuna  gl  animo  fi  aita. 

Cefi  difi  egli  -,  crpdrtefra  fe  fieffo,  - 1 - 

Penfa  quei  eie  menar  puote  con  fico, 

Et  quei- eh* anco  lafciar  debbe  a laffediot  i • 

In  tanto  Enea  fa  porre  in  terra  i ponti , 

Et  ufeir  fiora  i fuoi  $ molti  de' quali 
Afiettan  Vacqua,chc  ritorni  indietro; 

Per  potere  ifmontar  con  lieuc  fatto: 

Altri  con  remi  anchor  fendono  in  terrOU 
Guardando  dllhor  T archon  uerfo  la  riua * 
Dowc  non fiera  hauer  guado,o  contralto 
De  V acqua  che  fi  rompe  entro  gli  fogli , 

Ma  douc  il  mare  ha fenzu  alcuna  offe  fa  ' ; 


V «DECIMÒ»  Z9f 

ìtcrefcer,é?fcemar  de  Tonde fue. 

Subito  fa  ùoltar  le  prode,??  prega 
l Con  qucjlé,o  tot  parole  i fuoi  compagni 

Sii  compagni,?? fratei,sù  mano  armi  l 

Sojpignctc  U naui,??  con  gli /front 
| } Quefla  terra  nemica  d noi  rompete}  /*" 

Si  che  fi  faccia  la  carena  il  folco . \ ■ 

- lo  non  mi  curo  punto  a qitefto  tempii 
Romper  la  naue,pur  ch'io  fmonti  in  tcrrd* 
Detto  c'bcbbe  Tarcon  quefte  parole > 

Vofer  mano  i soldati  a remi, ed  fòrza  ■- 

Spitifer  le  naut  in  terra  de  L atini , 

Un  che  gli /proni  fi  ficcare  in  fecco*  : 

St  fenza  òffe  fa  fi firmar  le  naui-. 


l utea  5 aperje,<o  gì  auvmin  pvjz  ut  abitai 

Che  da  remi  impediti,??  da  le  panche 
Apènaritròuarmodòafaluarfiy  j 

Varte  che  t acqua  lor  toglieua  i piedi 
'Sieri  flette  Turno  anche  egfi  à p&der  tempoi 
Ma  tofiòmoffe  incontra  dc'froiani 
Le fuegenti,??  firmollc  in  su  la  ritid 
Sonar  le  trombe -,él  fòrte  Ènea  fu  il  primo  « 
Ad  afialir  le fchiere  de  uìUani  : *. 

Dt  per  augurio  buon  de  la  battaglia 
Ruppe  i Latini,??  aniazz°  Thcronte , ’Ò 

H uom  grdndifiimo,e? fòrte  di  per  fona » 

Che  fi  moffe  d uenir  contra  di  lui  : 

E i con  UJp  aia  gU  pafiò  lo  feudo, 


V 


? 


(K  LIBRO  W 

Ed  cor  AZZA  indorataci  fianco  apprefjo * ■ 
Veri  poi  Lica,  ilqual  morta  fa  madre 
Veraufeito  del  corpo,  CT  nato  al  inondo^ 
Etera  faccrdote  atlbor  d' A pollo:  ■ 

Et  fu  per  poco  a non  effer  ferito . 

Poco  lungi  a cofìui  nuccife  un  paio,  j 

Il  fier  CijfroCl  fòrte  GÌa,  li  quali 
Conia  ma^za  abbatteanV  armi.ej  le /chiari* 
Non  giotiar  punto  lor  i*H creole  l'amia 
Non  le  lor  mani  ualorofc.z?  manco 
• JAelampo  il  padre  loriche  fu  compagno 

D*H ercole  in  fin  che  uiffe  in  queflo  mondi* 

Et  ecco  .mentre  Faro  indarno  grida 
Piantogli  un  dardo  Enea  dentro  a la  bocci* 
Et  tu  Cidone  mchor, mentre  infelice 
Stai  uagheggiando  il  tuo  noucllo  amore 
Clitio  .cui  il  primo  fior  fpuntaua  allhoret 
Sopra  le  guancic,  per  le  man  d Enea 
Morto  farefli.de  tuo' amor  flcuro , 

Ch' erano  fempre.cr  non  altro  garzoni l 
Se  per  uentura  tua  non  incoittraua 
ìn  una  fólta  fchiera  di  fratelli 
Tutti  figli  di  F orco  a nouer fette. 

Che  fette  dardi  giauentaro  a un  tempo  $ 
Parte  de  qiiaìne  l'elmo.zT  ne  lo  feudo  c. 

Andarono  à ferir fenza  far  colpo } k 

' Et  parte  Citherea  ne  uolfe  altrouc 

Ch' a la  per  fona  fua  furono  aggiunti*  \ 

AUhora  Enea  parlò  col fido  Achate* 

Dammi  de' dardi  Achate  ( perche  A uoto  j 

. none  per  girne  alcun  contro  a' Latini)  v i * 


«DECIMO  »*»  286 

Di  quei  chefipidtitar  nel  corpo  a'Grec't  , 

Già  ne  campi  di  Troia . aUhor  prefe  egli 
Vna  grande  hajla  cr  truffe -,  ella  notando 
Vafiò  lo  feudo  di  Meo  ne,  e inficine 
Gli  ruppe  a un  tempo,crla  corazzili  e'I  petto* 
Entrogli  fotto  Alcanorc  il  fratello > 

Et  con  la  man  cadendo  lo  fofì enne, 
h’hafta  fagliata  da  terribil  braccio  ; 

F uggì  qual  ucnto,<&fanguinofa  entrogli  . . 

Tra  nevai  de  la  falla,  oue  fèrmofiu  ■ 

AUhor  a Numitor  trahendo  il  dardo 
Fwor  del  corpo  al  fi  atei  lontra  Fncamofjh  , 
Ma  non  potè  gufargli  alcuno  oltraggio 5 
Tur  rafentò  la  cofcia  al  grande  Acbate.  t 

Giutife  aUhor  Claufo , ilquale  era  da  Curi*  i 

Giouin  di  gran  Udlorticr  di  lontano 
Ubajla  attentò ,che  Driope firio  • v : ; > 

Si  grauc  fotto  ilmento,chein  un  tempo  :.l 

ho  fogliò  de  la  uoce , e r de  U uita , 

Tuffandogli  la  gola}ond’eypcrcoffe  \ 

ha  terra  con  la  fronte,^  per  la  bocci 
Gettò  di  molto  fangue.  uccife  anchera 
Ter  nari  cafi  tre  di  T brada  nati,  . r 

E altn.tr. e da  ifmar a,  figliuoli  > 

E’ Ida . incontrofii  aUhora  Ualefo,e  AttruncA, 
E'I  gentitmialier figlio  a Ncttunno  » 

Mejfapo . hor  qucfìi,hor  quei  cercati  cacciar^; 
"Et  cefi  fi  combatte  m fu  Ventrata 
D’ Italia  >comefdnno  m aria  i uenti. 

Quando  contrari fono, e?  fan  battagli#  ? 

Conforme  eytali,^  animi  fra  loro,  \ . i 


Dura  la  pugna  affai  dubbiofiticrcfii 
Tanno  ogni  sfòrzo  per  reflar  difopra- 
Non  altrimenti  le  Troiane  fchtere , 

E t le  fichiere  Latine  urtano  infìemr. 

Vun  piè  fia  sopra  l'altro,^  gVhuomin  fiatine 
Siche  non poffion pur  muouer  unpafjo. 
Dal'altraparteycom'hebbeueduto 
Fallante  i fuoi  dì Arcadia  ufati  poco 
A combatter  per  terra,oue  il  torrente 
Spinti  haueamolti fafiiy&gl’arbufcetU 
Schiantati  date  ripe, in  figa  por/l. 

Et  le  ffadcuoltar  tutti  a,  Latini ; 

Da  poi  chc'l fito,e'l  luogo  gli  sforzane  * 

A lafciar  i cauai,ftandoft  a piedi} 

Quel  rimedio  che  folo  era  al  bifiogno, 

TLorcon  preghiere,hor  con  parole  4 cerbi 
Tenta  fuegliar  in  lor  fòrza  er  udore . 

Ah  fratelli.  Ah  compagni  oue  fùggitef 
P er  uoi  me  de  fini,  zr  per  le  uofirc  pruoue, 

Ter  lo  nome  <£Euandro,& per  le  guerre 
Vinte  da  uoi , per  la fperanza  mia, 

‘Chor  crcfcc  a gara  de  ìhonor  paterno. 

Non  ui  uogliate  confidar  ne  piedi: 

Che  con  la  ffiada  in  man  dafiarui  battete 
hauia,doue  inimici fon  piu fólti: 

Ter  quella  uoi  col  Capitan  Palante 
H auetc  ne  la  patria  a far  ritorno . 

None  alcun  Dio, che  ui  contrafli,e  i noftri 
Nimici,fion,fi  come  noi,  mortali, > 


Non  efii  infra  di  Icr  luogo  fi  dormo , 
Non  fi  cedon  le  nubi,cr  manco  il  mare  * 


(•I  DECIMO^I  *8 f 

Voti  ban  piu  (Cuna  uita,zr  di  due  mani . 
Vngran  golfi  di  mare  babbiamo  innanzi : - 

Ve  fi  può  piu  fuggir  per  terrai  dunque 
Andremo  forfè  noi  per  mar  a Troia  i \ 

Cefi  dtfie  egli)  e in  mezzo  decimici 
Spinfie,doucfù  il  primo  ad  incontrarlo 
Lago  perfuafeiagurai  il  qual  udendo 
Vn  grauifiimofiaffio  a1 zar  da  terra, 

E t con  tfifio ferir  Pattante,  fùe 
Con  un  dardo  da  lui  trafitto  cr  morto ; 

Ch' apunto  gli  pafiò  fiotto  le  cofte, 

Et  fra  la  fi>ina,oùe  firmo fii  thafia . 

MoJJelì  atthora  Hijbon}Jfier andò fare 
ìlmcdefimo  anelici  giuoco  a Pattante;  ' 

Ma  non  gli  uetme  fatto  perche  mentre 
Ver  la  morte  crudel  del  fitto  compagno  V 

Poco  auedutamente  innanzi  ficorfie,  ; 

P ottante  tamazzòd’unaftoccatd.  y ’ 

P oiflriuolfe  a He leno,cr  leuottì 
La  uita,erfice  à Stbcnelo  altrettanto, 
tra  nato  cofiui  del f angue  antito 
V i R hcto,e  ufiato  bauea  con  la  matrigna. 
Morifte  anchor  uoine'Latini  campi 
Larida,0"  T imbro,ch\rauate  nati 
Ambi  ad  un  partOyCT  perciò  tanto  infieriti 
SimilyChe  l'un  da  Poltro  era  a fatica 
TLiconofciuto-,  tal  che  grato  errore 
Spejfio  il  padre, cria  madre  in  ciò  bauean  prefi) 
Ma  firana  in  uoifi  diffcrcntia  allbora 
V aliante ,che  recific  il  capo  a Timbro , 

BdLaruUmoz^òladeftranmoi 


Y diche  gli  fi  cader  la  fpada  in  terrà* 

Ct  Arcadi  da  confòrti  del  lor  duce 

f atti  animofi,eX  parte  anchor  ueggendo 
Lefue  prime  bonorate3hcbbcr  ucrgognd 
Inficine  con  dolore  : onde  Marinaro 
C ontra  i nimici  di  furore  & [degno.  < 

P aliante  aUhcrfirì  R heteo,  che  [opri 
Vna  carretta  fi  fuggi*  da  lui  : 

Etfiui  quefto  /patio, ex  tal  diiHora 

Afcampod'llothaucirfci  dilontano 

Centra  di  lui  [cagliato  un  forte  dardo , 

Che  colfc  Kheteo  in  mezzodì  fai  uolgetM 
le j palle  a T cuthro3e  a Tire  f 'uo  fratello; 
Tal  cheti  cadendo  giù  de  la  carretta 
Rimafc  mezzo  morto  in  fu  la  terr a* 

Come  colà  di  fiate, aUhor  chel  ucnto 
Si  lcua>  c T chel  paftore  ha  ne  le  [due 
Acccfo  fioco  in  piu  et  un  luogo , ilquale 
Subito  duuampayCT  tanto  ua  crefccndo , 
Ch'à  untratto  tutta  la  campagna  ingombri* 
E i uincitor  fi  fia  fedendo  in  parte, 
Voueucdc  le  fiamme  andare  al  cielo . 

Non  altrimenti  fi  riftringc  infteme 
Tutto  il  ualor  de  fuoi,per  aiutare 
' Vallante . ex  quiui  il  ualorofo  tìalefo 
Ne  tarmi  fue  fi  ftringe,ex  corre  innanzi . 
tadon,Tercto,  ex  D emodoco  uccife 
Coflui,  pofeia  * Strimon  tagliò  la  mano , 
Conia  ffrada,  tirandogli  a la  gola. 

Colfc  d’un [affo  anchor  Thoante  in  uifo. 

Et  tutto  il  ruppe,  e ufcir  fi ce  il  cernilo* 


D E C I M O ^ 4 88 

H duca  il  padre  indouin  nafeofo  H alefò 
Ne  bofchijilqual  dapoi  che  uenne  a morte,  , 

' te  parche  gP aucntar  le  mani  addoffo. 

Ch'egli  haueffe  a morir  d'arme  £ Euandro, 
lAojJe  con  tra  di  lui  Pattante  hauendo 
fatto  pria  qucflì  preghi . o padre  Tcbro , 

Gratta  mi  fa, che  qucjlc  arme  ch'io  lancio , 

Vada  dritto  a ferir  nel  petto  Halefo. 

Ch'io  prometto  [aerare  a la  tua  quercia  • 

Vanni  ,c?leff  oglie  tue . raccolfe  il  Tebrè 
I preghi1:  er  cofi  mentre  Halefo  uotte 
Ricoprir  Imaomlafciòfc  flc fio 
Scoperto  il  petto  al  dardo  di  Pattante, 

Uà  non  lafci'o  però  Laufo  le  fchiere 
Stordite  per  la  morte  di  tanto  huomo, 

Laufo  gran  parte  de  la  guerra  jìlquale 
\ccife  A bantCych era  il  nodo, e' l perno  • 

De  la  battaglia . Son  gli  Arcadi  morti, 

E t parimente  fon  morti  i Thofcani: 

Cofìi  T r ciani  a G reci  non  dan  luogo . 

S'affrontano  le  fchiere  con  eguali , 

Ltcdpi}er  forze,  er  fon  frette  le  [quadri 
Da  fezzi  : ne  la  turba  muouer  lafcia 
V armerie  mani  altrui,  da  una  parte 
Sptgne,&flrigne  Pattante ,er £ altra  Laufo 3 
Amendue  belli,  er  quafi  d'un'ctade  i 
JAa  la  fortuna  loro  h aue  a conte fo 
il  poter  a la  patria  far  ritornò . 

Non  uotte  il  Re  del  del , che  s’affrontdfje 
L'un  contra  P altro  aUhor  -, perche  egli  haueÀ 

GiadefHmto  a kuw3  er  l'altro  morti 

• **  > * 

t * À 

.r , j v* 

V r 


Sotto  maggior  nimico  in  altro  luogo . 

In  tanto  laforeUa  auifa  Turno, 

Ch'ir  debba  a dar  aiuto  a Laufojond'cgli 
Spinge  per  mezzo  il  campo  la  carretta.  - . 
E tcom'e'uide ifuoi foldati , dific-,  -, 
fateui  adietrOjZT  piu  non  combattete ; 
perciò  ch'io  fol  mcnuo  contra  Pollante: . 
Pattante  ha  da  morir  sol  di  mia  mano : 
Quanto  hard  caro  hor  qui  tiederfuo  padre9 
Cofi  difi  egli#  i fuoi  fifiro  adietro, 
jAarauìgliofii  affai  Laufo3ucggendo 
1 Rutuli  ntrarji  al  dir  di  Turno,  ' . 

Et  ftupì  nel  guardar  la  gran  perfino^ 

Che /quadrò  tutta  quanta  di  lontano; 

Btai  parole  usò  contra  diluu 
© farò  io  de  le  tue  spoglie  opime 
Hoggì  lodato , o (Phonorata  morte 
Et  l'uno,cr  l'altro  piacerò  a mio  pddrf. 
Hon  brauar  piu . Cofi  dicendo  mofie 
Contro  il  fierq  nimico  ; atthora  ilfangue. 

A gl’ Arcadi  agghiacciò  dintorno  al  core, 
Turno [montò  detta  carretta  o piedi , 

. Come  Leon,cheuede  di  lontano 
y}n  Toro  che  uorria  combatter  [eco, 

Tojlo  gli  corre  incontra  : cr  talee  Turno . 
Come  credette  afidi  d'efier  uicitio 
• a giugnerlo  con  l'haJla,<dlhor  Pattanti 
Corfcuer  lui,  s' alcuna  forte  mai 
A fc>  che  potea  manco, aiuto  defie: 

Et cofi  uolfe  al  del  parole  e?  preghi 
Per  Vhofiitio  del  padre#?  per  le  metife, 


v ^ DECI  MO  >»l  *8? 

Oue  firanier  gnmefli , Ucrcol  ti  prego  , 

Che  turni  Aid  fauorea  tanta  impnfa: 

F a che  finta  cofiui  Y&rme ffrogUarjì 

Gid  mezzo  morto , e r pria  che  e'chiuggdgV cechi. 

Vegga  me  umeitor f opra  di  lui . 

Uefcàlèil  prego  udì  di  Laufo , er  traffe 
V tigrati  foffrir } che  infin  dal  cor  gli  uetme : 

E t pianfe  molto  ancor , ma  indarno  3 atthoret 
Dijfe  il  padre  al  fighuol  qucflc  parole. 

Ciófcuno  ha  il  giorno fuo  : breue , cr  prefiffo 
B an  gli  burniti  tutti  il  tempo  de  la  uita  ; 

1A  a il  uolerjì  acquiftar  fama  con  l’oprc 
Qjlcflo  opra  è di  mtu  3 tanti figliuoli 
fai  Dei  mo  riro  a le  mura  di  Troia  : 

Xionuui  anchor  Sar  pedone  mio  figlio  ; 

E t cefi  Turno  affretta  il  fuo  de  fimo  j 
Et  è homai  giunto  al  tcrnin  del  fuo  corfo . 

Cofi  dijfe  egli , er  uolfe  gl  occhi  altrout . 

Con  molta  fòrza:  allbor  lanciò  Vallante 
Vn'afta , c r traffe  fuor  la  ffrada  anchcra  , 
haqual  uolando  andò  a finre  apunto , 

DpK<:  5’ affibbiati  l’armi  in  fu  la  ffraUd  a 
Et  fcefe  poi  per  l'orlo  de  lo  feudo. 

Si  Ihe  alla  fine  anchor  uenne  toccando 

Dei  gran  corpo  di  Turno  alcuna  sparto . / 

Ed  douc  Turno  poi  c’hebbc  un  gran  pezzo 

Colto  la  mira  con  un  dardo , il  traffe 

Contra  Pollante , cr  dijfe  3 hor  puoi  uedere  , 

Se’l  mio  dardo  ha  del  tuo  punta  migliore . 

Detto  che  gl’hcbbc  ciò  ,/Croglt  4 un  colpo 
♦ E 0 feudo , ilqualc  hauca  doppia  coperta 

Enel  di  Ve  r*  O O 


Di fèrro , CT  rame  > CT  er<t  oitr*  di  quefto 
& una  pelle  di  bue  tutto  fornito  : 

Talché  la  punta  lo  pafiò  per  mezzo  > 

Et  ruppe  a un  tempo  la  corazza  e'l  petto . 

E ì trajfe  fuor  de  la  ferita  il  dardo 
Caldo , ma  indarno  5 perche  fuor  gt  u/ciro 
Tfuna  medcfma  uta  V anima , e'ifangue . 
Cadde  egli  aUhor  fu  la  finta , er  l'armt 
fecero  un  gran  romore  yCfei  cadendo 
il  nimico  terren  difangue  tinfe  . 

Turno  fopra  di  lui fermato , difjc  . 

Non  ui  f cordate  0 Arcadi  1 miei  detti  > 
Riferire  ad  E uandro , CT  dirgli  5 ch'io 
Gli  rimando  ilfigliuol  > come  c'  lo  merta  1 
Et  chio  glidono , c rfò  gratia , ch'e’  pojfa 
Dare  al  corpo  di  lui  degno  fepolcro . 
Vamicitid  d'Enca  caro  gli  cofla. 

Et  detto  ciò , col  piefiruftro  prefe 
il  corpo  >&lo  jj’ogl/ò  de  la  cintura  > 
Chauea  / colpita  uri ' empia  hifloria  dentro  ; 
Si  come  in  una  notte  una  granfchier a 
Di  giouani  fu  morta  da  le  mogli  : 

Bello  artificio , er  fatto  di  rilieuo 
Per  man  cCEurition  con  oro  affai . 

Di  quefta  /foglia  Turno  horfi  rallegra.: 
Non  sa  f hurnana  mente  il  fuo  de  fino  » 

Né  quel  c'ha  da  uenir , peròfafifta 
Troppo  piu  che  non  dee , ne  le  uenturc . 

Ma  uerrd  tempo  ancor , che  comprerebbe 
Turno  gran  prezzo  hauer  uiuo  P aliante , 
Et  baurà  m odio  quefte  /foglie , c \l  giorno. 

5 . ' jì  / } v vr  » ^ 

. f 


1 


1^  D E C I M O;  ^ 2}Q 

I furi  compagni  con  fcffiiri  cr  pianti 
Riportano  P aliante  in  fu  lo  fetido  : 

Dicendo , o quanta  doglia , o quanto  honore 
T ornerà  al  padre  tuo  : qncfto  di  primo 
Ti  die  ila  guerra , er  questo  aneto  ti  tolfe9 
Mòrti  da  te  però  molti  Latini, 

Ne  piu  la  fama , ma  la  nuoua  certa 
Ratto  di  tanto  mal  cor fieadEneay  . 

Com'cran  le  fue  genti  in  gran  periglio ; 

E t s'haucan  d'aiutar  tolto  i Troiani . 

Ciò  che  gli  viene  incontra  adunque  ti  miete 
Con  la  ffiada  ,crfìfa  flrada  col  fèrro , 

Cercando  Turno  3 ilquale  andaua  altero , 

D 'haucr  pur  dianzi  uccifo  un  tal  nimico  : 

] Pattante , E uandro , c7  tutto  ha  innanzi  à gliocchi, 

Le  menfc  doue  atthor  gtunfe  jlranicro  , 

Et  la  fède  fra  lor  3 qutui  prefe  egli  . 

Quattro giouinuenuti da  Sulmona.  ■ 

Et  altrettanti  da  Lofanto  uiui , : ■ 

Iti  Ter  farne  a lombre  fiacrificio , er  parte 

Col  (angue  lor  bagnar  le  fiamme , e'I  rogo, 

Trajfe  dipoi  d’ un  afta  di  lontano 
A MagOy  che  gl' entrò  fiotto  3 di  modo , 

C he  l'arme  gli  pafiò  fopra  la  tefta  : 

Poi  gli  abbracciò  humi  Imcnte  le  ginocchia  , 

Dicendo  a lui  3 per  lalma  di  tuo  padre 9 
Per  la  jbeme  d' A fcanio  tuo  figliuolo 
Ti  prego  faluaqueftauita  al  figlio  > 
h E al  padre  : io  tengo  una  gran  enfia  -,  doue 
f)  D'argento  lauorato  ho  già  ficpolti  * 

Molti  talenti , er  di  molto  oro  anchora 

OO  ij 


< 


- K LIBRO  W 
forte  coniato  tengo  ,cr  parte  inmaffa, 
hd  vittoria  di  Troia  quinci  non  pende  % . . ; 

Et  la  uitd  Sun  fol  nulla  rileua . 

Co/ì  ditegli , cr  gli  riftofe  Enea  j 
Tanti  talenti  tuoi  d’argento , e r d'oro 
Serba  a tuoi  figli  ; Turno  r/Ì4to  il  prima 
A levar  quefte  pratiche  di  guerra , 

Quando  e’  tolfe  la  uitd  al  ntio.PaUante, 
Valma  del  Padre  mio  quefto  confinte  5 
Et  lo  conferite  Afcanio . A Uhorlo  prefc 
Con  lafini&va man  per  la  celata. 

Et  uolgcndolo  ddietro  gli  nafeofe 
Da  ffiada  infima  l'clfix  m la  gola  , 

Poco  quindi  era  Emonide  lontana  , 
Sacerdote  di  Febo  , c?dt  Didna  , 

Con  una  [aera  benda  intorno  al  capo 
Tutto  attillato  , cr  con  beUifiitne  arimi 
Enea  glimoffi  incontra  , cr jèlcadere  , 

Poi  di  hi  fice  facrificio  d lombra* 

Truffigli  l’arme  aUhor  Serefio , affine 
Di  rizzar  <£ effe  a Marte  un  bel  trofèo, 
tcccr  tornar  le  fihiere  ala  battaglia 
eccolo  di  Vuledn figlio,  cr  Ombrone , 
Che  da  monti  uenia  de  Mar  fi . E«C4 
Da  l’altra  parte  con  gran  furia  muoue , 
Egli  hauea  già  tagliato  la  man  manca 
D’ Anfore-,  & rotto  anchor  tutto  lo  feudo. 
Urna  detto  colui  gran  cof  t ; cr  certo 
Crtdeachelfuoparlarhauejfi  effetto  » 

Et  come  quei,  che  forfè  incielo  hauea 
V animo,  di  venir  fi  prometteva 


I # 


«c  DE  CIMO  MI  lft 

Vecchio , cr  di  uiuer  per  molti  anni  aneboraU 
Vcnncgli  incontra  poi  T arguito , ilquale 
Tutto  erabr  ano  con  beffami  indojfo* 

figlino  Idi  Iranno , crdiDriopc  Ninfa  » 

Venne  dico  a incontrar  nel [ito  furore  * ' 

Onde  lo  coljc  Enea  ne  la  corazza  > > 

Et  quella , er  g&  pafiò  lo  feudo  infierite 
Con  IhaQa  5 & benché  Umifero  il  pregaffe* 

Et  molto puii'apparecchiajjè  a dirgli , 

Tutto  fu  indarno  : perche  Enea  taglioUi 
Conejjò  un  colpo ilcapo  ^Itraffe interré. 

Poi  riuolgcndo  il  tronco  caldo  anebora  , 

Cofi  parlò  fopra  ilnirmco  petto ♦ 

Staiti  hor  brauo  codi  projlefo , & morto 
Che  tua  madre  none  per  fepdirti , > 

Et  nel  patrio  fepolcro  il  corpo  porrei  ± 

Ma  di  fere  y&ffaugeicibo farai* 

0 i pefeiti  porrannel  ucntre  loro * 

Tejlo  perfegue  anclror  Lkd,ezr  Antheo  9 ì 

Che  ne  le  prime  fchkrceran  di  Turno  , 

E’i fòrte  Nma , cr  poi  Cmerte  il  bionda* 

Giafigliuoldcl  magnanimo  Volfccnte , 
il  piu  ricco  bum  dì  li  alta , crfìr  dlAmkU* 

Qu4  dicon  già , che  fu  Eg  eone  il  grande  » 

Che  cento br accia  ,cr  cento  numi  banca,  ■ > 

E per  cinquanta  bocche  & altrettanti 
Petti  fuoco Jfiraua  3 aUhor  che  contra 

1 fólgori  di  Gioue,  oprò  del  pari  . *, 

Tanti  altri  feudi,  cr  tante jfadeftrinfe: 

Cofi  per  tutto  il  campo  Enea  flracorfc 
Vincitortofto  ? e'nfanguinò  la  fyaia „ 

CO  ttf 

* ^ 


^i  LIBRO 

Et  cccofjnnfe  anchor  contro.  Nifco,  ^ 

' E i camftducntò  per  ifciagura 

Dela  carretta , ond’ei  tr afferò  in  terra 
Il  lor  Signore , cr  corfer  ucrfo  il  mare  • 
'Lucago  intanto , cr  Ugm  il  fratello 
i Con  due  bianchi cauaUi  a lacarretta 

Sifèro  innanzi:  Ligcri  guidaua 
J canai  con  la  briglia  ; CT  d'altra  parte 
Aggirata  il  fratei  la  /bada  intorno . 

Non  potè  comportar  tanta  brauura 
Buca,  ma fife  lor  col  br andò  incontra* 

Onde  Ligcri  a lui  i qui  non  uedrai 
] canai  di  Diomede , 0 la  carretta 
Achille , 0 i T roian  campi  3 in  queflo  luogo 
Sari  il  fin  de  la  guerra , cr  di  tua  aita . 

C ofl  brandita  allbor  Digerì  il  pazzo  5 
Ma  gianon  flette  a far  parole  Enea; . 
perche  un  dardo  lanciò  contrai  nimico  ♦ /• 
Spinfs  intanto  i canai  L ucago  innanzi  > 

Et  mentre  egli  era  difeoperto  al  dardo , 

Et  col  pie  manco  alla  battaglia  acconcio  9 
Jj arme  gf  entrò  f òtto  lo  feudo  appuntò  » 

Et. lo  fòri  ne  la  fìniftra  cofcia . •-  •- 

Cadde  il  mefebin  de  la  carretta  in  terra  ; . 
Onde  Enea  gli  parlò  di  queflo  modo  : 

‘ L ucago  i tuoi  cauai  non  t'ban  tradito  » 

Ne  fi  fon  mefii  in  fuga  per  paura  : 

Ma  tu  medefmo  lituo  carro  abandoni, 

" - Detto  c'bebbe  cofi , prefe  i cauaUi . 

; Alzò  le  mani  difarmate  allbor  a 

V altro  fratello , ejfendo  ancb'ei  caduto  » 


Ver  te  ti  prego  ,crper  quel  putire  iUuftre  , 
Che  tal  ti  generò  baron  Troiano , 

Che  tu  mi  faccia  dono  de  la  uita , 

Et  glihumil  preghi  miei  pictofo  afcolte  , ' ; 
Parte  che  quel  mefehin  pregaua , Enea 
Biffe:  già  non cojì dianzi diceuL 
Muorti , er  non  abandona  il  tuo  fratello  5 
Cacciogh  aUhorla ffada  in  mezzo  i fianchi  * 
Cotai  prouefaceua  il  Troia»  D uce9 
Infuriando  aguifa  di  torrente  . 

V fièro  intanto  fior  de  lo  /leccato 
Afiamo  3 er  glialtri  giouani,  che fico  \ 

Erano  finiti , er  a ffediati indarno.  r 

Gioite  a Giunon  faueUa  in  queflo  mezzo  i 
O dolcifiima  mia  fiorcUa , er  moglie  , . ; 1 

Come  credefli  ben  : Vener (ottiene  • : 

(Ne  punto  t'ingannò  la  tua  credenza)  < » O 
Lo  flato  de  Troiani  5 efii  non fimo 
Porti  di  man , net? animo  feroce. 

Ne  meno  auuezzi  à fiopportar  perigli»  : 1 

A cui  Giunon , er  perche  noia  dai , 

O beUifimomio  fiate , er  marito  , ; 

A nze , che  temo  fi  le  tue  parole  i 
S'iopotefiibor,  quel  eh' io  potei  già  teco. 

Et  ch'io  deurei  poter  per  ma  (Cantore , 

Già  non  faprctti  tu  queflo  negarmi  ; 

Anzi  potrei  leuar  de  la  battaglia 
Turno , er  renderlo  fatuo  al  p aire  Datato  . 
Hor  muoia  pure , er  col  pio  fangue  paghi 
La  pena , che  pagar  debbo  a Troiani , : 

Egli  operò  dami  di/cefi)  ; e quarto 


a - Mi  LIBRO  ■$#>  ' • 

J>^re  Pilumno  gii  è ; eòe  t’ò^t  piu  uoltC  T 

Cortefimentefacrificio  fatto . 

E’/  re  <fcl  ciel  fi  brevemente  a lei  i 
Quando  tu  uoglia  ii  tempo  de  la  morte 
Qualche  poco  indugiare  x Turno',  ej ch'io 
Tu  r-u'acconfcnta  5 CT  tu  fuggir  lo  fai. 

Et  hcudlo  di  mano  al  fuo  defililo  : 

E'n  quello  compiaciuto  h inerti  bafie * 
yc /òtto  i tuoi  preghi  altro  domandi  » 

Et  patii  eòe  mutar  tutta  fi  pojf 1 
■La  guerra  : tu  per  certo  indarno  fi> eri  * 

A cui  Giunon  piangendo , or  perche  quello  9 
loqual  t' aggrava  fi  darmi  a parole , 

Non  mi  concedi  con  la  mente  : almeno 
fa  fi,  che  Turno  in  dono  habbia  la  uitd* 

H or  dee  fare  il  mtfchin  pefiima  fine  j 

0 io  non  fo  quel  eh' avvenir  fi  debba 1 
Mao  pur  faifa fiala  mia  paura. 

Si  ch'io  m’inganni , cr  tu  che  puoi,  riuolgj 

1 tuoi  firmi  dtffegni  in  miglior  forte . 

Dette  quelle  paròle , incontanente 

Scefe  dal  Ciel , nel  campo  de  Troiani  > 

Et  dotte  era  l'efercito  Latino  * 
jiUhorla  Dea  con  una  ofeuranube 
fece  membra  apparer , ma  fenzafirZC* 
Nc  la  firma  dEnea  ( mirabil  cofa 
Certo  a uedere  ) armandola  de  l'armi 
Troiane , de  lo  feudo  ,c r del  cimiere  ì 
Dicdcleanchoruane  parole,  c'ifuono 
Senza  intelletto , e'I  portamento , e i pqfiii 
Sicome  dopo  morte  firagiona. 


«DECIMO^  *9} 

Ch'ir  foglion  per  lo  del  uane  figure  9 
O i fogni , eh’ ingannare  ufan  chi  dovute* 

Stana  quella  figura  ne  le  prime  -, 

Schiere , sfidando  Turno  a la  battagliai 
Che  fe  le  fict  incontro  i & di  lontano 
Le  auuentò  un  dardo  : ella  uolt'o  le  frati** 

Et  però  Turno , conte  fi  credette ■* 

Che  ueramente  Enea  da  lui  figgifie  » 

Et  prefa  hebbe  di  ciò  uana  freranza  3 
Ti  oue  figgi  tu  Enea  l perche  abandoni 
La  moglie  , che  ti  è già  fiata  promejfa  $ 

Quefia  man  ti  darà  quel  regno , c'hai 
Ver  mar  cercato  3 allbor  cofi  dicendo 
Lo fegue } & tiene  in  man  la  froda  ignudai 
Heucde  ifuoi  piacer  portar  fi  i uenti  . 

Era  una  naue  aHhor  per  auuentura 
Legata  > & hauea  fior  le  fiale , e'I  ponte  * 

Onde  il  Re  Oflnio  giunto  era  da  Chiufi  • 

Qui  fi  cacciò  timagine  £ Enea  3 
Moftrando  difiggir  da  Turno , orde  gli 
No»  punto  men  di  lei  pretto  erueloce* 

Le  tenne  dietro , er  ratto  pafiò  il  pùnte » 

A pena  tocco  hauea  la  proda , & ecco 
Giunon  ruppe  la  fine , er  tirò  tofio 
La  naue  in  alto  mare  : in  tanto  Enea 
Cerca  di  lui , per  far ficco  battaglia  3 
Et  tuttauia  dimoiti buomini uccide*  . > 

No»  tenta  piu  d'afeonierfi  limago 
"D'Enea  3 ma  uolò  uia  dentro  le  nubi  * - . 

E intanto  Turno  già  per  altomare*  7- 
Cbcnon  fiapea  la  cofia , ep  era  ingrato* 

. -*•  . » *. 

1 r 


li 


^LIBRO^ 

De  la  fatate  fua  : però  gridando 
Di'  quefto  modo , alzò  le  mani  al  cielo  ♦ 

. Onnipotente  Dio , dunque  hai  uoluto 
F armi  di  tanto  uitupcrio  degno  * 

E t darmi  oltra  di  ciò  cotal  caftigo  * 

Do«e  uoio  ? donde  partij  * che  fuga 
ha  mia  fi  chiama  * er  chi  farà,  tornarmi  ? 
Vedrò  io  piu  Laureato , e'I  nojlro  campo 
Che  farà  di  color , chenihanfeguito , 

Et  io  conto*  ragion  tutti  ho  lafciati 
Uberamente  a douer'effer  morti* 

Già  mi  par  di  uederli  in  rotta , e'I  pianto 
Odo  di  quei  che  fon  di  uita  priui , 

Che  faro  io  * qual  terra  è per  aprirjl , 

Et  inghiottirmi  * o uoi  uenti  piu  tofto  , 

(Che  fempre  ui  farò  di  ciò  tenuto  ) 

Deh  rompete  la  nane  a qualche  foglio  , 

O la  fingete  a l'empia  Sirte , doue 
Non  mi  feguano  i Kutuli , o la  fama . 

Mentre  ei  quefto  dicea  >/r  ce  diuerjì 
p cnfleri , cr  fu  tra  due , o <f  amazzarjl 
per  ta/  uergogna , o di  gettar  fi  inmare  » 

Et  notando  cercar  £ ir  alla  riua , 

Per  ritornare  anchor  contra  i T roiani . 
Tentò  tre  uolte  runa  er  l'altra  uia , 

Et  tre  uolte  Giunone  ilgiouin  tenne , 

Che  non  lo  fi , mojfa  a pietà  di  lui . ‘ 

Pre/è  alto  mar  la  naue , c r con  fcùon  uento 
Giunfe  del  padre  D auno  a la  cittade . 

In  quefto  mezzo  entrò  ne  la  battaglia , 
Spintola  Gioue  il  fier  Mezcntio3  e affale- 


«decimo  » 

I Troian  lieti  : er  le  Tofcane fchiere 
Moffer  con  gl' odi , er  piu  con  Varmi3  tutte 
Contr a lui folo , er  ei,  fi  come  fcoglio , 

Che /punti  in  mar , feoperto  d uenti  e a l'ondea  v 

Regge  a tutta  la  fùria , e ale  minaccie 
Del  cielo , er  mar  ;fenza  croUarfi  putito , 

Hebro  amazzò  di  Dolicao  figliuolo  > 

Et  Latago  er  di  piu  Palmo  fugace: 

A Latago , /pezzo  d’un  graue  fajjo 

il  uifo  : a Palmo  poi  tagliò  una  gamba  $ r 

Et  l'arme  a Laufofiuo  diede  ,cipennacchi* 

„ T olfe  la  uita  al  Frigio  Euante , e uccife 

Mimante  egual  di  Paride , er  compagno  $ 

Che  in  una  ifiefja  notte  a nafeer  uenttc 

Di'  T beano , er  d' Amico.  H ecuba  Mora 

Paride  partorì  : eh' a morte  giunfe  *"  * 

A Troia  ,•  e in  terra  de  Latin  Mimante , 

Et  fi  com' il  cinghiai  daglialti  monti 
Spinto  da  can  t che  Ve fulo  ha  molti  anni 
Enfifo , er  la  palude  di  Laurento , v 
Et  lungo  tempo  è uijfo  ne  le  felue , 

Si  firma  > poi  che  è ne  le  reti  giuntò  , 

T uttofi  ina/pra , er  minacciofo fiifii: 

Non  ardifee  tte/fimo  andargli  appreffo  > 

Ma  da  lontan  con  l'armi , er  con  le  grida 

Stan  minacciando  : in  quella  guifa  fanno 

Qtt  ei  che  contr  a M ezentio  hanno  ira  ZTfdcgnOf 

Noni'  affronta  nc/fiun  con  l'armi  in  mano  , v 

Ma  con  dardi , er  co«  gr/<&  H lontano . 

Eg/z  animofo  in  ogni  parte  guarda , 

Stringendo  i denti , ejfcuote  da  lo  feudo  • 

. ^ 


I 


^ LIB  RO  ^ 

I fardi.  Era  da  Corifa  uenuto 

II  Greco  Acron , che  le  fut  nozze  anchord 
fornite  non  haueai  che  conte  il  uide 
Mezentio  di  lontdn  romper  lefchiere  > 

Con  purpurei  pennacchi  in  capo , cr  l'oftro, 
Ve  la  promeffa  moglie  : comcfuolc 
famelico  leon  3 che ficjjo  aggira 

Vaia  fame  cacciato  àtdtcftallc* 

Se  ('abbatte  a uedcrcaprio  fugace*  : .. 

O paurofo  ceruo  arriccia  i crini  > 

E [opra  le  fue  tùfeere  pafeendo , 

Si  fa  dal  grifi  giu  colare  ilfangue  „ 

Cofi  doue  fon  piu  folti  i nimici  * 

Corre  ilfòrte  Mezentio  j e uccide  Acromi 
il  n tiferò  morendo  in  terra  batte 
Ve  calci  j cr  tarmi  lorda  anchora  intere • , 

Manondegnò  gladi  ferire  Orode } 

Che  fi  fuggiva , incontra  lui  fèrmofii : 
j3on  di  furto  miglior , ma  fi  de  f armi . 
Giacque atthor morto  ilgrandc  Oroiefopn 
Va  terra , ch'era  huom  fòrte  & udorofo . 

Di  ciò  fan  fèfla , CT  gridano  ifoldati . 

Et  quei  morendo  dijfc , o uincitore , 
Qualtutifia, nonmolto  tempo  andrai 
Vieto  dthaucrmi  uccifo  -,  eh' una  iflcfid 
Morte  farai  ,fu  quejìi  campi  anchor a * 

Eife Mezentio > cr mefcolò colrifo > . s . 

“Coler a CT  [degno , fjdifie , attendi  pure 
A morir  5 che  di  me  fa  ileutto  iddio . 

Quefto  dicendo,  gli  cauò  del  corpo 
V’ ernie  y cr  quei  chiufc  gl' occhi  infilino  (Urti* 


"(K  DECIMO  MI  29f 

Cedicoamazzo  A Ichatoo,  zrSacratorc 

■ Hidafre;  cr  Rapo  due  n'ar.cidc  anch’egli, 
JJuti  feiVarthcnio , cr  l’altro  Orfe  il  gagliardo  $ 
Mejfapo  abbatte  Clonio , cr  E ricatc 

e Di  Lùdoma  5 quegli  era  caduto 
A terra  del  canai  : queftì  era  a piede  $ 

Mofio  era  Agi  di  Licia , e rda  Valero 
V adoro fo  non  men  che  i fuoi  maggiori 
fu  morto  : Atron  da  Salio , ei  da  N calce 
Gran  lanciatore  3 cr  grande  arderò  anchora • 
Va  luna  eri  altra  parte  eran  già  morti 

■ Gente  infinita,  c’I  pianto  iua  del  pari:  ' 

E t parimente  i vincitori , e 1 uinti 

S pingeano  innanzi  : cr  tornavano  indietro  : 
fi  eque/li  piu  di  quegli  erano  in  fuga . 

S’eran  gli  Dei  del  ciel  mofii  a pietadc  > 

5:  De  lira  uana  damendue  le  parti  , . 

"Et  di  uederh  far  tante  fatiche , 

V cner  di  qua  5 di  la  guarda  Giunone  : , 

Et  Tififòne  infuria  in  mezzo  i campi  : 

Ala  Mczentio  fcotcndo  una  grand'haàa 
Entra  feroce , cr  minaccio fo  in  campo  , 
Comeilmagno  Orion , quando  camma 
A piedi  per  lo  regno  di  Nettuno . 

Che  con  le  frode,  auanza  fuor  de  tonde } 

O quandi  e’  porta  gì  u da  gli  alti  monti 
\rì  omo  antico , cr  fiottio  in  fu  la  temt 
N afeonde  il  capo  infin  dentro  a le  nubi ; : ;•*' 

Tal  Mczentio  veder  fi  fece  armato . 

Atthora  Enea  ueggeniol  ne  le  fchitre 
1»  S’ af parecchia  Mandargli  incontra  ; & quegli 


‘ II?.  I I B R O ^ 

Coràggio fo  fi  férma  , CT  fenza  punto 
Muouerji  ,fia  affettando  ilfier  nimico . 

Bt  con  gnocchi  lo  Jf  atto  mifur  andò. 

Quanto  bafia  a lanciare  il  dardo  j difje  . 

H or  la  mia  dcflra , chem'c  proprio  un  Dio, 
Mifauorifca  il  dardo  , che  io  dimeno. 

Ch'io  ti  prometto , o Laufo  un  bel  trofeo 
Vie  V armi  tolte  a quel  ladron  d Enea, 

Co fi  dijfe  egli , CT  di  lontan  gli  truffe 
Vhaftd , che  ne  lo  feudo  andò  a ferire > . 

Ma  non  fi  colpo  in  effo  ; rX  V*  pMtcjii 
Tra  il  lato  e i fianchi  a f honor ato  Anthore , 
V'Hercol  compagno , ilqual  mandato  d’Argo 
: S 'era férmo  in  Italia  appreffò  Euandro . 
Mori  il  mefehin  <f  altrui  ferita , e l cielo 
Guardando , de  la  patria  fi  ricorda  . 

AUhora  Enea  gl' amento  un  dardo  5 ilquale 
paffo  lo  feudo , c'hauea  tre  coperte 
Vi  bronzo  > tre  di  lino  >Cftredi  bue  : 

Etne  la cofcia entrò,  manonfofferje 
he  fòrze . Enea  ueduto  ilfangue  -,  allegro 
Truffe  tofto  la  ffrada , CX  ffmfe  contro 
il  nimico , c'hauea  di  lui  paur a . 
pianfe  allhor  grauemente , per  amore  . 

haufo  del  caro  padre , er  per  louifo  , 
h agrime  gli  grondar  calde,  e infinite  « 

Io  non  fon  per  tacer , giouane  lUuftre 
ha  morte  tua  , ne  i tuoi  honor ati  fatti , 

Se  mai  ueccbiezza  è per  dar  fide  a tonta % 

E f co/2  fjcSj , er/ì  lodata  mprtfi . 

Qutifi  tatui  dietro , V delterrem 


Vcrdcua , effendo  inutile , e impedito  j 
Et  ne  lo  feudo  hauea'l  nimico  dardo , 
r raffi  il  giouane  quiui , er  mefcolofii 
Kf  /drmi'i  W folti  entro  d' Enea  la  ftadd. 
Ch'era  già  in  aria , c rflaua  per ferire  -, 

Et  fir  e ji,  ch'il  colpo  fi  ritenne, 

Alzar  le  grida  aUhora  i fuoi  compagni 5 
Et  perche  il  padre  dal  jìgliuol  difefo 
Si  potejfe faluar , lanciar  on  dardi 
Contra  il  nimico , er  loftinfer  difco&o . . 
Infuria  Enea , ma  pur  fi  tini  coperto , 

Si  come  quando  uien  grandine  , er  pioggia 
Val  del , chefùggon  fùor  de  le  campagne 
Tutti  i lauoratori  e i contadini -, 

E7  Mandante  afeofofia  in  ficuro  \ 

O ne  le  ripe  d' alcun  fiume , 0 fiotto 
Edz<t  y 0 burrone  5 infin  che  in  terra  pione  , 
Ver  poter  poi , quandi  è tornado  il  fole 
Tornar  anch'efii  al  lor  lauoroufiato - 
Et  cofii  Enea  da  l'armi  ricoperto 
Softientutta  la  fùria  de  la  guerra , „•  j 

Vin  che  ella  cefi  5 er  tuttauia  minaccia  , • 

Et  mette  quanto  può,  paura  àLaufo. 
Voucuai  tu  a morire  ter  perche  tenti 
Cofie  maggior  de  le  tue  fòrze  i certo 
Ea  tua  pietà  t'inganna , 0 poco  accorto  ». 

Ne  però  men  quel  mifierelua  innanzi- 
Verciò  crebbe  in  Enea  l'ira , er  lofidegno  : 

Et  già  le  parche  raccogliean  l'eftremo  , 
Stame  di  Laufio  -,  pereb ' Enea  fofpinfe 
Eaffada , incontra  il  giouinc,  & ne fianchi 


*4  L I B R O 
ette  le  ficcò  : pafiò  lo  feudo  ancor ut 
Va  punta , e r A wn  tratto  del  mfchino 

Et  una  uefta  ,chc  gli  hauca  la  madre 
Trapunta  d'oro  ; allkor  l'anima  ufeio 
Vel  corpo , er  ratta  andò  ne  C altro  mondo  • 
Or  cerar  Ettealhebbe  guardato  muifò  % 

Et  uifto  tutto  pdHiàoeyfmarrito, 

Pianfè , bauendo  di  lui  molta  pietadc , 

P oi  nel  dargli  la  man , gli  uenne  a menti 
V’imagin  dolce  del  paterno  amore  ; 

Or  che  può  darti , p nufero  fanciullo  , 

Enea , cfcc  tante  tue  lode  pareggi  ? 

Et  che  al  grati  mcrto  tuo  poco  non  fta  ? 
Riabbiti  l'arme  5 che  ti  piacquer  tanto  : 

Perche  fe  u'è  ch'il  curi  ; a tuoi  ti  dono  * 

Che  darti  pofi a gloria,  ejfcpoltura* 

Pur  con  quello  t ò infelice  ti  confola , 

Che  morto  fei  per  man  del  grand  Enea  , 
Sgridò  i compagm , che  indugiauan  poi * 

Et  Calzò  fu  da  terra , on’ct  lordaua 
Tutti  nel  [angue  1 fuoi  biondi  capegli * 

In  que/lo  mezzo  fi  lauaua  il  padre 
Elei  Tebro  le  ferite , e'I  corpo  hauca 
per  ribauerjl , à un'albero  appoggiato, * 

Era  attaccata  la  celata  a rami , 

Et  C armi  [opra,  il  prato  eran  diflefe . 
Stauangh  intorno  alcuni  huonum  eletti % 

Ei grane, sfianco  intantofi  npofa , 

Et  lunga  barba  infitto  al  petto  hauea . 
Domami  affai  di  Laufo , er  wamfa  molti » 
Sfa  kfaaaa  tornare  9 ejl'mbafciata 


Gli  portiti  del  fio  padre  Addolorato. 

Ma  sopra  l'arme  gli  portauan  Laufo 
Morto  di  gran  ferita  ifioi  compagni 
Piangendo, ondelamente  di  lontano 
Prefaga  del  fio  mal,conobbc  il  pianto: 

\ Perche  i bianchi  capei  tutti  si  lorda 
D i brutta  polueje  al  cielo  alzale  numi  : 

Sopra  il  fuo  corpo  fermo ,cr  cofi  dice . 

'Dunque  diuiuer  tanto  hebbi  defio , 

F iglio, ch'io  comportai, che  in  cambio  mio 
Entr affé  fitto  a la  nimica  mano 
Colui  ch'io  ingenerai  ? dunque  io  tuo  padre 
Saluo  farò  pirquefie  tue  ferite. 

Et  per  la  morte  tua  refterò  in  uitaS 
O finalmente  à me  mifero  ejlglio: 

O piaga, che  iti  è giunta  infino  al  coret 
Io  fii,  figliuol,chel  tuó  nome  macchiai 
Col  miodclitto,aUhor  che  fior  di feggio 
Ver  midia  io  fii  fiinto,cr  ficr  del  regno9 
lo, che  degno  ne  fii,douea  morire 
Di  mille  morti,per  pagar  la  pena 
A la  mia  patria, e al  giufeo  odio  de  miei 
Hot  uiuoje'l  mondo  anchor  non  abandono : 

Ma  ben  lo  lafiierò , Cofl  dicendo 
Si  leua  fui' anticojnfermo  fianco: 

Et  benché  la  ferita  il  tardi  affai. 

Pur  fi  fece  menar  quiui  il  cauaUo: ... 

Quefio  il  fuo  honor, quefio  era  il  fio  conforto  : 
Con  quefio  ci  fi  partia  uittoriofo 
Da  tutte  le  battaglie , in  quefio  modo 
Drizzò,  uerfo  di  lui  le  fue  parole. 

Enei,  di  Ver.  pp 


(•I  LIBRO  ^ 

Rhcbo  (s' alcun* copta  thuomo  è lunga) 

Lungo  tempo  uiffuti  al  mondo  fiamo-,  ^ 

Òycboggi  uincitor  lefanguinofc 
Spoglie,  e" l capo  d"  Enea  mi  porterai}  -, 

E t meco  del  dolor  farai  uendetta 
Di  Laufo-,0, fetwn  apre  alcuna  forza 
La  uia,tu  ne  morrai  con  meco  anchora* 

Ch"  ef fendo  tu  forti  fimo, io  non  credo, 

C he  tu  fìa  per  fcruir" altro  Jìgnore. 

Cojì  diffc,<& [ali  tojìo  a cauallo,  i:  . 

Empiendo  ambe  le  man  d'acuti  dardi. 

Et  s'armò  il  capo  di  celataidonde 
HaucaunacodadicauaUoappcfu 
Mojfcuclocc  poi  contra  inimici 
in  tanto  in  mezzo  il  cuor  gli  dan  tratidglio 
Quanto  ucrgogna  er  duol,tanto  furore. 

Et  da  le  fune  amor /finto  cruirtute.  , 

Et  qui  chiamò  tre  mite  ad  alta  uoct 
Enea,che  tojìo  il  riconobbe, & fece 
Treghìi  fi  piaccia  a Gioue,e  al  biondo  Apollo, 
Che  tu  uoglia  ucnir  meco  a le  mani . 

Et  fenzA  altro  piti  dir  gli  mojfe  incontra 
Con  l'hafta.  allhor  Mczentio  -,  er perche  hauendó 
Toltomi  il  fglio  mioyccrchi  impaurirmi $ 

Quefta  fu  fol  la  uia,che  tu  potefii 
Tomi  la  uitaiCT  certo  eh" io  non  temo 
La  mortele  paura  ho  d' alcun  Dio . 

Ccjfa:ck’to  uengo  per  morir.ma  prima 
Ti  porto  questi  doni:& tojìo  un  dardo 
Lanciò  contrai  nimico, & pofeia  apprcjfo 
Vmfopra  l’ al  trovila  il  dorato  feudo 


«DECIMÒ»  2. 

A tutti  reffac?  tutti  glìfoflénnt. 

Tre  uoltc  intorno  gl' aggirò  il  dejlrìero, 
lanciando  dar  di, & tré  uoltc  il  T roiano 
Portò  fico  la  fil u a di  qtie  dardi 
Ventro  a lo  feudo:  pur  poi  che  gl' increbbe 
Tanto  indugi  are, cr  tati?  amitrarfuord , 
E t dìfùant aggio  haucr  de  la  battagliai  . 
Molti  penile  r ne  P animo  facendo , 
finalmente  fi  mojfi,  e?  ut  le  tempie 
Con  un  dardo  a ferir  uenne  ilcàuallo . 
S'innalbcrò  il  deflricro^ cr  truff  e al  uènto 
Li  molti  calcile  al  fin  gettò  fizzopra 
ìlfuo  fignore,  cr  poi  gli  cadde  aidojfo . 
Alzahte  gridai  Troiani  ,c i Latini . 

Ma  tofio  f; nca  gli  corjcfopra,c?  tratta 
La [}'ada,doue  hor  Mezcntio,iijfc 
Quel  tuo  brano  ualor  d'attimo  ardentéi 
E tei  com'hcbbc  al  citi  dritta  la  uifia , 

E t fu  tornato  in  fi  icrudel  nimico , 

Perche  irti  braui,c?  mi  minacci  morteS 
Noi, i è}ncl  mio  morir  perdita  alcuna > 

T eco  il  mio  Ldufo.quefli  patti  fio.  .< 

Li  quefio  fol  ti  prego  fi  i nimtei 

Vinti  fon  degni  di  perdono  alcuno,  1 

Che  fipelir  tu  làfct  il  corpo  mio : 

So  quanto  odio  da  mici  mi  uien  portato: 
Ceffi  ti  prego  tu , quefio  furore  '*f 

Lafciami  fottcrrar  col  mio  figliuolo. 
Cofidfi' e gì  ferricene  la  fft&da, 

Che  gl' entrò  ne  la  golene?  fuor  gPufeio 
V ammali [angue  traboccò  fu  l'arme. 

Ut' ine.  PP  ii 


d 


wl' 


LVNDECIMO  LIBRO  «i 
DELL’ENEIDE  DI  l!* 


4 


VERGILIO} 


» 


Tradotto  per  M«Bernard;no 
Daniello, 

Al  Magnifico  M.  Berjiardo 

ZANE. 


ARGOMENTO.  ' * 


K. 


H 

jfc 


•il 


ss 


& 


Orto  che  fu  Mezentio  E ned  uìn 
citore  rizzò  un  trofèo  a Mar* 
tc . poicon  grande  apparato  di 
pompa  rimandò  il  corpo  di  Pai 
Unte  morto  alla  città,  dCEuan* 
dro  -,  douefunceuuto  con  gran 
dolor  del  padre , er  di  tutti  i 
fuci.  in  qucflo  mezzo  gli  ora * 
tori  mandati  da  Latini  impetrarono  tregua  per  xiigior* 
nii  nel  quale  (patio  di  tempo  luna>&  Coltra  parte  nccr* 
corono  i lor  corpi  morti , cr  gli Atterrarono  con  grande 
honore.  I nquelmedeflmo  tempo  anchora , Venuto , it* 
quale  al  principio  della  guerra  crollato  mandato  amba* 
fciadorc  da  Latini  a Diomede , ritornando  a'fuoificeloro 
a fapercycom'cgh  non  haueua  potuto  ottenere  alcuno  aiu * 
te. Onde  Latino  mancandoci  quella  ftcranza,  ratinatoli 


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} HtV  N D E C I M O S# 

3 c&nflglio  confu  Ito  fopra  Vimprefa  della  guerra  fu  d* 

patere  che  fi  mandaffero  ambafeiadori  a Enea  delle  condin 
tioni  della  pace  . Quiui  Drance , er  Turno  per  Podio  an * 
tico  ch'era  infra  di  loro , fi  dijfcro  l'un  Valero  molte  mila* 
nìc . In  queflo  me  zzo  Enea  hauendo  fatto  due  parti  delle 
fue  genti,  mandò  iimanzi  i canai  leggieri  alla  uolta  della 
Città  -,  creffo  col  rimanente  dcU'efercito  s'auuiò  per  luoghi 
impediti  da  felue  e r monti  alla  piu  rileuata  parte  della  ter 
ra.  Perche  giugnendo  di  ciolanuouaaLaurento,  fu  lice* 
tiato  il  configlio,erficefi prouifione  di  quelle  cofe,ch'cra* 
no  neceffarie  alla  dififa  della  città . Però  Turno  hauendo 
dalle /pie  intefo  il  difegno  <VE  neafice  anchora  egli  due  par 
ti  delle  fue  genti.  De  cauaRi  diede  il  gouerno  a Meffapo  e a 
Camilla, er  gli  mife  contra  a caualli  de'nimici-,  cr  effo  con 
la  fanteria  per  piu  breue  uia  prefe  i pafii , per  onde  Enea 
neceffariamente  haueua  a ire  alla  città,et  quiui  fece  una  im 
bofeata.  In  queflo  mezzo  flcefì  una  battaglia  a cattallo,  la 
quale  durò  un  gran  pezzo  fenza  alcun  uantaggio.  Doue 
Camilla , hauendo  prima  fatta  grande  ucciflone  de  nhnici , 
mette  ch'ella  poco  auucdutamcte  perfeguitaua  Chloreo  fa 
cerdotc  di  Cibele,inuaglnta  della  bellezza  delT ami  di  lui, 
fu  a tradimento  uccifa  da  Arunte.  ìlquale  fu  però  affai  to 
flo  punito  della  morte  di  quella  fanciulla.  Pcrcioche  ancho 
ra  egli  poco  dopo  fu  morto  con  una  freccia  da  Opimini * 
Hr  Ara  di  Diana.  I Rutuli fi igottiti  per  la  morte  di  Camilla , 
td  fimi  fero  in  fuga.  E i Troiani  fi  mifero  a uoler  combatte* 

( u n l*  città.  Onde  hauendo  Acca  copagna  di  Camilla  porta 
y ta.  quella  nuoua  a T urno , lafciato  i pafli,ch'egli  haueu  pre 
fl,corfe  in  aiuto  de  fuoi.  Quiui  gtunfi  ancho  Eneaicr  per* 
che  uenendo  già  la  notte  non  fi  poteua  far  giornata,  Vuna 
C T.  l'altra  parte  fi  firmò  innanzi  aUa  città. 

PP  iìjf 


fi 


p yrgendo  in  Unto  la  vermiglia  Aurord 

LdfcutodtcrgcV OceAnjì  hauedy 

Quani' Enea  (benché  dir  penfaffc  a [noi  ' 
Morti  compagni /epo!tura,efi<ffc 
Ver  la  lor  morte  già  tutto  turbato) 
Vincitore  a gli  Dei  folucua  i noti. 

Troncati  i rami  a una  gran  querelale  quella 
piantata  pofeia  in  cima  un  picciòl  colle, 
ycjìio  de  l'armi  rilucenti,  e de  le 
Superbe  foglie  di  M ezentio  fiero , 

A te  trofèo, ò gran  Dio  de  le  guerre . 

Atta  il  cimiero  anchor [angue  fhUaiite} 

E i dardi  tronchi, e la  corazza, ch'era 
Dodici  uolte  trapp affata  e rotta. 

Gli  lega  a la  jìnijbra  man  lo  feudo 
Difino  acciaio, e gli [offende  al  collo 
Di  bianco  auorio  la  guarnita  jpada. 
pofeia  i compagni  (perche  hi  dintorno 
Sparfo  de  Duci  fuoi  cignca  loftuolo) 
Cominciando  cofì,lieto  confòrt  a. 

Recata  fin  non  picchi  co  fa  babbi  amo: 
fugga  da  uoi  lontano  ogiu  timore 5 
Quefte  le  (foglie  fon  del  Rcfupcrbo', 

Giace  M ezentio  qui,per.  qnejie  mani . 
jìor  è da  girne  alci  atinc  mura 
ha  l brada  aperta,hor  oltre  tutti  dunque 
Vi  preparate  a U futura  guerra: 

A ciò  che  quando  poi  gli  Dei  fuperni 
Ci  ammonir an,che  debbienti  le  bandiere 
S ucller  di  terra  tede  gli  alloggi,  mentì 
Fuor  de  giouan  condur  tarmate  [quadre* 


Voi  prima  fatti  antiveduti  e accorti 

Pigro  timor'lionimpcdifia,o  tardi. . 

Sepelircmo  intanto  i morti  corpi } 
Clxqucfio  fola  konor  ultimo  loro 
Ben  degno  è che  fi  faccia-, andate  dunque 
Quell' alme  egregie  che  co'l fuigne  propria 
Ci  hanno  acqui  fato  qnefa  patria, ornate 
D'ultimi  dom,c  fa  mandato  prima 
A la  me  fa  città  d' E u andrò  il  figlio. 

Che  <f  allo  valor  colmo  ofeuro  giorno , 
Acerbo  anchor,ci  tolfe  e diede  a morte . 

Cofi  dice,  e piagnendo  il  pajfo  volge 
La  doue  pofto  di  Pollante  morto 
Guardatiti  corpo  A cete  uecchicrctio. 

Che  già  flato  fcudicr  era  d' Evandro: 

Ma  non  già  con  ugual  filicc  forte  ' 

Atihor  dato  feti già  del  caro  figlio 
Compagno  fido  -,  ìui  d'intorno  fava 
De  famigliar  la  turba,c  de  Troiani} 
L'Iliade  mefte  ( come  hanno  in  co  fumé) 
Facean  piagnendo  al  crin  dannos' oltraggio: 
Quando  videro  Enea  dentr'a  le  porte 
Sino  alle  felle  alzavo  horrende  firida: 

\ Forte  battendo  e lacerando  i petti: 

D'urli  c di  mefo  pianto  intorno  s’ode 
La  regai  tenda  nfuonar , ei  poi 
Che  del  vago  P aliante  ti  capo , c'I  volto  . 

B dentro  al  delicato  petto  forge 
Del  ferro  Italian  l'acerba  piaga -,  \ 

Picn  di  lagrime  gli  occhi , cofi  parla . 
Dmquelrn  quando  dma  lieta  mofrarf  . , 


. » * „ ▼ 

« L I B R O 

Mifcr andò  fanciullo  fa  me fortuna 
Tiprefe  in  odio  ? a ciò  che  nonkedefii 
I regni  mici,ne  uincitor  torturi 
A la  dolce  regai  paterna  fede  f 
Qucjlenonfon  quelle  promeJfe,ch'io, 

D/  te,  partendo!  padr'Euandro,  feci • 
Quando  me, eh  a uemr  mi  difroneua 
& Italia  al  grand  imperio, abbracciò fretto* 
T emendo  e ricor  dandomi,  ebaurei 
Va  far  con  afrr  a e dura  gente  guerra* 

Et  ei  forfè  hor  da  uana freme  prefo 
Eauoti,c  di  doni  empie ifteri altari-, 

Voi  mefl'il  giouinctto  accompagniamo 
T>i  uita  priuo,cr  a niun  celcfle 
Vio  piu  debito  homai,con  uanihonorL 
Padre  infelice, tu  del  caro  figlio 
Vedrai  la  cruda  morte, hor  quefli  fono 
I noflri  a te  ritorni,  e gli  afrettati 
Tnomfi , & èia  mia  gran  fede  quefia » 

JM4  no!  uedrai  di  uergognofe  piaghe 
Kiuólto  in  fuga  efjer  pcrcoffo  a tergo; 

Ne  tu  padre, al  figliuol  tuo  faluo,haurai  ■ 
Cagiondi  bramar  morte.  Oime  quanto 
Soccorfo  Italia 3 e quanto, 0 figlio  perdi. 

Poiché  taicofebebbe piangendo  dette, 

Leuar  commanda  il  miferabil  corpo, 

E di  tutte  le  fchiere  eletti,  mille 
Huomtni  manda,  i quali  accompagnarlo 
Con  gr andifiimo  honor  debbiano, e fieno 
A le  paterne  lagrime  prefenti: 

Breue  confòrto  é gran  piantoima  quale 


^VNDECIMO»  10t 

"Erd  conucnicnte  al  mefìo  padre» 

T ofio  tcffon  la  bar  a di  graticci 
Coti  molte  ucrgbc  e uimini  di  quercia , 

Dentro  e £ intorno  il  preparato  letto . 

Adombrando  di  Jrondijpongonquiut 

In  jìrame  dgnftej  giotunt  regale. 

Qud  da  uergine  man  colto  un  belfiore 
O dimoia  tcnerina  e molle  : 

O languido  Ucmtho,cui  non  manchi 
Lo  frlendor  ancho.nefua  fórma  perdai 
• Benché  piu  nó'lnudrifca  f alma  madre 
Terrai  come  folca  miniftri  forze» 

Allhor  due  ueflefi  portarfi  Enea , 

D 'offro  tejfute  e rigide  d'or  fino. 

Quali  a lui  lieta  già  di fue  fatiche 

EffaDidone  con  le  proprie  mani 
Pria  fatte jC  con  grand'arte  hauea  dijtinto 
Da  la  tela  fottile,U  leggier’oro. 

D'una  di  quefte  il  morto  gioumetto 
per  piu  farli  d'honor  ucfiio,uelando 
te  chiome, eh' eran  deftinate  d fioco» 
Aggiunge  a queftì  molti  doni,C?  uuolt 
Chefia  condotta  con  beU'ordm  ancho 
ta  preda  fatta  ne  Latini  campi, 

Cauatti,ZT  armi 3 ondefrogliato  hauea 
Il fier  nemico  iC  quattr'huomini,i  quali 
Dopo  le  fratte  hauean  te  mani  auinte , 
Ch'effer  deuean  facrificati  a l'ombra 
Del  morto,efrargerdilor  proprio  fangftC 
V ardenti  fiamme  de  l'acccfo  rogo . 
Comanda  poi  c Vi  duci  portin fece 


■4' 


K L 1B  RO  » ^ 

I tronchi  ornati  d’ mimiche  froglic,  *. 

fet  hi  fi  legga,di  cui  foro, i nomi.  xn 

Condotto  inficine  c rinfilici  Aceto, 

Stanco  per  lunga  cu, macchiando!  hard 
Co  pugn'il  petto , CT  hor  con  f unghie  il  uifo: 
Con  tutto'  l corpo  e fi  deflende  d terrà, 

E di  R utulo [angue  i carri  foarfl. 
j)cpofto  ogni  ornamento  il  gucrreggianti 
CduaUo  Eton  ftrìud  gemendo  con  là 
V accia  tutta  di  lagrim' irrigata: 

Altri  portan  la  lancia, altri  le Imetto » t 

Perc'baue  Turno  uincitor  il  refio: 

Seguono  i mcfti  Teucri  ,eiT  ofehi  duci. 

Con  le  [quadre  de  gli  Arcadi,  trabendo 
Per  terra,  dietro  riuoltate  l'arme. 

Poi  che  la  pompa  fu  paffuta  auanti 
C onbell' ordine  tutta, il  buonEnca  r-  ^ 

Piagnendo  amaramente  cofi  diffe. 
la  fteffa  forte  de  la  cruda  guerra , 
la  quefte  ad  altre  lagrime  ne  chiama}  ? J' 

Vattene  dunque  eternalmcntc  in  pace}  - ; 

Vattene  eternalmcntc  o gran  P aliante . 

He  piu  difi' altro  ,eai  muri  alti  fon  giud 

' volgendo  il  paffo  in  ucr  gli  alloggiamenti*  •> 

Già  gli  orator  de  la  città  Latina 
quìuì  eran  giunti  ornati  de  le  fighe  ■ x- 
Dc  larbor  di  Mincrua  a domandare 

Grafia  alni  che  uoleffe  render  loro 

, I corpi  che  giacean  pc  campi foarfi, 

E permettere  feppelirli,qtiando 

Con  quei  che  già  fon  umti,c  de  la  lucci  j> 


**  V N D E c I M O » 50S 

Vi" itti  y non  è piu  lecito  far  guerra,  > 

'Età  gli  albergator  [ubi  perdonaffe:  v' 

E d chi  P banca perfuo  gr nero  eletto . • ^ 

I quali  il  buon  Enea  perche  di  cofc  ? 

tlonc-ìc , e dadoucr  /prezzar  non  degne  > 
Loprcgduan>rdccol  ebunianamcnte:y  r < > 

E ciò  che  dimandar  concedco  loro,  o'.cioi»  r/  • 
Poi  cctdlcofe  ragionando  aggiunfè:  ;.o  - 

Quale  y o Latini  ubi , fortuna  indegni f, 

^ intrica  m taiitd  gucrra,cbc fuggiate  . *> 

Noiycb'cjfcruojlri  defiamo  amidi  < v- 
V oi  ci  chiedete  per  color  la  pace,  oD 

Che  fono  uccifi  i io  certamente  a quelli 
Conceder  la  uorrei,chc  uiuon  ancho,  . ■;:-t 

Qui fe  tal luogo,  e cotal fede  ifati  iz  » 
Non  m bauejfcr  conceffaao  non  farei  '■■zv-Pl 

GiamaiucnutOynecoiuioifo  guerra,  :V  o;! 
il ùojlro  Re  con  Turno  s*è  congiunto  >.  j.  \ *.,0? 
Abbandonato  me  -,  piu  ne  le  fuc. 

Che  ne  le noflrt  fòrze  confidando,  \ h&oCI 

Quanto  piu  degna  cofa  fiata  fora  \u  j\t> 

Ch" amorte  tals'haueffec/fiojlo  Turnoi'^  I 
Se  s' apparecchia  di  uoler  la  guerra  vr  o3 

Eimrconlefuemani,efcacciarbramx  > 

EuorcP  Italia  i Troiani,  eideuea  meco  ^ . n/ìVìI  ' 

Combattere tc  faria  poi  uijfo  quegli  " ^ 

Cw  conceduto  Dio  la  uita  haueffe;  i . to>T 
O /d  fua  fòrte  e uincitrice  deftra.  .'aqcì 

Or  oltre  andate  a fottopon-c  a irnflri  ' ■.  « > j 
Miferi  cittadini  ardenti  fiamme, 

Si  èffe  Enea.quci  taciti ftupiroà  x£  . 4,^  • 


K L I B R O 

W • 

Gli  occhi  tenendo  t un  net  altro  fifii. 
ptibora  il  uccchio  D rance,che  maifemprt 
Algìouin  Turno  fu  nemico  injèfto. 

Sempre  incolpando, & odiando  quello, 

Sciolfe  la  lingua  a dir  in  cotal  guifa. 

O grande  infamia, e piu  ne  topre  anchord, 

Valorofò  Troian,ne  tarmi  chiaro;  ■ 

Con  quai  potrò  mai  lodi  al  ciclo  alzarti^ 

JA  erauiglicrom'io  pria  de  la  tua 
Giuftitia  t o de  [offerti  affanni  in  guerra  f 
T$oi  grati  a la  cittì  paterna, quejle 

Coferefèriremo, e fe  benigna  ■ ùV  | 

fortuna  il  modo  ci  concede  anchor a 
farem  che  tcco  fia  Latin  congiunto}  ; 1 
f S*  decotti  pofeia  a cui  gli  piace,  Turno » 

Anzi  ci  gtoueri  f òpra  le  fp  alle 
Proprie  portar  le  pietre, onde  le  mura 
Vela  fatai  città  s'alzin  di  T roia. 

Tanto  ditegli, e tanto  affermar  gli  altri 
Vodici  di  tra  lor  fecero  tregua > 

Per  gliajpri  gioghi, e per  tombrofefelue,  h 

ìnftememi/H  e fenzafarfì  oltraggio  »,■  ì 

Co  Troiani  i Latini  errando  andaro: 

** ì.m.mITà  ti  a 1/t  Parte  I cura  \ 


| 

, 


(•ÌTNBHCIHO^.joj 

burnirò, il fuo  paUpo,t  Ucìttait 
Empie  dipi anto  e doloro/è /Inda. 

Con  fretto  lo/i  pafii  in  uer  le  porte 
CorrongU  Arcadi, in  man  fùnebri  faci 
(Com  e di  lor  antica  ufanza)  tolte 
Rallungo  ordirla  uia  di  fiamme,  jfilcnde  ' 

Si, che  diutde  largamente  i campi. 

E)  a l'altra  parte  il  Phrigioftuol  ùencndo  ' 

Congiugne  infime  le  piangenti fibiera 
Lcquai  poi  che  ueduto  hebberle  donne 
Nel  palagio  regai  entrar ,la  mefia 

* Cut*  & ' # dte /irida  empierò. 

Ma  nulla  fòrza  tener  puote  Euandro 
Ch'einon  ueniffe  a quelle  genti  in  mezzo:  ' 

E la  bara  abbracciata  ou’il figliuolo 
Morto  giacca, four'effo  cadere  quiui 
Rimando  e gemendo  affjfofiafii. 

E lafirafala  uoce,cuCl  dolore 
Impedita  teneua  e chiufa  a pena , 

Tur  allargando  al  fin  cofi  ragiona.  ' 

Qucfienonfon}nonfòn  Vallante-, quelle  ' v 
Promefle  chcfaccfli  almefto  padre. 

Di  uoler  te  piu  cautamente  c/porre 
A l'afpra  guerra. già  fapeua  io  quanto 
Huoua  gloria  ne  tarmi,e  defiir  dolce  • 

Eiuero  honor,  ne  primi  affiti  poffiu  ‘ 

O primitie  del  giouan  infili"-, 

Eto  de  la  propinqua  acerba  guerra 
E) uri  principi i ò uoti  e prìcghi  miei 
& alcun  giamai  non  efauditi  Dio. 

Q fitti  fiima  mia  cor  forte  cara 


b I B R ° ^ 

B cn  puoi  chiamarla  tua,  felice  morte 
Non  nferuata  a tanto  e tal  dolere . 

Ow’a  l'incontro  io  pur  Uiuendo  ho  muto 
he  mie  forti  fatili,*  ciò  cuc  padre 
TLcftafiidopo'l  figlio  dìnato  in iuta; 

E lui  clic  feguitò  l' amiche  fchicre 
De  Teucri , fùffe  da  nemici  ocafo. . > 

x Si  eftoft’io ftcjfo  a tarme  aduerfe  hauefii 
Quefi anima  infelice  ; e quefea  pompa 
M c,non  Vallante, riportale  ac  afa.  \ 

Ne  uoi  Troiati  n' incolpo, 0 i patti, 0 quelle 
Veftre  che  noi  raccolti  entro’ l mio  albergo 
(Segno  dipurafe)giugticmmo  in)  teme. 

Tal  deuean  forte  bauer  qucjl  u,tun  anni * 

Ma  fi  ne  l'ct'i fua  piu  uerdc, morte 
Mei  denta  tor,che  morto  fia  mi  gioua 
Conducendo  i Troiani  in  Latto, e chabbii  ; 
De  Volfci  prima  una  g r an  parte  ffenta» 
Anzi  Vallante  honorarte  non  uoglio 
Di  uia  piu  degne  & bonoratc  exequic , 

Che  scabbia  fatto  il  pio  et  Ancbife  figho; 

J gran  Pfcrigi>e  tefcrcito  T bofeano 
1 Grandi  portan  tropbei  di  quei  cbya  r arte 
Diede  la  tua  pojfintc  dcfera-,anchora 
Tu  iiuifarcjli  fi  a queft' armi  T ut  no 
Gran  troncò,;' a te  cgualiCetade  fato  * 

V offe, e dì  quel  uigor  eh' apportan  gl'annu  • 
Ma  perche, 0 lajfo,uoi  T eucri  dimoro  ì 
Gitcnc,ejduo(lro  R eie  cofe  ch'io 
Vi  nano,rcfirir  non  ui  fi  [cordi; 
Ch'iomcfta  uitd  a me  odiofa, morto 


VNDEClilfo^  ?ol4 

, Vallante  ancho  intrattenga  n'è  cagione 
Sud  fòrte  defìra, ch'ai  figliuolo  e al  padre 
E’  T timo  debitrice  3 quefio  a lui 
"Luogo  a far  ch'io  gli  habbia  obligo,e  lo  chimi 
F ortunato , fol  manca  3 ch'io  non  bramo 
I11  quefia  mta  hauer  allegro  un  giorno y » 

- Ne  lecit' ancho  e che  bramar  lo  deggta . 

Ma  la  giu  meco  al figlio  portar  quefia, 

"Del  fuo  crudo  nemico  allegra  nuoucL 
In  quefio  riportato  hauea  l'aurora 
A 1 mifen  mortai  l'alma  fua  luce , 

E fico  infume  le  fatiche  e Voprr. 

Ciafoura'l  lido  fabricato  Enea, 

E7  buon  T arconte  hauean  di  molte  legna* 
Molte  catdftcycue  ciafcun  de fuoi 
Vortar  (come  folcati  gli  antichi  padri) 

I corpi  tutti  di  lor  luce  priui : 

Cui  poi  chcfottopofto  hanno  i fiochi  atri * 
Nafconde'l  fimo  tenebro fo  il  cielo , 

"Velato  di  caligine  profonda. 

T re  uolte  d'arme  rilucenti  cinti, 

N’ andar  coprendo  a i roghi  acccfi  intorno: 

T re  uolte  le  fùnebri  e mefte  fiamme 
Circondar 0 a canali  dieder  tre  uolte 
V rii,  lamcntii  c dolor  ofì  pianti, 
damare  larghe  lagrime  la  terra  . . . .1 

Spargefi  tutta,e  fpargonfi  ancho  farmi: 

De  gli  huommi  le  gridale  de  le  trombe 
ìl  fuonfalendo  al  del,  le  ftcUe  fiere . 

Quegli  rapite  da  i Latini  occifl  . a: 

Gcttan  Icjfoghefourai fuochi  ardenti:  * > 


*c  L I B R O ** 

Gli  e Imi  e le  ffade  riccdmctite  ornate » 

Quett' altri  iconofciuti  doni  loro,  • 

Gli  feudi  e f altre  tutte  infelici  arme. 

Molti  a la  morte  fon  buoi  mortiidanfì 
Le  fetolute  eie  Uno fe  gregge 
Rapite  e tolte  in  quefia  parte  e'n  quelli 
A la  confumatrice  fiamma  in  preda.  . ■ 

Rifguardano  i compagni , e i cari  amici 
Per  tutto  il  lido  ardenti , fcruarì altri 
I già  mezz'arfi  corpi , ne fficcarfi 
Vojfon  da  quelli , injìn  che  non  riuolge 
Vhumida  notte  il  del  di  ftclle  adorno . 

Da  V altra  parte  i miferi  Latini 
ìnfinif efii  anchor  fabrican  pire : 

Sotterranparte  molti  corpi , c parte 
Me  fimtimi  campi  portan,quindi 
Li  rimandano  dentro  a la  cittadc • 

Delrimancnte  poi  de  la  confùfa  > • 

Occifione  x fatto  un  mucchio  grande 
Senz'honor  far  de , e fenz' alcuna  pompe 
ì larghi  campi  (C egri  intorno  a gara 
Riffilendon  da  gli  acce  fi  e ftefii  fuochi. 

Rimojfohauea  dal  del  la  terza  luce  j 

La  gelidi  ombrateti ancho  il  cencr  alto 
i Stauan  piangendo  : e già  le  tepidi  offa 
Cadean(prcmcndolei)confùfe  a terra. 

Già  del  gran  Re  di  Latio  entro  le  cafe 
S'ode  maggior  romor,uie  piu  gran  pianto:  , 

Q&iui  le  madri  e rinfilici  nuore,  ; I 

E i petti  afflitti  de  le  fuore  care, 

Quiuidc  padri  loro  orbati , i figli 

Beficmmùm 


i 


■prr*  **■  * t /v  ' * % 

0K  V N D E C I M O » $0* 

B c&mmidn  lafpietata  e dura  guerra  » 

’ E le  di  Turno  nozze  i incolpali  foto 
bui  che  ^Italia  il  regno , e i primi  honorì  . 
Affetta  e bramai  di  acqui/larfl quelli  \ 

N on  udda  contra  V inimico  armato . 

Aggr auaquefle  co fe  il  crudo  Dr ance  t 
Solo  d battaglia  Turno  effer  chiamato  , 
‘Richiedo  fol  con  giuramento  afferma  » 

Moke  di' incontro  uarie  opinioni 
Sono  infauor  di  Turno i e lo  difènde  i_ 

De  larèina  Amata  il  nome  grande:  ' V 

Mok'il  fofient' anchcr  publica  fama 
Di  fue  uittorie , e menti  trofèi . 7 

Tra  queflimoti , e'n  mezzo  i gran  tumulti. 

Ecco  fopr'amuar  mcjh  i legati 
Vaia  citta  di  Diomede yi  quali 
Rapportano  bauer  ffcfo  indarno  i pafiiè 
EUdC effer  lor  giouato  i caldi  preghi » 

I donile  f or Oiconuenirfì  altronde 
P roueder  il  foccorfo,e  di  far  genti  j 

0 richieder  di  pace  il  Re  Troiano . 

Vicnmcn  pel  grane  duol  il  Re  Latino $ 

Vede  il  fatai  Enea  uenir  incontro,  , 

Damanifèfla  deità  portato,  . - 

Ciò  gli  fa  nòto  tira  de  gli  Dei j 

1 frefehi  attchor  fepolcri  ha  fcmpr'auantU 
Dunque  faradunar  il  gran  conflglio9 

E i primi  di  fua  cortese  di  fuo  flato 
Nel  gran  palagio  conucnire  inftemt) 

Veggonfl  piene  d'huomini  le  uie: 

Concorron  tutti  entro  la  regai [alelf 

Enei,  dì  Ver*  ' Q.Q, 


/ 


% 


' (*i  L I B R O 

Nel  mezzo  a quali  e per  etdee  grado 
Gratto  e maggior  di  tutti  gli  altri,  fledc 
jsfon  già  con  fronte  allegra  il  Re  Latino* 
quìhì  comanda  a gli  orator  tornati 
Va  mola  cittAycbercfcrirc  1 

Debbino  quel,che  Diomede  loro 
Wdfojlo  baite  a per  ordine  : aUbor  tuttk 
Tacquero,??  ubtdiendo  a le  parole 
Del  Re,  Venuto  a dircofl  comincia. 

Andammo  intuglia,  o cittadini,  dotte 
Gli  alloggiamenti  Argini  e Diomede 
Che  uincitore,la  citta  Argirippa 
DaluicoJlnomata,edificaua; 

Vedemmoià  quellaman,lieto  ciporfe. 

Onde  V alta  citta  cadde  di  Troia , 

Toiche  introdotti  entro  laregcd /lonze 
Conceduta  ci  fit  di  parlar  copia , 

Gli  apprefentammo  i doni , e fmmo  nota 
Da  patria  fi  nome  e quai  n'han  moffo  guerra 
Straniere  g atti  e qual  rìhabbia  cagione 
Corretti  a domandar  a lui  foccorfo . 
p ofeia  ch'eglihebbe  qucjlccofeintefet 
Cojì  benigno  rifondendo  dijfe , 

O uer amente  auenturofe  genti. 

Che  pojjedete  di  Saturno  i regni , 

Antichi  Aufoni)  qual  fortuna  indenta 
Turba  il  uoflro  ripofo , e prender  tomi 
Contro  da  uoi  non  conofciuti  mai 
Po poli  cflemi  ui  confbringe  e sforza  $ 
Ciafcun  di  noi  che  uiolò  confino 
tempi  iliaci  (lafciobor  quel  da  parta 


X 


S « V N;D  E C I M Ó *9  90j 

Che  guerreggiando  fono  hlH  mura 
Si  fi  di  Troia , e quant'd  Simoi  dentro  " " 

"Valile opto  grande  , corpi  morti  alberga  ) 
jv;.  De  le fue  opre  federate  e trifie 

Hrf  ritenuto  anchcr  domite  pene.* 
w . Del  mondo  arando  in  qtiefta  c'n  quella  patte 

x Chc  Ariamo , non  ch'altri,  furiati  pio „ 

Bcnfc'l  fa  l'aflro  di Minerva  iniquo} 

Sanlo  gli  Euboici fcogli  3 e Caphareo 
Vcndicator  de  l’aUru' ingiurie  ,faUp> 

[ ■ Hor  di  quella  militia  a lidi  aduerfè 

Sbattuti  3 Menelao  di  P roteo  prima 
A le  colonne  ( ai  duro  ejìglio  ) errando 
Ciunfc , uidde  gli  Etnei  Ciclopi  Vlijfe.  ' 

| V idcbb' io  riferir  di  Pirro  i regni 

C angìati  e peruenuti  a l'altrui  mani  $ y 

O pur  d'idomeneo  le  proprie  cafe  i 
I O i Locri  i lidi  Libici  habitanti  ? 

Hi  %1P>  gran  condottier  de  grandi  Argini 

Cadde  percojfo  da  la  dijlra  uile  ( 

: | De  la Jpictata  e dislcal  conforte , ' 

Del  proprio  albergo  ne  la  prima  entrata 5 
Al  regno  d’  Afea , chauca  uinta  e doma  » 

' llfacerdote  adultero fucceffe . 

O che  f imidia  de  gli  Dei  non  uoHe » ~ 

Che  ritornato  al  dolce  pàtrio  albergo  9 
j Conlamia  defìata  e cara  faofa 

Veder  potefei  Calidona  bella  ? 

Hor  anco  in  uifla  di  faauento  piena 
,i  (!  Noifeguitando bombii monjlri ,uanno$ 
a.  * Unititi  compagni  ai  ùd  k penne 

O.OL* 

- •*  < 


<) 


^ LIBRO 

Spiegar  già  diuenuti  augelli  5 ('ritorno 
lem  fiumi  andar  ueggimuolando: 

( ode  gli  mici  miei  fuppliti  crudi  > , v*» 

E » [cogli  empir  di  Ugrimofe  noci  , 

Ciò  deueua  ben  io  temer  dà  poi 

Che  co'l fèrro  aflalir  cclefli  corpi  > - ; 

T,diVenerjirirardilamano. 

Non  uo , non  «0  piu  co  Troiani  guari  » 

Poi  cb’é  /a  Jor  citta  dxflrutta  & or  fa  ; 

Ne  de  gli  antichi  oltraggi  & uecchi  mali 
piu  rimembrare , 0 rallegrar  mi  gioua* 

Quei  don,  cb'a  me,  da  le  contrade  uofol 
p ortafte,  indietro  tornerete,  e quelli 
Mcdefimiad  Enea  darui  conpiglio . 

Piu  uolte  fon  con  lui  flato  a le  mani , 

Credete  a me,  che  ben  prona?  ho  quanto  1 

Vaglia  ne  l'armi , e come  il  feudo  adopre. 
Con  che  fòrza  e deflrezza  un'afta  uibri  * 

Se  duo  fìntili  alui  la  terra  idea 
Prodotto  huomini  haueffe  arditi  e fòrti  » 
Toran  uenuti  ad  affalirne  in  Grecia  , 

P tagnerebb'eUa  i riuoltati  fati . 

Di  tutto  il  tempo  che  perduto  habbianto 
Sotto  le  mura  de  la  fòrte  Troia , 

D’Enea  la  mano , e del  famofo  Hettorrt 
Sta? è cagion , che  la  uittoria  Greca 
Han  prolungata  infin' al  decim'anno  5 
Ambo  pari  in  ualore , ambo  ne  ? armi 
lUuflri , quefh  ha  di  pietade  il  uanto: 

Che  con  lui  pace  habbiate  io  ui  confìggo} 
fuggite  l'anm  contrattare  a tarmi* 


w VNDECIMO^  ìOf 

E qudififojfcr  le  rifrode  infieme , 

Qual  il  parere  in  co  fi atroce guerré 
Ottimo  Redi  tuttii  regi,  udjfìi.  i 

Apcnahauean  tdicofe  gli  oratori  - J 

Dette  , eli un  uario  fremito  s'udì ’• 

Ter  le  turbdte  bocche  ir  de  Latini:  : 

Sf  cowif  aUbor  ch'i  piu  rapidi  corft 
De  fiumi  foglion  ritardar  ifafii,  * / 

Cfcf  mormorando  in  chiufo  gorgo  tonde 
Fremon  d'intorno  le  uicine  riue  » 

Toflo  chefurongli  animi  placati, 

E7  romor  racchettdto , il  Re  Latine 
Inuocati  gli  dei  da  taltofeggio , / 

Cotale  al/uo  parlar  principio  diede* 

Udrei  uoluto , e fora  fiato  il  meglio  ; 

Che  quel , eh* a confultar  s'houca , 

A timport  anti  e fornme  cofe  intorno  , 

Fatto  s'haueffe  molti  giorni  auanti , 

He  fi  jùffe  indugiato  a qticflo  tempo 
Kagunaril  configlio , ch'il  nemico  * 

De  la  città  le  mura  affidiamone . 

Di  far  hor  guerra  fuor  è tempo  panni 
Con  genti  muitte  c'hanno  i fati  amici , 

E che  battaglia  alcuna  rnqua  non  fianca  % 

Nc  pojfon  uinti  abbandonare  il  fino . d 

Se  pur  ne  l'armi  de  gli  Etolimai  f- 

Con  uoi  congiunti , alcuna  freme  haucfie0 
H or  la  lafciate , efua  fr  (ronza  ponga 
Infifieffo  ciafcuno  3 e que fi' ancora  - 

Quanti  è piccola  e debole  ogniunuede,  - 

Vdqud  rum? altre  cofe  tutte  ’•  • • -v 


\ 


Q.C l itf 


Giacciati  foattute  a terra , il  ut  uedete  > - r 

Ch’ innanzi  a gliocchi  e tic  le  man  ni  fono  * 

Ne  alcun  incolpo , quei  ualore  e quella 
Ch'effcr  poffa  in  alcun  maggior  nirtute 
Tutta  fiuti  uoij  ha  combattuto  il  regno 
Con  ogni  efirema  del fuo  corpo  fòrza  * 

Hcr  quel  parer  ch'entro  la  dubbiamente  . 
Mi  nafee , breuemente  uo  narrami : 

Stiano  ad  udirmi  i uoftri  animi  intenti  ♦ . ; 

Vicino  al  Tofco  fiume  un  terren  giace 
Che  lungo  inuer  Toccafo  fi  difende  , 

E de  Sieani  oltre  i cònfitu  -,  quefto 
1 Kutuhegli  Arunci  coltiuaro  ’ ’ 
Anticamente  * er  hor  col  uomer  ancho 
I duri  colli  affaticando  uannoy 
E pafeèndo  di  lorgli  ajfiri  diferti.  < 

Tutta  tal  regione  e de  Teccelfo 
Monte  carco  di  pini  a i Teucri  diamo  , 

Già  diuenutinoflri  amici , c'nfieme 
Congiunti  fieno  eguali  eleggi  e patti , 

Del  nofiro  regno  e li  chiamiam  compagni  j 
Qui  firmin  la  lor fede  ,fe  cotanto 
Di  firmarla  defio  gT  ingombra  e preme)' 
Edifichino  anebor  cittadi  er  uiUe . 

S* altri  prender  confiti*  s'ad  altre  genti 
Si  difiongon  pajfar  *fe  pojfon  fiori  -■ 

V feir  del  nofiro  regno , dianfi  loro 
Venti  di  nuouo  fabricate  naui , • 

E piu  ,fe  piu  ribatti  uopo  3 prejfo  Tacqui 
Di  fabricarlc  la  materia  è tutta  * 

Efii  in  che  gufa  a far  s'babbian  k natii 


VNDECIHO 

E quante  ancor*  in  numero  e/fer  demo 
Ordineranno  5 noi  darern  poi  loro 

Arfenal,  ferramenti,  e maeflranze* 

Oltre  a ciò  che  fi  mandino  ancho  partiti 
Cent' Oratori  i primi  e piu  honorati 
Che  s'hobbia  in  tutta  la  nation  Latina  9 
A referir  t ai  cofe  e confermare 
I patti  de  la  pace, in  man  portando  : 

I rami , ci  ricchi  don  et  duorio  e (toro  9 
La  foggia , il  regai  manto  e taltr’infegni 
Di  queflo  regno . Confighateboruot  ò 
llcommunbcne,  er  a t afflitte  e /lanche 
Cofe,  conforto homai  date  e ripofo . 

A Uhora  Drance , cui  con  /proni  acuti 
D 'amara  inuidial  cor  pungeaìa  chiara 
Gloria  di  Turno , non  men  di  parole 
Ch'eififùjfi  in  haucrpoffcnteelargo  , 
Pìk  ne  configli  affai , ch'atto  alla  guerra: 
Di  nobil  madre  nato , e padre  incerto  » 

L euofii  in  piede , e con  parole  tali 
Vodio  maggior  rendendo  e tira  dijfe  . 

Co  fa  a nult  huomo  ofeura , e che  bifogno 
No/i  ha  <t altrui  parer , buon  Re  coi  figlia 
T utti  popoli  tuoi  confejfan  chiaro 
Conofcer  ciò , che  la  fortuna  porti  B 
Ma  non  t àfono  a dire  apertamente • 
Conceda  di  parlar  piena  licentia 
E giu  diponga  t alterezza , quegli  0 , 

Per  dtfgratia  del  quale  e rei  costumi 
(Lo  dirò  pur , benché  ferite  e morte 
Mi  minacci  di  dar)  tanti  e fi  chiari 

Q»Q. 


* 


mi  1 1 b ir.  o V , 

Zumi  de  nojbri  Duci  tjlinti  fono , 

E tutta  la  citta  fepolta  in  pianto  , 
lAentf  egli confidato  ne  la  fuga 
. il  campò  di  Troian  prouoca  e tenta: 

E col  grido  e con  l'arme' l etcì  /ponenti 
Xn  dono  anchora  a qucfti  tutti  molti 
Che  tu  mandi  ad  Enea  , per  mio  configlió 
Xn  dono , o Re  de  gli  altri  ottimo , aggi  ugni 
Ueuinctfltuo  uoler  la  forza  altrui , 

Si  chttu  padre , tua  figlia  non  dia 
A cofi  egregio  genero  per  moglie  , 

Onde  la  pace  eternamente  duri . 

E fe  tanto  fpauento  il  cuor  n' ingombra» 

E jfo  preghiamo,  & impctrim  da  lui 
Tal  grada , eife  ne  uada,e  lafua  propri 4 
iurifdidon'al Re lafci ,eala patria  » 

A che  fin  fi  fouente , a cofi  aperti  , 3 

Perigli , efponi  e cittadini  tuoi  , l 

O capo  & o cagion  di  tanto  male  v.  ; . ' 0. 

Aladolente  Italia1,  ne  Ih  guerra 
N on  è falute  alcuna , tutti  noi 
Pace  ti  domandiamo  o Turno,  e'nfiem  ). 

Xnditalpace  folo  e firmo  pegno . h 
lo  primo , eh' a te fingi  effer  nemico  , 

E t dT ejfcr  non  recufo  y ecco  chio  uegno 
Humilmente  a pregarti , c'hauer  deggia 
Se  non  di mc,-detuoi,  mifericordia  y 
Pon  giu  l'orgoglio  cr  ma  [cacciato  Udirne  9 
Rotti  c difperfi,  affai  ueduti  habbtam 
Corpi  morti  giacer  four a la  terra»  . 

& degli  agricoltor  ueioui  i campi • 


di  VNDECIMO.  ^ jo f 

o fi  [ama  dhonor  pur  ti  commoue 
Se  tanta  forza  nel  tuo  petto  alberga  > 

E/è  t'c  tant'a  cor  la  rcgal  dote. 

D’ir  Contro  babbi  ondo  ardire  al  tuo  nemico* 
Si  perche  Turno  babbia  la  regia  moglie , 

Noi  turba  uile  > non  fipolta , o pianta 
Giacciam  pe  i campi  occiji  j anebor  tu  s'hai 
! Punto  d'ardire  , 0 di  ualor  paterno  , 

R ìfgvardalui,  che  già  t' affetta  e chiama  » > 

S* acce fe  a cotal  dir  di  [degno  Turno  ; 

E gemendo  mandò  da  la  piu  interna 
Torte  del  petto  cotai  noci  fiore , 

S empre  hai  tu  di  parlar  gran  copia  Dr  aneti 
Aflhorcfrc  tempo  di  menar  le  mani  : 

E ragunato  infime  ì padri  tutti 
Sei  fempr'il  primo , ma  non  fimpre  defii 
E mpier  laregia  di  parole  uane  j : 

Lequai  tu  faluo * uan  uolando  intorno  , 

M entre  che  largin  de  le  mura  tiene 
Uinimico  difeoflo , e mentr'i  fòfii 
1 No»  ueggiamo  ondeggiar  di  [angue  hunWìO  « 
Perciò  col  tuo  cianciar  [olito  tuona  j 
E me  riprendi  di  timor , perdbai  . ì 

Tanti  nemici  di  tua  mano  occijjl , > 

E i campi  di  trofèi  cotanti  ornati  « . 

Quel  ch’ardente  uirtu  fi  poffa , 0 Udgtié 
Tuoi  tu  ftcrimcntar,  poi  che  ci  fono 
GUnemici  uicini  > e a muri  inìorno  ♦ . ? 

Andiam  noi  loro  incontro  ? a chefifiai  t * 

Jn  cotefia  tua  urna  e fòlle  lingua,  j 

E ne  piedi  al  figgir  udoci  e frefii  t . v 


r 0-i  L I B R O.  *- 

5rmprc  Tarare , c la  bruttura  bauraif 
lo  [cacciato  ì or  chi fia  che  degnamente . , 
Me  [cacciato  riprenda , huom  trifio  & uileì 
Quei  che  uedute  haura  del  Troian  [angue 
Crcjcsrfupcrbo  il  T ebro  , e con  la  jìirpc 
T utta  d’Euandro  ruitiar  la  ca[a  : ' * 

Vibro  ami  er  uedràgli  Arcadi  ignudi. 

Vonnibancofifferimcntatoanchora 

Co'lgran  Pandaro  h itia  s cr  altri  mille 
Cirio  cbiu[o  entro  le  murale  circondato 
Va  V argine, inimico , uincitore 
Ho  mandati  in  un  di[olo  a t infèrno.  • t ' 

MuUafxlute  è nella  guerra  , o fiolto 
Soprai  capo  dEnea  ,[opra  te  fieffo 
Vi  cotaì  co[e , t non  uoler  le  menti 

Turbar  conuan  timor,  le  fòrze  alzando 

Ve  la  due  uolte  uinta  gente  al  cieb  -, 

Sempre,  e calcar?  italico  ualorc. 

Ver  f ami  Phrigie  i Mirmidom  duci 
J>  attentali  tutti , e con  il  buon  Titidc 
ìlg^and Achille  j 41  fiume  Aufido  a dietro 
Torna  fuggendo  del  mar  £ A dna  tonde . 

Se  temer  finge  de  le  mie  minaccie  , 
Ofielerato  artificio? inganno , 

Vie  piu  dggrauando  co'l  timor  la  colpi  » , 

Anima  tal  non  mai  per  quefte  mani 
perderai  tu,  non  dubitar,  fiia  pure 
Tecoj  erinqueflo tuo uil petto  alberghi.  , 
Vor  uolgendomi  a te  gran  padre , e tuoi 
Confiditi  [c  noti  pitoni  alcuna  freme  •• 

tielenojk’armii  cnclenoftrcfirzc* 


:r 


« V N D E C I M O NI  £10 

Se  pur  cotanto  abbandonati fiamo, 

Bt  uoltc  in  fuga  una  uolta  le [quadre, 

Bel  tutto  occifl  e rumati,  tema  . V 

Che  piu  fortuna  non  ci  ftdimofiri  ; 

Benigna,ilcor  ri  ingombra  3 èbenchenoì.i  1 
Le  noflrc  dcflre  difarmate  alzando 
Cheggiam  la  pace  ( bendi 0 pur  $' alquanto  : 

De  l’ufata  uirtu  regnaffi  in  noi) 

Ben  fortunato  Sogni fua  fatica , 

Bfòur  egri altro  piu  <f  animo  inuitto  r 

fu  chi  morio , pria  che  ueder  tai  cofe,  , 1 

Wiafe  denari  e gente  h abbiamo  anchori  ’ . d 
frefea  cr  intera,  e le  cittì  Latine' . . 

Me  daran  tutte  aita  3 e/e  del  molto  .•/; 

Sangue  [far fi  di  noi  fi  gloria  er  uanta  . l 

Lo ftuol  nemico,  anchor fatto  di  lui  .0 

Habbiam  noifiratio , e fono  eguali  e danti  % ",  o 
Berchefrit cominciar  con  tanto [corno  5\ 
Lafiiam  l’imprcfa  i e perche  tremiam  noi  - ' > 

Vria  che  fi  finta  de  la  tromba  ilfuono  t i 

De  tempi  i uarii  mouimenti,  molte 
Cofe  refir  migliori  3 e molti  anchor  a i\  Il 

Schermo  fortuna,  e^hebbe  agioco,  tquety. 
Vofiia  ripofi  nel  primiero  fiato , 1 

No«  cifoccorreran  gli  Et  oli  e gliArpi ) ■■il 
Cifia  Mcfapo,  rii  buon  Tolimio,  e quelli  ,k 
Che  tante  genti  nem&ndaron  duci; 

Ne  poca  gloria  è per  figuri  glieletti  - ^ 

L? Italia  tutta  e de  Laurcnti  campi, 

Ecci  de  la  nation  Volfia  Camilla  , . ■.& 

Che  le  fiorite fquadtedeUgento 


V 


. 


■JT' 


y 


<-:c  LIBRO  - . , 

trarrne  conduce.  Ma  feti  nimico  > 

Me  filo  ah  battaglia  afretta  e chiama, 

È filo  al  commuti  utile  rejìfto , r 

Non  figgo  tanto  la  uittoria , quefle  . > 
o<fùndo , che  per  fi  gran  freme 
Io  recufi  tentar  alcuna  cofa . r 

ìo  gU  andrò  incontro  fi  ben  fiffi  il  grande  » 

Achille,  e quelle  fleffi  armi  uefliffe 
Ver  le  monfabricate  di  Vulcano, 

loTumo,adalcunmaidegliauimiei  ' ; 
moti  fecondo  in  ualore 3 a noi  qucfl'alma, 

E fiocer  mio  Latin  dedico  e dono. 

Enea  fil  chiama  ,io  che  mi  chiami* l prego : ■ 
Verchepiu  tofio  trance  quefto  errore 
S'ira  è del  ciel,  non  paghi  con  la  morte » 

O s’è  gloria  er  uirtu , non  me  la  tolga. 
Q&flc  cofi  tra  lor  dubbiofl  e mefli 
Siflauan confutando,  aUhorch'Enea 
Cia  monca’ l campo,  e f ordinate  fchiere » \ 

Ecco  un  mejfi  uenir  correndo  fòrte  , [ 

Che  hcafa  regai  di  gran  tumulto 
E la  cittade  di fr  attento  empiendo  > 

R apporta  i Teucri  e le  Tofane f quadri  ; 

Val  fiume  T ibertno  in  ordinanza 
Scender  uelocementeinuerlemuram 
TOfto  del  uolgo  sbigottito  e meflo  } 

Vn  gelido  timor  per  f offa forre  , , 

Va  l'ira /limolata  e dal  furore 
Arme  la  giouentude , arme , arme  gridéL 
St  annofl  mefli  mormorando  i uecchi , 

Q&UÌ  dintorno ufi alto grido  U cielo  J 


«VNDBCIMO  >0 

D;  diuerjl parer  nato  percuote. 

Si  conti  quando  in  un  profondo  bofio 
S'afiembra  un  grani' efir cito  d'augelli  ^ 
O del  pefeofo  di  Padufa  fiume 
Ter  li  loquaci  J lagni  i rauchi  Cigni 
Empion  di  uocC l del  e le  campagne} 
Quinci r occajlon prendendo  Turno  9 
Radunar  il  configli  0 cittadini 
Ade  fio  è' l tempo,  e di  lodar  fedendo 
Lapacc , mentre  gli  nemici  armati 
V engon  con  firia  ai  alfalirne , diflè  * 
Coji  detto  c difiefe  Ulte fiale , 

A Volufio  lefchiere  armar  de  Volfiì 
Con  preftezza  comanda  j e r a M e flato 
Quelle  guidar  de  Kutuli  a canotto  $ ^ 
E Cora  co' Ijr atei  fender  le  genti 
Ter  larghi  campi  3 enfio  dar  le  porte 
A qucjli  , e / alte  torri  a quelli  impone  j 
1/  rimanente  conducendo  fico . 

Tofto  a le  mura  intorno  ogn'un/ifbargit 

Abbandonati  configlio  irrefiluto  * 

Turbato  il  Re  Latino  t'I  difirifie  : 

Molto  fi  incolpa  che  non  bauea  prima 
Ver  genero  raccolto  tncafaEnea. 

Altri  auanti  ale  porte  cauan  (òffe 
Vrofinde  3 lande  e dardi  portati' altri: 

Da  di  battaglia  il  fanguinofo  fegno 
ha  rauca  tromba , circondati  le  mura 
he  matrone  e 1 fanciulli 3 aduna  e chianti 
Senz' altra fielta  ognififio  3 ometadé 
I Igwbifogno,  elafaticaejkem  , 


■ ^.XIB  R O 

Vdlaltra  parte  la R eina  A mata  * 

$t  ne  ua  uifltando  ifdcri  tempi» 

Et  d gli  aitar  portando  di  Minerud 
I doni  » c l'accompagna  und  gran  turbi 
Tn  dome,  appreso  cui  compagna [tede,  r 

(Di  tanto  mal  cagion  ) Lauinia  bella, 

Chinatidterruicdfti  occhilucenti:  . 

Seguon  le  madri , e don  l'inccnfo  al  tempio % 
ne  Paltò  limitar  largendo  intorno 
Vrli,  lamenti , e dolorofi  lai  . 

CfacrofantdVergineTritonid 

Dea  de  le  guerre , con  la  man  pofjente  - / 
Del  Phrigio  predator  tarmi/pezzando» 
%o  getta  d terra [otto  f alte  porte . 

E (fo  con  furia  a la  battaglia  Turno 

$ accinge,  e gia.ueflit'kaldcor  azza  9 
E le  piaflre  difèrro, eie  gambiere  y 

D’oro  > e fcnz/elmo  ahchor  cinta  la /paddi 
E quinci  e quindi  njplendendo  d'oro  , t 

Senua  correndo  per  la  rocca  eccelfa  i 
E lieto  armato  l'inimico  afpetta . 

Come  canai  che  rotto  lacci  e funi 
Seri  fugge ratto  a i pafcoli , o ale  mandre$ 
O uago  di  bagnarli  al  fiume  ufato , 

Cb’ annitrendo  altamente  il  capofeuote > 

Et  horfu'l  cello , zrhorfouralcfpM 
Ufi  Mggì°n fiberzar  gettati  i crini* 

A cui  V egregia  giouane  Camilla 
Va  la  [quadra  de  Volfci  accompagnati  1 
Si  fece  incontro  O1  reuerente,a  terra 
D a cerni  di[ nontata  * il  ebefiet  mho 


04,  VsNDECIjuo 

Tutta  lafchier afra fot? effe  porte  5 
Cominciò  adir  cofi , Turno  f mai 
Alcun  fidar  nel fuoudor  fi  deue,  ' 

A me  da’l  core , e ? imprometto  certo 
A Icfluol  de  Troiani  oppormi  fola% 
Sola  gir  contr'a  i caualier  Tho fatti * 
Temetti  dunque , e fa  contento  ch'io 
Vada  prima  affalir  V amate fcbicre, 
Tfoftcncr  de  la  battaglia  il  pondo. 

T « frma  intorno  a la  muraglia  ifantu 
E folo  attendi  a cujlodir  la  terra. 

Cui  Turno  (gli  occhi  intentamente  fifrL 
Ve  la  terribilgiouanc  ) rifpofc, 

O uergine  > d Italia  alto  ornamento > 

Con  quai  parole  potrò  io  giamai 
Renderti  gratic  a tuoi  meriti  eguali  f 
Va  ( poi  eh’ ogn' altra  co  fi  uince  il  tuo 
infinito  ualor donna)  dtfìo 
Che  le  fatiche  compartiamo  infìeme  * 

Enea  (come  la  fama  fède  acqui/la, 

E le  da  me  mandate  afferman folte  ) 

A uanti  /finte  de  cauai  leggieri 
"Le [quadre , a perturbar  il  noflro  campo  1 
Tffo  per  gli  alti  e fohtari  gioghi 
Del  monte , ala  città  con  fretta  fende • 
lo  fare  una  imbofcata  mi  difpongo 
D'una  granflua  in  un  piegato  calle  a 
Del  monte  ambe  le  foci  ajfcdiondo . 

Tu  kcaudderiaT  ho  frana  affronta 
Teco  il  fòrte  Mcfiapo,  enficmc  aggiunto  •, 
Tm  de  latin  l'infegne , c de  Tibmi, 


t 

r «LIBRO  MI  ‘ v 

Cottimo  condottier  prendi  la  curi  * 

Cofi  dice  egli , e con  parole  tali  '> 

, Mcffapo  e gli  nitri  a la  battaglia  eforti 
poi  la  uia  prende  incontra  l'inimico* 

Siede  unauaUe  in  un  concauo  luogo 
Atta  a l'inftdic , cui  dijfeffi (roridi 
Ofcuro fianco  quinci  e quindi  preme  , 

Quiui  un  fretto  fentier  conduce  altrui  * 
Sopra  laqual  nel  giogo  alto  del  monte 
Hon  conofciuta  una  pianura  giace» 

E ficuri  ricetti  3oucjì  puote 

Odala  deftra  t oda  la  mancamano  > 

Opporfi  contra  l'mimichefquadre  , 

One  la fommiù  far  rcfìflcnza , 
buffando  giu  cader  gran fafii  a piombai 
Quiui  fi  puofe  il  giouane  in  agnato , 

tutoria  in  tanto  da  fupcrni  chiofin  , 

De  le  compagne  uergini  furate 
Vnaafi  chiama  O pi  uelocc  detta  , J 

Cotai  mandando  mefìc  uoci  fuori . 

A la  guerra  crudel  feriua  Camilla 
Vergine , e'n  damo  le  nofir'armi  cinge  » 

A me  uia  piu  che  ciafcuri altra  cara  -, 

Ne  nuou  o è quefto , c hor  le  porto  amore  $ 

O fubita  dolcezza  il  cor  mi  muoue 
Scacciato  per  inuidia  delfuo  regno  » 

E per  la  fòrza  de  nemici  alteri 
Va  Ptperno  città  partendo  antica, 
h figgendo  Metabo  in  mezzo  a tanti 
Remici  ormati  yfi  nc  portò  fico 
Vflfio  efiUo  compagna  la  fanciulla , 


«• 


Che  dal  nome  chiamata  de  la  madre 
CafmiUa,  detta  fi*  (trattone  fiora 
Solo  la  terza  lettera ) Camillo, 

Ejfo  portando  il  caro  pegno  infeno. 

Piu  temendo  di  lui  che  di  fi  fiejfo. 

Per  li  deferti  bofehi  fi  rì andana, 

E piu  ripojliy  e lo  premean  finente 
jjarme  ttimichc,  quinti  e quindi  fiar fi 
Gli  cran  dintorno  ognhor  i crudi  Volfch 
Ecco  in  mczz'd  la  figa  a un  fiume  an'm 
Detto  Amafenoyil  qual  tuttofiamo  fi 
E fuperbo  feti  già  per  le  molt' acque, 

Ch  le  nugole  in  quel  uer fato  hauti  nò* 

X,ui  ctìa  nuotar  già  fi  accingeua  tardo 
Il  grandi  amor  che  a la  fanciulla  porta » 
Temendo  ogn'hor  del  caro  amato  pefo , , 
Pur  poi  che  fiato  fi  fofiefo  alquanto, 

A mezzo  Chafia  di  un  gran  dardo,  il  quale 
J n mm  portaua  il  buon  guentir  ardito, 

D*  un  rovere  nodofo  al  fimo  fecco, 

Chiufa  e rauolta  pria  ne  la  corteccia 
D'un  j onero  la  figlia  annoda  e lega. 

Qual  poi  con  la  grati  man  librando  in  alto , 
Gli  occhi  leuati  al  cicUcofi  ragiona, 
Almaucrgine  Dca>hatoniafanta, 

■ De  le  filue  e de' monti  habitatrice. 

Io  padre,  quefla  mifera  fanciulla 
Dono  e colf  acro  a te  mimftra  e ferua* 
ti  * Ecco  che  fupplicheuolmenteil  tuo 
N cme  chiamando 3e  Carmi  tue  tenendo 
Per  Caria  lìeue  C inimico  figge* 

Enei,  di  Ver*  RH 


L I B 


. t • “ R O ^ 

Ui.c'hor  commetto  ile  non fluid  Mrt 
Tu  come  co  fa  tua  riditi,  o Dea.  * 

CIO  dettoci  braccio  mimo  a dietro, 
i durdopru  mimo  in  ulto  Uncini 

^/indente 
Di  U dui  fiume  rapido  crutlocc 
infelice  CamiHafafjÙQoio; 

^feflcjfo  Metéo.uljiumc.ilquuU 

w Ulema  premia  gun  turba  injrfla, 

f^VeoddonfacrouDiana  i 

„ bu/U  d un  uerde  herbofo  celio  fuelft 

^nulmnctucocufu,oiittIim 

Meno  fa  uitu  u guifu  épaflore 

proletari  ulpcflr,  monti. 

fffiSSSESfM*- 

-A  pena  eh  ella  le  uefeigia  prime 
cjpu  fermar fiura  la  terra  puote 
Che  le  grano  le  man  d'acuto  dardo 

7 k)0M<*zh  homeriarto,e ferali- 
n ucce  di  coprir  i crin  di  rete 
C orata,?  d' una  ricca  lunga  uefee 

^^^P^udaTigrc 

'^SSSBtSSl. 

fi  fa-aro  hmrla  nuora  indarno. 


0C  VU  D E CIMO 

E Ha  foto  di  me  feguir  contenta 
De  tarmi  mic,difua  uirgitutadc 
Conferita  cafia  il  dejìdcrio  eterno. 

Io  uolenticri  haurci  uoluto  eh  ella 
Non  s’haueffe  intricata  in  cotal  guerra 
E prouocati  a la  battaglia  i Teucri  , 
fora  a me  cara mia  hor,de  le  mie 
Compagne  elette  jhor  poi  che  i erudi  tati 
L apwnon,uanne  Kmphdichcue  fendi  . _ 

Val  cielo,d  uifitar  di  L atio  in  terra 
I confininone  con  augurio  trijlo 
ha  dolorofa  pugna  horfi  commette, 

P rendi  quefia  pharetrdjda  la  quale 

Vendicatrice  una  faettacaua. 

Con  quella  conuerrd  che  paghi  inficme 
Co’/  proprio  f angue  le  douute  pene , 

Chi  firM  fuo  cafio  e [acro  corpo:  ■> 

O Teucro, o Italioti  ch’egli Ji  fio* 

P ofeia  io  uelata  una  caua  nube, 
ìl  corpo  e tarmi  noti  fogliate  anchorù 
Ve  la  mìfcrd  giouane,con  meco 
Riporterò  alfepolcro  e patrio  adergo.  - 

ViffeiC  quella  dal  del  ratta  dijceje 
Per  tauri  lieiu,e  die  nel fccnder  fimo. 

Vi  nero  nembo  ricoperta  intorno, 

intantoataltemuras'appropinqua  < 

Vefercito  T roian,  gli  Hctrufa  duci, 

Etutt'inlìemelacauallcrid  , 

■ i»  ordinanza > la  campagna  s ode 
Per  t annitrir  pc'l  fremito  che  fanno 
lcauai,tuttarifuoMr  d’ intorno) 

RR 


> . - v» 


,3,1  ' 

fyX 

« * 
II 


+1  L I B R O >•> 

Che  /aitando  cfcuotenio  il  capo  al  freno 
Si  sforzan  ripugnar  fruente  indarno • 

Splende  la  terra  da  le  luci <T armi » 

A l'incontro  de  quai  da  f altra  parte  ,, 
Ne  oien  MeJfappo,ei  ueloci  Latini, 

E Cor4  co’/  fratel,cui  poi  la  [quadra 
Seguita  de  la  giouane  Camita, 

S'acconcian  l'hafle  in  mansuibrano  i dardi. 
De  gli  huomini  il  gridar, de  V armi  ilfuona 
S'inalza  fi  che'l  del  percuote  e pere. 

Già  tanto  /patio  quanto  é'I  trar  d'un  dardo, 
b'un'ejjcrcito  a f altro  era  uicino , 

Quand'il  romor  leuato  aprir  uanfi 
Gli  animofi  guerrier , frmpr'cjfrrtando 
1 frementi  defiricri  a la  battaglia  : 

Lanciati  di  qua  di  la  gli  acuti  dardi 
Spefiì  a guifa  di  neue,o  grandin  onde 
L'ombra  uelando  <f  ognintorno  quello. 
Toglie  a la  de  fora  da  mortali  il  cielo. 

Topo  Thirreno  el  fòrt'  Aconteo'nfiem 
Si  corroda  ferir  con  f bafie  aduerfè » 

E primi  con  grand!  impeto  e rouina 
Kompon  co  l petto  urtando  de  canotti 
il  petto,  feoffr  da  lontano  come 
fulminerò  tratto  damaccbinafajfo 
A contro  cade , t'I fiato  in  aria fr orge ; 

Tofto  lefcbiere  de  i Latin  turbate 
Riuolgcndos'in  fuga  g ettandopo 
Le  /patte  i fcudi,e  quanto  può  ciafcuno 
Ver fr  le  mura  il fuo  canaio  /pronai 
Cacciani  i Teucri,? I capo  loro  Afilé* 


E gias' auicinaua.no  a le  porte 
Quando  di  nuouo  alzatoci  grido  adietro 
To man  correndo  : uoltano  i Troiani 
fuggendo  a tutta  briglia  ì lor  cauatti. 
Come  quando  a uiccnda  il  mar  turbato 
Hor  con  ruma  [corre  a terra,?  getta 
Uondafyumofa  foura  gli  alti [cogli. 
Bagnando  co'lfuo  fen  V arene  extremt} 
Hor  ueloce fuggendo  a dietro  torna , 

E riforbendo  i fottofopra  uolti 
Sàpida  Vondejafcia  il  lito  afeiutto. 

Due  uolte  i Thofchi  i R utuli  sforzato 
Volger  le  [falle, e gir  uerfo  le  mura» 

Due  uolte  ributtati  a dietro  furo. 
lAa  poi  ch'il  terzo  afialto  incommctofii^ 
E s'intricar  lefquadre  infume  tutte 
Vun  con  Poltro  a combatter  disfidando ì 
Atthor  di  chi  mona  s'udiual  pianto 
Hel  già  fangu'alto , e ne  Vocaftone 
De  gli  buomin' infilici  e de  canotti 
Mcfchiatifcmpre  e fottofopra  uolti 
E corpi  cr  armi  andar  ueggonjl , [urge 
Affira  battaglia.  Orfiloco  il  cauatto 
( Perche  difirir  lui  non  hebbe  ardire) 

Di  Remolo, tòrcendo  thafta , fiere 
ìn  un' orecchiaci  fèrro  entro  uilaffa: 

Dal  qual  colpo  percoffo  il  dc&rier  s'alzi 
Confina  in  aria ,e  quello  a terra  fcuote* 
Cattilo  \oU,e  pofeia  Herminio  occide 
D'animo  grondone  di  gran  corpo,?  d'armi: 
Qu  telino  m me  lunga  e bionda  chioma 


H<  L I B R Q Mfr 

Ve&id  la  tejld , c nude  hauea le  fratte* 

Ke  lo  fbaucntdn  dir  di  o Idncie , tdnfó  . 

Auanzdfoprddi  grandezza  agli  Ma  r 

A quefoi  urì hdfld  i larghi  homenfora , 

stremando  raddoppia aluila doglia* 

Quinci  e quindi  difangutfl  tmmfoarfo* 

Ver  Vafere  e dure  piaghe  iguerrier forti  - •- 

Corrono  d fccHd  c gloriofd  morte . 

jnmezzo  a tante  occifoon  Camilla 

in  guifd  (PAntdZond  pharetrataf 

Con  ld  fomforafola  intera  mamma 

jAoltc  piegheuolt  hdfìe  uibr d c Idncid 

Qua  e la  [aitando  * hor  non  mdi  {tanca, pretta 

Con  tdfua  defora  una  tagliente  feurr. 

E le  pendon  da  thomero  fonanti 
Varco  doratole  tarmi  di  Diana: 

Vfi'ancho fé tathorfcaccidtd fogge*,'  , 

"Drizzavano  rìuolto , forai  tielocL 
Ufon  dintorno  lecompagne  elette , :-l 

Lama  e TuUa  ucrgim,c  Tarpeia 
La  focure  tacciai  forte  uibr  ondo-, 

Lcqudi  di  quante  hauea  t Italia  bella. 

Ver  ornamento  fuo  Camilla  eleffc 
In  pace  c'n  guerra  a lei  miniftrefidt . 

Quali  di  Tracia  lAmazonc  quando  \ 

Di  T hcrmodonte  uan  lungo  k ritte  • 

Con  loro  armi  dipinte  guerreggiando, 

O et  intorno  ad  H ippolita , 0 la  forte 
Vanthdfllea,dHhor  che  uincitrice 
B.iede fui  carro,etaccompagnan  liete  ( 


rt<V  ^DECIMO)#  }té 

Tacendo  có  i lunati feudi  ardite 
Grida  tumulto  le  fiminee  febiere. 

Oliai  primo, o ucrgin  cruddyO  qual c fremo 
^ Abbatti  ? o pur  di  quanti  morti  for pi 
"La  terra  fpargi  f a Eumcnio  pria  di  eliti» 
Piglimi  con  lungo  abete  il  petto  pajfa : 

Quei  cade, e nel  cader  di fangaie  utrfx 
"Larghi  riuiyC'l  terrcnfanguigno  morde, 

E fi  nel [angue  fuo  morendo  inuolue. 

"Dopo  ejfo  Linear  E egafoyde  quali 
Vun  mentre  di  racccr  cerca  la  briglia  , 

Del  cadente  caual  rouinajt altro 

Mentre  qucfl'aitar fi  sfirza>o'uuolc 

Porger  a lui  la  difarmata  mano. 

Cade  egli  parimente,  a qucfli  aggiugne 
JD  Hippot  ade  il  figliuolo  Amaflro  ’fegttc 
Con  Vhafla  di  lontan  Tereo  ucloce. 

Et  tìarpalico,e  "DemophontCyC  dir  orni. 

Che  piu  i quant'clla  il  di  lanciò  faette, 

T anti  morti  cader  Troiani  a terra*  \ „ 

V edi  da  lungi ’ l cacciator  Ornito 
Portato  da  un  cdUalPuglie/è,e>l  corpo 
E>i  frane  armi  ha  guernito, cui  la  pelle 

"D'un  brauo  toro  i larghi  homeri  cuopret 
Ampia  d'un  lupo  gola  e le  mafccUe  ' 

Co  bianchi  denti  ha  per  elmetto  in  capo > ; . ; 

Di  dardo  in  ucce  gli  arma  ambe  le  mani 
Huiudo  fufo  nodcrofo  e torto: 

Ejfo  in  mezzo  ale  [quadre  hor  quinci  hor  quindi 
S'aggirà,e  un  palmo  foura  gli  altri  auanza. 

Quefhuoko  ucr  lei,  Camilla  occide , 

* • • 


LIBRO  » 

(Neh fu  grati faticdytnfiigd uóltà  • ; 

Edfchicrd  ) e fard  l’inimico  morti 
Tui  cofc  dice . Tu  thofean  penfaui 
fiere  cacciar  nele  profonde  felue  i 
Venuto  e pur  il  di3che  le  pdrolt 
Vojlre  fiperbe  confèminili  drme 
Riprende  : d i pddri  tuoi  giu  ne  linfa  ni 
potrai;  fenzd  mentir  3narrar  cbeJoJU 
Val  fatc.br  ateio  di  Camilla  occifo, 
jZt  ciò  tifa  di  leue  gloriamaL 
Vófcid  vrfiloeó  eBute  duo  gran  corpi 
Trotini  occidcj  BUte  oppojlo  d lei f 

É due  tra  t elmo  e la  cor  azza  il  collo 

Scoperto  il  cduatlier  dintó/lra3e  dout 
pende  dal  fimflrhómero  lo  feudo. 

Trappola  tbdfld  con  V acuto  farot 
Orjiloco3  fuggir  fingendo,  ingdnni 
Co'l  raggirarli  da  f interna  parte 
Seguendo  lui,  che  languidi  di  fa 
poi  che  ridotto  thebbe  ou  cUa  il  uouc} 
teudtd  in  dito  ld  pojjente  accetta 
A duci  eh" in  don  le  richitdea  ld  uitd  4 

Raddoppia’ lcolpo,e  f armi3e  l offafchtdcctit 
E del  caldo  cernì  gUftntirgt’luóUó. 

I»  lei  fcontropl  guerreggi  ante  figlio 
V’Auno,de  tApennino  habitatore*  < 
fronde  Liguri  extremo,tnentr’difate 
Otte/lo  c quello  ingannar  gli  concedtróé 
Cojlui fmarrito  ne  la  prima  uiftd 
Si  flette  alquanto, t poi  ch’aperto  ui<U 
Di  non  poter  {campar  da,  ti  Keind 


fuggendo,  o tei  uokdrfi  altronde-, prefo 
^ingannarla  partito  cojl  diffe. 
ChepruoUa  excelfa,egloriòfo  fatto. 

Se  in  corficr  fòrte,o  fimind  ti  fidi ? 
t )ifmònta  à pièdi,e  meco  d pie  t'affronti 
Sui  campo  di  ambi  ugualjì  ucdrai  poi 
Cui  gtorid  Udnd  uerd  lode  apporti. 

PUd  noti  fpdUcntdtdydnzi  dd  grdut 
Ttolor  trdfittd,e  tutt'dccefd  dirà 
Sccfd,  e'I  cauallo  a la  compdgtid  dato. 

Sol  con  t ignuda  ffada  é conio  feudo 
Puri  dhttè  a piedi  t inimicò  dt  tende. 

Ma  fuèi,gia  ctbduer  tei  uintd  credendo 
Con  frode, uid  fenzd  dimora  figge, 
P'iuetocecaudl  ( uoltala  briglia, ) 
Ouantò  piu  puote  d ffron  battuti  cdccidU 
tiguro  fòlle  indarno  gonfiò,  indarno 
Varti  paterne  tubrice  tentafli: 

Uòn  porterdn  te  fatuo  al fatlacè  Anno 
Gl’  inganni  in  che  ti  fidie  quello  detto 
taudlorófdgióUdnc,iUcloci 
Pie moffe di corfoyétrdppdfio't cauottóg  , 
E dato  c'hcbbc  al  fren  dipigho, affalo 
ti  cauallicr,che  morto  a terrà  cade* 

Con  qUeWdgeUòlezzd  che  feguirt 
Suol  tal  uolta  ilfatcon  manier  da  un  faffo 
Aitò  con  tati  ttfe  la  colomba 
Sótt'ejfe  nubi,tprefa  sfènder  poi 
Con  t unghie  acute, onde  dal  ciel  fi forgi 
Cdfcdr  cotfangtie  le  {ficcate  piume. 

OU  guardando  qua  giu  Ui  cofe , ilforHtttO 


j>ddre,t  g r<m  Re  de  gli  huomini,e  de  i D et 
Dejla  il  Thirren  T arconte  a l'affra  guerra 
E con  non  molli  ffren  (limola  d'ira. 

Tra  morti , c quei  che  già  douan  le  (palle 
Spingevi  cauatlo , e con  uarie  parole 
le  [quadre  infiiga , (limola , per  nome 
Ciafcun  chiamando  a la  battaglia  infiammò, 

E fa  indietro  tornar  chi  fi  (ùggia. 

Ofempre  a tollerar  oltraggi  e feomt 
Thofcarti  auezzi  s ofempre  uili , hor  quote  \ 

ìnuoi  timer squal codardia  ? allcttai 
Vna  (emina  fol  ui [caccia , e quefle 
Schiere  in  fuga  riuolge  la  che  cingete 
Indarno  itjbro  l che  portate  in  mano 
Que/le  non  utili  arme  l hor  noi  non  fete 
Ne  le  guerre  et  amor  notturne  tali: 

0 pur  quando  di  Bacco  i chori  adunò 
la  piffera  piegata  ad  affettare 

1 cibi  e di  buon  uin  le  menfe  carche. 

Qucfi'è  tamor , quefi'c  lo  jludìo  uoftrfy 
fin  che'l  proffero  Aruffice  u'annunti j 

la  fi(la>e  che  ne  gli  alti  fiacri  bofehi  “ . 

Vittima  graffa  a diuorar  u' inulti.  ‘ _ 

Ciò  detto , in  mezzo  gli  nìmiciffigne 
Senza  temer  di  morte  il  fuo  cauoUo; 

E con  la  defira  man  Venulo  abbraccia : 

Giunta  a le  fòrze  è la  dejlrezza  tolto 
Del  fuo  cauallo , a fe  dauant'il  pone.  ** 

S'alza  a le (Ielle  il  grido , i Latin  tutti 
Riuolfcr  gli  occhi:  uola  effo  T arconte 
fer  U campagna , portandone  [eco  4 


t i 


E tami  e thuom',dc  la  cui  hafta  il  fino 
Spiccato  cerca  hor  quefia  parte fbor  quetU 
Del  corpo  ignuda , orici  tigncr  del  [angue 
Tutto  lo  pojja , e dar  il  mortai  colpo . 
Quegli  alo'iKontro  refiftendo,  lungo 
T icn  da  la  gota  t inimica  mano,  ...  i 

E quanto  può  di  non  perir  fi  sforza. 

Cori  Aquila  talhor , ch'alto  uolando  j 

Se  ne  porta  [rapito  ferpc ficco,  ' 
Inuiluppato  tra  gli  acuti  artigli , , c 

Qua  ferito  da  lei  sbrigarfi  tenta , - ; 

Volgendofclc  ognihoi • co  giri  intorno* 
Afipro  per  le  drizzate  fquame,e  leua 
Quanto  piu  puotc  il  capo  alto  fifchiandó) 
Ella  non  mcti  co’/  rofiro  adunco'l  preme , 

E tutto  a un  tempo  il  del  con  tali  fiere .. 
Non  altrimenti  de  la  [china  tolta 
De  Tiburtì  la  predaci  buon  T arconte 
Serìporta  dUegro  : ondti  Thineni  tutti 
Ve/èmpio  del  lort  duce  feguitando, 

E’/  profilerò  [ucce fio  de  Latini} 

Vrtan  lefquadre.e  in  quelle  impeto  fanno » 
Afl bora  Aronte  debitore  a i fati. 

Con  arte  molta^c  con  lo  frale  acuto» 

Da  ueloce  CamiUa  circondando 
Tenta  qual  uia  piu  (taffaiirla  è defirai 
Ouunque  in  mezzo  de  f armate  fchier$ 
La  uergin  fòrte  con  furor  fi  [caglia} 

Egli  la  fegue,e  le  di  lei  uefiigia 
, Quanto  piu  può  tacitamente  offertiti* 
Vostro  uolge  mdtrice  il  piede} 


\ 


E ì di  nafcofto  ilfren  veloce  torce: 

Hor  qucft’ adito, hor  quel  cere  a e circondò. 

Et  mbra  Vhafià  non  fallacelo  uona. 

Beco  per  forte  a fe  ned’ ir  dàuanti 
Cloreo  già  di  Cibcle  facerdote , 

Ch’ornato  rifrlendea  ne  l'arme  P Arigli» 

Et  agitava  il  corridor  /fumante. 

Cui  pelle  ricopri  a di  piume  inguifa 
Tefjuta  ^oro  e di  ferrate  lame : 

Ejjò  di  peregrina  por  por' era 
E <f  oftro  ornatole  con  la  defrra  i dardi 
Vicij  utbraua,e  li  fonaua  dopo 
le  fratte  il  dorato  arco,e’l  capo  d’oro 
Copria  celata, bella  uefìe  in  doffo 
Simile  al  g ruoco  di  colore  hauea  f 

Cui  d’oro  un  groppo  i feni  ondanti  legi 
E tonica  e gambiere  di  riccamo. 

Cofiui  di  tutte  f altre  [quadre  foto 
© per  [offender  tarme  a i [acri  tempi 
Troiane -,  o cacciatrice  ornar  fe  flejfà 
Del  rapit'oro,  perla  fchiera  tutta 
Giua  feguendo  del  dejìre  accefa. 

Del  defio  cieco  efeminil  c’hauea 
Di  quelle  ricche  e afe  danno fefrogliu 
Atthor  che  prefo  il  tempo  al  fuo  defio 
Commodori  fin  l'infidiofo  dardo 
lanciò, cofi  gli  Dei  pregando,  Aronte» 

O fommo  iddio  de  i D ei,cufìode  Apollo 
Del  fanto  monte  di  Sor  atto, il  quale 
Brimi  honortamo,a  cui  di  Pini  frcfjb 
he  cataftc  aeceniim0,e  mme& al  fuoco  * 


^ V N D E c I M o ^ 

Accurati  da  la  tua  pittate 
O Itr'icarboni  ardenti  andiam falcando* 
tior  mi  concedi  onnipotente  padre, 
Poter  quefìa  vergogna  con  quejl'armc 
Spegner 3non  già  le  foglie  bramo  3o  de  U 
Giovane  in  figa  uolta  alcun  tropbco 
Gli  altri  m'apportcr  an  miei  fatti  ledei 
Pur  che  quella  crudel  pejle  percoffa 
P>alcolpo3c'bor  le  do  cadaul  ritorno 
Sia,  enza  gloria  al  mio  paterno  nido. 

t €fati<}l  Phcl,0>Cr  noi  fi  ch>  una  parte 
t) eldefideriofuo  forti)]}  effetto, 
altrafc  ne  portar  uè  loci  e uentù 
Che  Camilla  occideffè  confentìo 
Alpregatorima  ch'eifaccffe  pofeia 
A la  patria  ritorno  non  conceffe. 

Spar  fero  al  vento  le  procelle  i priegbL 

^«e  conte  per  Uria  il  fuons-u£o 

ve  l hafta  tr atta  da  la  fòrte  manoj 
Ktuol/cr  tutti  a la  R eina  i Volfii 
Con gUammi  turbati  gli  occhia  effr 
He  dd  farine  de  tarane  del  dardo 
Cadente  foura  lei  dal  eie  Inaccorte. 

Infin  che  Chafta  fitto  lajbiccata 
Mammella  fiefa3del  ucrgineo fanoue 
Quanto  le  piacque  3 fitibonda  bebbe. 
Concorron  prejte  le  compagnie  care, 

® la  Rema  da  caual  cadente 
Sofkngon , figge  sbigottito  Arontc * 
vicn  di  timor  con  allegrezza  mìjlo , 

a la  vergine  opporfi  ardir  mbaue. 


vi*  . 


LIBRO  MI  ' $ 

Come  innanzi  chefiafeguito  da  le  ; v 
Arme  nemiche  il  Lupo  uccifo  hauendo  • 

O pajtor  o g jouenco  3 det  audace 
fdttocommcflb  confapeuol  fotto 
Il  ucntre  tratta  la  tremante  coda,  : 

per  gli  alti  monti  fuor  di  ma  fuggendo  * 
fiele  piu folte felue fi nafeonde, 

Cotal  da  gli  occhi  lor  ratto  ferì  noia 
Timido  Aronte,c  di  fuggir  contento  f 

Si  mefchìa  in  mezzo  de  1‘ armate  fquairc. 
£jft  morendo  di fua  manoil  dardo  1 

Tenta  trar  fuor , ma' l fèrro  entro  a le  cojtc 

Giace  ne  l’offa  con  profonda  piaga) 

Exangue  cade,  et  chiari  ardenti  lumi 
O • fiuri  e freddi  acerba  morte  rende , 

B'I  purpureo  color , che  già  ueftiM  x 

Le  bcUc  guancie , al  pallido , eh' in  ucce 
Di  duelfurgea , cedendo  l'abbandono. 

Coft  girando  adAccafoloparlo, 

Acca  de  f altre  fue  compagne  fide 
Ba  piufecreta , c quella  a cui  fole  uà 
mmfèftar  fue  cure,crfuoi  configli.  } 

Acca  forcUainfino  a qui  fon  uiffa) 

H or  quefl’ acerba  piaga  mi  da  morte  * 

Già  ueggio'l  mondo  in  tenebre  fepolto, 
fuggi, & quefle  mie  ultime  parole  » 

Rapporta  a Turno,chc  ne  la  battagli <k\ 
Entri, e i Troiani  da  le  murafcaccù 
Rimontivi  pace.e  con  tai  detti  inficine 
Abbandonando  del caualla briglia. 

Contro  fua  voglia  ettaro  wdarfllafcU,  $ 


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VND  ECIM  o -, 

VuZfCnÌ;mng,UcUt,i*à  ’ 

jf-ES: SvKSS™ 

CmiUd  caduta  la  battaglia 
; ZZ*US,n"^'>cofron/h,j?i  ■ 

ÌÌTr^^Hchi,  • 

b»^Ì3S22?’'‘** 

gassai- 

Q£<Jte  uoci  dolenti.  Ai  troppo  crudd 

oS£ts?Àte‘"-*  ; 

gsasass*  > 

S^tsss^  ‘ 


(«N 


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I 


J». 


* 


purgherà,  terrorfuo  con  degnò  morto 
pra  fottuti  mont'alto  di  Dcrccntio 
Re  di  Laurento  antico, un  granfepolcro 
Vi  terra*  chiufo  e ricoperto  d’una 
f refe' Elee  ombrofa-3oue  I4  bella  Dea 

Si  flette  alquanto  pur  piando  Muto* 

Voi  che  lo  uide  ne  fami  lucenti  > 

Tutto  tumido  e gonfio & che  ten'uai 
Quinci  lontan  i qui  drizzò' l pajfo  dijfe9 
Qui  a morir  uieni3a  ciò  che  de  la  morte 
Vi  Camilla  riporti  degni  premi : 

Tu  da  i i bali  ancho  haurai  di  Diana  morte f 
Si  dijfa  e de  l'aurata  fua  pharetra 
Vuor  trajfe  un  ftrcde3e  tefe  l'arco  in  guifi 
Chef  un  con  V altro  capo  fi  congiunfe» 

B con  diftanza  ugual  la  man  fini  firn 
Toccò  coH  corno  de  lo  frale  dfirro$ 

B col  neruol a deflra  la  mammella-. 

A pena  il  fuono  e loftridorfentio 
De/  flrale  Aronte,che  gli  fora  il  pdtoi 
Bjfo  che  geme  e fuor  f anima  jf  ir  a* 

Vi  lui  dimenticati  i fuoi  compagni 
Tafcian  nel  campo  poluerofo  c forano* 

Fece  Opi  allegri  l primo  ciel  ritorno ; 

' prima  dcValtre,  la  patrona  uccifa , 

F ugge  la  licue  [quadra  di  Camilla} 
fuggon  turbata  R utuli,econ  loro 
}l fòrte  AtindyC  gli  altri  duci  infierite 3 
eli  abbandonati  alfier  gettoni  infegne9 
Volgendo  in  uer  le  mura  t lor  caualli > 
u'c  chi  uaglia  a foflener  con  l'armi 


^ 1 


V impeto  de  T roian  c'ha  con  lor  morte  ì 
Ma  figgendo  riportano  i Latini 
Gli  archi  dijìejì  a le  languide falle  : 

Crolla  cól  corfo  l'unghia  de  cauatli 
il  putrefatto  campo , ondejìleua 
Vi  fólta  polue  un  nembo  in  ucr  la  terra. 
Vale fineflrc le  matrone  afflitte 
Eattonjì l petto , al  del  le  flrida  alzando  • 
Quei  che  primi  correndo  entraron  dentro 
Calcando  prone  V inimica  turba 
Me  folate  le  [quadre  infìeme  tutte . 

M uoion  miseramente  in  ejfa  entrata 
Vele  paterne  mura , e tra  le  cafe 
Sccure  : tentati  quei  chiuder  le  porte  , 

Ne  a i fupplicanti  lor  compagni  fono 
O li  d'aprir  la  fi rada , er  i medefmi 
"Riceuer  dentro  de  la  terra:  nafee 
Afra  e crudele  occifìon  tra  quelli 
Che  diffendon  Ventrata , e quei  eh' in  mezzo 
Si  lafcian  trafflortar  con  furia  a l'armi . 
Parte  di  lor  che  fono  efclufì3cade 
"Entro  le  fiffe  con  rouina  grande , 

Vauanti  a i lagrimos' occhiai  concetto 
De  nuferi  angofeiofì  fuoi  parenti . 
parte  correndo  a tutta  brigliajn  gufa 
Vi  machina  con  impeto  e ruina 
Percuote  entro  le  cieche  e dure  porte. 

Effe  matrone  a Volte  mura  in  cima 
(Quanto  può  de  la  patria  il  nero  amore 
Moftran  bcn)poi  che  uiddtro  Camilla 3 
Laudando  dar di3efafii?& imitando 


rii 


K l IB  R O W 

Con  rouer'in  cim'arfl , eflipC  l ferro 
Corrono  ardite  a gloriofa  morte . 

l n quefìo  a T,urno  ne  le  felue  afcofeo, 

Rcferifce  Acca  il  gran  tumulto , e come 
Morta  CamiUa  lefuefchiere  tutte 
Difordinatc  e rotte  in  fuga  uanno  -, 
Premonti  addofjo  gli  turnici  infefii, 

Chan  Marte  in  lorfauore,e  prefo  il  tutto , 
Piena  efjer  la  citta  d'alto  ffaucnto. 

Egli  (perche  cofì  uogliono  ifati  ) 

Di  furor  carco , i colli  ou'hauea  prima 
refe  l'infidic , e i bofehiafari  abbandono. 
A pena  indi  partito  ,eal  pian  difeefo 
E rd,chc  de  le  felue  ufecito  Enea , 

E fupcrato  il  giogo  alto  del  monte. 

Ambo  ucloci , e con  tutte  le  [quadre 
Ver  la  cittade  a piu  poter  fèti' uanno j 
Ne  l'un  da  l'altro  è molti  pafei  lungi. 

, Pofecia  eh' Enea  fumanti  da  la  polue 

I campi  e le  Laurenti  fchiere  uide 
D a lungi , e'I  fòrte  Enea  conobbe  Turno, 
E de  cauJliH  fuon  de  piedi  udio , 

Coni' anitrir  3 fetida  dimora  baurietto 
Cominciata  tra  loro  afferà  battaglia  5 
SePhebo  il  fronte  e il  fen  di  rofeejfarjo 
Già  non  haueffe  i fuoi  fianchi  corjicri 
Bagnati  entro  f itero  ,edel  di  in  uece 
Che  fòggia  ratto  : rapportato  notte  » 
Fermano  i campi  auanti  la  cittade , 
Circondando  le  mura  intorno  intorno  • 


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tfedET'  * 

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' DE  LL’E  NE  IDE  di 


Tradotto  per  M, Paolo  Mini, 
A M.  Pier  Filippo  Ridolfì* 


le  combattere  in  ifteccato  con  Enea  : ercojì  per  un  fuo 
chiamato  Idmone  mandò  a sfidare  Enea . llqualc  uolcn* 
ticri  accettò  la  disfida  5 er  tal  conucntione  fida  l'uno  e r 
t altro  con  folcnne  giuramento  conchiufa . In  quefla  rifa* 
lutione  per  comandamento  di  Giunone  interrotta  da  Giu* 
tur  na  ninfa  fioretta  dì  Tumo3mutata  netta  fialfiafiembìanzd 
di  Camerte  : er  primo  di  tutti  Tolunio  augure , promct * 
tendo  per  un  fai  fio  augurio  lauittoria  certa  a fiuoi3pafiò 
con  ma  arme  in  hafla  un  de  figliuoli  di  Gilippo , Enea  an * 
ch’eglinonfiapendo  àUrmntiUcagionc  delfiubito  tumut- 

MA  .. 


VERG  ILIO; 


? 


argomento/ 


ss  * 


mi  b IBRO,  >•> 

io , mentre  che  fi  sfòrzdua  di  far  ritir  Are  i fuoi  faldati , fa 
ferito  duna  freccia,  o1  non  feppe  da  cui}  però  fa  coflret * 
io  ufeir  di  battaglia . Laqudcofa  intendendo  Turno , CT 
perciò  parendoglihaucr  beUifiitna  occafione  di  far  bene  i 
fatti  fuoi , /ree  grande  uccisone  di  nimici . In  quefìo  mez 
Zo  Venere  hauendo  tolto  del  Dittamo  fui  monte  lda  di 
Creta, medicò  co  effa  il  fuo figliuolo.  Enea  ha  uedo  riprefe 
le  fòrze,  poich'egli  hebbeco  poche  parole  còfòrtato  Afe  a 
n io  col  fuo  efempio  alla  uirtu , corfea  faccorrere  t fuoi , c 
sfidò  Turno  alla  battaglia . Ma  non  comparendo  T umo 
< percioche  Giuturna , laquale  tratto  giu  Metifco  carret- 
tiere , gouernaua  la  carretta  di  lui , uggendolo  fempre  aU 
troucynon  gli  lafciaua  uenirc  alle  mani  ) fi  rifolfe  di  dar  lo 
affalto  alla  città , e accollato  l'efercito  alle  mura , cacciò 
fioco  ne  ripari  & ne  profiimi  edifici}.  Quiui  Amata  fti* 
mando  che  Turno  fòffe  morto,? impiccò  per  dolore  da  fé 
fleffa.  Intendendo  quefie  cofe  Turno , er  ueggendo  là  cofa 
ridotta  a tale , che  egli  hauea  in  ogni  modo  a combattere, 
Veglinoti  uoleua  comportare,  ch'uni  città  d'amici  fu  gli 
cechi  fuoi  ucniffe  nelle  mani  de  nimici , sfidò  Enea  in  iftec* 
tato.  Done  rimanendo  Enea  uincitore,  quando  egli  era 
già  per  piegar  fi  a compafiione  da  preghi  del  nimico  uinto,  9 
vedutogli  la  cintura  di  lui  futta  /falla,  laqual  Turno  hauea 
ìeuata  a Pollante  morto  da  lui , fubito  f alito  in  colera  > gli 
tacciò  Uff  oda  nel  petto , er  cofi  l’uccife . 


TVrno  poi  che  i Latin  già  rnitti  mira 
In  guerra  uinti , bora  fmarrirfi  >egf  alti 
Chiedergli  uanti  : cr  coi  uolti  er  con  gf  occhi 
Sol  riuolgerfi  à luì , piu  che  mai  d'ira 
Auampa , c T orgogliofo  à nuouaffenc 


. j 

»• 


«DVODBciMO)| 

_ Erg'  glammìgu  caduti  er  uinti  • * * 

sF^ta  ■;: 

cST"  Wo(r  ™~ 

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Tiotoc  purMoomat  ne  puonm  Ìuilì 

™&T*'  porumudUz 
p°*°<P«ft*mia  Mtniy 

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£^M¥&tS^T 

Gioudtieinuitto fonalo  nCn  * 4 ‘ '.  • 

^^t7JÌ°Sf . i 

'fwm>  vbcnutggu  vbfcarrt  ■ * 

I SS  Uj 


G? decidenti  che  puonno  er  le  cagioni 
Muoverti  ì queflo ) ingoiar  certame  • 

Se  tu  combatti  per  cittade  ò impero 
Tu  l'impero  pofiìcdi , cr  la  cittade 
Di'  Dauno  padre  tuo , oltrhfìa  in  molti 
Terre  prefeda  te  per  fòrza  d’arme. 

Se  tu  combatti  per  argent ’ od  oro , 

Hor  non  fai  tu , ch’i  ne  pojfeggo  affai 
In  tuo  pi  ò yfcnz'cftorti  a no  periglio  f 
JAa  fe  prender  tu  uuoi  quefta  alta  imprcft 
Per  guadagnar  Lauinia  mia  per  moglie  : 
Molte  limili  À lei,  molt’ altre  fono 
Vergini  in  Lazio  da  tor  per  conforti 
Dentr’al  dominio  del  mio.Laurenzo 
Tn  (angue  ittuftre  : rj  per  fcourirti’l  uero 
A fcolta  intento  quel  ch’i  ti  palefo , 

( Benché  noiofo  affai)  fenza  ufar  froi  a 
Non  uoleua’l  deftin  (cofì  parca 

Ch’egual  fòffe’l  uoler  d’huomini  CTDcj) 
Cb’i  maritaffe  l’unica  mia  figlia , 

A d alcun  de  fuo'  primi  amanti  : e pure 
Vinto  da  quel  amor , ch’i  porto  al  tua 
Valore  : er  dalla  paretUclla  uinto  » 

Et  dalle  molte  deUa  mia  conforte 
Lagrime  uinto , ruppi  patti  e leggi  : 

Et  al  genero  ì cui  l’hauea  promeffa  , 

La  toljl  : er  empio  poi  gli  mofii  guerra  : 
r a mdi  in  qua  : che  mi  jlcn  cajl  rei 
Auuenuti , che  guerre , e quanti  affanni 
Tul primiero foflcnga , intendi  er uedis 
Due  uolte  rotti  m generai  giornata 


• » 


A pena,  hor  dentro  a quefle fòrti  mura 
D'Italia  difvndtam  V ultima freme 
A tal  pam  giunti.  I / T ebro  ancor  del {àngue 
’NoflronoucUoj  ha  lefuetiepid'ondc, 

Et  (Coffa  ancor  biancheggia  la  campagna  : 
A che  piu  ritentar  nuoua  battaglia  ? 

Et  qual  mi  fa  cangiar  penfìcro  er  uoglia 
Follia  ? s'ifon  dopo  la  morte  accinto 
Del  mio  T umo  a pigliar  coftor  nel  regno 
Per  miei  compagni:  pcrch'or  ch'egli  cuiuo 
Il  fuoco  nonfrcngh'io  di  tanta  lite  i 
Ch'i  R utuli  dirani  eh' Italia  tutta 
S i metto  al  rifchio  di  morir  colui 
C No7  confenta'l  deflin  ) che  la  mia  figlia 
E7  parentado  mio  cotanto  brama  * 

Pon  mente  ben  quant'il  fucccffb  uario 
E'nccrtofìa  del  bellicoso  Marte: 

Babbia  pietà  del  tuo  padre , che  uccchio 
Et  mal  contento , hor  a per  molto  oggetto 
A rdea  la  patria  tua  da  te  dìfgiungc » 

C off  parlò  Latino  : e'I  furor  cieco 

Non  addolcio  di  Turno  in  parte  alcuno:  \ 
Fcrch'ei  crefce  uie  più , uic  più  s'accende 
Ch  eipiù  s ingegna  £ ammorzarlo  indarno • 
Perciò  j come  poteo  prima  la  lingua 
Scioglier,  cofì  parlò : Deh  pio  fignorc 
Quella  che  t'ange  hor  fi  noiofa  cura 
Ter  cagion  della  mia  ulta  : difgombra 
Per  l'honor  (Ccjfa  ancor  dal  reai  petto  : 

Et  porla  a rifehio  con  onor  er  loda 
Eafcimi ornai  i che'lnoflro  braccio  ancora , 

SS  uif 


L I B R O 

Hdfle  dure , t pefanti  romper  fuole , 

Et  fuol  la  tiofira  deflra  offri  e pungenti , 
Dardi  lanciare , impugnar  brando  nudo 
Et  [angue  trar  da  f ampie  fue  ferite  : 

Non  piu  con  f empio  fio  la  D co  fio  madre 
Chclfùggitiuo  copra  in  nube  uile , 

Et  poife  fteffa  tra  Udii  ombre  afionda  : 
Etfinio  di  parlar.  Md-  la  Reina 
Temendo  i patti  già  firmati , c'l  modo 
; Dicombatter , piangeua : ^Rinfiammato 
Et  pel  difio  fouerchio  in  uifia  ardente 
Getter  tcncua , fìntile  nel  uolto 
A donna  che  per  girfia  tofio  a morte . 

E tenendol  dicco:  Turno  per  quefle 
Inagrirne  mie  : per  quella  riuerenza  t 
( Se  mai  però  rìhaucfte  dUa  tua  Amata  ) 
Che  tu  mi  porti  : tu  Morfei  lagene 
D ella  uccchiczza  mia , chefeCl  bafiont 
Della  mia  uitd  afflitta.  T u dalquale 
jjònor  dipende  e’/  Regno  di  Latino 
Et  della  nofira  cafa , ch>in  te  filo 
Riguarda  » ogni  ffer anza , ognifalute  • 
Concedimi  quefl’un  : que&una  fammi 
Graziai  non uolcr  più  co i T roian crudi 
Venire  in  modo  alcuno  alla  battaglia  : 
Verch'inejfaquei  cafi auuerfierei 
Che  t'auucrran  ( cofi  ti  giuro  ò Turno  ) 
Teco  mificn  communi , e tcco  infìcmc 
Chiuderò  quefie  luci  odiate  : e mai 
Non  fifterrò  ueder , uincendo  Enea , 
DyeJJer  ferua , CT  chyei  gener  mi  diuegia. 


QWf/?c détta fua pia dolente  madre 
Tavole  udendo , con  fonivi  e pianti 
Accompagnò  L attinia:  ambelcguancit 
Roflc  bagnando  di  lagrime , t'ifeno  : 

Acce  fa  dentro  <f  honcfla  ucr gogna  ♦ 

Ch' in  un  momento  tra  la  ncue  ufeio 
Tal , che  la  Vcrgin  fio  nel  uolto , quale 
Diuicn  d' india  l'Auor , a' alcun  mai  d'ofiro 
Gli  fa  macchia  fanguigna  : ò comy  i gigli  , 
Bianchi  rojfcggidn ’ tra  uermigtie  rofe  : 
Pung'atlor  Turno  amore:  & poiché  gt occhi 
Gira  nella  donzella  amata , uicne 
Piubramofo  di  pugna , onde  riuolto 
Ad  Amata , dal  cor  quelle  parole 
Poche  traendo  cojl  diffe  : o madre 
N on  mi  fate , deh  non  (nel  prenderlo  ^ 

D uelftperigliofo  ) un  coft  trijlo 
Augurio  col  timor  uofiro , cf  col  pianto  : 
Perche  piu'n  libertà  non  é di  Turno 
Di  poter  piu  tardar , tei  morir  deue.  ' J 

E t perciò  idmon  uà  come  Araldo , e quefta 
Disfida  porta , da  piacer  non  molto 
Al  qui  figgito  di  Frigia  Tiranno  i ; 

Che  tojlo  che  uermiglia  ufeirà  fiori  ^ 

Doman  V Aurora  in  bel  carro  di  rofe. 

Ne  Kutolinonjf  ingai fuoi  Troiani: 

Perch'i  uoglto  hor amai, che  (Cambi  Carni 
Non  s' infangami  più , ma  che  noi  foli, 

A corpo  à corpo  diffiniam  la  lite  : 

Et  che  Lauinia  in  campo  fi  guadagli 
C onC armi  in  man,  chi  lauorrà  per  moglie. 


Detto  ciò  : co'l  furor  de  lo  importa 
A enfi  corre , e a [oliti  [cruenti 
C hied'i  cnungli , CT  poi  che  gtba  ddUdnti 
Gli  miri  CT  gode  di  fenttr  gli  altieri 
Anitrir  fieramente . Perde  dono 
Sa  chedOrizia  fir,  conforte  amata  - , 

DiBorealieue,  che  per  coft  rara 
A’  Pilutmo  ano  [no  gii  amica,  diede : 

Verde  la  nieue  di  bianchezza , e uenti 
Di  gran  lunga  uinccan  correndo  aproua: 
Stangli  le  guide  lor  dintorno  in  punto 
Et  bordi  petto  con  la  curua  mano 
Lor  jlropiccianio  uanno  : CT  hor  del  cotto 
Pettinando  i bei  crin  lunghi  e cafcanti , 

Et  egli  i dcjlricr  uifti  a parte  a parte 
Si  prona  pofeia  le  fini  arme  d'oro 
fregiate  tutte , er  di  lucente  ottone  9 
E'I  brando  acconcia  jiche  facil  poi 
Altrar  fuor  fa , e'I  luci#  Elmo  in  tefd 
Con  un  roffocimicr , s'adatta , e mira  , 
Acconciai  brando , quel  eh' cifro  iddio 
Che  del  fico  ha  f impero , alla  fucina 
Suafabricato , aUhor  cb'ei  piu  roncate 
Era , cnficato , dcntr'aU onde  brune 
Tuffò  difligc>c'n  dono  al  padre  diede  , 

Indi  con  gran  dcfirczza,  facilmente 
Da  un'alta  colonna  ch'era  apunto 
Vici  mezzo  ritta  della,  cafa > fiacca 
Vna  greu'baftc  d‘ Attore  d' Arunca , 
eia  fiogha , er  poi  la  pon  uibrando  tn  refià 
Cofi  dicendo,  Hor  òh  afe  che  mai  , 


Vonfific  i colpi  miei  d'effetto  uoti 
H or  hord  el  tempo  : già  del  gran#  Attorti 
Et  hór  di  Turno  ld  defira  ti  porta  ; 
ìr'd  chi  abbatta  il  corpo  : er  del  ujberga 
V affato  rx  di  mia  ntan  rotto  difarme 
il  mezo  huomo  Troiano , er  con  il  firn 
Rouent'i  crini  inanellati  & unti 
Di  mirra  j ancor  tra  ld  polite  fòtterri  ; 

Cefi  di  gran  furor  prefo  fauclla 
Turno  er  nel  uolto  del  fuo  ardor  dimoftré 
Le  f amile  palefl  : er  fuor  He  gnocchi 

I rati  y fol  uiuo  fòco  tfauiUa. 

Qual  Toro  irato , che  nel  primo  affatto 
fà  anda  fùor  mughi  pauentofì , o7  corno 
Driza  nel  tronco  di  qualch'arborfolo 
Per  inuelenìr  più , pofeia  che  gPurti 
"Delle  file  coma  alucntodarfìuedet  ,'i 

Ouer  co  i pie  P arena  raffaefparge 
Ver  incitarfi  alla  futura  pugna, 
fk  men  in  qucfto  tempo  Enea  [degnato 
E'nuclcmto  contr'a  Turno , e'ntento 
A deftart' entro  al  gencrofo  petto  ■■  I 

II  marzial  fùror  l'impeto  cr  l'ira  > ■ 

Con  Panne , ch'alia  fua  madre  gii  fio 
Vulcano  il  crudo  ; cr  fi  rallegra  affai 
Che  t'habbia  a terminar  fi  lunga  gUtYfé 
Co  i patti  offerti  : e'ntrepidi  e ficuri 

R end'i  Compagni  col  mofirarfi  lieto  i 
Et  [cacciando  di  Giulio  ua'l  timore  *. 

Col  ricordargli  Patte  loruenturei 

LtÀgPimbafciddoriindicmmmJUi  N 


Che  ritornino  indietro  al  Re  Latino 
Btlarifrofla  chiaramente  in  fuo 
Gli faccin  nome,  cr  poi  gli  narrin  tutti 
D ek accordo  i capitoli  cr  le  leggù 

faceua  l'altro  giorno  à pena  d'oro 

Col  fuo  frlendor  de  monti  l'alte  cime 
Mhor  ch'il  capo  del  profondo  feno 
Cauandel  mare  i cauagli  del  fole 
Che  per  le  nari  aizzai  cielo  il  lume 
Spirano  al  mondo  : quando  fotto  f alte 

Muradettacitùiconlegniercorde 

Affettando  co  i Kutoli  i Troiani 
Giuanoil  campo  quadro  3 oue'l  duellò 
Par  fi  douea , de  due  f amo  fi  proci  : 

Et  perci'o'nmezo  d'effo , il  focolare 
faceuarì altri,  altri  a communi  Dei 

jiizzauandiGramignaaltarcouertOt 

; Et  altri  un  fónte  di  frefe'  acqua  e chiara 
Portauan  lieti  in  man  > col  fuoco  3 tutti 
Di  bianco  Un  uefliti,  e'I  capo  cinti 
' E'nghirlandatt  difacra  V erbetta  : 

&opp'*  quefiifeguiano  àfchiera'afchiera 
Per  una  porta  delgia  poflo  campo 
Armati  quinci  gl' Aufonij , cr  quindi 
Per  Foppoflta  porta , co  1 Troiani , 

Tutti  i Tofcani  entrando , armati  d'arme 
Varie , CT  couerti  di  fèrro  lucente > • 
Come fi  M arte  gli  chiamaffc  in  guerra: 
Tra  quefli  ornati  di  Porpora  cr  d'oro 
Córrcan  hor  quinci  hor  quindi  i Colonnelli  9 
Mnejieo.  turi  e d’Affaraco  cr  AfUa  ; 


lìaltr'c  Mefapo  di  Nettunno  figlio 
fiero  caualcator  dì  ogni  cdUdUo  ; 

Ha  poi  eh' cl  figlio  diè  la  torta  Tromba 

Che  tdccid  ognun , eli  ognuno  il  campojgombre 
Cidfcuii  s’accofta  di  de/hndto  luogo 
La  lancia  in  terra  ficca , c’w  terra  pone 
bo  feudo , per  mirar  piu  queto , contento  \ 

V alto  certame  : er  dentro  alla  cittade 
Lefconfolate  madri , e r difiofe 
Di  ueder  pugna  fifamofa  er  fiera 
Sparfe  in  piu  luoghi , con  t imbellì  eruile 
V olgo  er  co  i uecchi  tolte  torri , c i tetti 
DeUc  cafc  ingombrandoti  altri  affai 
SuriueUin  delle  piu  alte  porte  y 
Della  Città  fol  per  ueder  faliro . 

Via  Giunon  rimirando  da  quel  monte , 

C hor  per  Alban  fi  tien , il  per  eh' in  quei 
Monderà  fenza  nome  honor  er  gloria  i 
Il  campo  contemplano , er  ambe  due 
De  Laurenzi  er  de  Troian  le  fchiere 
Et  la  R egdl  Città  del  buon  L atino . 

Onde  Dea  fendo  fubito  riuolta  r 

Di  Turno  alla  foreUa  Iddea  de  laghi 

Et  de  fiumi [onori  ( ilqual  onore 

Ver  la  uerginità  ch'ei  già  le  tolfe 

Gioue'n  premio  le  diè  ) cofii  la  lingua  * 

Sciols'à  parlare . O Ninfa  onor  de  fiumi 

O à noi  grata  four'ogrì altra  Ninfa 

T ufai  com'io  tra  tutte  t altre  Ninfe 

Latine , che  del  mio  liberal  Gioue 

Son  entrate  ncllctto  ^tion  con  molto  a 


• • 


D VODHCIMO  ^ 

.Quefio  non  è } foUccita , e r fc modo 
Alcun  c'è  , [campa  il  tuo  fratcl  da  morte  ; 
Accendi  la  già  fedita  guerra , rompi 
L’accordo  fimo  e ftabilito  > ch'io 
T i/drò  (face , e crefccrò  V ardire . 

Cofì  detto  Giunon  partio  lafciando 
Dubbia  Giutuma,  zr  di  ferita  acerba 
Il  cor  piagato , er  turbata  la  mente . 

Intanto  il  [acro  Re  ( quinci  Latino 
Portato  four'un  carro  iHuftr'e  d'oro 
Va  quatro  bei  destrieri , c'I  capo  ornato 
Vi  corona  regai , fregiata  in  guifa 
Velia facra  del fol  Auofuo  lUufere 
Vi  dodi  ci  bei  rai  <f  oro  lucenti . 

E T urno  anc or  con  barbarica  pompa 
Va  due  fieri  corfìer four’ altro  carro 
Tirato , er  di  due  firt'bajle  pe fanti 
; V'aguto  ferro  ben  guarnite  in  punta 
La  mano  amato  : er  quindi  il  padre  Enea 
Padre  della  Romana  inclita  gente, 

Vel  lucid'Etmo , er  dettame  cclcfU 
Tutto fendente  con  Afcanio'l figlio 
V altra  fecranza  de  l’eccelfa  Roma  ; 

A piedi  entrato  in  campo  3 c'I  Sacerdote 
In  pura  uefta , una  porca  noueUa 
Et  una  Agtiella  di  due  armi  ancora 
Non  mai  tofata  più , portando  four  et 
L aitar  fagrato  : apprefialfèco  ardente 
Po/è  diuoto  3 allhora  ambi  riuolti 
A chiari  rai  del  Sol  nafeente , Farro 
A gl  infernali  Iddcifearfcro  & Salti 


* Hi  IIBRO1^  ' 

Et  (Càmbi  gl  animai  fegnar  le  tempie  - >- 

Col  fèrro  dento , er  eoti  le  fiere  tazze 
Sparferfoura  V aitar  poi  uinfrumofo , 
ìndi  il  pietofo  Eneariuolti  gt  occhi 
pi  mono  al  ciclo , CT  la  tagliente  Jpaad 
fortemente  ftringendo , a pregar  mojjc 
Cefi  la  lingua  ♦ O Sol  ch’el  tutto  uedi 
Sia  testimonio , alle  promcjfe  ch’io 
Sinceramente  hor  faccio  : e tu  chefet 
Cagion  che  tante  mie  fatiche  e tante 
Potuto  ho  fofiener  facrata  tcrr a : 

Altitonante  Gioue , er  tu  Giunone , 

(Ornai  propizia  più , benigna  ornai 
Più  fimi  ò Dea)  tu  g enerofo  Marte 
Che  col  tuo  nume  a tuo  uolergouerni 
Tutte  le  guerre  : er  uoi  finti , Cf  uoi fiuttn 
( Perch’io  tutt’hor  ui  inuoco  in  tefimoni  ) 

Con  tutti  glialtri  fiacri  e fanti  I ddei 
Cofi  del  ciel , come  del  mar  profondo  : 

Se  Turno  umeitor  refi’ oggi  in  campo 
Sieno  i uinti  obrigati  > alla  cittade 
fiitirarfi  tfEudndro , er  Giulio  ancori 
A ceder  le  ragion , eh’ ci  del  dominio 
fim  d’Italia  : er  mai  per  l’auucnirc 
. Non  pofiin  ribellarli  ò muouer  guerr4 
I foldati  4* Enea  ajfue&o  regno  ; 

Ifld  fe  Marte  benigno  la  uittoria 

Ci  darà  com’t  /pero , er  bramo  e?  P?eZ° 

Che  uoglino  i benigni  e fanti  I ddei  ; 

Io  ; che  gritalian  fogge tti fieno 

A miei  Troian  non  uoglio , ò chtggio  Rfg«o  : 

Mabcn 

• • 

« - 


«V 


DVODECIMO  M»  $2$ 

jyi  a ben  che  luna  e r l altra  muitta  gente 
Infume  cori  eguai  leggi  fi  regga  : 
lo  prò  pura  l’infcgnar  i [acri 
Riti , e le  cirimonie  : cr  quali  iddif 
Guardar  fi  daino  cr  rÌKcr/r . L uftno 
SMoccro  mio  det  regno  haurà  7 goucrno 
E renderà  ragion  fempre  imperando 
Senza  hauer  fuccejforfin  c haurà  Ulta:  * 

I mie  Troiani  hauran  foli  l' incarco  J-> 

D'edificarmi  la  cittadej  cui 
Vara  Lacinia  mcmorabil  nome ♦ l , 

Co  fi  promeffo  Enea prnnicr,  Latino  7 » 

Poppo  feguiofif.o  guardando' l cielo  » 

’B'nuer  le  ftcUc  la  fua  dcjlra  alzata  j 

Ter  la  medefma  terra  ( dijfe  ) Enea 
Prometee  giuro  anch  io , cr  per  i figli 
Di  Latona , cr  per  Gian  Dio  di  due  fronti  r 
Per  t infirmai  potenza , cr  per  il  facro 
Santo  Dite  lodai  miei  giuri  colui 
Che  col  filmine  fuo  conferma  tutte 
he  promejfe , ergi' accordi  de  mortali 
( Perch'io  tocco  l' aitar  giurando , e chiamo 
Per  tefhmon  quefii facrati  fiochi 
E quanti  haue  la  terra  e'I  Cielo  Iddei) 

Come  tempo  alcun  mai  non  fa  che  rompa 
Queft' accordo  all'  Italia , e quefti  patti  : , 

( Succeda  il  fatto  come  piace  al  cielo  ) 

Che  dall'intera  lor  giufla  offeruanza 
N on  mi  rimouerà  Fortuna  ò ucglia  : 

M onfela  terra  ben  fl  cangi  in  acqua 
. Perdiluuio  nouel  : non  fe  nel  cieco 

Enei,  dì  Ver.  TT  — . 


Ab  iffo/ìtraiformiit  chiaro  cielo 

Et  come  quefto  mio  fccttro  regale 

( Pereti  egli  a cafo  in  man  lo  fccttro  hauti  ) 

Eiu  non  germinerà  rami  noueUi 

Di  uer di  ornati  cgiouinctte fòglie  . - .» 

- Et  piu  co  i rami  fuoi  non  fari  ombri  - d 
Send' egli  flato  una  fiata  fola 
Da#  e frema  radice  entro  la  fclud 
Tronco , ond'ei  manca  del  materno  umore* 

Et  ha  perdute  le  chiome  cr  le  braccia 
Mercè  delfino  : cr  doue  effo  pur  dianzi  . 
Er'arbofceìlo  : hor  dalla  dotta  mano 
Dibuonmaftrocouertodifin'oro 
E'  dei  Re  de  Latin  fccttro  honorato  , 

Cofl  non  romperà  giamai  Latino  - 

Q uefli  ch'ei  giurat'ha  patti  er  accordi • 

Con  quefli  giuri  e fimi?  altri  affai 
F ermaron  i due  Re  nanz'il  co/petto 
De  lor  Barom  i capitoli  e patti  < ,;v 

Del  nato  accordo  pel  duci famofo:  y. 

Vofcia  le  beftie  già  purgate , e pure 
Scannar  nel  mezzo  delle  fiamme  ardenti 
Et  le  uifcerc  lor  uiuenti  ancora 
"Raccolte  tutte  : dì  effe  i uafi  colmi 
Roferfottra  ? aitar  puri  e deuoti, 
MadRutolià  parer  cominciai' era 
Già  molt' manzi  quella  pugna  male 
Bilanciata  : er  già  tutti  in  uarij  modi  ' • * 

Colmi  hauen  di  timori  petti  e pregni: 

Et  hor  uie  piu , che  miran piu  dapreffo 
Quanto fien  difeguai  f ambile  terze  ; : 


mt 


Oltr’icheque/lolortimoricvfce 

Vt  adorando  poi  con  gl  occhi  b4‘  - 
Mcbclordapiuditcmercuoto 

Vel  primo  pelnonbencouero  ancora 

E'i  pallido  color  ch’ai  tutto  1"rP°  . 

cjafi  ci  paucnti  eterni  afa  fa"  Lane. 

^éoLr.poichcGimrniUidc 

%tipUcare,&cheUmawmpm  ■ 

Comincimi  a temer  de  uo g , • 

Tnlefquadre  (prendendo 

ItcMc'hiUeidigT^tMr, 

origine  di  fingue, e nomccburo 

Vii  paterno  udore , <7  eri  in  arine 

nmofo iffé , ilfii <raoctCJ  „rmo 
Tn  lefquidrc  entfi , ben  mflrutt  <«p  etto 

pel  parer  dcU'efcrcito,crromon , 
SemmiUirij.crpoicofifme^ 

Ko»  «i  prende  ( oimc  ) rojjiwrgogi 

^olttirril^tilmiSmfM  ■■ 

Ver  cofe  tilt  e tante i hornonfumnol 

Vari  di  fòrze,  e di  numero  eguali  . 

A gli  muerfirij  noftri ì ecco  qui  “ 

I Troiani  & gh  Arcadi]  : ecc  g 
Che  di  fati  qui  {corti  e/fer  II  uan 
Et  la  Tofca  nailon  nemicai  Turno  : 

Hor  nonuedete  uo i , che  de  ll(m.‘c* . . .. 

( scnoiuegniamconlorooggi  agiornati) 

Tocc’unmczzopcrunatutttnoi. 

Egli  per  fami  fii  portato  a«oi<>  [ 

Triqrngndieiloim'mfmUdtin 


Jffioffcrfhd  per  noi  la  ulta  e Vaimi  , 

E fempre  in  bocca fia  di  questo  e quello  : 
No/  perduta  la  patria , al  finconfiretti 
Sarem  pur  a feruir  gente  fir anitra 
Cboraoziofi  fegghiamfuquefii  campi • 

A tai  rampogne  > i gtouani  fupcrbi 
Tutti  d'ira  > er  di  [degno  s>  infiammar  o: 

E t per  le  [quadre  il  mormorio  s’ accrebbe  » 
Tal  che  quei  che  cbiedean  già  po[a  e pace 
A tanta  guerra , hor  la  fatica  e l'arme 
Chieggon  ardenti , e pregan  firettamentc 
Che  l’accordo  fi  rómpa  ancor  che  firmo  » 

Et  bau  pietà  grandifiima  di  Turno * 
Aggiunge  appreffo  à quefi'alti  r amori 
Cofa  da  muouer  piu  Calme  già  mojfe 
Giuturna , e?  fu  nel  del  unfegno  apparfo 
Che  da  lei  moftra  à Rutoli  con  arte  * 

Gli  turbò  piu  d'ognidtro  augurio  e fegno. 
Queflofii che L’Vccel di  Giouc,  quafi 
Di  dorato  color , per  l’aria  à uolo 
“Poggiando  dona  à certi  uccei  pdufiri  » 
Che  Jbidendo  fùggian,  la  caccia  » qu  onda 
Calai' alV  onde , un  bianchifiimo  Cygno 
Il  fierrapi  co  fuoi  rapaci  artigli  ♦ 

A Uor  che  tutte  Indiche  menti 
Intente  fi  uoltaro  : e'nun  momento 
Ecco  gli  uccei  cb’eranin  fuga  uolti 
[Cofa  cerfa  uederdi  jlupor  piena) 
Stridendo  fi  uoltaro , er  con  le  penne 
"Loro  ofeurar  riuolte  il  chiaro  cielo  » 

Et  di  lor  fatto  quafi  un  folto  nembo 


« D VODECIMO  $0  j$| 

A ferrar  il  nemico  incominciaro 
T anto  ch'ai  fin  dal  lor  impeto  uinto 
Dalla  fòrza , er  dal  pefo , in  abbandono 
Mcjfoy  la  preda  de  gli  acuti  artigli 
Lafciò  cader  nel fiume,  e a tutto  uofa 
A fuggir  cominciò  per  f alto  cielo. 

Prendono  aUhor  quefl' Augurio  lieti 
I Rutoli  3 cr  alzando  al  del  i gridi 
S'accingon  alla  pugna  ardenti , c'I  primo 
T oluntiio  V I ndouin  : quell'era  quello 
Ch'i  ho  mai  fempre  difiato  ( difje  ) 

Et  quefl ' è de  gli  I ddij  la  fiabil  uoglia  , 

Co/i  la  conofcio , per  tal  la  prendo  : 

Prendete  l'arme  iZfme,  me  ornai  feguiti  ' 

Rutoli , che  quell'empio  fòrajliero 
Come  timidi  augei fpauenta  : e lidi 
V ofbri  mette  per  fòrza  a fimo  3 e'n  preda;  • 
Egli' n fòga  fia  me  fio , er  remi  er  uele 
fuggendo  adoprera  falcando' l mare  j 
Dunque  tutti  d'accordo , unite  inficine 
Lefchicre  uofire  3 e ben  ferrati  e fretti 
Con  leuoftr'armc , il  uofiro  Re  jaluatc. 

Co  fi  dific  T olimmo , e dato  dentro  \ - 

Lanciò  contr'inemici  il  primo  dardo  : 

Pifcbia  il  corgnuoluolando , & l'aria  fènde  ' 
Veloce  per  non  gir#  effetto  uoto: 

Onde fubito  al  cielo  andar  le /Irida  9 
Si  turbaron  le  J quadre , cr  pel  romorc 
Leuato , 1 cuori  e ifmguis' infiammare* 

Gìunfe'l  dardo  lanciato  a punto  dou? 
hran  notte fategli  lUu/tn  e chiari 

TT  lij 


*1  LIBRO  W 

Del  Arcado  Gilippo , e d'urta  Tojca 
Donna  tutti  figliuoiformofì  e fòrti 
E t Sefii  uno  il  piu  giouane  cr  piu  betta 
Armato  di  corazza , a punto  in  mezo 
Doue  noi  logboriam  fìtto' l bellico 
Vefl'ò  cintura , col/è  in  parte  doue 
Era  la  fibbia , e r uia  tra  cofia  e r cojìa 
P affato' l tutto , nella  bigia  arena 
Quafi  frenato  agncl  morto  diftefc. 

to  che  ucduto  gl' altri  frati  ( fchiera 
Animofa , cr  pel  duol  nuouo  infiammata 
D'ira  di  fdegno  ) chi  la  frada  impugna 
Et  chi  in  man  da  fondare  i dardi  prende  : 

Et  tutti  Sira  ciechi , cr  di  furore 
impetuofi  uan  per  far.  uendetta  : 

Contr'i  quai  fi  riuolgon  quafi  tutte 
De  Laurenzi  > CT  de  Latin  le  fchierez 
Onde  i Troiani  ancora  cr  gV  Agilini 
Con  gli  Arcadi,  che  uanno  armati  in  guerra 
D'arme  fregtate  in  uarij  modi  furo 

, Cofhettiaguifa  dirapido  fiume 

per  dar  foccorfo  loro , entrar  di  nuouo 
Ncfld  già  cominciata  afrra  battaglia 
Tanto  brama  ciafcun,  tanto  difìra 
D'adoprar  dardo  acuto  & froda  CT  lancia, 
fur'à  queft'afrro  affatto  e'mpetuofo 
A facco  me  fi  tutti  ifacri  altari  * 

Et  per  Varia  uolar  quafi  airo  nembo 
Dardi  infiniti , che  piouero  interra 
poi  come  grojja  e rouinofa  pioggia  : 

A facco  andato  ancora  i uaft  tutti 


dvodecimo  nt 

E i fòcolar  del  facrificio  finto . 

Fttggf  il  gran  R e Lutino , & grida  er  mofbrd 
Ch' offe  fi  fon  tutti  gl' iddei  pel  rotto 
Accordo  : al  tri  i cauai  giungon  a i loro 
Carri  ueloccmente , ò con  un [alto 
De  tor  fòrti  deflrier  montano  in  felli  : 

Et  lafpada  impugnata  entrano  allegri 
N el  cominciato  affalt'e  fùriofo . 

Viefapo  intanto  il  Re  A ulcfle , d'arme  * ■* 

Re  ali  armato,  cr  di  nazion  Tirreno  ) 

( Per  far  C accordo  piu  torbido  e nano  > 

Vrtar  uuol  col  canallo , cr  ei  lo  sfugge  , 

Et  nel  urto  sfuggir  mi  fero  cade 
Supin  foura  un  aitar  eh' apunto  a corchi 
Gt era  dietro  le  fratte:  onde  Mefapo 
Inuclenito  piu , ffing'il  cauaUo  ' 
Sour'ejp) , cr  con  la  greue  e dura  lancia 
Quafi  antenna , il mefehin , chiedente  indarno 
Mercè , fèria  di  mortai  piaga , cr  pofeia 
Goflpien  di  furor  diffe  cr  difdegno  ♦ 

Quefl'è  già  morto,  cr  c miglior  affé 
Oflia  d'ognaltra , eh'  agl'  Iddei  communi 
Dianzi  offrir  fi  douea  fu  nolbri  altari  : 

Corron  afualigiar  quel  morto  ( ancor  A 
Cald'e /furante)  di  Tur no  i faldati  : 

Quando  Corineo  prefo  un  de  Tizzoni 
Del  facrificio  pio,  eh' ancor ardea 
Ad  Ebufo , che'ncontro  gli  ucnia 
Per  ferirlo , abbrucciò  la  faccia  in  guifk 
Che  la  gran  baroa  fua  fiamme  lucenti 
tettando , al  tufo  odor  d'arflccio  diede , 


' LIBRO 

Et  fatandogli  foara , il  mifer  prtfe 
- Con  U fìmflra  pc  capegli , €T  pofcid 
batoli  col  ginocchio  d’urto , cn  terrà 
Difhfol  tutto  gli  cacao  ne  fianchi 
Tutta  la  Spada.  Podalir io  intanto  \ 

Alfo  franco  pafiore , e tra  le  prime 
Squadre  facente  proue  k merauigltd  % 
Stringala  fi , che  gìk  foura  la  tefla 
Glhauea  per  dipartirla  il  brando  nudo 
Quandi?  il  paftor  la  feure  fua  t agliente 
Alzando  quant' alzar  fi  puote'l  braccio 
il  capo  alfier  nemico  infino  al  mento 
Tardo , tingendo  l'arme  fue  lucenti 
Di  unto  fangue , tal  eh' un  grate  forno 
Gli  ferrò  gf  occhi , con  ripofo  amaro 
Et  hebberle  fue  luci  eterna  notte  : 

IAa'1  pietofo  figliuol  del  uccchio  Anchifè 
Con  la  dcftra  accennando  hor  queflo  hor  quello 
Scnz'hauer  elmo  in  tefla  i fuoi  foldati 
Tentaua  di  firmar  contai  parole. 

Ouc’l  cieco  furor  ui  feorge  t guida  ? 

Et  qual  nata  tra  uoi  difeordia  CT  lite ? 
Deponete  gli  fdegni  : ornai  f accordo 
Stabilito  è tra  noi , ondi  a me  folo 
Combatter  lice,  kme  dunque  lafciate 
Lamprefa,  erdifgombrateilcor  di  tenta: 
lo  l'accordo  ojferuarconqucfladeflrà 
A.  R utoli  farò  : ch'ornai  la  ulta 
Di  Turno  i facri  I ddei  tutti  mi  danno 
Teruiolati  facrifizijinmano. 

Tira  quefìc  uoci , in  mezo  a tai  parole 


Ecco  uno  /Irai  che  per  Variti  fifchiando 
Verio  fi  pio /ignori  ma  da  qual  mano  * 

L andato  fòjfe  non  s’intefeouida 
• Et  qual  cafo  qual  forte  ò qual  iddio 
D c/Jeà  Rutoli  attor  cotant' onore 
E1  incerto  5 onde  la  gloriali  pregio  tfluctntQ 
Vicofi  chiaro  e memorabil fatto 
R efiò  fcpo'to  )fi  che  di  tal  piaga 
D'un  tal  Signor , non  hcbbe  alcuno  il  pregio* 
Turno  poi  che  lafciar  le  fchicre  wde 
Enea , co  Duci  fuoi  tutti  fmarriti , 

Di  nuoua  jfene  accefo , arde  e sfamila: 

Chiede  l'arme  e i defirieri  , e'nfuperbito 
Salta  fui  carro , (Ceffo  a tutta  briglia 
Caccia  i cauagli  * er  quinci  hora  uolando 
Et  hora  quindi , molti  buomini  fòrti 
Vccife  di  fua  mano , o'n  terra  abbatte 
Ver  morti , ò apre  col  fuo  carro  er  rompo 
Le  fchiere , ouer  le  guadagnate  l ancie  | 

Nel  fangue  de  fuggenti  imbratta  e tigne 
Qual  il fanguigno  cr  furibondo  M arte 
Va  1 lidi  rifonar  del  gelid’Ebro , 

Con  lami  fiere } attbor  ch'irato  tttuout 
l fuoi  defir  ieri  a mpetuofa  guerra. 

Che  fùriofi  per  gli  aperti  campi 
Vclatido , dì  gran  lunga  i piu  ueloci 
Venti , uincon  nelcorfo , cr  rifonare 
DcUoftrepito  loro  i lidi  efiremi 
Di  Tracia  fanno , erbati  feroci  fcco 
ìrafdegno  e furor  compagni  eletti 
Del  bcllicofo  Iddio  per  quelle  me;  . 


mi  L I B R O >*> 

Tdlifirtiicflricr  l'audace  Turno 
fumanti  pel  fudor  deue  piu  fólte 
Sonic  febiere  nemiche  (finge  * or  calci 
(tAifcriae/lremay  ancor  quei  che  fon  morti* 
Schiza  l'ugna  rapace  a torno  k torno 
Ou'eUa  pcfta  rugiada  fanguigna, 

E t per  tutto  prem' ella  arena  e 7 [angue 
EtgikStelcno  ,cr  gik  T amiro  e Polo 
' Ambi  quejli  da  prejfo  or  quel  da  lungi*  , 

Et  da  lungi  ancor  morto  hauga  due  figli 
Glauco  e Ludo  di  ìambrafo , ilquale 
Glhauea  nodriti  in  Licia, e parimente 
, Ammdcfìrati  netmefìier  de  Parme , V.  . 
T alche  fapean  oprar  uuoi  ffadaò  lancia* 

O uuoi  brauo  dejlrier , quant'  altri  /offe  • 
DaUaltra  parte  Enea , dou ' è piu  fretta 
La  battaglia  entr'  Eume de  inclita  prole 
Eualorofadel  antico  e chiaro 
Do  Ione , rfTauo  nel  nome  limile 
Al  padre  inuitto  d'animo , d'ardire: 

Ch'andar  douendo  già,  nel  greco  campo 
A jfiar  ben  quant  egli , o T qual' et  fòjfe 
In  guidar  don  di  ft  greue  periglio 
D'Achille  il  carro  ardir  di  chieder  hebbei 
Ma'l fighuol  di  T ideo , l'audace  e firo 
Diomede fdegnofo  per fifiUe 
Ardir  gli  diè  per  guiderdon  la  morte  * 

He  per  ciò  mai  s'ardio  d'Achille  il  grandi 
Chieder  il  carro , ò mojlrarfcne  uago  + 

Quejli pofeia  che  Turno  da  lontano 
Y idi' in  battaglia , con  un  dardo  acuto 


dvodecimo  ly 

Terit'bauendo  inanzi  i cauai  fimi* 

X^cl  carro  [alta  j cr  lì  gia'ti  terra  piani 
£A.czzo  morto  caduto fopragiugne , 

. E pofiogli  tun  pie. fu1 1 collo , il  brando 
Con  la  dc&rafguditia , cr  nella  gola 
Cacciandolo  al  mefehin  di  fanguc  tini  A 
Rendeo  la  punta  file  lucida  e netta , 
Etpoifoggitmfe  ecco  i douuti  campi 
Ecco  Troian  1 Italia  che  pur  dianzi 
Ccrcaui  guadagnar  con  t arme  in  mano  9 
Et  bor  mifurifenza  flirto  e [angue , 
Queft  i guadagni  di  color  ch'arditi 
Stati  fon  (CdjTalirmi  armati  e pregi 
fieno  cr  coli  fari  lalorcittade 
A quefìipofeia  con  un  altra  punta 
Tener  compagnia  face  interra  aButi 
Età  Cblorea&isibciri  e ad  areta 
Età  Therfiloco  t&ÀTbimetailduali 
Era  caduto  del  dcjlrier  feroce 
Et  dimezzo  a gittar  buomini  in  terra 
Et  come  allbor  che  fonar  Borea  tonde 


Ufchicreuanno  : timpeto  il  trafrorta. 
Et  del  Cimier  fan  tremolar  le  penne 
„ 1 incontro  fpirano  al fuo  carro. 

Uonjoffn  tanto  ardir  ne  tanto  orgoglio 

Di  Tumocb'i  Troiani  irato ftrìgne  , 


vei  grand: Egeo  da  Edon  ffcktando  facu 
Fuggon  dauanti  al  fuo  fùror  à lidi  - 

L onde , cr  dal  del  ogn'adra  nube  [gomita 
Cofi  douunque  Turno  il  carro  guida 
Fuggon  le  [quadre , e sbaragliate  e 


/ ^ LIBRO  IV 
Md.  gli  foppofeVegeo  ardito  al  carro 
E t prefi  de  cattagli  al  correr  pronti 
I fien jpumofi , di  fermargli  tenta  : 

Et  mentre  dal  furor  che  gli  trafycrtd 
Qttafì come  appiccato  al  giogo  pende 
Et  firafeinato  è il  miferfente  al  petto  / 
Difarmato  difeudo , un  graie  colpo 
Torgerfì  d'tìafte  di  quadrato  fèrro  , 

Ch' attaccandoli  al  fir te  usbergo,  e fatto 
Ti  doppia  piajlra , uial  pafiò , ma  tale 
Che  nel  petto  gli  fi  picciola  piaga , 

Ei  non  per  ciò  punto  fmarrito , il  feudo 
Ecrt'imbr acetato , er  al  nemico  oppoflo 
Ciua  per  uendicar  col  fino  nudo 
; La  riceuuta  piaga , e r fir  dìfifa  : 

Quando  del  carro , le  rouenti ruote 
Datogli  furto  in  tena  il  rouerfeiaro  : 

E Turno  con  la  ffiada  un  fiero  colpo 
Dandogli  apunto  oue  confina  l'elmo 
Col  fòrte  usbergo  tra  le  /palle  ’c'l  mento 
il  capo  gli  troncò  dal  buflo  altero 
Dafciandól  neW arena  inutil  tronco . 

Ma'n  quel  che  tanti  e tanti  morti  mtend 
Turno  uittoriofo  manda,  il  fido 
Achate  : er  Mnefteo  il  fòrte , incompagnié 
, D'Afcanió  il figlio  fuo  dentro  le  tende 
Guidar  oEnea  ( che. con  fitte  a eflremd 
A paffo  a paffo , & appoggiato  giua 
Al  Tronco  <F una  lancia  ) ou  al  fin  giunto 
Contro  fc  inaff>r\  er  di  trar  fuor  contenda 
Della firitu  da fi fiejfo  tifin  o - M 


» 


w * 


! 


« dvodecimo  yy  ^ 

Df  / rotto  dardo , ma  poi  eh' ci  pur  uede 
V ano’ l fuo  sfòrzo , a circofi  ariti  mofira 
La  uia  fpcdita , da  condurre  alfine 
Il fiuo  di fegno , er  è fiourir  Vafiofia 
Piaga fcarnando  con  rafoio  tagliente 
Intorno  al  tronco , ea  ciò  glifìrigne  e ffiroitd 
Per  poter  ritornar  prefio  in  battaglia . 

Et  già  ucnuto  era  alle  tende  I api 

Di  lafo  figlio , e J caro  al  biondo  Apollo, 
Sour'ogri altro , a cui  già  et  Amor  fruente 
Mente fendoneprefo  il  facro  Iddio 
Con  lieta  cera  offerfe  in  premio  ò l'arte 
Del  medicare , ouer  la  cetra  ò l'arco , 

Ond'cifiolper  poter  del  uecchio  padre 

Gl'citremi  prolungar  giorni  uitali 
Piu  toftclcjfc  di  faper  dell  * erbe 
T utte  le  uirtìt  afeofie , cr  l'ufo  intero  ' 

Della  medkinal  arte,  uiuendo 
Senza  glorie  e trionfi , che  di  hauere 
' , Glorie  e trionfi,  per  la  cetra  e l'arco 
Stana  appoggiato  four'il  lungo  tronco 
Enea  premendo  acerbamente ^l  uolto 
Nulla  dimen  non  uariaua  un  quanco 
Per  il  concorfo  de  giouan  cheli  torno 
Gli  facean  cerchio , cr  per  le  molte,  e molti 
Calde  di  Giulio  lagrime  cr  querele 
Quando'l  pratico  lapidi  lunghi  panni 
Cmtifì  dietro  qual  medico  fole , 

H or  con  la  man  tremante , e dotta  tenta 
Hor  con  erbe  fui  note  al facro  A pollo 
La  piaga  indarno , e'n  uan  cerca  di  trarre 


mi.  L I B ft  o 

Il  foro  d'cffdhor  con  mdtio,bor  confòrti 
Moiette  cr  i u fo  agili  e rare 

Che  ne  P occaflon  > ne  la  fortuna 
Gl  apron  la  /bada , o’I  fuo  maejbo  Apollo 
Gl  è [corta  fida , a/l  diffidi  cura: 

C refee  intanto  adogtior  nel  Troia»  campo 
pitti  timor  freddo , cr  gw  piu  s'auuicind 
il  male  : cr  già  la  polue  ire  alle  flette 
Si  uede , ch'i  canai  fon  già  uicini } 

Et  le  [cecie  tirate  in  mezo  i campi 
Caggiono  fpeffe , al  del  uolan  dolenti 
Strida , de  giouan  combattenti  in  terra 
Caduti  ou'è  M arte  piu  ardente  e fiero  » 
Xener  allhor  commoffa  dalla  pena  - • 

Che  fuor  d'ogni  deucr  [ente*  l fuo  figlio 
Coll  un  ceflo  di  Dittamo  t nel  monte 
Ideo  di  Creta , di  [ugofe  fòglie 
Et  di  purpurei  fior  tutto  ridente 
(Erba  ancor  nota  attefcluaggie  capre 
Quand’han  ne  fianchi  lor  gli  /irai  pungenti) 
Seco  lo  porta  la  pictofa  madre 
Celata  in  picciol  nube , cr  dotte  lobbia 
C eletti  y /par fa  acqua  diurna  e pura 
Temprane  il  fugo  afeofamente  > c'nfletttC 
V i mefcola  poi  A mbrojìa  e Panacea . 
Conlaqual acqua  lapi il faggio  utcchio  ' ? 

Non  fapcndo  però  qual  cttafò/fe  : 

La  finta  lauando , ogni  dolore 
Scacciò  dal  corpo  del  pictofo  Enea: 
àijlagiiò'l fanguc  y e fuor  fubito  ufcio 
Senz'altro  forza  ufar,  l’acuto  fèrro  * 


4K  DVODECIMO  » }J$ 

Et  al  primo  ualor  tornar  le  forze* 

V Arme  prejlo  portate  al  uoffro  Duce  t ■ i 
A che  tanto  tardar  t tapi  allhora 
Ciò  uiflo  grida  : er  è'I  primo  ch'accendi  ) 

Contr'al  nemico fier  l’ardir  già  /pento . 

Non  uicti  quejìoy  non  uicn  da  human  aita 
Ne  è del  arte  mia  quefl'opra  raray 
Ne  t'ha  guarito  la  mia  dcftr'Enea , ! 

Ma  potenza  maggior  maggior  uirtute 
Oprat'hau'hor  in  te , eh' a piu  alt'imprefe 
Ti  chiama  ornai  yetifia  duce  e [corta. 

Egli  già'n  gamba  gli  fchinier  dorati 
V olontcrofo  hauca yftl Jpinge  c /prona 
Dijlo  di  ritornar  alla  battala  : 

Odia  l'indugio , er  perl'intenfa  uoglta  '•* 

Brandi fee  con  la  man  la  grcuc  lancia  : 

Et  poi  che'l  ricco  feudo  ha  pofto  al  fianco 
Et  la  corazza  indàjfo  : et  ognintorno 
Armato  Afcanio  il  figlio  abbraccia  c /frigni 
Et  la  uifiera  alzata  de  Velmetto  \ ' - 

T ener amente  poi  lo  bacia  er  dice , 

Impara  figlio  dal  tuo  padre  il  uero  " 3 

Valor  y c a fofiener  a le  fatiche  y\ 

Et  d'altrui  brama  fortuna  piu  chiara , 

Bora  la  de/fra  mia , da  ogni  guerra  J 

Ti  difènderà  certo , er  alti  pregi 
T'acquifterà , tu  quando fia  più  dura  ' 

La  tua  tenera  età , fa  poi  che  fempre, 

1'  Ti fien  fifii  nel  cor  con  falde  /lampe,  * 

Que/li  ricordi:  er  jfieffo  ad  una  ad  una  v 
Rimembrando  da  te  t opere  iHuffri 


'»  • 

v ; • ^ 


:t  ■>  M.  LIBRO 

re  gl' A ui  tuoi  nca  tuo  padre , e' l grande 

E ttor  tuo  zio  ,d  generofe , c chiare 
jmprefe , il  nobil  cor  g ia  defìo  uolgi . 

Ciò  detto , al  campo  il  coraggio  duce 
vfeio  piu  che  mai  fiero , un  hofta  greue 
"Brandendo  con  la  man , qual  heue  penna  • 

Dietro  A cui  ufeiro  impctuofamente . 

Meme  in  un  drappel  ferrati  e fretti 
Anteoe  Mnefleo,  e tutta  Ultra  gente» 
Abbandonate  le  trincero  aUhora 
Vna  folta  leuando  e cieca  polite , 

jnfin  aitici,  fi  mcfcolar  le fquadrc, 

“Et  calcata  da  tanti  e tanti  piedi 
V'huomini  e di  deflrier  tremò  la  terra • 
yedde  Turno  uenir  quefto  drappello 
va  P altra  parte,  pcrch'era  aSJP  incontro 
V'effo  in  luogo  alto , CT  uiddero  i Latina 
Onde  per  Pojfa  alhor  un  freddo  gielo  # 

bor  corfe , tal  eh' innanzi  a gl' altri  tutti 
Sentito'l  gran  romor , notole  a pieno 
Sbigottita  fùggio  Giutuma , altronde * 

Enea  ueloce  intanto  uola , efcco 

Porta  di  polue  un  negro  e folto  nembo , 

V ouunquc  ti  uà  per  la  campagna  aperto* 
Qual  poi  che  fciolto  in  rouinofa  pioggia, 
fcj  egro  turbine  uien  del  mare  a terra 
A mi  feri  coltor  d*&r{fii  campi  > t 

r reman  nel  pettffri  otme  prefaghi 
Ve  danni lor,&$$endo  apertamente 
Ch'  egli  c per  isbarbargP  alberi  e'n  terra 
Le  biade  porre , e?  ogni  cofa  infìerne 

, Sterminar 


» J 1 «.  ' ’ •!  " 1 1 ’ "TP»"" 

» \ . ^ 


7 


l.  4P. 


\ 

IK  DVODECIMO  » 337 

Sterminar , cfccg/4  1 uenti  a lidi  il  fimo 
Vorton  quai  mcffaggier  del  fuo  furore  ; 

T 4/  </  Dwcc  Troian , contri  nemici 

Guida  pien  di  furor , iZ  fuo  drappello  : / 

Onde  ciafcuno  atte  fue  propie  fquadre 
Si  ritira  crflftringe,  T imbreo'l  primo 
Ecrifce  con  la  fiua  frada  tagliente 
Vannofo  Ofiri , JM  nc#eo  Archezio  uccide  : 
JVcdfc  4<i  Bpulon  dal  buffo  lieua 
il  capo , ancide  Eufintc  il  fiero  Gi  d 
Etfeco  muor  Tolunnio  Vindouino 
ChSlprimierfit , che  dianzi  il  primo  dardo 
Contai  Troian  lanciando  irato  frinfe: 

Onde  per  ciò  ? alzar  0 al  cìel  lefiridd* 

E dicr  le  fratte  i Kutoliriuolti 
Qual  pria  i Troiani  in  polucrofa  fuga  : 

JAa'l  genero fo  Enea , ferir  fi  sdegna 
Non fol  quei  che  gli  don  uolti  le  fratte  1 * 

Ma  quei  piu  fòrti  ancor  eh* arditi fono 
Di  fargli  a petto  con  lancia  ò con  brando , 

Sol  per  la  fólta  polue , hor  quinci  hor  quindi 
Turno  ricerca  co ' piedi  e r con  gl occhi , 

Et  lui fol  chiama  a fingolar  battagliai 
Ver  lo  che  di  timor  Giuturna  colma , ' 

Non  sbigottita  già , Metifco  guida 

Del  carro  delfuo  Turno , abbatte  in  terra 

Dal  T imon  lungi  molte  braccia  e molte 

Et  ella  entrata  nel  fuo  ‘\  J«o  regge 

Con  le  fue  mani  a fiuo  > . riglie 

Jn  ogni  cofa  4 Metifco  filmile 

Nella  b oc * , ne  l'arme  e r nel ficmbiante  : 

Enei,  di  Ver,  yy 


K LIBRO  M» 

Qttdl  Kondin  negra  hor  quinci  hor  quindi  UoU 
Per  le  cafe  de  ricchi  3 alte  e pompo fe 
Minutimi  grani , efea  gradita 
A figli  fuoi , nel  nido  ancor  j bidenti 
Scegliendo  in  cibo , cr  hor  per  l'altc  loggic 
Hor  intorba  gli  fi  agni  humidi , il  fuono 
fa  de  fiuoi  accenti  udir  notando , tale 
Per  mezzo  V mimiche  armate  fchicrc 
Portata  da  dcilricr  licui  Giuturna 
ìl  campo  tutto  cerca  in  un  momento 
Sour'il  carro  che  pien  d'impeto  noia  : 

E t bora  in  quefto  mojlra , cr  ho ra,  in  quello, 
L uog'il  fuo  fiate , a guifa  di  coloro 
Che  trionfanti  uan  con  liete  grida  : 

Ptnon  [offrendo , ch'ei  combatta , e uegnd 
Atte  man  co  i nemici , s'allontano. 

Quant'cUa può  da  lor , per uie difiorte , 

D a l'altra  parte  Enea  cercando  Turno 
Non  men  ua  errando , e tra  le  rotte  [quadri 
Altamente  lo  chiama , cr  quante  uolte' 
pitrouatol  con  gf  occhi , a proua  uermo 
Di  tentar  s'ci  petea  giugncrcon  lieue 
Cors'i  deflricr  del  fuo  uelcce  carro 
Che  parta  ch'ai  fuggir  hauejfer  l'ali 9 
Tante  Giuturna  il  carro  altroue  uolfe  : 

Che  far  piu  dunque  deggia  ( oime  ) dou'iri 
Piu  non  fa  egli , e'n  uan  fi  rodere  limo 
E diuerfi  difir , diuer fornente  , 

Tra  due  uarij  parer  gli  tengon  f alma  : 
Quando  Mefapo  ilqual apunto  hauti 
Per  ejjcr  egli  armato  alla  leggiero 


*C  DVODECIMO  $38 

fìeUd  fìniftra  man  due  danti , in  punta 
Guerniti  d’ un  acaar  puro  e lucente 
Vibrandun  ne  lanciò  contr'effo , tale  ; 3 
Che  non  dcUcjfc  gir  d' effetto  uoto: 
fermofii  Enea , e dentro  Tarme  tutto  j 
Si  r affettò , per  ifchiuar  il  colpo  r 

Soura  le  gambe  fuc  piegate  in  arco  , 

Ma'l  dardo  che  uenia  d:  furor  pieno 
Dell’Elmo  gli  mando' l cimier  in  terra ) 

Et  d'cjfo  in  terra  fio  cader  le  penne  ; 

Adir  a fi  egli  alhor  acerbamente 

Et  tuggendo  affahrfì  atT  improuifo  /> 

Et  col  carro  i dejlrier  di  Turno  uolti 
■ In  altra  parte  per  fchiuarlo  in  fuga , 

C hiamat'in  teftimon  l'eterno  Giouc  » r 
E’  de  communi  iddij  del  rotto  accordo  , • • 

Gl  aitar  fagrati  j al  fin  (ì  caccia  in  mezo 
De  nemici  empi , c furibondo  face 
S trage  crudel,  fenza  pietade  alcuna 
Largand ' all’ira  cr  al  fìtror  il  fieno  ; ■ - . . 

Qual  mi  porg'hor  Iddio  benigno  aita  ? 

Qual  mi  muoue  bora  iddio  la  lingua  t & uocc 
Mi  detta  da  poter , Tire  e'I furore 
Le ftragi  uaric , er  le fanguigne  morti  ' - 
Cantar4e  Capitani  inuitti  er  chiari 
C'hor  Turno  combattendo , er  hora'l  fòrte  V 
Duce  Troian  per  tutto' l campo  danno  i 
Com'acconfcntio  mai  l'eterna  cura  , 

Che  con  tanto  furor , a tanta  guerra 
Vcmffcr  quell' lUuflri  ér  chiare  genti 
Che  douean  goder  poi  fi  lunga  pace . 

V V q 


sssss^sSr  ’ 

, stao gittdto , il  fio  fife  Dioro 

* * KOI  fcrLo  crui» 

Sd  ufitcìarro, iffcnic^ in] puf* 

Verna»  Tro£o/*W‘ 

Colpo  tre  udoroji  Aufonij  miaitt 

Tolone , e Tatui  )i°lfitr  C<Wgo  : 

r:  tmdi  uofco  un's’Omtc  onere 
SV>« rdiPc»dufigl», 
Cfctaiu/Ì  del  /ito  mtlfilft  prc/igo 

St/C  in  «Olio , con  Itn’tltrocolpo 

Anciic : E Turno/Jm.tentc^ro 
jnmw:©-  Hcwtc  Ar«n  / 


> 


SfliM  luftar  lemoruideze  , e doni 
SSL,  endvnod'MtmpUUe 

Padre  femmatorpofciach  et  corje 

per  mundi  Turno  a inetutabilmorte. 

Et  quel  fioco  P «M1 
Accc/o , ètra  le  giornate  punte 
Ve  undi  Allori , o uer  come , wrrtntt 
Caggion  con  granromor  de  ga 

EtZmompemlialmarinfem, 

Saccheggiand’il  cam  min  clic  ciafamface. 

rXiMuelcroji^chienDue, 

Urne  Troiano , e Tarn  Aufonio  uomo 
Perla  battaglia  fanguinofa  : borhord 

Vira  ne  petti  lor  già  dejla , m dubbi 
Stadiuerfarfì  ,<begtlMtti,  ftn 
La  rouerfaan  aperti , hor  con  fi 
Lor  fòrze  afinr  non  tarmate  Quadre 
Abbatte  Enea  dalla  faffofa cima 
& un' alta  ripa , tr  abboccato  in  terra 
li  Re  mran , Re  della  minor  pane 
Di  Lazio , e'I  nome  del  padre  & del  ai» 
Come  di  coiai  Re , nome  onorato , 

Per  dritta  fuccefim , hauente  ancora  : 
Caddegli  a punto  tra  le  brighe  e l giogo 
Velfuo  carro , ondefoural  mijcr  dorfo 
Gli  paffaron  le  rote , efuoi  dcjtrieri 

jjcnZofcendopm'lfignoranttco 

Co  i duri  pie  lo  calpeftar  piuuolte- 
Turno  s’oppon  da  l'altra  parte  ad  H do 
• ìlqual  correa  per  la  battaglia  ardente 
Sgridando firte  gl  Aufonij  • ©* * 


/ r 


(H,  LIBRO  HI 
Cti  pon  col  dardo  alle  dorate  lave 
Dctl'clmctto , la  mira , cr  nel  ccrudlo  ; - 

ba  crudcl  balìe  lafcia  a f infelice  : 

Ne  da  tante  fio-or  da  tanta  r abbici 
Di  T urno  ti  poteo [campar , la  tua  % 

D efira  ò C retco  ,four'ognaltro  campione 
Di  Grecia  ufeito  fòrti  fiimo  e franco  : 

Come  da  Vimprcuifo  cr  fiero  affalto 
Del  gran  duce  Troian,faluargtlddci 
Suoi  auuocati  non  poter  Cupento  : 

Perche' l mifer  parando  al  fèrro  nudo 
il  petto , poi  col  feudo  non  putto 
Tardar  il  mortai  colpo , che  non  ualfi 
Ch' e fvjfe  tutto  di  rame  coucrto  : 
Vedendolo  ( oime  ) giacer  in  terra 
E t la  terra  amaccar  con  le  tue  /palle 
Gelide  morto  i Laurenzi  campi: 

V eder  te  dico , cui  le  greche  fchiert  9 
E t lo  fierminator  d A fìa  fuperba 
AchiUe  il  crudo , non  poterò  ancifo 
Veder  g lumai,  quantunque  ardite  e fòrti: 
Qni  della  uita  tua  la  meta  eflrema , 
Vojl'bauea'l  fato  : il  tuo  natal  itluflre 
b'iUuftre  tuo  natal , fu  dentro  l'alma 
Citta  Lirncfìa [otto  il  colle  ideo  : 

E7  tuo  fepolcro  el  Laurenzo  campo  « J 
tran  le  fchiere  in  modo  X fronte , c tutte 
lnuelcnitcfìy  che  tutti  X gara 
1 Latini  e i T roian , M nefleo  cr  V altro 
Sere/lo  con  neffapo  ardito  e dotto  ‘ ' » 

Domator  dicauagfi,  il  fòrte  Afila  ^ ■ * 


« DVODECIMO  J4 
Ld  T ofihafchiera , e r del  Arcadio  E uandra 
Tutte  le  /quadre  armate  alla  leggiera  , 

W et  tono  ad  uno  ad  un  pclpropio  onore 
Ter  la  falute , quant'efii  hanno  fòrze 
"Et  quanto  efii  han  ualor , perche  difoprs 
W abbia  à reflar  lafua  nazione , C ffenzé 
Vilazion  ufar , nel  /èro  ludo  , 

Ciafehedun  entra  delfupcrbo  Marte, 
Quand'ad  un  tempo  la  fua  bella  madre 
Cader  al  faggio  Enea  fio  nel  penfero  , 

D ajfahr  la  Città , uolte  dìe  mura 
Con  preftezza  le  genti , e'n  gran  trauagtio 
Torre  i Latin  con  repentina  firaget 
Terche  Turno  cercando  trale  fquadre 
Hor  quinci  hor  quindi  uoltiingiro  gl'occbi 
La  città  uifta  fuor  d ogni  deuere 
Senza  punizion  del  rotto  accordo  , 

Tjfcr  efente  del  bellico  incarco , ■ j 

Tojl  os  accefe , irato  a maggior  guerra  : 

Et  perciò  M neflco  chiama , <7  ualorofo 
Sergefto eT gran  Sereflo  ardito  c fianco , ‘ 
Suoi  capitani,  cr  con  lor  prende  un  colle  i 
lui  tutta  lafchicra  m un  momento 
De  Troian  corre , inficine  unita  lanci* 

Non  abbandona  ò feudo , ond'ei foblimc 
Send'in  mezzo  di  lor  cofifaucìla : 

Ronfia  chi  pigramente  il  uolcr  mio  . ; 

Eseguendo , tardar  uogha,  che  Gioite 
E dal  nofir  o,ncfia  chi  con  minore 
Ardir  prenda  l'imprcfa , chi'  impongo 
Donanti  hor , benché  repentina  fia . 

vy  itti 


*£  L I B R O >•> 

Uditici'  è cagion  di  quefla  guerra 
E’I  Regno  di  Latino  oggi  uogt io, 

S’umil  non  cede , e rfifimmette  al  giogo 
Che  Ji  /pianti , CT  eh' (guai  diungbin  tutti 
Alla  terra  i palagi  alti  erfuperbi  : 

O pur  debbo  ajpettar  che  Turno  ugna 
A'  tal  , chefojlener  le  noflre  guerre 
Viu  non  pojfa , ò che  umto  urìaltr a uolti 
In  campagna  ufeir  ojl  armato  fuori  f 
Qucfla  o miei  cittadini è'I  capo  : quefta 
E'  f importanza  di  qucjl' empia  guerra  ; 
prendete  adunque  con  prcflezza  il  fuoco 
Et  col  fuoco  chiedete  il  rotto  accordo  ♦ 

A pena  haueua  ei  ciò  detto,  eh  a gara 
Vniti  tutti,  di  lorfero  un  conio, 

E tutti  pofeia  andar  ferrati  inflemi 
A*  ricono feer  tolte  e fòrti  mura  * 
Compartiron  le  f cale  in  un  momento 
E' l fuoco  ardcnt'al  improuifo  apporne  : 

Co  non  altri  Me  porte , & carne  carne 
Gridando  i primi  uccidan,  che  tra  uia 
D amo  lor  tra  le  mani  -,  altri  alle  mura 
Pinzano  i dardi , CT  ne  fan  uelo  al  cielo  « 
Tra  i primi  Enea , fitto  le  mura  alzando 
ha  dcflra  al  del , con  alta  boctaccufa 
Latino  ,erdi  lui  duo/lì , e fieri  iddei 
Chiama  poi  in  tcflimon , com'ei  ccflretto 
Vicrì  a nuoua  battaglia  : cr  che  due  uolte 
Nc mici  ornai  gtltahanfìfino 
Ver  lui  feopcrti  : poi  che  nuouamente 
Rotto  han  l'accordo  ctìefìi firmo  hauieno» 


4^  DVODECIMO  M $41 


N afce  tra  i cittadin  timidi  aUbora 
Difcordia  e lite , altri  uoglion  le  porti 
Darà  Troiani , onde  foura  le  mura 
Conducono  il  lor  Re  , perdici  dapreffo 
Pojfa  confiderar  3 (piani è 7 periglio  : 
Prcndon  Parme  altri  coraggiofi  * cT  uatmù 
Alla  dififa  de  l'alta  muraglia . 

Qual  poi  che  ritrouato  in  cauernofo 

Tifi  unofeiamo  di  pecchie' l p fiore  j 

Ptdat'halor  fummo  noiòfo  er  grane* 
Corron  le  pauentofe  entro  le  loro 
Trincee  di  cera , priitc  di  conjìglio , 

E ts'aizan  ronzando  hor  quinci  hor  quindi t 
Talmente  il  fummo  dentr' agl' alti  tetti 
S'aggira  er  uolue , er  poi  fuori  efee  all'aura 
Si  lieua  un  mormorio  roco  e dolente 
Per  la  città , perche  tal  cafo  e tanto 
A miferi  Latini  accade  allhora 
Che  fon  per  la  fatica  auuintt  e Ufi: 

Lo  che  fio  per  la  terra  alzar  le  Ibrida 
Tal  che  parca  che  mifera  cadefjè  : 

Pof  ;ia  che  la  Rema  Amata  uidde 
V enir  da  tetti  il  fier  nemico , e muri 
Arder  3ele  uoraci  fiamme  a tetti 
Delle  cafe  auuentarfl  : er  che  contr'effo 
Non  s'oppongon  lufate  armate fquadrt 
Le  Rutoli , er  di  Turno  in  parte  alcuna» 
Che'l  giouitt  jìa  nella  battaglia  ardente 
Stat' ammazzato  V infelice  crede  : 

Onde  turbata  grida  3 ch'ella  è fola  > 

Colpa  capo  & cagion  di  tanti  piali  $ 


0 


(•!  L I B K O ^ 

infuriata  dopo  molte  e molte 
Co/è  dette , pel  duol  morir  uolcndo 
ti ftr àccio* ndojfo  le  P orporee  uefte. 

Indi  un  Uccio  adattato  à un  fòrte  legni 
finio  col  duol  inferamente  i giorni • 

Qjicfta , pofeia  chcntcfer  le  Latine 
Dome  infelici , mi  fera  nouclla  , 

Stracciati  i biondi  fuoi  crefpi  capegti 
E t fatta  ingiuria  a candidi  ligufln , 

Lauinia  bella  fua  dolente  figlia, 
prima,  & poi  tutte  t altre  donne  intorno 
Cominciar  firiofe , un  pianto  tale 
Che'l  palazzo  Regai  di  fuori  il  fuono 
Ne  mandò  toflo,  onde  per  tutto  noti 
Si fio  la  di  pietà  degna  nouella  : 

Attonito  ogmnrefla:  e'I  Re  Latino 
Stracciai  Regai  ammanto  e moflra  fiori 
X ti  amaro  dolor , fmarrito  er  perfo9 
Ve l cafo  acerbo  della  moglie  iUuftrc 
E t della  fua  Città , periglio  ejlremo * 

1 a ueneranda  fua  chioma  canuta 
Tutta  coprendo  di  negletta  poluc 
Et  fé  condanna  affai , biafma  CT  riprendi 
: Di  non  hauer  dato  ricetto  il  giorno 
Primiero  al  gran  Troiano , er  pofeia  come 
E ffo  chiedea , liberamente  prefò 
Ver  marito  dcU’ unica  fua  figlia  : 

In  queflo  mezzo  nelle  parti  efireme 
Velia  battaglia  Turno  il  gran  guerriero 
Certi  feguia , che  fenza  ordine  cr  guida 
Euggian , piu  de  lufato  pigro , er  meno 


Che  pria  della  fierezza , cr  della  lena 
Lieto  de  fuoi  dcftricr.  Quando  le  ftrièU 
Non  cono  fante  ancor , di  terror  mifte  , 
per  l'aer  puro  penetrare  udio  : 

E’/  mejlofuono , e'I  mormorio  dolenti 
Leda  citta  già  fottofopra  uolta 
Te/è  battendo  l orecchie , intente  e quote 
Comprefe  bene  : onde  dal  cor  profondo 
Quejli  trahendo  dolorofi  accenti 
Mifero  ( diffe  ) cr  che  uUol  fi  gran  pianto 
Significar  ? ehi  la  città  difiurba  ? 

Ut  chi  cagion  le  dà , che  tante  /Irida 
S'odano  in  lei  da  tante  e tante  parti  i 
Co/i  detto , tirando  nicchi  fieni 
Si  firmò  quafi  di  fe  fieffo  fuori . 

J,o  che  ueggendo  la  pia  fiora , come 
Di  Mctifco  tenea  l'ufficio , e'iuolto 
Et  guidaua  i definer , le  briglie , e'I  carro 
Cojìgh  diffe:  feguimo  i Troiani 
Turno  da  qucfla  parte , onde  c'è  porta 
La  prima  occafion  d'hauer  uittoria  -y 
Ver  eh' altri  fon , ch'armati  puon  le  cafi 
Difènder  dentro , alle  Latine  mura  -t 

Serra  gl'italiani  > /preme  e firinge 
E le  fchiere  conturba , Enea  fdcgnofb, 

Nei  dunque  ancor  de  mifcri  Troiani 
Cruda  firagc  facciavi  con  l'armi noftri 
Ch'i  t'accerto , figner  mio  che  fi  come 
Tu  nonfei  infirior  d'huomini  cr  d'arme 
Non  partirai  da  quefiafira  pugna 


mi  L I-B  R O ì* 

Tttrro  d quefto  riffoft  • » . . . v 

O mia  foretld  i ti  conobbi  aUhord 
Che  con  inganno , il  giù  fermato  accordo 
P rima  rcmpeflc , c'n  quefìi fieri  ludi 
Di  Marte  entrafte  dianzi  3 erbora  indarno 
il  tuo  ucro  fanbiante  mi  s'afcondc  :• 

W4  chi  dal  grande  chiaro  Olimpo  interra  » 

-A  [ottener  tante  fatiche  e tante 
T hù  mandato  oime  * forfè  t'hùfcorto 
Q ui'l  defhn  rio , perche  fendomi fuora 
Veggia  la  morte  mia  i Mifcr  che  deggio 
V iu  far  o donde  haucr  certa fperanza 
Di  fallite?  Dinanzi  a quefìi  miei 
Dolenti  occhi  Muran  di  cui  piu  caro 
No/j  m'è  rimas' alcun , ueduto  ho'n  terra 
Riccuuto  mortai  acerba  piaga 
2M  onr  > chiedendo  in  darnaf  mio  foccorfoi 
JAort'è  YfintcV infelice  ,folo 
Ver  non  ueder  la  mia  ucrgogna  uiuo: 

Et  han  deffo  i Troiani  il  corpo  c T l'arme  j 
Soffrirò  adunque  ( perche  qucft'un  manca 
Sola  tanti  miei  danni)  innanzi  agt  occhi 
Di'  ueder  rouinar  quefla  cittade  ? 
Hementitorfarò  Dr anco  con  quefìa 
Mia  dcflra  t O ’ uolgcrc  mifergiamai 
A nemici  le  fratte  i er  quette  mura , 

Votranno  ueder  mai  Turno  fuggente  ? 

E'  però  ’l  morir  tanto  acerbo  e duro  2 
Siatemi  uoi  benigne  ombre  infernali 
C chc  del  elei  gVlddci  mi  fon  nemici  ) 

Ch'io  me  ne  fccndcrò  pur' ombra  * e Jcarcé 


D'ogni  colpa  di  quello  rotto  accordo 
Tra  uoi  fenz’haucr  mai  commcffo  in  uit4 
Cofandcgna  di  me , della  grandezza 
Et  de  l'onor  de  miei  auoli  lUujlri . 

A*  pena  hauea  queflc  parole  eflreme 
Dette  il  buon  Turno , che  ferito  a morti 
Ecco  damicidialfaetta apunto 
Nel  mezo  dell  a fronte  3 il  fiero  Sago 
Venne  fiur'undcftrier  tutto  /fumante  , 
Tra  nemici  correndo  a tutta  briglia  : 

E t giunto  a pie  del  fuo  flgnor , cadco 
In  terra  del  caual , Turno  pregando 
In  quefra  guifa  : O Turno  ornai  l’efircmé 
Dinoitutt'éripoflaintefalute: 

Babbia  dunque  merce  dette  tue  genti  : 
Sembra  un  fòlgor  Enea  ne  l'arme , e gridi 
Minacciando  di  porre  a fico  cr  fèrro 
Le  fortezze  maggiori , unica  jfene 
D'Italia  tutta , e*n  fino  a fondamenti 
Spiantarle  pofcia  : er  già  V ardenti  fiamme 
S'auucntano.d  lor  tetti  : onde  i Latini 
Sol  chiaman  te  9fil  hanno  in  te  ffcranza 5 

E%1  Rt  Latino  in  firfe , cr  non  /aiuòle 
Gener' elegga , o'n  qual  fi  férmi  lega  : 

O Itr'a  ciò  la  Regina , unica  e fida 
* Tua  protettrice , con  la  propia  mano 
S'è  ancifa , cr  ha  fuggito  il  uital  lume , 
Sbigottita  3 Mefapo  e'I fòrte  A timi  ^ 

Soli , difèndon  contr'  a tante  fquadrc 
Le  porte  9c?han  non  filo  amate  attorno 
Infume  tutte  le  nemiche  genti , 


V 


Md  de  noui  [oliati  ancor  le  [chine , 

Gli  dati  tcrror  con  f impugnate foda 
E'  tu  guitti  dejlrien  hor  quinci  hor  quindi 
Tra  la  gramigna , da  nemici  lungi: 

Attonito  rcflò  Turno  aHautfo 

Di  tante  rie  nouclle , & flette  alquanta  , 

Soura  di fefenza  pur  batter  gl occhi  „ 

Intanto  dentro  al  genero [o  petto 

iideflan  col  furor  ira  ex  ucrgognd 
Amor  da  rabbia  accompagnato , e aliente 
V antico  [uo  ualor  di  uirtu  foglio . 

Onde  poi  che  flarir  le  notturne  ombre 
Dalla [ua  mente , eX  li  apparto  la  luce  : 

Voli  in  giro  turbato  gl  occhi  drdenti 
Alle  mura  infilici , di  fili  carro 
Contemplatici iua  la  città  mefihina  : 

Quandi  alcun  tempo , impetuofo  nodo 
Di  fummo  al  del  uolando  in  largo  giro 
Tra  palco  ex  palco  dalle  fiamme  ingordo 
Spint'era  hor  quinci  hor  quindi  : ex  di  già  arde* 
Vna  torre  > laqual  di  traui  ex  legni 
Bfihauea  fatto  edificare  e [otto 
Commetter  ruote , e dentro  [cale  e ponti 
Da  potcrui  falir  per  tutto  a tempo . 

Vincon  i fati  mici  [or  ella  in  queflo 
Punto  j ciòuifto  l infelice  diffe : 

N on  cercar  piu  di  tardargli , matoflo 
Andiam  la  doue  iddio  mi  chiama  e*  l fato  « 

Ch'i [on  in  punto  di  ucnir  ornai 
Atte  man  con  E ne  a:  eX  ancor  fono 
p arato  a [offerir  qualuncheficmpiQ 


+1  DVODECTMO  >*344 

Trottarli  può  morendo  : cr  giamai  muo 
Tiu  non  mi  riucdrai  priuo  £ onore 
Sorella  cara  : fi  eh' innanzi  ch'io 
Entri nclmarzial  furor  permetti 
Ch'i  defii  in  mc'l  fitror,  furiando  alquanto 
Cofi  ditegli  : cr  con  un  fatto  in  terra 
Sccfc  del  carro  prcftamentc , cr  corre 
Tra  nemici , cr  tra'l  fèrro  : m doglia  eftrcnut 
Laficiandola  forclla , cr  apre  erompe 
Col  fùnofio  f io  correr , le  fchiere  : 

Et  come  allhor  che  dalla  cima  a terra 
D’wi  alto  monte,  r orinando,  cade 
JJiaffo  che  fiuclfe  impetuofo  uento 
O rouinofa  pioggia  a torno  rofe , 

O pofe  in  libertà  lunga  uccchiczZA 
Touin  il  crudo , col  furor  eh' ci ficco  ’D- 

Mena  cadendo  in  precipizio , in  guifit 
Che  gf  atterra  le  fé  lue , e tutti  innanzi 
Si  caccia  irato  gl'huomìni  cr  gl' armenti 
Tal  fra  le  rotte  cr  sbaragliate  fiquadre 
Va  furibondo  Turno  aVì  alte  murra 
Oue  di  f àngue  e già  bagnato , e tinto 
Quafi  tutto' l terreno  : e i dardi  crudi 
Tifichian  per  l'aria  : lui  poi  giunto  accentui 
Con  la  man  di  uoler  parlare  : cr  indi 
Con  alta  boce  grida  : ornai  giu  l'arme 
■ Tutoli  mici  ponete , cr  noi  Latini 
Te  fiate  di  tirar fiaette  e frali  3 
Verde  ( fiegua  che  uuol  ) V incarco  c mio 
Dz  quefta  pugna , e giuftamente  debbo 
Solo  per  tutti  uoi  del  rotto  accordo 


• • 


V • 


i 


'm  : 


«tIBKOW  ^ 

Tdzdr  la  peni  > cr  prenderne  in  montarne: 

A quello  fuon  ^afciandoinmczoun  campo 

Ampio  >fl  ritirar  da  tutti  i lati 

Tutte  lefchiere , CT fi  firmaro  intente  l , 

M<Cl  padre  Enea  > g ridar  fentcndo  a tutti 
J faldati , ecco  Turno  in  campo  Jafcid 

Ve  mura  in  abbandono  ,CT Tolte  torri. 

jLomp'ogni  indugio , cr  lafcia  ogn  altra  imprejé 
feria  gioiafaltando , cr  s' apparecchio, 

A far  con  Tarme  un  furibondo  afjaltos 
Temendo  tal  > quaTil  monte  Ato , e quale 
fricejuolc , o‘l  gran  padre  Apennino 
Albor  che  lieto  le  neuofc  chiome 
Alzando  fouratalte  nubi  fente  . 

Glannofì  fulminar  lecci  CT  le  querele . 

Già  i tutoli  e i Troiani  a gara , e tutti 
Gt  Italiani  > CT  quei  che  T alte  mura  < 
Vifindcuun  non  men , di  quei  che  ritento 
Ertilo  a ftrui  dentro  tmpicfcncftre 
. Co  ferrati  Monton  le  luci  fife 
Hauean  ne  duci  lor , con  noria  /pene  : 
tt  già  dame  s’hauean  le  fratte  fcarche: 

Stupido  refia  T alto  Re  Latino , 
girando  duefignorfi  grandi : * a fronti 
Va  due  parti  lontane , cr  fi 

Del  Mondo  eferuenutià  far  col  ferro 

Prona  del  lor  ualor  , tra  tanti  armati* 

Et  efii , pofaa  che  fu  dato  loro 
Campo  /fedito , con  uelocecorfo 
Vcncndofi  affrontar , lanciati  i dardi 

V'un  uer  T altro  da  lungi  un  firo  afalto 

Cominciar 


DVODECIMO 

Cominciar  preffo  al  fuon  (Chimi  e di  feudi 
Trema  la  terra  ri  fonando  intorno 
A*  tal  affatto , allhor  efii  co  i brandi 
Suonati  à doppio  foura  i luciChlmi , 

Di  «d/or  pan  ancor  d’ardir  di  forte . 

E t come  allhor  che  foura’  l dorfo  erbofo 
Di  Sila  il  grande , o del  alto  Taborno 
' C orron&mici  a j ingoiar  battaglia 
Vtm  uer  l’altro  due  Tori  irati  e fòrti , 

Per  darfi  d’urto , con  la  dura  fronte 
Da  parte  fi  tirar , colmi  di  tema 
T utt’i  uergari  : er  lorfa  cerchio  intorni 
Vinto  per  gran  timor  tutto  Sarmento 
E t moflrancol  mughiar  timido  e fioco 
Il  dubbio  e hanno  le  giouenchc  amate 
Di  chi  deggia  imperar  tutta  la  greggia  * 
E fi  pien  di  furor  ifcambieuolmente 
Jn  piu  parti  fi  fanno  acerbe  piaghe 
Con  le  rabbiofe  er  fòrti  coma  in  guifa 
Che’l  fangue  bagna  lor  le  /falle  e’I  petto 
Et  ne  rifuona  intorno  il  bofeo  ombrofo  s 
Non  altrament’il  caualicr  Troiano 
Et  di  Daun’ il  figlio  ardito  e franco 
Sifènfcon  rabbiofi  e feudo  crElmo , 
Che’l  fuon  l’aria  empie , e uà fin  aUefleUe * 
Cioue  tenendo  le  fatai  bilancie 
Siche  ciafcuna  egual  in  aria  pende 
D’amb’i  guerrier  ui  mette  i fati  dentro 
Perch’apparifca  quinci  chi  di  loro 
Vincer  deggia  la  pugna , ò gir  amorfe* 
Quand’à  man  fatua  credendofe  Turno 
Poter ferir  Enea,  leuato  in  alto 


1/  brando , quantici  può  cón  ambe  dot 
Le  man , pofcia'l  firio  fui  lucid'clmo* 
GridanaUhor  sbigottiti  Troiani, 

Stan  fofrcfi  t Latin  da  P altra  parte 
Al  colpo  orrendo , mal  fallace  brando 
Si  rompe , e lafcia  del  calar  al  rnezo 
Dif srmat'al  fignor  di  fc  la  mano 
Et  fe  non  figge  de  la  wta  in  forfè: 
ìli  a fuggi  Turno  uie  piu  licue  affai 
E piu  ucloce , che  Garbino  ò Grcco> 

Poi  che  la  man  fluide  difarmata 
Del  rotto  brando , e riconobbe  a guelfi 
Ch' ci  quel  non  era , che  portar  in  guerra 
Solca  di  falde , c rbtn  fiate  tempre , 

Perche  ( fi  dice  ) che  nel  primo  affatto 
Della  battaglia , che  pel  rotto  accordo 
Dianzi  s'acccfe  ,frettolofofoura 
1/ fuo  carro  [aitando , ilbrando  prefe 
Di  M etifeo  fina  guida,  cr  [corta  in  ucce 
Del  paterno:  cr  che  qucjh  mentre  diero  / 
Le  fratte  al  fuo  furor  uinti  i Troiani 
Sempre  in  man  [aldo  gli  reffe  ima  pofciA . 

Ch' e uenne  a rincontrar  l'arme  fatate 
Giada  Vulcano  a l'infèrnal fucina 
Scudo  mortai , non  reffe  al  duro  incontro 
MÌft frezzò  qual  ghiaccio  òfiagil  uctro  , 
Spargenti  pezzi  fuoi  chiari  e lucenti 
Tra  f arena  e 7 la  polue  m fu  la  f abbia  : 
Sbigottito'lmefcbino  adunque  c fuori 
Quafi  di  fe , perla  campagna  aperti 
Cercò  fuggendo  piu  uie  per  faluarfi 
Aggirandofi  indarno  hot  quinci  ber  quindi  : 


l DVODECI  MO  34* 
Vcrchci  Troiani  haucuan  chiufo'l  campo 
Va  una  bocca , ben  ferrati  e fìrctti , 

L 'altra  chiude  a palude  ampia  er  profonda:  ■ 

"Et  la  terra  eingean  della  cittadc 
Le  non  faglieuol  mura  alte  e fuperbcz 
Scgucl'Enca  non  men  veloce  er  licuc  j 

Vifla  la  figa , ben  ch'cl  colpo  acerbo 
Ch'ci  pur  dianzi  hebbe , del  pungente  dardi 
Gli  renda  fetto  men  licui  er  men  fòrti 
Le  gambe  al  corfo , e'I  pauido  e tremante 
Si  ferra  er  flringc , che  già  (Cambi  un' orna 
Stcjfa  fiampan  i pie  ucloct  er  Ucui  : 

Come  flringc  talhor  uclocc  Ceruo 
Chiufo  dall’ onde  in  fccca  ifola , e pieni 
Di  timor  ( uifie  le  porporce  penne 
Segno  del  cacciator)  M aflin  efferto 
C he  sbigottito  da  lafci , er  dal  alte 
Ripe  che  cingoli , mille  cr  nude  indarno 
T cnta  fentier , che  f Vmbro  cane  ardito 
vLo  ferra  difìofoi& già  gli  pare 
D'baucrlo  in  bocca , onde  f azzanna,  e denti  > 

in  damo  flringc , c' nuoti  C abbocca , e morder 
Tal  flringc  Turno  Enea , tal  preme  e giugni: 
CndC un  remor  fi  licua  allhor , ch'ai  ciclo 
S'alza , er  le  riue , er  la  palude  intorno 
Da  catti  fuoi  fa  ri  fonar  fouente : 

Fwgg’eg/i  nondimeno , c'nlìeme  garre 
La  tardezza  de  Rutcli , er  cCognaltro 
Soldato  Italiani  per  proprio  nome 
Ciafcun  notando , il  brando  ufato  chiede: 

G rida  a Imcontro  Enea,  che  darà  morte  1 ' 

A’ chiunque  ardirà , prcfcMtuojk  . XX  f 


m UBRO 

Mente  di  gir  pel  brando , ò dargli  aita: 

E mpaurifee  miferi  tremanti 
Col  minacciar  di  porre  afidi fyada  , 

T ut? abbruciando  poi  la  lor  cittade  : 

E Turno , ancor  , ben  che  piagato  , /ir  igne  t 
Già  cinque  uoltc  i guerner  franchi  in  giro 
Tuttol  campo  cacato  hauean  correndo 
Et  altre  e tante  poi  tornanti indrieto 
Ne  fianchi  fi  uedean , ne  pada  lena  > 

Non  fi  giocando  in  flmil  corfo  cofa 
'Legger  mal  f angue , e la  uita  di  Turno  • 
Er’un  feluaggio  uliuo , al  grand  iddio 
Tanno  dedicato , a cafo  in  mezo 
Stato  del  campo  già  molte  molti  anni, 
Souril  cui  ceppo  aa  rima/io  un  tronco 
Giariuaito  dia  Nocchieri  affai 
Onde  campati  dal  onde , in  onore 
Di  quel  Iddio  de  Laurenzi  > i boti 
Loro  appiccar  folean  colmi  di  zelo  , 

Bile  lor  uefie  ancor  bagnate  e molli . 
Qucfl'hauien  i Troian  già  molti innanzi 
Tronco  fenza  faper  che*  /òffe [agro  9 
Per  baucr  piu  ffxdita  la  campagna  > 

A Uè  fazzion  lor  crude,  e [angui ffte : 

In  queflo  luogo  a punto  era  tiEnea 
La  lancia , cr  quinci  ti  impeto  eyl furore 
Dianzi  fitta  tihauea , ma  poco  a dentro 
Peretta  picciola  barba  s* attenta  : 

Giuntola  adunque  il  gran  Troian,  firmofii 
Per  iffiiccarla , e poi  giugner  con  effa 
Quel  cttei  raggiugner  non  potea  col  corfo  » 
Quando  Turno  difeuenuto  in  forfè. 


34* 


P* 


4K  DVODECIMO  MI 
Per  la  temenza  > h abbia  dì  me  pietade 
Fauno  diffe , c tu  facrata  terra 
Ritieni  il  fèrro  fuo , s'i  uofiri  N urrà 
• Som  da  me  fempre  fiati  in  riuerenza 
Tenuti , ou'i  crudci  Troiani  er  empi 
Gtbanno  fchemiti , er  molati  ognora  : 

Si  diffe  Turno  : er  non  iffarfe  in  damo 
Le  preci  fue:  perche’ l guerrier  Troiano 
pibattutofl  affai , non  hcbbcalfine  ' ì 

Forza , di fuer  da  l’inutil  radice  : l 

O u'era  fijfa , la  bramata  lancia  • . X \. 

Mentre  che’t fiero  Enea , contendi  in  uano  ' 

Dz  fuer  la  lancia  fua , lidie  a già  figlia 
Dz  Danno , prefa  di  nuouo  la  firma 
Dz  M etifeo , in  aita  al  fratti  corfa 
ìl  brando  gli  porgeo , bramato  tanto  t 
Lo  che  ueggendo  Venere , da  fdegno 
Moffd,  c’haueffe una  sfacciata  Ninfa, 

Flauto  tal  poter , anch’ella  fucita 
D alle  barbe  la  lancia  al  figlio  por/è , 

D’arm’  adunque  fimiti  ambi  i guerrieri, 

Riprefo  ardir , quefti  pel  brando , er  quegli. 

Ver  la  lancia , piu  fier  fatto , & piu  fòrte  , 

Si  uan  di  nuouo  affrontar  difìofì 
Dz  far  che ’ n campo  refie  il  nual  morto  • 

Quando’l g?an  Re  del  alto  e chiaro  Olimpo  ' ; 

Danna  nube  di  color  del  oro  ■ 

L’acerba  pugna , rimirando , fciolfe 
V olt’ a Giunon  la  lingua  tn  tai  parole j 
Che fin  de  haucr  ornai  conforte , er  quando 
Lo}  degno  tuoi  chefir  piu  ornai  ti  reftaf 
T h fu  pur  bene,  & di faperl' affermi  XXii) 


% 


• 1 


i 


; 


\ HULIBRO^ 

Ch'Enea  dcu'effcr  d'huom  mortale  1 detta 
fot? immortale  ,etrale  pure  [elle 
p or  tato  ì nolo  3 che  petifi  ? a che  tardi  ( 

P art' ei  però  che  fia  flato  deuere 
C h'un  immortai  iddio  fìnto  a morte 
$U  flato  ì c’I  brando  fido  ( cr  che  potrebbi 
Giutuma  fenza  te  t ) rcnduto  a T urno 
Che  Smarrir  gl  banca  fattoi  fio  dcflino  . 

forz'accrcfcendo  Jiquci,  ch'crangia  umti $ 

fon  fin  all  ir  e ornai , depon  gli  [degni 
Et  lafciati  piegar , a i noftri  preghi : ■ 

Nc  confentir  facendo,  che'  l dolore 
Ti  ftrugga  : cr  clìi  ti  ueggia  ognor  nel  uolto 
Et  nelle  dolci  tue  labbra  depinti 
M UT  amari  penfieri , cr  mille  doglie. 

Venuto  è al  colmo  ,de  T roiani  il  fato 
Tu  fin  a qui  potuto  hai  dentro  aH  onde 
Trauagliargli  del  mare  3 c n firma  terra  3 
Contr'efii  accender  poi  picrr' empia , e lungi 
Et  macchiando  famiglia  lUujlre , in  pianto 
Volger  potuto  al  fin  hai  nozze  allegre: 
p in  o/ir’ adunque  andar  ne  danni  loro 
Ti  tutto  bor  io  3 fi  detto  il  fommo  Giout 
CofiU  figlia  di  Saturno , il  uolto 
Baffo  tenendo  burnii  tutta  riffofe  3 

Io  perche  Cimmutabil  tuo  «o/crc 

Veduto  ho  già  piu  giorni  e ch'i  lafciai 
(Ben  che  mal  uolentier  ) quanto  m'hai  ìmpofio 
E Tnrno  cr  il  tcrren  di  L aurenzo  > 

Che fe  non  (òffe  ciò  quefl'  alte  fedi 
j ìon  mi  uedrefte  feder  foficnendo 
Quel  che  mi  offènde  : ma  di  fiamme  cinta  c 


• • 


*£  dvodecimo  yp/ 

Starei  tra  le  Latine [quadre , c'n  guerra 
M ortal  di  nuouo  metterei  i Troiani . 

Io  confètto  d'haucr  dato  a Giuturna 
Ccnjìglio , ch'ella  [occorre f[e  il  frate  : 

Et  oltr'a  ciò  cPhauerlc  pcr[ua[o 
Ch'ella  ardij[e  tentar  ognalta  impreft 
Ver  campargli  la  uita  : ma  non  della 
- Lojhral  uer  lui  drizzar [accffr , cr  Parco. 
Voifrarcar  in [uo  danno  : cr  ciò  ti  giuro 
Ver  la  fronte  dijìigc , il  cui  gran  N unto 
Sol  temon  i [aerati  cr  [anti  iddei: 

Et  ber  affatto  pongo  in  abbandono 
] cafl  [uoi , e [alhdita  la[cio 
Valte  conte [e  lor , Pajfre  lor  liti: 

Ben  ti  chicggio  una  grazia  : laqual  certa 
Mente [o  io  ch'ai infallibil legge 
Ko«  è [aggetta  delfrto  : pel  mio 
Lazio  , cr  pel  grado  c T per  Ponor  de  tuoi 
Et  è 9 che  po[cia  che gl'hauran  tra  loro 
Uor[u[atta  con  nozze  alme  cr  filici 
La  pace  ,c rd  cffiflipulati  e firmi 
1 contratti  c le  leggi , tu  non  lafci 
In  modo  alcun , ch’altro fìa  poflo  nome 
Che  quclch'cfii  hanno  del  natio  paefe 
A Latini , cr  non  uoglich'ò  da  Trota 
Sien  diamati  T roiani , ouer  con  altro 
No  me  Teucri , o7  tuon  della  [allctta 
Mutui  cr  canginle  lor  uefte  u[ate> 

Masij  maifrmprc  di  qucflo  pae[e 
1/  nome  Lazio  ,ci  Rr  di  mano  in  mano 
Etemalmcnte  dimandati  Albani : 

Cofi laflirpe  Contanti  (che  deus  t 


mi  L I B R O 

duine1  il  principio  bducr  ) chiara  er  poffienti 
Sotto’ l udlor  Italico  diuegna , 

Troia  è /piantata:  bor  che  ella'l  nome  ancor  A 
p erda  ( concedi)  come  ha  perfo’l  Regno. 

A quello  forridctido  il  gran  Monarca 
Saggio  fattor  de  gl’huomini  yedi  tutte 
Le  cofc  dijfie . Tu  di  Gioue  fuor  a 
E t di  Saturno  fei  fun  de  duoi  figli 
Et  nondimeno  ancor  tant’ira  e tanto 
Sdegno  e furor , nel  petto  attizi  c ferbì  ? 
Deponlo  horfu , dcponlo  ornai , eh’ indarno 
Età  torto  il  prendere  5 perche  uinto 
Anch’io . udendo  nondimcn , ti  dono  t 
Lafciat’il  primo  mio  dritto  uolere 
Tutto  quel  che  tu  chic  fròdi  de  Latini ; 

U antica  lor  [duella , eilorcofiumi 

Manterranno  gl’  Aufionij,  e’ l patrio  nomi 
Et  i Troiani  hauron  per  priuilegio  , 

D i mefcolarfi  fol  con  efii , e fiotto 
Il  lor  notile  pajfiar  : io  t ojfieruanzc 
Sacre , e le  cirimonie  alte  er  diuine 
Parò  lor  ojfieruar  d’ Afta  in  gran  parte  4 
Et  ugualmente  poi  fiotto  un fol  nom 
Gli  farò  tutti  dimandar  Latini , 

Deha  cui  miftion,quclJèmciUu/lre 
Che  nafeerà  negl’ Italici  regni 
Di  pictatCduanzar  huomini  cr  Dee 
Lieta  uedrai  : ne fia  nazione  alcuna 
Che  la  Deità  tua  piu  di  lei  onori. 

A quefi’alte  prome/fie  aUor  Giunone 
Reftò  contenta , zrferetiando’l  uolto 
Vofie  ogn'odio  ui  oblio  > pofie  ogni /degno: 


•<*> 


ERRORI  OCCORSI 

• • « i / *>  .• 

nello  stampare* 


4 .rw.u 


II.) 


A carte  il  faccia  feconda  non  càia , non  oifW. 
c^r.  **/*<:.  pri.  i'ecccffoj  t ccccl  fi. 
car.  fac.  pri.  proni  fecondo,  ficcando* 

car.  41 fac.  pri.  quadno,  quando . 
car.  4.6  f ac.  fic.  illecito  il  lecito, 
car.  4.$  fac. pri.  finfètatc,  t inferiate, 
car.  4.9  fac.  pri.  torno  imbianco , in  bianco* 
car.  49  fac.  fic.  Tè  largite.  Tèi  Ar gite, 
far.  5 « /^c.  pri.  Ghtunno,  Clitunno. 
far.  n fac.  fic.  Cauarnc  monti fòjfi,  Cauarnc'mon '• 

ti /èffe.. 

car.  16  fac.  pri.  o'I  farchier,  farchicl.  > 

far 47  fac.  pri.  e interno , c intorno.  » 

c*r,  6 6 fac.  fic.  rmnuoua. , rimuoua.  alla  mede  fimi. 

cay  < c ^ • . Pontando>  portando* 

car.  6? fac.  pri.  mangi , mungi. 

car.  8 4.  fac.  fic.  cadente  prole,  cadente  mole* 

co* -9o  fac.  pri.  ti  fimo  tira,  tifiimol'ira* 

car.  1 o 1 fac.  fic.  D 'arbori,  D * arbori . 1 

far.  10  x fac. fic.  ma  i confini,  e i confin.  1 

car.104.fac.  pri.  quieti  fi  pofano , quieti  pofano*  * 

car.  ioi  fac.  pri.  ecco  chi uede,ecco  quiuede* 

car  108  fac.  pri.  Alccfle,  A ce) le. 

C4r,io^fac.fic,  Partirfi,Partefi*  ^ 


* 


9 


■ra 


ERRORI** 

car.X  21  fac.  pri.  s'odon gridi,  s'cdon  le  gridi. 

atta  mcdcfma.  1 ra  è grane,  I ra  e grane» 
cdr.i}4 fdc.  fec.  e glidltri  Dei , e glidlti  Deu 
cdr.  138  fac.fec.  N e fono,  He  forno, 
cnr.ifofdc.  pri.  Pdrtid  trd  noi,  p drtUm  tra  noi» 
car.xtf  fac.  pri.  dalmonct,  dal  monte. 
cdr.i76fdc.  pri.  Ajfcrfo  folio,  A forfè  folio. 

dUdmedcfimd  fccon.  Lapredainuerfo,  L4 
prodd  inuerfo. 

car. 177  fac.  pri.  Ld  preda  auonza,  La  proda 
audnza. 

cdr.x92fdc.fcc.  ucrfo  rocchi,  uer fola  rocchi. 
cdr.194fdc.fec.  Qual  fa,  Q ualfia.  aUd mede* 

jlmd.  Eftreme  nozze,  E ferne  nozze» 
tir.  1 9$  fac.  pri.  ciò  ho  potuto,  ciò  potuto. 
car^ófac.fec.Venfaua  gara  in,  P enfauid 
g drdin. 

cdr.  199  fdc.  fec.  immenfd  herbi,  immenfd  turbi* 
car.  101  fic.  fcc.  oltre  portdte , oltre  portare, 
car.  2 02  f oc.  pri.  Quindi  tarme.  Quindi  t alme, 
car. 2 05 fac.fec.  Deifbo  può  ueder,  Deifbo  poi 
uede. 

Cdr.207  fac.fec.  De  le  belle  e auenturofe , D*  U 
bette,  alme,  e auenturofe. 

car.  208  fac.  pri.  di  laudi , di  lauri.  t 

car.  2 40  fac.fec.  inficmc  copra,  injìcme  fopra. 
car.  244 fac  fec.  E t altra,  E taira. 
car.249  fac  fcc-  Tu  meni  chiamato,  Tu  uictt 
chiamato. 

car.  2$o  fac- fec,  Defe,  Da  fé*  • -, 


■La 


KERRORHH 

car.  17^  fac.  pri.  Di  Fatico,  E i Valico,  attdtncdefi* 
ma,  Mafenzo,  Maffcnzio. 
car.177fdc.fec.  Quiui  Pattade,  Quitti  Pattante, 
car.  1S0  fac.  fec.  M d iledmpo  de  Troiani,dcTroidn+ 
car.  317  fac  pri.  manicr  d'un  faffo , mentre  <T un  faffo* 
car.311fdc.  fec.  Afidin,  affai 
car.  3 17  fac.  pri.  il  per  eh' in  quei , cr  in  quei  tempi  * 
atta  mede.  fec.  gli  die  le  tre,  gli  dier  le  tre , atta  me 
defìma,  cantra,  cofa. 
cor.^iSfac.  pri.  entrato,  entrano 
car. 330  fac.  fec.  fu,  fu,  attamed.  atthor  che,  atto  che 
car.  331  fac.  fec.  nata  tra,  nat'ètra 
car.  333  fac.  pri.  (Ceffo,  er  (Ceffo,  atta  med.uccife , uc* 
e de,  dtta  med.  fac.fec.  dati  altra  parte  Enea,  dal* 
la  parte  <C  Enea. 

car. 33 4. fac.  fec.  e I caro,  er  caro , dtta  med.  premetta 
do,  fremendo, 
car. 336 fac.  pri  ale,  alte 
car. 33 8 fac. pri.  uocc,uerfl 
car.  3 3 3 fac.  fec.  nel  primo,  a queflo 
car.  339  fac  fec.  uedert',  ueddert'.  atta  med.  ueder,uei 
der, attamed.  l'altro,  l'altero, 
car.  3 40  fac.  fec.  compar tiron,  comparir on 
car. 3 41  f ac. pri.t dimente,  t dimentre, 
car. 34.1  fac  pri. penetrare, penetrate  atta meijfreme , 
preme 

car.  34.3  fac.  fec.  alcun,  adun 
car.  3 4 4.  fac.  pr  1 lui,  iui 

c.  344.fa.fe.  tcmédoìfr(medo,attamed.ferrati,frrrati 
car.346fac.  pri.  terra,  terza,  e ratta  medcjimachc 


V 


<#£  £ R & O R I 

cingoli,  che' l cingotti  „ - . 

Cdrj+à  fac.fcc.mif eri,  i miferi 
ctr.i4%fa.pri.  fronte,  fónte  n — 

càr.i 4S  fa.fec.  de',  pe' 
ctriwfa  pri*  dua,  due 
cor ."$49  fa.fcc.  luce,  lue 
har.vifa.fcc.òdi,òdir 
cor-w  fa fa' <JU  > r • . 

Gii  altriche  non  importano",  fi 
1 rimettono  alla  dilcretione 
. ' del  Lettore* 


/ 


i 


« 


(K  DV  OD  E C I M O 5#  ) 

Et  partita  del  del  lafciò  le  nubi 
O nd'clla  Turno , el fio  riual  uedea  l 
fatto  quello’ l fiat  t or  del  human  femt  t 

Seco  nel  fuo  configlio  eterno  uclge 
D’oprar , chcl  frate  fuo  lafci  GiutunUL 
Dua  mortai  pefh  fon , due  moftri  fieri 
Chiamate  fùrie , che  l'orrenda  notte 
Produfi'a  un  parto  fol  con  tempia  e crudi 
Megera , c7  capo  ornò  et  affi  mortali 
D/  crut ’ in  ucce  inanellati  e torti 
ìl  dorfo  armando  poi  d’ali  tremende: 

Qucjl’ intorno  al  Regai  trono  e dauanti 
Di  Gioueil  Re  quando  è uer  noi  di  [degno 
; Giufio  adirato  in  punto  fanno , e pronte 
A metter  dentro  a i petti  nojlri  ognhora 
Doglia , tema , e furor,  guerra , e tormenti 
Qual  hor  quel  fiero  Re  de  gl’ alti  Iddci 
Mofi'è  da  mille , e mille  nofire  colpe 
A'  mandar  morti  pauentofe  in  terra  , 
E’nfèrmita  maligne , ò t’ei  minaccia 
Di  bellico  furor  cittade , o impero. 

Di  quefte  una  il  gran  Re  dall  alte  fedi 
Tofio  manda  a Giuturna  le  commanda 
Che  le  fìa  del  fratei  di  morte  fegno  i 
Et  ella  ad  ubbidir  prefla  fen  uola 
Quaftn nodo  di  itcnto  auolta in  terra  l 
Qual  licue  flral  cui  fèrro  acuto  linfe 
Di  mortifèr  uenen  Parto  crudele 
parto  ò Cidon , da  te  fa  corda  J finto 
L’aria  fifehiando  tal  ch’occhio  non  puoti 
VcdcUo  pajfa  ,fi  è ueloce , tale 
Dell  udrà  notte , la  tremenda  figlia 


Del  del  interra  ut  un  momento fcefez  ~; 

* Douc  poi  ch'ella  fila  donde  tutte  V1,f> 

Veder  può  ben  delle  Troiane  fchiere 
V arme  lucenti,  crT  urno  eie  fuefquair^ 
Toflo  cangiate  le  primiere  lame 
In  quel  noiofo  ucci , chefrcffo  fole 
V Volando  hor  foura  cimiteri  antichi , ^ 

Hor  foura  gioiti  tetti  ermi , e feluaggj 
importuno  cantar  flebili  accenti 
N el  piu  tremendo  orror  del  adra  notte 
Intorno  al  uolto  la  noiofa  luce 
Di  Turno  a fuolazar  battendo  lah 
Comincio'mpronta , e r con  un  fuon  tremendo 
A'  percuotergli  l arme  hor  quinci  bor  quindi  : 
lo  che  ueggendo  Turno  1 infelice , 

Si  fentio  pel  timor , d'un  freddo  gielo  * 
Tutt'aggkiacciar  le  membra , e'n  un  momento 
Arricciarfi  le  chiome , cr  nel  palato 
Morir  la  uocc , cr  attaccar  la  lingua:  ». 

Coji  poi  chela  mifera  Giutuma 
j ; Conobbe  il  fuon,  della  tremenda  figlia 

DcWadra  notte , trilla  fùria  cr  empia , , / 

Il  fuon  orrendo  delle  fètide  ali. 

Stracciati  i biondi  fuoi frarfi  capegk 
Cuaftato'l fuo  diuin  candido  uolto  ; ;{  ; 

Con  Pugna  cruda , pcrcotendo'l  petto  , 

Che  piu far  in  tuofro  Turno,  che  puote 
F or  hor  la  fuora  tua  i dijfe , cr  che  freme 
Xaffa  mi  refla  piu  i come  la  luce 
Prolungar  ti  pofi'io  ? o con  quai  fvrze 
O ppor  mi  lice  a quefio  moflro  orrendo  t ; 

A Diofquaire  infelici  t ecco  cb’io  Ufcio 


Dr i mifcr  frate  mio  la  pia  iiffefa , ' 

A 'che  dunque  piu  in  uan  fètidi  uccegli 
Spaurirmi  s' io  già  fon  tema  c gelo  i • • 

Zen  il  tremendo  fi itoti , che  morte  ha  fcco  % 

. • Ben  m'è  dcir ali  uoflre  il  batter  conto  ; 

E ben  fon  chiara  ancor  che  qucflo  è tutto 
Tatto  per  uolontà  del  mio  corte fe 
Giouc  : cj  che  qucflo  el  pregio  ch'io  deut  A 
Per  la  uergituta  chio  già  gli  diedi 
Sperar,  mi  fera  me , pcrc’hebbi  eterna 
Vita? Perche! morir  (lajfa)  m'ctoltoi 
lo  puralmen  finir  quejli  martiri 
Graui  potrei:  cr  gir  compagna  fida 
De/  mifer  fiate  mio , tra  l' ombre  injèrne  i 
lo  dunque  immortai  fono  ■ io  dunque  uiuA 
D cggio  re  tiare  < cr  perche  lajft  ? mai 
Non  mi  fiafenza  tc  gioconda  un  bora: 

O*  qualfia  terra , che  la  bocca  aprendo 
Viua  mi  prenda , cr  nel  piu  baffo  centro 
Mi  mande  cofi  iddea , tra  quei  che  fono  ' 
Del  cicco  abijfo  giudici  tremendi  i 
Cofi  detto  t iddea , ucrfando  fère 

Ve  gl  occhi  fanti , un  mar  targo  di  pianto  * 
Nette  fuc  uefle  di  color  del  cielo 
S'afcofe  il  capo , e dentro  alla  fila  linfa 
Si  tuffo  ’ tutta . In  tanto  il  gran  Troiano 
Turno  fitte  flringcr.do , uibra , e 7 muou$ 
L a podcrofa  lancia  a firo  affatto 
Et  piai  d’ira  cr  furor  cofi  faueQai 
A*  che  piu  tardar  kor  * ò perche  tanto 
T urna  febiuar  di  ucnir  meco  a fronte  1 
Noi  nonfiam  qui  per  far  guerra  tra  noi 


nS 


M.*L  I BRO  ^ 
Correndo,  ma  col fèrro  : bor  che  non  uolgjl 
Ver  me  la  fronte , e T poi  tutto  raccogli 
Quanto  tu  puoi  contro  di  me  udore 
' E t quoti? aftuzia  ufarichefclc  piume 
Per  uolar  tu  non  metti  in  fra  le  JieUe , jt. 

. O non  t' (fiondi  della  terra  in  grembo 
Tu  non  mi  sfuggirai , ben  che  tu  frigga . 
Turno  crollando  a queflc  agre  rampogne 
La  tefta  : i tuoi  minacci , e le  parole 
Piene  diraefùror , non  metton  dramma 
Hel  petto  mio  di  tema , ò di  pauento  : 
I\dGiouc  irato,  ergi' alti  l ddei  fon  quegli 
Che  mi  fan  paventar , frro  nemico , 

Pifrofc  aUhor  : e r fenza  altra  parola 
F ormar  piu , uolfe  ad  un  gran  j affo  gnocchi: 
Gl'occhi  noi? ad  un  fajfo  dnnofo , tlquale 
Giacca  del  chiufo  campo , a punto  in  mez 0 
lui  per  termiti  pollo , aciò  che  mai  ^ 

Tra  uicin  nafeer  non  potcjfcr  liti 
De  confi n de  lor  campi  -,  er  era  afiifo 
Si , che  fri fòrti  a fretta  huomini , a peni 
Di  quei  ch'oggi  produce  er  cria  la  terra 
non  Ihauricn  moffo  mai , non  ch'mdi  tolto  ; 
Ut  egli  toflo  al  del , qual  licue  incarco 
Alzatolconlaman  di  terra  dritto 
Su'l frro  buflo , er  piu  che  pria  corrente 
Ad  Enea  Pauuentò , di  rabbiapieno 
Si  chc'l  mifer  non  fa  s'ei  corre  ò pofa 
ne  s' in  alto  la  mano  alza  s'accorge 
O'  s'ei  muoue’lgran fajfo , e'ntanto ) otto 
Glifi fìaccan  le  gambe , e tutto  dentro 
Utile  uene  al  mejchin  $' agghiaccia  U fangutì 


**  D 

E7 fajfo  greue , per  # 

Non  giunfi  al fin  dotici  dritt'era , ci  colpo 
Eifch  >ato  non fio  < m<t firio'n  nano . 
ne  infogno  y allhor  che  chiufl  gnocchi 
i Fadra  notte  c'ha  forno  tranquillo 
t io  tdlhor  in  uan  ci  sfòrza  e ffirona 
' ‘ , a'  correr , per  eh' in  mezzo  à punto  et  ogni 

N ofiro  sfòrzo'  l poter  manca  cr  la  lena  , 

N e può  fciorfìci  lingua  ò darci  aita 
ha  giàprouata  in  mille  imprefe fòrza. 

Ne  pofiiam  firmar  uoce , ò di  parole: 

Cofì  la fira  lddea , quantunchemc.x 
Vie  proui  Turno  da  trouarfl  aita 
Col  fuopropr  io  ualoryd' effetto  uote 
#r  utte  le  face , onde  allhor  dentro  al  petto 
ì Ufi  defluì  petifier  mille , e dtuerfi  -, 
Rutoliguard'hordy  horlacittade : 

E p Hmor  frenando' l corfo , trema 
Gia\  endofì  foura  il fèrro  nudo 

P etch\  r ,m  uede  uia  da  fargli febermo 
Con  fuga , ò con  ualor , ne'n  parte  alcuna 
Veder  fa' l carro fuo , ueder  la  guida 
Ecfuoi  defhricr , la  pia  dolce  forcUa  • 

Enea  feroce  intanto  drizza , e muoue 
Ver  lui  la  greue  lancia , e faggio  prept 
Voccafion  della  lenteza , in  cui 
Già  Turno  pel  timor  tutt'crainuolto 
Con  gi occhi  feieglie  un  luogo  y ou'U  defimo 
* Ma  morte  facea  di  Turno  firada 

ìui  difegna  un  colpo , e poi  con  tutto 
Il  poter  fuo  u'auuenta  il  crudo  fèrro  : 

He  con  tal  furor  maifajfo  fijchiando 


A-v. 


I B R O 


Ciò  tirato  Kb  fionda , oucr  dal  ciclo*. ? 


.w 

. /vf.r»  % 


1 


Contai  fór:  Tofana  orrendi 

■ 7 


Wà  > 

i »*  ■' 


Coi^aiidqfalhorlafio-iofa  lancia  , iti  r.;;V. 

wU  in  guifa , eh  un  ucntofo  cr  tiene  >>> 
egre  turbine [uol , portando  ficco  \ > 

•t  Un/ tr  crudele:  cria  corazza,  darmi  T VV 

LuaHH  +r'u  cutte  e'I  fòrte  feudo  * 

* pulire  ben  guarnito,  CTdmpì*  / ( 

ììicnUfyfta  in  mezzo  al  jìaaeói 

cafro  ferito  a morte  - - 

#t’*t  Scura  le  c^ic  gambe.  Allbor a un  pianto 

Lenir  fi  grande  i Rutdi  ch'interno  \ A *• 

‘ Ne  filone  Imontc  tutto , e la  campagna 
* -Bt  (gli  burnii  uolgcr,  do  glocchi  al  grande  » . 

làtice  f wianà Applicante  tó^uifa  v- . 

.♦  ..r  CÌÈtUfuirdcflrdpoifie>.fando,come  ' . > 

V .,.  Chi  uuol  mcrcc'mpctrùr.  Mcrto  condegno 

Certa  mente  al  mio  oprar  è qucjìì : cr^p  1 *V 
/v  A pregati  perw(dijfe)  non  ficio& 

bora  la  lingua  : uf 1 pur  ben  laforte&< . V 
Aid  ben  ti  prego  (fie  d'uno  infelice 
Padre  alcuna  pietà  miìbucr  giamo* 

J 'alma  tupuò  (che  ben  deurebbe  poi 
Cbuut  f 'Ancbifc , cr /1  di  lui  ti  calfe  ) 

Bdbbid'pieù , dk&t  debil  uecckiezza , . ' 

Li  V.U.M  padre  mio , di  lui  t'incrcfica  , 

^ Et  me  unto , o7  mi&corpo  almen , /t  pura 
1 miei  uc.dcr  gradificiultimi  giorni, 
fa*  Rend'a  fioÙati  miei  : ch'affai  ti  deuc 
Bjjerd'h  duerni  fupcratoc  uìnto, 

T u tal  K/nfo , cr  urduto  hanno  i Latini 
Et  gl  A ufonij  * e frio  pai  mto  ,fcgpo  > 

O-, 


*4 


fe 


m 1 


1 


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